mercoledì 30 marzo 2022

Il Douglas A-3 Skywarrior (Guerriero del cielo) era un bimotore a getto da bombardamento imbarcato


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Il Douglas A-3 Skywarrior (dall'inglese Guerriero del cielo) era un bimotore a getto da bombardamento imbarcato con ala a freccia, prodotto dall'azienda statunitense Douglas Aircraft Company a partire dagli anni cinquanta.
È stato l'aereo imbarcato più pesante a prestare regolare servizio in reparti imbarcati sulle portaerei della United States Navy fino all'entrata in servizio dell'F14 Tomcat; ne venne derivata una versione terrestre per la United States Air Force, designata B-66 Destroyer.
Prima dell'introduzione delle nuove designazioni unificate per le diverse forze aeree statunitensi, era identificato con la sigla A3D.





Storia del progetto

Il progetto dello Skywarrior (sigla di fabbrica Model 593) nacque in seguito ad una specifica con la quale l'US Navy, nel 1947, richiedeva un bombardiere tattico che potesse operare anche come bombardiere strategico e che fosse in grado di trasportare un ordigno nucleare: il peso del carico offensivo trasportato doveva essere di almeno 10 000 lb (pari a 4 536 kg), il raggio d'azione di almeno 2 000 nmi (pari a 3 704 km) ed il peso massimo al decollo non superiore alle 100 000 lb (45 360 kg).
Con questo nuovo velivolo lo stato maggiore della marina statunitense intendeva identificare, fin da allora, il sostituto del North American AJ Savage che veniva considerata una macchina di transizione (essendo ancora dotata di motori a pistoni) e che sarebbe entrata in servizio effettivo solo due anni dopo, nel 1949.
Lo studio tecnico della Douglas, guidato fin dal 1936 da Ed Heinemann, incentrò la propria proposta su un velivolo con ala a freccia, motorizzato con due turbogetti Westinghouse J40, ognuno disposto in una gondola subalare.
Sebbene nel 1947 l'US Navy avesse intenzione di realizzare una nuova classe di portaerei, la prevista "superportaerei" USS United States (CVA-58), la Douglas mantenne il peso massimo previsto per il nuovo aereo entro le 70 000 lb (inferiore del 30% rispetto alla richiesta): alcune fonti indicano che alla base di tale scelta vi fosse un lungimirante scetticismo da parte del team di progettisti circa la fattibilità della "super-portaerei", mentre altre notizie indicherebbero una revisione delle richieste da parte dell'US Navy stessa, al fine di consentire l'impiego del velivolo sulle portaerei all'epoca già in servizio.
Indipendentemente dalla ragione sottostante, il contenimento del peso finale rappresentò una grossa sfida per la Douglas: venne addirittura presa la decisione di eliminare i sedili eiettabili per i tre membri dell'equipaggio, in favore di due portelli d'emergenza (uno nella parte superiore ed uno nella parte inferiore della fusoliera, sistemati posteriormente alla cabina di pilotaggio). Tale soluzione consentì di risparmiare complessivamente 550 lb di peso (250 kg) ma valse allo Skywarrior, in un gioco di assonanze con la designazione A3D (prevista dallo schema standard del periodo), il nomingnolo "All 3 Dead" (in lingua inglese, "tutti e 3 morti"). Nonostante tutto, come accennato, lo Skywarrior divenne comunque l'aereo imbarcato più pesante a prestare regolare servizio in reparti imbarcati sulle portaerei della United States Navy; il velivolo in assoluto più pesante che abbia mai operato da una portaerei statunitense fu, invece, un esemplare di KC-130F utilizzato per una serie di test svolti nel novembre del 1963 a bordo della USS Forrestal.
La fase progettuale dello Skywarrior si rivelò piuttosto complessa e richiese circa due anni: l'ordine per la costruzione di due prototipi (cui fu assegnata la designazione XA3D-1) venne infatti firmato il 31 marzo 1949. Il mese successivo venne data la notizia della cancellazione del progetto della portaerei USS United States.
Anche la realizzazione dei prototipi richiese un periodo di tempo considerevole: il primo volo dello Skywarrior avvenne solamente il 28 ottobre 1952; per di più dopo poco tempo il progetto del motore Westinghouse J40 fu a sua volta abbandonato e si dovette trovare un propulsore alternativo. L'unità prescelta fu il Pratt & Whitney J57 che andò così ad equipaggiare i prototipi ed il velivolo di preserie (YA3D-1). Il primo Skywarrior di serie fu portato in volo il 16 febbraio del 1953 ed il primo reparto a divenire operativo (nel marzo del 1956) fu lo squadrone "VAH-1", all'epoca basato presso la Naval Air Station Jacksonville (nell'omonima città della Florida).







