martedì 30 novembre 2021

I 12 cacciatorpediniere classe Akizuki - 1942 - 秋月型駆逐艦, o Type B - 乙型 Otsu-gata


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La classe Akizuki - 1942 - (秋月型駆逐艦 Akizukigata kuchikukan), meno nota con la designazione di Type B (乙型 Otsu-gata), era costituita da dodici cacciatorpediniere di squadra e appartenne alla Marina imperiale giapponese.


Navi contraeree bilanciate e solide, equipaggiate con cannoni da 100 mm ultimo modello e con macchine robuste e ben collaudate, avrebbero dovuto costituire il grosso del naviglio silurante assegnato alla flotta di portaerei nipponiche: in realtà i cantieri giapponesi soddisfecero solo una minima parte dei grossi ordini e, per di più, lungo un arco di ben tre anni. Gli Akizuki cominciarono ad apparire in prima linea nell'estate 1942 e furono presto impiegati in battaglia anche singolarmente, date le loro caratteristiche; ma dopo la perdita del Teruzuki a fine anno e del Niizuki nella battaglia del Golfo di Kula (5-6 luglio 1943) i giapponesi ne fecero un utilizzo più cauto e li organizzarono in due divisioni, la 41ª e la 61ª. Come altri cacciatorpediniere imperiali furono man mano arricchiti nelle dotazioni contraeree con numerosi cannoni automatici da 25 mm, incrementarono a una settantina le bombe di profondità e, inoltre, furono i primi a montare dei radar già in cantiere. Cionondimeno, ben quattro esemplari furono distrutti nell'ottobre-novembre 1944, due dei quali lo stesso giorno, il 25 ottobre 1944 (l'ultimo della battaglia del Golfo di Leyte): il capoclasse Akizuki saltò in aria, il gemello Hatsuzuki accettò lo scontro in solitaria contro numerose navi statunitensi e affondò con pressoché l'intero equipaggio. Il Suzutsuki fu malridotto per due volte da attacchi di sommergibili e, schierato nell'operazione Ten-Go (6-7 aprile 1945), rischiò di esplodere: sopravvisse, ma in un tale stato di devastazione che non fu riparato. Gli ultimi quattro esemplari furono approntati nell'inverno-primavera 1945 e non uscirono mai dalle acque metropolitane giapponesi, finendo come bottino di guerra per gli Alleati occidentali, l'Unione Sovietica e la Repubblica cinese.




Progetto

Dopo la denuncia unilaterale dei trattati navali internazionali nel 1936, l'Impero giapponese intraprese intensivi programmi di riarmo navale che, naturalmente, interessarono anche i cacciatorpediniere. Lo stato maggiore generale della Marina imperiale ordinò navi di importante dislocamento, equipaggiate con sei pezzi da 127 mm Type 3 e otto tubi lanciasiluri da 610 mm in due impianti e pensate per il combattimento di superficie. Si trattava di un rifinimento e miglioramento dell'archetipica classe Fubuki o "Tipo speciale" (特型 Tokugata) e, pertanto, ricevette la nuova denominazione di "Type A" (甲型 Kō-gata): il progetto si concretizzò nelle classi Kagero e Yugumo, molto simili tra loro.
A complemento di queste navi, sempre sullo scorcio degli anni trenta lo stato maggiore navale ordinò lo studio di cacciatorpediniere indicati come "Type B" (乙型 Otsu-gata) e pensati per fungere da pure unità contraeree nello schermo difensivo delle portaerei di squadra; l'ufficio tecnico progettò vascelli su linee del tutto nuove, riuniti sotto il nome di classe Akizuki. Poiché erano stati selezionati i recenti cannoni Type 98 da 100 mm (eccellenti armi antiaeree) sistemati in quattro torri binate, due a prua e due a poppa, rispetto ai Type A gli scafi furono allungati di 15 metri e il dislocamento fu accresciuto di 711 tonnellate: in questo modo furono assicurate stabilità e sufficiente spazio per le armi principali. Migliorie riguardarono la sistemazione interna degli apparati motori, suddivisi in una sala caldaie e in una sala turbine separate da paratie, allo scopo di incrementare la resistenza ai danni. Le macchine in sé erano le medesime dei Type A, ma gli scarichi furono convogliati in un unico, massiccio fumaiolo a mezzanave, cui faceva da contraltare una compatta torre di comando. Gli ufficiali superiori, però, vollero che non si rinunciasse del tutto al potere offensivo silurante e gli Akizuki reintrodussero una singola bancata di quattro tubi da 610 mm.[2] Infine fu abbandonata la tipica prua con profilo a "S" allungata, peculiarità di tutti i cacciatorpediniere nipponici dalla classe Minekaze in avanti, per una diritta, incidente ad angolo acuto con la superficie marittima. La classe fu considerata la migliore del suo genere nella Marina imperiale.

Caratteristiche tecniche

Scafo e dotazioni

I cacciatorpediniere tipo Akizuki presentavano una lunghezza tra le perpendicolari di 126 metri, alla linea di galleggiamento di 132 metri e una lunghezza fuori tutto di 134,22 metri. La larghezza massima dello scafo ammontava a 11,58 metri e il pescaggio era pari a 4,11 metri. Il dislocamento standard era pari a 2 744 tonnellate e le prove in mare furono condotte con un dislocamento di 3 485 tonnellate; a pieno carico la classe arrivava a 3 759 tonnellate. All'entrata in servizio l'equipaggio di ogni nave era formato da 290 uomini tra ufficiali, sottufficiali e marinai che, nel corso delle ostilità, aumentò fino a circa 330 effettivi. Una fonte elettronica parla invece di 263 uomini, senza menzionare eventuali incrementi successivi.
Lo scafo ospitava quattro lance di salvataggio in fasciame sulla destra e a babordo della torre di comando e del fumaiolo: ciascuna era appesa a un proprio argano. Le alberature consistevano in un albero prodiero tripode, sito tra la torre di comando e il fumaiolo, e in un albero di maestra tripode di altezza inferiore, che si elevava dal basso castello di poppa, contenente l'alloggiamento dei siluri di ricarica e sistemato dietro alla torretta sopraelevata di poppavia. Al centro dello scafo, tra il fumaiolo e l'apparato lanciasiluri, era stata inchiavardata una piattaforma ospitante un radiogoniometro; un proiettore da ricerca da 90 cm era sistemato in una piazzola sopraelevata a poppavia dei tubi lanciasiluri, a destra dell'alloggiamento delle ricariche.

Impianto propulsivo

L'apparato motore degli Akizuki era identico a quello della classe precedente. Si componeva di tre caldaie Kampon e di due turbine a ingranaggi a vapore Kampon; a queste erano vincolati due alberi motore dotati di elica. Due caldaie erano accoppiate ed erano state sistemate in testa, seguivano la terza caldaia e infine le turbine, affiancate in senso longitudinale allo scafo. L'unica differenza risiedeva nei condotti di scarico, tutti convogliati in un imponente fumaiolo inclinato che si ergeva dietro la torre di comando. Il modello Kampon in uso era modificato e costruito, ove possibile, con leghe leggere, oltre a beneficiare di un'attenta analisi delle guarnizioni per far sì che bolle d'aria o lubrificanti non si mischiassero con l'acqua; fu così possibile adoperare senza problemi vapore surriscaldato ad alta pressione. Questa serie di interventi si tradussero in una pressione di 426 psi (30 kg/cm²) e in una temperatura di 662° F (350 °C). Ciò permise una potenza totale di 52 000 shp e in generale un miglior funzionamento delle componenti; la velocità massima era però calata a 33 nodi, o 62,7 km/h, a causa del maggiore ingombro dei vascelli. L'impianto era alimentato a olio combustibile, la cui riserva di bordo ammontava a 1 115 tonnellate, e permetteva di percorrere 8 300 miglia nautiche alla velocità di crociera di ben 18 nodi (15 372 chilometri a 34,2 km/h).

