sabato 9 novembre 2019

10 - 11 febbraio 1918: la beffa di Buccari


La beffa di Buccari fu un'incursione militare effettuata contro il naviglio austro-ungarico nella baia di Buccari (in croato Bakar), svolta da una flottiglia della Regia Marina su MAS nella notte tra il 10 e l'11 febbraio 1918, durante la prima guerra mondiale.
Un’azione che entrata nella storia del nostro Paese compiuta da ‘Marinai’ che si spinsero oltre.
Dopo il forzamento di Trieste, e l’affondamento della corazzata Wien, all’inizio del 1918 fu decisa la realizzazione di una nuova operazione di forzamento, ancora più audace, da realizzarsi nella Baia di Buccari, incastonata all’interno di uno stretto canale in prossimità delle principali basi avversarie.
Il 4 febbraio 1918 un idrovolante effettuò una ricognizione su Pola, Fiume e Buccari, al termine della quale riportò un importante materiale fotografico dove si evidenziava la presenza a Pola della “Viribus”, “Radetzki”, “Erzherzog”, una “Monarch”, due esploratori e vari cacciatorpediniere, di 23 piroscafi nel porto di Fiume e di 4 navi a Buccari.
La notte tra il 10 e l’11 febbraio si passò a un’azione di sorpresa per distruggere il naviglio militare e mercantile che si trovava nella Baia di Buccari.
I MAS 94, 95 e 96 al comando del capitano di fregata Costanzo Ciano, sostenuti da tre gruppi navali di cacciatorpediniere ed esploratori in funzione di scorta, effettuarono al rimorchio di torpediniere il lungo percorso tra le due coste adriatiche, per circa 25 miglia attraverso canali ristretti tra le isole nemiche navigando poi per arrivare notte tempo al lancio contro i quattro mercantili alla fonda, che avvenne regolarmente senza reazione da parte avversaria. Le unità attaccanti ripresero quindi la via del rientro giungendo indenni ad Ancona. Le navi austriache, tuttavia, protette da reti antisiluri non riportarono danni.
Il poeta Gabriele D’Annunzio, a bordo del MAS 96 al comando del capitano di corvetta Luigi Rizzo, lanciò nella baia tre bottiglie contenenti un messaggio di scherno che diede all’azione l’appellativo di “Beffa di Buccari“.
Anche se non furono provocati danni, infatti, l‘impresa costrinse il nemico a impegnarsi nella ricerca di nuove strategie di difesa e di vigilanza, ed ebbe “una influenza morale incalcolabile“. Dopo Buccari, addirittura, il Comando della Marina austriaca tentò un attacco diretto contro i MAS all’ormeggio in Ancona, avendo constatato che non c’erano altre possibilità di colpire con decisione la nuova arma. Tuttavia questo tentativo fallì e l’operazione si concluse con la resa degli austriaci.
Nonostante le limitate conseguenze materiali, tale azione ebbe l'effetto di risollevare il morale dell'Italia, messo a durissima prova dallo sfondamento di Caporetto di alcuni mesi prima. 
Dopo la vittoriosa incursione su Trieste del dicembre 1917, in cui i MAS 9 e 13, guidati, rispettivamente, da Luigi Rizzo e Andrea Ferrarini, avevano affondato la corazzata austro-ungarica Wien, fu decisa un'azione di forzamento della baia di Buccari dove erano stanziate diverse unità navali nemiche.

I preparativi

Il 9 gennaio 1918 l'ammiraglio Luigi Cito emanò le direttive con foglio d'ordini 148 RR.P.; il giorno seguente, l'ammiraglio Casanova, comandante della Divisione Navale di Venezia emanò gli ordini dettagliati per l'esecuzione dell'operazione contro la baia di Buccari. Le condizioni meteorologiche però non consentirono l'effettuazione dell'uscita e questa venne rinviata fino al 4 febbraio, quando una ricognizione di un idrovolante su Pola, Fiume e Buccari segnalò la presenza di quattro unità nemiche nella rada di Buccari; così il 7 febbraio, tramite il foglio 514 RR.P. e l'8 con il foglio 60 RR. vennero di nuovo emanati gli ordini esecutivi per un'azione nella baia di Buccari. 
Le unità designate all'operazione furono il MAS 94 (sottotenente di vascello CREM Andrea Ferrarini), il MAS 95 (tenente di vascello compl. Odoardo Profeta De Santis), e il MAS 96 (capitano di corvetta Luigi Rizzo) con, a bordo, il comandante di missione capitano di fregata Costanzo Ciano e Gabriele D'Annunzio.