Tecnica - Struttura

Lo Skywarrior era un velivolo dalla struttura interamente metallica, per la cui realizzazione si faceva largo impiego di leghe di alluminio. La fusoliera si presentava in forma squadrata ed al suo interno era ricavato uno spazioso vano bombe.
L'ala era collegata all'estremità superiore della fusoliera ad aveva un angolo di freccia positivo, pari a 36°; anche i piani orizzontali erano a freccia e presentavano un sensibile angolo diedro positivo. Le semiali e la deriva erano ripiegabili con comando idraulico, al fine di agevolare lo stivaggio negli hangar delle portaerei.
Il carrello d'atterraggio era di tipo triciclo anteriore, con l'elemento posteriore che si ritraeva in fusoliera (riprendendo una soluzione già sperimentata dalla Douglas nel precedente XB-43). I serbatoi di carburante erano disposti sia nella fusoliera (alle spalle dell'equipaggio) che integrati nella struttura delle ali.
Come già detto una delle caratteristiche peculiari del velivolo era l'assenza di seggiolini eiettabili; per abbandonare il velivolo (in caso di necessità) l'equipaggio aveva a disposizione due portelli d'emergenza: uno (di tipo a scivolo) nella parte inferiore della fusoliera ed uno nella parte superiore (particolarmente utile in caso di ammaraggio forzato).








Motore

Nella stesura iniziale del progetto, era previsto che la propulsione dello Skywarrior fosse affidata a due unità del nuovo turbogetto Westinghouse J40: nella realtà dei fatti i prototipi (designati XJ40-WE-3) di questo motore equipaggiarono esclusivamente i due prototipi del velivolo; il successivo abbandono del loro progetto portò alla definitiva adozione dei turbogetti Pratt & Whitney J57 su tutti gli esemplari di serie dell'A-3. I due motori erano disposti al di sotto delle semiali in apposite gondole rivolte in avanti rispetto al bordo d'entrata delle ali.
Era prevista, almeno inizialmente, la possibilità di installare 12 apparati RATO (Rocket-Assisted Take Off, decollo assistito da razzi) ai lati della fusoliera, al fine di agevolare il decollo dai ponti delle portaerei.

Armamento

Lo Skywarrior era dotato di una capiente stiva, realizzata nel tronco posteriore della fusoliera, per il trasporto dei carichi di caduta. L'A-3 era stato realizzato per trasportare fino a 12 000 lb (pari a poco più di 5 400 kg) di bombe o di mine. Questa capacità di carico conferiva al velivolo la possibilità di assolvere a compiti di bombardamento sia tattico che strategico.
Nel vano bombe potevano essere alloggiati anche ordigni nucleari, facendo così dello Skywarrior il principale elemento deterrente a disposizione dell'US Navy, fino alla comparsa dei SSBN (Submersible Ship Ballistic Nuclear) all'inizio degli anni sessanta.
L'armamento difensivo era costituito da una coppia di cannoni calibro 20 mm disposti nella torretta di coda, controllata a distanza e dotata di sistema di puntamento dotato di radar.

Sistemi

I primi Skyriders impiegavano il sistema radar di navigazione e bombardamento AN/ASB-1A (simile a quello già impiegato sul North American AJ Savage e sul Lockheed P2V Neptune) mentre sugli ultimi esemplari di produzione venne installata la versione AN/ASB-7, mentre sulle versioni ECM, come apparato per il disturbo venne impiegato il sistema AN/ALQ-76 alloggiato in appositi piloni subalari.

