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mercoledì 23 luglio 2025

MARINA MILITARE ED ESERCITO ITALIANO: con il nome Vulcano Leonardo-OTO identifica una nuova famiglia di proiettili HEFSDS (High Explosives Fin Stabilized Discarding Sabot) per i cannoni navali da 76/62 e 127mm, 120 mm per MBT e per gli obici da 155 mm, sia il cannone trainato Fh-70 sia per quelli che equipaggiano i semoventi M109 e PzH 2000.










https://svppbellum.blogspot.com/

Si vis pacem, para bellum 
(in latino: «se vuoi la pace, prepara la guerra») è una locuzione latina.

Uno dei mezzi più efficaci per assicurare la pace consiste nell'essere armati e in grado di difendersi, possiede anche un significato più profondo che è quello che vede proprio coloro che imparano a combattere come coloro che possono comprendere meglio e apprezzare maggiormente la pace.





Con il nome Vulcano l’azienda italiana Leonardo-OTO identifica una nuova famiglia di proiettili per i cannoni imbarcati da 76/62 e 127mm anche nella versione 52 calibri, e 120 mm per MBT e per gli obici da 155 mm, sia il cannone trainato Fh-70 sia per quelli che equipaggiano i semoventi M109 e PzH 2000.




Prodotti dal Leonardo - Oto Melara, questi proiettili hanno la caratteristica di avere una gittata estesa rispetto al munizionamento tradizionale dello stesso calibro e, per alcune versioni, un sistema di guida che consente attacchi di precisione contro bersagli navali o terrestri.
Come già detto, lo stesso proiettile può essere sparato da calibri diversi (76, 120 mm, 127 mm e 155 mm) in quanto questo risulta essere sottocalibrato e camerato tramite dei distanziali a perdere nello stesso modo dei proiettili APFSDS; la denominazione precisa per questo tipo di munizioni è HEFSDS (High Explosives Fin Stabilized Discarding Sabot) cioè proiettile ad alta esplosività, stabilizzato ad alette, ad abbandono d'involucro.
La munizioni sono composte da due sezioni: quella anteriore con 6 alette canard e la testata, quella posteriore con alette spaziatrici. In tutto il proiettile pesa circa 20 kg con 2,5 kg di esplosivo. 


Le munizioni sono di 3 tipi:
  • Ballistic Extended Range (BER) - versione base non guidata che può raggiungere i 70 km e può essere utilizzata contro ogni tipo di obiettivo navale, terrestre o aereo.
  • Guided Long Range (GLR/IR) - versione antinave guidata nel finale da un sensore infrarosso (IR) che inizia a cercare il bersaglio ad una distanza di 6 km e ad un'altezza di 2,5 km. Può raggiungere i 90 km o anche 120 km se sparato dalla canna da 64 calibri. La testata esplode dopo aver penetrato lo scafo della nave bersaglio. Oto Melara indica una "kill probability" dell'80% con il primo colpo contro una nave delle dimensioni di una fregata.
  • Guided Long Range (GLR) - munizione completamente guidata tramite GPS e IMU (Inertial Measurement Unit). Il proiettile viene sparato fino a 25 km in altezza dove viene guidato dal sistema IMU costantemente aggiornato dal GPS proseguendo a velocità supersonica con angolo di discesa costante. L'ultima fase del volo avviene in picchiata sull'obiettivo.
La traiettoria delle munizioni non guidate è di tipo convenzionale balistico con una gittata fino a 70 km, mentre la gittata delle versioni guidate raggiungerà i 100 km quando sparate dal cannone cal. 127/54C e di 120 km quando sparate dal cannone cal. 127/64LW.

Il cannone da 76/62 mm ed il relativo munizionamento VULCANO.

Il sistema Strales di OTO Melara potenzia le capacità dei cannoni navali 76/62 nell'affrontare le sfide poste dai nuovi contesti asimmetrici. Dopo oltre cento anni si dimostra vincente la scelta di OTO Melara di investire nella produzione di artiglierie navali innovative e tecnologicamente avanzate.





Il sistema d’arma Strales di OTO Melara potenzia le capacità dei cannoni navali da 76/62 nell’affrontare le sfide poste dai nuovi contesti asimmetrici.
Negli scenari operativi attuali, imbarcazioni piccole ma molto manovriere, capaci di colpire improvvisamente e simultaneamente grandi navi, rappresentano una minaccia concreta. Anche i missili antinave a capacità manovrante costituiscono un pericolo potenziale. L’ingaggio del bersaglio si deve quindi sviluppare con precisione chirurgica e con ridotto volume di fuoco. In questo contesto il sistema di OTO Melara 76/62 SR o C, dotato di kit Strales, assolve pienamente il ruolo di efficace e moderna difesa navale.
Il kit Strales, installato su di un affusto 76/62, il kit Strales è composto da un’antenna che, tramite un fascio di radio-frequenza (RF), guida precisamente uno o più proiettili DART (Driven Ammunition Reduced Time Of Flight) verso il bersaglio garantendo di raggiungerlo senza margini di errore ed evitando così il rischio di danni collaterali.


Il sistema 76/62 Strales spara proiettili sotto-calibrati DART i quali vengono espulsi dalla canna a una velocità più elevata dei proiettili 76mm standard. Il proiettile DART, che è dotato di una sezione anteriore di guida, una volta sparato si muove in un fascio RF puntato costantemente al punto presente della traiettoria della minaccia in avvicinamento. Raggiunta la distanza di ingaggio, una spoletta di prossimità di ultima generazione attiva il proiettile DART sulla minaccia all’istante ottimale, per garantire un ingaggio di successo. La velocità dei proiettili DART e le loro capacità di guida rendono un 76/62 Strales uno strumento capace di contrastare minacce veloci e manovranti, sia di tipo asimmetrico, che di tipo tradizionale, consentendo però un contenimento dei costi rispetto ad analoghi sistemi di difesa basati su tecnologia missilistica.
Il kit Strales può essere anche introdotto su cannoni 76/62 Super Rapidi o Compatti già in servizio, consentendo di mantenere intatto il ritmo di fuoco sia nello sparare munizioni 76mm standard che nello sparare le munizioni guidate DART.
Il sistema 76/62 Strales risolve il problema intrinseco delle artiglierie navali che, ingaggiando un bersaglio al punto futuro della sua traiettoria, possono essere non efficaci, specialmente laddove i bersagli siano mobili ed imprevedibili.
La scelta da parte di OTO Melara di continuare ad investire nella produzione di artiglierie navali, puntando sull’innovazione e sulle grandi capacità tecnologiche e progettuali acquisite, si dimostra ancora vincente e fonte di importanti sviluppi.

