In data 9 marzo 2019 il cacciamine Vieste della Marina militare ha ritrovato il regio incrociatore Giovanni Delle Bande Nere, affondato nel 1942: lo ha ritrovato l'incrociatore leggero a una profondità compresa tra i 1460 e i 1730 metri. Fu affondato il 1 aprile del 1942 dal sommergibile britannico H.M.S. URGE.
La scoperta effettuata dal Cacciamine Vieste della Marina Militare grazie alle sofisticate apparecchiature in dotazione
Il cacciamine Vieste della Marina Militare, durante un'attività di verifica tecnica e sorveglianza dei fondali nel Mar Tirreno presso l'isola di Stromboli, ha ritrovato il relitto dell’Incrociatore Leggero Giovanni Delle Bande Nere affondato nel 1942.
Il relitto è stato localizzato e identificato a circa 11 miglia nautiche a sud dell’isola di Stromboli a una profondità compresa tra i 1460 e i 1730 metri, in una posizione compatibile con quella del suo affondamento avvenuto il 1 aprile del 1942, mentre era in trasferimento da Messina a La Spezia, per effettuare alcune riparazioni in Arsenale scortato dal cacciatorpediniere Aviere e dalla torpediniera Libra. Durante la navigazione, alle 09.00 circa, fu colpito da due siluri lanciati dal sommergibile britannico H.M.S. Urge. L’incrociatore, spezzato in più tronconi, affondò rapidamente. Nell'evento perì gran parte dell’Equipaggio.
La scoperta è avvenuta grazie all’impiego dei veicoli subacquei imbarcati sul cacciamine Vieste in grado di condurre ricerca e identificazione a quote profonde: il veicolo autonomo subacqueo (Autonomous Underwater Vehicle – AUV) Hugin 1000, della ditta Kongsberg, e il veicolo filoguidato Multipluto 03, della ditta GAY Marine. Circoscritta l’area di ricerca in base alle presunte coordinate dell’affondamento, il cacciamine ha proceduto a mappare il fondale con il veicolo Hugin, scoprendo più contatti correlabili con il relitto. Successivamente i contatti sono stati identificati grazie all’uso del Multipluto, che ha consentito di filmare anche le prime immagini della nave rivelando i tre tronconi in cui si spezzò nell’affondamento e accertandone l'identità.
Il ritrovamento dell’Incrociatore Leggero Giovanni Delle Bande Nere conferma l'efficacia operativa dei veicoli subacquei in dotazione alla Marina Militare, capaci di operare a quote profonde per il controllo dei fondali e delle infrastrutture strategiche, nonché la professionalità degli specialisti del Comando delle Forze di Contromisure Mine. I veicoli subacquei rappresentano un assetto fondamentale per mantenere elevata la capacità della componente di contromisure mine incrementando la quota e le possibilità di capacità di scoperta e identificazione di situazioni di rischio in alti fondali.
Il Giovanni delle Bande Nere fu un incrociatore leggero della Regia Marina appartenente alla classe Alberto di Giussano, così battezzato in onore del capitano di ventura del XVI secolo Giovanni delle Bande Nere.
Il suo scafo venne impostato nel 1928 nei Cantieri navali di Castellamare di Stabia, venne varato il 27 aprile 1930 e completato nel 1931.
La nave nell'aprile 1939 prese parte all'occupazione dell'Albania. Nell'occasione la Regia Marina schierò davanti alle coste albanesi una squadra navale al comando dell'ammiraglio Arturo Riccardi, composta oltre che dal Bande Nere, dagli incrociatori leggeri Duca degli Abruzzi e Garibaldi, dalle due navi superstiti della Classe Conte di Cavour, dai quattro incrociatori pesanti della classe Zara, 13 cacciatorpediniere, 14 torpediniere e varie motonavi su cui erano imbarcati in totale circa 11.300 uomini, 130 carri armati e materiali di vario genere. Nonostante l'imponente spiegamento di forze, l'azione delle navi italiane, nei confronti dei timidi tentativi di reazione da parte albanese, si limitò soltanto ad alcune salve sparate a Durazzo e a Santi Quaranta. Le forze italiane incontrarono scarsissima resistenza e in breve tempo tutto il territorio albanese fu sotto il controllo italiano, con re Zog costretto all'esilio.
