Visualizzazione post con etichetta MARINE. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta MARINE. Mostra tutti i post

venerdì 1 agosto 2025

Marina imperiale giapponese (kyūjitai: 大日本帝國海軍, shinjitai: 大日本帝国海軍): l'Akagi (赤城 "Castello Rosso") è stata una portaerei di squadra appartenente alla Marina imperiale giapponese, unica unità della sua classe e così nominata dal vulcano omonimo che sorge nella regione del Kantō.









https://svppbellum.blogspot.com/

Si vis pacem, para bellum 
(in latino: «se vuoi la pace, prepara la guerra») è una locuzione latina.

Uno dei mezzi più efficaci per assicurare la pace consiste nell'essere armati e in grado di difendersi, possiede anche un significato più profondo che è quello che vede proprio coloro che imparano a combattere come coloro che possono comprendere meglio e apprezzare maggiormente la pace.






Marina imperiale giapponese (kyūjitai: 大日本帝國海軍, shinjitai: 大日本帝国海軍)


La Marina imperiale giapponese (kyūjitai: 大日本帝國海軍, shinjitai: 大日本帝国海軍, rōmaji:  Dai-Nippon Teikoku Kaigun, o 日本海軍, Nippon Kaigun, lett. "Marina dell'impero del Grande Giappone") fu l'apparato militare navale dell'Impero giapponese dal 1869 fino al 1947, quando venne disciolta formalmente in seguito alla rinuncia del Giappone all'uso della forza come mezzo per la risoluzione di dispute internazionali.
Negli anni venti fu la terza più grande marina militare del mondo dopo la statunitense U.S. Navy e la britannica Royal Navy. A causa della natura insulare del Giappone, fu anche la più importante e significativa arma delle sue forze militari, tenendo anche presente che l'aviazione non esisteva come forza armata indipendente, ma esercito e marina avevano ognuno una propria aviazione; la sua importanza derivava dal fatto che dal mare doveva necessariamente provenire ogni offesa al territorio nazionale, così come ogni materia prima per l'industria considerata la scarsità di risorse naturali sul territorio; anche dal punto di vista alimentare il Giappone dipende dal mare e la pesca è una risorsa importante che la marina ha dovuto sempre tutelare.
Le origini della Marina imperiale giapponese risalgono alle prime interazioni con le nazioni del continente asiatico a partire dall'inizio del periodo feudale fino a raggiungere un picco di attività tra il XVI e il XVII secolo, in un'epoca di scambi culturali con le potenze europee. Nel 1854, dopo due secoli di stagnazione in seguito al periodo di isolazionismo imposto dagli shōgun del periodo Edo, la marina giapponese era relativamente arretrata quando il paese venne forzatamente aperto al commercio dall'intervento statunitense. Questo condusse infine al rinnovamento Meiji, un periodo frenetico di modernizzazione e industrializzazione accompagnato dalla reintegrazione del potere centrale dell'imperatore del Giappone dopo decenni di decentramento a favore degli shōgun. Dopo una serie di successi, in alcuni casi contro nemici molto più potenti, come nella prima guerra sino-giapponese (1894-1895) e nella guerra russo-giapponese (1904-1905), la Marina imperiale giapponese fu quasi completamente annientata al termine della seconda guerra mondiale.
Dal termine della guerra le sue funzioni sono assolte dalla Forza marittima di autodifesa giapponese.





L'Akagi (赤城 lett. "Castello Rosso") è stata una portaerei di squadra appartenente alla Marina imperiale giapponese, unica unità della sua classe e così nominata dal vulcano omonimo che sorge nella regione del Kantō. 




Inizialmente progettata e impostata come incrociatore da battaglia della Classe Amagi, fu convertita in seguito alla stipula del trattato navale di Washington sulla riduzione degli armamenti navali: aveva una capacità di 68 velivoli tra caccia, aerosiluranti e bombardieri in picchiata.

Progetto

Originariamente disponeva di 3 ponti disposti "a scalino", non presentava isole nemmeno sul ponte di volo superiore, ed i 2 ponti inferiori non necessitavano di elevatori. Possedeva inoltre un armamento antinave costituito da 10 cannoni da 200 mm Type 3 modello 1, formato da 2 torri binate affiancate nel settore prodiero e 6 pezzi singoli in casamatta (3 per lato) a poppa, ed un armamento antiaereo di 6 complessi binati da 120 mm (3 per lato) e varie mitragliere.


