Li guardava dall’alto, paffuta e solitaria, al lume di sé stessa, mentre davano fuoco all’euforia rituale di Capodanno. Urla, spari, auguri, tutto per niente, solo per santificare un nonnulla, una festa non per uomini né dei, nascite né morti; agitati a celebrare solo il tempo che passa. A illudersi di un transito tra il Non più e il Non ancora. Ma quanto sono scemi gli abitanti della terra, diceva tra sé la luna, cos’hanno da brindare per un giorno come gli altri, una manciata d’attimi tra la luce di un anno che va e il buio ignoto di un altro che viene, e poi viceversa. Insensata giostra del tempo, che solo dementi atavici possono osannare, fingendo cerimonie d’addio e di benvenuto a grumi seriali di giorni.
Botti, bombe, esplosioni di razzismo nel senso dei razzi di fine anno, spari di una festosa guerra contro ignoti, in nome d’una patria di passaggio che dura lo spazio di un momento, nel varcare il confine tra due paesi immaginari denominati Annovecchio e Annonuovo.
Il Messerschmitt Bolkow-Blohm-TKF-90 era un progetto di un cacciabombardiere dotato di alette canards, ali a delta, prese d'aria ventrali, una deriva singola o doppia e di un carrello triciclo retrattile.
M.B.B. X 31 poi confluito nell'EF 2000.
Nel settembre 1976, le società MBB VFW-Fokker e Dornier iniziarono lo studio di un caccia da combattimento futuro progettato per equipaggiare la Luftwaffe dopo il 1990. Questo progetto fu designato dal governo TKF-90 (Taktische Kampflugzeuge für 1990). Il futuro aereo avrebbe dovuto svolgere principalmente missioni di combattimento aereo e, se possibile, anche di attacco al suolo. Pertanto, doveva essere equipaggiato con un radar a lungo raggio ad alte prestazioni, missili a medio raggio radar-guidati, missili IR a corto raggio e un cannoncino. Doveva avere un'eccellente velocità di virata, una buona reattività al decollo in allerta e un alto rateo di salita per ottenere le migliori intercettazioni. Avrebbe dovuto anche utilizzare piste corte e trasportare un volume sufficiente di carburante internamente per evitare la necessità di utilizzare serbatoi esterni. L'abitacolo, moderno, avrebbe dovuto integrare facilmente le nuove tecnologie. Anche i sistemi di collegamento AWACS e i sistemi di contromisure elettroniche dovevano essere integrati. Per l'attacco di terra, doveva essere equipaggiato con un FLIR e un sistema di prevenzione degli ostacoli, bombe convenzionali, cluster o laser guidate, oltre a vari missili aria-terra.
Dornier studiò un programma in collaborazione con il produttore americano Northrop, mentre VFW-Fokker e MBB studiarono entrambi i dispositivi con ali delta e superfici “canard”.
Anche altri paesi europei stavano contestualmente studiando la sostituzione a medio termine delle loro flotte e all'inizio del novembre 1977 i governi francese, britannico e della Germania Ovest chiesero una soluzione tecnica congiunta per un nuovo caccia da combattimento europeo.
Il 26 aprile 1978, MBB presentò il suo progetto di aereo monoposto, che fu anche presentato al pubblico durante lo spettacolo aereo ILA 78 ad Hannover. Era dotato di superfici canard con un lieve diedro negativo situate molto in avanti sulla fusoliera. Le ali, in posizione mediana, erano a delta. Le due prese d'aria, quadrate e coniche, si trovavano l'una accanto all'altra sotto la fusoliera per consentire prestazioni eccellenti con un angolo di attacco elevato, nonché durante le manovre di scivolamento d’ala. La propulsione era fornita da due turbocompressori Turbo-Union RB199, uguali a quelli del Panavia Tornado, dotati di ugelli orientabili per migliorare la manovrabilità con alte velocità di rotazione ad alto angolo di attacco. L'armamento pianificato era quello richiesto dal governo. I test della galleria del vento furono effettuati per migliorare l'aerodinamica dell'aeromobile nelle varie fasi del volo.
Dei tre produttori, MBB che propose il progetto di maggior successo e che fu selezionato per il programma.