Nel corso della seconda guerra mondiale il Giovanni delle Bande Nere, dotato di idrovolanti IMAM Ro.43, prese parte, insieme al gemello Colleoni (con il quale formava la II Divisione), alla battaglia di Punta Stilo del 9 luglio 1940 (tre giorni prima le due unità avevano scortato in Libia uno dei primi convogli lì diretti). Il 19 luglio dello stesso anno fu inviato in Egeo assieme al Colleoni, per attaccare il traffico nemico in quel mare, ma si scontrò con l'incrociatore australiano HMAS Sydney accompagnato da cinque cacciatorpediniere britannici in quella che divenne la battaglia di Capo Spada. Nell'occasione la leggera protezione della classe di Giussano dimostrò chiaramente i suoi limiti, dato che nel corso del combattimento tra i due incrociatori italiani e gli alleati immobilizzarono subito il Colleoni che fu poi affondato, mentre il Bande Nere (nave di bandiera dell'ammiraglio Ferdinando Casardi, comandante la II Divisione), colpito da un proiettile con danni leggeri ed alcune vittime, ripiegò per allontanarsi inseguito dal Sydney; nell'inseguimento il Bande Nere fu colpito una seconda volta con riduzione della velocità a 29 nodi (che però poté essere riportata a 32 nodi con riparazioni provvisorie), mentre il Sydney, colpito da un proiettile del Bande Nere con danni lievi al fumaiolo, preferì desistere, anche per la carenza di munizioni da 152 mm ed il rischio di essere attaccato dall'aviazione. Sul Bande Nere ci furono 8 morti e 16 feriti.
Partecipò attivamente alla guerra dei convogli per la Libia. Fra il 5 ed il 7 febbraio 1941 scortò a Tripoli i trasporti truppe Conte Rosso, Esperia, Marco Polo e Calitea con a bordo la divisione corazzata "Ariete". Il 24 maggio 1941 uscì in mare assieme all'incrociatore leggero Armando Diaz e ai caccia Ascari e Corazziere in funzione di scorta indiretta ai numerosi convogli in mare; il 25 febbraio il Diaz fu silurato da un sommergibile e affondò con la maggior parte dell'equipaggio. Il 10 dicembre 1941 fu scelto per trasportare a Tripoli, assieme ai due incrociatori leggeri della IV Divisione (Alberico da Barbiano e Alberto di Giussano) un carico di benzina avio e altri materiali, ma fu bloccato a Palermo da un'avaria; dovette quindi rinunciare alla missione e si salvò così dalla distruzione della IV Divisione avvenuta nella notte fra il 12 ed il 13 dicembre. Il 21 febbraio 1942 prese parte all'operazione K. 7, che prevedeva l'invio di due convogli in Libia; in quell'occasione il Bande Nere fece parte della forza d'appoggio contro un eventuale attacco navale. L'operazione si concluse con un pieno successo.
Il 21 marzo dello stesso anno fece parte della formazione italiana inviata ad attaccare un convoglio inglese diretto a Malta; ne derivò la seconda battaglia della Sirte nella quale il Bande Nere colpì con un proiettile da 152 mm l'incrociatore britannico Cleopatra, causando 15 morti e alcuni danni (che tuttavia non impedirono alla nave di continuare il combattimento).
Il mattino del 1º aprile 1942 lasciò Messina diretto a La Spezia scortato dal cacciatorpediniere Aviere e dalla torpediniera Libra. Alle 9 del mattino a undici miglia da Stromboli il gruppo venne intercettato dal sommergibile britannico Urge: un siluro spezzò in due lo scafo del Giovanni delle Bande Nere, che affondò rapidamente, trascinando con sé 381 (per altre fonti 287) uomini dei 507 che erano a bordo. Il fuochista ausiliario Gino Fabbri fu uno degli scampati. Tra gli altri il sottotenente di vascello Enrico Evangelista.