Impiego operativo

All'epoca della loro entrata in servizio gli A3D-1, affettuosamente soprannominati Whale (balena, in ragione delle loro dimensioni), andarono ad equipaggiare i reparti da bombardamento pesante ("VAH", heavy attack squadron) ed erano dipinti nella colorazione navy blue, standard per l'epoca nell'US Navy.
Già nel 1955 un esemplare venne modificato e (designato YA3D-1P) utilizzato come prototipo per una versione da fotoricognizione: la parte anteriore del vano bombe venne modificata con l'installazione di 12 apparati fotografici accessibili anche durante il volo (eventuali interventi erano a cura del cannoniere).
Nello stesso anno altri cinque velivoli vennero trasformati con l'installazione di apparati per la guerra elettronica e missioni ELINT; questi esemplari (A3D-1Q) erano riconoscibili esternamente per la presenza di carenature contenenti apparecchiature elettroniche: nella parte anteriore della fusoliera (disposte sui lati), nella parte ventrale e sulla sommità della deriva. Tutte queste apparecchiature erano affidate a quattro membri supplementari dell'equipaggio che erano stati sistemati all'interno della fusoliera, al posto del vano bombe. Questi operatori, per una ragione rimasta ignota, vennero soprannominati “corvi".
Con il completamento del 50º esemplare avvenuto nel 1956, venne introdotta la seconda (e principale) versione, denominata AD3-2 (prodotta complessivamente in 164 unità): le principali differenze riguardavano l'irrobustimento della cellula, l'introduzione di una nuova versione dei propulsori e, come risultato di queste due, l'incremento del peso massimo al decollo ora salito a 82 000 lb (circa 37 200 kg). L'impiego di una versione più pesante dello Skywarrior era stata resa possibile anche dall'entrata in servizio di una nuova classe di portaerei, a partire dal 1955, con la USS Forrestal (CV-59).
Negli esemplari finali della serie vennero introdotti slat sul bordo d'attacco delle ali, un nuovo impianto radar per la navigazione (riconoscibile dalla forma del cono di prua che terminava con una netta troncatura obliqua) e la sonda (passiva) per il rifornimento in volo. Venne anche standardizzato il terminale di coda privo della torretta armata comandata a distanza (definito "a coda di rondine"): tale soluzione, nata per ospitare le apparecchiature elettroniche nella versione A3D-1Q, venne applicata (successivamente) in modo generalizzato.
Nel 1958 fecero la loro comparsa le principali varianti della versione A3D-2: una (denominata A3D-2P, prodotta in 29 unità) da fotoricognizione (che riprendeva lo schema del singolo YA3D-1P, realizzato precedentemente), una (A3D-2Q, 25 esemplari) per compiti ECM (pur simili agli esemplari di A3D-1Q, mancavano le "guance" ai lati della fusoliera mentre erano presenti finestrini nel vano dei "corvi") ed una (A3D-2T, 12 esemplari) destinata all'addestramento (in questo caso il vano bombe era pressurizzato ed era stato trasformato in una sorta di aula volante).
L'ultimo Skywarrior di nuova produzione ad uscire dalle linee di montaggio fu proprio uno di questi ultimi addestratori, nel gennaio del 1961; successivamente diversi esemplari vennero modificati (in alcuni casi anche singolarmente) per compiti specifici o per programmi di prova. Le conversioni principali riguardarono la trasformazione dei velivoli in aerocisterne per il rifornimento in volo; furono infatti ben 134 gli esemplari di A3D-2 (rinominati A-3B, successivamente al 1962) trasformati in aerocisterne, di cui 39 in una configurazione mista che consentiva sia l'impiego per la guerra elettronica che il rifornimento in volo (variante designata EKA-3B).
Nel frattempo, con l'avvento della Guerra del Vietnam gli Skywarrior vennero impiegati in combattimento; in particolare tra il 1965 ed il 1967 in missioni da bombardamento e di lancio di mine. Furono utilizzati anche esemplari da ricognizione e per la guerra elettronica, ma il numero maggiore di missioni furono svolte per il rifornimento di altri velivoli, non di rado a corto di carburante dopo essere stati colpiti nei serbatoi dalle difese nemiche.
Tra i programmi sperimentali che videro impegnati gli Skywarriors, degno di nota è il ciclo di prove svolto per la messa a punto del missile aria-aria a lungo raggio AIM-54 Phoenix che, all'epoca, avrebbe dovuto equipaggiare gli F-111B.
Gli Skywarrior vennero gradualmente ritirati dai compiti di prima linea: gli ultimi impieghi in reparti da bombardamento vengono fatti risalire al 1988. Posteriormente a questa data rimasero in servizio alcuni esemplari impiegati per la guerra elettronica e per il trasporto. Alcuni esemplari della versione EA-3B vennero impiegati anche durante la guerra del Golfo e l'ultimo volo ufficiale (svolto da un ERA-3B) venne effettuato il 30 settembre 1991.
La colorazione degli A-3 ha (ovviamente) seguito l'evoluzione degli standard della US Navy: dalla colorazione iniziale blu scuro lucido (FS15042), a partire dal 1955 si passò allo standard (comune allo United States Marine Corps) con grigio chiaro opaco (FS36440) su tutte le superfici superiori e laterali e bianco lucido (FS17875) per tutte le superfici inferiori e le superfici mobili di controllo. Nel 1978, secondo lo standard più recente, gli Skywarriors vennero ridipindinti interamente in grigio chiaro opaco (FS36440). Per finire, a partire dal 1982, i colori vistosi per le insegne e le coccarde vennero aboliti e sostituiti da varie tonalità di grigio (a bassa visibilità).