Le esigenze inglesi e tedesche furono armonizzate in un unico progetto, MBB e BAe (British Aerospace), nel dicembre 1979, crearono un team congiunto per lavorare al progetto ECF (European Collaborative Figther). Il nuovo progetto congiunto era una sintesi tra il BAe P.110 e MBB TKF-90. Riprese la geometria delle ali nel doppio delta e il doppio impennaggio dell'apparato inglese, così come le alette canard molto avanti e gli ingressi d'aria sotto la fusoliera del progetto tedesco. Il dispositivo di spinta vettoriale venne abbandonato a causa di difficoltà di sviluppo dopo i test effettuati dall’aereo sperimentale Rockwell-MBB X-31. Un modello del prototipo tedesco, con le modifiche sopra elencate, venne mostrato al salone aereo ILA80 di Hannover il 23 aprile 1980 con la denominazione TKF-90-1.
Nel frattempo, la Francia si unì al Regno Unito e alla Germania Occidentale per un nuovo progetto europeo di caccia da combattimento, anch'essi equipaggiati con ali a delta e piani canard anteriori, con la designazione di ECA (European Combat Aircraft). Il programma venne abbandonato in seguito all'impossibilità di definire le esigenze comuni dei diversi paesi: la Francia aveva bisogno di un dispositivo in grado di operare da portaerei, mentre non serviva agli altri partner. La scelta di attrezzature e reattori comuni poneva insormontabili difficoltà. Queste divergenze fecero naufragare definitivamente il programma ECA nel 1984 e la Francia continuò con il suo progetto ACX, che in seguito darà vita al Rafale.
Da parte loro, il Regno Unito, la Repubblica federale di Germania, l'Italia e la Spagna unirono le loro forze per il programma europeo ACA, che darà vita finalmente al definitivo caccia “Eurofighter 2000” o “Typhoon”.
(Web, Google, Wikipedia)
Uno dei progetti Aeritalia poi confluiti nell'Eurofighter EF 2000.
Lo sten è un mitra a canna corta progettato nel Regno Unito nel 1940, ed utilizzato durante la seconda guerra mondiale prima, ed in vari Stati del mondo poi.
Fu adoperato principalmente dalla Gran Bretagna, ma anche dai paesi del Commonwealth, e in minor parte dalla Francia e dalle varie formazioni di Resistenza in tutta Europa. In Italia i combattenti della Resistenza lo ricevevano dai lanci paracadutati dell'aviazione britannica. Fu usato nel dopoguerra da moltissimi eserciti di Paesi filobritannici e movimenti armati di guerriglia, fino ai giorni nostri. Venne sostituito dal mitra L2A3 Sterling nel 1953.
Dopo la campagna di Francia del 1940, l'esercito inglese era a corto di armi poichè un gran numero di armi ed equipaggiamenti perse nella battaglia di Dunkerque e il notevole ampliamento che ebbe l'esercito britannico dopo l'entrata in guerra fecero aumentare notevolmente le richieste di armamenti per la fanteria.
I militari britannici avevano sempre rifiutato di acquisire delle pistole mitragliatrici, convinti della validità del fucile Enfield Mk. III e dell'addestramento dei fucilieri britannici. Le battaglie in Francia nel 1940 avevano però brutalmente rivelato l'efficacia delle MP 40 nelle mani dei soldati tedeschi, ed avevano impressionato i comandanti militari inglesi. Venne deciso di acquistare il mitragliatore Thompson M1928, precedentemente già valutato dall'esercito inglese, ma non riuscendo a riceverne a sufficienza, fu commissionata alla Royal Small Arms Factory la realizzazione di una pistola mitragliatrice semplice, economica e rapida da produrre.
Il risultato fu un'arma composta da pochi pezzi, realizzati principalmente per stampaggio e saldatura a elettrodo, in modo da ridurre il più possibile i tempi di lavorazione. I componenti venivano realizzati da una miriade di piccole industrie e assemblati poi nello stabilimento di Enfield. Le versioni successive furono ulteriormente semplificate, fino a ridurre a solo cinque le ore di lavoro necessarie per realizzarlo. Il nome Sten unisce le iniziali dei cognomi dei suoi disegnatori (maggiore Reginald Shepherd e Harold Turpin) e Enfield, la località sede della fabbrica che lo produceva.
