lunedì 4 marzo 2019

Il main battle tank Chrysler M60 e i suoi derivati

L'autore del blog con i suoi commilitoni sul Cellina-Meduna nel 1977.


Il carro armato M60 è un carro armato da combattimento di seconda generazione sviluppato negli Stati Uniti d'America, costruito in 15.000 esemplari in quattro varianti. è stato adoperato dalla US Army, dal Corpo dei Marines, dalla NATO e altre nazioni fino al 1980, quando diventò obsoleto e fu sostituito dall'M1 Abrams.



Caratteristiche

L'M60 è stato il successore del M47 Patton e del M48 Patton ma pur condividendo con entrambi i mezzi innumerevoli soluzioni tecniche, nonché avendo una sagoma molto simile il carro non fa parte della famiglia dei carri Patton. L'M60 è stato introdotto nel 1960 ed è tuttora in servizio presso alcuni eserciti.
La struttura della torretta era stata prevista fin dall'inizio per il cannone inglese L7 da 105mm, una notevole innovazione, mentre il motore era un diesel, la corazza migliorata. Si rivelò un mezzo discusso e criticabile, molto più costoso dell'M48 e troppo grosso specie per il teatro europeo, dove l'unica nazione ad acquistarlo prontamente fu l'Italia, con 300 mezzi. In seguito esso è stato aggiornato più volte, grazie alla sua capacità di spazio interno.


I suoi difetti erano principalmente legati alla sua eccessiva altezza: mentre i carri russi, in un'ipotetica invasione dell'Europa, dovevano essere piccoli e sfuggenti per essere il meno possibile visibili, i carri NATO avrebbero potuto contare su buche e fortini d'appostamento dove difendersi più efficacemente. Restava comunque un'alta torretta che doveva per forza essere allo scoperto.
Non fu di sicuro il carro più protetto della sua categoria (poteva essere distrutto da un T-62 a 1500 metri con un tiro diretto nella parte frontale) ma dopo vari aggiornamenti era in grado di resistere a un colpo frontale di RPG-7 o un altro razzo anticarro simile.
La versione denominata M60A2 è stata concepita per il combattimento anticarro a lungo raggio; armato con un cannone corto da 152mm che poteva lanciare missili "Shillelagh" (equivalenti al KOBRA del T-80) nonostante queste innovazioni il progetto fu un fallimento e venne presto abbandonato e i pochi carri prodotti entrati in servizio nel 1974 furono ritirati dal servizio nel 1981 e convertiti in carri del genio.



La versione denominata M60A3 ha sostituito il telemetro stereoscopico con un telemetro laser, oltre ad altri miglioramenti come il tipo di cingoli, alternatore più potente e altri miglioramenti minore, è entrata in servizio nel 1978. La versione M60A3 TTS (Tank Thermal Sight) equipaggiata con un visore termico passivo è entrata in servizio nel 1980.
Con l'inizio della produzione dei nuovi M1 Abrams, di gran lunga superiori all'M60, l'US Army li vendette ai paesi "amici" tra i quali Israele, che ne potenziò armamento (un 105mm ad alta pressione) e corazzatura (circa triplicata) e una nuova torretta oltre a un nuovo motore. Ribattezzato Magach entrò in servizio e fu ammodernato molte volte fino all'ultimo modello 7c, che è stata la più prodotta e utilizzata.



Ammodernamenti

Significativi ammodernamenti furono apportati dagli israeliani che durante la guerra del Kippur registrarono pesanti perdite delle loro forze corazzate. Molti degli M-60 risultavano scarsamente protetti per le esigenze delle forze di difesa israeliane, specialmente se paragonati con i carri sovietici T-72 degli altri paesi. Dopo la guerra il primo passo fu quello di potenziare il cannone M68 da 105 mm sostituendolo con un L7 britannico ad alta pressione che aumentò la potenza perforante totale. Il secondo passo fu quello di aumentare la corazzatura frontale e laterale, quasi triplicandola, così che anche la bocca da fuoco di 115 mm del T-62 avesse difficoltà a perforarne i lati. Il terzo e ultimo passo fu una nuova torretta con nuovi sistemi di puntamento, derivati dal Merkava e da un nuovo design. Ribattezzato Magach entrò in servizio e fu ammodernato molte volte fino all'ultimo modello 7c e con tutte queste migliorie i Magach erano in grado di affrontare i T-62 e T-54/55 e avere qualche chance in più nei confronti del T-72, anche se col suo cannone da 125 mm questo poteva perforarne i lati e il retro.