Gli ordini prevedevano la costituzione di tre gruppi navali di cacciatorpediniere ed esploratori a traino e sostegno dei tre MAS:
  • 1º gruppo (capitano di fregata Pietro Lodolo) composto dall'esploratore Aquila e dai cacciatorpediniere Acerbi, Sirtori, Stocco, Ardente e Ardito; le unità dovevano ancorarsi a Porto Levante e tenersi pronte ad intervenire su ordine del comando in capo di Venezia.
  • 2º gruppo (capitano di fregata Arturo Ciano) composto dai caccia Animoso, Audace e Abba che dovevano rimorchiare i MAS fino a 20 miglia a ponente dell'isola di Sansego (punto "O"), qui avrebbe ceduto a rimorchio i MAS alle torpediniere e si sarebbe riposizionato ad una distanza di 50 miglia da Ancona per fornire assistenza ai MAS nella fase di rientro.
  • 3º gruppo (capitano di corvetta Matteo Spano) composto dalle torpediniere 18 P.N., 13 P.N. e 12 P.N., avrebbe rimorchiato i MAS fino alla congiungente Punta Kabile di Cherso -Punta Sant'Andrea (punto "A").
  • Inoltre il sommergibile F5 sarebbe rimasto in agguato in un'area di 15 miglia a ponente di Pola e il sommergibile F3 a 15 miglia a sud di Capo Promontore.

L’azione

Dopo quattordici ore di navigazione, alle 22:00 circa del 10 febbraio, i tre MAS iniziarono il loro pericoloso trasferimento dalla zona compresa tra l'isola di Cherso e la costa istriana sino alla baia di Buccari dove, secondo le informazioni dello spionaggio, sostavano unità nemiche sia mercantili sia militari.
Questo il rapporto dell'Animoso che insieme agli altri caccia del 2º gruppo si sarebbe poi diretto verso Ancona, mentre dal rapporto della torpediniera 18 P.N.: «Alle 18:30 assunta la formazione in linea di fila con i MAS al rimorchio dirigo verso l'isola di Unie.»
Alle ore 22:15, giunti in prossimità del punto previsto, i MAS lasciarono i rimorchi e le siluranti diressero per il rientro. I tre motoscafi iniziarono quindi l'attraversamento della canale di Faresina, senza che la batteria di Porto Re li scorgesse, e, giunti ad un miglio dalla costa, spensero i motori a scoppio per azionare quelli elettrici. Alle 0:35 i MAS giunsero all'imboccatura della baia di Buccari senza incontrare ostruzioni e individuarono gli obiettivi, tre piroscafi da carico e uno passeggeri. I bersagli vennero quindi suddivisi tra i tre MAS: il MAS 96 piroscafo 1, il MAS 94 sarebbe stato l'unico a dover colpire due piroscafi, 2 e 3, e il MAS 95 il piroscafo 4.
Alle 01:20 i MAS lanciarono i loro siluri; il MAS 95 lanciò un siluro contro l'albero di trinchetto e un siluro al centro sotto il fumaiolo del piroscafo 4; il MAS 94 lanciò un siluro al centro del piroscafo 2 e al centro del piroscafo 3, mentre il MAS 96 lanciò due siluri al fumaiolo di cui uno esplose. Dei sei siluri lanciati solo uno esplose, a dimostrazione che le unità erano protette da reti antisiluranti e che lo scoppio del secondo siluro del MAS 96 indicava la probabile rottura della rete col primo siluro che consentì la penetrazione del secondo. Allo scoppio del siluro l'allarme fu immediato e i MAS presero subito la via del rientro e, giunti al punto di riunione prestabilito, rientrarono ad Ancona alle 7:45.
Le unità italiane riuscirono a riguadagnare il largo tra l'incredulità dei posti di vedetta austriaci che non credettero possibile che unità italiane fossero entrate fino in fondo al porto e che non reagirono con le armi, ritenendo dovesse trattarsi di naviglio austriaco. 

