venerdì 11 gennaio 2019

Il fuoristrada 4 x 4 Fiat 1107, o AR 76 "Nuova Campagnola"



La Nuova Campagnola Fiat fu presentata al Salone di Belgrado del 1974 in versione civile, la Fiat 1107 fu prodotta fino a tutto il 1987. La versione militare venne realizzata nel 1976, denominata AR76 (cambio a 4 rapporti), ed aggiornata in diversi dettagli nel 1979, con il modello "AR76/A" (cambio a 5 rapporti).




Era un fuoristrada puro, di concezione interamente nuova rispetto al modello precedente: aveva la scocca portante (che permetteva di avere una notevole luce a terra) invece del classico telaio separato, aveva 2 longheroni a "doppia c" con traverse direttamente saldate al fondo scocca, la trazione posteriore con l'anteriore inseribile, riduttore con un rapporto molto corto (3.87:1), sospensioni indipendenti a barre di torsione su tutte e quattro le ruote (posteriori con doppio ammortizzatore) e differenziali autobloccanti sia all'anteriore che al posteriore.



Il motore a benzina era un 2.0 litri derivato dalle berline Fiat 131 e 132, opportunamente semplificato e depotenziato con una potenza massima di 80 CV a 4500 giri/minuto e coppia massima di 150,92 Nm (15,4 kgm) a 2800 giri/minuto, successivamente (a partire dal 1978) per un uso gravoso in fuoristrada (per evitare la desincronizzazione della distribuzione in caso di guado) fu sostituita la classica cinghia della distribuzione con una più affidabile catena. Nel 1979 furono introdotte alcune modifiche alla scocca che fu irrobustita ed unificata in vista della nuova motorizzazione a gasolio realizzata dalla Sofim, con cilindrata di 2445 cm³, potenza massima di 72 CV (52,9 kW) a 4200 giri/minuto e coppia massima di 147,1 N·m (15 kgm) a 2400 giri/minuto. Alcune modifiche all'assetto delle sospensioni portarono alla riduzione della campanatura delle ruote posteriori per risolvere problemi di usura di crociere e ruote. Sempre nel 1979 venne sostituito il cambio a 4 marce del motore a benzina con una nuova versione a 5 marce che riduceva leggermente i consumi e rendeva la scarsa potenza del propulsore più fruibile.