Storia

Tra il 1935 e il 1938 la Akagi fu sottoposta a una serie di ammodernamenti, a partire dall'eliminazione dei ponti di volo e dei cannoni a prora, per formare un'unica grande piattaforma affiancata, a sinistra, da una piccola isola e fornita di tre elevatori. Fu inoltre costruito un unico fumaiolo sul lato di dritta, orientato verso l'esterno e il basso, per evitare che i fumi di scarico ostacolassero le manovre sul ponte di volo. Fu infine incrementata la potenza motrice a 133 000 shp e la velocità massima a poco più di 31 nodi.
Protagonista dell'attacco di Pearl Harbor assieme alle portaerei Kaga, Soryu, Hiryu, Shokaku e Zuikaku in qualità di nave ammiraglia della 1ª Flotta aerea del viceammiraglio Chūichi Nagumo, fu colpita nella battaglia delle Midway il 4 giugno 1942 da uno stormo di bombardieri in picchiata Douglas SBD Dauntless appartenenti alla portaerei USS Enterprise. Tra le 10:26 e le 10:28 gli ordigni detonarono in corrispondenza dell'elevatore centrale, incendiando l'aviorimessa e una parte degli apparecchi già pronti al decollo sul ponte di volo, carichi di carburante e di armi; si verificarono una serie di violente esplosioni che resero oltremodo difficile il controllo e la circoscrizione degli incendi, infine unitisi a formare un unico rogo. Il comandante, capitano di vascello Takijirō Aoki, invitò Nagumo ad abbandonare la nave e questi, molto scosso per il subitaneo rovescio subito, si trasferì alle ore 10:46 sull'incrociatore leggero Nagara.
«Guardandomi intorno, fui colpito dalle distruzioni prodotte in così breve tempo... non potei trattenere le lacrime vedendo l'incendio che si estendeva e pensando ai nuovi disastri che avrebbe provocato l'esplosione delle bombe e dei siluri.»
La mattina del 5 giugno, divenuto chiaro che la portaerei non era più salvabile, cacciatorpediniere nipponici trassero in salvo gli ultimi membri dell'equipaggio ancora a bordo e finirono la Akagi con alcuni siluri.
Il 20 ottobre 2019, la nave da ricerca Petrel ritrovò il relitto della Akagi a 5.346 m di profondità presso l'atollo di Midway.





Indagine sul relitto

Il 20 ottobre 2019, il direttore delle operazioni sottomarine per Vulcan Inc. Rob Kraft e lo storico del Naval History and Heritage Command Frank Thompson a bordo di RV Petrel hanno identificato il relitto di Akagi usando il sonar ad alta frequenza. Situato a 1.300 miglia (2.100 km) a nord-ovest di Pearl Harbor, Akagi è stato trovato a una profondità di 18.011 piedi (5.490 m). È stato riferito che il relitto è in posizione verticale, sulla sua chiglia ed è in gran parte intatto. Due giorni prima della scoperta dell’Akagi, Petrel aveva scoperto il relitto della Kaga.
Il relitto della Akagi è stato visitato e fotografato dalla nave di ricerca EV Nautilus nel settembre 2023. L'indagine ha confermato che la nave era in gran parte intatta nonostante le grandi quantità di danni allo scafo, alla sovrastruttura e al ponte di volo.



Si vis pacem, para bellum 
(in latino: «se vuoi la pace, prepara la guerra») è una locuzione latina.