Altra importante realizzazione israeliana è stato il carro Sabra, altra versione migliorata dell'M60 Patton, che includeva miglioramenti simili al Magach 7, ma con la sostanziale differenza nell'armamento principale costituito dal cannone da 120 mm, lo stesso del Merkava 3.
Altro più recente e importante ammodernamento degli M60 è quello realizzato dall'italiana Leonardo per il Reale esercito del Bahrain.
L'ammodernato con tecnologie e strumentazioni di bordo all’avanguardia, prevede la sostituzione del cannone con un cannone da 120/45 mm, lo stesso in dotazione all'autoblindo Centauro II, con un sistema di controllo del tiro (FCS) di ultima generazione, che integra ottiche per la visione diurna e notturna, con visore all'infrarosso. Le tecnologie utilizzate per l’ammodernamento dell’M60 (FCS, visione all’infrarosso e cannone da 120 mm, sono state interamente progettate e prodotte da Leonardo, così come i sistemi che consentono di migliorare le prestazioni della torretta.
L'ammodernamento di Leonardo integra, inoltre, insieme ad un elevato livello di protezione balistica, una nuova torretta a controllo remoto "Hitrole", che consente una sorveglianza panoramica a 360° e permette all’equipaggio di operare da posizione protetta e comprende anche l'incremento della potenza del motore garantendo un aumento del rapporto potenza/peso. Altri miglioramenti riguardano l'incremento della protezione del veicolo e l'installazione di un sistema anti incendio e anti esplosione consentendo di salvaguardare la sicurezza dell’equipaggio. Tutti questi miglioramenti, grazie alla revisione generale dei principali sottosistemi di bordo, permettono di incrementare le capacità del veicolo e di estenderne la vita operativa con notevoli vantaggi economici per gli operatori.

L'impiego operativo in Italia

Nel 1965 il Capo di stato maggiore dell’Esercito Italiano, generale Giuseppe Aloia, decise di avviare il piano per la sostituzione dei carri M-47 in servizio con un mezzo più moderno, che fu individuato nel carro Chrysler M-60A1. Il piano di acquisizione, del valore di 600 miliardi di lire dell’epoca, prevedeva l’acquisto di 800 carri, di cui 100 da acquistare direttamente dalla casa costruttrice e 700 da produrre su licenza presso gli stabilimenti della OTO Melara. Nel febbraio 1966 il nuovo Capo di stato maggiore, generale Giovanni de Lorenzo, decise di tagliare il numero di quelli da costruire su licenza a 200, la cui realizzazione terminò nel 1970. I primi M-60A1 entrati in servizio andarono ad equipaggiare il 31º Reggimento corazzato della 131ª Divisione corazzata "Centauro", e vennero fatti sfilare durante la parata militare ai Fori Imperiali tenutasi il 2 giugno 1965.
Successivamente vertici militari decisero che gli M-60A1 sarebbero stati assegnati integralmente alla 132ª Divisione corazzata "Ariete", formata dalla 132ª Brigata corazzata "Manin", dalla 32ª Brigata corazzata "Mameli", e dalla 8ª Brigata bersaglieri "Garibaldi". Con lo scioglimento della 32ª Brigata corazzata "Mameli" la Divisione corazzata "Ariete" fu trasformata nella omonima 132ª Brigata corazzata formata da 131º e 132º Reggimento carri.



Nel corso del 1993, nell’ambito dell’Operazione Ibis in Somalia, vennero acquistati a titolo gratuito 10 carri M-60A1 provenienti dal surplus dell’US Marines Corps che furono sottoposti ad un programma di ammodernamento designato RISE (Reliability Improvement of Selected Equipment) che prevedeva l’adozione di numerose modifiche tra le quali una corazzatura di tipo passivo, sistema di stabilizzazione su due assi per il cannone, lanciagranate fumogene M 239, nuove radio, sistema per la produzione di cortine fumogene, e mitragliatrice coassiale M240. con il termine delle operazioni in Somalia nel marzo 1994 i carri vennero restituiti agli americani.
Il modello M60A1 venne definitivamente radiato dal servizio il 6 maggio 1995.