II relitto dell'incrociatore è stato ritrovato dal cacciamine Vieste della Marina Militare italiana il 9 marzo 2019, mentre nel Mar Tirreno nei pressi dell'isola di Stromboli svolgeva una verifica tecnica e di sorveglianza dei fondali marini.
IL RITROVAMENTO E L’IDENTIFICAZIONE
Il cacciamine Vieste della Marina Militare, durante un'attività di verifica tecnica e sorveglianza dei fondali nel Mar Tirreno presso l'isola di Stromboli, ha ritrovato il relitto dell'Incrociatore Leggero Giovanni Delle Bande Nere affondato nel 1942.
Il relitto è stato localizzato e identificato a circa 11 miglia nautiche a sud dell'isola di Stromboli a una profondità compresa tra i 1460 e i 1730 metri, in una posizione compatibile con quella del suo affondamento avvenuto il primo aprile del 1942, mentre era in trasferimento da Messina a La Spezia, per effettuare alcune riparazioni in Arsenale scortato dal cacciatorpediniere Aviere e dalla torpediniera Libra.
Durante la navigazione, alle ore 9 circa, fu colpito da due siluri lanciati dal sommergibile britannico H.M.S. Urge. L'incrociatore, spezzato in più tronconi, affondò rapidamente. Nell'evento morì gran parte dell'equipaggio. La scoperta è avvenuta grazie all'impiego dei veicoli subacquei imbarcati sul cacciamine Vieste in grado di condurre ricerca e identificazione a quote profonde: il veicolo autonomo subacqueo (Autonomous Underwater Vehicle - AUV) Hugin 1000, della ditta Kongsberg, e il veicolo filoguidato Multipluto 03, della ditta GAY Marine.
Circoscritta l'area di ricerca in base alle presunte coordinate dell'affondamento, il cacciamine ha proceduto a mappare il fondale con il veicolo Hugin, scoprendo più contatti correlabili con il relitto. Successivamente i contatti sono stati identificati grazie all'uso del Multipluto, che ha consentito di filmare anche le prime immagini della nave rivelando i tre tronconi in cui si spezzò nell'affondamento e accertandone l'identità.
Il 1 aprile 1942 il Giovanni Delle Bande Nere salpò dalla base di Messina diretto al La Spezia, scortato dal cacciatorpediniere Aviere e dalla torpediniera Libra. Alle 9 del mattino venne intercettato dal sommergibile britannico Urge che lo silurò. La nave si spezzò affondando rapidamente e portando con se circa 400 uomini dell’equipaggio.
Il racconto del superstite
A bordo del 'Bande Nere' c'era anche Gino Fabbri, fuochista appena ventenne. La figlia, Mirella, nel libro "Una stella nelle costellazioni" racconta quello che accadde dopo l'esplosione del primo siluro.
Ci fu un'esplosione e andò via la luce. Fu dato l'allarme e lasciò il locale macchine per raggiungere il ponte: Fabbri correva lungo le scale e quando uscì all'aria aperta, il secondo siluro colpì la nave. Il fumo degli incendi invadeva la coperta e la 'Bande Nere' si piegò pericolosamente di lato. Fabbri riuscì ad aiutare a calare una scialuppa, ma quando si fece scivolare in mare lungo la murata era già piena di superstiti. Si aggrappò alla scialuppa, ma ne fu strappato da altre quattro persone che si abbrancavano a lui in cerca di salvezza. "Tutte poi le vidi sparire nel mare, nero per la nafta e rosso per le fiamme degli incedi" raccontò nella sua deposizione sull'affondamento. A quel punto. forte anche del fatto che era riuscito a indossare un giubbotto salvagente, nuotò fino alla torpediniere Libra, che faceva parte dello stesso convoglio, e fu salvato dai marinai. In una manciata di minuti il 'Bande Nere' si spezzò a metà, "si chiuse come un libro" e colò a picco.
