sabato 27 aprile 2019

La fregata norvegese HNOMS Helge Ingstad ritorna ia galla!


La fregata della Royal Norwegian Navy Navy HNoMS Helge Ingstad è stata riportata a galla il 10 aprile 2019, meno di sei settimane dopo essere stata trasportata alla base della marina di Haakonsvern dal fondo marino di Hjeltefjorden.
Prima del suo sollevamento e trasporto, la fregata ha trascorso diversi mesi quasi completamente sommersa dopo la collisione con la petroliera commerciale Sola TS l'8 novembre 2018.
La fregata è stata trasportata ad Haakonsvern in un'operazione effettuata dalle autorità norvegesi e dall'operatore di navi per carichi pesanti BOA Management.
Dopo oltre un mese di operazioni di saldatura, incentrate sulla parte sottomarina dello scafo della fregata, Helge Ingstad è stata fatta uscire dalla chiatta sommergibile noleggiata "Boa barge 33". I lavori sulla nave proseguiranno in un bacino di carenaggio presso la base della marina e la relazione finale di valutazione dei danni dovrebbe essere completata entro la fine dell'estate.
Il rapporto dovrebbe avere un'influenza significativa sulla decisione del ministero della difesa norvegese in merito al ripristino o alla rottamazione della nave.
La fregata HNoMS Helge Ingstad si scontrò con una petroliera nel fiordo di Hjeltefjorden vicino a Bergen alle 4:26 (ora locale) l'8 novembre 2018. In seguito alla collisione, tutti i 137 membri dell'equipaggio furono evacuati mentre la fregata fu intenzionalmente fatta arenare nel tentativo di evitare che affondasse in acque profonde. Tuttavia, la fregata scivolò dalle rocce e affondò quasi completamente, mostrando solo l'albero.
Il rapporto preliminare dell'AIBN (Norwegian Accident Investigation Board) sulla collisione ha incolpato gli osservatori in plancia di entrambe le navi per l'incidente. Il rapporto sostene inoltre che anche il costruttore spagnolo della fregata Navantia era corresponsabile dell'affondamento dell’unità norvegese a causa delle dimostrate scarse qualità “incassatorie e di compartimentazione”.

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Dopo 70 anni, la N.A.T.O. del prossimo futuro: realtà o fantasia?


L'Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord (in inglese North Atlantic Treaty Organization, in sigla NATO, in francese: Organisation du Traité de l'Atlantique Nord, in sigla OTAN) è un'organizzazione internazionale per la collaborazione nel settore della difesa.
Il trattato istitutivo della NATO, il Patto Atlantico, fu firmato a Washington il 4 aprile 1949, ovvero nell'immediato secondo dopoguerra, ed entrò in vigore il 24 agosto dello stesso anno. 

A 70 anni di distanza è indispensabile che la NATO adatti la sua dottrina in termini globali sulla scorta delle nuove sfide cinesi, valutando strategicamente anche la nuova intraprendenza militare russa. 

E’ oramai indispensabile, a mio parere, ipotizzare un fattivo impegno anche nell’area del Pacifico, del Sud Atlantico e dell’Oceano Indiano, teso soprattutto a contenere il Dragone cinese in ambito militare oltre che economico e finanziario. 
L’attenzione deve anche essere prestata all’orso russo e dovrà essere compensata anche da una maggiore attenzione verso il fianco meridionale mediterraneo e africano. 
A questo punto di svolta della storia mondiale è necessario rivedere i compiti strategici delle nazioni occidentali in chiave di contenimento delle potenze Russa e Cinese. 
E’ auspicabile un’alleanza su scala mondiale includendo in una unica organizzazione difensiva tutte le nazioni NATO, il Giappone, L’Australia, il Brasile, la Colombia, l’Argentina, il Sud Africa, Singapore, la Corea del Sud e, se possibile, anche la potenza Indiana.
Nessuna ipotesi può essere trascurata. La capacità politica, unitamente a quella militare, non può tralasciare alcuna possibilità cooperativa percorribile, senza compromessi: ciò è oramai indispensabile perché può essere funzionale ad una causa difensiva comune.

Attualmente, fanno parte della NATO 29 stati del mondo. Ha sede a Bruxelles: il nuovo quartier generale è stato inaugurato nel 2016 mentre il trasloco dalla vecchia sede è stato completato nel 2018.

Storia

Origini

Il Patto Atlantico traeva origine dalla percezione che il mondo occidentale (costituito da Stati Uniti d'America, Canada, Regno Unito, Francia, Norvegia, Germania, Italia e altri Paesi dell'Europa occidentale), dopo la seconda guerra mondiale, stesse cominciando ad accusare tensioni nei confronti dell'altro paese vincitore della guerra, ossia l'Unione Sovietica, con i suoi Stati satellite.
Cominciava, infatti, a svilupparsi nelle opinioni pubbliche occidentali il timore che il regime sovietico potesse "non accontentarsi" della spartizione geografica generata, al termine della Guerra, da varie conferenze di pace e che, radicalizzando i contenuti ideologici della società, volesse intraprendere una mira espansionista per l'affermazione globale dell'ideologia comunista. Ciò generò un movimento di opinione che - anche grazie alle varie attività in tal senso organizzate dagli Stati Uniti d'America - cominciò a svilupparsi in modo generalizzato nei Paesi occidentali e che identificò una nuova assoluta necessità di garantire la sicurezza del mondo occidentale dalla minaccia comunista; la NATO, quindi, rispondeva all'esigenza di allearsi e di mettere a fattor comune i propri dispositivi di difesa, per reagire "come un sol uomo" a un eventuale attacco.