Armamento

Gli Akizuki erano sostanzialmente nati attorno ai nuovi cannoni che ne formavano l'armamento principale. Si trattava di otto pezzi Type 98 da 100 mm L/65, distribuiti in quattro torrette modello A – più precisamente si trattava di quattro affusti completamente chiusi e forniti di una corazzatura leggera. Due torri sovrapposte si trovavano tra la torre di comando e la prua, la seconda coppia si ergeva tra la poppa e il castello di poppa. Il Type 98 sparava un proietto pesante 28 chili alla velocità iniziale di 1000 m/s, con una gittata contraerea massima di 13 000 metri ad alzo massimo (90°); a 45° d'alzo la gittata massima raggiungeva i 19 500 circa e, pertanto, il Type 98 era più performante sia dei vecchi Type 3 da 127 mm L/50, sia dei Mark 12 paricalibro statunitensi, oltre a godere di una cadenza di tiro di quindici o anche venti colpi al minuto. Il cannone si confermò un'arma molto ben riuscita, equilibrata e potente: l'unico difetto riscontrato fu la modesta vita operativa delle canne, limitata a circa 360 spari e dovuta all'elevato attrito dei proietti. La torre modello A era anch'essa di nuova progettazione, totalmente differente dalla precedente serie di installazioni. Pesante 34,5 tonnellate, era vincolata a un motore elettrico che dava potenza a un meccanismo elettroidraulico, mediante il quale si controllavano brandeggio e alzo; ciascuna delle quattro torrette aveva propri dispositivi di visione ed era rifornita da un proprio magazzino munizioni sottostante, con una capienza inferiore ai 200 proietti. Dopo essere stati preparati, erano inviati ai serventi nella camera di combattimento grazie a due paranchi meccanici, permettendo più rapidi tempi di ricarica e un fuoco più sostenuto. Ogni gruppo torre-barbetta era operato da una dozzina di uomini.[11] Allo scopo di dirigere al meglio il fuoco dei cannoni, gli Akizuki furono dotati di due direttori del tiro Type 94, quanto di più avanzato poteva offrire l'industria bellica giapponese in fatto di punteria. Uno fu piazzato sul tetto del ponte di comando (per la coppie anteriori di Type 98), l'altro fu fissato alla tuga, in modo da sporgere oltre la torre sopraelevata numero tre.
Gli Akizuki possedevano un ridotto armamento silurante. Una singola installazione quadrinata Type 92 da 610 mm fu piazzata tra il fumaiolo e la tuga, comunque completa di una ricarica per un totale di otto siluri a bordo. Gli impianti adoperavano il noto Type 93, introdotto con la classe Hatsuharu. Sviluppato nella prima metà degli anni trenta, si trattava di un siluro propulso a ossigeno puro, il che garantiva grande autonomia, notevole spinta e anche una scarsa scia di bolle, molto più evidente se si adoperava l'aria compressa come propellente. Il Type 93 era lungo circa 9 metri e pesava 2 700 chili, compresa la testata di guerra da 490 chili di alto esplosivo, di gran lunga maggiore rispetto a quella in uso sul Mark 15 statunitense; poteva essere lanciato alla velocità di 48, 40 o 36 nodi e raggiungere rispettivamente una portata di 20 000, 32 000 e 40 000 metri. Anche in questi casi il Type 93 rivelò di avere un raggio d'azione superiore alle armi americane e, in generale, rimase insuperato sino alla conclusione della seconda guerra mondiale. L'affusto Type 92 era scudato, brandeggiabile grazie a motori elettrici incorporati ed era servito da un sistema di ricarica rapido, capace di inserire nei tubi nuovi siluri in 17 secondi cadauno. Gli ordigni di riserva erano conservati sul ponte di coperta in un magazzino apposito, costruito a babordo della tuga e subito dietro al lanciatore. I serventi ai lanciasiluri prendevano ordini direttamente dagli ufficiali in plancia, alla quale erano collegati mediante telefono, ma non era più presente il telemetro Type 14 solitamente assegnato a tali armi.
Abbastanza curiosamente, data la loro natura di navi contraeree, questi cacciatorpediniere mantennero le due sole coppie di cannoni automatici Type 96 da 25 mm L/60, tipiche dei Kagero e degli Yugumo. Ognuna era sistemata su una piattaforma sopraelevata, collegate grazie a un camminamento sospeso che passava al di sopra delle volate dei tubi lanciasiluri e a fianco del radiogoniometro. I Type 96 erano afflitti da alcuni problemi, quali ad esempio le vibrazioni e le esagerate vampate durante le operazioni di sparo, oppure la necessità di cambiare i poco capienti caricatori; considerata la rapida evoluzione dell'aeronautica militare durante la seconda guerra mondiale, divennero progressivamente sempre più inefficaci. Le armi per la lotta antisommergibile erano concentrate nel giardinetto ed erano state decisamente aumentate nel numero: cinquantaquattro cariche di profondità, impiegabili mediante due lanciatori Type 94. Per localizzare i bersagli subacquei gli Akizuki continuarono a usare il sonar Type 93.

Costruzione

La classe Akizuki fu ordinata in contemporanea alla classe Yugumo. Un primo lotto di sei esemplari fu inserito nel programma navale del 1939 e i costi furono distribuiti nell'anno fiscale omonimo; altri dieci furono previsti per il programma e l'anno fiscale del 1941 ma, di questi, ne furono effettivamente completati e consegnati sei. Allo scopo di contenere i costi e velocizzare alcune fasi del processo produttivo, le unità «nelle fasi avanzate della guerra» furono costruite secondo una variante semplificata del progetto iniziale; in particolare fu accentuato l'angolo acuto di incidenza della prua e la carena a poppa assunse linee più squadrate. Poiché la classe raccolse ottimi giudizi, per il 1942 furono richiesti altri sedici esemplari e, subito dopo, lo stato maggiore pianificò altre ventidue cacciatorpediniere. Secondo un'altra fonte, invece, il programma e l'anno fiscale del 1942 dovevano includere nove esemplari (numeri di scafo 777-785) e un secondo programma di costruzioni d'emergenza ne previde altri ventitré (numeri 5061-5083). In ogni caso tutte queste unità rimasero lettera morta e, per la gran parte, non furono scelti né nomi né aziende costruttrici. Il Giappone, infatti, era arrivato quasi alla massima capacità produttiva già nel 1942 e cominciava a soffrire di carenze di materiali e di personale; un progetto costoso e complesso come era la classe Akizuki non era più sostenibile in un contesto di guerra totale.
Cinque degli Akizuki furono forniti dallo zaibatsu Mitsubishi, che li assemblò nei cantieri navali di Nagasaki; quattro furono appaltati all'arsenale navale di Maizuru e due altri all'arsenale di Sasebo. L'ultimo esemplare fu commissionato alla ditta Uraga, nella prefettura di Tokyo. Le navi furono impostate tra il luglio 1940 e il maggio 1944, varate tra il luglio 1941 e il dicembre 1944 e completate tra il giugno 1942 e l'aprile 1945. Anche la settima unità del secondo lotto fu impostata a Sasebo il 3 gennaio 1945: battezzata Michitsuki, appena due mesi più tardi fu abbandonata sullo scalo e lo scafo, incompleto, fu demolito nel 1948. Altri tre gemelli dal programma del 1941, il Kiyotsuki ("Luna trasparente"), l'Ozuki ("Luna piena") e lo Hazuki furono sì ordinati ma mai impostati.