Usata soprattutto per affermare che uno dei mezzi più efficaci per assicurare la pace consiste nell'essere armati e in grado di difendersi, possiede anche un significato più profondo che è quello che vede proprio coloro che imparano a combattere come coloro che possono comprendere meglio e apprezzare maggiormente la pace.
L'uso più antico è contenuto probabilmente in un passo delle Leggi di Platone. La formulazione in uso ancora oggi è invece ricavata dalla frase: Igitur qui desiderat pacem, praeparet bellum, letteralmente "Dunque, chi aspira alla pace, prepari la guerra". È una delle frasi memorabili contenute nel prologo del libro III dell'Epitoma rei militaris di Vegezio, opera composta alla fine del IV secolo.
Il concetto è stato espresso anche da Cornelio Nepote (Epaminonda, 5, 4) con la locuzione Paritur pax bello, vale a dire "la pace si ottiene con la guerra", e soprattutto da Cicerone con la celebre frase Si pace frui volumus, bellum gerendum est (Philippicae, VII, 6,19) tratta dalla Settima filippica, che letteralmente significa "Se vogliamo godere della pace, bisogna fare la guerra", che fu una delle frasi che costarono la vita al grande Arpinate nel conflitto con Marco Antonio.

Blog dedicato agli appassionati di DIFESA, 
storia militare, sicurezza e tecnologia. 


La bandiera è un simbolo che ci unisce, non solo come membri 
di un reparto militare 
ma come cittadini e custodi di ideali.
Valori da tramandare e trasmettere, da difendere
senza mai darli per scontati.
E’ desiderio dell’uomo riposare
là dove il mulino del cuore non macini più
pane intriso di lacrime, là dove ancora si può sognare…
…una vita che meriti di esser vissuta.
Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Violenza e terrorismo sono il risultato
della mancanza di giustizia tra i popoli.
Per cui l'uomo di pace
si impegna a combattere tutto ciò 
che crea disuguaglianze, divisioni e ingiustizie.
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…
Come i giusti dell’Apocalisse scruto i cieli e sfido l’Altissimo: 
fino a quando, Signore? Quando farai giustizia?
Dischiudi i sette sigilli che impediscono di penetrare il Libro della Vita 
e manda un Angelo a rivelare i progetti eterni, 
a introdurci nella tua pazienza, a istruirci col saggio Qoelet:
“””Vanità delle vanità: tutto è vanità”””.
Tutto…tranne l’amare.

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, Wikipedia, You Tube)





































 

giovedì 31 luglio 2025

Voenno-morskoj flot o VMF (in russo Военно-морской флот): un devastante terremoto di magnitudo 8,8 si è verificato alcuni giorni fa al largo della costa dell'estremo est della penisola russa della Kamchatka, innescando onde di tsunami attraverso il Pacifico. Il terremoto è stato a sole 75 miglia di distanza da un gruppo di basi navali russe chiave, comprese quelle che ospitano SSBN, sollevando domande su quali danni possano aver subito.










https://svppbellum.blogspot.com/

Si vis pacem, para bellum 
(in latino: «se vuoi la pace, prepara la guerra») è una locuzione latina.

Uno dei mezzi più efficaci per assicurare la pace consiste nell'essere armati e in grado di difendersi, possiede anche un significato più profondo che è quello che vede proprio coloro che imparano a combattere come coloro che possono comprendere meglio e apprezzare maggiormente la pace.








Voenno-morskoj flot o VMF (in russo Военно-морской флот)

La Voenno-morskoj flot o VMF (in russo Военно-морской флот) è la marina militare della Federazione Russa che, assieme alle Forze terrestri e alle Forze aerospaziali, compone le Forze armate del Paese euroasiatico dal 1992.
A seguito della dissoluzione dell'Unione Sovietica, avvenuta nel 1991, ha ereditato gran parte del naviglio della Marina militare sovietica, suddiviso come quest'ultima, in cinque flotte: la Flotta del Nord, la Flotta del Pacifico, la Flotta del Mar Nero, la Flotta del Baltico e la Flottiglia del Caspio. Completano la struttura della Forza armata i corpi dell'Aviazione navale e delle Truppe costiere nonché le forze in distaccamento permanente quali il 5º squadrone Medio Oriente, con base a Tartus in Siria, e il futuro distaccamento in Sudan.
Il lignaggio della marina russa viene fatto risalire alla Marina imperiale russa, istituita nell'ottobre 1696 dallo zar Pietro il Grande.
Profondamente segnata dalla dissoluzione dell'Unione Sovietica, la Marina ha sofferto di un lungo periodo di stagnazione dovuto sia all'assenza di una strategia d'impiego sia di un apparato statale/governativo forte. La mancanza di fondi adeguati, infine, portò, dagli anni 1990 all'inizio degli anni duemila, alla cronica insufficiente manutenzione dei mezzi e alla scarsa formazione del personale, situazioni che contribuirono a un esteso stato di degrado delle risorse a disposizione della Marina stessa.
Nell'agosto 2014, il Ministro della difesa Sergej Šojgu ha affermato che le capacità navali russe sarebbero state rafforzate con nuove armi ed equipaggiamenti entro i successivi sei anni in risposta agli schieramenti della NATO nell'Europa orientale e ai recenti sviluppi in Ucraina e nel Mar Nero.
Al 2021, è in corso un ambizioso piano di ammodernamento delle unità navali della Forza armata già supportato negli anni precedenti da un consistente miglioramento delle condizioni di servizio dei coscritti e delle infrastrutture a loro disposizione e supportato attivamente dall'industria cantieristica domestica.