Il ponte aereo di Berlino

Tale sentimento ebbe una significativa spinta dopo i fatti di Berlino del 1948. La città tedesca, simbolo del nazismo e capitale della Germania hitleriana, dopo Jalta venne a trovarsi nel territorio della Germania Est, ossia sotto influenza sovietica, e venne suddivisa in 4 zone, tre delle quali controllate dai Paesi occidentali e la quarta (la parte orientale della città) dall'Unione Sovietica. Berlino Est divenne Capitale della Germania Est.
Dopo alcuni mesi durante i quali i sovietici avevano cominciato a manifestare disagio e dissenso sulla situazione territoriale e logistica "anomala" di Berlino (enclave occidentale in territorio orientale), che permetteva alle genti sottoposte al regime socialista di transitare facilmente all'Ovest trovandovi rifugio, il 24 giugno 1948 decisero di chiudere il corridoio terrestre attraverso il quale Berlino Ovest era connessa al mondo occidentale, impedendo, di fatto, il suo approvvigionamento logistico: il successivo ponte aereo, organizzato dal mondo occidentale per assicurare la sopravvivenza della popolazione di Berlino Ovest, è entrato nella storia.
La vicenda dell'"assedio" a Berlino Ovest, fece forte impressione sulle popolazioni occidentali e, di fatto, favorì la decisione di istituire un'Alleanza del mondo occidentale contro la percepita minaccia sovietica.

Paesi fondatori:
  •  Belgio
  •  Canada
  •  Danimarca
  •  Francia
  •  Islanda
  •  Italia
  •  Lussemburgo
  •  Norvegia
  •  Paesi Bassi
  •  Portogallo
  •  Regno Unito
  •  Stati Uniti.

Il concetto informatore dell'Alleanza: la "difesa collettiva”

Il concetto informatore di questa nuova "Alleanza" era quello della "difesa collettiva”.
Questa misura era concepita in modo tale che se l'Unione Sovietica avesse lanciato un attacco contro uno qualsiasi dei paesi membri, questo sarebbe stato trattato da ciascun paese membro come un attacco diretto, ed era rivolta soprattutto a una temuta invasione sovietica dell'Europa occidentale. Le trattative si svolsero tra i firmatari del trattato di Bruxelles (Regno Unito, Francia e Benelux), Stati Uniti d'America, Canada, Norvegia, Danimarca, Islanda, Portogallo e Italia. L'Unione Sovietica protestò vivacemente, affermando la natura aggressiva nei suoi confronti del Patto. Da lì a pochi anni essa avrebbe dato vita a un'Alleanza militare contrapposta alla NATO: il Patto di Varsavia.
La creazione degli organi politici dell'Alleanza Atlantica impiegò circa un anno di lavori, tra il maggio 1950 e lo stesso mese del 1951; nelle riunioni a Londra e a Bruxelles i ministri degli Esteri si accordarono per la creazione di un Consiglio Permanente, dotato di potere esecutivo, affiancato da tre comitati, di difesa economica e finanziaria, di difesa e militare, inglobati poi nel Consiglio Permanente nella conferenza di Londra del maggio 1951.

La "guerra fredda”

Con la nascita del Patto di Varsavia ebbe inizio la "Guerra fredda", così definita in quanto, in realtà, mai combattuta sul campo, ma per la quale i due blocchi prepararono i loro dispositivi militari in modo così meticoloso e credibile che fu sviluppato il concetto di "pace armata" (attuato anche con armi nucleari potenzialmente distruttive per l'umanità intera). Dopo la caduta del muro di Berlino, che simboleggiò la fine del socialismo reale e soprattutto dell'URSS, la NATO ha radicalmente cambiato la sua visione strategica, avviando un processo di radicale trasformazione. Dopo i fatti dell'11 settembre 2001 è avvenuto un nuovo cambiamento nelle strategie dell'Alleanza, che adesso, a processo di trasformazione ormai compiuta, si configura come l'organizzazione mondiale principale per la lotta effettiva al terrorismo internazionale.
Il disposto dell'art. 5 del Trattato, mai attuato durante la Guerra fredda, venne invocato per la prima volta nella storia il 12 settembre 2001 dagli Stati Uniti, in risposta all'attacco terroristico del giorno precedente a New York.

