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martedì 2 luglio 2024

Ww2 1944 R.S.I.: la pistola mitragliatrice Società Anonima Revelli Manifattura Armiguerra, o Armaguerra TZ-45 è un mitra calibro 9 × 19 mm Parabellum costruito in Italia verso la fine della seconda guerra mondiale. Deriva il suo nome dalle iniziali dei due progettisti (Tonon e Zorzoli), che disegnarono quest'arma nel corso del 1944.










https://svppbellum.blogspot.com/

Blog dedicato agli appassionati di DIFESA, 
storia militare, sicurezza e tecnologia. 
La bandiera è un simbolo che ci unisce, non solo come membri 
di un reparto militare 
ma come cittadini e custodi di ideali.
Valori da tramandare e trasmettere, da difendere
senza mai darli per scontati.
E’ desiderio dell’uomo riposare
là dove il mulino del cuore non macini più
pane intriso di lacrime, là dove ancora si può sognare…
…una vita che meriti di esser vissuta.





La pistola mitragliatrice TZ-45 è un mitra calibro 9 × 19 mm Parabellum costruito in Italia verso la fine della seconda guerra mondiale. Deriva il suo nome dalle iniziali dei due progettisti (Tonon e Zorzoli), che disegnarono quest'arma nel corso del 1944 in collaborazione con la fabbrica d'armi Società Anonima Revelli Manifattura Armiguerra, più conosciuta con il nome telegrafico Armaguerra. A causa dell'incombenza della guerra, la produzione dell'arma non avvenne presso lo stabilimento di Cremona, ma fu dislocata presso la ditta "fratelli Giandoso" di Gardone Val Trompia in provincia di Brescia.


Iniziata nelle ultime settimane del 1944, l'intera produzione della TZ-45 fu assorbita dalle forze armate della Repubblica Sociale Italiana, mentre la sua distribuzione fu disposta inizialmente ai soli corpi speciali (come, ad esempio, la Xª Flottiglia MAS) ma fu poi generalizzata a tutte le unità combattenti, in particolare a quelle impegnate nella lotta antipartigiana. È possibile che alcuni esemplari di quest'arma siano stati impiegati dai cobelligeranti tedeschi nel territorio della RSI.
Si stima che di quest'arma siano stati costruiti circa 6000 pezzi, assemblati e distribuiti fino agli ultimi giorni della guerra. Nel tentativo di riprenderne la produzione a guerra finita, la TZ-45 fu offerta alle forze di occupazione britanniche e statunitensi. Tuttavia essa fu rifiutata in seguito a prove svolte che ne misero in luce il modesto livello di affidabilità. All'inizio degli anni '50, una variante modificata della TZ-45 fu rimessa in produzione su commessa del governo della Birmania, che ne intraprese poi la produzione su licenza in loco, col nome di BA-52. Questa variante rimase in dotazione piuttosto a lungo presso le forze armate locali.