Tre bottiglie suggellate dai colori nazionali furono lasciate su galleggianti nella parte più interna della baia di Buccari, con, all'interno, un messaggio scritto da D'Annunzio, fatto che dette all'azione l'appellativo di "beffa di Buccari”.

I risultati dell'azione

Dal punto di vista tattico-operativo l'azione fece emergere la totale mancanza di coordinamento nel sistema di vigilanza costiero austriaco e le numerose lacune difensive presenti, che resero possibile questa audace azione dei marinai italiani. Tuttavia le navi, protette dalle reti, non riportarono alcun danno materiale. L'impresa costrinse il nemico a un maggiore impegno di energie in nuovi adattamenti difensivi e di vigilanza e comunque ebbe una pesante influenza negativa sul morale austriaco.
Ma l'impresa di Buccari ebbe una grande risonanza in Italia, in una fase della guerra in cui gli aspetti psicologici stavano acquistando un'incredibile importanza. D'Annunzio ebbe un ruolo fondamentale nella reclamizzazione dell'impresa perché il suo messaggio lasciato nelle tre bottiglie ebbe grande diffusione e contribuì a risollevare il morale dell'esercito impegnato sul Piave.
Per l'Italia, che si stava riorganizzando dopo il disastro di Caporetto, l'eco della riuscita nell'impresa fu notevole e rinvigorì lo spirito dei soldati e della popolazione. L'entusiasmo avrebbe raggiunto il culmine pochi mesi dopo con il famoso Volo su Vienna. Dell'avventura della Baia di Buccari resta un libriccino edito nel 1918 dai consueti editori dannunziani, i Fratelli Treves, dal titolo: La Beffa di Buccari - con aggiunti La Canzone del Quarnaro, Il catalogo dei Trenta di Buccari, Il Cartello Manoscritto e Due Carte Marine. Il testo è completato dalle strofe de La Canzone del Quarnaro che, al tempo, ebbe notevole fama (in seguito, il testo fu musicato da Luigi Dallapiccola nel 1930).

(Web, Google, Lavocedelmarinaio, stelladitalianews, Wikipedia, You Tube)

























Un MAS molto speciale: il barchino «saltatore»



Il barchino «saltatore», secondo la notazione diffusa, o tank marino secondo la classificazione utilizzata all'epoca all'Arsenale di Venezia dove i mezzi furono realizzati, o MAS speciale secondo la definizione di progetto, era una classe di quattro mezzi d'assalto concepiti dalla Regia Marina nel 1917 con l'obbiettivo di violare il porto di Pola, principale base della k.u.k. Kriegsmarine.