Principali utilizzatori:
  • Austria - dove è stato prodotto su licenza;
  • Bahrein - Reale esercito del Bahrain - 180 carri armati M60A3 che saranno ammodernati dall'industria italiana Leonardo;
  • Brasile - Exército Brasileiro, tra il 1996 e il 1997 sono stati consegnati in leasing 91 M-60A3TTS, poi definitivamente acquistati. I carri sono entrati in servizio nel 20º Reggimento corazzato della 4ª Brigata di cavalleria meccanizzata di stanza a Dourados;
  • Egitto;
  • Marocco - 260 M60A3TTS e 167 M60A3;
  • Israele - che ne ha realizzato alcune varianti ribattezzate Magach;
  • Italia - Esercito Italiano - tra il 1965 e il 1995 ha impiegato 310 esemplari nella versione M-60A1, assegnati alla 131ª Divisione corazzata "Centauro" e 132ª Divisione corazzata "Ariete", e a due compagnie carri del contingente italiano operante in Somalia tra il 1993 e il 1994;
  • Stati Uniti - sia l'U.S. Army che i Marines (ora usato solo dalla Guardia Nazionale);
  • Turchia;
  • Altri vari paesi nordafricani e medio-orientali.

L'M60-2000 o 120S, è una versione modernizzata del carro armato da combattimento M60 Patton, prodotta dalla General Dynamics Land Systems (abbreviato in GDLS) e destinata all'esportazione. Lo sviluppo dell'M60-2000 fu sostanzialmente una conseguenza del fatto che le migliaia di M60 in servizio nelle forze armate di varie nazioni erano incapaci di opporre una forza sufficiente agli MBT moderni. La GDLS mise così a punto l'M60-2000, che offriva molte delle caratteristiche proprie dell'M1 Abrams, a un prezzo ridotto.
La conversione in M60-2000 portava il carro ad avere numerose migliorie, tra cui una nuova torretta e il cannone da 120 mm Rheinmetall dell'M1A1. Il miglioramento fu commercializzato a quegli utilizzatori di M60 che avevano la capacità industriale di convertire autonomamente i carri. Oltre alla nuova torretta, furono installati un nuovo motore diesel e il sistema di trasmissioni dell'Abrams, e furono testati sul telaio standard di un M60.
Nonostante la Turchia non abbia accettato di migliorare i suoi M60, l'Egitto ha accolto l'offerta ed ha iniziato il miglioramento dei suoi carri nel corso del 2011.

L’ M60 e i programmi di ammodernamento

Prendiamo l’esempio, per il nostro Paese, del carro armato M60. L’ Italia, che in questa classifica occupa oggi, per i carri armati, il 58esimo posto con 200 unità in dotazione, ha impiegato dal 1965 fino al 1995 in 310 esemplari il modello M60A1, assegnato alla 131ª Divisione corazzata “Centauro” e 132ª Divisione corazzata “Ariete”. Nel corso del 1993, nell’ambito dell’Operazione Ibis in Somalia, 1993, 10 carri M-60A1 provenienti dal surplus dell’US Marines Corps furono sottoposti ad un programma di ammodernamento designato RISE (Reliability Improvement of Selected Equipment).
Ora, proprio  in tema di ammodernamento, arriva da Leonardo il programma M60 A3, sviluppato per la revisione e l’aggiornamento di un blindato M60: obbiettivo  offrire agli  operatori la possibilità di ammodernare le proprie flotte con una spesa contenuta.



L'upgrade dell’armamento

La soluzione modulare presentata da Leonardo integra un cannone da 120/45 mm che ha il vantaggio di limitare gli stress strutturali sul veicolo. Il cannone è lo stesso in dotazione alla Blindo Centauro II, con un sistema di controllo del tiro di ultima generazione (FCS) e sistemi di protezione idonei a fronteggiare minacce attuali. Gli interventi previsti in questo programma, che consente di mantenere gli attuali asset di manutenzione e logistica, richiedono per altro solo un’ulteriore formazione per il personale relativamente al nuovo equipaggiamento. Le tecnologie utilizzate per l’ammodernamento dell’M60 (FCS, Visione all’infrarosso e il cannone da 120 mm) sono interamente progettate e prodotte da Leonardo, così come i sistemi che consentono di migliorare le prestazioni della torretta.
Realizzato con acciaio di ultima generazione, il cannone da 120/45 mm si caratterizza per l’impiego di nuove tecnologie e per un basso peso complessivo. Il basso livello di stress strutturali consente di eliminare il rischio di integrazione su piattaforme terrestri di precedente generazione. Il sistema di controllo del tiro, che integra ottiche per la visione diurna e notturna, insieme ad un elevato livello di protezione balistica e al moderno equipaggiamento incrementano la probabilità di riconoscimento delle potenziali minacce e di neutralizzarle durante le operazioni sia di giorno che di notte. La soluzione integra, inoltre, una nuova torretta a controllo remoto “Hitrole”, che consente una sorveglianza panoramica a 360° e permette all’equipaggio di operare da posizione protetta.
La proposta di Leonardo comprende anche l’upgrade del motopropulsore dotandolo di una potenza maggiore che garantisce un aumento del rapporto potenza/peso. L’incremento della protezione del veicolo e l’installazione di un sistema anti incendio e anti esplosione consentono, inoltre, di salvaguardare la sicurezza dell’equipaggio. In questo modo, grazie alla revisione generale dei principali sottosistemi di bordo, è possibile quindi di incrementare le capacità del veicolo e di estenderne la vita operativa con notevoli vantaggi economici per gli operatori.