Il recente terremoto al largo della Kamchatka è legato per il sesto più forte della storia, secondo i dati degli Stati Uniti. 

Da un’indagine geologica della BBC si evince che è stato il più forte evento sismico verificatosi ovunque sulla Terra da diversi anni. 










Come noto, le autorità russe hanno minimizzato qualsiasi impatto del terremoto e sulle conseguenti ondate di tsunami, ribadendo che non si sono verificati decessi segnalati o lesioni gravi. Hanno anche dichiarato che la minaccia dello tsunami è già terminata, ma hanno avvertito dei rischi ancora posti dalle scosse di assestamento.
Immagini e video stanno ora circolando sul web mostrano danni agli edifici e ad altre infrastrutture in varie località della Kamchatka, compresi porti e aeroporti. Anche il vulcano Klyuchevskaya Sopka sulla penisola sia risvegliato.
Dopo la scossa devastante, le prime ondate di tsunami hanno colpito la costa russa sulla penisola della Kamchatka, inondando le strutture costiere nel villaggio di Severo-Kurilsk.
Nuove immagini dalla città russa dell'estremo oriente di Severo-Kurilsk dopo lo tsunami confermano che il porto è stato completamente inondato, con gravi danni segnalati.
Un quesito importante riguarda lo stato delle strutture navali russe nella baia di Avacha, situate a circa 75 miglia a nord-ovest dell'epicentro approssimativo del terremoto. Ciò include la base navale di Petropavlovsk-Kamchatsky e la base sottomarina di Rybachiy, nonché le strutture separate di carico missilistico e di cantiere.
Rybachiy è di particolare nota, in quanto è la base della stragrande maggioranza degli SSBN classe Borei e Borei-A, oggi operativi nella Marina russa. La Russia si è mossa negli ultimi anni per sostituire tutti i suoi sottomarini classe DELTA rimasti di epoca sovietica con i tipi Borei. Il sottomarino classe Delta III Ryazan, noto anche con il suo numero di scafo K-44, sembra essere ancora presente a Rybachiy sulla base delle immagini satellitari disponibili, ma non è chiaro se sia effettivamente operativo o meno.
Le basi navali di Avacha Bay ospitano anche sottomarini missilistici guidati SSGN classe Yasen-M e Oscar a propulsione nucleare, ma armati convenzionalmente, nonché vari sottomarini d'attacco nucleari e a propulsione convenzionale. I sottomarini classe Yasen-M sono tra i più avanzati nel servizio russo oggi, e i funzionari statunitensi citano regolarmente come rappresentanti di minacce particolarmente significative.
Ci sono anche rapporti secondo cui la Marina russa alla fine prevede di spostare l'oscuro K-329 Belgorod, il sottomarino più lungo al mondo, in quella base. Il sottomarino classe Oscar II altamente modificato, Belgorod è stato progettato per trasportare i siluri Poseidon a propulsione nucleare, armati con testata nucleare, a lungo raggio; un'arma denominata anche Status-6, ed è anche considerata in grado di svolgere missioni di spionaggio subacqueo.
Non è chiaro quali sottomarini fossero effettivamente presenti ad Avacha Bay quando si è verificato il terremoto. I cieli nuvolosi nella regione nelle ultime settimane hanno limitato la disponibilità di immagini satellitari pubblicamente disponibili che potrebbero offrire indizi su quali navi fossero in porto in quel momento.
L'immagine satellitare scattata circa due settimane prima del terremoto mostra 6 sottomarini nucleari nella base russa vicino a Petropavlovsk-Kamchatsky, poco più di 100 km dall'epicentro del terremoto. La ripartizione è: 3 classe Oscar, 1 classe Akula, 1 classe Borei e 1 classe Delta
