lunedì 18 dicembre 2023

MARINA IMPERIALE GIAPPONESE 1917 - 1946: la Nagato ( 長門 ) fu una corazzata della Marina imperiale giapponese e fu la prima nave da guerra al mondo dotata di cannoni principali da 410mm type 3.






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Prima della Yamato, era la Nagato più grande nave da guerra del Giappone e veniva impiegata come ammiraglia della flotta combinata. Fu l'unica corazzata giapponese a non essere affondata durante la Seconda Guerra Mondiale.










Storia

La Nagato fu impostata nell'Arsenale Navale di Kure il 28 agosto 1917, varata il 9 novembre 1919 e completata il 15 novembre 1920; venne sottoposta ad importanti modifiche nel 1936, durante le quali furono eliminate le caldaie per la combustione del carbone, e furono riqualificate la sua corazza e le armi contraeree. La dottrina navale giapponese del periodo, evoluzione di quella teorizzata nel 1907, era denominata "Hachihachi Kantai" cioè "otto, otto" (otto corazzate, otto incrociatori da battaglia) intese come navi necessarie per poter tenere testa ai possibili avversari, che in effetti dopo la battaglia di Tsushima e la distruzione della flotta russa al momento si riducevano agli Stati Uniti.
La Nagato fu la prima nave da battaglia con cannoni più grandi di 381 mm,: montava pezzi da 406 mm (16,1"); inoltre la Nagato vantava il primato di velocità massima pari a 25 nodi (circa 49 km/h), con 26,7 nodi raggiunti durante le prove il 23 novembre 1920. Dopo la stipulazione del trattato navale di Washington nel 1922, la Nagato, con i suoi cannoni da 406 mm, fu considerata una delle sette navi più grandi al mondo, insieme alla sua gemella Mutsu, alle 3 americane classe Colorado e alle due inglesi classe Nelson. Esercitò sempre il ruolo di ammiraglia, tranne durante il periodo di riparazioni e modifiche, costituendo l'orgoglio del popolo giapponese.
Il 1º settembre 1923 insieme alle altre corazzate della Divisione da battaglia 1 partecipò alle operazioni di soccorso per il Grande terremoto del Kantō del 1923.

Le operazioni durante la seconda guerra mondiale

Allo scoppio della seconda guerra mondiale, la Nagato, sotto il comando del capitano Yano Hideo, formava, insieme alla sua nave gemella, la Mutsu, la I Divisione da Battaglia. Successivamente fu la nave ammiraglia della flotta combinata, battendo bandiera dell'ammiraglio Isoroku Yamamoto. Il 2 dicembre 1941, dalla baia di Hiroshima, la Nagato inviò il segnale Niitakayama nobore 1208 "scalare il monte Niitaka 12:08 (ora giapponese)", che diede il via alle operazioni culminate il 7 dicembre con l'attacco di Pearl Harbor e con l'avvio della guerra nell'Oceano Pacifico.
Il 12 febbraio 1942, l'ammiraglio Yamamoto trasferì la sua bandiera sulla nuova corazzata Yamato.
La Nagato navigò con la Yamato, la Mutsu, la Hosho, il Sendai, nove cacciatorpediniere e quattro navi ausiliarie, costituendo il corpo principale agli ordini dell'ammiraglio Yamamoto durante la battaglia delle Midway, nel giugno 1942, ma non ebbe occasione di prendere parte ad alcuna azione bellica. Dopo la battaglia riportò i sopravvissuti della Kaga in Giappone.
Nel 1943, sotto il capitano Hayakawa Mikio, la Nagato era di base a Truk nelle Isole Caroline. Dopo l'evacuazione dell'isola, nel febbraio 1944, fu alla fonda alle isole Lingga, vicino a Singapore.