Caratteristiche tecniche

Per quanto fosse stato progettato come un normale mitra per l'incremento della potenzialità offensiva delle unità di fanteria, la TZ-45 presentava alcune caratteristiche specifiche che la rendevano particolarmente adatta ai ruoli antiguerriglia. Distribuita insieme ai noti moschetti automatici MAB 38 e alla raffinata FNAB-43, la TZ-45 era un'arma di costruzione spartana e progettata per consentire un rapido processo produttivo. Essa era costruita mediante semplici tecniche di stampaggio e saldatura di lamiera d'acciaio, e mostrava finiture rudimentali. Il funzionamento di questa pistola mitragliatrice era concettualmente tradizionale, con un otturatore piuttosto leggero e molto simile a quello del MAB 38, una semplice chiusura a massa e un selettore di tiro che consentiva sia il tiro intermittente sia la raffica libera. Il caricatore era standardizzato e intercambiabile con quello del MAB 38 e della FNAB-43. Tuttavia, la TZ-45 presentava alcune caratteristiche insolite: il calciolo era di tipo retrattile, simile a quello della pistola mitragliatrice M3 Grease Gun, in dotazione ai carristi statunitensi. La molla di ritorno dell'otturatore era assistita da un guidamolla telescopico. La canna, protetta da un manicotto di raffreddamento in lamiera stampata, era dotata di un compensatore integrale. La manetta d'armamento era montata su un coperchio parapolvere, scorrevole internamente al fusto dell'arma. L'aspetto più originale di quest'arma era però il dispositivo di sicurezza: oltre alla consueta posizione di sicura sul selettore di tiro, la TZ-45 era dotata di una leva a L caricata da una molla e posta dietro il bocchettone del caricatore. Quest'ultimo, che fungeva da impugnatura anteriore, richiedeva una salda presa perché la leva della sicura venisse mantenuta premuta. Infatti, se l'arma non fosse stata impugnata correttamente a due mani, l'otturatore sarebbe stato bloccato nel suo movimento avanzante, impedendo lo sparo, lo stesso dicasi se l'otturatore veniva a trovarsi in posizione di riposo ovvero in chiusura con caricatore carico inserito nell'arma, lo stesso perno della suddetta leva di sicurezza andava ad inserirsi in un incavo apposito presente sulla parte inferiore centrale dell'otturatore impedendo a quest'ultimo di indietreggiare vincendo la resistenza della molla di recupero in caso di urti accidentali dell'arma. Considerando la grave incidenza degli spari accidentali nelle pistole mitragliatrici dell'epoca, il dispositivo di sicurezza della TZ-45 fu un'innovazione importante che ispirò numerosi modelli successivi, a partire dalla danese Madsen M50. Nonostante non avesse mai goduto di grande considerazione, a causa della grezza costruzione e dei non rari inceppamenti, la TZ-45 si rivelò un'arma efficace e molto stabile al tiro, per merito del buon bilanciamento complessivo dell'arma e della presenza di un funzionale compensatore alla canna. La limitata precisione su distanze superiori ai 50-80 metri era dovuta piuttosto alla rozza fattura dei dispositivi di mira.
La TZ-45 fu la prima pistola mitragliatrice ad essere dotata di una sicura inerziale all’impugnatura.

Utenti:
  • Repubblica Sociale Italiana
  • Partigiani italiani
  • Birmania
  • Germania nazista.





Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Violenza e terrorismo sono il risultato
della mancanza di giustizia tra i popoli.
Per cui l'uomo di pace
si impegna a combattere tutto ciò 
che crea disuguaglianze, divisioni e ingiustizie.
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…
Come i giusti dell’Apocalisse scruto i cieli e sfido l’Altissimo: 
fino a quando, Signore? Quando farai giustizia?
Dischiudi i sette sigilli che impediscono di penetrare il Libro della Vita 
e manda un Angelo a rivelare i progetti eterni, 
a introdurci nella tua pazienza, a istruirci col saggio Qoelet:
“””Vanità delle vanità: tutto è vanità”””.
Tutto…tranne l’amare.

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, Wikipedia, Armi e Tiro, You tube)



















 

mercoledì 4 ottobre 2023

REGIO ESERCITO ITALIANO 1942 - 1954: Fiat-SPA AS42 “Sahariana".





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Blog dedicato agli appassionati di DIFESA, storia militare, sicurezza e tecnologia. 



La Fiat-SPA AS42 "Sahariana" o SPA-Viberti AS42 era un veicolo blindato da esplorazione utilizzato dalle truppe italiane che combatterono durante la campagna del Nordafrica durante la seconda guerra mondiale, sviluppato sulla base della Autoblindo Fiat-Ansaldo.







L'AS.42 (Africa Settentrionale = Nord Africa) venne sviluppata dalla "SPA - Viberti" utilizzando lo stesso telaio dell'autoblindo AB 41, comprese le quattro ruote sterzanti, ma con una trasmissione 2x4 specifica per le operazioni desertiche, principalmente nel ruolo da ricognizione. Le sue origini risalgono a richieste provenienti da unità operanti sul fronte nordafricano per un veicolo a lungo raggio e altamente manovrabile, simile a quelli ampiamente utilizzati dalla forza britannica di ricognizione e incursione di grande successo, il Long Range Desert Group (LRDG).
 