La composizione e il numero di sottomarini probabilmente sono cambiati dopo l’osservazione satellitare, ma alcuni erano quasi certamente ancora presenti prima del terremoto. Data la profondità ridotta della baia di Avacha, è probabile che alcuni sottomarini siano stati trasferiti in acque più profonde prima dello tsunami.
Rybachiy e la base navale di Petropavlovsk-Kamchatsky ospitano anche varie navi da guerra di superficie, anche se la maggior parte delle principali navi della flotta del Pacifico della Marina russa sono di base a Vladivostok, a circa 1.400 miglia di distanza a sud-ovest.
Il cantiere navale di Vilyuchinsk nella baia di Avacha è anche una struttura chiave logistica per sostenere le operazioni sottomarine della Marina russa nel Pacifico.
L'epicentro del terremoto si trovava a circa oltre 100 Km dalla baia di Avacha, sede della flotta russa del Pacifico, che ospita sottomarini diesel e nucleari. I primi filmati di Petropavlovsk-Kamchatsky, indicano danni sia da scosse di terremoto che da tsunami.
La baia ha più installazioni, ma tre spiccano: il North-Eastern Repair Center, che serve sia sottomarini diesel che nucleari; la base sottomarina di Rybachiy, sede dei sottomarini della flotta del Pacifico; e una struttura di carico di SLBM specializzato, utilizzato per rifornire i sottomarini.
Va sottolineato che al momento non ci sono chiare indicazioni certe che le strutture navali russe a Avacha Bay, o navi ormeggiate ai loro moli, abbia subito o meno danni a causa del terremoto e delle conseguenti ondate di tsunami. La geografia di base della baia avrebbe potuto aiutare a proteggere le risorse militari ubicate all'interno.
"Non ho informazioni sui danni critici alle basi navali della Marina russa in Kamchatka. Penso che tutto sia nel raggio normale", ha ribadito un ufficiale della Marina russa in pensione che mantiene stretti contatti con i membri del servizio attivo. "Queste basi sono state progettate e costruite pensando alla possibilità di un attacco nucleare da parte del nemico".
Allo stesso tempo, anche onde relativamente minori e onde in aumento potrebbero avere impatti potenzialmente significativi. I danni potrebbero derivare solo da sottomarini e altre navi che urtano violentemente nei loro ormeggi, un tipo di incidente tecnicamente indicato come un'allisione, piuttosto che una collisione. Anche una notevole quantità di acqua che scorre in eventuali portelli aperti o punti di accesso potrebbe causare problemi devastanti. Qualsiasi sottomarino o altra nave in fase di manutenzione importante sarebbe stato particolarmente vulnerabile.
Se non altro, gli eventi recenti hanno evidenziato i potenziali rischi associati al raggruppamento di strutture e risorse militari chiave, come preziosi sottomarini missilistici balistici strategici, in un'unica area relativamente limitata.
Con le autorità russe che affermano che i maggiori pericoli sono passati, potrebbe ora iniziare ad emergere una maggiore chiarezza sullo stato delle strutture navali russe nella baia di Avacha.




La classe Borei, anche nota come Progetto 955 (in russo проекта 955 Борей, Projekta 955 Borej; nome in codice NATO: Borei) 

E’ una classe di sottomarini lanciamissili balistici a propulsione nucleare di fabbricazione russa sviluppata a partire dagli anni '90 dal OKB Rubin ed entrata in servizio nella marina russa nel 2013.


