giovedì 17 settembre 2020

Il NGAD (Next Gneration Air Dominance) ha già iniziato una campagna di test in volo


Da informazioni di R.I.D. (Rivista Italiana Difesa), un dimostratore del caccia di Sesta Generazione dell’USAF – NGAD (Next Gneration Air Dominance) – ha già iniziato una campagna di test in volo. 


Sembrerebbe che il programma sia piuttosto avanti. Alcuni programmi aeronautici statunitensi, sopratutto nella fasi di dimostrazione e riduzione del rischio, restano a lungo circondati da un alone di segretezza “black” del Pentagono: ricordiamo l’F-117, l’RQ-170 SENTINEL e l’RQ-180, solo per citarne alcuni. Non è una novità quindi che il dimostratore del caccia di sesta generazione stealth sia da tempo in volo, così come per anni abbiano volato i dimostratori del nuovo bombardiere B-21 RAIDER. 

L’USAF, però, ha deciso di uscire allo scoperto lanciando al mondo, leggi Cina e Russia, un messaggio piuttosto chiaro. 

Il Next Gneration Air Dominance sembra un aereo tutt’ala compound, con bordo di uscita “crancked”, prese d’aria dorsali rigorosamente affogate, scarico stealth, anch’esso affogato nella struttura del velivolo, ed armi ad energia diretta. 

USAF ed US Navy porteranno avanti 2 programmi diversi per la sesta generazione e, soprattutto per Boeing, rimasta all’asciutto con l’F-35 e con il B21 RAIDER.


La Commissione Difesa della Camera dei Rappresentanti ha congelato buona parte dei fondi per il “Next Generation Air Dominance NGAD” dell’USAF e dell’US Navy. 

Il provvedimento durerà finché non saranno forniti ulteriori e approfonditi dettagli sui costi, circa i programmi in questione. 

L’USAF al momento mirerebbe ad un sistema di combattimento aereo pilotato, da produrre secondo cicli quinquennali utilizzando nuove tecnologie di progettazione digitale ad architettura aperta e sviluppi avanzati nel campo del software; il nuovo caccia coordinerà droni, UAV.

Le intenzioni dell’US Navy non sono al momento molto chiare in quanto mirerebbe ad un caccia a grande autonomia da impiegare prevalentemente nel teatro Asia-Pacifico, affiancato da un grosso UCAV; la Marina intenderebbe tagliare l'acquisizione dei SUPER HORNET da 36 esemplari a 24 esemplari tra gli anni fiscali 2022 e 2024 per liberare risorse da destinare al futuro caccia/UCAV di 6^ generazione.

In relazione a tali progetti dell’immediato futuro, l’USAF si sta preparando a modificare radicalmente la strategia di acquisizione per la sua prossima generazione di caccia da combattimento, con un nuovo piano che potrebbe richiedere all'industria di progettare, sviluppare e produrre un nuovo caccia in cinque anni o anche meno.

L’Usaf riorganizzerà il suo programma di caccia di nuova generazione, noto come Next Generation Air Dominance, o NGAD.



Il programma NGAD adotterà un approccio rapido allo sviluppo di piccoli lotti di caccia con più società costruttrici.

In questo momento, la stima è per cinque anni. L'approccio “Century Series” sarebbe un notevole allontanamento dal precedente pensiero dell'Aeronautica Militare statunitense sul suo futuro caccia di prima linea di sesta generazione. Nel suo studio "Air Superiority 2030", pubblicato nel 2016, l'Air Force ha descritto un sensore-shooter a lungo raggio e furtivo chiamato "Penetrating Counter Air", che fungerebbe da nodo centrale del NGAD collegato in rete con sensori, droni e altre piattaforme. L'USAF utilizzerebbe la prototipazione per velocizzare le tecnologie chiave nella speranza di far maturare abbastanza presto per l'inclusione in velivoli avanzati messi in campo nei primi anni 2030.



Il nuovo approccio "Digital Century Series" cambierebbe questo paradigma: invece di maturare le tecnologie nel tempo per creare un nuovo caccia, l'obiettivo dell'Aeronautica Militare statunitense è quello di costruire rapidamente il miglior caccia combattente che l'industria può mettere a punto in un paio d'anni, integrando qualsiasi tecnologia emergente esistente. Il servizio avrebbe abbassato la selezione, messo un piccolo numero di aerei sotto contratto e poi riavviare un altro giro di concorrenza tra i produttori di caccia, che avrebbero rivisto i loro progetti di caccia esplorando nuovi passi avanti nella tecnologia.

Il risultato sarebbe una famiglia di caccia connessi in rete - alcuni più interconnessi di altri - sviluppata per soddisfare esigenze specifiche e che includerebbe le migliori tecnologie a bordo di un'unica cellula. Il nuovo velivolo potrebbe essere ottimizzato intorno ad una capacità rivoluzionaria, come un laser aeroportato. Un altro caccia potrebbe dare la priorità a sensori all'avanguardia e includere l'intelligenza artificiale. Uno potrebbe essere un velivolo trasporto-armi senza equipaggio.

Invece di cercare di affinare i requisiti per far fronte a una minaccia sconosciuta tra 25 anni di distanza, l'Aeronautica Militare statunitense produrrebbe rapidamente aerei con nuove tecnologie; una tattica che potrebbe imporre incertezza a concorrenti come Russia e Cina e costringerli a trattare con l'Usaf alle proprie condizioni.

Tre tecnologie industriali permetteranno un approccio “Century Series” per il NGAD e stabiliranno i requisiti per i partecipanti: 

Il primo è lo sviluppo agile del software - una pratica in cui i programmatori scrivono, testano e rilasciano rapidamente il codice, sollecitando il feedback degli utenti lungo il percorso.

La seconda, l’architettura aperta, che è stata a lungo una parola d'ordine nella comunità della difesa, che l'industria la usa spesso per descrivere un sistema con hardware plug-and-play. NGAD, idealmente, sarebbe completamente aperto, con hardware intercambiabile e la possibilità per una terza parte di sviluppare software per il sistema.

La tecnologia finale, l'ingegneria digitale, è la più nuova e forse la più rivoluzionaria. Mentre gli ingegneri aerospaziali hanno usato i computer per decenni per aiutare la creazione di aerei, solo di recente le società della difesa hanno sviluppato strumenti di modellazione 3D in grado di modellare un intero ciclo di vita: progettazione, produzione e supporto, con un elevato livello di precisione e fedeltà. Questo processo consentirebbe alle aziende non solo di mappare un aereo in modo estremamente dettagliato, ma anche di modellare come funzionerebbe una linea di produzione utilizzando diversi livelli di equipaggio o come i manutentori effettuerebbero le riparazioni in un deposito. Si potrebbe iniziare ad imparare così tanto prima di piegare il primo pezzo di metallo e girare la prima chiave, in modo che quando l'hai fatto per la prima volta, l'hai già imparato.



Pochi programmi di difesa hanno usato l'ingegneria digitale finora. L'Aeronautica Militare ha richiesto a Northrop Grumman ed alla Boeing di utilizzare la tecnica per sviluppare le rispettive versioni del Ground Based Strategic Deterrent.

Boeing ha anche dimostrato la tecnologia con il suo clean-sheet T-X trainer, portando il suo design dal concept al primo volo in tre anni e battendo due concorrenti che hanno offerto versioni modificate di jet esistenti.

Durante una visita presso lo stabilimento di produzione della Boeing, Paul Niewald, ingegnere capo del programma T-X, ha descritto come l'azienda ha realizzato il suo progetto digitale T-X con una precisione tale che i pezzi potevano essere uniti senza spessori - il materiale utilizzato per colmare le lacune tra i pezzi di un aereo - e durante la produzione dell'aereo è stato necessario un solo utensile principale.

In totale, Boeing è stata in grado di ridurre dell'80% il lavoro manuale necessario per produrre e assemblare l'aereo.

Ma creare un semplice aereo da addestramento come il T-X è molto diverso dalla produzione di un caccia bombardiere di prima linea come il NGAD, e non vi è alcuna prova che queste nuove tecniche di produzione funzioneranno per un aereo più avanzato.