La versione a benzina più recente poteva raggiungere una velocità massima superiore a 120 km/ora (diesel 115 km/h), nella versione militare dotata all'origine di impianto elettrico stagno (bobina, spinterogeno, candele, alternatore e scatola fusibili) la capacità di guado (senza snorkel) è di 70 cm max. L'altezza minima da terra rilevata al centro delle ruote è di ben 33 cm, mentre quella "a pieno carico" è pari a 27,5 cm, l'angolo di attacco anteriore è di 45°, l'angolo di uscita è di 46°, l'angolo di dosso è di 35°, la pendenza massima superabile è di oltre il 150% (angolo di inclinazione 56°), l'inclinazione massima laterale è di 45° e la particolare configurazione del "fondo" completamente libero da ostacoli permette di superare agevolmente ostacoli come fango, neve, sabbia e massi senza pericolo di incagliarsi. La Nuova Campagnola, inoltre, grazie ai suoi rapporti ridotti molto corti (di ben 3,5 volte rispetto alle marce normali) raggiunge una coppia di ben 54 kgm, rendendola particolarmente adatta al traino pesante. La Campagnola può essere usata come Posto di Comando mobile o come centrale radio mobile. Può essere dotata delle apparecchiature di primo soccorso (versione ambulanza). L'impianto elettrico è a 12 volt per la versione civile, mentre la versione AR76 ha un impianto a 24 Volt.
La Renault nel 1976 costruì in collaborazione con la FIAT una ventina di esemplari della Nuova Campagnola con motore Renault type 829. Si trattava della Renault TRM 500, nata per aggiudicarsi la fornitura di un automezzo da ricognizione per l'esercito francese, il quale tuttavia scelse il Peugeot P4, fuoristrada costruito su licenza derivato dal Mercedes Classe G Wolf. La Nuova Campagnola venne anche esportata nell'ex Yugoslavia con la sigla 1107 JD in collaborazione con la Zastava che successivamente elaborò anche una versione con tetto rigido ad uso ponte radio mobile.
Già da alcuni anni la casa torinese stava lavorando al progetto di una nuova fuoristrada. Il nuovo modello doveva rispondere, oltre alla scontate caratteristiche off-road, a quelle specifiche di guidabilità e confort di un’autovettura moderna.
Per conciliare tali necessità fu approntato un progetto innovativo per l’epoca con l’adozione di sospensioni indipendenti e carrozzeria a telaio portante al posto dei tradizionali ponti rigidi e telaio portante.
A questa soluzione i tecnici dalla Fiat giunsero attraverso varie fasi sperimentali che si ripromettevano di mettere a punto un così nuovo concetto di fuoristrada.
Dopo aver provato vari schemi di sospensioni alla fine si optò per uno schema tipo Mc-Pherson con l’adozione di barre di torsione longitudinali quale elemento elastico.
Il motore e cambio provenivano invece  dalla produzione normale Fiat con specifici adattamenti.
Il motore adottato fu un quattro cilindri in linea con cinque supporti di banco derivato dal 1800 cc. installato sulla Fiat 132.
L’unità fu modificata per renderla  idonea alla nuova applicazione portando la cilindrata a 1995 cc. ottenendo una potenza erogata di 80 CV ed una curva di coppia più favorevole per la guida in fuoristrada.
Il cambio a 4 marce tutte sincronizzate più retromarcia era invece di derivazione 124, mentre il gruppo riduttore/ripartitore era separato dalla scatola del cambio.
Altra novità per l’epoca furono i differenziali autobloccanti, di produzione ZF, che garantivano una  buona guidabilità del mezzo anche ai meno esperti.
Nel luglio del 1974 iniziò la commercializzazione del veicolo nella sola versione torpedo a 7 posti al prezzo di 4.076.800 lire
Contemporaneamente avveniva lo sviluppo della omologa versione militare che entrò in servizio nel 1976 assumendo la denominazione AR76 (dove le prime lettere stanno per Autoveicolo da Ricognizione ed i numeri identificano l’anno dell’omologazione militare)
La versione militare differiva dalla civile per le luci da guerra , l’impianto elettrico di tipo stagno a 24V anziché a 12V e per l’adozione dei differenziali autobloccanti (optional per la versione civile).
Nel 1976 inoltre la produzione si arricchisce mediante l’introduzione di una con carrozzeria allungata di 25 cm.  con una portata di 9 persone e della versione a tetto rigido (disponibile per entrambe le carrozzerie).
Il primo aggiornamento importante arriva nel 1979 quando è finalmente disponibile la versione diesel, particolarmente richiesta dal mercato.
Il propulsore adottato era un 2500 cc da 72 CV, 4 cilindri in linea di tipo aspirato con precamera, derivato dal collaudato diesel SOFIM tipo 8140 già montato in diverse conformazioni, su molte vetture Fiat (131, 132, Argenta) e veicoli commerciali (Ducato e Daily). 
La caratteristica estetica più evidente rispetto al modello benzina era il nuovo cofano motore, dotato di un poco elegante rigonfiamento, dovuto alle maggiori dimensioni in altezza del motore.
La nuova versione diesel fu particolarmente accolta dal mercato tanto che in breve tempo il 70% della produzione era motorizzata a gasolio.
L’introduzione del nuovo motore comportò una serie di aggiornamenti che furono trasferiti anche alla versione a benzina quali: scocca rinforzata in numerosi punti con paraurti anteriore con foro per il rimorchio, barre di torsione maggiorate, cambio a 5 marce con frizione maggiorata, servofreno e servosterzo (di serie sulle diesel), luci di retromarcia.
Tali migliorie furono applicate ovviamente anche alla versione militare che però non fu omologata nuovamente ma assunse la denominazione AR76/A (la dizione AR79, anche se spesso adottata, non ha alcun riscontro sulla documentazione tecnica ufficiale).
Il prezzo su strada della campagnola nel 1979 variava tra 12.956.000 lire della torpedo corta a benzina e i 16.142.000 lire della hard–top lunga diesel.
Per quanto riguarda le prestazioni la versione benzina raggiungeva una velocità massima superiore a 120 km/ora (diesel 115 km/h), e poteva può superare pendenze fino a 45° ed una inclinazione massima laterale è di 45°.
L'altezza minima da terra "a pieno carico" rilevata al centro delle ruote anteriori pari a 27,5 cm e la particolare configurazione del "fondo" completamente libero da ostacoli permetteva di superare agevolmente ostacoli come fango, neve, sabbia e massi senza pericolo di incagliarsi.
Inoltre, grazie ai suoi rapporti ridotti molto corti (di ben 3,5 volte rispetto alle marce normali) raggiungeva una coppia di ben 54 kgm, rendendola particolarmente adatta al traino pesante.
La produzione terminò nel 1986 con 45.000 veicoli prodotti.
Oltre alla produzione di serie, furono sviluppati durante il suo periodo di produzione, una serie di varianti e modelli derivati.
La Renault  nel 1976  costruì in collaborazione con la Fiat una ventina di esemplari della Nuova Campagnola con motore Renault type 829. Si trattava della Renault TRM 500, nata per aggiudicarsi la fornitura di un automezzo da ricognizione per l'esercito francese, il quale tuttavia scelse il Peugeot P4, fuoristrada costruito su licenza derivato dal Mercedes G. La Nuova Campagnola venne anche esportata nell'ex Jugoslavia con la sigla 1107 JD in collaborazione con la Zastava. Sulla base della Nuova Campagnola sono state inoltre allestite versioni speciali quali ambulanza a passo allungato (Boneschi) e versioni protette e blindate per uso di scorta e polizia (Asa Guardian).
La nuova campagnola è stata adottata come mezzo di servizio da tutti i corpi dello Stato quali Esercito, Carabinieri, Polizia, Vigili del Fuoco, Corpo Forestale dello Stato, Guardia di Finanza, così come la numerose società pubbliche e private (ENEL, SIP, RAI. ecc).
Una Nuova Campagnola è stata donata a Papa Giovanni Paolo II nel 1980 durante la sua visita a Torino ed ha svolto la funzione di Papamobile.  Il Papa si trovava su quella vettura quando fu ferito nell’attentato del 1981 a Piazza San Pietro.
Si ricorda infine che la Nuova Campagnola ha partecipato a numerose competizioni agonistiche quali la Parigi – Dakar (in varie edizioni e con numerosi equipaggi) ed il Rally dei Faraoni, ottenendo spesso numerosi piazzamenti ma senza purtroppo ottenere un successo pieno.