Il cannone da 120 mm con canna da 55 calibri – 120/L55 – ed il nuovo munizionamento VULCANO da 120 mm.

La nuova bocca da fuoco prodotta da Leonardo-OTO garantisce una maggiore velocità alla volata, grazie alla maggiore lunghezza della canna, e la possibilità di sparare un maggior numero di colpi anche con pressioni di esercizio più elevate, rispetto alle munizioni oggi in sviluppo, grazie ad un nuovo processo di auto-forzamento, ideato e realizzato da Leonardo. 







Il 120/L55 è stato messo a punto e progettato principalmente per il PANTHER-IT in variante combat che equipaggerà 82 dei 132 esemplari previsti (gli altri 50 avranno il cannone L55A1 di Rheinmetall); potrà essere “retrofittato” anche sull’ARIETE C2 e sul carro leggero AICS-120, soprattutto pensando all’export. Le qualifiche del pezzo di artiglieria avranno una durata di 12 mesi e verranno impiegati 5 prototipi.



Il VULCANO da 120 mm è l’ultimo proietto della famiglia sotto-calibrata/di precisione VULCANO; è stato progettato per equipaggiare le bocche da fuoco da 120 mm degli MBT, ma anche dei calibri analoghi di mezzi ruotati 8 x 8 e cingolati per la ricognizione pesante (CENTAURO II e AICS-120). Il nuovo proietto avrà una gittata massima di circa 30 Km. Con il VULCANO-120, dunque, potranno essere ingaggiati oltre la linea di vista obbiettivi quali mezzi blindati, lanciarazzi, siti della difesa aerea, ecc, ma anche gli stessi MBT avversari, provocandone, distruggendone ottiche, antenne e così via. La sua concezione nasce dai moderni scenari operativi, rispetto alla quale l'inviluppo della manovra a contatto si è esteso in profondità ed ha abbracciato anche altre dimensioni, oltre a quella terrestre. In tale contesto, l’MBT sta evolvendo in una sorta di Piattaforma Principale Multiruolo da Combattimento che deve essere in grado di colpire anche a notevole distanza.
Il Vulcano 120 mm è l’ultimo nato nella famiglia di munizionamento di precisione Vulcano sviluppata da Leonardo, concepito per estendere radicalmente la portata e la versatilità delle bocche da fuoco da 120 mm in dotazione ai carri armati ed ai mezzi da combattimento. Tale progetto trae origine dall’esperienza maturata con le munizioni Vulcano nei calibri 76 e 127 mm navale e 155 mm terrestre.
La necessità di un proiettile del genere nasce dall’evoluzione degli scenari operativi moderni, nel ambito dei quali i carri armati si trovano ad affrontare minacce sempre più complesse, distanti e distribuite sul campo di battaglia. Le lezioni apprese da conflitti recenti tra cui la guerra in atto tra Russia ed Ucraina hanno evidenziato l’importanza di capacità di ingaggio a lungo raggio ed oltre la linea visiva.
Il programma Vulcano 120 mm ha ricevuto l’interesse dello Stato Maggiore dell’Esercito Italiano (SME), interessato a dotare le proprie unità corazzate e da ricognizione pesante di una capacità organica di ingaggio a lungo raggio.
Ad oggi è in fase avanzata la qualificazione ed integrazione del sistema, che proseguirà nei prossimi circa 12 mesi.
Dal punto di vista tecnico, il Vulcano 120 mm è un proiettile sottocalibrato a guida di precisione. Ciò significa che il proietto effettivo ha un diametro inferiore a 120 mm ed è racchiuso in un sabot che si separa all’uscita dalla canna; una volta in volo, il proietto è stabilizzato da alette ed è dotato di sistemi di guida attiva in grado di correggere la traiettoria. La munizione non è razzo ma sfrutta l’elevata velocità iniziale impartita dal cannone ed un profilo aerodinamico ottimizzato (con una fase di planata supersonica) per raggiungere distanze molto superiori ai proiettili convenzionali dello stesso calibro. Grazie a queste soluzioni, il Vulcano 120 mm può triplicare la gittata utile rispetto a un 120 mm standard e conseguire una precisione nettamente superiore che non dipende dalla gittata.
Leonardo ha riutilizzato molti sottosistemi già sviluppati per le munizioni guidate da 76 e 127 mm navali e 155 mm terrestri, riducendo i rischi di sviluppo ed i costi unitari. Il sensore di guida laser semi-attiva (SAL) impiegato nel Vulcano 120 mm è lo stesso componente usato nei sistemi Vulcano di calibro maggiore, il che ha permesso di integrarlo senza dover sviluppare un seeker ad hoc con evidenti benefici in termini di tempistiche e di contenimento dei costi. E’ un sistema d’arma ITAR-free, cioè privo di componenti soggetti a restrizioni statunitensi, facilitando così l’esportazione verso Paesi amici esteri.
Qualsiasi veicolo equipaggiato con un cannone NATO da 120 mm può impiegare questa munizione, a patto di disporre dell’elettronica di programmazione necessaria. Le interfacce meccaniche sono identiche a quelle dei proiettili standard; quindi, il Vulcano 120 non richiede modifiche alla camera di scoppio o ai meccanismi di caricamento dei cannoni esistenti. Dal punto di vista balistico, il nuovo 120/L55 italiano, grazie ad un avanzato processo produttivo, è in grado di sparare il Vulcano 120 mm a velocità iniziali superiori di circa il 5%.
È chiaro, tuttavia, che la distanza massima raggiungibile dipende dai limiti di elevazione del pezzo da 120 mm: i carri armati generalmente hanno un’elevazione massima del cannone attorno a 15-20 gradi, sufficiente per traiettorie indirette fino a circa 8-12 km. Per sfruttare appieno il potenziale balistico del Vulcano (e avvicinarsi alla soglia dei 20-30 km), sarebbe necessario adottare accorgimenti tattici come piattaforme con maggiore angolo di tiro o posizionare il carro su terrapieni inclinati od ancora rampe per aumentare l’elevazione. Il Vulcano 120 mm vanta un’accuratezza di gran lunga superiore alle munizioni balistiche con un CEP (Circular Error Probable) inferiore a 5 metri sulle coordinate bersaglio usando la sola guida inerziale+GPS, che scende notevolmente in presenza di una guida terminale laser. In termini pratici, ciò significa avere alte probabilità di first-round hit anche su obiettivi di piccole dimensioni, eliminando la necessità di aggiustamenti di tiro. La traiettoria del proiettile è controllata attivamente da un sistema di navigazione INS/GNSS: durante il volo di crociera la munizione corregge la rotta tramite un’unità inerziale assistita da segnali satellitari (GPS, Galileo e altre costellazioni). Il ricevitore GNSS è multi-banda e multi-costellazione, in grado di sfruttare sia segnali GPS statunitensi sia europei Galileo ed altri, per aumentare la disponibilità e la resilienza. In caso di jamming, il proietto può fare affidamento esclusivamente sull’INS, il che degrada la precisione ma consente comunque di portarsi nell’area del bersaglio; inoltre, nella fase terminale intervengono i sensori homing (laser o IR) a rifocalizzare sul punto esatto.
Il Vulcano 120 mm prevede configurazioni con diversi tipi di seeker intercambiabili:
  • Guida Semi-Attiva Laser (SAL): è l’opzione già disponibile ed integrata sul proiettile corrente. In questa modalità, il proietto è dotato di un sensore laser che “vede” l’energia riflessa da un bersaglio illuminato da un designatore laser esterno.
  • Guida GPS/INS: né laser né IR, in tale configurazione il proiettile può operare in modalità solo “geografica” con coordinate conosciute. In tal caso seguirà una traiettoria programmata verso un punto designato prima del lancio ed impatterà in quella zona prestabilita. La precisione dipende solo dalla guida inerziale/GPS.