La battaglia del Golfo di Leyte

Nel giugno 1944, la Nagato prese parte all'Operazione A-Go, un attacco contro le forze alleate nelle isole Marianne. Durante l'operazione, nella battaglia del Mare delle Filippine, il 19 giugno 1944, si trovò sotto attacco aereo ma non riportò danni.
Nell'ottobre 1944 prese parte all'Operazione Shō-1, un attacco contro lo sbarco Alleato sull'isola di Leyte. Il 24 ottobre 1944, nella battaglia del Mare Sibuyan, la Nagato fu attaccata da varie ondate di bombardieri in picchiata americani. Alle 14:16 fu colpita da due bombe sganciate dagli aerei delle portaerei Franklin e Cabot. La prima rese inservibili alcuni cannoni e danneggiò la presa d'aria della stanza caldaie nº 1, fermando un'elica per 25 minuti finché la presa d'aria non fu liberata. La seconda bomba colpì la sala mensa e la sala radio di prua, uccidendo 52 persone e ferendone 106. Il 25 ottobre la Forza Centrale (che comprendeva le corazzate Yamato, Nagato, Kongo e Haruna), superò lo stretto di San Bernardino e si diresse verso il Golfo di Leyte.
Nella battaglia al largo di Samar, la Nagato impegnò le portaerei di scorta e i cacciatorpediniere dell'US Task Group 77.4.3. Alle 06:01 la corazzata aprì il fuoco sulla St. Lo, impiegando per la prima volta i suoi cannoni contro una nave nemica, senza colpirla. Alle 06:54 il cacciatorpediniere Heermann sparò una salva di siluri contro la Haruna; i siluri però mancarono la Haruna e si diressero verso la Yamato e la Nagato su direzioni parallele. Le due corazzate furono costrette ad allontanarsi dall'azione, dirigendosi a nord per 10 miglia (16 km), fino a quando i siluri finirono la propulsione. Ritornata in azione, la Nagato continuò ad impegnare le portaerei americane, sparando 45 proiettili da 16 pollici (406 mm) e 92 proiettili da 5,5 pollici (140 mm).
Alle 09:10 l'ammiraglio Takeo Kurita ordinò alla flotta di interrompere lo scontro e dirigersi a nord. Alle 10:20 ordinò nuovamente alla formazione di riprendere la rotta verso sud, ma quando la flotta si ritrovò sotto attacchi aerei sempre più pesanti, egli ordinò nuovamente il ritiro, alle 12:36. Alle 12:43 la Nagato fu colpita a prua da due bombe, ma il danno non fu grave.
Durante la ritirata, il 26 ottobre, la flotta giapponese subì continui attacchi aerei. La Nagato fu attaccata dai bombardieri in picchiata della Hornet e colpita da quattro bombe, con 38 morti e 105 feriti. Nel corso della giornata la corazzata sparò 99 proiettili da 16,1 pollici (406 mm) e 653 da 5,5 pollici (140 mm).
Il 25 novembre 1944, la Nagato rientrò a Yokosuka per le riparazioni. A causa della mancanza di carburante e dei materiali necessari, non fu possibile rimetterla in servizio e nel febbraio del 1945 fu riassegnata, come nave da difesa costiera. Nel giugno del 1945 i cannoni secondari e gli armamenti anti-aerei furono sbarcati. Il 18 luglio 1945 fu attaccata, a Yokusuka, da cacciabombardieri e aerosiluranti provenienti dalle portaerei Essex, Randolph, Bennington, Shangri-La e Belleau Wood e colpita da tre bombe, una delle quali uccise il comandante, il contrammiraglio Otsuka Miki.






La fine della Nagato: "operazione Crossroads"

La gloriosa storia della corazzata Nagato ebbe fine con la sconfitta del Giappone, in seguito alla quale venne requisita dalle forze militari statunitensi. Nel 1946 venne utilizzata come nave bersaglio, insieme ad altre navi, fra cui l'incrociatore tedesco Prinz Eugen, nel corso delle esplosioni effettuate sull'atollo di Bikini, nelle Isole Marshall (operazione Crossroads), poligono atomico degli USA.