Ideazione e sviluppo

L'azione di forzamento del canale di Fasana svoltasi nella notte tra il 1° ed il 2 novembre 1916, durante la quale si utilizzarono dei pesi per abbassare le ostruzione metalliche poste all'imboccatura del canale, fu di ispirazione per l'ingegnere Attilio Bisio direttore della SVAN di Venezia ed ideatore dei primi MAS, che nel giugno del 1917 presentò al viceammiraglio Paolo Thaon di Revel un progetto di un barchino in grado di penetrare nelle basi navali nemiche abbassando le reti di ostruzione.
In quel periodo era in preparazione un attacco nei confronti della base navale austroungarica di Pola e l'idea di Bisio fu immediatamente presa in esame per verificarne l'applicabilità nell'offensiva allo studio.
La particolarità del sistema di protezione dell'ingresso al porto di Pola, costituito da più linee parallele di ostruzioni metalliche, suggerì di ideare un mezzo navale leggero in grado di saltare letteralmente le reti di protezione per mezzo di repentine variazioni di assetto ottenute dallo spostamento da prua a poppa degli accumulatori elettrici dei motori alloggiati su carrelli scorrevoli sotto coperta.
Le sperimentazioni condotte su questo nuovo mezzo ebbero esito insoddisfacente e si diede corso ad un nuovo progetto di un barchino dotato di ramponi in grado di aggrapparsi alle ostruzioni. Da quest'ultima idea ebbero origine quattro esemplari di “barchini saltatori” .
Le quattro unità avevano uno scafo in legno con fondo piatto lungo 16 m, largo 3,10 m e pescaggio 0,70 m ed erano dotati di quattro pulegge dentate (due a poppa e due a prua) sulle quali scorreva due catene tipo galles dotate di ramponi. Le pulegge poppiere, in prossimità dell'ostacolo da superare, venivano accoppiate al sistema di propulsione, costituito da una coppia di motori elettrici da 5 hp, e le catene uncinate spingevano il mezzo oltre l'ostruzione.
I barchini ai quali vennero assegnati i nomi di Cavalletta, Grillo, Locusta e Pulce (insetti saltatori) avevano un'autonomia di circa 30 miglia ad una velocità di 4 nodi, erano dotate di un armamento costituito da due siluri da 450 mm montati su tenaglie simili a quelle montate sui MAS. L'equipaggio era composto da 4 uomini.

Il Barchino Saltatore era un mezzo navale di superficie costruito per superare le ostruzioni retali che proteggevano i porti e le unità alla fonda. 

Per permettere ciò, il barchino era dotato sui due lati, di due catene "Galles" continue munite di ganci o ramponi tese da tre coppie di pulegge ed entro due guide, come i cingoli di un carro armato. Il movimento delle due catene, mosse da motore elettrico permetteva al mezzo di aggrapparsi all'ostruzione da superare e progredire su di essa fino a scavalcarla. 

Ne furono costruiti quattro: Grillo - Pulce - Locusta - Cavalletta.

L'unica azione bellica fu il forzamento della base di Pola effettuato nella notte tra il 13 e il 14 maggio 1918, quando il Grillo, rimorchiato da una torpediniera lascia Venezia per raggiungere Pola. Al comando del Tenente di Vascello Mario Pellegrini gli altri uomini dell'equipaggio cominciano con le tronchesi a taglare i cavi troppo alti per il Grillo: subito dopo un fascio luminoso illumina il mezzo d'assalto. A quel punto Il T.V. Pellegrini lascia che il Grillo superi la rete, ricadendo al di là con un forte tonfo. Un cannone e varie mitragliatrici aprono il fuoco contro il mezzo, che crivellato di colpi e con un solo motore cercava di superare il secondo sbarramento. A quel punto, mentre l'unità cominciava ad affondare, il T.V. Pellegrini innescò le cariche di distruzione del mezzo. Recuperati da una torpediniera Austriaca, sentirono poco dopo una esplosione provenire dal fondo del mare.
rogetto dell’ingegnere Bisio della SVAN e del colonnello G.N. Pruneri.
Costruzione presso l’Arsenale della Marina Militare di Venezia.

Caratteristiche principali:
  • Dislocamento: 8 T

  • Lunghezza: 16 m

  • Immersione: 0,40 m

  • Apparato motore: Motore elettrico con batteria di accumulazione

  • Elica: in tunnel

  • Timone: Sollevabile

  • Armamento: 2 siluri da 450.

Questo barchino era provvisto di due catene Galles continue munite di ganci, che servivano ad aggrappare il mezzo alla ostruzione ed a farlo progredire su di essa. Il motore di propulsione poteva essere sgranato dall’elica ed accoppiato con l’asse motrice delle catene. Una opportuna variazione dell’asseto longitudinale del mezzo, ottenuta con opportuno spostamento di pesi da prora a poppa facilitava la manovra di scavalcamento delle ostruzioni.
Questo mezzo che fu dominato, in rapporto con l’allora recente primo impiego dei cari armati terrestri “Tank marina”, era atto a superare una ostruzione del tipo allora in opera nella rada di Pola in 2 minuti e 40 secondi.