Queste modalità risultano anche particolarmente resistenti a contromisure elettroniche: non avendo segnali emessi che possano essere disturbati, e con l’INS a garantire la navigazione in caso di oscuramento GNSS, tentare di “accecare” il Vulcano 120 mm risulta molto difficile. Inoltre, come spiegato dagli ingegneri di Leonardo, lo spoofing di un sistema GNSS militare in un proiettile di artiglieria è teoricamente possibile ma praticamente irrealizzabile: per ingannare il ricevitore bisognerebbe generare in tempo reale segnali falsi calibrati sulla posizione imprevedibile del proiettile, che in pochi secondi percorre centinaia di metri e, quindi, in grado di variare continuamente la sua posizione a velocità supersonica.
In sintesi, l’introduzione del Vulcano 120 mm abilita due modalità di ingaggio principali: 
  • un ruolo primario con traiettorie estese anche NLOS con profilo di attacco dall’alto ed un ruolo secondario con tiro diretto avanzato.
  • In scenari NLOS (Non-Line of Sight), un carro armato equipaggiato con Vulcano 120 mm può ingaggiare bersagli posti oltre la sua linea visiva, simile a un’azione di artiglieria. 
Questo comporta l’uso di elevate angolazioni di tiro e della guida correttiva del proietto per colpire obiettivi nascosti dietro ostacoli naturali od a grande distanza come, ad esempio, contro mezzi nemici disposti oltre colline, batterie di lanciarazzi, o centri di comando arretrati. Come discusso, la gittata massima in tale modalità è attualmente limitata dall’elevazione del cannone, dai 10-15 km ai 25-30 km secondo Leonardo, che rappresenta un salto significativo rispetto ai 4-5 km di un colpo tradizionale APFSDS sparato in tiro curvo. Più la distanza è grande, più è possibile ottenere angoli di attacco elevati (fino quasi al verticale oltre i 10-15 km), sebbene la velocità d’impatto diminuisca all’aumentare dell’angolo.
La modalità top-attack rende il Vulcano 120 mm particolarmente letale contro mezzi pesanti.
Il proiettile Vulcano è un oggetto piccolo, molto veloce e con ridotta traccia radar (RCS), caratteristiche che lo rendono difficile da individuare e ingaggiare in tempo dai radar degli APS attuali. Di fatto, il proiettile guidato Vulcano 120 può essere considerato un “quasi-missile” a basso costo. Nel tiro diretto in traiettorie balistiche controllate a meno di dieci chilometri di distanza. In questo caso il carro armato può ingaggiare un bersaglio che, eventualmente, rientri nel suo campo visivo o di scoperta radar od optronica sfruttando il Vulcano per assicurarsi una elevata probabilità di colpire il bersaglio. Ad esempio, contro un carro nemico individuato a 6-8 km, un Ariete o i-MBT potrebbe lanciare un Vulcano 120 con la sicurezza che rispetto ad un proietto “legacy” il Vulcano è in grado di compensare effetti esterni come potrebbe essere ad esempio il vento. Rimane inalterata l’acquisizione con modalità IR o SAL che accresce ulteriormente le capacità del Vulcano 120 di colpire con precisione il bersaglio.
In questi scenari operativi l’impiego dei droni risulta non solo complementare ma fondamentale. Un drone UAV può svolgere tre ruoli chiave: intelligence, designazione e valutazione danni. In primo luogo, piccoli UAV tattici associati alle unità corazzate possono esplorare il terreno fino a decine di km, individuando bersagli oltre la vista delle unità a terra. Una volta individuato un obiettivo, il drone ne può fornire le coordinate precise (per guida GPS) oppure illuminare il bersaglio con un designatore laser dal cielo (per guida SAL).
Il Vulcano 120 mm conferisce ai reparti equipaggiati un’inedita flessibilità tattica: possono ingaggiare bersagli oltre l’orizzonte, attaccare dall’alto veicoli protetti, cooperare strettamente con droni e resistere ad interferenze elettroniche. Il carro armato/mezzo da ricognizione e combattimento diventa così sia uno strumento di manovra diretta sia una piattaforma di fuoco indiretto di precisione, adattandosi alle esigenze di uno scenario bellico in cui le minacce e gli ingaggi si sviluppano su distanze molto maggiori che in passato.
La testata bellica del Vulcano 120 mm è progettata per massimizzare gli effetti terminali sul bersaglio attraverso una combinazione di danno cinetico diretto e blast/frammentazione. A differenza di un missile anticarro dedicato, il Vulcano non impiega una carica cava (HEAT) per perforare grossi spessori di corazza. All’interno del proietto è alloggiata una certa quantità di esplosivo che, all’impatto od a distanza ravvicinata dal bersaglio, detona azionando una spoletta intelligente; l’esplosione genera un’onda d’urto ed una nube di frammenti ad alta velocità capaci di neutralizzare personale non protetto o veicoli corazzati. Questo effetto è ideale per ottenere mission kill sui carri armati nemici: invece di cercare una penetrazione frontale della corazza, il Vulcano 120 mm punta a distruggere o danneggiare gravemente elementi critici del carro avversario – ad esempio sistemi di puntamento ottici, sensori, antenne, cingoli, compartimento motore – rendendolo incapace di combattere ulteriormente. Nel gergo militare questo risultato è definito danno funzionale, poiché il veicolo bersaglio pur restando intatto strutturalmente è privato delle sue funzionalità belliche: pur avendo un calibro ridotto, il Vulcano impatta con un’energia circa 3-4 volte superiore a quella di un proiettile da 30 mm sparato dal cannone GAU-8 dell’A-10 Thunderbolt. Questo significa che, oltre all’effetto esplosivo, il proietto stesso, costruito probabilmente in acciaio speciale o tungsteno, possiede un’energia cinetica tale da perforare decine di millimetri di acciaio in caso con impatto diretto. Durante test a fuoco effettuati presso il poligono di Nettuno, un proiettile Vulcano 120 mm ha dimostrato di poter perforare spessori equivalenti o superiori alla corazza di un tetto torre o del vano motore di un carro armato moderno. Ciò è avvenuto a velocità d’impatto residuali tipiche di ingaggi top-attack a lungo raggio, confermando che anche solo l’energia cinetica del corpo penetrante può mettere fuori uso un mezzo centrando le parti superiori relativamente deboli. 
L’Esercito Italiano, laddove adottasse il Vulcano 120, potrebbe contare su un’arma che, senza dover penetrare frontalmente 700 mm di corazza, ottiene comunque l’effetto militare desiderato di inabilitare se non distruggere i carri armati ed i veicoli blindo-corazzati avversari, oltre colpire con estrema efficacia ed alta precisioni altri obbiettivi come postazioni protette, infrastrutture e truppe nemiche allo scoperto.
Per impiegare efficacemente una munizione guidata come il Vulcano 120 mm, è essenziale un sistema di programmazione e comunicazione dati tra il veicolo lanciatore ed il proietto prima dello sparo. Il Vulcano 120 mm è più adatto contro target a posizione nota o con spostamenti limitati durante il tempo di volo. Questo lo differenzia da un missile anticarro filoguidato o da drone loitering, che può inseguire i bersagli; tuttavia, l’enorme velocità iniziale riduce la finestra temporale in cui il bersaglio potrebbe muoversi significativamente e le precedenti affermati capacità stealth lascerebbero pochissimo tempo al mezzo di muoversi.
L’adozione del Vulcano 120 mm potrà influenzare significativamente la dottrina d’impiego delle unità corazzate italiane.