L'operazione Crossroads prevedeva tre test di ordigni nucleari, indicati come Able (esplosione in aria), Baker e Charlie (esplosioni sottomarine).
La prima prova (Able) ebbe luogo il 1º luglio 1946; la bomba, della potenza di 20 kton (20.000 tonnellate di tritolo), non provocò che danni minimi alla corazzata.
La seconda prova (Baker) ebbe luogo il 25 luglio con la Nagato a soli 200 m dal punto dell'esplosione. La potenza della bomba era uguale a quella di Able, ma l'esplosione subacquea ebbe effetti devastanti. La Nagato dimostrò la sua elevata capacità difensiva e la validità della tecnologia nipponica: prima di affondare restò a galla 5 giorni; il relitto è ancora sui fondali di fronte all'atollo.
La nave era stata selezionata per partecipare come nave bersaglio all'Operazione Crossroads, una serie di test sulle armi nucleari tenutisi presso l’atollo di Bikini a metà del 1946. A metà marzo, la Nagato partì da Yokosuka per Eniwetok sotto il comando del capitano W. J. Whipple, con un equipaggio americano di circa 180 uomini che integravano il suo equipaggio giapponese: raggiunse i 13 nodi (24 km/h; 15 mph). La Nagato da Eniwetok giunse il 30 marzo. Rimorchiata a una velocità di 1 nodo (1,9 km/h; 1,2 mph), la nave raggiunse Eniwetok il 4 aprile dove ricevette riparazioni temporanee. Durante il suo viaggio verso Bikini la Nagato, ebbe un guasto il 28 marzo e Sakawa. Il suo scafo non era stato riparato a causa dei danni subacquei subiti durante l'attacco del 18 luglio 1945 e perdeva abbastanza acqua da non consentire alle sue pompe di tenere il passo. 
L'operazione Crossroads iniziò con la prima esplosione (Test Able), un'esplosione aerea il 1° luglio; si trovava a 1.500 metri (1.640 yd) dal ground zero e fu danneggiata solo leggermente. Un equipaggio ridotto salì a bordo della Nagato per valutare il danno e prepararla per l’attacco successivo del 25 luglio. Come prova, fecero funzionare una delle sue caldaie per 36 ore senza problemi. Per il Test Baker, un'esplosione subacquea, la nave era posizionata a 870 metri (950 iarde) dal punto zero. La Nagato uscì dallo tsunami generato dall'esplosione con pochi danni apparenti; aveva un leggero sbandamento a dritta di due gradi dopo che lo tsunami si era dissipato. Non fu possibile effettuare una valutazione più approfondita perché era pericolosamente radioattiva. Lo sbandamento aumentò gradualmente nei successivi cinque giorni e si capovolse e affondò durante la notte tra il 29 e il 30 luglio.
Il relitto è capovolto e le sue caratteristiche più importanti sono le sue quattro eliche, ad una profondità di 33,5 metri (110 piedi) sotto la superficie. Negli ultimi anni è diventata una destinazione per le immersioni subacquee e The Times ha nominato nel 2007 la Nagato come uno dei primi dieci siti di immersioni sui relitti nel mondo.



Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, Wikipedia, You Tube)





































 

domenica 17 dicembre 2023

US NAVY 1943 - 1972: il siluro Mark 16 era una riprogettazione del siluro Mark 14 standard della Marina degli Stati Uniti in uso durante la seconda guerra mondiale.





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Il siluro Mark 16 era una riprogettazione del siluro Mark 14 standard della Marina degli Stati Uniti in uso durante la seconda guerra mondiale. Incorporava miglioramenti testati in guerra in un'arma progettata per essere utilizzata nei sottomarini non modificati della flotta degli Stati Uniti. A causa dell'elevato costo unitario e dei problemi di inaffidabilità del Mark 14 risolti entro la metà del 1943, non furono mai messi nella produzione di massa.