Versioni

Tra parentesi viene riportata la denominazione assunta in seguito all'unificazione delle designazioni operata dall'USAF e dalla US Navy nel corso del 1962:
  • XA3D-1: due esemplari, costruiti tra il 1951 ed il 1952, in funzione di prototipi. Erano equipaggiati con motori Westinghouse J40.
  • YA3D-1 (YA-3A): singolo velivolo di pre-serie; in seguito all'abbandono del programma del motore J40, i tecnici della Douglas e dell'US Navy decisero per l'installazione dei motori Pratt & Whitney J57 (nella versione P-1). Successivamente venne dapprima portato allo standard degli esemplari di serie, poi impiegato come prototipo per una versione da fotoricognizione ed identificato come YA3D-1P (YRA-3A) e come A3D-1P (RA-3A). Finì la propria carriera operativa impiegato in un programma di prove che comportò un ulteriore cambio di designazione in NRA-3A.
  • A3D-1 (A-3A): prima versione di serie; rispetto ai prototipi aveva la forma aerodinamica dell'abitacolo rivista ed altre modifiche di dettaglio. Ne furono prodotti 49 esemplari che furono i primi ad essere dotati della torretta caudale con i cannoni. Vennero utilizzati prevalentemente per la conversione operativa degli equipaggi.
  • NA-3A: un esemplare di A-3A impiegato per un programma di prove.
  • YA3D-1Q (YEA-3A): un esemplare di A3D-1 venne utilizzato come prototipo per la realizzazione di una versione da ricognizione elettronica.
  • A3D-1Q (EA-3A): quattro esemplari della serie A3D-1 convertiti in ricognitori elettronici (con funzioni ELINT).
  • NEA-3A: un esemplare utilizzato per un programma di prove.
  • A3D-1T (TA-3A): un singolo esemplare di A3D-1 trasformato in addestratore, con l'installazione di doppi comandi.
  • A3D-2 (A-3B): seconda versione di serie, inizialmente identificata come A3D-1B; venne costruita in 164 unità che differivano prevalentemente per l'impiego della versione P-10 del motore J57, per il vano bombe modificato. Negli esemplari finali della serie venne installato il sistema per il rifornimento in volo (con la caratteristica sonda) ed eliminata l'installazione della torretta di coda con i cannoni, in favore dell'apparato ECM. Questa soluzione era già stata realizzata con modifiche apportate presso i reparti, trasformando (di fatto) i compiti dell'artigliere in quelli di operatore di sistemi elettronici.
  • KA-3B: 85 esemplari di A-3B vennero trasformati in aerocisterne, dotati di un singolo tubo di rifornimento in fusoliera.
  • EKA-3B: si trattò della trasformazione di 39 esemplari di A-3B in una versione ibrida, adattabile con relativa facilità sia a compiti ECM che a quelli di aerocisterna.
  • NA-3B: due esemplari di A-3B utilizzati in programmi di prove.
  • YA3D-2: esemplare di serie A3D-2 utilizzato come banco di prova volante per prove di motori.
  • YA3D-2P (YRA-3B): un esemplare, con le stesse caratteristiche degli A3D-2, venne utilizzato come prototipo per la realizzazione di una versione da fotoricognizione.
  • A3D-2P (RA-3B): 29 esemplari di serie della versione da ricognizione fotografica, equipaggiati con 12 apparecchiature fotografiche disposte nel vano bombe, affidate a due operatori (l'equipaggio saliva quindi a 4 membri complessivi).
  • ERA-3B: 8 unità di RA-3B convertiti in funzione ECM.
  • NRA-3B: 6 velivoli RA-3B impiegati in programmi di prove.
  • TNRA-3B: un esemplare di NRA-3B utilizzato come velivolo per addestramento.
  • A3D-2Q (EA-3B): versione per contromisure elettroniche, costruita in 25 esemplari.
  • A3D-2Z (VA-3B): un esemplare della serie A3D-2Q venne trasformato in velivolo da trasporto VIP, generalmente utilizzato per i membri dello stato maggiore.
  • A3D-2T (TA-3B): serie di 12 esemplari destinati all'addestramento per gli equipaggi.
  • UA-3B: due esemplari di TA-3B vennero trasformati per l'impiego multiruolo (utility).