Progetto

L'AS.42 era un veicolo 4x2 non blindato con scafo da barca basato sul telaio dell'autoblindo AB 41, ma con trasmissione 2x4. Il motore a benzina SPA ABM 3 a 6 cilindri da 100 cavalli (75 kW) era situato nella parte posteriore.  L'unica protezione superiore dello scomparto aperto era un telo di tela impermeabile. Oltre al posto di guida, l'equipaggio che serviva le armi di bordo era seduto su quattro sedili ribaltabili ai lati. L'AS 42 aveva serbatoi interni di carburante da 145 litri con ulteriori 20 taniche montato esternamente su entrambi i lati tra le ruote più 4 sui parafanghi anteriori; trasportava complessivamente 80 litri di acqua e 400 litri di carburante. Una fonte afferma che un serbatoio pieno di carburante e le taniche di carburante aggiuntive consentivano un'autonomia massima di 1.400 km (870 mi), e un'altra fonte afferma un'autonomia massima di 2.000 km (1.200 mi).  L'equipaggio era composto da 3-6 soldati. 
Un secondo modello, lo SPA 43, denominato Camionetta II o Metropolitana, entrò in servizio in Italia nel 1943. Si differenziava dal primo modello per l'assenza delle due file laterali superiori di taniche di benzina, sostituite da due grandi cassoni per munizioni e la presenza di un piano in tela. Inoltre, questa versione montava nuovi pneumatici Pirelli Artiglio, Sigillo Verde o Raiflex adattati al fango e alla neve della terraferma, a differenza dei precedenti pneumatici Pirelli Tipo Libia o Superflex sabbia. 

Servizio 

Da settembre a novembre 1942 fu consegnato al Regio Esercito il primo lotto di 14 veicoli. L'unità che diede il battesimo del fuoco all'AS 42 nel novembre 1942 fu il " Raggruppamento Sahariano AS ". I buoni risultati conseguiti dal "Raggruppamento Sahariano AS" portarono rapidamente alla formazione di almeno altre quattro " Compagnie Arditi Camionettisti ": la 103a, 112a, 113a e 123a. 
I reparti Sahariani erano di stanza in Nord Africa, Sicilia e Roma.  Il basso profilo del veicolo gli permetteva di nascondersi dietro le dune del deserto e attendere invisibile l'arrivo del nemico, e la sua grande capacità di azione autonoma gli permetteva di inseguire le forze nemiche per lunghi periodi. L'AS.42 ha partecipato alle fasi finali della campagna di Libia e all'intera campagna in Tunisia. Fu assegnato principalmente alle compagnie aeree della Compagnia Auto-Sahariana e al 103° Battaglione. 
I veicoli sopravvissuti furono successivamente utilizzati dal 2° Battaglione del 10° Reggimento nella difesa della Sicilia e dell'Italia meridionale. La stessa unità e il Battaglione d'Assalto Motorizzato impiegarono i modelli "Sahariana" e "Metropolitana" nella difesa di Roma l'8 settembre 1943. Successivamente alcune “sahariane” rimasero nel Nord Italia con la Repubblica Sociale Italiana di Mussolini. Sette veicoli combatterono sul fronte orientale come parte della 2. Divisione Fallschirmjäger. Furono in servizio tra il 1944 e il 1945 come veicoli da ricognizione sul fronte orientale, in Francia, Belgio e Paesi Bassi. Nel 1943 la Polizia dell'Africa Italiana, comprendente il battaglione "Barbarigo"Xª Flottiglia MAS, utilizzò la Sahariana per pattugliamenti a Roma.  Il 4 giugno 1944 un AS.42 si imbatté in un M4 Sherman che lanciò un proiettile attraverso il veicolo, distruggendo sia le ruote di scorta anteriori che quelle posteriori. 
Nel dopoguerra sette veicoli furono forniti alla Polizia di Stato. Furono modificati rimuovendo armi, strumenti pionieristici e taniche e dipinti di rosso amaranto. A Udine e Bologna furono utilizzati fino al 1954. Una quantità sconosciuta fu prodotta appositamente per la Polizia di Stato italiana nel 1946.

