giovedì 21 maggio 2020

M.M.: il Gruppo Operativo Incursori (GOI) è una delle due articolazioni del Comando Subacquei ed Incursori


ll Gruppo Operativo Incursori (GOI) è una delle due articolazioni del COMSUBIN, Comando Subacquei ed Incursori, e costituisce la componente di Forze Speciali della Marina Militare. Il GOI trae le sue origini dalla Decima Flottiglia Mas della Seconda Guerra Mondiale che, con le sue azioni riuscì ad affondare o danneggiare gravemente naviglio da guerra avversario per 72.190 tonnellate e naviglio mercantile per 130.572 tonnellate.



Preghiera dell’assaltatore

“””Prego bensì che l'una e l'altra cosa,
la vittoria e il ritorno, Tu conceda,
ma se una sola cosa, o Dio, darai,
la vittoria concedi sola!”””




Come diventare incursore

Per diventare Incursori della Marina Militare bisogna superare un corso della durata di circa un anno presso la Scuola Incursori di COMSUBIN. Il corso è riservato ai militari che non abbiano superato il ventinovesimo anno di età alla data di inizio del corso, inquadrati nel ruolo Ufficiali, Marescialli, Sergenti o nel ruolo Truppa in Servizio permanente; al personale volontario in ferma prefissata (VFP4) che non abbia superato il terzo anno di ferma alla data di inizio del corso, nonché a personale volontario a ferma annuale (VFP1) che abbia mostrato particolare predisposizione. Per questi ultimi il superamento del corso Incursori da titolo per il passaggio in servizio permanente effettivo (SPE).



Il test d’entrata

Il test non è uno sbarramento invalicabile, anche se la forma fisica è un requisito cui l'aspirante incursore dovrà dedicare parecchie ore della sua giornata, anche in fase di preparazione al corso.
Le prove selettive consistono in:
  • tuffo di piedi da un trampolino di 5 metri
  • prova di nuoto a stile libero
  • una corsa di 300 metri da coprire in  meno di 47 secondi
  • trazioni alla sbarra
  • piegamenti sulle braccia e addominali
  • salita su fune di 5 metri
  • salto in alto.

Il corso ordinario incursori è altamente selettivo, dura circa un anno, è diviso in quattro fasi (combattimento terrestre, combattimento in acqua, fase anfibia, condotta di operazioni complesse) e rappresenta per i futuri incursori il primo gradino di una preparazione di base che li metterà in grado di entrare nelle squadre operative del Reparto ove integreranno le proprie conoscenze e capacità  e dove acquisiranno la "combat readiness".



Prima fase - combattimento a terra

Dura dodici settimane e prevede il superamento di numerosi test fisici e la formazione all'impiego delle armi e degli equipaggiamenti, alla conoscenza della topografia e più in generale a tutto quello che concerne il movimento tattico individuale e di pattuglia sul terreno. Si comincia inoltre a sviluppare tecniche di difesa personale e si acquisiscono i primi rudimenti di movimenti su parete rocciosa che saranno perfezionati nel prosieguo del corso. La giornata tipo comincia con corsa e ginnastica e prosegue con  lezioni teoriche e attività pratica diurna e notturna.
Mano a mano che si acquisiscono nuove capacità operative, aumenta anche la preparazione fisica e, ovviamente, le difficoltà da superare. L'allenamento diventa sempre più intenso, con marce veloci in assetto pesante fino ad una prova  finale di 40 chilometri di marcia notturna da svolgere in non più di 7 ore, con un carico di 18 chili di equipaggiamento.



Seconda fase - combattimento in acqua

E' la fase più dura e selettiva. Dura tredici settimane. L'attività è dedicata prevalentemente al  nuoto in superficie e in immersione, sia di giorno che di notte. In questa fase gli allievi dovranno dimostrare di essere a loro agio sott'acqua e di saper coprire lunghe distanze a nuoto con i propri equipaggiamenti.
L'allievo acquisisce in questa fase anche capacità di condotta di gommoni veloci e viene sottoposto a un esame pratico e teorico durante il quale dovrà dimostrare di avere appreso, tra l'altro, anche nozioni di nautica e aerofotografia.