Portato prima a Messina e poi in Nordafrica, Fabbri cominciò a soffrire già durante la guerra le conseguenze di una pleurite che lo avrebbe portato alla morte a soli 44 anni.
Che fine fece l'Urge, il sottomarino che affondò l’incrociatore?
L'Urge era il terrore delle navi italiane che incrociavano il Mediterraneo meridionale. Al comando del capitano di corvetta Edward P. Tomkinson, aveva affondato la petroliera Franco Martelli in navigazione nel golfo di Biscaglia nell'aprile 1941, danneggiato la nave passeggeri italiana Aquitania e il mercantile, sempre italiano, Marigola, poi affondato da un aerosilurante britannico il 24 settembre 1941. La mattina del 14 dicembre 1941 l'Urge aveva colpito con un siluro la corazzata Vittorio Veneto costringendola nave a sottoporsi a un periodo di riparazioni a Taranto.
All'alba del 27 aprile 1942, 26 giorni dopo aver affondato il Giovanni Delle Bande Nere, l'Urge salpò dalla base di Malta con l'ordine di dirigere su Alessandria, seguendo una rotta pressoché diretta. E fu proprio durante questa missione che del sommergibile si persero per sempre le tracce. Era partito all'attacco del motoveliero italiano San Giusto scortato da cinque motozattere tedesche e dai caccia CR42 della 153esima Squadriglia della Regia Aeronautica, e proprio al comando di uno di questi aerei il sergente Igino Marzoli avvistò un sommergibile emerso che cannoneggiava il convoglio, e vi sganciò in picchiata due piccole bombe di profondità.
Nelle ore successive altri cinque CR42 sganciarono altre dieci bombe nell'area dove era stato avvistato il sommergibile che non riemerse più. L'Urge fu localizzato nell'agosto del 2012 a 47 metri di profondità a circa un miglio dalla costa di Ras Al Hilal, dove era avvenuto l’attacco.
QUEL CHE RIMANE DELL’INCROCIATORE E’ AL LARGO DELL’ISOLA DI STROMBOLI
I nuovi strumenti di indagine dei fondali in uso alla Marina Militare hanno permesso di localizzarlo con certezza essendo, tra l’altro, nota la posizione dell’affondamento avvenuto nell’aprile 1942 a largo di Stromboli, a causa di due siluri esplosi dal sommergibile inglese “Urge”, che, spezzato lo scafo in più parti, lo aveva affondato in pochi minuti, generando uno dei più tragici episodi della seconda guerra mondiale.
Per quasi 80 anni è rimasto nascosto ad una profondità media di oltre 1500 metri ed è stato scovato e riconosciuto dal cacciamine “Vieste” solo grazie alle nuove tecniche di scandaglio realizzate con veicoli subacquei estremamente sofisticati (AUV autonomous underwater vehicle).
Generoso protagonista di alcune battaglie navali mediterranee, come la battaglia di punta Stilo (1940), di Capo Spada (1940), della Sirte (1942), l’incrociatore trovò tragica fine per mezzo di quei subdoli strumenti di distruzione che furono e sono i sottomarini, capaci, come in questo caso, di affiorare, non visto, e colpire senza ammettere replica di sorta, coerentemente solo con la logica bellica del momento.
Molte centinaia furono i morti e questo ne consolidò la memoria nella storia di quegli anni e non solo, ulteriormente avallata dal racconto dell’unico superstite, il fuochista Gino Fabbri che sopravvissuto grazie a quell’insieme di causalità che separano, spesso, la vita dalla morte, ne rimase, comunque, segnato al punto che quell’evento determinò, a distanza di pochi anni, il suo decesso.