Modifiche al progetto

Nel corso della costruzione dei primi Akizuki le ostilità contro gli Alleati, e la durissima campagna per il possesso di Guadalcanal, resero evidente allo stato maggiore e agli uffici tecnici della Marina imperiale che gli attacchi aerei si erano rivelati di gran lunga il pericolo più grave per le navi e in specie per i cacciatorpediniere, intensivamente utilizzati. Fu pertanto ordinato di potenziare la contraerea delle unità appena immesse in servizio, così come di quelle ancora in costruzione: la decisione arrivò troppo tardi per il Teruzuki. Dall'inizio del 1943 le due coppie di Type 96 furono rimpiazzate con installazioni trinate e altre due furono piazzate all'altezza del fumaiolo, ciascuna su una rispettiva piattaforma rialzata; con tali potenziamenti andò perduto il Niizuki. Nel corso dell'anno i cantieri avvisarono che la carenza di direttori del tiro Type 94 avrebbe forzato ad assegnarne uno solo agli Akizuki venturi, perciò fu deciso di rimpiazzare il Type 94 di poppa con un quinto impianto trinato di cannoni da 25 mm, a cominciare dal Fuyuzuki: la modifica interessò alla fine tutti gli esemplari, man mano che ruotavano nei porti giapponesi. Tra la fine del 1944 e l'inizio del 1945 comparvero una sesta e una settima installazione tripla di Type 96 ai fianchi della torre di comando. In ultimo, date le dimensioni dello scafo, i tecnici degli arsenali piazzarono sino a venti pezzi su affusto singolo, portando il totale di bocche da fuoco da 25 mm a quarantuno: il Fuyuzuki, lo Hanazuki, il Natsuzuki e lo Yoizuki (più il Suzutsuki del primo gruppo) arrivarono alla fine della guerra con questo armamentario. I quattro esemplari perduti nell'ottobre-novembre 1944, invece, erano tutti dotati di cinque impianti trinati di Type 96 e un numero variabile di cannoni in postazione singola – lo Hatsuzuki giunse a possederne ben ventiquattro.
I cacciatorpediniere di questa classe furono i primi, nella Marina imperiale, a essere dotati di apparecchiature elettroniche in corso di produzione, ancorché a partire dal Suzutsuki. L'albero tripode di trinchetto fu irrobustito, cambiato nella struttura superiore e alla sommità fu aggiunta una piattaforma per ospitare l'apparato radar selezionato: il Type 21, un grosso congegno caratterizzato da una squadrata antenna a graticcio o "a materasso" e pensato per l'individuazione aerea. Fu ricevuto anche dall'Akizuki e fu utilizzato fino allo Shimotsuki compreso. Il Type 21 aveva una portata massima di 172 chilometri ma, come raggio effettivo, poteva localizzare un singolo aereo fino a 69 chilometri circa e uno stormo a circa 100 chilometri; in generale era una macchina poco affidabile e dalle prestazioni modeste, se non mediocri. Pertanto, a cominciare dal Fuyuzuki, la piattaforma fu occupata dal più efficace radar Type 22, rivolto in particolare a tracciare bersagli di superficie.
L'apparecchio presentava due antenne, aveva un raggio massimo di poco meno di 70 chilometri ed era capace di individuare bersagli grandi come una nave da battaglia fino a 35 chilometri: tuttavia non era abbastanza accurato per fornire dati sicuri all'artiglieria durante un combattimento. Gli operatori trovavano posto in un piccolo ambiente costruito al di sotto della piattaforma. La ricerca aerea era stata affidata a un radar Type 13, agganciato alla cima dell'albero tripode di maestra e distribuito a tutti gli Akizuki a cominciare dall'inizio del 1944. Somigliava a una lunga antenna "a pioli", era in grado di localizzare un aereo solitario entro 58 chilometri circa e una formazione a 100 chilometri circa dalla nave. La massima portata era di oltre 170 chilometri. Le ultime cinque unità integrarono un secondo Type 13 sull'albero di trinchetto, sopra al Type 22.
Nel corso delle ostilità le navi incrementarono le bombe di profondità disponibili a settantadue e gli esemplari entrati in servizio «più avanti nella guerra» ebbero anche due pedane assicurate ai lati del rotondo di poppa, dalle quali far rotolare in mare gli ordigni.

Impiego operativo

Gli Akizuki furono per la maggior parte assegnati alla 41ª e 61ª Divisione cacciatorpediniere che, come previsto, fecero parte dell'ordine di battaglia della 3ª Flotta (componente aeronavale della Flotta Combinata). Le loro dimensioni, inoltre, fecero sì che fossero spesso selezionati come nave ammiraglia delle squadriglie cacciatorpediniere. Noti ai servizi d'informazione alleati come "classe Teruzuki", la loro apparenza traeva in inganno gli aviatori statunitensi, che svariate volte nel corso del conflitto li scambiarono per incrociatori leggeri.

Akizuki

Appartenente alla 61ª Divisione, entrò in linea nel giugno 1942 poco dopo la battaglia delle Midway (4-6 giugno 1942) e partecipò allo scontro delle Salomone orientali del 23-25 agosto, per poi essere risucchiato nelle operazioni di rifornimento a Guadalcanal. Il 25 ottobre subì danni moderati che, comunque, lo costrinsero a tornare in patria per raddobbo. Tornò al fronte a metà gennaio 1943 solo per imbattersi nel sommergibile USS Nautilus che lo centrò con un siluro a proravia e che quasi spezzò la chiglia. Rimesso a nuovo per la fine del 1943, fu coinvolto in compiti di scorta al traffico navale tra varie basi e nell'estate 1944 combatté nella battaglia del Mare delle Filippine (19-20 giugno). Seguì quindi parte della flotta da battaglia nelle isole metropolitane e fu schierato con le superstiti portaerei di squadra in occasione della battaglia del Golfo di Leyte (23-25 ottobre): l'ultimo giorno di scontri fu affondato nel corso di un violento attacco aereo e saltò in aria con gravi perdite tra l’equipaggio.

Teruzuki

Appartenente alla 61ª Divisione, entrò in linea nell'estate 1942, ebbe il battesimo del fuoco alla battaglia delle isole Santa Cruz (26-27 ottobre) e subì danni superficiali per una bomba scoppiata nelle vicinanze. Momentaneamente prestato alla 2ª Flotta, combatté nella prima fase della complessa battaglia navale di Guadalcanal (12-15 novembre) e inflisse danni pesanti al cacciatorpediniere USS Laffey; quindi, nella seconda fase, bersagliò in particolare la nave da battaglia USS South Dakota. Sopravvissuto illeso, fu coinvolto nei sempre più contrastati tentativi di rifornimento alle truppe giapponesi a Guadalcanal, operando spesso come sentinella. Nella notte dell'11-12 dicembre fu colto alla sprovvista da due motosiluranti, centrato da uno o più siluri e immobilizzato; affondò ore dopo per l'esplosione dei depositi di munizioni, ma con poche vittime.