Sviluppi correlati

Douglas B-66 Destroyer: versione appositamente realizzata in risposta ad una specifica della United States Air Force, che richiedeva un sostituto per il B-26 Invader.

Utilizzatori:
  • Stati Uniti - United States Navy.

(Fonti delle notizie: Web, Google, Wikipedia, You Tube)



















































 

WW1: l'UC-1 era un sommergibile posamine della Kaiserliche Marine tedesca


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Nella 1^ Guerra Mondiale l'UC-1 era un sommergibile posamine classe UC I della Marina imperiale tedesca (la Kaiserliche Marine). 





L'U-Boot era stato ordinato nel novembre 1914 ed era stato varato il 26 aprile 1915. Entrò in servizio nella Marina Imperiale tedesca il 5 luglio 1915 come SM UC-1. Le mine posate dall'UC-1 nelle sue 80 pattuglie furono attribuite all'affondamento di 41 navi. L’UC-1 scomparve dopo il 18 luglio 1917.
Ci sono alcune armi della prima guerra mondiale più conosciute di altre. È naturale che alcune meno utilizzate o meno riuscite rimangano sconosciute ai più. I sottomarini posamine sono in gran parte dimenticati nonostante siano una delle armi di maggior successo della guerra. La classe UC-1 utilizzava un design molto semplice, innovativo ed efficace.
Fu il primo sottomarino posamine ad entrare in servizio e colse di sorpresa gli Alleati. I sottomarini non erano armati di siluri: ogni unità trasportava 12 mine ormeggiabili che venivano lasciate cadere dal fondo dei tubi di lancio che passavano attraverso lo scafo di prua. Per molti aspetti è stato il primo sistema di lancio verticale.
Il primo Type UC-1 era incredibilmente efficace. Lo sviluppo era stato estremamente veloce. La prima unità della classe, la UC-1, fu ordinata nel novembre 1914, varata 6 mesi dopo nell'aprile 1915 e messa in servizio nel luglio 1915. E meno di un mese dopo fece la sua prima vittima, l'HMS Lightning, un cacciatorpediniere classe Janus. Tutto ciò è ancora più impressionante se si considera che trascorsero meno di 15 anni dopo che la Marina Imperiale Tedesca (Kaiserliche Marine) aveva messo a punto il suo primo sommergibile.
15 sommergibili tipo UC-1 furono costruiti in rapida successione, rappresentando insieme un vasto tonnellaggio di navi nemiche/neutre. 4 unità hanno gestito oltre 70 pattuglie di guerra ciascuna. Il tipo era piccolo ed economico e necessitava solo di 14 membri dell'equipaggio. L'alloggio era molto semplice, ma avevano solo bisogno di svolgere brevi missioni di pochi giorni alla volta. Avrebbero navigato attraverso il Mare del Nord verso le trafficate rotte marittime al largo della costa orientale dell'Inghilterra e avrebbero posato le loro mine. La loro furtività significava che potevano piazzare uno sbarramento di mine di nascosto, spesso proprio fuori da un porto britannico.