Come già evidenziato, il racconto di qui momenti rimandano ad un’esperienza al limite dell’umana sopportazione, dove le esplosioni, il fuoco, l’abbraccio repellente del petrolio fuoriuscito, il suo odore ed il suo sapore e l’angosciata disperazione per la visione della morte dei compagni supererà nel tempo la gioia del salvamento. A distanza di secoli il destino dell’incrociatore si assimila al destino del capitano di ventura “Giovanni dalle Bande Nere” morto a seguito di un colpo di “falconetto”, primitiva arma da fuoco comparsa sui campi di battaglia del XVI secolo.
ENGLISH
On 9 March 2019, the Italian Navy's minesweeper Vieste found the royal cruiser Giovanni Delle Bande Nere, sunk in 1942: it was found by the light cruiser at a depth of between 1460 and 1730 metres. It was sunk on 1st April 1942 by the British submarine H.M.S. URGE.
The discovery was made by the Italian Navy's Cacciamine Vieste thanks to its sophisticated equipment.
The Italian Navy's Cacciamine Vieste, during technical verification and seabed surveillance in the Tyrrhenian Sea near the island of Stromboli, found the wreck of the light cruiser Giovanni Delle Bande Nere, which sank in 1942.
The wreck was located and identified about 11 nautical miles south of the island of Stromboli at a depth of between 1,460 and 1,730 metres, in a position consistent with that of its sinking on 1 April 1942, while it was on its way from Messina to La Spezia to carry out repairs in the Arsenal, escorted by the destroyer Aviere and the torpedo boat Libra. During the navigation, at about 09.00, it was hit by two torpedoes launched by the British submarine H.M.S. Urge. The cruiser, broken into several pieces, sank rapidly. Most of the crew perished in the event.
The discovery was made thanks to the use of underwater vehicles aboard the Vieste minesweeper capable of conducting research and identification at deep depths: the Autonomous Underwater Vehicle (AUV) Hugin 1000, made by Kongsberg, and the Multipluto 03 wire-guided vehicle, made by GAY Marine. Having defined the search area on the basis of the presumed coordinates of the sinking, the minesweeper proceeded to map the seabed with the Hugin vehicle, discovering several contacts that could be correlated with the wreck. Subsequently, the contacts were identified thanks to the use of the Multipluto, which also made it possible to film the first images of the ship, revealing the three sections into which it broke up in the sinking and establishing its identity.
The discovery of the Light Cruiser Giovanni Delle Bande Nere confirms the operational effectiveness of the Navy's underwater vehicles, capable of operating at deep depths to control the seabed and strategic infrastructure, as well as the professionalism of the specialists of the Mine Countermeasures Force Command. The underwater vehicles represent a fundamental asset to maintain the high capacity of the mine countermeasures component by increasing the altitude and the possibility of detection and identification of hazardous situations in the deep sea.
During World War II, the Giovanni delle Bande Nere, equipped with IMAM Ro.43 seaplanes, took part, together with its twin Colleoni (with whom it formed the 2nd Division), in the battle of Punta Stilo on 9 July 1940 (three days earlier the two units had escorted one of the first convoys to Libya). On 19 July of the same year, she was sent to the Aegean along with the Colleoni, to attack enemy traffic in that sea, but collided with the Australian cruiser HMAS Sydney accompanied by five British destroyers in what became the Battle of Cape Spada. On this occasion, the light protection of the Giussano class clearly showed its limits, as during the course of the battle between the two Italian cruisers and the Allies they immediately immobilized the Colleoni, which was then sunk, while the Bande Nere (flagship of Admiral Ferdinando Casardi, commander of the 2nd Division), hit by a shell with light damage and some casualties, fell back to get away pursued by the Sydney; During the pursuit, the Bande Nere was hit a second time, reducing its speed to 29 knots (which, however, could be restored to 32 knots with temporary repairs), while the Sydney, hit by a shell from the Bande Nere with light damage to the funnel, preferred to desist, also due to the lack of 152 mm ammunition and the risk of being attacked by the air force. On the Bande Nere there were 8 dead and 16 wounded.