Il cannone da 127/64 mm ed il relativo munizionamento VULCANO.

Il sistema 127/64 LW - VULCANO è costituito da quattro sottosistemi chiave:
  • il gruppo cannone 127/64 LW di grosso calibro;
  • il Sistema automatizzato di gestione delle munizioni;
  • il supporto di controllo del fuoco navale; 
  • e la famiglia di munizioni VULCANO.
Il 127/64 LW - VULCANO è un cannone di medio calibro all'avanguardia, un'eccellenza mondiale, adatto all'installazione su navi di grandi e medie dimensioni e destinato al fuoco di superficie e al supporto del fuoco navale come ruolo principale e al fuoco antiaereo come ruolo secondario. 













La compattezza del sistema di alimentazione del cannone rende possibile l'installazione su imbarcazioni di sezione ridotta. Il sistema è dotato di un caricatore modulare, composto da 4 tamburi con 14 munizioni pronte al fuoco ciascuno, ricaricabili durante il tiro, e altamente flessibile in termini di selezione delle munizioni, indipendentemente dalla loro posizione nei tamburi. Il flusso delle munizioni è reversibile, poiché i colpi possono essere scaricati automaticamente. E’ in grado di sparare tutte le munizioni standard da 127 mm / 5 pollici e la nuova famiglia di munizioni VULCANO e dispone di un'interfaccia digitale/analogica e di capacità di calcolo balistico che consentono un'agevole integrazione con qualsiasi sistema di gestione del combattimento. Il sistema di gestione automatica delle munizioni è una soluzione modulare adattabile a qualsiasi layout del caricatore della nave; è in grado di caricare il caricatore di alimentazione del cannone senza l'assistenza dell'uomo durante il funzionamento per consentire un'azione di fuoco sostenuta del cannone.
 