Dalla caduta del muro di Berlino a oggi

Dalla caduta del muro di Berlino in poi, la NATO ha progressivamente perso la propria caratteristica di "Alleanza Difensiva" per orientarsi sempre più come un ambito di collaborazione militare tra Paesi aderenti. Dopo gli eventi dell'11 settembre 2001, gli Stati Uniti hanno richiesto l'intervento dell'Alleanza sulla base dell'art. 5 del trattato. In linea generale, la NATO oggi rappresenta l'organizzazione militare più utilizzata per l'imposizione del pieno rispetto della Carta dell'ONU e delle norme e convenzioni di Diritto umanitario e di Diritto bellico, delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU relative a situazioni di crisi di importanza globale.
I principi generali che regolano le attività dell'Alleanza sono mutati nel tempo, adattandosi ai continui cambiamenti del panorama geopolitico internazionale, e attualmente possono essere riassunti nei seguenti punti:
  • ogni attività dell'Alleanza avviene sulla base di decisioni prese secondo il principio del consenso, anche ai livelli organizzativi più bassi. Il principio del consenso, da non confondere con quello dell'unanimità, non richiede una votazione in cui ogni membro manifesti il suo assenso tramite il voto.;
  • ogni paese contribuisce alle capacità militari della NATO secondo un rigido principio di volontarietà;
  • le truppe o i materiali messi a disposizione della NATO, dalle varie Nazioni, sono sotto comando permanente della nazione che li esprime, e vengono assegnati alla NATO e impiegati da un Comandante NATO, solo in caso di necessità;
  • le truppe assegnate alla NATO durante un'operazione (per esempio, ISAF), vengono impiegate dal comandante NATO secondo criteri di impiego delle truppe definiti in un "piano operativo" (OPLAN) approvato a livello di "Comando strategico" (Comando Alleato per le operazioni, Allied Command Operations, ACO). Tuttavia, le "regole di ingaggio" (rules of engagement, ROE), ossia la caratterizzazione pratica delle azioni militari, sono espressamente concordate con il Governo della Nazione di appartenenza delle truppe che, per verificarne la loro osservanza, mantiene nell'Area di Operazioni un proprio Rappresentante Nazionale di alto livello (Senior National Representative, SNR);
  • i costi di funzionamento dell'Alleanza sono ripartiti tra i paesi membri in funzione dei loro PIL;
  • nessuna attività (operativa, logistica, o di addestramento militare) viene operata in ambito NATO senza che sia preceduta da un'apposita consultazione (in ambito NATO non esistono votazioni in quanto tali consultazioni si basano sul principio del silenzio-assenso), in cui ogni paese membro ha facoltà di esprimere la propria volontà;
  • Tutti i paesi membri della NATO hanno la stessa importanza e uguale peso al tavolo negoziale. Ognuno di essi ha facoltà, a tutti i livelli decisionali, di rompere l'unanimità esprimendo il proprio parere contrario alle varie questioni poste sul tavolo del Comitato Atlantico o di ogni altro comitato a esso subordinato. In pratica il parere contrario di un qualsiasi Alleato, anche il più piccolo, equivale a un veto in quanto impedisce il raggiungimento del consenso stabilito dal Trattato Atlantico.

Il declino del sostegno in patria al multilateralismo statunitense ha fatto riemergere negli analisti la convinzione che "il ritiro delle truppe americane (con relative armi atomiche) dall’Europa occidentale certificherebbe in modo definitivo la fine dell’ormai inattuale Alleanza atlantica". Ma lo stesso presidente degli Stati Uniti Trump ha smentito tali considerazioni.