Il siluro è stato considerato per vent'anni il siluro antinave standard degli Stati Uniti; sebbene un numero significativo della produzione di Mark 14 in tempo di guerra rimanesse in inventario. 
Questo siluro da 21 pollici (53 cm) con propulsione a perossido di idrogeno era lungo 246 pollici (6,25 m) e pesava 2 tonnellate (1800 kg).  La testata Mod 0 conteneva 1260 libbre (572 kg) di esplosivo TPX ed era la più potente testata siluro sottomarina convenzionale mai utilizzata da qualsiasi Marina. Gli Stati Uniti utilizzarono l'esplosivo TPX che era circa il 75% più potente (7405 J/g.) rispetto all'esplosivo Type 97 nel più grande giapponese Type 93 Mod 3. (780 kg di Type 97, 4370 J/g.) Il Mod 1 la testata conteneva 960 libbre (435 kg) di esplosivo TPX o HBX (7552 J/g.). 
Il siluro poteva essere impostato per la corsa rettilinea o a schema. 
Dopo la seconda guerra mondiale furono prodotte quantità limitate dell'arma. L'arma è stata considerata per vent'anni il siluro antinave standard degli Stati Uniti, nonostante un numero significativo di siluri Mark 14 rimasti dalla produzione in tempo di guerra. Questo siluro da 21 pollici (533 mm) con propulsione a perossido di idrogeno era lungo 20 piedi e 6 pollici (6,25 m) e pesava 2,0 tonnellate corte (1.800 kg). 
La testata Mod 0 conteneva 1.260 libbre (570 kg) di esplosivo Torpex (TPX) e all'epoca era la testata siluro sottomarina convenzionale più potente al mondo. L'esplosivo TPX utilizzato dalla Marina degli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale era circa il 75% più potente in peso (7.405 J/g) rispetto ai siluri esplosivi giapponesi Tipo 95 e Tipo 97 (4.370 J/g). Di conseguenza, era ancora più potente della variante "Mod.3" della fine della guerra del siluro Type 93 "Long Lance"; che utilizzava 780 kg di esplosivo Tipo 97, nonostante la testata pesasse 210 kg (28%) in meno.
L’Mk.16 era un siluro ad alte prestazioni ma ad alto costo. Non fu utilizzato durante la guerra ma rimase in servizio fino alla metà degli anni '70. 1.700 esemplari furono prodotti.
La variante Mod 1 del Mk 16 conteneva solo 960 libbre (440 kg) di esplosivo TPX, ma di conseguenza poteva correre circa 4.500 iarde in più. Il siluro poteva essere impostato sia per la corsa rettilinea che per quella a pattern. Dopo la seconda guerra mondiale, le varianti Mod 0 e Mod 1 furono sviluppate in un comune siluro. Progettato per mantenere la portata più lunga del Mod 1 e la testata più grande del Mod 0, questo aggiornamento fu chiamato Mark 16 Mod 8 e incorporò una testata HBX da 1.260 libbre (7.552 J/g) al posto del TPX. Quest'arma fu utilizzata come principale siluro antinave della US NAVY fino alla sua graduale eliminazione nel 1972, momento in cui sia i siluri Mark 16 che Mark 37 ASW furono completamente sostituiti dal Mark 48 a doppio scopo nel 1975.

Ripensare la guerra, e il suo posto
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ha un costo
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Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
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Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
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SEMPRE!
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La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
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Sovetskaja Armija (in russo Советская армия): il carro pesante IS-7, noto anche come Object 260 era un carro armato sovietico il cui sviluppo iniziò nel 1945. Il veicolo in forma di prototipo fu cancellato in favore del carro armato T-10.






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Il carro pesante IS-7, noto anche come Object 260 (nome del progetto), è un carro armato sovietico il cui sviluppo iniziò nel 1945. Il veicolo è esistito solo in forma di prototipo e la messa in servizio fu cancellata in favore del carro armato T-10.
L'Armata Sovietica è stata la denominazione dell'esercito dell'Unione Sovietica tra il febbraio del 1946 e il dicembre del 1991, quando venne sostituito con le forze terrestri russe, anche se la data ufficiale di cessazione è stata il 25 dicembre 1993. Fino al 25 febbraio 1946 la forza era conosciuta come l'Armata Rossa, istituita con decreto del 28 (15 secondo il calendario giuliano) gennaio 1918 "per proteggere la popolazione, l'integrità territoriale e le libertà civili nel territorio dello stato sovietico".