Suzutsuki

Appartenente alla 61ª Divisione, entrò nei ranghi della flotta da battaglia nel marzo 1943 e completò svariate missioni da Truk a Rabaul fino al mese di agosto. Il 16 gennaio 1944 fu attaccato da un sommergibile statunitense e perse sia la prua, sia la poppa, ma rimase incredibilmente a galla pur con 135 morti. Fu rimesso a nuovo e riprese servizio in ottobre, solo per cadere vittima di un battello nemico una seconda volta: un siluro gli strappò la prua e rimase in riparazione per qualche mese. All'inizio dell'aprile 1945 fu coinvolto nell'estrema operazione Ten-Go e, il 7, fu devastato da precisi attacchi aerei. Riuscì ciononostante a riguadagnare i porti giapponesi, dove lo colse la fine della guerra: non era stato raddobbato. Fu demolito un paio di anni più tardi.

Hatsuzuki

Appartenente alla 61ª Divisione, divenne operativo dal marzo 1943 e fece base a Truk, ma gli ordini gli fecero prestare servizio sin nella zona di Rabaul. Fu presente alla disastrosa battaglia del Mare delle Filippine nel giugno 1944 e, scampato senza danni, poté partecipare alla battaglia del Golfo di Leyte quattro mesi più tardi. Il 25 ottobre affrontò in solitaria un nutrito gruppo navale statunitense, dopo che la 3ª Flotta era stata disarticolata dagli assalti dei gruppi imbarcati americani, e fu distrutto.

Niizuki

Non assegnato organicamente a nessuna divisione, entrò in servizio nel maggio 1943, fu immediatamente distaccato alla base di Truk e quindi a Rabaul, per rafforzare la scorta alle operazioni di rifornimento destinate all'isola di Kolombangara. Nella notte del 4-5 luglio la missione dovette essere annullata, ma l'unità effettuò un lancio di siluri da ben 20 chilometri e colò a picco un cacciatorpediniere statunitense – prestazione rimasta ineguagliata. La notte successiva condusse un nutrito gruppo di cacciatorpediniere nel Golfo di Kula e, nella battaglia che ne seguì, fu crivellato da decine di proietti di grosso calibro; affondò con quasi l'intero equipaggio ucciso.

Wakatsuki

Entrò in servizio nella primavera 1943, in agosto lasciò le acque metropolitane alla volta della base di Truk e, a ottobre, fu distaccato a Rabaul: partecipò così alla battaglia della baia dell'imperatrice Augusta (1º-2 novembre), conclusasi con una sconfitta nipponica. Rientrò nei ranghi della 3ª Flotta e fu assegnato alla 61ª Divisione, con la quale prese parte alla battaglia del Mare delle Filippine e, poi, a quella del Golfo di Leyte. Rimase a operare nelle Filippine anche dopo la disfatta e cadde vittima di una massiccia incursione aerea statunitense nel golfo di Ormoc, l'11 novembre 1944, mentre partecipava a una missione di rinforzo per la guarnigione di Leyte.

Shimotsuki

Appartenente alla 41ª Divisione, fu integrato nella flotta da battaglia appena in tempo per comparire nella battaglia del Mare delle Filippine, senza avervi alcun particolare ruolo, e difese le portaerei (peraltro senza successo) nella battaglia del Golfo di Leyte; fu bersagliato svariate volte e lamentò danni di media entità per alcuni quasi centri. Dopo aver ripiegato a Singapore, partì verso la fine di novembre ma fu colto di sorpresa dal sommergibile USS Cavalla, il 25 del mese: raggiunto da quattro siluri, fu letteralmente annientato dalle esplosioni e si ebbero solo quarantasei superstiti.

Fuyuzuki

Appartenente alla 41ª Divisione, entrò in servizio nel giugno 1944 ma per i primi mesi la sua carriera non ebbe eventi di sorta fino a quando, il 12 ottobre, fu raggiunto da un siluro di un sommergibile statunitense, incassandolo con danni non gravi. Scorta ravvicinata per la portaerei leggera Junyo in novembre fino a Manila, rientrò in Giappone sullo scorcio dell'anno. Fu coinvolto nella disperata operazione Ten-Go nell'aprile 1945 e sopravvisse con danni leggeri. Nei giorni immediatamente successivi alla capitolazione giapponese fu però reso inservibile da una mina e, quindi, demolito nell'immediato dopoguerra.

Harutsuki

Entrò in servizio nel marzo 1945, troppo tardi per avere qualche parte rilevante nel conflitto. Non lasciò mai le acque metropolitane e, dopo la resa nipponica, fu ceduto in conto di riparazione di guerra all'URSS nel 1947. Dopo qualche anno di effettivo servizio nella Marina sovietica, fu disarmato e ridotto a nave bersaglio, rimanendo in uso forse fino al 1965.

Yoizuki

Entrò in servizio nel maggio 1945, troppo tardi per avere qualche parte rilevante nel conflitto. Appartenente alla 41ª Divisione, non lasciò mai le acque metropolitane e qui fu danneggiato in modo non grave da una mina, il 5 giugno. Fu consegnato in conto di riparazione di guerra alla Repubblica nazionalista di Chiang Kai-shek, che lo mantenne in servizio sino ai primi anni sessanta: fu demolito nel 1963.

Hanazuki

Entrò in servizio nel marzo 1945, troppo tardi per avere qualche parte rilevante nel conflitto. Non lasciò mai le acque metropolitane e, dopo la resa giapponese, fu ceduto in conto di riparazione di guerra agli Stati Uniti e in seguito demolito.

Natsuzuki

Entrò in servizio nella primavera 1945, troppo tardi per avere qualche parte rilevante nel conflitto. Appartenente alla 41ª Divisione, il 16 giugno incappò in una mina e non fu riparato e, in quello stato, fu ceduto al Regno Unito in conto di riparazione di guerra. Fu demolito nell'immediato dopoguerra.

(Fonti delle notizie: Web, Google, Wikipedia, You Tube)

































 

lunedì 29 novembre 2021

La General Atomics e la Boeing stanno mettendo a punto un potente laser HELWS classe 300Kw per l’US ARMY


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La General Atomics e la Boeing stanno mettendo a punto un potente laser HELWS classe 300Kw per l’US ARMY: sarà uno strumento difensivo contro le minacce di missili e droni in arrivo.
Un team della General Atomics Electromagnetic Systems (GA-EMS) e della Boeing si è aggiudicato di recente un contratto dell'US Army Rapid Capabilities and Critical Technologies Office (RCCTO) per lo sviluppo di un LASER di potenza allo stato solido della classe dei 300kW, cioè un sistema d’armi laser ad alta energia. Il nuovo dispositivo sarà un laser a guadagno distribuito classe 300 kW con integrato un designatore del raggio Boeing. L'obiettivo di questo contratto è una dimostrazione sul campo di battaglia.