Terza fase - fase anfibia

Dura dodici settimane. In questa fase gli allievi dovranno apprendere le tattiche e tecniche per passare dal  mare alla terra e viceversa e perfezioneranno le loro conoscenze con l'impiego di diversi tipi di armi speciali in dotazione, acquisendo esperienza sia nel tiro mirato che in quello istintivo/operativo.
Impareranno anche a usare gli esplosivi e le cariche da demolizione nonché ad operare da/con elicotteri.  Questa fase si conclude con tre esercitazioni notturne di ricognizione o di attacco di tipo anfibio, contro obiettivi sulla costa e/o unità navali.



Quarta fase – condotta di operazioni

E' l'ultima fase del corso. Per 15 settimane, gli allievi dovranno dimostrare di saper integrare tutto quanto appreso e metterlo in pratica in ogni ambiente operativo, di saper pianificare un'operazione speciale e di saper gestire i mezzi necessari.
Gli ultimi test consistono in una complessa esercitazione finale e in una verifica scritta e orale su quanto appreso durante tutto il corso. A chi è giudicato idoneo viene consegnato, durante una solenne cerimonia, il brevetto e l'ambìto basco verde degli incursori e transita nelle file del Gruppo Operativo Incursori.



Le specializzazioni

Transitati al GOI i neo brevettati integrano la preparazione frequentando il corso di paracadutismo e continuando la formazione sulle tecniche, tattiche e procedure operative  in uso al Reparto. E' in questo momento, inoltre, che i neo-incursori cominciano ad operare con gli equipaggiamenti e i mezzi ad alta classifica di segretezza del GOI. In realtà però la formazione continua durante tutta la carriera con la frequenza di un grande numero di corsi (ad esempio di paracadutismo ad apertura comandata, di rocciatore, di tiratore scelto, esperto in soccorso medico ecc…) in Italia e all'estero presso le migliori scuole militari e civili.



Gli ampi margini di capacità, flessibilità e autonomia operativa e logistica fanno del GOI uno strumento di grande efficacia nella gestione di situazioni critiche. Gli attuali scenari di conflittualità internazionale e la continua minaccia terroristica richiedono l’intervento di piccole unità non convenzionali, particolarmente addestrate ed equipaggiate. In questo difficile contesto gli Incursori della Marina costituiscono uno strumento agile e flessibile, particolarmente idoneo ad affrontare le sfide mutevoli ed ambigue del momento perché in grado di proporre soluzioni concrete e di garantire all’autorità politica un ampia libertà d’azione con un impegno limitato. La loro capacità di soddisfare requisiti politici, militari, economici e psicologici, di operare anche in clandestinità o in condizioni di isolamento, in unità tattiche di ridotta entità numerica, in contesti non permissivi o ostili, e capaci di muoversi in qualunque ambiente, utilizzando tutti i mezzi, gli equipaggiamenti ed i sistemi d’arma necessari all’assolvimento della missione, ne fanno un assetto strategico di primo piano.
I compiti assegnati al GOI sono di norma di pertinenza del livello strategico, risultano spesso assai delicati, tecnicamente difficili e politicamente sensibili. I compiti di istituto sono:
attacco ad unità navale e mercantile in porto o alla fonda con l'impiego di diversi sistemi d'arma a contatto e standoff;
attacchi a installazioni portuali/costiere e ad infrastrutture civili e militari entro la fascia dei 40 Km dalla costa;
operazioni di controterrorismo navale per la liberazioni di ostaggi su unità passeggeri o mercantili e su installazioni marittime;
infiltrazione e permanenza in territorio ostile per missioni di tipo informativo e/o di supporto al fuoco navale.