Cronologia storica essenziale:
  • 17 marzo 1948: Benelux, Francia e Regno Unito firmano il Trattato di Bruxelles, creando i presupposti per la nascita dell'Unione dell'Europa Occidentale (il trattato sull'UEO verrà ratificato ufficialmente il 5 maggio 1955 con l'ingresso della Germania Ovest).
  • 4 aprile 1949: Il Trattato NATO viene firmato a Washington da 12 Stati membri fondatori e cioè Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito e Stati Uniti d'America.
  • 14 maggio 1955: Il Trattato del Patto di Varsavia viene firmato a Varsavia (Polonia) dall'Unione Sovietica e dai suoi stati satelliti allo scopo di controbilanciare la NATO. Entrambe le organizzazioni si fronteggiarono durante tutta la Guerra Fredda.
  • 1966: Charles de Gaulle decide l'uscita della Francia dal comando militare NATO per poter perseguire un proprio programma di difesa non necessariamente dipendente da altri paesi, mantenendo la sua autonomia anche nelle scelte nel programma nucleare. Questo fatto accelera il trasloco del quartier generale NATO da Parigi a Bruxelles, che avviene il 16 ottobre 1967. Mentre il quartier generale politico si trova a Bruxelles, il quartier generale militare (SHAPE, ovvero Supreme Headquarters Allied Powers Europe), si trova poco più a sud, nella città di Mons.
  • 1990: Con l'unificazione della Germania, il territorio dell'ex DDR entra a far parte della NATO: per la prima volta un territorio precedentemente sottoposto all'influenza sovietica passa all'alleanza occidentale.
  • 31 marzo 1991: Finisce il Patto di Varsavia. Viene dissolto ufficialmente il 1º luglio.
  • 8 luglio 1997: Tre Paesi ex-comunisti, Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca, vengono invitati a unirsi alla NATO nel 1999 in base alla decisione del 10 gennaio 1994 al vertice di Bruxelles di agevolare l'allargamento agli altri Paesi europei.
  • 24 marzo 1999: La NATO vede il suo primo impiego militare durante la guerra del Kosovo, dove per 11 settimane conduce, senza l'iniziale autorizzazione da parte del Consiglio di Sicurezza dell'ONU e sulla base del concetto giuridico internazionale di "ingerenza umanitaria" in soccorso delle popolazioni Kosovare oggetto di pulizia etnica da parte serba - una campagna di bombardamenti contro la Jugoslavia, composta ormai soltanto da Serbia e Montenegro che terminerà l'11 giugno 1999 (Operazione Allied Force).
  • 12 settembre 2001: La NATO invoca, per la prima volta nella sua storia, l'articolo 5 che stabilisce che ogni attacco a uno stato membro è da considerarsi un attacco all'intera alleanza. Questo avviene in risposta all'attacco terroristico dell'11 settembre 2001.
  • 28 maggio 2002: Viene avviata la "collaborazione per la pace" (Partnership for Peace, PfP) con la Russia.
  • 21 novembre 2002: Durante il vertice di Praga (Repubblica Ceca) altri sette Stati sono invitati ad aprire dei colloqui per l'unione all'Alleanza: Estonia, Lettonia, Lituania, Slovenia, Slovacchia, Bulgaria e Romania.
  • 10 febbraio 2003: Francia e Belgio rompono la procedura del tacito assenso riguardante la tempistica delle misure protettive a favore della Turchia in caso di una possibile guerra con l'Iraq. La Germania, pur non usando il suo diritto di rompere la procedura, annuncia il suo supporto al veto.
  • 16 aprile 2003: La NATO accetta di prendere il comando, in agosto, dell'ISAF (International Security Assistance Force) in Afghanistan. La decisione viene presa su richiesta della Germania e dei Paesi Bassi, che guidavano l'ISAF al momento dell'accordo. Il progetto viene approvato all'unanimità. Il passaggio del controllo alla NATO avvenne l'11 agosto, ed è, nella storia della NATO, la prima missione al di fuori dell'area nord-atlantica.
  • 19 giugno 2003: Comincia una radicale ristrutturazione dottrinale e organizzativa della NATO. Viene creata un'organizzazione militare bicipite: sono infatti istituiti ACO (Allied Command for Operations), con sede in Europa e responsabile delle Operazioni correnti e ACT (Allied Command for Transformation), con sede negli Stati Uniti d'America e responsabile della definizione delle strategie future.
  • 29 marzo 2004: Si completa il processo di adesione di Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e Slovenia. È il quinto e più grande allargamento nella storia dell'alleanza.
  • Nel 2008 Albania e Croazia sono state ufficialmente invitate a far parte dell'Alleanza. La Macedonia del Nord, ai tempi nota come Repubblica di Macedonia, è stata momentaneamente esclusa per motivi di discordia con la Grecia.
  • Nel marzo 2009 la Francia ha annunciato, dopo 43 anni di assenza, di voler rientrare nel Comando Militare Integrato dell'Alleanza (eliminando così le storiche rivalità golliste con gli americani durante la Guerra Fredda e le difficili relazioni del 2003 riguardo alla guerra in Iraq).
  • Nell'aprile 2009 l'Albania e la Croazia hanno completato il processo di adesione: è il sesto allargamento nella sessantennale storia dell'Alleanza Atlantica.
  • Tra il 23 e il 24 marzo 2011 l'Alleanza Atlantica interviene militarmente nella prima guerra civile libica in aiuto ai ribelli e alla popolazione civile. Conducendo operazioni aeree e navali contro le forze lealiste del regime di Mu'ammar Gheddafi per tutta la durata della guerra fino all'uccisione del Colonnello il 20 ottobre 2011, l'Alleanza si ritirerà più tardi il 31 ottobre dello stesso anno.
  • Il 2 dicembre 2015, il Montenegro è invitato a entrare nella NATO.  Dal 19 maggio 2016, nonostante il disappunto di Russia, Cina e Venezuela, è divenuto Stato osservatore in attesa della sua ufficiale entrata nel corso del 2017.
  • Il 5 giugno 2017 il Montenegro completa ufficialmente il processo di adesione: è il settimo allargamento nella storia della NATO.
  • Il 12 luglio 2018 la Macedonia del Nord è stata invitata a entrare nella NATO. Il 6 febbraio 2019 i rappresentanti dei 29 paesi membri della NATO hanno firmato il protocollo per il suo ingresso: con questa firma è stato avviato il processo di ratificazione da parte dei paesi membri ma intanto la Macedonia del Nord potrà partecipare alle riunioni come "invitato".

Missioni

Le missioni più impegnative che hanno visto partecipe la NATO sono state in tutto 5 in due teatri principali: 
  • i Balcani e l’Afghanistan.
  • Implementation Force (IFOR) in Bosnia ed Erzegovina dal 20 dicembre 1995 al 20 dicembre 1996
  • Stabilisation Force (SFOR) in Bosnia ed Erzegovina dal 21 dicembre 1996 al 1º dicembre 2004
  • Kosovo Force (KFOR) in Kosovo dal 12 giugno 1999
  • International Security Assistance Force (ISAF) in Afghanistan dal 20 dicembre 2001 al 28 dicembre 2014
  • Sostegno Risoluto (RS) in Afghanistan dal 1º gennaio 2015.