Dal punto di vista industriale, lo Sten fu un pieno successo: non avrebbe potuto essere più semplice ed economico, era facilissimo e rapido da produrre e pressoché ogni officina era in grado di costruirlo (a parte ovviamente le canne). Era un mitra dalla meccanica estremamente semplice ed economica, dalle dimensioni ridotte e dal peso contenuto, con una discreta capienza di munizionamento, molto semplice da usare, oltre che molto robusto.
Era costituito da un tubo d'acciaio brunito, all'interno del quale era inserito un massiccio otturatore in acciaio e le relativa molla di recupero. Aveva con un caricatore laterale da 32 colpi e un elementare calcio in acciaio. La canna era avvitata a un'estremità, e all'estremità opposta vi era il tappo di chiusura a ghiera. il bocchettone del caricatore era saldato sul lato sinistro, e poteva essere ruotato verso il basso (dalla variante Mk. II in poi) per facilitare l'immagazzinamento o il trasporto. La scatola di scatto era saldata di fronte al ponticello del grilletto, e il calcio a stampella non era pieghevole bensì smontabile, essendo inserito sul tappo a molla di chiusura.
Il funzionamento era a massa battente. Gli organi di mira erano una rozza diottra posteriore fissa e un mirino a lancetta. Vi era un selettore a traversino davanti al grilletto, che permetteva di selezionare il fuoco semiautomatico o automatico agendo sulla leva di scatto interna a bilanciere. Nessun tipo di sicura, se non un rustico intaglio sulla scanalatura di armamento, dove bloccare la manetta di armamento dell'otturatore in posizione di apertura per evitare spari accidentali.
Utilizzava proiettili 9 × 19 mm Parabellum, le stesse usate dalle pistole (mitragliatrici e non) di produzione tedesca e del MAB italiano, in modo da consentire l'utilizzo anche di munizioni eventualmente reperite sul campo o requisite dai depositi e dagli arsenali nemici. Il caricatore, a inserimento laterale sinistro, era copiato da quello della MP 40 tedesca, cioè bifilare a presentazione singola, e conteneva 32 colpi; spesso era causa di malfunzionamenti a causa della sua concezione che rendeva difficoltoso lo scorrimento dei proiettili. Era possibile usare i caricatori tedeschi del MP40, perfettamente compatibili, mentre alcuni accorgimenti strutturali dell'arma inglese (dente di arresto) non lo rendevano utilizzabile sulla MP 40.
Distribuito ai soldati britannici nella metà del 1941, a cominciare dalla Western Desert Force, lo Sten fu impiegato su tutti i fronti della Seconda Guerra Mondiale, dal Sahara al Borneo e dalla Norvegia ai Balcani, dalle forze armate dell'Impero Britannico e da tutti i movimenti clandestini e partigiani. Ovunque emersero i suoi pregi e i suoi difetti, in particolare la tendenza a incepparsi se impugnato per il caricatore (i manuali militari raccomandavano di impugnarlo per il manicotto che avvolgeva la canna, che però tendeva a scaldarsi rapidamente), e il rischio di spari accidentali in caso di urti violenti (come del resto tutte le armi a massa battente prive di sicura sull'otturatore, come era la norma all'epoca).
Il caso più famoso di malfunzionamento fu l'attentato di Praga a Reinhard Heydrich, capo dell'SD e governatore di Boemia e Moravia, ad opera di due agenti segreti cecoslovacchi: Josef Gabčik e Jan Kubiš, paracadutati dai britannici. Erano muniti di uno Sten Mk. II che al momento di far fuoco su Heydrich si inceppò, e dovettero servirsi di una bomba a mano. I militari inglesi e canadesi, principali utilizzatori, non amavano troppo lo Sten: lo consideravano inaffidabile e inutile oltre i 100 metri e gli preferivano il fucile Enfield, mentre invece apprezzavano molto l'arma tutti coloro che dovevano combattere a breve distanza e con ingombri ridotti: paracadutisti, carristi, ecc, i quali impararono che uno Sten ben tenuto e correttamente impiegato era molto efficace.