L’Usaf potrebbe avere una "reazione eccessiva" alle lotte del caccia F-35, dove un approccio "one-size-fits-all" e un focus su software e sensori ha prodotto un aereo molto costoso che ha richiesto quasi due decenni di sviluppo. L’approccio Century Series, potrebbe dare priorità allo sviluppo di nuovi veicoli aerei a scapito degli investimenti in nuove armi, radar, sensori, sistemi di comunicazione o altre tecnologie abilitanti.

Con l'F-35, si sono ottenuti troppi sistemi e non abbastanza veicoli aerei. Forse questo sta andando troppo lontano nella direzione opposta. 

Rebecca Grant, analista aerospaziale con IRIS Independent Research, ha espresso entusiasmo per il nuovo sforzo di progettazione per i nuovi caccia “FX”, dicendo che gli ingegneri potrebbero spingere fuori le opzioni per uno sforzo di stile “Century Series“ molto rapidamente. Tuttavia, ha aggiunto che la scelta del motore, l'integrazione della sua suite di comunicazione e la decisione se rendere la piattaforma presidiata o non presidiata saranno le variabili chiave che influenzeranno il design del nuovo aereo stealth.

La maggiore difficoltà è comunque sempre quando si inizia a fare i compromessi più importanti ed a identificare i criteri più importanti; questi diventano funzioni-guida piuttosto serie e abbastanza rapidamente.

Il nuovo ufficio del programma “NGAD” determinerà la strategia di acquisizione finale per la Digital Century Series, compresa la durata del ciclo di sviluppo, le quantità di approvvigionamento e i meccanismi di contrattazione. Mr Roper ha rivelato il suo pensiero su come potrebbe funzionare il programma:

Si metteranno almeno due produttori a contratto per progettare un jet da combattimento che  potrebbero includere le aziende esistenti in grado di costruire aerei da combattimento (Boeing, Lockheed Martin e Northrop Grumman) così come i nuovi arrivati che potrebbero portare una nuova tecnologia sul tavolo di lavoro.



Si chiederà ad ogni azienda di creare un "gemello digitale" iper-realistico del proprio caccia utilizzando una modellazione 3D avanzata utilizzando questi modelli per eseguire una miriade di simulazioni su come la produzione e il sostegno potrebbero verificarsi, ottimizzando ipoteticamente sia l'uno che l'altro e riducendo i costi e le ore di lavoro.

Si assegnerà un contratto ad un singolo produttore di aerei da combattimento per un lotto iniziale di aerei. L'industria potrebbe costruire uno squadrone di aerei all'anno, o circa 24 aerei. 

Si includeranno nel contratto opzioni per lotti aggiuntivi di aerei. La direzione di Air Combat Command ha confermato che 72 aerei - circa il numero di aerei in un tipico Wing dell'Usaf  sarebbero sostenibili per le normali operazioni.

Mentre quel fornitore inizia la produzione, si riavvia la concorrenza, mettendo altre aziende a contratto per iniziare a progettare il prossimo aereo.


Poiché costituisce la strategia di acquisizione del NGAD, il nuovo ufficio del programma esplorerà anche come i primatisti della difesa saranno compensati per il loro lavoro. La maggior parte degli attuali programmi dell'Aeronautica Militare statunitense sono assegnati all'azienda che può fornire la massima capacità al prezzo più basso, il che porta ad uno status quo in cui i fornitori fanno offerte per assicurarsi un contratto e raccolgono profitti solo quando le piattaforme sono prodotte in serie sostenute.

Ma se viene adottata una costruzione Digital Century Series, l'Usaf può pagare alle aziende più fondi in anticipo durante la fase di progettazione e richiedere loro di produrre aerei con una vita di progetto più breve; per esempio, un jet con una durata di 6.000 ore di volo invece di produrre aerei progettati per essere tenuti in volo per 20.000 ore.

Questo stato di fatto offre l'opportunità di fare le cose in modo molto diverso, con diversi disegni strutturali, non facendo prove di fatica su larga scala. 

Un ostacolo all'approccio Digital Century Series può essere quello di persuadere il Congresso ad approvare i finanziamenti necessari. Il Comitato per i servizi armati della Camera ha già raccomandato di tagliare i finanziamenti per il programma NGAD nella richiesta di bilancio fiscale 2020, da 1 miliardo di dollari a 500 milioni.

Roper ha detto che l'idea ha generato una "buona risposta" da parte dei comitati di difesa del Congresso.


ENGLISH


According to information from R.I.D. (Rivista Italiana Difesa), a demonstrator of the USAF's Sixth Generation fighter aircraft - NGAD (Next Gneration Air Dominance) - has already started a flight test campaign. 

It would seem that the programme is quite advanced. Some US aviation programmes, especially in the demonstration and risk reduction phases, have long been surrounded by the Pentagon's "black" secrecy: the F-117, the RQ-170 SENTINEL and the RQ-180, to name but a few. It is not new, therefore, that the sixth-generation stealth fighter demonstrator has long been in the air, just as the demonstrators of the new B-21 RAIDER bomber have been flying for years. 

The USAF, however, has decided to come out into the open by launching a rather clear message to the world, read China and Russia. 

The Next Gneration Air Dominance looks like a compound wing aircraft, with a crancked trailing edge, rigorously drowned dorsal air intakes, stealth exhaust, also drowned in the structure of the aircraft, and direct energy weapons. 

USAF and US Navy will carry out two different programmes for the sixth generation and, especially for Boeing, which was left dry with the F-35 and the B21 RAIDER.

The US Air Force’s radical plan for a future fighter could field a jet in 5 years - next-generation fighter concept, or F-X.


The U.S. Air Force is preparing to radically alter the acquisition strategy for its next generation of fighter jets, with a new plan that could require industry to design, develop and produce a new fighter in five years or less.

On Oct. 1, the service will officially reshape its next-generation fighter program, known as Next Generation Air Dominance, or NGAD, Will Roper, the Air Force’s acquisition executive, said during an exclusive interview with Defense News.

Under a new office headed by a yet-unnamed program manager, the NGAD program will adopt a rapid approach to developing small batches of fighters with multiple companies, much like the Century Series of aircraft built in the 1950s, Roper said.

“Based on what industry thinks they can do and what my team will tell me, we will need to set a cadence of how fast we think we build a new airplane from scratch. Right now, my estimate is five years. I may be wrong,” he said. “I’m hoping we can get faster than that — I think that will be insufficient in the long term [to meet future threats] — but five years is so much better than where we are now with normal acquisition.”

The Century Series approach would be a notable departure from the Air Force’s former thinking on its future fighter. In its “Air Superiority 2030” study released in 2016, the Air Force described a long-range, stealthy sensor-shooter called “Penetrating Counter Air,” which would act as NGAD’s central node networked with sensors, drones and other platforms. The Air Force would use prototyping to speed along key technologies in the hope of maturing them early enough for inclusion in advanced aircraft fielded in the early 2030s.


But what Roper calls the “Digital Century Series” would flip that paradigm: Instead of maturing technologies over time to create an exquisite fighter, the Air Force’s goal would be to quickly build the best fighter that industry can muster over a couple years, integrating whatever emerging technology exists. The service would downselect, put a small number of aircraft under contract and then restart another round of competition among fighter manufacturers, which would revise their fighter designs and explore newer leaps in technology.

The result would be a networked family of fighters — some more interrelated than others — developed to meet specific requirements and including best-in-breed technologies aboard a single airframe. One jet might be optimized around a revolutionary capability, like an airborne laser. Another fighter might prioritize state-of-the-art sensors and include artificial intelligence. One might be an unmanned weapons truck.

But the point, Roper said, is that instead of trying to hone requirements to meet an unknown threat 25 years into the future, the Air Force would rapidly churn out aircraft with new technologies — a tactic that could impose uncertainty on near-peer competitors like Russia and China and force them to deal with the U.S. military on its own terms.

Imagine “every four or five years there was the F-200, F-201, F-202 and it was vague and mysterious [on what the planes] have, but it’s clear it’s a real program and there are real airplanes flying. Well now you have to figure out: What are we bringing to the fight? What improved? How certain are you that you’ve got the best airplane to win?” Roper wondered.