Specifiche UC-1:
  • Dislocamento: 185 tonn in superficie, 202 tonn in immersione
  • Lunghezza: 33,99 m (111,5 piedi)
  • Larghezza: 3,15 m (10,3 piedi)
  • Profondità operativa: meno di 50 m (160 piedi)
  • Velocità: 6,2 nodi in superficie, 5,2 nodi in immersione
  • Propulsione: 1 × motore diesel a 6 cilindri (66 kW; 89 CV), 1 × motore elettrico (129 kW; 173 shp)
  • Armamento: 12 mine elettriche ormeggiate di tipo II, 1 mitragliatrice MG-08
  • Equipaggio: 14.

I sottomarini posamine appositamente costruiti dalla Kaiserliche Marine tedesca hanno avuto un enorme tributo alla navigazione durante la prima guerra mondiale. Eppure i sottomarini, e le loro imprese, sono in gran parte trascurati a favore dei loro fratelli armati di siluri. Nelle parole di Iain Ballantyne: "Il record di sottomarini posamine tedeschi era piuttosto formidabile, con l'UC-1 da solo aveva affondato 41 navi nemiche con le sue mine. Eppure, ai sottomarini posamine viene spesso negato il valore che meritano. Suppongo che questo sia perché l'atto di lasciare tali diabolici appezzamenti di distruzione nelle rotte marittime di un nemico, nelle sue acque territoriali, o nelle vicinanze di un cantiere o di un porto è semplicemente troppo poco affascinante. Non può essere paragonato al dramma del capitano del sottomarino, berretto girato, occhi premuti contro le coppe del periscopio mentre lancia una salva di siluri. Questo è un atto molto diretto, immediatamente violento. Lo scopo principale di posare mine per il CO di una nave posamine è farlo senza mai rivelare la presenza della sua barca, per poi restare in agguato e rivendicare vittime ignare nelle settimane, nei mesi o negli anni a venire".  
Il tipo UC-I venne rapidamente sostituito dalla classe migliorata di tipo UC-II che aveva circa il doppio delle dimensioni e trasportava 18 mine. Era armato anche di un siluro. A causa del posizionamento a prua degli scivoli delle mine, per l’UC-I, i tubi lanciasiluri anteriori dovevano essere esterni. Due tubi lanciasiluri da 50 cm (19,5") furono montati lungo lo scafo a prua. La sezione di poppa era stata dotata di una sala siluri interna con un massimo di 7 siluri, lanciabili tramite un unico tubo a poppa. Nelle lezioni apprese dalle unità precedenti, gli UC-II avevano una prua idrodinamica tipica per migliorare la navigazione in superficie. Questa classe fu costruita a partire dal 1916.
L’UC-II è considerato il progetto di sottomarino di maggior successo nella storia con oltre 1.800 navi affondate.