Il sistema è in grado di gestire sia le munizioni standard da 127 mm /5 pollici sia le nuove munizioni della famiglia VULCANO. Il Naval Fire Control Support è un sistema di pianificazione della missione che può supportare il Combat Management System per la definizione delle possibili soluzioni di tiro, la selezione delle munizioni, la definizione della traiettoria e l'identificazione della migliore rotta della nave.
La famiglia di munizioni VULCANO da 127 mm è composta da munizioni Ballistic Extended Range (BER) e Guided Long Range (GLR) con diverse spolette multifunzionali, sensori e guida finale che estendono la gittata dell'arma fino a 100 km. Il sistema imbarcato 127/64 LW VULCANO è esente da ITAR ed è stato attualmente selezionato da numerosi clienti esteri oltre che dalla nostra Marina Militare. Il cannone può usare il sistema di munizionamento Vulcano con proiettili aventi la caratteristica di possedere una gittata estesa rispetto al munizionamento tradizionale dello stesso calibro e per alcune versioni un sistema di guida che consente attacchi di precisione contro bersagli navali o terrestri. Lo stesso proiettile può essere sparato da calibri diversi (127 mm e 155 mm) in quanto risulta essere sottocalibrato e camerato tramite dei distanziali a perdere nello stesso modo dei proiettili APFSDS, la denominazione precisa per questo tipo di munizioni è HEFSDS (High Explosives Fin Stabilized Discarding Sabot) cioè proiettile ad alta esplosività, stabilizzato ad alette, ad abbandono d’involucro. Il supporto per cannone navale Oto Melara 127/64 Lightweight (LW) è un supporto per cannone a fuoco rapido adatto per l'installazione su navi di grandi e medie dimensioni. Ha anche una versione per la difesa costiera, destinata al fuoco di superficie e al supporto del fuoco navale come ruolo principale e al fuoco antiaereo come ruolo secondario. La compattezza del sistema di alimentazione del cannone ne rende possibile l'installazione su imbarcazioni di sezione ristretta. Il cannone può sparare con tutte le munizioni standard da 127 mm (5 pollici), comprese le munizioni guidate a lungo raggio Vulcano. I caricatori modulari ad alimentazione automatica consentono di sparare fino a quattro tipologie di munizioni differenti ed immediatamente selezionabili; i caricatori (quattro tamburi, ciascuno con un proiettile pronto a sparare e altre 13 munizioni in magazzino) possono essere ricaricati mentre la montatura è in funzione.
È disponibile un sistema di manipolazione delle munizioni per il trasporto di proiettili e cariche propulsive dal deposito munizioni principale ai caricatori di alimentazione, che vengono ricaricati automaticamente. Il flusso di munizioni è reversibile. I colpi possono essere scaricati automaticamente dalla pistola. Sono disponibili interfacce digitali e analogiche per qualsiasi Combat Management System, anche secondo il protocollo COBRA.
Il cannone navale 127/64 LW include un modulo Vulcano, che agisce in due modi:
  • Programmatore per spoletta e sistema di guida delle munizioni;
  • Pianificazione ed esecuzione della missione per l'azione di supporto al fuoco navale (soluzioni di fuoco, selezione delle munizioni, definizione di traiettorie e sequenze di fuoco, calcoli balistici che tengono conto del tipo di munizioni, ecc.), come standalone o in interazione con il Network Centric System della nave;
  • La famiglia di munizioni VULCANO comprende anche il VULCANO 76mm che ha ultimato da tempo la fase di sviluppo.
Si tratta di un proiettile di calibro inferiore che può impegnare un bersaglio su una distanza di 40 km raddoppiando la portata di un proiettile standard da 76 mm. La tecnologia Vulcano è stata applicata ad un calibro più piccolo, migliorando le capacità dei cannoni navali 76/62 in servizio con 56 Marine nel mondo, al fine di colpire i bersagli con maggiore precisione e ridurre al minimo il rischio di danni collaterali.
La multinazionale Leonardo, insieme alle munizioni DART e 4AP, ha sviluppato una famiglia di munizioni non guidate e guidate denominate “VULCANO” con una gittata superiore alle normali munizioni e con una precisione ineguagliabile. 
Con il munizionamento Vulcano è possibile ingaggiare bersagli a lungo raggio, utilizzando solo i cannoni e risparmiando i missili per bersagli più lontani e costosi.
Il progetto in esame è stato sviluppato dalla società OTO Melara di La Spezia (poi confluita in Leonardo S.p.A.), prevede una munizione sotto-calibrata non autopropulsa dotata, nella versione guidata, di governi aerodinamici, navigazione inerziale/GPS e, in alcuni sottotipi, di un sistema di guida terminale. Il proietto è caratterizzato da una elevatissima gittata e da una precisione molto spinta con un CEP < 20m.
Una prima differenziazione tra le munizioni - il cui sviluppo è terminato - si può fare tra munizioni non guidate e munizioni guidate, denominate rispettivamente:
  • Extended Range;
  • Long Range. 
I calibri presi in considerazione da Leonardo sono:
  • Il 76 mm;
  • Il 120 nella versione terrestre;
  • il 127mm in quella navale;
  • il 155mm nella versione terrestre.
La traiettoria delle munizioni non guidate è di tipo convenzionale balistico con una gittata:
  • Fino a 40 Km con il 76/62 mm;
  • Fino a 70 km, mentre la gittata delle versioni guidate raggiungerà i 100 km quando utilizzate dal cannone cal. 127/54C;
  • 120 km quando sparate dal nuovo cannone cal. 127/64LW;
  • Fino a 100 Km è la gittata del 155mm.
Tali gittate saranno ottenibili grazie ad una velocità iniziale dei proiettili molto elevata ed a coefficienti aerodinamici molto bassi se confrontati con quelli di munizioni di grosso calibro in servizio.
Il nuovo munizionamento “Vulcano” di Leonardo farà fare al sistema dell’artiglieria italiana e degli alleati occidentali una notevole salto di qualità nel futuro.
Il Vulcano è un munizionamento guidato che estenderà il ruolo dell’artiglieria a missioni non effettuabili con i sistemi convenzionali. Per l’artiglieria navale si potranno effettuare tiri da distanza di sicurezza per la nave con tiri oltre l’orizzonte e contro bersagli in movimento in modalità “fire and forget”, in supporto a truppe operanti a terra; vi sarà poi la possibilità di neutralizzare bersagli puntiformi quali postazioni, obiettivi strategici e molto altro ancora.
Per l’artiglieria terrestre sarà possibile svolgere missioni per le quali ad oggi viene richiesto il supporto aereo utilizzando un numero minore di munizioni in aree densamente popolate.
Le artiglierie terrestri e navali potranno operare con gittate tre volte superiori a quelli standard con precisione metrica: si potrà far entrare un colpo in una finestra a 85 Km di distanza. Si potrà colpire una nave oltre la linea dell’orizzonte o annientare un nido di mitragliatrici che tiene sotto tiro i nostri soldati, senza far partire elicotteri, in ogni condizione meteorologica. Si potranno effettuare missioni impossibili nelle attuali condizioni anche entro il range dove oggi operano le artiglierie tradizionali. Insomma, si potrà completare la missione con costi inferiori ma soprattutto con intensità proporzionale alla minaccia e bassissimo tasso di danni collaterali. La riduzione dei danni collaterali si potrà ottenere su tutto il range di utilizzo grazie alla accuratezza estrema, indipendentemente dalla distanza, attraverso la selezione dell’angolo di impatto futuro. La munizione ha installate alcune sicurezze che, se del caso, possono condurre alla sua inertizzazione. In definitiva, si riduce la possibilità di danni collaterali in misura davvero inimmaginabile, sia per la precisione del sistema che per l’estrema focalizzazione degli effetti della testa in guerra. Il Vulcano è di fatto un munizionamento guidato, non intelligente. Un sistema intelligente prende decisioni in modo autonomo. Il Vulcano è un sistema esperto. Uno dei componenti essenziali del Vulcano è il “Vulcano module” che in base agli elementi di scenario calcola e prepara soluzioni di tiro. Per il suo corretto utilizzo in battaglia è raccomandata un’attività addestrativa per conoscere al meglio il nuovo sistema particolarmente in relazione alle logiche di impiego.
Sotto l’egida dei governi italiano e tedesco, Leonardo e Diehl Defense hanno sviluppato e qualificato la famiglia di munizioni di precisione per i cannoni calibro 127mm e 155mm.
La qualificazione congiunta conforme allo STANAG controllata dalle autorità italiane e tedesche è stata completata con successo.