“How do you deal with a threat if you don’t know what the future technology is? Be the threat — always have a new airplane coming out.”

How does the Air Force get there?

Three industrial technologies enable a Century Series approach for NGAD and will set requirements for participants, Roper said. The first is agile software development — a practice where programmers quickly write, test and release code, soliciting feedback along the way from users.

The second, open architecture, has long been a buzzword in the defense community, but Roper said industry often uses it to describe a system with plug-and-play hardware. NGAD, ideally, would be fully open, with interchangeable hardware and the ability for a third party to develop software for the system.

The final technology, digital engineering, is the most nascent and possibly the most revolutionary, Roper said. While aerospace engineers have used computers for decades to aid in the creation of aircraft, only recently have defense companies developed 3D-modeling tools that can model an entire life cycle — design, production and sustainment — with a high level of accuracy and fidelity. The process would allow companies to not only map out an aircraft in extreme detail, but also model how a production line would work using different levels of manning or how maintainers would carry out repairs at a depot.

“You could start learning so much before you ever bent the first piece of metal and turned the first wrench, so that when you did do it for the first time, you already have learned. You’re already up to a level of proficiency that in the past you would have to be in the 100th aircraft to have,” he said. “And then if you kept going and you modeled the maintenance, then you could go after the part of the life cycle that constitutes the 70 percent of what we pay."


Few defense programs have used digital engineering so far, Roper said. The Air Force is requiring Northrop Grumman and Boeing to use the technique to develop their respective versions of the Ground Based Strategic Deterrent.

Boeing has also demonstrated the technology with its clean-sheet T-X trainer, taking its design from concept to first flight in three years and beating out two competitors that offered modified versions of existing jets.

During a May visit to Boeing’s production facility, Paul Niewald, the company’s chief engineer for the T-X program, described how the company crafted its digital T-X design with such precision that parts could be joined without shims — the material used to fill in gaps between the pieces of an aircraft — and only one master tool was needed during the plane’s production.

In total, Boeing was able to reduce by 80 percent the manual labor needed to manufacture and assemble the aircraft, Niewald said.

But creating a simple training jet like the T-X is much different than manufacturing a penetrating fighter jet like the NGAD, and there is no proof that those new manufacturing techniques will work for a more advanced aircraft, argued Richard Aboulafia, an aerospace analyst with the Teal Group.


Aboulafia suggested the Air Force might be “overreacting” to the struggles of the F-35, where a “one-size-fits-all” approach and a focus on software and sensors produced a very expensive aircraft that took almost two decades to develop. But a Century Series approach, he warned, could prioritize the development of new air vehicles at the expense of investments in new weapons, radars, sensors, communications gear or other enabling technology.

“With the F-35, we had too much [emphasis on] systems and not enough [on the] air vehicle. Maybe this is going too far in the other direction,” he said. “Isn’t the truth somewhere in between where you have two or three air vehicles but a greater resource allocation for systems? In other words, the truth isn’t the F-35 and the truth isn’t the Century Series. Can’t we just think in terms of something in between, a sensible compromise?”

Rebecca Grant, an aerospace analyst with IRIS Independent Research, expressed enthusiasm for a new fighter design effort, saying that engineers could push out options for a Century Series style effort “extremely quickly.” However, she added that the choice of engine, the integration of its communications suite, and the decision whether to make the platform manned or unmanned would be key variables influencing the design of the air vehicle.

“[A Century Series approach] strikes me that it truly is traditional in a way because this is how it was done in the past. And I think that’s what they’re trying to get to. They want fresh designs. But the difficulty is always as you start to make the most important trade-offs and identify the most important criteria,” she said. “Those become pretty serious driving functions pretty quickly."

A (potential) game plan

The new NGAD program office will determine the final acquisition strategy for the Digital Century Series — including the length of the development cycle, procurement quantities and contracting mechanisms. However, Roper revealed to Defense News his thinking for how the program might work:

Put at least two manufacturers on contract to design a fighter jet. These could include the existing companies capable of building combat aircraft — Boeing, Lockheed Martin and Northrop Grumman — as well as new entrants that could bring a unique technology to the table.

Have each company create a hyper-realistic “digital twin” of its fighter design using advanced 3D modeling. Use those models to run myriad simulations of how production and sustainment could occur, hypothetically optimizing both and reducing cost and labor hours.

Award a contract to a single fighter manufacturer for an initial batch of aircraft. Roper said that industry could build about a squadron’s worth of airplanes per year, or about 24 aircraft. Include options in the contract for additional batches of aircraft. Air Combat Command leadership has told Roper that 72 aircraft — about the number of aircraft in a typical Air Force wing — would be a viable amount for normal operations.

While that vendor begins production, restart the competition, putting other companies on contract to begin designing the next aircraft.

As it forms the NGAD acquisition strategy, the new program office will also explore how defense primes would be compensated for their work. Most current Air Force programs are awarded to the company that can provide the most capability at the lowest price, leading to a status quo where vendors underbid to secure a contract and reap profits only when platforms are mass-produced and sustained.

But if a Digital Century Series construct is adopted, the Air Force may pay companies more money upfront during the design phase and require them to produce planes with a shorter design life; for instance, a jet with a lifespan of 6,000 flight hours instead of manufacturing aircraft designed to be kept in the skies for 20,000 hours, Roper said.

"That opens up the opportunities to do things very differently, different structural designs, not doing full-scale fatigue testing and all of things we do on the geriatric Air Force to keep things flying,” he said. “Where is the sweet spot where we are keeping airplanes long enough to make a real difference but not so long that we’re paying a premium to sustain them or not able to refresh them with better aircraft?”

One obstacle to the Digital Century Series approach may be persuading Congress to approve the necessary funding. The House Armed Services Committee already recommended cutting funding for the NGAD program in the fiscal 2020 budget request, from $1 billion to $500 million — a sign that the committee may not be sold on the Air Force’s path forward.

Roper said the idea has generated a “good response” from the congressional defense committees but acknowledged that lawmakers have questions about the approach. He also noted there will need to be a means to pay the bills, particularly in the early stages of the development cycle when multiple companies are on contract to design aircraft.

“I think the theory is sound, it’s the funding required and how big of an industry base we can sustain,” he said. “I don’t want to leave companies out, but I also don’t want to go so big that we fail because of funding, not because of the soundness of the idea.”


(Web, Google, RID, Wikipedia, Defense News, You Tube)






















mercoledì 16 settembre 2020

L'X-37 è uno spazioplano sperimentale non pilotato sviluppato per la U.S. Space Force.


L'X-37 è uno spazioplano sperimentale non pilotato sviluppato per la U.S. Space Force. Una volta posizionato in orbita è in grado di volare ed atterrare autonomamente. Il programma vede la partecipazione sia della Forza Spaziale statunitense, che di DARPA e NASA. Boeing è il primo contraente per lo sviluppo del velivolo.




Storia del progetto

X-37

Il programma di dimostrazione tecnologica X-37, guidato dalla NASA, fu ideato per testare tecnologie chiave per il volo orbitale, nell'ambito della propulsione, della guida avanzata, della navigazione, dei sistemi di protezione termica, e dei nuovi materiali. Lo sviluppo doveva condurre alla realizzazione di un velivolo per operazioni orbitali prolungate fino a nove mesi, durante i quali poteva condurre missioni di riparazione o messa in orbita di satelliti, così come operazioni militari di interesse per l'aeronautica. Il design doveva servire da base per lo sviluppo di un nuovo spazioplano erede dello Space Shuttle, utilizzabile anche come modulo di salvataggio per la Stazione Spaziale Internazionale.
Originariamente ideato per essere lanciato dalla stiva dello Space Shuttle, in seguito al disastro del Columbia (avvenuto nel 2003), si decise che l'X-37 dovesse essere traghettato dal vettore Delta IV, soluzione più economica.