Talvolta chiamata classe Dolgorukij, dal nome dell'unità capoclasse, si tratta della prima classe di battelli di questo tipo realizzata in una ex-repubblica sovietica dai tempi della dissoluzione dell'URSS, nonché primi sottomarini nucleari ad essere progettati e costruiti nella Federazione Russa.
A seguito del lungo periodo di gestazione del primo esemplare causato dal processo di acquisizione del know-how necessario alla costruzione di mezzi così sofisticati, il Ministero della Difesa russo ha emanato nuovi requisiti che hanno rivoluzionato il progetto originale dando vita al Progetto 955A Borei-A (in cirillico: проекта 955А Борей-А).
La prima unità appartenente al nuovo progetto della classe Borei, il Knjaz Vladimir, è entrato in servizio nel giugno 2020.
La costruzione di una nuova generazione di SSBN venne annunciata dai vertici della Marina Russa il 16 ottobre 1996. Il 2 novembre dello stesso anno, presso il cantiere navale Sevmaš (Severodvinsk) vennero iniziati i lavori della prima unità della classe Borei (all'epoca nota come progetto 935). Il nome del sottomarino era Jurij Dolgorukij, il principe russo che secondo la tradizione ha fondato la città di Mosca (città che ha sponsorizzato il sottomarino).
Nelle intenzioni dei vertici della Marina Russa, avrebbe dovuto affiancare i classe Typhoon, rispetto ai quali avrebbe avuto dimensioni minori ma un armamento simile.
L'ingresso in servizio era inizialmente previsto per il 2001, ma la costruzione è stata caratterizzata da pesanti ritardi, dovuti a motivi sia economici sia tecnici. Tra questi ultimi, in particolare, determinante è stato il totale insuccesso del missile che avrebbe dovuto imbarcare la nuova classe di sottomarini. I primi tre lanci di tale missile, l'SS-NX-28, fallirono e questo provocò la cancellazione del nuovo sistema d'arma.
A causa di questo fallimento, fu necessario provvedere ad una radicale opera di riprogettazione del sottomarino, in seguito alla quale assunse l'attuale denominazione di progetto 955. Le modifiche al progetto prevedevano, ovviamente, l'utilizzo di un nuovo missile, l'R-30 Bulava (versione navale SLBM dell'ICBM RT-2PM2 Topol'-M).
L'ingresso in servizio venne continuamente posticipato, fino a quando, nell'agosto del 2003, i vertici militari russi dichiararono che la piena operatività dei Borei si sarebbe avuta nel 2010, fondi permettendo. In quel periodo, il sottomarino era completo al 40%.
Il varo del primo esemplare, largamente incompleto, avvenne il 15 aprile 2007. Per la Russia era un evento molto importante, poiché si trattava del primo SSBN dal 1990 (anno del varo del K-407 Novomoskovsk, ultimo esemplare della Delta IV). Inoltre, si tratta del primo battello di questo tipo russo e non sovietico. La consegna della bandiera e l'entrata in servizio è stata effettuata il 10 gennaio 2013
Era prevista la costruzione di otto esemplari entro il 2020, tre come Progetto 955, e cinque come Progetto 955/A (aumentato il contenimento del rumore e con 20 missili balistici intercontinentali Bulava come dotazione).
Al momento, sono entrati in servizio quattro esemplari mentre altri 4 sono in vari stadi costruttivi presso il cantiere Sevmaš a Severodvinsk. Due unità sono in attesa di essere impostate.
Il Knyaz Vladimir è la versione migliorata del sottomarino subacqueo strategico missilistico Project 955, che rappresenta la quarta generazione di sottomarini a propulsione nucleare costruiti per la Marina russa. È stato lanciato nel novembre 2017. Secondo i dati del ministero della Difesa russo, il sottomarino Knyaz Vladimir è meno rumoroso e presenta migliori sistemi di controllo delle manovre, della profondità e degli armamenti.
Tutti i sottomarini di classe Borei possono trasportare 16 missili balistici Bulava. Sono inoltre dotati di tubi siluro da 533 mm.
Tecnicamente, secondo le dichiarazioni dei vertici della Marina Russa, i Borei rappresenterebbero lo stato dell'arte per quanto riguarda questa tipologia di sottomarini, e sarebbero superiori agli altri tipi attualmente in servizio. In particolare, grazie ad una nuova forma dello scafo e ad un sistema propulsivo innovativo, sarebbero estremamente silenziosi e, quindi, poco rintracciabili ai sonar.
Il costo stimato di un singolo esemplare è di 890 milioni di dollari. La velocità in immersione stimata dovrebbe essere pari a 29 nodi.
Per quanto riguarda la fase progettuale, l'armamento è sicuramente quello che ha dato più problemi. Infatti, inizialmente i Borei avrebbero dovuto imbarcare venti R-39M, derivati dagli R-39 imbarcati sui Typhoon. Tuttavia, il fallimento di tale sistema d'arma ha costretto i tecnici a riprogettare largamente il sottomarino, ed a sviluppare un nuovo sistema missilistico.
Nello specifico, oggi i Borej imbarcheranno gli R-30 Bulava, che però, essendo di derivazione terrestre, hanno un ingombro superiore agli R-39M previsti nel progetto originale. Di conseguenza, il numero dei missili imbarcabili è stato ridotto, passando dai venti inizialmente previsti a dodici. Successivamente, comunque, con il Progetto 955/A è stato possibile portare il loro numero agli attuali sedici.
Durante i test, uno spettacolare fallimento si è verificato nella notte dell'8 dicembre 2009, quando un missile fuori controllo ha disegnato delle spirali nel cielo della Norvegia, mettendo in allarme una base militare anche per la concomitanza della presenza di Barack Obama ad Oslo per la cerimonia del ritiro del premio Nobel.
Nel giugno 2018 i R-30 Bulava sono entrati ufficialmente in servizio nella Marina russa a seguito del successo nel lancio simultaneo di una salva di 4 missili avvenuto nel maggio 2018. Per quanto riguarda i siluri, sono previsti sei tubi da 533mm.