Unità prodotte

Furono costruite 4 unità di questo tipo: Cavalletta, Polce, Locusta, Grillo, le quali furono comandante dai T.T.V.V. Speziale, Da Zara, Castellani, Pellegrini.
Il primo impiego di questi mezzi non dette malgrado il valore e la tenacia dei piloti, quei risultati che si erano sperati, a motivo di ben comprensibili incertezze organizzative in azioni sulle quali non si aveva allora alcuna precedente esperienza. 
Furono eseguiti ben 6 tentativi di forzamento della munitissima base di Pola. 
Il susseguirsi rapido delle azioni, tentate in un brevissimo tempo, è chiaro indice della determinazione e dello eroico slancio degli operatori ed in particolare del cc. Pellegrini, che partecipò a tutti i tentativi.

ENGLISH

Grillo class tracked torpedo launches
Tracked MTB or amphibious tank ?

The Grillo is one of the least known Italian small craft of ww1, and for good reasons as on an operational level it did not really moved the needle. But this was one of these purpose-built mechanical contraptions that escape all classifications. General assumption is the Grillo are tracked MTBs because of the programme, construction techniques, and deployment by the Italian Navy. But in general conception it can be compared to the Japanese Type 4 Ka-Tsu. In short, it was not a tank designed to be amphibious, but rather at its core, a Motor Torpedo Boat modified with a chain of grippling hooks, track-like device, and that’s the reason it its covered here on naval-encyclopedia.com.

Development of the Grillo

The Grillo (“Cricket”), was a MAS boat (Motorbarca Armata SVAN or ), from the SVAN yards, designed by engineer Attilio Bisio. The subject is quite interesting in itself as more than four hundreds of these were built until the end of the war, literally forbidding the Austro-Hungarian navy to leave Pola Harbour, even more after battleship Szent Istvan was sunk by one of these. The paradox is the Navy is often rather the more conservative of all arms, but in that case, was the first to introduce “tanks” in combat.
The Grillo were designated “climbing boats” or even “jumping boats” according to the initial barchino saltatore designation. They had been designed specifically by Engineer Attilio Bisio at SVAN yards to overcome harbour barrages (with Pola in mind) designed to prevent the small MAS to rush in. The goal was to produce a small serie of these crafts, that will launch their torpedoes when in, possibly by night, and then climb out the same way to safety.
In the larger picture, the Grillo registered in the change of doctrine of the Italian Navy induced by the introduction of numerous light vessels of the MAS type and the Grillo registered together with the mignatta (“leech”), and the latter Torpedine Semovente Rossetti or Rossetti self-propelled torpedo. Perhaps excessive caution from both fleets also led to this economical “small warfare” where limited means could bring maximal destruction. It was confirmed when MAS sunk the battleships Wien (December 1917) and Szent Istvan (June 1918), and even more when in November, just before reddition, battleship Viribus Unitis was sunk by a single frogman.

Design of the Grillo

It was designed as a fast boat, all in wood, with rounded sides, and a rectangular, narrow flat bottom surrounded on both sides by rails. These comprised a serie of narrow links, with grippling hooks welded on every two of these. Drive sprockets were at the front, and large idlers were fitted up at the boat’s back, while the links circulated thanks to two more bottom wheels at the front per side, and two tender wheels at the back. The tracks rested on the bridge but were raised by the open air wheel pair at the rear which acted as manageable tension wheels.
The four units were 16m long, 3.10m in width, with a 70cm draft. In fact the rear tensioners and front sprockets acted like toothed pulleys. The aft ones, near the obstacle to overcome, were coupled to the propulsion system. The power required quietness, and consisted of a pair of 5 hp electric motors. The hooked chains were designed to pull the vehicle over the obstruction. They were officially known as “tank marino”. The weaponry consisted in two aircraft type light 450 mm torpedoes (same as MAS) held in cradles each side of the hull. The 2 electric motors Rognini and Balbo on 1 axle, for 10 hp overall, made for a top speed of 4 knots (7,4 kph) and a radius of action of 30 mn at 4 knots, which required the boats to be towed or carried near to the action. These boats were manned by a crew of only four and were all named after jumping insects (Grasshopper, Cricket, Locust …).