Modalità di adesione

Vi sono due limiti generali agli stati per l'accesso:
  • solo stati europei sono candidabili per l'ingresso
  • i candidati devono essere approvati da tutti i membri attuali.

Il secondo criterio significa che ciascuno stato membro ha diritto di veto, ovvero può decidere di porre delle condizioni per l'ingresso di un paese. In pratica la NATO ha formulato un insieme di criteri-base che devono essere soddisfatti per aspirare all'accesso, ma in alcuni casi ci possono essere dei criteri aggiuntivi. Il caso più importante è quello della Turchia, che blocca l'ingresso di Cipro fino a che la disputa sull'isola con la Grecia non sarà risolta.
Non è invece mai stato un criterio riconosciuto quello secondo cui la NATO non si sarebbe estesa a est se l'URSS avesse consentito la riunificazione della Germania: questa rivendicazione russa[16] del contenuto di un colloquio verbale tra Gorbačëv e James Baker, infatti, non è mai stata accettata dalla diplomazia USA, che anzi negli anni Novanta sfidò l'irritazione russa propiziando l'ingresso della Polonia, dell'Ungheria e della Repubblica Ceca nell'Alleanza.

Piano d'azione per l'adesione (MAP)

Come procedura per i paesi che vogliono aderire (pre-adesione) esiste un meccanismo chiamato Piano d'azione per l'adesione o Membership Action Plan (MAP) che fu introdotto nel vertice di Washington del 23-25 aprile 1999. La partecipazione al MAP prevede per un paese la presentazione di un rapporto annuale sui progressi fatti nel raggiungere i criteri stabiliti: la NATO provvede poi a rispondere a ciascun paese con suggerimenti tecnici e valuta singolarmente la situazione dei progressi.

È previsto che entrino nel MAP i seguenti paesi:
  •  Bosnia ed Erzegovina (relazioni in corso).
  •  Georgia (relazioni in corso).
  •  Ucraina (relazioni in corso).

Dialogo intensificato

L'altro meccanismo di pre-adesione è il Dialogo intensificato o Intensified Dialogue che è visto come passo precedente prima di essere invitati al MAP.
I paesi attualmente in questa fase sono:
  •  Ucraina dall'aprile 2005.
  •  Georgia dal settembre 2006.
  •  Bosnia ed Erzegovina dall'aprile 2008.
  •  Serbia dall'aprile 2008.

Organizzazione

Come già detto, la NATO rappresenta non soltanto una mera iniziativa di cooperazione militare, ma si configura come fondamentale strumento di collaborazione politica tra i Paesi membri, soprattutto nell'ambito dei processi decisionali afferenti materie di politica estera.
Per questo motivo, la NATO ha una duplice struttura: politica e militare. In linea con quanto accade normalmente nell'ambito dei Sistemi istituzionali democratici dei Paesi membri, anche in questo caso la parte militare ha una posizione subordinata rispetto a quella politica, che, nelle sue diverse articolazioni, è espressione diretta della volontà dei popoli dei Paesi membri.

Struttura politica

L'Alleanza è governata dai suoi 29 Stati membri, ognuno dei quali ha una delegazione presso la sede centrale della NATO a Bruxelles. Il più anziano membro di ciascuna delegazione è chiamato "Rappresentante permanente". L'organizzazione politica della NATO è basata sulla regola del consenso unanime e comprende:
il Consiglio del Nord Atlantico (North Atlantic Council, NAC), è formato dai Rappresentanti permanenti ed è l'organismo con l'effettivo potere politico all'interno della NATO. Si riunisce almeno una volta a settimana e occasionalmente vengono realizzati con l'integrazione di Ministri degli esteri, Ministri della difesa o Capi di Stato e di governo: questi incontri sono quelli in cui solitamente l'alleanza prende le decisioni politiche più importanti.
l'Assemblea parlamentare (Parliamentary Assembly), è formata da legislatori dei parlamenti dei Paesi membri integrati da quelli di 13 paesi associati. È ufficialmente una struttura parallela ma staccata dalla NATO: il suo scopo è quello di riunire deputati dei paesi NATO per discutere di temi relativi alla sicurezza e alla difesa.
il Segretario generale (Secretary General, NATO SG) proviene da uno dei Paesi membri europei, presiede il Consiglio e rappresenta la NATO a livello internazionale, ed è affiancato dal Vice Segretario generale (Deputy Secretary General, NATO DSC).

Struttura militare

L'organizzazione militare della NATO è articolata in vari comandi con sedi nei diversi paesi membri. Al vertice è costituita da:
  • Military Committee (NMC) con sede a Bruxelles in Belgio.
  • È guidato da un presidente (un ufficiale generale) ed è formato dai rappresentanti militari dei Paesi membri e ha il compito di decidere le linee strategiche di politica militare della NATO. Provvede inoltre alla guida dei comandanti strategici, i cui rappresentanti partecipano alle sedute del Comitato, ed è responsabile per la conduzione degli affari militari dell'Alleanza. Il rappresentante militare è l'altra figura rilevante della delegazione permanente dei Paesi membri presso la NATO ed è un ufficiale con il grado di generale di corpo d'armata o corrispondente che proviene dalle forze armate di ciascun paese membro.