(Web, Google, Wikipedia, You Tube)























































domenica 3 marzo 2019

La classe Arleigh A. Burke



La classe Arleigh A. Burke è una classe di cacciatorpediniere entrata in servizio nell'US Navy negli anni novanta. Si tratta di navi dotate di un complesso sistema missilistico controllato da radar, denominato AEGIS, lo stesso che è stato introdotto originariamente sugli incrociatori classe Ticonderoga; queste unità hanno rappresentato il primo approccio della US Navy alla realizzazione di unità con caratteristiche stealth. Costruiti in "flights", cioè serie successive, per permettere di correggere quei difetti o lacune che l'impiego operativo fa emergere, essi costituiscono la componente principale delle unità navali antiaeree della marina statunitense.


Il risultato costruttivo che accorpa tutte queste esigenze ha innanzitutto visto la realizzazione di uno scafo a ponte continuo ("flush deck"), tipico delle navi statunitensi, con il castello (ponte superiore a quello di coperta) lungo l'80% del ponte di coperta, che si trova a sua volta ad una altezza sul mare di 9 m, per tenere conto degli ingombri dei lanciamissili verticali sottocoperta. La prua ha sezione piena, per ridurre la sensibilità al mare grosso, con un pronunciato cavallino (curvatura della linea di coperta) che si estingue all'altezza della tuga anteriore.
Lo scafo è simile a quello degli Spruance, ma la lunghezza, solo 144,43 m al galleggiamento contro 171 (totale), ha comportato una minore stabilità all'onda lunga. Per migliorarla, specie in rollio, la massa delle sovrastrutture è stata concentrata vicina al centro di gravità, con l'uso delle nuove leghe di acciaio leggero ad alta resistenza per contenere i pesi.



Le sovrastrutture sono suddivise in due blocchi, anteriore e posteriore, il primo dei quali è di gran lunga il più importante.
La tuga anteriore (struttura intermedia, che si erge dal ponte principale, su cui vengono edificate le sovrastrutture propriamente dette) ha, anteriormente, una piattaforma per un CIWS Vulcan Phalanx, seguita poi dal torrione. Questo è di gran lunga la struttura più importante comprendendo la plancia di comando, e appena sotto, il radar SPY-1D, con le sue 4 antenne che, a differenza delle Ticonderoga, sono sistemate tutte nel torrione, ciascuna su di uno degli 8 lati. I lati dotati di radar sono i 4 minori. Essi sono inclinati verso l'alto per ridurre la segnatura radar ma tale inclinazione ha anche un ulteriore vantaggio: essendo superfici non verticali, esse comportano un attrito molto minore e quindi una minore resistenza al vento su ogni lato, il che rende le navi più stabili e più veloci rispetto ad una struttura di tipo convenzionale.
Un unico albero, inclinato all'indietro e dalla forma molto semplice, è posto subito dietro la plancia, basato anch'esso sul torrione, con due elementi orizzontali e una serie di piccole antenne per sensori vari. Questi sono un radar di navigazione (sul davanti dell'albero), una cupola bianca (al di sopra) e all'apice 4 serie di antenne. Quelle coperte da dielettrici rettangolari sono radio UHF, quelle antenne filari sono per le HF e altre, verticali, per le VHF.
La tuga prodiera finisce con il fumaiolo anteriore, completo di un ingombrante dissipatore di calore per i gas di scarico, 2 canne principali di grande diametro e una terza più piccola. Vi sono due gru, poste tra i due blocchi di sovrastrutture.
Posteriormente esiste una tuga più piccola che alloggia (da prua a poppa): l'altro fumaiolo, una sovrastruttura alta e stretta (per non ostacolare il radar SPY) con 2 radar di tiro scalati, il CIWS poppiero, il ponte di coperta continuo che comprende il lanciamissili Mk 41 poppiero con a lato i 2 lanciasiluri, curiosamente non protetti (per via della riduzione dell'eco radar e della difesa contro agenti atmosferici). Appena davanti al lanciamissili verticale di poppa vi sono anche i 2 lanciatori quadrupli per Harpoon, anch'essi non integrati né protetti in alcun modo.
Terminato anche il ponte di castello, nell'ultimo tratto esiste la piattaforma di atterraggio per l'elicottero, anche se non vi è hangar, impedendo l'operatività del mezzo in maniera continuativa a bordo della nave. Infine vi sono le apparecchiature sonar di poppa, con il sistema filabile in profondità (VDS).