The Attack on Pola

Already Fazana channel’s forcing action in the night between 1 and 2 November 1916, showed by having a weight to lower the metal obstruction at the mouth of the canal and let passing MAS through inspired Attilio Bisio, director Of SVAN in Venice for a boat capable of doing it by its own weight. He proposed his idea to vice-admiral, Paolo Thaon di Revel in june 1917 just when an attack on Pola was in preparation. Its entrance protection system, was multilayered and consisted of several parallel lines of metallic obstructions. Hand-held hydraulic shears could no longer overcome them. Therefore a light naval vehicle which could literally leap these protection nets forward with the same capabilities as MAS boats was all that was required. This crossing could be obtained by means of sudden changes in trim from the displacement from electric accumulators acting on the motors housed on sliding carriages underneath.
Experiments were carried out but proved to be unsatisfactory at first. A new revised designed of crawler with hooks clinging to obstructions, with hook-studded, engine-driven chains somewhat reminiscent of British Romboid tanks was initiated, gave satisfactions in tests, and resulted four boats of Grillo crafts to be built in early 1918. They knew various fates, but the lead boat was the most famous Grillo, which action proved disastrous: In the night of 13 May 1918 she was released near the entrance, approaching in perfect silence. However soon at work, the chain mechanism produced a frightful clatter which negated all the advantage the electric propulsion and the boat was quickly spotted and destroyed by shellfire before even getting over all the booms (passed four). The Cavalletta and Pulce were both scuttled and lost on on 13-4-1918, Locusta abandoned and eventually scrapped in 1920.
At the end the Grillo left mitigated impressions, but impressed the Austrian navy enough to raise the Grillo and copy it at the end of the war. The idea of “naval tanks” was also shared by Great Britain that designed an amphibious tank, the Mark IX duck also in 1918.

(Web, Google, marina.difesa, Wikipedia, You Tube)





















venerdì 8 novembre 2019

Il missile C-802 (NATO CSS-N-8 «Saccade») o YJ-83 (cinese: 鹰 击 -83; pinyin: yingji-83 ( 'eagle strike 83')


Il missile C-802 (Designazione NATO: CSS-N-8 «Saccade») è un missile superficie-superficie cinese apparentemente derivato o ispirato dall'Exocet francese, con gittata di circa 100 km e testata di 150 kg, sviluppato a partire dal 1989; è la versione da esportazione del missile antinave cinese C801 (YJ-8) dal quale è stato sviluppato e rispetto al quale ha una maggiore gittata.



L' YJ-83 (cinese: 鹰 击 -83; pinyin: yingji-83; letteralmente: 'eagle strike 83'; codice NATO: CSS-N-8 Saccade) è un missile da crociera cinese subsonico. È prodotto dalla terza accademia della China Aerospace Science and Industry Corporation.



YJ-83:
  • Genere: Missile da crociera anti-nave;
  • Luogo d’origine: Repubblica Popolare Cinese
  • In servizio: 1998
  • Usato dalla Repubblica Popolare Cinese
  • Fabbricante: China Aerospace Science and Industry Corporation
  • Testata: a Frammentazione alto esplosivo 190 kg
  • Motore: Turboreattore CTJ-2
  • Raggio d’azione: 180 km (YJ-83)  - 200 km (YJ-83K)  - 120 km (C-802)  - 190 km (C-802A)
  • Velocità: Mach 0.9
  • Sistema di guida: Navigazione inerziale / guida terminale di homing radar attivo;
  • Piattaforma: di Superficie.



DESCRIZIONE

L'YJ-83 utilizza microprocessori e un'unità di riferimento inerziale strapdown (IRU); questi sono più compatti dell'elettronica equivalente utilizzata nell'YJ-8 e nella versione da esportazione C-802, consentendo all'YJ-83 di avere una portata di 180 km a Mach0.9. Il missile è alimentato dal turbogetto cinese CTJ-2 e trasporta una testata a frammentazione esplosiva di 190 kg. La guida terminale è fornita di un radar attivo.  L' YJ-83K, la variante lanciabile da aereo, ha un'autonomia di 200 km. Questi dati si riferiscono ad un YJ-83A migliorato; l'originale YJ-83 potrebbe avere una portata inferiore, rispettivamente di 120 - 130 km per le versioni di superficie o lanciabile da aereo.
L' YJ-83KH ha un cercatore elettro-ottico e può ricevere correzioni di rotta tramite collegamento remoto.
L'YJ-83 entrò in servizio con la Marina dell'esercito di liberazione popolare nel 1998-1999 e ha equipaggiato un gran numero di navi da guerra di superficie. L’YJ-83K equipaggia Xian JH-7 e il bombardiere H-6G.