Dal Military Committee dipendono:
  • International Military Staff (IMS), responsabile dell'amministrazione degli Enti militari
  • Allied Command Transformation (ACT) con sede a Norfolk negli Stati Uniti, responsabile della redazione delle strategie future e dell'elaborazione della dottrina operativa, logistica e addestrativa NATO.
  • Allied Command Operations (ACO) con sede a Mons in Belgio, responsabile delle attività di comando sulle forze NATO impiegate in operazioni, nonché in capo agli enti territoriali dislocati in Europa.

Stati membri

I membri della NATO sono attualmente 29. Di questi, 22 sono anche membri dell'Unione europea, mentre 24 di questi sono membri a vario titolo (membri effettivi, membri associati, paesi osservatori, partner associati) dell'Unione dell'Europa Occidentale (UEO) che con il Trattato di Lisbona è passata sotto il controllo UE. Per questo negli ultimi anni il peso dell'UE è andato sempre più in crescendo nelle decisioni NATO. Dal 2017 il Montenegro si aggiunge alla lista dei 28 paesi segnando il definitivo arretramento russo nei Balcani. Di seguito l'elenco dei 29 membri più la Macedonia del nord che è in attesa dell'ingresso ufficiale.

Al di là dei buoni propositi, sarà possibile politicamente un’alleanza su scala mondiale che includa in una unica organizzazione difensiva tutte le nazioni NATO, il Giappone, L’Australia, il Brasile, la Colombia, l’Argentina, il Sud Africa, Singapore, la Corea del Sud e l’India?

Speriamo di sì. 

Le capacità politiche delle potenze occidentali, unitamente a quelle militari, senza compromessi, sono oramai indispensabili per rendere performante la capacità  difensiva di coloro che rifiutano di soggiacere alle nuove potenze emergenti, prive - di fatto - di ogni avallo democratico dei propri cittadini.

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La motosilurante MC 485



La MC 485 è stata un'unità della Marina Militare Italiana.
Al termine della seconda guerra mondiale in forza del Trattato di pace del 1947, alla Marina Militare Italiana non era consentito l'impiego di motosiluranti. Le unità superstiti tra le Vedette Antisommergibili tipo Baglietto e le motosiluranti tipo CRDA vennero classificate motovedette. Altre motosiluranti alleate, quali le Vosper 70ft., le Higgins 78ft. e le Elco 80ft. rimaste abbandonate in Italia vennero acquistate a Palermo nel febbraio 1947 presso l'A.R.A.R. e poiché le clausole del Trattato di pace non consentivano l'impiego di motosiluranti queste unità vennero iscritte nel Quadro del Naviglio ausiliario con la classificazione Galleggianti Inseguimento Siluri (G.I.S.) e rimorchiate negli arsenali di Taranto e di La Spezia per provvedere al loro ripristino. In totale vennero acquistate ventisei motosiluranti U.S.A., concesse durante la guerra alla Gran Bretagna in "Lend-Lease" e restituite pro forma alla US Navy a fine guerra. Dopo un approfondito controllo delle effettive condizioni di ogni imbarcazione, fu presa la decisione di riarmare le "Higgins", parte delle "Vosper" e nessuna delle due "Elco", tra l'altro di modello piuttosto obsoleto e reduci da un più lungo ed intenso impiego bellico con la Royal Navy. L'esigenza per la quale queste unità erano state acquisite era quella di poter disporre di un discreto numero di unità veloci costiere da impiegare nell'allora delicato settore dell'Adriatico per il possibile contrasto alle motosiluranti jugoslave. In totale, oltre alle due Elco scartate, vennero acquistate sette Higgins, tutte entrate in servizio e riarmate, e diciannove Vosper, tredici delle quali riallestite, sei cannibalizzate.
Decadute le clausole del Trattato di Pace, tutte le unità furono iscritte nel Quadro del Naviglio Militare il 1º aprile 1951 e poi classificate motosiluranti il 1º novembre 1952.