Progetto

L'UC-1 aveva un dislocamento di 168 tonn in superficie e 183 tonn sommerso. Aveva una lunghezza fuori tutto di 33,99 m (111 piedi 6 pollici), un raggio di 3,15 m (10 piedi 4 pollici) e un pescaggio di 3,04 m (10 piedi). Il sottomarino era alimentato da un motore diesel Daimler-Motoren-Gesellschaft a sei cilindri a quattro tempi che produceva 90 cavalli metrici (66 kW; 89 shp), un motore elettrico che produceva 175 cavalli metrici (129 kW; 173 shp) e un albero elica. Era in grado di operare a una profondità di 50 metri (160 piedi). 
Il sottomarino aveva una velocità di superficie massima di 6,20 nodi (11,48 km/h; 7,13 mph) e una velocità massima in immersione di 5,22 nodi (9,67 km/h; 6,01 mph). Quando era immerso, poteva operare per 50 miglia nautiche (93 km; 58 mi) a 4 nodi (7,4 km / h; 4,6 mph); una volta emersa, l’unità poteva percorrere 780 miglia nautiche (1.440 km; 900 mi) a 5 nodi (9,3 km / h; 5,8 mph). L'UC-1 era dotato di sei tubi da 100 centimetri (39 pollici), dodici mine UC 120 e una mitragliatrice da 8 millimetri (0,31 pollici). Fu costruito dall'AG Vulcan Stettin e aveva quattordici membri dell'equipaggio. 
I sottomarini costieri di tipo UC I erano una classe di piccoli U-Boot posamine costruiti in Germania durante la prima parte della prima guerra mondiale. Furono i primi sottomarini posamine operativi al mondo (sebbene il sottomarino russo Krab fosse stato posato in precedenza). Furono costruite in totale quindici barche. La classe è talvolta indicata anche come classe UC-1 da SM  UC-1, la capoclasse. Il sottomarino italiano di classe X era un tipo modificato e retro-ingegnerizzato della classe UC-1.
Questi sottomarini furono progettati dal dottor Werner dell'Ispettorato siluri e basati sui piccoli sottomarini costieri di tipo UB I, con una sezione di prua rivista che ospitava tubi posamine inclinati e motori potenziati per compensare l'aumento del dislocamento e la forma meno idro-dinamica. L'unico armamento delle unità sommergibili era costituito da sei tubi lancia mine interni con 12 mine, sebbene l'UC-11 fosse dotato di un unico tubo lanciasiluri esterno nel 1916. Furono costruiti molto rapidamente e soffrivano di problemi con il loro sistema di posa delle mine, che in alcuni casi si armavano prima di uscire dai loro tubi per poi esplodere prematuramente.
I sottomarini di tipo UC I erano in grado di operare a una profondità di 50 metri (160 piedi). 

Elenco dei sottomarini di tipo UC I

Sono stati costruiti un totale di 15 sottomarini di tipo UC I:
  • SM  UC-1, colpì il mio al largo di Nieuport, il 19 luglio 1917
  • SM UC-2, speronato e affondato dalle montagne russe Cottingham al largo di Great Yarmouth , il 2 luglio 1915
  • SM  UC-3, colpì il mio al largo di Zeebrugge, il 27 maggio 1916
  • SM  UC-4, distrutto a Zeebrugge, il 5 ottobre 1918
  • SM  UC-5, naufragato nell'estuario del Tamigi il 27 aprile 1916
  • SM  UC-6, affondato da idrovolanti britannici, estuario del Tamigi, 27 settembre 1917
  • SM  UC-7, partì da Zeebrugge il 3 luglio 1916 e non tornò. Credeva di aver colpito una mina
  • SM  UC-8, a terra sulla costa olandese, il 14 novembre 1915. Internato dai Paesi Bassi e servito nella marina olandese come HLNMS M-1 fino allo smantellamento nel 1932 
  • SM  UC-9, affondato dalla detonazione delle proprie mine, Mare del Nord, 21 ottobre 1915
  • SM UC-10, affondato dal sottomarino britannico E54 il 21 agosto 1916, al largo della costa olandese
  • SM UC-11, colpì il mio nel Canale della Manica, il 16 giugno 1918
  • SM UC-12, affondato dalla detonazione delle proprie mine, il 16 marzo 1916 nei pressi di Taranto; recuperato e riparato dall'Italia come X1 (demolito nel 1919)
  • SM  UC-13, si incagliò e affondò, costa turca, il 29 novembre 1915
  • SM UC-14, colpì il mio al largo di Zeebrugge, il 3 ottobre 1917
  • SM UC-15, non ritornò dal pattugliamento del Mar Nero, novembre 1916.

(Fonti delle notizie: Web, Google, Wikipedia, Covert Shores, You Tube)