Il cannone da 155/52 mm ed il relativo munizionamento VULCANO.

Vulcano 155mm è una famiglia di munizioni sotto-calibrate per i sistemi di artiglieria terrestre da 155mm composta da un proiettile non guidato denominato BER (Ballistic Extended Range) e da uno guidato denominato GLR (Guided Long Range). Rappresentano la tecnologia più avanzata attualmente disponibile per un tiro preciso di artiglieria terrestre.












Il proiettile Vulcano è stato specificamente concepito e realizzato per migliorare le prestazioni delle altre munizioni dello stesso calibro, sia in termini di gittata che di precisione, mantenendo la compatibilità con le cariche propulsive in servizio e con le canne da 155 mm. La sagoma della munizione è quasi identica a quella dei proiettili convenzionali, il che ne consente la gestione senza alcun onere logistico aggiuntivo.




L'applicazione principale del Vulcano 155 GLR è il supporto al fuoco a lungo raggio e ad alta precisione contro bersagli puntiformi stazionari e in movimento con una probabilità estremamente ridotta di danni collaterali.
L'eccezionale aerodinamica, unita alla guida GPS e alle capacità di modellamento della traiettoria, consentono al Vulcano 155 GLR di raggiungere una gittata massima di 70 km, mantenendo un'estrema precisione di meno di 5 m in tutti i campi operativi.
Il bossolo è riempito di esplosivo IM ed è composto da specifici anelli di tungsteno preformati e brevettati, che consentono un'efficacia estremamente elevata contro bersagli morbidi e leggermente protetti; l'innesco della detonazione è generato da una spoletta programmabile a radiofrequenza in grado di svolgere diverse funzionalità, quali l’impatto altimetrico, istantaneo e ritardato. Quando la spoletta a radiofrequenza viene sostituita con il sensore Semi Active Laser (SAL) dedicato, il munizionamento può anche ingaggiare efficacemente bersagli designati dal laser (è richiesto un osservatore in avanti), fissi e in movimento, con un’ulteriore precisione migliorata rispetto alla pura guida GPS.
Inoltre, la possibilità di programmare l'angolo di attacco finale del proiettile fino a 90° (cioè la caduta verticale) contro il bersaglio consente di massimizzare sia l’efficacia della testata che la precisione della guida, oltre a ridurre al minimo la probabilità di rilevamento del proiettile in volo da parte dei sistemi di difesa del nemico.
Le munizioni Vulcano 155, sia BER che GLR, sono state qualificate.
CARATTERISTICHE PRINCIPALI:
  • Gittata più elevata, che estende fino a tre volte le gittate operative dell'artiglieria convenzionale;
  • Maggiore precisione a qualsiasi distanza;
  • Minori danni collaterali;
  • Minimizzazione dei costi di ingaggio;
  • Capacità di annullare l'errore di localizzazione del bersaglio (TLE) per
  • bersagli fissi e in movimento (con il cercatore SAL);
  • Design all'avanguardia della munizione insensibile (IM).





Si vis pacem, para bellum 
(in latino: «se vuoi la pace, prepara la guerra») è una locuzione latina.

Usata soprattutto per affermare che uno dei mezzi più efficaci per assicurare la pace consiste nell'essere armati e in grado di difendersi, possiede anche un significato più profondo che è quello che vede proprio coloro che imparano a combattere come coloro che possono comprendere meglio e apprezzare maggiormente la pace.
L'uso più antico è contenuto probabilmente in un passo delle Leggi di Platone. La formulazione in uso ancora oggi è invece ricavata dalla frase: Igitur qui desiderat pacem, praeparet bellum, letteralmente "Dunque, chi aspira alla pace, prepari la guerra". È una delle frasi memorabili contenute nel prologo del libro III dell'Epitoma rei militaris di Vegezio, opera composta alla fine del IV secolo.
Il concetto è stato espresso anche da Cornelio Nepote (Epaminonda, 5, 4) con la locuzione Paritur pax bello, vale a dire "la pace si ottiene con la guerra", e soprattutto da Cicerone con la celebre frase Si pace frui volumus, bellum gerendum est (Philippicae, VII, 6,19) tratta dalla Settima filippica, che letteralmente significa "Se vogliamo godere della pace, bisogna fare la guerra", che fu una delle frasi che costarono la vita al grande Arpinate nel conflitto con Marco Antonio.

Blog dedicato agli appassionati di DIFESA, 
storia militare, sicurezza e tecnologia. 


La bandiera è un simbolo che ci unisce, non solo come membri 
di un reparto militare 
ma come cittadini e custodi di ideali.
Valori da tramandare e trasmettere, da difendere
senza mai darli per scontati.
E’ desiderio dell’uomo riposare
là dove il mulino del cuore non macini più
pane intriso di lacrime, là dove ancora si può sognare…
…una vita che meriti di esser vissuta.
Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Violenza e terrorismo sono il risultato
della mancanza di giustizia tra i popoli.
Per cui l'uomo di pace
si impegna a combattere tutto ciò 
che crea disuguaglianze, divisioni e ingiustizie.
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…
Come i giusti dell’Apocalisse scruto i cieli e sfido l’Altissimo: 
fino a quando, Signore? Quando farai giustizia?
Dischiudi i sette sigilli che impediscono di penetrare il Libro della Vita 
e manda un Angelo a rivelare i progetti eterni, 
a introdurci nella tua pazienza, a istruirci col saggio Qoelet:
“””Vanità delle vanità: tutto è vanità”””.
Tutto…tranne l’amare.