C-802

Il C-802 è la versione da esportazione dell'YJ-83;  È alimentato dal turbojet francese TRI 60-2 e ha un'autonomia di 65 miglia nautiche (120 km). 
C-802A e C-802AK sono le varianti di esportazione lanciate da navi di superficie e dall’aria. Il C-802A ha un'autonomia di 190 miglia nautiche.

CONFUSIONE TRA YJ-82, C-802 e C-803

Gli Stati Uniti considerano il C-802 e il C-802A come parte della famiglia YJ-83. 
Il C-802 precede l’YJ-83 ed è strettamente correlato; in senso stretto, solo il C-802A è lo sviluppo da esportazione dell'YJ-83. Il C-802 è talvolta erroneamente considerato la versione da esportazione dell'YJ-82; i due sono progetti separati. 
Un potenziale "C-803" fu erroneamente indicato come versione di esportazione dell'YJ-83 dagli appassionati alla fine degli anni '90. Da informazioni recenti tale missile non esisterebbe.



STORIA OPERATIVA

I rapporti di intelligence indicano che questo missile fu usato per la prima volta il 14 luglio 2006, nella guerra del Libano, quando gli Hezbollah lanciarono due missili contro navi da guerra israeliane. Un missile colpì la corvetta INS Hanit, causando danni significativi e quattro morti. L'Iran, il fornitore segnalato del missile a Hezbollah, rifiutò di confermare. L’Hanit subì gravi danni, ma rimase a galla, uscì dalla linea di fuoco e fece rottasu Ashdod per le riparazioni del caso. 
La nave israeliana possedeva una sofisticata capacità di difesa missilistica multistrato: un cannone Phalanx CIWS, missili antimissile Barak 1, Chaff ed ECM. Questi avrebbero dovuto essere in grado di affrontare un attacco missilistico anti-nave da parte dell’YJ-82, ma secondo gli israeliani, questi furono intenzionalmente disabilitati al momento del presunto colpo missilistico a causa di:
  • una mancanza di intelligence che indicasse il possesso dei missili anti-nave da parte degli Hezbollah; 
  • la presenza di molti aeromobili dell'aeronautica israeliana che conducevano operazioni nelle vicinanze della nave che potrebbero aver accidentalmente fatto scattare il sistema antimissile / aereo della nave, con il pericolo di abbattere un aereo amico. Tuttavia, la nave dispone di un sistema di identificazione (facoltativamente installato, specialmente durante la guerra) o di interrogatori di nemici per impedire l'attacco di velivoli amici.

Il 9 ottobre 2016, il DDG USS Mason (DDG-87) della US NAVY confermò di essere stato attaccato nel Mar Rosso da missili da crociera lanciati dal territorio dello Yemen controllati dagli Houthi. I missili sembravano simili a quelli lanciati dallo Yemen una settimana prima e che avevano danneggiato il catamarano HSV Swift, una nave da trasporto noleggiata sotto il controllo degli Emirati Arabi Uniti, che sostengono il governo yemenita nella guerra civile contro gli Houti. 
L'analisi del danno causato da quel missile ha portato gli esperti a credere che si trattasse di un C-802. Nessuno dei missili lanciati contro la USS Mason colpì l’obiettivo.  Le autorità statunitensi hanno confermato che furono utilizzate contromisure difensive ECM-ECCM, e il lancio di missili anti-missile difensivi.