Storia

Nel 1952 la Marina Militare mentre era in corso il riarmo delle "Vosper" e delle "Higgins", acquisì, sul mercato dell'usato, anche un'altra unità del tipo motosilurante una vecchia e logora Schnellboot del tipo Lűrssen "S 38", (la ex S-67 del 1942) sopravvissuta alla guerra, dotata di motore Diesel veloce, catturata assieme ad altre unità tedesche dagli Alleati nella primavera del 1945, poi disarmata e preda bellica britannica venne venduta nel 1948 a privati, operando per qualche tempo come mercantile con il nome di Torus.
Le "S 38" erano derivate dal tipo "S 26" ed erano unità particolarmente veloci, robuste e di ottime qualità nautiche ed erano state univocamente giudicate il miglior modello di motosilurante tra i molti che avevano operato su tutti i fronti dal 1940 al 1945. Gran parte delle brillanti prestazioni delle Schnellboote derivava dalle indovinate caratteristiche della celebre carena a sezione tondeggiante progettata dai cantieri Lürssen di Vegesack con un castello di prua che nascondeva i due tubi lanciasiluri da 533 mm nella carena, che conferiva alla prora di queste unità un aspetto caratteristico, unite alla notevole potenza specifica degli ottimi motori diesel veloci Daimler MB, tanto che nel dopoguerra, la costruzione di molte delle nuove unità veloci costiere si ispirò tanto a quella carena, quanto a quel tipo di motori i quali, tra l'altro, funzionando a gasolio, offrivano caratteristiche di sicurezza ben superiori a quelle dei tradizionali motori a benzina. Le unità di questo tipo nel 1942-43 vennero dotate di un ponte di comando protetto chiamato Kalotte a forma di "guscio di tartaruga" e la S-67 fece da prototipo per l'introduzione della cupola (Kallotte) blindata sul ponte di comando essendo stata la prima a sperimentare questa cupola in acciaio ad elevata resistenza dallo spessore di 10 mm, che proteggeva timoneria e controplancia, con feritoie in plexiglas. Lo scafo aveva una lunghezza di 34,9 m e il dislocamento era di 135 tonnellate di stazza lorda.
L'unità venne ordinata il 26 agosto 1940, n° di costruzione 12860, realizzata nel cantieri Lürssen di Bremen-Vegesack, venne impostata sugli scali il 29 luglio 1941, varata il successivo 23 ottobre, entrando in servizio il 19 marzo 1942, al comando del Kapitänleutnant Felix Zymalkowski inquadrata nella 2 S-Flottille svolgendo la sua prima azione di guerra già il 31 marzo uscendo dal porto olandese di IJmuiden per un'azione di posa di mine, innalzando l'insegna del capo flottiglia, Dopo una lunga serie di missioni quasi tutte di posa di mine svolte tra aprile e luglio 1942, una delle quali, il 3 giugno 1942, per noie alle macchine, dalle basi prima di Ijmuiden e poi da Ostenda, Boulogne e Cherbourg, nella notte tra l'8 e il 9 luglio 1942, la 2 S-Flottille colse il maggior successo quando con una formazione partita dalla base di Cherbourg, composta da sette/otto motosiluranti, ha attaccato un convoglio costiero alleato proveniente da Milford Haven e diretto a Portsmouth, composto da 13 mercantili con la scorta di un caccia classe Hunt e di due navi pattugliamento, affondando cinque piroscafi (di cui tre norvegesi e uno olandese) e un trawier di scorta, per un totale di 12.192 t di stazza lorda. In particolare la S-67 ha silurato al largo Lyme bay la nave cisterna Pomelia costruita nel 1937 per la Anglo-Saxon Petroleum.
Dopo alcune missioni di posa nel canale della Manica la 2.S-Flottille viene ridispiegata a metà agosto da Cherbourg a Ijmuiden dove opera al riparo in un apposito bunker. L'11 settembre sei motosiluranti tedesche in missione anticoivogli hanno uno scontro con tre MGB britanniche, una delle quali (MGB 335) in fiamme con tre morti a bordo e con le macchine in avarie, viene abbandonata dal proprio equipaggio e quindi rimorchiata da due S-boot tedesche nel porto olandese di Den Helder dove la MGB venne accuratamente esaminata allo scopo di ricavarne utili informazioni sugli apparati di radiolocalizzazione, identificazione e contromisure utilizzati dalle MTB/MGB britanniche, più sofisticati di quelli delle unità tedesche.
Il 27 settembre la flottiglia posa nel canale della Manica 108 mine su una delle quali affonderà il 7 ottobre una piccola nave cargo inglese. Il 1º ottobre la S-67 deve abbandonare una missione per una avaria al timone e il capo macchinista Heinrich Schmidt verrà decorato il successivo 17 novembre con la Croce di Ferro in oro per aver riportato in porto il battello solo con l'ausilio delle macchine.
Il 1º dicembre Felix Zymalkowski lascia il comando dell'unità per assumere quello della 8. S-Flottille. Dopo le riparazioni nel gennaio 1943 la S-67 viene inviata a Swinemünde nel Baltico presso la Schüleflottiglie per svolgere attività addestrativa.
Nel maggio/giugno 1943 la flottiglia operando da Cerbourg in Normandia e da Saint Peter Port nelle Isole del Canale, opera diverse missioni di posa di mine lungo le coste inglesi del canale della Manica. Il 7 ottobre durante una missione partita da IJmuiden la S-67 ha un'avaria alle macchine.
Nel febbraio 1944 effettua varie missioni di posa di mine nel canale della Manica lungo la rotta dei convogli alleati e il 23 febbraio durante una di queste missioni in seguito ad uno scontro con un cacciatorpediniere della Classe Hunt la S-128 speronò la S-94 con conseguente affondamento delle due motosiluranti, con la S-67 e la S-86 che ne recuperarono gli equipaggi. II 26 marzo durante un attacco ad un convoglio l'imbarcazione viene colpita da un cacciatorpediniere inglese con una mitragliera da 40 mm fuori uso, e un morto e due feriti tra l'equipaggio.
LA S-67 passa quindi dalla 2. S-Flottille alla 8. S-Flottille al cui comando ritrova Felix Zymalkowski primo comandante dell'unità, continuando ad operare intensamente nelle acque del Mare del Nord e della Manica in missioni di posa di mine, per essere ridislocata, proprio nei giorni precedenti l'Operazione Overlord, nel Baltico con compiti addestrativi per poi essere inviata nel golfo di Finlandia dove era in corso l'avanzata sovietica e alla fine dell'anno rientrare del teatro operativo del Mae del Nord e del Canale della Manica.
Alla fine del conflitto limbarcazione venne catturata assieme ad altre unità tedesche dagli Alleati. Assegnata quale preda bellica ai britannici rimase inutilizzata e alla fine venne venduta nel 1948 ad un operatore commerciale operando per qualche tempo come mercantile fin quando all'inizio del 1952 venne acquistata dalla Marina Militare Italiana.
L'imbarcazione venne trasferita all'Arsenale di La Spezia, messa in cantiere, esaminata ed ispezionata in tutti i dettagli. L'unità venne inizialmente classificata motovedette con designazione MV 621, in quanto le clausole dei Trattati di Parigi impedivano all'Italia di avere unità siluranti. Il 1º novembre 1952, venute meno le clausole più restrittive del trattato di pace che vietavano all'Italia il possesso di questo tipo di unità, e con l'ingresso dell'Italia nella NATO, l'unità fu ridesignata motosilurante con la "caratteristica" MS 621 e il 1º gennaio 1954ebbe il distintivo ottico definitivo 485 di tre cifre con il quattro come prima cifra tipico in ambito NATO delle unità da pattugliamento italiane.