He actively participated in the convoy war for Libya. Between 5 and 7 February 1941, he escorted the troop transports Conte Rosso, Esperia, Marco Polo and Calitea to Tripoli with the armoured division "Ariete" on board. On 24 May 1941 she went out to sea together with the light cruiser Armando Diaz and the destroyers Ascari and Corazziere as an indirect escort to the numerous convoys at sea; on 25 February 1941 the Diaz was torpedoed by a submarine and sank with most of the crew. The 10th of December 1941 was chosen to transport to Tripoli, along with the two light cruisers of the IV Division (Alberico da Barbiano and Alberto di Giussano), a cargo of aviation gasoline and other materials, but it was blocked in Palermo by a breakdown; therefore it had to renounce to the mission and was saved from the destruction of the IV Division during the night between the 12th and the 13th of December. On February 21st, 1942, the Bande Nere took part in Operation K. 7, which involved sending two convoys to Libya; on that occasion, the Bande Nere was part of the support force against a possible naval attack. The operation was a complete success.
On 21 March of the same year, the Bande Nere was part of the Italian formation sent to attack a British convoy headed for Malta; this resulted in the second battle of Sirte in which the Bande Nere hit the British cruiser Cleopatra with a 152 mm shell, causing 15 deaths and some damage (which, however, did not prevent the ship from continuing the fight).
On the morning of 1 April 1942, she left Messina for La Spezia, escorted by the destroyer Aviere and the torpedo boat Libra. At 9 a.m., eleven miles off Stromboli, the group was intercepted by the British submarine Urge: a torpedo split the hull of the Giovanni delle Bande Nere in two and the boat quickly sank, dragging with it 381 (other sources say 287) of the 507 men aboard. Auxiliary stoker Gino Fabbri was one of the survivors. Among the others was second lieutenant Enrico Evangelista.
The wreck of the cruiser was found by the Italian Navy's minesweeper Vieste on 9 March 2019, while in the Tyrrhenian Sea near the island of Stromboli it was carrying out a technical and surveillance survey of the seabed.
THE DISCOVERY AND IDENTIFICATION
The Italian Navy's minesweeper Vieste, during an activity of technical verification and surveillance of the seabed in the Tyrrhenian Sea near the island of Stromboli, found the wreck of the Light Cruiser Giovanni Delle Bande Nere, sunk in 1942.
The wreck was located and identified about 11 nautical miles south of the island of Stromboli at a depth of between 1,460 and 1,730 metres, in a position consistent with that of its sinking on 1 April 1942, while it was on its way from Messina to La Spezia to carry out repairs in the Arsenal, escorted by the destroyer Aviere and the torpedo boat Libra.
During the navigation, at about 9 a.m., it was hit by two torpedoes launched by the British submarine H.M.S. Urge. The cruiser, broken into several pieces, sank rapidly. Most of the crew died in the event. The discovery was made thanks to the use of underwater vehicles aboard the Vieste minesweeper capable of conducting research and identification at deep depths: the Autonomous Underwater Vehicle (AUV) Hugin 1000, made by Kongsberg, and the Multipluto 03 wire-guided vehicle, made by GAY Marine.
Having defined the search area on the basis of the presumed coordinates of the sinking, the minesweeper proceeded to map the seabed with the Hugin vehicle, discovering several contacts that could be correlated with the wreck. Subsequently, the contacts were identified thanks to the use of the Multipluto, which also made it possible to film the first images of the ship, revealing the three sections into which it broke in the sinking and establishing its identity.
On April 1st, 1942 the Giovanni Delle Bande Nere sailed from the base of Messina bound for La Spezia, escorted by the destroyer Aviere and the torpedo boat Libra. At 9 a.m. it was intercepted by the British submarine Urge, which torpedoed it. The ship broke up and sank rapidly, taking some 400 crewmen with it.
The survivor's account
Also on board the 'Bande Nere' was Gino Fabbri, a stoker in his early twenties. His daughter, Mirella, recounts what happened after the first torpedo exploded in her book 'Una stella nelle costellazioni' (A star in the constellations).