ENGLISH

YJ-83 (c-802)

The YJ-83 (Chinese: 鹰击-83; pinyin: yingji-83; literally: 'eagle strike 83'; NATO reporting name: CSS-N-8 Saccade) is a Chinese subsonic anti-ship cruise missile. It is manufactured by the China Aerospace Science and Industry Corporation Third Academy.

Description

The YJ-83 uses microprocessors and a strapdown inertial reference unit (IRU); these are more compact than the equivalent electronics used in the YJ-8 and the export C-802, allowing the YJ-83 to have a 180-km range at Mach 0.9. The missile is powered by the Chinese CTJ-2 turbojet, and carries 190-kg high-explosive fragmentation warhead. Terminal guidance is by an active radar. The YJ-83K, the air-launched variant, has a range of 200 km. This data may be for an improved YJ-83A; the original YJ-83 may have shorter range, at 120 km and 130 km for the surface- and air-launched versions, respectively.
The YJ-83KH has an electro-optical seeker, and may receive course corrections by remote link.
The YJ-83 entered service with the People's Liberation Army Navy in 1998-1999 and has equipped a large number of its surface warships. The YJ-83K equips the Xian JH-7 and H-6G.

C-802

The C-802 is the export version of the YJ-83; It is powered by the French TRI 60-2 turbojet and has a range of 65 nautical miles (120 km).
The C-802A and C-802AK are the export surface- and air-launched variants. The C-802A has a range of 100 nautical miles (190 km).

Confusion between the YJ-82, C-802, and “C-803"

The US military considers the C-802 and C-802A as parts of the YJ-83 family.
The C-802 precedes the closely related YJ-83; strictly speaking, only the C-802A is the export development of the YJ-83. The C-802 is sometimes and erroneously considered the export version of the YJ-82; the two are separate developments.
A prospective "C-803" was erroneously promulgated as the export version of the YJ-83 by enthusiasts in the late-1990s. As yet, no such missile exists.

Operational history

News reports indicate that this was the missile used on July 14, 2006, in the 2006 Lebanon War when Hezbollah fired two missiles at Israeli warships. One missile hit the corvette INS Hanit, causing significant damage and four fatalities. Iran, the reported supplier of the missile to Hezbollah, refused to formally confirm or deny the claim. The Hanit suffered severe damage, but stayed afloat, got itself out of the line of fire, and made the rest of the journey back to Ashdod for repairs on its own.
The Israeli ship possessed sophisticated multi-layered missile defense capability: a Phalanx CIWS gun, Barak 1 anti-missile missiles, Chaff and ECM. These should have been able to prevent an anti-ship missile attack such as the YJ-82, but according to the Israeli military, these were intentionally disabled at the time of the alleged missile hit due to:
  • a lack of intelligence indicating Hezbollah possessed such a missile.
  • the presence of many Israeli Air Force aircraft conducting operations in the vicinity of the ship which might have accidentally set off the ship's anti-missile/aerial threats system, with the danger of shooting down a friendly aircraft. However, the ship has an (optionally installed, especially during wartime) Identification friend or foe interrogator system to prevent attacking friendly aircraft.

On Oct. 9, 2016, the United States Navy guided-missile destroyer USS Mason (DDG-87) reported coming under attack in the Red Sea by cruise missiles fired from territory in Yemen controlled by the Houthi group. The missiles appeared similar to one fired from Yemen a week earlier that damaged HSV Swift, a leased transport ship under the control of the United Arab Emirates, who are supporting the Yemeni government in a civil war against the Houthis. Analysis of the damage caused by that missile led experts to believe it was a C-802. None of the missiles fired at USS Mason hit their targets; U.S. authorities claimed that defensive countermeasures were used, including firing defensive missiles.

Operators:
  • Algeria Algerian National Navy, C-802
  • Bangladesh Bangladesh Navy, C-802A
  • Iran Islamic Republic of Iran Navy, C-802
  • Myanmar Myanmar Navy, C-802
  • Pakistan Pakistan Air Force, C-802 - Pakistan Navy, C-802
  • People's Republic of China - People's Liberation Army Navy - People's Liberation Army Naval Air Force
  • Yemen - Yemeni Navy, C-802.

(Web, Google, Wikipedia, You Tube)