I lavori a cui l'unità venne sottoposta comportarono una revisione generale. Al termine dei lavori l'armamento era articolato in due mitragliere singole Bofors da 40/56 sistemate nella zona poppiera e due tubi lanciasiluri in lega leggera tipo San Giorgio da 533 mm incorporati nel castello di prora. L'unità venne anche dotata un radar di scoperta navale, moderni apparati di trasmissione ricezione HF, VHF e UHF e bussola giroscopica. Al termine dei lavori il profilo dell'unità risultò leggermente modificato con l'installazione dell'alberetto per ospitare il radar e l'allungamento della protezione della plancia, per consentire la creazione di un piccolo locale per il radar e per il carteggio. Dopo il completamento dei lavori nell'estate del 1953, nel corso dell'anno successivo, l'unità modificò la propria "caratteristica" prima in MS 485 e successivamente in MC 485, quando il 10 settembre 1954 venne definitivamente classificata motocannoniera.
Il primo periodo di attività dell'unità venne in buona parte impiegato in diverse serie di prove per verificarne prestazioni e caratteristiche, ottenendo in carico normale velocità intorno ai 32 nodi, con una autonomia di 500 miglia, inferiori agli originari 40, ma solo di poco minori rispetto ai 34 ottenuti dopo l'installazione della pesante Panzerkalotte che aveva caratterizzato nella seconda parte del conflitto queste motosiluranti. Parte dei risultati di queste prove ed esperienze costituirono la base per la progettazione e la realizzazione del progetto della successiva Folgore allora in costruzione a Monfalcone e per la realizzazione delle motocannoniere, in seguito costruite nei cantieri nazionali.
Dopo una serie di prove e collaudi effettuati nella base di La Spezia, la MC 485 passò alle dipendenze del COMOS, il Comando Motosiluranti di Brindisi svolgendo una intensa attività, operando nelle acque dello Ionio e soprattutto lungo la costa adriatica assieme alle squadriglie di motosiluranti e alzando sovente l'insegna del Comando Flottiglia. Le sue buone qualità nautiche la rendevano idonea ad operare ad alta velocità anche in condizioni di mare mosso, dimostrando nel complesso ben altre prestazioni rispetto alle più piccole motosiluranti, pur leggermente limitata, in ragione delle sue dimensioni, nella manovra all'interno di taluni piccoli porticcioli adriatici. Nel 1956 costituì insieme alla Folgore la 49a Squadriglia motocannoniere. Nel 1958 la motosilurante venne sottoposta a dei lavori presso l'Arsenale di Taranto per la sistemazione a poppa di ferroguide smontabili per la posa di mine da fondo.
Tra il 1958 e il 1962 la MC 485 ha partecipato a numerose esercitazioni nazionali e interalleate impiegata come nave comando della 1a Flottiglia Motosiluranti, operando principalmente in Adriatico.
All'inizio del 1963 prese parte con altre unità della 49a Squadriglia motocannoniere ad importanti esercitazioni nello Ionio e nel Tirreno. Nell'estate dello stesso anno venne impiegata in Sardegna per controllare le operazioni di sgombero del poligono di lancio di missili nella zona di Arbatax. Al termine rientrò alla base di Brindisi continuando a svolgere la sua attività addestrativa.
In seguito alla diminuzione del rendimento con la velocità massima ridotta a non più di 28 nodi, venne inviata all'Arsenale di Taranto per un ciclo di lavori straordinari, ma constatato che lo scafo aveva ceduto in più punti non venne ritenuto opportuno procedere alla sua messa in efficienza e l'unità venne posta in disarmo il 1º luglio 1964 per essere poi radiata il 1º marzo 1966.

(Web, Google, Wikipedia, You Tube)




















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