X-37B (Orbital Test Vehicle)

Il 17 novembre del 2006 l'Air Force statunitense annunciò lo sviluppo del X-37B (derivato dal precedente programma della NASA, da allora ridenominato X-37A), denominato Orbital Test Vehicle (OTV).
Il progetto OTV gode di un piano di investimenti dell'agenzia DARPA (Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti), della NASA, della Space Force, oltre che della Boeing. Lo sforzo per la costruzione di questo spazioplano viene supportato dall'Air Force Rapid Capabilities Office, con una partnership della NASA e del Air Force Research Laboratory, mentre la Boeing è il principale appaltatore del programma.
L'X-37B rappresenterà per l'USSF la piattaforma privilegiata per condurre test orbitali con cui sviluppare nuove tecnologie per la difesa americana, con potenziali applicazioni nel campo della ricognizione e della sorveglianza.




Sviluppi futuri

Risulterebbe essere allo studio una versione ingrandita dello spazioplano in grado di portare un equipaggio nello spazio fino alla Stazione spaziale internazionale; questa versione è al momento nota come X-37C.




Impiego operativo

Il 22 aprile del 2010, alle ore 23:58 GMT, un veicolo ha effettuato, con successo, un primo volo in orbita bassa, denominato OTV-1, partendo dalla base dell'Air Force di Cape Canaveral, a bordo di un razzo Atlas V. Sette mesi dopo il lancio il veicolo è rientrato autonomamente alla base aerea di Vandenberg, California (con la base di Edwards indicata come sito alternativo).
Un secondo velivolo di questa serie, è stato lanciato il 5 marzo 2011 dalla Cape Canaveral Air Force Station in Florida, per la missione denominata OTV-2, ed è atterrato sempre alla base di Vandenberg il 16 giugno 2012, dopo 468 giorni nello spazio.
Un ulteriore lancio è stato effettuato l'11 dicembre 2012 sempre dalla Cape Canaveral Air Force Station in Florida, senza alcun preavviso, alloggiato nell'ogiva di un vettore Atlas V. Dopo aver raggiunto, il 27 marzo 2014, i 469 giorni di volo spaziale senza equipaggio superando la durata della precedente missione, questo volo, denominato OTV-3, effettuato dal primo dei due esemplari di veicolo, è atterrato il 17 ottobre 2014 alla Vandenberg Air Force Base, dopo 674 giorni in orbita. Anche in questo caso non sono stati resi noti dettagli sulla missione e sui test effettuati, ma è stato comunicato che in generale hanno riguardato sistemi avanzati di guida, navigazione e controllo, sistemi di protezione termica, avionica di bordo, componenti resistenti alle alte temperature, sistemi di isolamento riusabili, componenti elettromeccaniche leggere di controllo del volo, e procedure automatiche per il volo orbitale, la fase di rientro in atmosfera e di atterraggio.
La quarta missione, denominata OTV-4, è partita dalla Cape Canaveral Air Force Station il 20 maggio 2015. Come sempre i dettagli degli scopi del volo e della strumentazione a bordo non sono totalmente pubblici, come non è stato reso pubblico quale dei due esemplari è stato utilizzato. Uno dei piccoli satelliti dimostrativi a bordo è il LightSail, destinato a sperimentare l'utilizzo di una vela, di 32 metri quadrati, che viene spinta dal vento solare, per testare le tecnologie di apertura e posizionamento della vela, e di controllo della navigazione. È previsto anche il test di un nuovo modello di propulsione che sfrutta l'effetto Hall. La missione si è conclusa il 7 maggio 2017, dopo 718 giorni, con un atterraggio autonomo al NASA Shuttle Landing Facility di Cape Canaveral.
Il 7 settembre 2017 dalla piattaforma 39A è avvenuto il lancio della quinta missione (OTV-5) che ha impiegato per la prima volta un razzo vettore Falcon 9 della SpaceX al posto dell'Atlas V. Rientra sulla Terra il 27 ottobre 2019 al Kennedy Space Center Shuttle Landing Facility, dopo 780 giorni di orbita.




ENGLISH

The Boeing X-37, also known as the Orbital Test Vehicle (OTV), is a reusable robotic spacecraft. It is boosted into space by a launch vehicle, then re-enters Earth's atmosphere and lands as a spaceplane. The X-37 is operated by the United States Space Force for orbital spaceflight missions intended to demonstrate reusable space technologies. It is a 120-percent-scaled derivative of the earlier Boeing X-40. The X-37 began as a NASA project in 1999, before being transferred to the United States Department of Defense in 2004.
The X-37 first flew during a drop test in 2006; its first orbital mission was launched in April 2010 on an Atlas V rocket, and returned to Earth in December 2010. Subsequent flights gradually extended the mission duration, reaching 780 days in orbit for the fifth mission, the first to launch on a Falcon 9 rocket. The latest mission, the sixth, launched on an Atlas V on 17 May 2020.


Development

Origins

In 1999, NASA selected Boeing Integrated Defense Systems to design and develop an orbital vehicle, built by the California branch of Boeing's Phantom Works. Over a four-year period, a total of US$192 million was spent on the project, with NASA contributing $109 million, the U.S. Air Force $16 million, and Boeing $67 million. In late 2002, a new $301-million contract was awarded to Boeing as part of NASA's Space Launch Initiative framework.
The aerodynamic design of the X-37 was derived from the larger Space Shuttle orbiter, hence the X-37 has a similar lift-to-drag ratio, and a lower cross range at higher altitudes and Mach numbers compared to DARPA's Hypersonic Technology Vehicle. An early requirement for the spacecraft called for a total mission delta-v of 7,000 miles per hour (3.1 km/s) for orbital maneuvers. An early goal for the program was for the X-37 to rendezvous with satellites and perform repairs. The X-37 was originally designed to be carried into orbit in the cargo bay of the Space Shuttle, but underwent redesign for launch on a Delta IV or comparable rocket after it was determined that a shuttle flight would be uneconomical.
The X-37 was transferred from NASA to the Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA) on 13 September 2004. Thereafter, the program became a classified project. DARPA promoted the X-37 as part of the independent space policy that the United States Department of Defense has pursued since the 1986 Challenger disaster.



Glide testing

The vehicle that was used as an atmospheric drop test glider had no propulsion system. Instead of an operational vehicle's payload bay doors, it had an enclosed and reinforced upper fuselage structure to allow it to be mated with a mothership. In September 2004, DARPA announced that for its initial atmospheric drop tests the X-37 would be launched from the Scaled Composites White Knight, a high-altitude research aircraft.
On 21 June 2005, the X-37A completed a captive-carry flight underneath the White Knight from Mojave Spaceport in Mojave, California. Through the second half of 2005, the X-37A underwent structural upgrades, including the reinforcement of its nose wheel supports. The X-37's public debut was scheduled for its first free flight on 10 March 2006, but was canceled due to an Arctic storm. The next flight attempt, on 15 March 2006, was canceled due to high winds.
On 24 March 2006, the X-37 flew again, but a datalink failure prevented a free flight, and the vehicle returned to the ground still attached to its White Knight carrier aircraft. On 7 April 2006, the X-37 made its first free glide flight. During landing, the vehicle overran the runway and sustained minor damage. Following the vehicle's extended downtime for repairs, the program moved from Mojave to Air Force Plant 42 (KPMD) in Palmdale, California, for the remainder of the flight test program. White Knight continued to be based at Mojave, though it was ferried to Plant 42 when test flights were scheduled. Five additional flights were performed, two of which resulted in X-37 releases with successful landings. These two free flights occurred on 18 August 2006 and 26 September 2006.