Il sistema AEGIS

Sviluppato dalla RCA Governement systems, adesso gestito dalla Lockheed Martin, e conosciuto originariamente anche come AMS, Advanced Surface Missile System, l'AEGIS è un apparato solid state capace di integrare i vari sottosistemi e far reagire la nave alla presenza di minacce di superficie, aeree e subacquee. Il suo compito principale è la difesa aerea e missilistica.  Esso è basato su diversi sottosistemi, che formano una sorta di sistema nervoso della nave.
Anzitutto vi è il radar SPY-1D, con migliaia di 'occhi elettronici' costituiti da antenne a dipolo, orientabili elettronicamente con scansione di fase, e alloggiate in 4 pannelli sistemati sul blocco di sovrastrutture di prua, con copertura di 360 gradi; questo significa che non esistono parti in movimento ma vengono attivate di volta in volta solo delle specifiche zone di ogni pannello in modo da seguire il singolo bersaglio tracciato.
Si tratta di un radar tridimensionale, in banda E/F e possibilità di cambiamento rapido di lunghezza d'onda (frequency hopping) per confondere il principale pericolo, quello dei missili antiradar, potenza di picco combinata superiore ai 2 MW e sistemazione su strutture di supporto realizzate in materiali compositi per ridurre la traccia radar, e irrobustiti per resistere a danni limitati (schegge, onde d'urto).
È un sistema innovativo rispetto ai tradizionali radar rotanti, che con la scansione meccanica o elettronica valutano anche la quota (mai banale da ottenere con un qualsiasi radar, perché basicamente esso è un sistema bidimensionale). La scansione elettronica della direzione oltre che dell'elevazione non è una novità perché già i colossali radar Mammouth tedeschi del 1943 ne erano dotati, avendo una grande antenna fissa per assicurare un lungo raggio di scoperta. La velocità di scansione da parte di ciascuna delle 4 antenne supera i 200 gradi al secondo, ed è possibile seguire centinaia di bersagli a giro d'orizzonte grazie anche alla memoria dell'elaboratore centrale.
Nonostante gli indubbi vantaggi di rapidità e affidabilità rispetto ai radar convenzionali, l'SPY-1 ha un costo molto superiore ai radar tradizionali e pesi in alto elevatissimi. Visto che i dislocamenti minimi richiesti sono dell'ordine delle 5.000 tonnellate, già questo esclude gran parte delle navi militari in uso nel mondo.
Quindi, nonostante la realizzazione del modello leggero SPY-1F molte Marine hanno optato per radar che rappresentano un compromesso, con una sola antenna rotante anziché 4 fisse come l'ARABEL francese e l'EMPAR italo-inglese, le cui antenne rotanti a 30-60 giri al minuto (i primi radar ruotavano in genere sui 5-10 giri/min), minimizzano la differenza con i sistemi con 4 antenne fisse.
Un vantaggio dell'SPY-1 è che, in caso di danni a bordo o di un guasto, esso non si spegne totalmente, ma al più resta cieco un settore. Di fatto, l'elettronica allo stadio solido e la ridondanza dei sistemi ha reso possibile un'elevatissima affidabilità e poca manutenzione rispetto ai vecchi sistemi a valvole, rendendo possibile un'operatività quasi continua 24h su 24, cosa prima tutt'altro che garantita (una ricerca del 1962 su navi armate con missili antiaerei evidenziò una prontezza operativa del 30%, da cui il programma Get Well per migliorarle sostanzialmente).


Oltre al radar l'AEGIS si caratterizza per l'unità di controllo e valutazione: il computer centrale Mk1. Questa era basato originariamente su di un elaboratore Unisys Univac AN/UYK-7 e una serie di consolle nella centrale operativa, che permettevano di interfacciare il sistema con operatori umani per la presentazione dei dati e le procedure di identificazione e decisione. In seguito, data la rapida evoluzione dell'elettronica, sono arrivati gli UYK-43 o 44, e consolle di nuova generazione ad alta risoluzione.


Il sistema consente operazioni in 3 modalità diverse: manuale, semiautomatica e automatica. In quest'ultima modalità i tempi di reazione sono ridotti al minimo e un intruso, non identificato come amico, viene attaccato con le armi di bordo fino alla sua distruzione, come è avvenuto nel caso dell'Airbus iraniano abbattuto nel 1988.

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