"Il prototipo del sottosistema di armi laser compatto e ad alta potenza che GA-EMS fornirà in base a questo contratto produrrà un output letale maggiore di qualsiasi altro messo in campo fino ad oggi", ha affermato Scott Forney, presidente di GA-EMS. "Questa tecnologia rappresenta una capacità di balzo in avanti per la difesa aerea e missilistica necessaria per supportare gli sforzi di modernizzazione dell’US ARMY e delle nazioni alleate per sconfiggere le minacce di nuova generazione in uno spazio di battaglia multidominio".
La partnership combina l'esperienza di entrambe le società nella Directed Energy per fornire la migliore protezione della categoria e pronta per il combattimento per il combattente con velocità, prestazioni, sicurezza e convenienza senza pari. Nello specifico, il sistema sfrutterà la tecnologia scalabile Distributed Gain Laser di GA-EMS con il designatore del raggio fornito dalla Boeing e il software di acquisizione, tracciamento e puntamento di precisione per fornire un dimostratore completo con un sofisticato controllo del raggio e del laser.
Il Dr. Michael Perry, vicepresidente per i laser ed i sensori avanzati presso GA-EMS, descrive il laser come "una versione confezionata della settima generazione del design a guadagno distribuito già dimostrato e operativo. Il sistema laser utilizza due testine laser Gen 7 in un pacchetto molto compatto e leggero. I recenti miglioramenti dell'architettura hanno consentito ai laser DG a raggio singolo di ottenere una qualità del raggio paragonabile a quella dei laser a fibra in un design molto semplice senza la necessità di una combinazione di raggi".
"Siamo entusiasti di fare il prossimo passo nel fornire questa capacità fondamentale all’Us Army", ha affermato Cindy Gruensfelder, vicepresidente e direttore generale della divisione Missile and Weapon Systems della Boeing. "La nostra offerta congiunta sfrutterà tecnologie collaudate e implementate per fornire una soluzione leader del settore in tempi rapidi”.




I sistemi elettromagnetici della General Atomics

Il gruppo General Atomics Electromagnetic Systems (GA-EMS) è un leader globale nella ricerca, progettazione e produzione di sistemi di generazione di energia elettromagnetica ed elettrica di prima qualità. La storia di ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica della società GA-EMS ha portato a un portafoglio in espansione di prodotti specializzati e soluzioni di sistemi integrati a supporto:
  • dell’aviazione, 
  • dei sistemi spaziali e dei satelliti, 
  • della difesa missilistica, 
  • dell'energia 
  • e delle applicazioni di elaborazione e monitoraggio per la difesa critica, a favore di clienti industriali e commerciali in tutto il mondo.

Boeing Difesa, spazio e sicurezza

In qualità di azienda aerospaziale leader a livello mondiale, la Boeing sviluppa, produce e fornisce: 
  • assistenza ad aerei commerciali, 
  • prodotti per la difesa, 
  • sistemi spaziali per clienti in oltre 150 paesi. 
In qualità di principale esportatore statunitense, l'azienda sfrutta i talenti di una base di fornitori globali per promuovere opportunità economiche, sostenibilità e impatto sulla comunità. Il variegato team di Boeing è impegnato nell'innovazione per il futuro e nel vivere i valori fondamentali dell'azienda di sicurezza, qualità e integrità. 
L’Us Army ha richiesto con fornitura urgente un laser allo stato solido da 300 kiloWatt ed ha assegnato un contratto alla General Atomics per consegnarlo. Se sviluppato con successo, sarà abbastanza potente da: 
  • distruggere una vasta gamma di oggetti, 
  • dai piccoli droni 
  • ai missili volanti.
Formalmente chiamato "Sistema di armi laser ad alta energia a guadagno distribuito" o DGHELWS, l'arma è considerata uno strumento protettivo, una sorta di ultima difesa dei soldati appiedati sul campo da armi ostili. 
Focalizzando costantemente un potente raggio di luce su un oggetto, il laser può bruciarlo, con tempo e potenza sufficienti.
Il contratto prevede la consegna di un prototipo potente e compatto di quest'arma laser. La General Atomics costruirà il laser e il gigante della difesa Boeing incorporerà strumenti e software di puntamento e tracciamento, che consentiranno al laser di trovare e mantenere la messa a fuoco su di un bersaglio in movimento. Questo è fondamentale per evitare che il laser perda la messa a fuoco su un bersaglio prima che questo venga distrutto.
"Un HELWS o sistema di armi laser ad alta energia da 300 kW, consente di affrontare con successo un'ampia varietà di minacce anche di difesa aerea e missilistica che vanno dai: 
  • missili da crociera, 
  • aerei con equipaggio, 
  • velivoli senza pilota 
  • e razzi/artiglieria”.

Molti dei laser già sviluppati e testati dai militari sono focalizzati sull'estremità più piccola di questo spettro di minacce. Secondo quanto riferito, il sistema di armi laser, che la Marina degli Stati Uniti ha dispiegato nel Golfo Persico nel 2014, aveva una potenza del raggio di 30 kW. Nelle dimostrazioni usava quella potenza del raggio per bruciare l’involucro esterno metallico dei razzi, le ali di piccoli droni volanti e l'involucro del motore di una piccola imbarcazione ostile. Nel 2020, la US NAVY ha dimostrato un'arma laser da 150 kW imbarcata su di una unità operativa.

Le armi laser, più di qualsiasi altro tipo di arma a energia diretta, consentono grandi promesse e grandi aspettative: hanno bassi costi di sviluppo iniziali e richiedono una notevole potenza elettrica per diventare un’arma operativa. Una volta superati questi due ostacoli, un laser offre potenzialmente un rapporto costo per colpo estremamente favorevole, con gli intensi fasci di luce che bruciano i bersagli più costosi.
Droni, munizioni vaganti e missili possono essere abbattuti in vari modi, ma più economiche diventano queste armi, più difficile sarà contrastarle efficacemente con un intercettore missilistico altrettanto economico. 
L'intercettazione è la parte più difficile di questa sfida, poiché un'arma di contrasto deve sia seguire il bersaglio che accelerare per distruggere il bersaglio in arrivo. Queste sfide si traducono in apparecchiature di rilevamento e guida di bordo, che esplodono quando utilizzate. 
Le tecnologie CRAM (per Counter Rocket Artillery Mortar), come il sistema d'arma Phalanx schierato dagli anni '80, accoppiano cannoni a tiro rapido con sensori radar come alternativa più economica all'intercettazione dei missili ostili in arrivo. I laser potrebbero abbassare ulteriormente il calcolo dei costi. 
A differenza dei missili o delle armi antimissile, un'arma laser non richiede spazio libero per lo stoccaggio delle munizioni. Questo è importante in mare, dove lo spazio è prezioso, e significa anche che i laser terrestri possono essere utilizzati a condizione che ci sia un camion a pianale disponibile per trasportarlo.
Il laser da 300kw può essere alimentato da batterie o da una connessione ad una rete elettrica. Il primo consente all'arma di essere schierata molto più liberamente, anche se le batterie dovranno essere ricaricate alla fine.
L'aumento della potenza sul raggio del laser cambia il tipo di bersagli contro cui può essere efficace. Le prime dimostrazioni laser si sono concentrate su piccoli bersagli che potevano essere inabilitati in pochi secondi. Con un raggio abbastanza potente, trovare e agganciare il bersaglio può essere il toccasana.
"La maggiore potenza è abilitante per alcuni obiettivi", afferma Perry. “In particolare, consente di accumulare la fluenza letale all'intervallo richiesto. Per bersagli più morbidi che possono essere distrutti con un laser di potenza inferiore, la potenza extra può essere utilizzata per aumentare il raggio di ingaggio e/o il tempo di permanenza." (Fluenza è il termine tecnico per l'energia fornita a un'area specifica, in questo caso da un raggio laser).
In altre parole, ci sono alcuni obiettivi, come missili da crociera o aerei con equipaggio, per i quali i laser devono essere così potenti per distruggerli del tutto. Per altri bersagli, come droni più piccoli o colpi di artiglieria, un potente laser significa che può distruggerli a distanze maggiori. "Dwell" è il "tempo trascorso sul bersaglio", che per un laser è un fattore cruciale nella velocità con cui può disabilitare o distruggere ciò che sta colpendo.
L’Us Army ha mirato ad aggiungere armi laser alla sua forza negli ultimi cinque anni, con una promessa di consegna negli anni '20. 
Il DGHELWS, o qualsiasi altro sistema analogo segua i suoi test di successo, sarà un passo importante verso la protezione laser sui campi di battaglia del prossimo futuro. 