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, RID, ARESDIFESA, Leonardo, Wikipedia, You Tube)









 

venerdì 30 maggio 2025

US ARMY 1967: in quel periodo storico, l’US ARMY era impantanato nella guerra del Vietnam e gli elicotteri iniziavano a giocare un ruolo estremamente importante. Dei circa 12.000 elicotteri utilizzati dalle forze armate statunitensi in Vietnam, più di 5.600 andarono persi. La Sikorsky iniziò quindi ad esaminare il progetto dell'Aerial Armored Reconnaissance Vehicle (AARV), un esploratore biposto e l’AAPC, poi abbandonati; ma l'Advancing Blade Concept ha fatto un potente ritorno, molti anni dopo.








https://svppbellum.blogspot.com/

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E’ desiderio dell’uomo riposare
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…una vita che meriti di esser vissuta.






Dopo la loro introduzione su larga scala sul campo di battaglia negli anni '50 e '60, gli elicotteri hanno avuto un grande impatto sul modo in cui sono state combattute le guerre. Allo stesso tempo, fu subito chiaro che erano velivoli intrinsecamente vulnerabili; poi sono stati sviluppate tecnologie per renderli più resilienti alle offese nemiche. Da allora, nuove tattiche, alta velocità, un'ampia varietà di contromisure e persino tecnologia stealth, sono state adottate in diverse applicazioni e a vari livelli. Tuttavia, uno sforzo degli Stati Uniti per mettere a punto un elicottero protetto che fosse essenzialmente un veicolo da combattimento corazzato volante non ha avuto successo: questa è la sua storia.
Nel 1967, l’US ARMY era impantanato nella guerra del Vietnam e gli elicotteri stavano da poco giocando un ruolo estremamente importante. Dei circa 12.000 elicotteri utilizzati dalle forze armate statunitensi in Vietnam, più di 5.600 sono stati persi, secondo i dati della Vietnam Helicopter Pilots Association. Nel frattempo, i produttori statunitensi stavano cercando i modi più svariati per mettere a punto elicotteri che avrebbero avuto maggiori possibilità di sopravvivere sia nel sud-est asiatico che su campi di battaglia ancora più contestati dell’Europa.
In quel periodo, la Sikorsky stava sviluppando un nuovo tipo di corazzatura aeronautica che avrebbe fornito protezione agli elicotteri contro alcune temibili minacce balistiche. In Vietnam, gli elicotteri furono ripetutamente sottoposti a colpi di arma da fuoco quando operavano dentro e fuori le zone di atterraggio "calde". A terra, furono spesso obiettivi di attacchi di mortaio o razzi.
La nuova armatura in acciaio a doppia durezza di Sikorsky era abbastanza robusta e leggera da poter essere utilizzata come base per assemblare la struttura primaria dell'elicottero, piuttosto che aggiungerla in seguito.
Allo stesso tempo in cui stava lavorando a questa corazzatura innovativa, la Sikorsky stava sviluppando il suo Advancing Blade Concept (ABC), che prometteva elicotteri che sarebbero stati molto più veloci rispetto all'utilizzo dei rotori tradizionali.


Il sistema di rotori ABC era solo uno dei tanti sforzi in quel momento storico per migliorare notevolmente le prestazioni dei motori a rotore; furono ideati elicotteri con propulsione composita, che combinavano i rotori classici con un'ala e una sorta di propulsione ausiliaria per generare velocità più elevate.
L'ABC messo a punto dalla Sikorsky era un'alternativa all'elicottero “compound” e coinvolgeva un rotore principale controrotante alleato alla propulsione ausiliaria per spingere l'aereo in volo in avanti. L'utilizzo di questa disposizione del rotore evitava il problema dello stallo delle pale, che altrimenti limitava la velocità degli elicotteri convenzionali, e aveva finalmente eliminato la necessità di un rotore di coda.
Per un elicottero pesantemente corazzato, Il sistema ABC prometteva diversi vantaggi: era più robusto e più semplice di una configurazione convenzionale, rendendo gli aeromobili maggiormente in grado di resistere ai danni, soprattutto perché il rotore di coda molto vulnerabile e la sua trasmissione erano stati eliminati. L'alta velocità era un problema minore, poiché l'elicottero blindato era destinato a sopravvivere agli attacchi balistici, almeno fino a un certo livello, piuttosto che eluderli. Ma la tecnologia ABC era anche notevolmente agile, il che sarebbe stato utile per le manovre in combattimento.

Sikorsky iniziò a esaminare due opzioni di elicotteri corazzati

Il primo di questi era l'Aerial Armored Reconnaissance Vehicle (AARV), che era un esploratore biposto, immaginato come un successore degli Hughes OH-6 Cayuse e Bell OH-58 Kiowa dell'esercito. Questi erano stati acquistati nell'ambito del programma Light Observation Helicopter (LOH) e hanno visto un ampio uso in Vietnam.