X-37B Orbital Test Vehicle

On 17 November 2006, the U.S. Air Force announced that it would develop its own variant from NASA's X-37A. The Air Force version was designated the X-37B Orbital Test Vehicle (OTV). The OTV program was built on earlier industry and government efforts by DARPA, NASA, and the Air Force under the leadership of the Air Force Rapid Capabilities Office in partnership with NASA and the Air Force Research Laboratory. Boeing was the prime contractor for the OTV program. The X-37B was designed to remain in orbit for up to 270 days at a time. The Secretary of the Air Force stated that the OTV program would focus on "risk reduction, experimentation, and operational concept development for reusable space vehicle technologies, in support of long-term developmental space objectives".
The X-37B was originally scheduled for launch in the payload bay of the Space Shuttle, but following the Space Shuttle Columbia disaster, it was transferred to a Delta II 7920. The X-37B was subsequently transferred to a shrouded configuration on the Atlas V rocket, following concerns over the unshrouded spacecraft's aerodynamic properties during launch. Following their missions, X-37B spacecraft primarily land on a runway at Vandenberg Air Force Base, California, with Edwards Air Force Base as a secondary site. In 2010, manufacturing work began on the second X-37B, OTV-2, which conducted its maiden launch in March 2011.
On 8 October 2014, NASA confirmed that X-37B vehicles would be housed at Kennedy Space Center in Orbiter Processing Facilities (OPF) 1 and 2, hangars previously occupied by the Space Shuttle. Boeing had said the space planes would use OPF-1 in January 2014, and the Air Force had previously said it was considering consolidating X-37B operations, housed at Vandenberg Air Force Base in California, nearer to their launch site at Cape Canaveral. NASA also stated that the program had completed tests to determine whether the X-37B, one-fourth the size of the Space Shuttle, could land on the former Shuttle runways. NASA furthermore stated that renovations of the two hangars would be completed by the end of 2014; the main doors of OPF-1 were marked with the message "Home of the X-37B" by this point.
Most of the activities of the X-37B project are secret. The official U.S. Air Force statement is that the project is "an experimental test program to demonstrate technologies for a reliable, reusable, uncrewed space test platform for the U.S. Air Force". The primary objectives of the X-37B are twofold: reusable spacecraft technology and operating experiments which can be returned to Earth. The Air Force states that this includes testing avionics, flight systems, guidance and navigation, thermal protection, insulation, propulsion, and re-entry systems.

Speculation regarding purpose

In May 2010, Tom Burghardt speculated on Space Daily that the X-37B could be used as a spy satellite or to deliver weapons from space. The Pentagon subsequently denied claims that the X-37B's test missions supported the development of space-based weapons.
In January 2012, allegations were made that the X-37B was being used to spy on China's Tiangong-1 space station module. Former U.S. Air Force orbital analyst Brian Weeden later refuted this claim, emphasizing that the different orbits of the two spacecraft precluded any practical surveillance flybys.
In October 2014, The Guardian reported the claims of security experts that the X-37B was being used "to test reconnaissance and spy sensors, particularly how they hold up against radiation and other hazards of orbit".
In November 2016, the International Business Times speculated that the U.S. government was testing a version of the EmDrive electromagnetic microwave thruster on the fourth flight of the X-37B. In 2009, an EmDrive technology transfer contract with Boeing was undertaken via a State Department TAA and a UK export license, approved by the UK Ministry of Defence. Boeing has since stated that it is no longer pursuing this area of research. The U.S. Air Force has stated that the X-37B is testing a Hall-effect thruster system for Aerojet Rocketdyne.
In July 2019, former United States Secretary of the Air Force Heather Wilson explained that when an X-37B was in an elliptic orbit it could at perigee use the thin atmosphere to make an orbit change preventing some observers from discovering the new orbit for a while, permitting secret activities.
Astronomer Jonathan McDowell, editor of Jonathan's Space Report, has stated that satellites launched from the X-37B were not reported, as required by the Registration Convention, to the United Nations Office for Outer Space Affairs so other parties to the convention would not know about them.

Processing

Processing for the X-37 is done inside Bays 1 and 2 of the Orbiter Processing Facility (OPF) at Kennedy Space Center in Florida, where the vehicle is loaded with its top-secret payload. The X-37 is then placed inside a fairing along with its stage adapter and transported to the launch site. Previous launch sites have included SLC-41 and Kennedy Space Center LC-39A.
Landing is done at one of three sites across the US: the Shuttle Landing Facility at Kennedy Space Center, Vandenberg Air Force Base, or Edwards Air Force Base. To return to Kennedy Space Center, the X-37 is placed into a payload canister and loaded into a Boeing C-17 cargo plane. Once at Kennedy, the X-37 is unloaded and towed to the OPF, where it is prepared for its next flight.

Design

The X-37 Orbital Test Vehicle is a reusable robotic spaceplane. It is an approximately 120-percent-scale derivative of the Boeing X-40, measuring over 29 feet (8.8 m) in length, and features two angled tail fins. The X-37 launches atop an Atlas V 501 or a SpaceX Falcon 9 rocket. The spaceplane is designed to operate in a speed range of up to Mach 25 on its reentry.
The technologies demonstrated in the X-37 include an improved thermal protection system, enhanced avionics, an autonomous guidance system and an advanced airframe. The spaceplane's thermal protection system is built upon previous generations of atmospheric reentry spacecraft, incorporating silica ceramic tiles. The X-37's avionics suite was used by Boeing to develop its CST-100 crewed spacecraft. The development of the X-37 was to "aid in the design and development of NASA's Orbital Space Plane, designed to provide a crew rescue and crew transport capability to and from the International Space Station", according to a NASA fact sheet.
The X-37 for NASA was to be powered by one Aerojet AR2-3 engine using storable propellants, providing thrust of 6,600 pounds-force (29.4 kN). The human-rated AR2-3 engine had been used on the dual-power NF-104A astronaut training vehicle and was given a new flight certification for use on the X-37 with hydrogen peroxide/JP-8 propellants. This was reportedly changed to a hypergolic nitrogen-tetroxide/hydrazine propulsion system.
The X-37 lands automatically upon returning from orbit and is the second reusable spacecraft to have such a capability, after the Soviet Buran shuttle. The X-37 is the smallest and lightest orbital spaceplane flown to date; it has a launch mass of around 11,000 pounds (5,000 kg) and is approximately one quarter of the size of the Space Shuttle orbiter.
On 13 April 2015, the Space Foundation awarded the X-37 team with the 2015 Space Achievement Award "for significantly advancing the state of the art for reusable spacecraft and on-orbit operations, with the design, development, test and orbital operation of the X-37B space flight vehicle over three missions totaling 1,367 days in space”.

Operational history

As of October 2019, the two operational X-37Bs have completed five orbital missions; they have spent a combined 2,865 days (7.85 years) in space.

OTV-1

The first X-37B launched on its first mission – OTV-1/USA-212 – on an Atlas V rocket from Cape Canaveral SLC-41 on 22 April 2010 at 23:52 UTC. The spacecraft was placed into low Earth orbit for testing. While the U.S. Air Force revealed few orbital details of the mission, a worldwide network of amateur astronomers claimed to have identified the spacecraft in orbit. On 22 May 2010, the spacecraft was in an inclination of 39.99°, circling the Earth once every 90 minutes on an orbit 249 by 262 miles (401 by 422 km). OTV-1 reputedly passed over the same given spot on Earth every four days, and operated at an altitude that is typical for military surveillance satellites. Such an orbit is also common among civilian LEO satellites, and the spaceplane's altitude was the same as that of the ISS and most other crewed spacecraft.
The U.S. Air Force announced a 3–6 December landing on 30 November 2010. As scheduled, the X-37B was de-orbited, reentered Earth's atmosphere, and landed successfully at Vandenberg AFB on 3 December 2010, at 09:16 UTC, conducting the first US autonomous orbital landing onto a runway. This was the first such landing since the Soviet Buran shuttle in 1988. In all, OTV-1 spent 224 days and 9 hours in space. OTV-1 suffered a tire blowout during landing and sustained minor damage to its underside.

OTV-2

The second X-37B launched on its inaugural mission, designated OTV-2/USA-226, aboard an Atlas V rocket from Cape Canaveral SLC-41 on 5 March 2011 at 22:46 UTC. The mission was classified and described by the U.S. military as an effort to test new space technologies. On 29 November 2011, the U.S. Air Force announced that it would extend USA-226 beyond the 270-day baseline duration. In April 2012, General William L. Shelton of the Air Force Space Command declared the ongoing mission a "spectacular success".
On 30 May 2012, the Air Force stated that the X-37B would land at Vandenberg AFB in June 2012. The spacecraft landed autonomously on 16 June 2012, having spent 468 days and 14 hours in space.

OTV-3

The third mission and second flight of the first X-37B, OTV-3 was originally scheduled to launch on 25 October 2012, but was postponed because of an engine issue with the Atlas V launch vehicle. It was successfully launched from Cape Canaveral SLC-41 on 11 December 2012 at 18:03 UTC. Once in orbit, the spacecraft was designated USA-240. Landing occurred at Vandenberg AFB on 17 October 2014 at 16:24 UTC, after a total time in orbit of 674 days and 22 hours.