(Fonti delle notizie: Web, Google, Boeing Defense Space & Security, Popnsci, Wikipedia, You Tube)



























 

Uno sfortunato antenato dell’NGAD è conservato presso il Fort Worth Aviation Museum: l’A-12 Avenger II


( SVPPBELLUM.BLOGSPOT.COM - Si vis pacem para bellum )

L'A-12 Avenger II era un bombardiere stealth imbarcato tuttala sviluppato congiuntamente dalle aziende statunitensi McDonnell Douglas e della General Dynamics alla fine degli anni ottanta.
Progettato per operare in condizioni ogni-tempo, era stato proposto per sostituire l'A-6 Intruder, ma venne cancellato nel 1991 a causa dei costi di sviluppo ritenuti all’epoca poco contenuti.




Il progetto utilizzava un disegno a triangolo isoscele, con la cabina di pilotaggio situata vicino al vertice del triangolo e le ali ripiegabili per l’imbarco sulle portaerei statunitensi.
Era spinto da una coppia di turbofan General Electric F412-GE-D5F2, ognuno capace di produrre all'incirca 13.000 lbf (58 kN) di spinta; avrebbe dovuto essere in grado di trasportare fino a due missili AIM-120 AMRAAM, due AGM-88 HARM e una serie completa di armamento aria-terra, comprese bombe convenzionali Mk 82 o bombe intelligenti. Tutti i sistemi d'arma sarebbero stati stivati all'interno della fusoliera in modo da minimizzare l’ECO radar e la resistenza aerodinamica del caccia-bombardiere.
L'A-12 si guadagnò il soprannome di “Flying Dorito” a causa della sua forma, somigliante ad un tipo di patatine fritte triangolari molto noto negli USA.
Il velivolo subì numerosi problemi durante la fase di sviluppo, in particolare per quanto riguarda i materiali; nel gennaio del 1991 l'allora Segretario della Difesa, Dick Cheney, annullò il programma giustificando tale scelta con la previsione di un costo di costruzione per singolo apparecchio arrivata a 165 milioni di $. La cancellazione del progetto innescò anni di controversie legali tra la McDonnell Douglas, General Dynamics e il Dipartimento della Difesa per violazione del contratto.
Il 1º giugno 2009, la Corte di Appello degli Stati Uniti per il circuito federale ha stabilito che la U.S. Navy era giustificata ad annullare il contratto.
Inoltre, i due contendenti sono stati condannati a rimborsare al governo degli Stati Uniti più di $ 1,35 miliardi di $ e più $ 1,45 miliardi a causa degli interessi.
La Boeing, nell’acquisire il controllo della McDonnell Douglas nel 1997, promise di presentare ricorso contro la decisione e contro la General Dynamics.
Dopo la cancellazione del A-12, la US NAVY dovette acquistare i nuovi F/A-18E/F Super Hornet dalla McDonnell Douglas, ma in pratica l'aereo è stato sviluppato dalla Boeing dopo l'acquisizione, al fine di sostituire gli ormai vecchi A-7 Corsair II della Vought, gli A-6 Intruder e l'F-14 Tomcat entrambi della Grumman. L'intera operazione di sostituzione fu effettuata nel settembre del 2006.






Il programma “Advanced Tactical Aircraft - ATA”

La Marina degli Stati Uniti diede corso al programma “Advanced Tactical Aircraft - ATA” nel 1983. Il programma doveva sviluppare e mettere in campo un sostituto dell'A-6 Intruder entro il 1994. La tecnologia stealth sviluppata per l’US Air Force degli Stati Uniti sarebbe stata utilizzata pesantemente nel programma. I contratti di concept design vennero assegnati ai team McDonnell Douglas / General Dynamics e Northrop / Grumman / Vought nel novembre 1984. I team ricevettero contratti per l'ulteriore sviluppo del concept nel 1986.
Il team McDonnell Douglas/General Dynamics fu selezionato come vincitore il 13 gennaio 1988; la squadra rivale guidata da Grumman sorprendentemente non era riuscita a presentare un'offerta finale. Il team McDonnell Douglas/General Dynamics si aggiudicò un contratto di sviluppo e l'aereo ATA venne designato A-12. Il primo volo fu inizialmente pianificato per il dicembre 1990. L'A-12 fu battezzato Avenger II in omaggio al bombardiere siluro della Marina Militare dell'era della seconda guerra mondiale Grumman TBF Avenger.
La Us Navy inizialmente cercò di acquistare 620 A-12 e i Marines ne volevano altri 238. Inoltre, l’US Air Force prese in considerazione l'idea di ordinare circa 400 esemplari di un derivato dell’A-12 che fu promosso come possibile sostituto anche del General Dynamics F-111 Aardvark dell'Air Force e dei cacciabombardieri Panavia Tornado del Regno Unito.  Il caccia stealth era di fatto un'ala volante a forma di triangolo isoscele, con la cabina di pilotaggio situata vicino all'apice del triangolo.  L'A-12 ottenne il soprannome di "Flying Dorito".
L'aereo doveva essere alimentato da due motori turbofan General Electric F412-D5F2 , ciascuno dei quali produceva circa 13.000 libbre di forza (58kN) di spinta. È stato progettato per trasportare internamente armi guidate di precisione: è stato anche confermato che l'A-12 doveva essere in grado di trasportare anche armi nucleari contenute nel suo vano di armi interno. L'A-12 doveva avere un carico di armi di 5.160 libbre (2.300 kg).
All'inizio del 1990 la McDonnell Douglas e la General Dynamics ebbero ritardi e previsti aumenti dei costi. A causa di complicazioni con i nuovi materiali compositi, il peso dell'aeromobile era aumentato del 30% rispetto alle specifiche di progetto. Questo non era sicuramente una buona notizia per un velivolo che doveva operare in modo efficiente ed efficace da una portaerei. Anche le difficoltà tecniche dovute alla complessità del sistema radar da utilizzare determinarono un aumento dei costi; secondo una stima, l'A-12 avrebbe dovuto consumare fino al 70% del budget della Marina per gli aerei. Dopo i ritardi, la sua revisione critica del progetto fu completata con successo nell'ottobre 1990 e il volo inaugurale era stato riprogrammato all'inizio del 1992. Nel dicembre 1990 furono fatti piani per 14 portaerei della Marina da equipaggiare con un gruppo di volo di 20 A-12 ciascuna.
Un rapporto del governo Usa pubblicato nel novembre 1990 documentò seri problemi con il programma di sviluppo dell'A-12. Nel dicembre 1990 il Segretario alla Difesa Dick Cheney disse alla Us Navy di giustificare il programma e fornire le ragioni per cui non doveva essere assolutamente cancellato. La risposta data dalla Marina e dagli appaltatori non riuscì a convincere il Segretario alla Difesa, che annullò il programma il mese successivo, il 7 gennaio 1991, per inadempimento contrattuale.
"L'A-12 che ho terminato. Non è stata una decisione facile da prendere perché è un requisito importante che stiamo cercando di soddisfare. Ma nessuno poteva dirmi quanto sarebbe costato il programma, anche solo per l’intera fase di sviluppo della scala, o quando sarebbe stato disponibile. E i dati che erano stati presentati a un certo punto pochi mesi fa si sono rivelati non validi e imprecisi". Segretario alla Difesa Dick Cheney, 1991. 
Il governo ritenne che gli appaltatori non potessero completare il programma e li incaricò di rimborsare la maggior parte dei $ 2 miliardi che erano stati spesi per lo sviluppo dell'A-12. 
La McDonnell Douglas e la General Dynamics fecero ricorso in un tribunale federale per i reclami. Le ragioni e le cause della cancellazione furono dibattute e rimangono oggetto di controversia, con suggerimenti di opportunità politica e complotti dietro l’azione.