È piuttosto significativo il fatto che i Commandos britannici, i quali avevano la possibilità di scegliersi le proprie armi, non vollero mai saperne dello Sten e preferirono sempre il Thompson statunitense, molto più pesante e costoso ma anche molto più preciso, stabile ed efficiente. Allo stesso modo, i combattenti della Resistenza italiana preferivano il Beretta MAB come arma individuale, anche se ben più ingombrante, per la sua migliore precisione, mentre per le azioni clandestine utilizzavano sempre gli Sten, che potevano essere nascosti facilmente.
Oltre all'esercito britannico, lo Sten fu ampiamente distribuito a pressoché tutti i movimenti clandestini di guerriglia e di resistenza europei ed asiatici, i quali apprezzarono moltissimo la facilità con cui poteva essere smontato e occultato. I più grandi estimatori dello Sten furono infatti i membri dei movimenti di resistenza, in Europa e Asia, per i quali era l'arma ideale: semplicissimo da usare, facile da smontare e pulire, leggero, compatto, si occultava praticamente dappertutto e permetteva un volume di fuoco devastante. In effetti lo Sten era molto efficace nei combattimenti entro i 20 metri, caratteristici della guerriglia e delle azioni di lotta clandestina, nei quali non valeva certo meno di armi ben più raffinate e costose.
Lo Sten fu impiegato estesamente anche nella guerra civile in Italia, sia dal CLN, che ne ricevette un gran numero, sia dalle forze della Repubblica Sociale Italiana che ne catturarono molti esemplari. I tedeschi apprezzarono la semplicità dello Sten quando nel 1945 produssero un'arma specifica per la Volkssturm, il MP 3008 che ne era quasi una diretta copia. Inoltre, impiegarono tutti gli Sten catturati distribuendolo a Polizia Militare, Marina e SS con la sigla MP.748 (e), dove la lettera "e" sta per englisch ("inglese").
Dopo la guerra, le grandi quantità di Sten giacenti nei magazzini britannici vennero largamente cedute a Francia, Israele, Paesi del Commonwealth e colonie britanniche e furono utilizzate in ogni conflitto degli anni cinquanta e sessanta. L'esercito britannico cessò di produrlo nel 1953, sostituendolo con lo Sterling, ma continuò a utilizzarlo fino agli anni sessanta, durante la Border Campaign dell'Irlanda del Nord. Ancora, nella guerra Indo-Pakistana del 1971 entrambe le parti utilizzarono estesamente lo Sten. L'ultimo utilizzatore "ufficiale" dello Sten fu il Movimento Zapatista messicano nel Chiapas, nel 1994.
Prestazioni
Il calibro, le dimensioni e la meccanica dell'arma la rendevano valida principalmente a corta distanza. Gli organi di mira non permettevano un tiro mirato superiore ai 20-25 metri, ed è un peccato perché la canna è realizzata bene, soprattutto nelle serie Mk. IV e Mk. V e nel tiro semiautomatico lo Sten rivela una balistica potenzialmente ottima: nel tiro automatico invece il peso dell'otturatore e la potenza della molla di recupero (necessari per assorbire il rinculo, dato che l'arma non presenta né compensatori né altri accorgimenti) sbilanciano il tiro, rendendolo impreciso, ma disperdendo anche molto i colpi il che, a corta distanza, può essere sfruttato con effetti micidiali da un tiratore esperto.
L'arma britannica, per quanto rozza, è robusta e ben fatta meccanicamente: l'estrattore elastico è poderosamente dimensionato e scongiura ogni possibile difetto di estrazione, e la camera di cartuccia è lavorata impeccabilmente, infatti è esente da "incollaggi" del bossolo. La causa principale di inceppamenti è la scorretta impugnatura dell'arma, che molto spesso veniva impugnata per il caricatore: ciò può provocare oscillazioni involontarie di quest'ultimo e un conseguente blocco delle cartucce. Anche la presentazione singola delle cartucce può dare problemi di alimentazione, a cui i soldati britannici impararono a rimediare dando uno "schiaffo" al caricatore, come facevano i loro avversari tedeschi.
Le versioni silenziate come lo Sten Mk II-S o lo Sten Mk VI, in dotazione ad esempio ai commando britannici, consentivano di esplodere non più di due o tre colpi in fuoco automatico, dopo i quali il silenziatore diventava inefficace.