OTV-4

The fourth X-37B mission, OTV-4, was codenamed AFSPC-5 and designated as USA-261 in orbit. It was the second flight of the second X-37B vehicle. The X-37B launched on an Atlas V rocket from Cape Canaveral SLC-41 on 20 May 2015 at 15:05 UTC. Objectives included a test of Aerojet Rocketdyne's XR-5A Hall-effect thruster in support of the Advanced Extremely High Frequency communications satellite program, and a NASA investigation on the performance of various materials in space for at least 200 days. The vehicle spent what was then a record-breaking 717 days and 20 hours in orbit before landing at Kennedy Space Center's Shuttle Landing Facility on 7 May 2017 at 11:47 UTC.

OTV-5

The fifth X-37B mission, designated USA-277 in orbit, was launched from Kennedy Space Center Launch Complex 39A on 7 September 2017 at 14:00 UTC, just before the arrival of Hurricane Irma. The launch vehicle was a Falcon 9 rocket, and a number of small satellites also shared the ride. The spacecraft was inserted at a higher inclination orbit than previous missions, further expanding the X-37B's envelope. During the flight, the spacecraft modified its orbit using an on-board propulsion system. While the complete payload for OTV-5 is classified, the Air Force announced that one experiment flying is the Advanced Structurally Embedded Thermal Spreader II (ASETS-II), which measures the performance of an oscillating heat pipe. The mission was completed with the vehicle landing at the Shuttle Landing Facility on 27 October 2019 at 07:51 UTC.

OTV-6 (USSF 7)

The sixth X-37B mission (OTV-6), U.S. Space Force 7 (formerly known as AFSPC 7), launched on an Atlas V 501 rocket from Cape Canaveral SLC-41 on 17 May 2020 at 13:14 UTC. The mission hosts more experiments than prior X-37B flights, including two NASA experiments. One is a sample plate evaluating the reaction of select materials to conditions in space. The second studies the effect of ambient space radiation on seeds. A third experiment designed by the Naval Research Laboratory (NRL) transforms solar power into radio frequency microwave energy, then studies transmitting that energy to Earth. The X-37B remains a Department of the Air Force asset, but the newly established U.S. Space Force is responsible for the launch, on-orbit operations, and landing.
The X-37B released a small, 300 pounds (136 kg) satellite named FalconSAT-8 (USA-300) around 28 May 2020. Developed by United States Air Force Academy cadets in partnership with the Air Force Research Laboratory (AFRL), the small satellite carries five experimental payloads. The spacecraft will test a novel electromagnetic propulsion system, low-weight antenna technology and a commercial reaction wheel to provide attitude control in orbit. According to the United States Air Force Academy, FalconSAT-8's experiments include:
Magnetogradient Electrostatic Plasma Thruster (MEP) – Novel electromagnetic propulsion system
Metamaterials Antenna (MMA) – Low size, weight, power antenna with phased-array like performance
Carbon nanotube experiment (CANOE) – RF cabling with carbon nanotube braiding flexed using shape-memory alloy
Attitude Control and Energy Storage (ACES) – Commercial reaction wheel modified into a flywheel for energy storage and release
SkyPad – Off-the-shelf cameras and GPUs integrated into low-SWAP (size, weight and power) package.

Variants

X-37A

The X-37A Approach and Landing Test Vehicle (ALTV) was an initial NASA version of the spacecraft used in drop glide tests in 2005 and 2006.[12][91]

X-37B

The X-37B is a modified version of the NASA X-37A, built for the U.S. Air Force. Two were built and have been used for multiple orbital missions.

X-37C

In 2011, Boeing announced plans for a scaled-up variant of the X-37B, referring to it as the X-37C. The X-37C spacecraft would be between 165% and 180% of the size of the X-37B, allowing it to transport up to six astronauts inside a pressurized compartment housed in the cargo bay. Its proposed launch vehicle was the Atlas V. In this role, Boeing's X-37C could potentially compete with the corporation's CST-100 Starliner commercial space capsule.

Specifications

X-37B

General characteristics:
  • Crew: none
  • Length: 29 ft 3 in (8.92 m)
  • Wingspan: 14 ft 11 in (4.55 m)
  • Height: 9 ft 6 in (2.90 m)
  • Max takeoff weight: 11,000 lb (4,990 kg)
  • Electrical power: Gallium arsenide solar cells with lithium-ion batteries
  • Payload bay: 7 × 4 ft (2.1 × 1.2 m)

Performance
  • Orbital speed: 17,426 mph (28,044 km/h)
  • Orbit: Low Earth orbit
  • Orbital time: 270 days (design).

(Web, Google, Wikipedia, You Tube)






















 

martedì 15 settembre 2020

La nuova testata nucleare statunitense "W-93" e le esternazioni rivelatrici del presidente USA