Sviluppo

Per contrastare le micidiali incursioni del Long Range Desert Group, il Regio Esercito italiano richiese un veicolo veloce, bene armato e adatto ad operare nelle località desertiche per poter dare la caccia agli incursori inglesi e permettere eventuali colpi di mano. Il risultato fu una camionetta derivata dallo scafo dalla autoblindo AB41 caratterizzata da ruote di grande diametro e da un profilo laterale basso. Il telaio era caratterizzato da un passo di 3,2 m, carreggiata di 1,75 m ed altezza dal suolo di 0,35 m; la capacità di guado era di 0,7 m. La trazione era integrale ma, a differenza della blindo, solo le ruote anteriori erano sterzanti ed era abolito il secondo posto di guida. Il motore, lo stesso della AB41, era collocato al posteriore mentre all'anteriore trovava posto la ruota di scorta; sulle fiancate erano predisposti degli attacchi per 20 taniche di benzina da 20 l, su due file da 5 su ogni lato. Il serbatoio del carburante da 145 l consentiva un'autonomia di 300 km, c (1200 km con i 400 l delle taniche). Sui parafanghi anteriori vennero collocate 4 taniche d'acqua mentre su quelli posteriori trovarono posto 2 lamiere per il disinsabbiamento.
Il prototipo fu presentato il 9 luglio 1942 e, in seguito all'esito positivo delle prove di valutazione, in agosto iniziò la produzione del primo lotto di 140 mezzi (ma ne furono consegnate poche decine di esemplari). Dotata del solo sedile del conducente, accompagnato dai serventi delle armi di bordo che prendevano posto su 4 strapuntini laterali, la "Sahariana" era stata pensata per il trasporto di uomini e materiale/e incursioni. La sua sagoma bassa le permetteva di nascondersi dietro le dune e la grande autonomia le consentiva di inseguire a lungo le truppe avversarie.

La Fiat-SPA AS42 “Metropolitana"

Un secondo modello, chiamato Sahariana II o Metropolitana, entrò in servizio a 1943 inoltrato e differiva dalla Sahariana per l'assenza delle due file superiori di taniche di benzina sulle fiancate, sostituite da due grandi cassoni per le munizioni, e per la presenza di una telonatura pieghevole. Inoltre questa versione montava pneumatici Pirelli "Artiglio", adatti ai terreni continentali, a differenza del primo modello che montava le gomme da sabbia Pirelli “Libia".

Impiego Operativo

Entrata in servizio nel dicembre 1942, partecipò alle fasi finali della campagna d'Africa. In particolare prestò servizio nella campagna di Libia e Tunisia, assegnata principalmente alle compagnie auto-avio sahariane del Raggruppamento sahariano "Mannerini" ed alla 103ª Compagnia arditi camionettisti del I Battaglione speciale arditi. Fu impiegata dal II Battaglione del 10º Reggimento arditi nella difesa della Sicilia e del sud d'Italia. Lo stesso reparto ed il Battaglione d'Assalto Motorizzato impiegarono le "Sahariane" e le "Metropolitane" nella difesa di Roma l'8 settembre 1943. Al momento dell'armistizio le compagnie di camionettisti furono sciolte a parte un gruppo di 46 arditi del 10º che con 7-9 AS42 venne aggregato alla 2. Fallschirmjäger-Division tedesca per cui effettuò compiti di ricognizione sui fronti russo e francese nonché in Belgio e Paesi Bassi. Alcuni mezzi furono recuperati ed impiegati anche dal Battaglione "Barbarigo" della Xª Flottiglia MAS.
Una decina di "Metropolitane" date in dotazione alla Polizia dell'Africa italiana nel dopoguerra vennero integrate nei ranghi dei Reparti Celeri e dei Reparti Mobili della Pubblica Sicurezza, per cui prestarono servizio fino a metà anni ’50.

Armamento

L'arma principale montata era un cannone automatico Breda Modello 35 da 20 mm (0,79 pollici), un fucile anticarro Solothurn S-18/1000 da 20 mm o un Breda M35 da 47 mm (1,9 pollici). I mezzi erano inoltre dotati di una o tre mitragliatrici Breda M37 o Breda 38 da 8 mm. Il secondo modello non utilizzava l'S-18/1000. La protezione aveva uno spessore di 17 mm attorno all'intero telaio, con tre lastre di vetro antiproiettile da 12 mm per il parabrezza. 

Il tipo di armamento poteva variare a seconda del modello combinando le seguenti armi:
  • Breda Mod.37: mitragliatrice media (usa caricatori da 24 colpi).
  • Solothurn S-18/1000: fucile anticarro da 20 mm (caricatori da 10 colpi).
  • Breda 20/65 Mod. 1935: mitragliera antiaerea da 20 mm (caricatori da 12 colpi).
  • Cannone 47/32 Mod 35: cannone anticarro da 47 mm.




Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, Wikipedia, You Tube)