Conseguenze della cancellazione del progetto A-12

Dopo la cancellazione dell'A-12, la Marina decise di acquistare l' F/A-18E/F Super Hornet, che andò a sostituire l' A-6 Intruder e l' F-14 Tomcat. Il Super Hornet utilizza il motore turbofan General Electric F414, che è una variante modificata della versione F404 aggiornata sviluppata per l'A-12. Il full-size A-12 mockup venne rivelato al pubblico presso la Naval Air Station Joint Reserve Base Fort Worth nel giugno 1996. La cancellazione della A-12 fu considerata come una delle maggiori perdite degli anni '90 che hanno indebolito fortemente la McDonnell Douglas ed hanno portato alla sua fusione con la rivale Boeing nel 1997. Dopo anni di deposito presso la struttura Lockheed Martin Aeronautics (ex General Dynamics) a Fort Worth, in Texas, il modello è stato trasportato al Veterans Memorial Air Park adiacente all'aeroporto di Meacham a nord di Fort Worth nel giugno 2013. (Il parco fu in seguito ribattezzato Fort Worth Aviation Museum.)
Il modo in cui il programma è stato annullato ha portato ad anni di controversie tra gli appaltatori e il Dipartimento della Difesa per violazione del contratto. Il 1° giugno 2009, la Corte d'Appello del Circuito Federale degli Stati Uniti ha stabilito che la Marina degli Stati Uniti era giustificata nell'annullamento del contratto. Nel gennaio 2014, il caso è stato risolto con la Boeing e la General Dynamics che hanno accettato di pagare $ 200 milioni ciascuno alla Marina degli Stati Uniti.
L’F/A-22 Raptor, il Lockheed Martin F-35 Lightning II e il nuovo “N.G.A.D.” sono anch’essi velivoli con capacità portanti, dotati di tecnologia stealth e sono orientati alle operazioni di attacco al suolo: sono in effetti i veri successori dell’A-12, sia nel ruolo che nelle origini industriali.






Doveva essere un importante programma per la US NAVY…

Un importante giornale dell'aviazione tempo fa ha dichiarato: "Il bombardiere d'attacco A-12 sta emergendo come il più importante programma aereo della Marina degli Stati Uniti dell'attuale decennio e sembra probabile che sia l'ultimo tipo completamente nuovo ad entrare in servizio con la Marina in questo secolo". Ma mentre la rivista usciva dalla stampa, il 7 gennaio 1991, il Segretario alla Difesa Richard Cheney smise di finanziare il programma A-12 Avenger, il più grande progetto di terminazione nella storia del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.
L'A-12 ha avuto le sue origini come programma Advanced Tactical Aircraft (ATA) iniziato nel 1983 per fornire un aereo da attacco a lungo raggio e a bassa osservazione per sostituire il Grumman A-6 Intruder nelle ali delle portaerei. Cinque anni dopo, il team di McDonnell Douglas e General Dynamics fu selezionato per sviluppare l'ATA e produrre quattro velivoli per test di volo e otto velivoli di sviluppo su vasta scala.
Con un design ad ala volante, l'A-12 aveva una fusoliera relativamente piccola e superfici di coda insignificanti, riducendo significativamente la resistenza. Rispetto all'A-6E Intruder, che si era unito alla flotta nel 1971, l'A-12 doveva avere una maggiore velocità e altitudine, un vano armi interno per ridurre la resistenza e una sezione radar considerevolmente più piccola. Inoltre, l'A-12 doveva essere più facile da supportare e manutenere.
Nella configurazione di attacco, l'A-12 doveva avere un equipaggio di due uomini (come aveva fatto l'A-6 Intruder), e per "altre missioni" - presumibilmente varianti di guerra elettronica - l'A-12 avrebbe avuto un equipaggio di tre uomini. Il velivolo di base doveva utilizzare un sistema di ricerca e tracciamento radar/IR a doppia funzione, con il radar in modalità aria-aria e aria-terra. (Anche le missioni antinave, supporto aereo ravvicinato e rifornimento in volo erano previste per l'aereo di base).
L'A-12 doveva essere un aereo di grandi dimensioni, con un'apertura alare limitata dall'obbligo di montare due A-12 su catapulte adiacenti su un ponte di volo della portaerei. Inoltre, due A-12 con le ali ripiegate dovevano essere sistemati su di un ascensore sul bordo del ponte.
Le prospettive per l'A-12 erano promettenti: la Marina aveva pianificato di acquistare 620 aerei e il Corpo dei Marines altri 238, con il primo ad entrare in servizio nel 1995. A un certo punto, è stato riferito che anche l'USAF stava valutando l'acquisto di 400 aerei; tuttavia, come con l'acquisizione da parte di quel servizio dell'F4H/F-4 Phantom e dell'A-7 Corsair sviluppati dalla Marina, probabilmente l'Air Force avrebbe preso una direzione "esterna" per acquisire l'aereo.
Mentre l'A-12 veniva sviluppato, il 5 marzo 1990 il viceammiraglio Richard Dunleavy, vice capo delle operazioni navali disse: "Mi piace quello che vedo e sarà un buon aeroplano". La cancellazione della prevista variante A-6F dell'Intruder sembrava garantire ulteriormente il successo dello sforzo dell'A-12. Inoltre, gli altri due velivoli portaerei allora in produzione, l'F-14 Tomcat e l'F/A-18 Hornet, non erano adatti per il ruolo di attacco "medio", cioè come sostituto dell’A-6. In effetti, un titolo del Jane's Defense Weekly nel 1990 dichiarava: "L'Avenger A-12 di USN: in buona forma per la sopravvivenza”.
L'aereo, che doveva ancora volare, non soddisfaceva le specifiche: era sovrappeso e la produzione si stava rivelando più difficile del previsto. Dopo sette anni di ricerca e sviluppo e una spesa di circa 5 miliardi di $, il programma ATA/A-12 Avenger venne interrotto. L'eccellente resoconto del programma dello storico dell'aviazione James Stevenson racconta una storia di cambiamenti nella leadership, negli obiettivi e nei finanziamenti "che erano destinati a devastare il programma". Ma dominante era il “sistema” bizantino di approvvigionamento che il Congresso aveva imposto al Pentagono e alla burocrazia autoimposta dal Dipartimento della Difesa. A quel tempo, il costo unitario stimato per gli aerei di produzione era di $ 96 milioni, e il programma era fuori budget e circa 18 mesi in ritardo.
Con la fine del programma, il governo ha voluto che gli appaltatori dell'aereo restituissero parte del finanziamento. Le questioni legali si sono trascinate per più di un decennio. 