Progettazione e produzione

Nel 1945, Nikolaj Fedorovič Shashmurin iniziò a Leningrado la progettazione del carro pesante IS-7. Con il peso di 68 tonnellate, pesantemente corazzato e armato con un cannone da 130 mm S-70 a canna lunga, era il membro più grande e pesante della famiglia IS e uno dei progetti più avanzati di carri pesanti.
La corazzatura venne progettata in modo simile all'IS-3, con un naso a punta sulla parte superiore dello spalto con 150 mm di armatura inclinata a 65°. Questa armatura era stata progettata per resistere ai colpi del Pak 44 da 12,8 cm del carro Jagdtiger da una distanza minima di 1 km (0.62 mi). Lo scafo inferiore fu progettato per essere di 100 mm, ma una misura presa da Nicholas Moran ha rilevato uno spessore di 110-120 mm a seconda delle variazioni di saldatura. L'armatura sui lati era di 150 mm sulla piastra laterale superiore e 100 mm sulla piastra laterale inferiore. Dietro la piastra laterale inferiore, i sacchetti gonfiabili potevano contenere carburante. Il mantello della torretta aveva uno spessore di 350 mm e la torretta stessa tra 240-250 mm inclinata a 50-60 gradi. Quando veniva colpito frontalmente, l'angolo estremo che presentava lo scafo a punta si traduceva in una probabilità molto più elevata di rimbalzo. Pertanto, la protezione dell'armatura poteva essere migliorata senza dover utilizzare quantità eccessive di materiali. Tuttavia, se il muso fosse stato colpito con un'angolazione laterale, non sarebbe stato abbastanza spesso da far rimbalzare il proiettile.
L'interno del carro aveva una forma a "V" se visto dalla parte anteriore, questo in modo che l'armatura laterale fosse distanziata. Nonostante il suo peso, era facile da guidare grazie ai numerosi assistenti idraulici. L'IS-7 era comodo e anche il caricatore automatico era facile da utilizzare. Era anche in grado di raggiungere una velocità massima di 60 km/h, grazie a un motore diesel da 1050 cavalli, che gli conferiva un rapporto peso/potenza di 15,4 CV/tonnellata, un rapporto superiore alla maggior parte dei carri medi contemporanei. La sua armatura non era solo immune ai colpi del Jagdtiger ma era addirittura a prova del suo 130mm.
Per ragioni sconosciute, molto probabilmente a causa dei notevoli problemi derivanti dalla sua massa (trasporto sulle ferrovie, infatti i carri messi in servizio successivamente dall'URSS non superarono le 55 tonnellate), il carro armato non fu mai prodotto in serie.
Il cannone era una conversione di un cannone navale, il meccanismo di caricamento dell'arma era un meccanismo di caricamento assistito con un sistema a nastro trasportatore. Conteneva sei colpi pronti che sarebbero dovuti essere ricaricati. I proiettili erano divisi in due parti: involucro e propellente. L'IS-7 aveva 8 mitragliatrici anche se molto probabilmente ne avrebbe perse 5 se fosse entrato in produzione. Sebbene l'IS-7 fosse un eccellente veicolo da sfondamento, il T-10 era più adatto per battaglie e a guerre prolungate, oltre ad essere più facile ed economico da trasportare. I lavori sull'IS-7 cessarono il 18 febbraio 1949.
I cingoli furono realizzati appositamente per l'IS-7 (rispetto agli altri carri armati della serie IS). I cingoli dell'IS-7 erano i primi ad utilizzare boccole in gomma con perni singoli, tenuti in posizione da bulloni. L'IS-7 aveva un totale di sette ruote da strada attaccate ai bracci delle ruote da strada su barre di torsione, limitate da arresti a molla a spirale e ammortizzatori idraulici.
La parte posteriore consentiva il trasporto di serbatoi di carburante esterni.

Varianti:
  • Object 261-1 – Variante semovente dell'IS-7, con un cannone da 152 mm M48 montato nella parte anteriore, in un compartimento chiuso. È stato prodotto solo un modellino in legno.
  • Object 261-2 – Variante dell'Object 261-1, con compartimento di combattimento semi-aperto, collocato posteriormente e con il gruppo motore/trasmissione in posizione anteriore.
  • Object 261-3 – Variante dell'Object 261-2, modificato per montare un potente obice di derivazione navale da 180 mm MU-1 (versione riadattata del modello B-1-P). Furono prodotti 12 prototipi del cannone e del relativo meccanismo di sbalzo e oscillazione prima dell'interruzione del progetto.
  • Object 263 – Variante cacciacarri dell'IS-7. Un cannone S-70A da 130 mm è montato in un compartimento di combattimento posteriore semi-chiuso.

Carri armati comparabili

Carro armato super pesante tedesco E-100, progettato alla fine della seconda guerra mondiale, molto simile in termini di potenza di fuoco e armatura

Esemplari sopravvissuti:
  • Museo dei carri armati Kubinka, Russia.


Ripensare la guerra, e il suo posto
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è che non bisogna arrendersi mai,
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ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
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