Il Pentagono ha rivelato di recente alcuni dettagli sulla nuova testata nucleare che armerà i missili strategici e non solo.
L'etichettatura della testata come W93 è importante poiché, dall’introduzione del W88 negli anni '80, tutti gli aggiornamenti alle testate sono stati descritti come varianti, ad esempio le diverse versioni della bomba nucleare a gravità B61 fino alle versione “12”. 
Secondo un alto funzionario della difesa, il motivo della nuova designazione deriva dal fatto che la testata è in gran parte un nuovo design.
In questo momento, ci sono due testate nucleari lanciabili da sottomarini nell’arsenale statunitense: la W88 e la W76. Quest'ultima ha appena completato un programma di estensione della vita utile; è ora disponibile in due varianti: la tradizionale W76-1 e la W76-2 con potenziale inferiore. La W88, nel frattempo, è nelle prime fasi di uno sforzo di modernizzazione.
Ciascuno di questi due sistemi nucleari richiederà probabilmente una modernizzazione aggiuntiva tra 15-20 anni: i loro nuclei sono sempre più vecchi, anche con gli sforzi guidati dalla National Nuclear Security Administration. Pertanto, il Pentagono ritiene che sia ora di iniziare a sviluppare un sostituto allo stato dell’arte.
“Queste cose richiedono tempo. E così ora stiamo iniziando il normale processo ", ha detto il funzionario. “Iniziamo ora in un processo in sette fasi, dal concept design alla produzione e consegna. E stiamo iniziando adesso."
L'obiettivo per la testata W93 è di basarla "su progetti esistenti”: tutte le opzioni che funzioneranno con il missile Trident II sono sul tavolo. Il Nuclear Weapons Council, che comprende una serie di presidi del Dipartimento della Difesa, sta conducendo l'analisi di come potrebbe essere la nuova testata W93. “Si baserà su progetti e componenti attualmente testati che sono già in magazzino. Ma sarà più sicura."
L'obiettivo del governo Usa è quello di mettere in campo il nuovo design, che in termini di dimensioni sarebbe da qualche parte tra le due testate di missili balistici esistenti, entro il 2040.
L'idea di una testata successiva lanciabile da un sottomarino non è del tutto nuova. Nei documenti di bilancio FY20, la NNSA ha fatto riferimento a una "Next Navy Warhead", ma ha stimato che l'arma non avrà bisogno di finanziamenti fino al 2023. L'agenzia ha spostato la tempistica in avanti di due anni.
Mentre la NNSA guiderà lo sviluppo delle parti interne del Warehead, il funzionario ha detto che il Pentagono sarà coinvolto "abbastanza rapidamente" per progettare il guscio aereo contenente l’arma nucleare. A tal fine, la richiesta di budget fiscale 2021 include $ 32 milioni per il DoD per iniziare a lavorare sul guscio aerodinamico per il sistema, con $ 480 milioni pianificati durante il Future Years Defense Program per lo sforzo.
Il Dipartimento dell'Energia deve ancora mettere online la sua richiesta di budget dettagliata, ma l'Exchange Monitor ha riferito di recente che l'NNSA ha richiesto 53 milioni di dollari nel FY21 per lavorare sulla nuova testata.
Il dipartimento sta cercando di essere cauto nel descrivere la W93 come un nuovo "programma record" in contrasto con un nuovo progetto di testata. Il piano attualmente prevede il ritiro delle testate più vecchie mentre la W93 entra in linea, al fine di mantenere i livelli delle scorte.
Schierare la W93 aumenterà le dimensioni complessive delle scorte strategiche statunitensi. Sulla base delle proiezioni attuali, l'introduzione del W93 nelle scorte sarà compensata da corrispondenti riduzioni delle quantità delle armi più vecchie.
Ciò potrebbe significare il ritiro del W76-1 o del W88, ma potrebbe anche comportare l'assunzione di testate di riserva e lo smontaggio di quelle; il funzionario ha affermato che il trade-off è in discussione man mano che il programma si sviluppa.
Inoltre, non sarebbe previsto alcun test sugli esplosivi nucleari per la W93.
Kingston Reif della Arms Control Association si domanda perché il W93 debba iniziare adesso, un anno dopo il completamento della ristrutturazione del W76 e due anni prima di quanto previsto in precedenza nei documenti di bilancio. “La NNSA ha già troppo lavoro da sostenere. Accelerare lo sviluppo di un altro programma eccessivamente ambizioso non farà che peggiorare il problema ", ha affermato.
Reif ha anche espresso scetticismo su quanto si può trarre dalle tecnologie esistenti se si sviluppa un nuovo progetto di testata.
"Affermare che la testata si basa su progetti esistenti non fornisce molto conforto visti i cambiamenti significativi previsti", ha detto Reif. "Mentre prendo l'amministrazione in parola che non ha intenzione di condurre un test esplosivo nucleare della testata. La portata delle modifiche in esame potrebbe sollevare preoccupazioni circa l'affidabilità della testata e aumentare la pressione per testare l’arma.”
Il funzionario ha detto che l'NNSA e il DoD si aspettano un respingimento, particolarità dato che la W93 è il primo progetto di testata "nuova" da decenni. Quindi l'obiettivo a breve termine del dipartimento sarà convincere i Democratici pro-difesa che ora è il momento di iniziare il progetto.
"Avremo quel dibattito", ha detto il funzionario. "Ma è un processo molto lungo e vogliamo che abbia inizio ora".
Donald Trump, intervistato da Bob Woodward, ha parlato di uno strumento bellico senza precedenti: "Ho costruito un nucleare... un'arma che nessuno ha mai avuto prima in questo paese. Abbiamo qualcosa che non hai mai visto e non hai mai sentito. Abbiamo qualcosa di cui Putin e Xi non hanno mai conosciuto. Non c'è nessuno... quello che abbiamo è incredibile".
Fonti anonime hanno poi confermato che le forze armate statunitensi hanno una nuova armata segreta, di cui non forniscono dettagli, e che queste fonti fossero sorprese che Trump l'avesse rivelata ai media.  Trump ha parlato a Woodward di un ordigno operativo, tirando fuori la rivelazione mentre rievocava la tensione con la Corea del Nord nel 2017, quando i due Paesi erano arrivati a un passo dallo scontro. 
Grande clamore hanno destato le dichiarazione del Presidente Trump al giornalista Bob Woodward circa la disponibilità dell’America di una nuova arma nucleare segreta, la cui esistenza sarebbe sconosciuta alle intelligence di Russia e Cina e e che il Presidente ha definito “incredibile”. Insomma, Trump ha letteralmente lanciato una bomba, anche perché fonti anonime del Pentagono avrebbero confermato l’esistenza dell’ordigno. 
Questa misteriosa “superarma” atomica dovrebbe essere in grado di sconvolgere l’equilibrio del terrore nucleare spostando l’ago della bilancia decisamente a favore di Washington.
Una sparata di propaganda? Forse no. 
Sebbene le fonti del giornalista e scrittore abbiano affermato che Trump stesse parlando di un sistema reale, e sono rimasti alquanto sorpresi che l’abbia fatto: non hanno confermato alcun dettaglio al riguardo per il momento. 
Questo tipo di esternazioni del presidente degli Stati Uniti non sono affatto una novità: Trump ha una nota propensione a reclamizzare capacità militari e di intelligence avanzate, affrontando argomenti delicati anche in pubblico. In più di un’occasione ha parlato della forza dell’arsenale nucleare americano e degli sforzi, sotto la sua amministrazione, per continuare a modernizzarlo, oppure ha divulgato fotografie riservate ricavate dalla ricognizione satellitare, che notoriamente non divulga mai al pubblico le immagini così come sono ma ne diminuisce la risoluzione per non rivelare le capacità delle ottiche, causando imbarazzi nelle agenzie di intelligence statunitensi.
C’è anche da considerare che il presidente non sembra avere sempre una profonda conoscenza degli argomenti militari, cosa che lo porta a fare false dichiarazioni in modo del tutto inconsapevole su determinati sistemi d’arma e sulle loro capacità. Come avvenuto nel caso del “missile super-duper”, a cui ha fatto riferimento mentre parlava ai giornalisti durante un evento alla Casa Bianca nel maggio 2020. In quell’occasione Trump ha affermato che questo missile era “17 volte più veloce di qualsiasi cosa in possesso negli attuali arsenali” riferendosi agli sviluppi russi e cinesi. 
Alla fine si è rivelato essere un veicolo ipersonico boost-glide che l’Esercito e la Marina degli Stati Uniti stanno sviluppando insieme e che il Pentagono aveva precedentemente dichiarato pubblicamente aveva una velocità massima stimata di Mach 17, che non vuol dire essere 17 volte più veloce di altri sistemi attualmente in uso.
Quindi cosa potrebbe essere la superarma nucleare americana? Gli assetti nucleari sono coperti dai più alti livelli di segretezza in modo che gli avversari non possano organizzare le proprie difese adeguandole alla minaccia del nemico.
C’è chi pensa che possa essere la misteriosa testata W93, che, se il programma procede, potrebbe essere montata sui missili balistici lanciati dal sottomarino (Slbm) tipo Trident D5 (o UGM-133A Trident II ) del’U.S. Navy. 
Vi è la possibilità, remota a dire il vero, che si tratti delle nuove testate a basso potenziale W76-2, il cui ingresso in servizio è già cominciato proprio sugli Slbm Trident. 
Potrebbe altresì trattarsi del programma Gbsd (Ground-Based Strategic Deterrent) per il nuovo missile balistico intercontinentale (Icbm): ad agosto è avvenuto un fatto alquanto strano quando l’U.S. Air Force ha emesso e revocato immediatamente un memorandum che sollecitava l’industria affinché si implementasse la ricerca di tecnologie per un veicolo di planata ipersonico (Hgv) in grado di avere portata intercontinentale, rivelando quindi l’interesse dei militari per un’arma nucleare ipersonica. 
L’esternazione di Trump, insieme a quest’ultimo “scivolone” dell’U.S. Air Force, potrebbero in realtà essere tessere di un mosaico ben preciso. Se si va indietro nel tempo, ai primi anni ’80, Reagan, si lanciò in un ambiziosissimo programma di difesa antimissile chiamato Strategic Defense Initative (Sdi), o Scudo Spaziale o Guerre Stellari. 
Lo scopo era quello di dotare gli Stati Uniti di un sistema, in orbita e a terra, composto da diverse tipologie di armi in grado di intercettare e “abbattere” i veicoli di rientro dei missili balistici sovietici fornendo così un ombrello protettivo che avrebbe salvaguardato il Paese da un attacco atomico. 
Un programma molto ambizioso. Talmente ambizioso che, sostanzialmente, a quel tempo rimase una chimera, ma che fu in grado di spingere l’Unione Sovietica in una corsa agli armamenti che la dissanguò economicamente, provocandone, insieme ad altre concause, l’implosione economico-politica.
Comunque, è molto complicato portare avanti lo sviluppo di una nuova arma nucleare così in segreto, senza che dal Congresso filtri qualcosa. Gli Americani hanno certo la capacità di mantenere per molti anni “coperti” alcuni programmi – dall’F-117, confuso inzialmente con gli ufo che popolano l’Area 51…, agli UAV RQ-170 SENTINEL, la “bestia” di Kandahar, passando per l’elicottero stealth del raid contro il compound ad Abbotabad di Bin Laden. Ma si tratta di programmi convenzionali. 
Diverso il discorso se di mezzo c’è il nucleare. 
Ecco, allora, che il Presidente poteva riferirsi alla W-93, la testata destinata ad armare i missili balistici lanciabili dai sottomarini ed a rimpiazzare le W-76 e le W-88 attualmente in servizio, e finanziata già con i primi 32 milioni di dollari. 
Oppure alla bomba a basso potenziale W-76/2, che già equipaggia gli stessi missili balistici lanciabili dai sottomarini, “scalata” a 5-6 kilotoni e concepita per essere impiegata anche in “scenari”limitati. 
Oppure, ancora, alla nuova bomba nucleare tattica lanciabile da aereo B-61/12, molto precisa ed impiegabile anche dai caccia stealth F-35.