(Web, Google, Wikipedia, campagnola.org, You tube)



























giovedì 10 gennaio 2019

Il Rockwell - Messerschmitt - Bölkow - Blohm X-31




Il Rockwell-Messerschmitt-Bölkow-Blohm X-31 ispirò tecnologicamente e direttamente l'Eurofighter EF2000: era una caccia sperimentale frutto del programma, in collaborazione tra Stati Uniti e Germania, Enhanced Fighter Maneuverability, rivolto alla progettazione ed alla valutazione di un caccia con tecnologia a spinta vettoriale. La spinta direzionale permetteva all'X-31 di volare in una direzione diversa da quella verso la quale puntava il muso, risultando in una manovrabilità significativamente migliorata rispetto ai caccia convenzionali. Un sistema di controllo avanzato permetteva di governare l'aereo ad alti angoli d'attacco, dove aerei convenzionali avrebbero stallato.




Vennero costruiti due X-31, di cui il primo volò l'11 ottobre 1990.
Nella metà degli anni novanta la valutazione ebbe un nuovo impulso con il programma VECTOR, da 53 milioni di dollari. Il nuovo programma nacque dall'accordo di collaborazione tra United States Navy, l'agenzia del Ministero della difesa tedesco Bundesamt für Wehrtechnik und Beschaffung, la Phantom Works della Boeing e l'europea EADS.
Come sito per le prove in volo fu scelta la Naval Air Station Patuxent River nel Maryland. Dal 2002 al 2003, l'X-31 venne provato per decolli ed atterraggi estremamente corti con avvicinamenti dapprima verso una pista virtuale a 5000 piedi di quota, per assicurare che il sistema di navigazione inerziale ed il GPS avessero l'accuratezza centimetrica necessaria per la riuscita di una simile manovra. Il programma quindi culminò nel primo atterraggio automatizzato di un aeroplano con pilota a bordo ad alto angolo d'attacco (24°) ed atterraggio corto.



L'aereo sperimentale X-31 adottava una configurazione canard, ovvero superfici orizzontali mobili anteriori, gestite da un computer, senza quelle posteriori.
Beccheggio e rollio erano controllati da tre piastre agganciate all'ugello di scarico, che direzionavano il getto. Alla fine le prove in volo su di un X-31, al quale era stata smontata la deriva, misero in evidenza che il volo restava stabile anche senza questa appendice aerodinamica, grazie alla spinta vettoriale che forniva sufficiente controllo su rollio e beccheggio.



Oltre 500 voli di valutazione furono portati a termine tra il 1990 ed il 1995. Durante le prove di volo, l'X-31 raggiunse notevoli risultati. Il 6 novembre 1992 riuscì a volare in volo controllato a 70° di angolo d'attacco. Il 29 aprile 1993 il secondo X-31 eseguì con successo una rapida manovra di inversione di direzione usando una manovra post-stallo, volando ben al di sotto i limiti aerodinamici di un caccia convenzionale. Questa manovra rivoluzionaria venne battezzata manovra di Herbst (o J-turn), dal nome del dottor Wolfgang Herbst, un tecnico della MBB che propose di utilizzare il volo post-stallo per il combattimento aria-aria. Herbst fu il progettista del Rockwell SNAKE, il quale formò la base di partenza dell’X-31.



Il caccia X31 BuNo 164584, dopo 292 voli è precipitato il 19 gennaio 1995 a nord della Edwards AFB, California. L'incidente fu causato da ghiaccio all'interno del tubo di Pitot, il quale inviava perciò dati della velocità di volo errati al sistema di controllo. All'incidente contribuì anche la sostituzione di un tubo di Pitot non riscaldato ed il fatto che i tecnici a terra ed il pilota ignoravano l'esistenza di un'opzione per l'esclusione del controllo automatico. Il pilota si salvò espellendosi.
L’X31 BuNo 164585, con 288 voli, è esposto all'Oberschleißheim Museum (parte del Deutsches Museum).

(Web, Google, Wikipedia, You tube)