Si vis pacem, para bellum 
(in latino: «se vuoi la pace, prepara la guerra») è una locuzione latina.

Usata soprattutto per affermare che uno dei mezzi più efficaci per assicurare la pace consiste nell'essere armati e in grado di difendersi, possiede anche un significato più profondo che è quello che vede proprio coloro che imparano a combattere come coloro che possono comprendere meglio e apprezzare maggiormente la pace.
L'uso più antico è contenuto probabilmente in un passo delle Leggi di Platone. La formulazione in uso ancora oggi è invece ricavata dalla frase: Igitur qui desiderat pacem, praeparet bellum, letteralmente "Dunque, chi aspira alla pace, prepari la guerra". È una delle frasi memorabili contenute nel prologo del libro III dell'Epitoma rei militaris di Vegezio, opera composta alla fine del IV secolo.
Il concetto è stato espresso anche da Cornelio Nepote (Epaminonda, 5, 4) con la locuzione Paritur pax bello, vale a dire "la pace si ottiene con la guerra", e soprattutto da Cicerone con la celebre frase Si pace frui volumus, bellum gerendum est (Philippicae, VII, 6,19) tratta dalla Settima filippica, che letteralmente significa "Se vogliamo godere della pace, bisogna fare la guerra", che fu una delle frasi che costarono la vita al grande Arpinate nel conflitto con Marco Antonio.

Blog dedicato agli appassionati di DIFESA, 
storia militare, sicurezza e tecnologia. 


La bandiera è un simbolo che ci unisce, non solo come membri 
di un reparto militare 
ma come cittadini e custodi di ideali.
Valori da tramandare e trasmettere, da difendere
senza mai darli per scontati.
E’ desiderio dell’uomo riposare
là dove il mulino del cuore non macini più
pane intriso di lacrime, là dove ancora si può sognare…
…una vita che meriti di esser vissuta.
Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Violenza e terrorismo sono il risultato
della mancanza di giustizia tra i popoli.
Per cui l'uomo di pace
si impegna a combattere tutto ciò 
che crea disuguaglianze, divisioni e ingiustizie.
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…
Come i giusti dell’Apocalisse scruto i cieli e sfido l’Altissimo: 
fino a quando, Signore? Quando farai giustizia?
Dischiudi i sette sigilli che impediscono di penetrare il Libro della Vita 
e manda un Angelo a rivelare i progetti eterni, 
a introdurci nella tua pazienza, a istruirci col saggio Qoelet:
“””Vanità delle vanità: tutto è vanità”””.
Tutto…tranne l’amare.

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, TWZ, NavalNews, CovertShores, Wikipedia, You Tube)