Il programma AARV è stato finanziato da Sikorsky e dall’US ARMY per un periodo di due anni e mezzo. A giocare un ruolo significativo FU l'Army Materials & Mechanics Research Center, che aveva contribuito a sviluppare la corazzatura a doppia durezza di mezzo pollice di spessore necessaria per la cellula dell’elicottero. Dal suo peso totale di 6.800 libbre, l'armatura a doppia durezza rappresentava circa 1.800 libbre.
Dal momento che questo stava davvero sfondando nuovi orizzonti tecnologici, venne fatto uno sforzo per elaborare il modo migliore per tagliare, unire, formare e finire l'elicottero usando questo materiale. Dopo questa valutazione, fu costruito un mock-up della fusoliera e poi sottoposto a test balistici.
Nella configurazione generale, e a parte la sua disposizione del rotore ABC, l'AARV era abbastanza convenzionale e semplice. La fusoliera era particolarmente spigolosa, con una prominente linea di chine e un aspetto sfaccettato. Mentre questo tipo di design sarebbe riapparso sui concetti stealthy dell'elicottero, qui venne utilizzato per una migliore protezione contro il fuoco balistico.
Mentre la fusoliera principale era costruita con armature a doppia durezza, la fusoliera era realizzata in alluminio. La coda presentava una configurazione a V invertita.
Con una lunghezza di 25,4 piedi e un'altezza della fusoliera di 4,5 piedi, l'AARV era ancora più compatto del minuscolo OH-6, che era lungo 30,3 piedi e alto 8,1 piedi fino alla parte superiore dell'albero del rotore.
A differenza delle altre proposte ABC dell'azienda, l'AARV non aveva una propulsione ausiliaria, essendo alimentato da un singolo albero turbo Pratt & Whitney Canada PT6. Valutato a 1.175 CV, questo avrebbe dato all'elicottero una velocità massima di 150 nodi.
Nelle prove, la cellula dell'elicottero fu in grado di resistere a proiettili calibro 7,62 mm a distanza ravvicinata; a distanze più lunghe, anche i proiettili calibro 12,7 x 99 (.50) non erano riusciti a penetrarlo. Oltre all'armatura della cellula, fu utilizzata una "armatura trasparente" avanzata in vetro balistico per le trasparenze della cabina di pilotaggio.
L'AARV avrebbe anche avuto in dotazione proprie armi, con la possibilità di installare un Minigun da 7,62 mm su un montaggio telescopico sotto la fusoliera, mentre i POD di razzi non guidati potevano essere montati su di un pilone sul lato della fusoliera.
Sebbene un sistema di rotori ABC su larga scala fosse stato testato con successo nella galleria del vento della NASA Ames nel 1970, il progetto AARV non andò avanti nello sviluppo, con l’US ARMY che ha invece concluso che questa tecnologia sarebbe stata utilizzata meglio su di una piattaforma ad alta velocità.
La Sikorsky ha poi completato un dimostratore munito di sistema ABC ad alta velocità, l'S-69, ma senza a portare nessun aeromobile alla produzione di serie.

In seguito, lo stesso pensiero di "elicottero corazzato" che aveva portato all'AARV è stato utilizzato anche come base per un altro progetto Sikorsky, l'Aerial Armored Personnel Carrier (AAPC).

Essenzialmente una versione in scala dell'AARV, l'AAPC fu costruito attorno ad una cabina blindata a forma di scatola con alloggi per 12 soldati. Il diametro del rotore era stato aumentato a 40 piedi, rispetto ai 35,4 piedi per l'AARV. Furono studiate almeno due diverse disposizioni degli impennaggi, una è una V invertita in cui le code erano attaccate alla parte posteriore dei pattini di atterraggio e l'altra munita di un piano di coda orizzontale più convenzionale con piastre terminali verticali.
L'AAPC è poi progredito fino a un mockup su larga scala, ma l’Us Army non fu interessato a perseguire ulteriormente con il progetto. 
Così com’era ideato, l'AAPC era un confronto molto interessante con il Mi-24 Hind, che era stata la risposta sovietica a un simile tipo di requisito, anche se veniva preferita la velocità e la potenza di fuoco alla protezione balistica.

L'AARV e l'AAPC sono svaniti nel nulla, ma l'Advancing Blade Concept ha fatto un potente ritorno, molti anni dopo.


La Sikorsky è tornato al concetto con il suo dimostratore X2, che volato per la prima volta nel 2008; era destinato a dimostrare la tecnologia, ancora una volta. E ancora una volta, il sistema ABC è stato visto come un modo per sbloccare la velocità e la manovrabilità e aumentare la sopravvivenza dell'elicottero nelle severe condizioni del campo di battaglia.



L'X2 ha portato all'S-97 Raider, che era un aeromobile più rappresentativo della produzione, andato in volo nel 2015.
L'S-97, a sua volta, ha aperto la strada al promettente RaiderX, che era ampiamente visto come un potenziale favorito per il programma Future Attack Reconnaissance Aircraft (FARA), che mirava a fornire all’esercito statunitense un elicottero da ricognizione e attacco di nuova generazione ad alta velocità. Il programma FARA è stato cancellato all'inizio dell'anno scorso.




Nel frattempo, il RaiderX si è evoluto nell'ingrandito SB>1 Defiant, che ha perso la gara d'appalto Future Long-Range Assault Aircraft (FLRAA) a favore di un design basato su di un tilt-rotor di nuova generazione V-280 Valor di Bell. Come noto, è stata una competizione ad altissimo rischio.
Mentre la tecnologia APC potrebbe dover aspettare ancora un po' per trovare la sua strada in un elicottero di produzione per l’US ARMY, ci sono pochi dubbi sul suo potenziale. Anni di test hanno dimostrato una velocità impressionante, agilità e prestazioni calde ed elevate, con la capacità di impacchettare tutto questo in un ingombro relativamente piccolo.
In definitiva, l'AARV e la sua controparte che trasportavano truppe erano destinate ad essere inserite nella storia colorata dei progetti di elicotteri statunitensi della Guerra Fredda. Tuttavia, hanno svolto un ruolo altamente didattico durante un periodo di rapido sviluppo nella tecnologia dei rotorcraft, e uno che indica continue preoccupazioni sul modo migliore per garantire la sopravvivenza una volta lanciati nelle durissime battaglie dei giorni correnti e, purtroppo, di quelle future che ci attendono nei ritagli della storia.




"La Bandiera non sventola a causa dei venti che la soffiano,
La Bandiera sventola a causa dell'ultimo respiro di ogni soldato che soffia.
Per coloro che hanno combattuto e sono morti per questo,
la libertà ha un sapore che i protetti non sapranno mai.
Il vero soldato combatte non perché odia quello che ha davanti,
ma perché ama ciò che c'è dietro di sé. "
Chi sa comprende, il resto non conta.
Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Violenza e terrorismo sono il risultato
della mancanza di giustizia tra i popoli.
Per cui l'uomo di pace
si impegna a combattere tutto ciò 
che crea disuguaglianze, divisioni e ingiustizie.
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…
Come i giusti dell’Apocalisse scruto i cieli e sfido l’Altissimo: 
fino a quando, Signore? Quando farai giustizia?
Dischiudi i sette sigilli che impediscono di penetrare il Libro della Vita 
e manda un Angelo a rivelare i progetti eterni, 
a introdurci nella tua pazienza, a istruirci col saggio Qoelet:
“””Vanità delle vanità: tutto è vanità”””.
Tutto…tranne l’amare.

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, SAFARI, Google, TWZ, Wikipedia, You Tube)