LA CONTROVERSIA LEGALE

Una controversia legale sulla cessazione da parte della Marina degli Stati Uniti dell'aereo d'attacco basato su portaerei A-12 Avenger II nel 1991 per inadempienza è stata finalmente risolta dopo cinque processi e due ricorsi nell'arco di due decenni. Citando il superamento dei costi e del programma, l'allora segretario alla Difesa Dick Cheney aveva cancellato il pionieristico aereo da guerra stealth prima che volasse. La General Dynamics (GD) e la McDonnell Douglas (MD) stavano sviluppando l'aereo. L'accordo fu raggiunto tra il governo degli Stati Uniti, la Boeing (che successivamente aveva acquisito MD) e GD (che successivamente ha venduto la sua attività di aerei da guerra alla Lockheed Martin e che aveva mantenuto la responsabilità per l'A-12).
La Boeing e la GD hanno restituito ciascuno al governo USA 200 milioni di $ in beni e servizi. La Boeing ha consegnato tre Growler EA-18G e un credito per la conversione del contratto pluriennale esistente in un contratto a prezzo fisso. La GD ha fornito un credito a fronte di un contratto per la costruzione del cacciatorpediniere missilistico guidato DDG-1002. Il governo degli Stati Uniti stava cercando la restituzione di 1,33 miliardi di $ che aveva già pagato ai due appaltatori dell'A-12. Il caso arrivò fino alla Corte Suprema degli Stati Uniti nel 2011, che ha respinto una sentenza che avrebbe potuto costringere le due società a rimborsare $ 3 miliardi di commissioni contrattuali e interessi.
L'A-12 era un triangolo volante bimotore che avrebbe dovuto far progredire la tecnologia a bassa sezione radar ben oltre lo stadio della prima generazione rappresentata storicamente dall'F-117 Stealth Fighter dell'USAF. La proposta GD/MD era stata selezionata nel gennaio 1988, ma all'inizio del 1990 la coppia aveva ammesso difficoltà tecniche con i materiali compositi e il radar e un aumento di peso del 30%. Sebbene una revisione critica del progetto fosse stata completata nell'ottobre di quell'anno, Cheney si lamentò che gli appaltatori non erano riusciti a produrre stime affidabili dei costi per il completamento dello sviluppo o per la produzione.
La Marina intanto aveva scelto di sostituire il suo aereo da attacco Grumman A-6 con l'MD (poi Boeing) F/A-18E/F Super Hornet e di unirsi in seguito al programma F-35 per un eventuale aereo da guerra furtivo basato su portaerei. Continua a esplorare la riduzione completa dell'RCS equivalente a quella prevista dall'A-12, tramite il programma dimostrativo Northrop Grumman X-47B UCAV e ora con l’NGAD.

Un mock-up dell’A-12 Avenger II è conservato presso il Fort Worth Aviation Museum

Il mockup originale in scala reale dello sfortunato McDonnell Douglas/General Dynamics A-12 Avenger II è arrivato di recente nella sua nuova e definitiva sede: il Fort Worth Aviation Museum.  
Il design del velivolo, iniziato nei primi anni '80, era stato un radicale allontanamento dalle convenzioni, essendo un'ala volante completamente priva di coda. Come per ogni concetto rivoluzionario, c'erano molti ostacoli tecnologici da superare, in particolare con lo sviluppo dei suoi sistemi di controllo, radar e esterni furtivi. Il programma era significativamente in ritardo e fuori budget entro la fine degli anni '80, e l'allora segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Dick Cheney, annullò il progetto promettente tra alcune polemiche nel gennaio 1991. La Marina e i Marines si orientarono verso il McDonnell Douglas F /A-18 Super Hornet.
Praticamente nulla rimane dell'A-12, che è stato avvolto nel segreto a causa della sua tecnologia altamente sensibile. Tuttavia, un modello a grandezza naturale in qualche modo è rimasto nello stabilimento della General Dynamics a Fort Worth, in Texas. È rimasto fermo negli ultimi vent'anni o giù di lì, ma finalmente è stato destinato in un museo dove la sua futura conservazione è assicurata. Il mockup è in realtà di proprietà della città di Fort Worth, ma in prestito permanente al Fort Worth Aviation Museum nello storico Meacham Field. Il museo  ha un affascinante collezione di quasi due dozzine di ex velivoli militari rilevanti per la regione, che ha una grande storia di produzione aeronautica; con la Convair/General Dynamics, la North American Aviation e la Vought. Sebbene il museo operi con un budget limitato, ha ottenuto molto in questo ambito ed ha a disposizione un grande team di oltre quaranta volontari qualificati.
L'Avenger II ha subito un periodo di riparazione, inclusa una riverniciatura, prima del rimontaggio e della esposizione al pubblico. Purtroppo, come tutti gli altri velivoli del museo, sarà esposta all'aperto, anche se il clima di Fort Worth è molto mite.

Specifiche (A-12 Avenger II)

Caratteristiche generali:
  • Equipaggio: 2
  • Lunghezza: 37 piedi e 10 pollici (11,53 m)
  • Apertura alare: 70 piedi e 3 pollici (21,41 m)
  • Larghezza: 36 piedi e 3 pollici (11,05 m) con ali piegate
  • Altezza: 11 piedi e 3 pollici (3,43 m)
  • Area alare: 1.308 piedi quadrati (121,5 m2)
  • Peso a vuoto: 39.000 libbre (17.690 kg)
  • Peso massimo al decollo: 80.000 libbre (36.287 kg)
  • Capacità carburante: 21,322 libbre (9,700 kg) (interno)
  • Propulsore: 2 motori turbofan General Electric F412-GE-D5F2, 13.000 lbf (58 kN) di spinta ciascuno.

Prestazioni:
  • Velocità massima: 500 nodi (580 mph, 930 km/h)
  • Raggio di combattimento: 800 NMI (920 mi, 1.500 km)
  • Tangenza operativa: 40.000 piedi (12.000 m)
  • Velocità di salita: 5.000 piedi/min (25 m/s)
  • Carico alare: 61 lb / sq (300 kg / m 2 )
  • Spinta/peso : 0,325.

Armamento:
  • Capacità di carico utile: 5.160 libbre (2.300 kg) nel vano armi interno, tra cui: 
  • 2 × missili aria-aria AIM-120 AMRAAM 
  • 2 × missili aria-terra AGM-88 HARM 
  • Bombe non guidate o guidate di precisione. 

(Fonti delle notizie: Web, Google, Usni, Ainonline, Warbirdsnews, Wikipedia, You Tube)