UN DRONE DERIVATO DALL’X-37 B

Sarebbe un misterioso drone spaziale su cui Pentagono e Boeing lavorano da anni per il Cyber Command, il Comando per le guerre telematiche.
Il Pentagono apre di fatto il fronte delle guerre spaziali e di quelle cibernetiche. Quest'ultimo, visti gli attacchi attribuiti a Cina, Russia e Iran è sicuramente già attivo: un fronte verso il quale gli Stati Uniti sostengono di essersi, fin qui, limitati a bloccare gli attacchi alle installazioni civili e militari provenienti dalle linee cibernetiche ostili: ora si potranno sfruttare le postazioni ultramoderne del nuovo comando per lanciare vere e proprie offensive contro i cyber-avversari.
Ma volendo prestar fede a un Trump deciso nell'alludere a qualcosa di «nucleare», il pensiero corre inevitabilmente al rivoluzionario spazio-plano telecomandato progettato dalla Boeing, un drone spaziale, lungo nove metri e con un apertura alare di cinque metri, oltre a trovar posto sull'ogiva di un normale razzo può rientrare autonomamente sfruttando la pista del vecchio Space Shutle. La sua particolarità sarà quella di essere un'arma già operativa in cui si celano progetti fantascientifici e ultra segreti. 
Gli Usa disporrebbero già oggi di una flotta di almeno quattro X37-B. Nel 2017 uno di questi ha stabilito il record di permanenza nello spazio volando ininterrottamente per 718 giorni e sorvolando con insistenza Medio Oriente ed Afghanistan. Esattamente un anno fa, nell'anniversario dell'11 settembre, Trump accennò ad un'arma capace di fare «10 milioni di morti in un colpo solo» in un paese come l'Afghanistan. Una delle capacità attribuite all'X37-B è, infatti, quella di trasportare e sganciare bombe nucleari senza poter esser intercettato.
Rappresenta un sistema d'arma strategico capace di garantire la superiorità assoluta (sempre che nemico non disponga di qualcosa di simile) in un ipotetico scontro con Mosca o Pechino. E non solo per la capacità di mettere a segno attacchi nucleari, ma soprattutto per quella di neutralizzare gli assetti satellitari dell'avversario o incenerire i circuiti elettronici dei comandi nemici: con un modulo aggiuntivo, l'X37-B potrebbe esser dotato di un rivoluzionario sistema denominato Sbsp (Space Based Solar Power) capace di convertire il flusso solare in potenza elettromagnetica in grado d'innescare giganteschi black out accecando i sistemi di difesa e paralizzando la vita civile di intere regioni ostili. Quella stessa potenza può concentrare fasci di micro-onde sulla rete satellitare avversaria innescando  cortocircuiti e mettendoli fuori uso.

ENGLISH

Inside America’s newly revealed nuclear ballistic missile warhead of the future

When the Trump administration’s budget request rolled out Feb. 10, eyebrows shot up within the nuclear community at the mention of a previously unknown warhead, listed in documents as the W93.
Now the Pentagon is revealing details about the weapon, what it will replace and when it might be deployed.
The labeling of the warhead as the W93 is important. Since the introduction of the W88 in the 1980s, all upgrades to warheads have been described as variants — for instance, the collapsing of several versions of the B61 gravity bomb into the B61-12. According to a senior defense official, the reason for the new designation comes from the reality that the warhead is largely a new design.
“The W93 doesn’t [currently] exist. And so this is not a simple life extension,” said the official, who spoke to Defense News on condition of anonymity while traveling to Minot Air Force Base last week.
Right now, there are two submarine-launched nuclear warheads in the arsenal: the W88 and the W76. The latter, which just completed a service life extension program, now comes in two varieties, the traditional W76-1 and a lower-yield W76-2. The W88, meanwhile, is in the early stages of a modernization effort.
However, each of those two systems will likely require additional modernization in 15-20 years, and their cores are increasingly older, even with efforts led by the National Nuclear Security Administration. Given that, the Pentagon believes now is the time to begin developing a future replacement.
“These things take time. And so now we’re beginning the normal process,” the official said. “We start now in a seven-phase process, from concept design to production and delivery. And we’re starting now.”
The goal for the W93 is to base it “on existing designs,” according to the official. But other than that, all options that will work with the Trident II submarine-launched missile are on the table. The Nuclear Weapons Council, which includes a number of Department of Defense principals, is leading the analysis of what the W93 may look like.
“You might move the secondary to where the primary was, move this around, you’ll have new conventional components, you’re going to make it safer,” the official said. “It's going to be based on currently tested designs and components that are already in the stockpile. But it'll be safer.”
The government’s goal is to have the new design, which in size would be somewhere between the two existing ballistic missile warheads, fielded by 2040.
The idea of a follow-on submarine launched warhead is not entirely new. In FY20 budget documents, the NNSA referred to a “Next Navy Warhead,” but estimated that the weapon would not need funding until 2023. Why the agency moved the timeline forward by two years is unclear, but it comes at a time that the NNSA received a major increase in its budget request, increasing almost 20 percent from FY20 levels.
While the NNSA will lead development of the warehead’s internal parts, the official said the Pentagon will be involved “pretty quickly” in order to design the aero shell containing the weapon. To that end, the fiscal 2021 budget request includes $32 million for the DoD to begin working on the aero shell for the system, with $480 million planned over the Future Years Defense Program for the effort.
The Department of Energy has yet to put its detailed budget request online, but the Exchange Monitor reported last week that the NNSA requested $53 million in FY21 for work on the warhead.
The department is trying to be careful in describing the W93 as a new “program of record” as opposed to a new warhead design, despite the work involved. While the official acknowledged that phrasing is unlikely to satisfy those concerned about nuclear expansion, the individual was adamant that the plan currently involves retiring older warheads as the W93 comes online in order to maintain current levels in the stockpile.
“We do not anticipate that fielding the W93 will increase the overall size of the U.S. strategic stockpile. Based on current projections, introduction of the W93 into the stockpile will be offset by corresponding reductions of older weapon quantities,” the official said. “So that’s a big deal.”
That may mean the retirement of either the W76-1 or W88, but could also involve taking reserve warheads and disassembling those; the official said that trade-off is under discussion as the program develops, noting: “We don’t have to decide today whether to retire them or not.”
Additionally, there is no plan to do nuclear explosive testing for the W93.
Kingston Reif of the Arms Control Association questions why the W93 needs to begin now, a year after the W76 refurbishment is completed and two years earlier than had been previously predicted in budget documents. “NNSA already has too much work on its plate to sustain. Accelerating development of yet another excessively ambitious program will only make that problem worse,” he said.
Reif also expressed skepticism about how much can be drawn from existing technologies if developing a new warhead design.
“Claiming that the warhead is based on existing designs doesn’t provide much comfort given the significant changes being contemplated," Reif said. "While I take the administration at its word that it has no plans to conduct a nuclear explosive test of the warhead, the scope of the changes under consideration could raise concerns about the reliability of the warhead and increase pressure to test down the road.”
The official said the NNSA and DoD expect pushback, particularity given the fact the W93 is the first “new” warhead design in decades. So the near-term focus of the department is going to be convincing pro-defense Democrats and dollar-focused appropriators that now is the time to begin the project.
“We’ll have that debate," the official said. “But it’s a very long process, and we want to get it started now.”

(Web, Google, Wikipedia, Defense news, RID, Il giornale, Libero, You Tube)














W-93 NUCLEAR WARHEAD