There was an explosion and the light went out. The alarm was sounded and he left the engine room for the bridge: Fabbri ran down the stairs and when he came out into the open air, the second torpedo hit the ship. Smoke from the fires invaded the deck and the 'Bande Nere' leaned dangerously to one side. Fabbri managed to help lower a lifeboat, but by the time he slipped into the sea along the side it was already full of survivors. He clung to the lifeboat, but was snatched from it by four other people who grabbed onto him in search of safety. "All of them disappeared into the sea, black from the oil and red from the flames of the fires," he said in his deposition on the sinking. At that point, helped by the fact that he had managed to put on a life jacket, he swam to the torpedo boat Libra, which was part of the same convoy, and was rescued by sailors. In a matter of minutes the 'Bande Nere' broke in half, 'closed like a book' and went down.
Taken first to Messina and then to North Africa, Fabbri began to suffer the consequences of pleurisy during the war, which would lead to his death at the age of only 44.
What happened to the Urge, the submarine that sank the cruiser?
The Urge was the terror of Italian ships cruising the southern Mediterranean. Under the command of Lieutenant Commander Edward P. Tomkinson, it had sunk the oil tanker Franco Martelli in the Bay of Biscay in April 1941, damaged the Italian passenger ship Aquitania and the Italian merchant ship Marigola, then sunk by a British torpedo bomber on 24 September 1941. On the morning of 14 December 1941, the Urge had hit the battleship Vittorio Veneto with a torpedo, forcing the ship to undergo a period of repairs in Taranto.
At dawn on April 27th, 1942, 26 days after the sinking of the Giovanni Delle Bande Nere, the Urge left the Malta base with orders to head for Alexandria, following an almost direct route. It was during this mission that the submarine was lost forever. It had left to attack the Italian motor sailer San Giusto, escorted by five German motor rafts and CR42 fighters of the 153rd Squadron of the Regia Aeronautica, and it was under the command of one of these planes that Sergeant Igino Marzoli spotted a submarine which had emerged and was firing at the convoy, dropping two small depth charges.
In the following hours, another five CR42s dropped ten more bombs in the area where the submarine had been sighted, and it never surfaced again. The Urge was located in August 2012 at a depth of 47 metres about a mile off the coast of Ras Al Hilal, where the attack had taken place.
WHAT REMAINS OF THE CRUISER OFF THE ISLAND OF STROMBOLI
The new instruments used by the Italian Navy to investigate the seabed have made it possible to locate the cruiser with certainty. Among other things, the position where it sank in April 1942 off Stromboli is known, due to two torpedoes exploded by the British submarine "Urge", which broke the hull into several parts and sank it in a few minutes, generating one of the most tragic episodes of the Second World War.
For almost 80 years it remained hidden at an average depth of over 1500 metres and was only discovered and recognised by the minesweeper "Vieste" thanks to new sounding techniques using extremely sophisticated underwater vehicles (AUV autonomous underwater vehicles).
A generous protagonist of some Mediterranean naval battles, such as the battle of Punta Stilo (1940), Capo Spada (1940), and Sirte (1942), the cruiser met a tragic end by means of those devious instruments of destruction that were and are submarines, capable, as in this case, of surfacing, unseen, and striking without admitting any reply whatsoever, consistent only with the war logic of the moment.
Many hundreds of people were killed and this consolidated the memory of this event in the history of those years and beyond, further supported by the story of the sole survivor, stoker Gino Fabbri, who survived thanks to that set of causalities that often separate life from death, but was nevertheless so marked by it that the event led to his death a few years later.
As already mentioned, the story of these moments recalls an experience at the limit of human endurance, where the explosions, the fire, the repulsive embrace of the spilled oil, its smell and taste and the anguished despair at the sight of his companions dying outweighed the joy of rescue. Centuries later, the fate of the cruiser is similar to that of the mercenary captain Giovanni dalle Bande Nere, who died from a shot with the falconetto, a primitive firearm that appeared on battlefields in the 16th century.
(Web, Google, Wikipedia, Agi, Nauticareport, MM, You Tube)