A tale scopo, il personale è interamente professionista e l'addestramento è molto duro, selettivo ed approfondito, in modo da garantire elevati standard operativi. Di qui discendono le peculiari capacità individuali degli operatori che devono essere in grado di fornire le seguenti prestazioni:
  • condotta di mezzi navali;
  • assalto a unità navali in porto, alla fonda e in movimento;
  • rilascio da elicotteri con varie tecniche;
  • movimento a terra occulto notturno e diurno e superamento di pareti rocciose;
  • fuoriuscita in immersione da sottomarino;
  • aviolancio con paracadute ad apertura automatica e comandata;
  • impiego delle armi, degli esplosivi e delle cariche speciali;
  • capacità di permanenza occulta su territorio avversario;
  • condotta di autoveicoli di vari tipi e prestazioni.




IL GRUPPO OPERATIVO INCURSORI DELLA M.M.

Il GOI del XXI secolo riveste un ruolo primario nel panorama delle Forze Armate Italiane Da decenni il GOI è costantemente chiamato in ogni situazione di crisi a svolgere i compiti più delicati e risolutivi di evidente valenza strategica, per rispondere in modo determinante a problemi operativi urgenti e con pericolosi risvolti politici. Partendo dagli anni bellici con le operazioni subacquee contro il naviglio nemico, passando agli anni di piombo con la lotta al terrorismo nazionale ed internazionale con il sequestro dell’Achille Lauro negli ultimi anni i compiti affidati al GOI hanno subito un ulteriore evoluzione che lo hanno posto come centro di gravità nazionale allargando di fatto i suoi orizzonti operativi ed implementando la capacità di proiezione globale. Dall’11 Settembre ad oggi il GOI è stato impegnato in maniera sempre più preponderante anche nei principali teatri operativi terrestri, quali l’Iraq e l’Afghanistan, e per il contrasto a fenomeni quali la pirateria in oceano indiano o la monitorizzazione degli sviluppi di crisi regionali quali la primavera araba. Da segnalare, soprattutto, le attività di Assistenza Militare a favore delle forze di sicurezza di altri paesi attraverso attività addestrative e di intelligence.



IL RAGGRUPPAMENTO SUBACQUEI E INCURSORI “Teseo Tesei”

Il Comando raggruppamento subacquei e incursori "Teseo Tesei" comunemente e internazionalmente conosciuto con l’acronimo di COMSUBIN, è un reparto d'elite della Marina Militare, che comprende il "Gruppo Operativo Incursori" (G.O.I.), unità delle forze speciali italiane.
Costituito nel 1952 e dal 15 febbraio 1960 nella sua organizzazione attuale, è stato intitolato al maggiore del genio navale Teseo Tesei, medaglia d’oro al valor militare alla memoria. La sede del raggruppamento è situata in località Le Grazie (La Spezia) nel comprensorio del Varignano.
Il COMSUBIN dipende direttamente dal capo di stato maggiore della Marina Militare, ed è retto da un ufficiale ammiraglio.



Storia

La scuola palombari

La prima scuola palombari, nata a Genova il 24 luglio 1849, viene trasferita nella base del Varignano il 10 novembre 1910 e, divenendo una specializzazione dei Torpedinieri, ha miscelato le capacità di condurre qualsiasi lavoro subacqueo con quelle di neutralizzare gli ordigni esplosivi rinvenuti in acqua.



I primi gruppi d’incursione

La formazione dei primi gruppi di incursione subacquea si ebbe con la Prima guerra mondiale: utilizzando mezzi come i MAS e la Torpedine semovente Rossetti (nota come "mignatta" e dalla quale derivò il siluro a lenta corsa o "maiale"), gli uomini della Regia Marina portarono a segno numerose azioni contro la flotta austro-ungarica, infliggendo pesanti perdite al nemico in azioni sensazionali come la storica impresa di Premuda.
All’ufficiale del genio navale Armando Andri va il merito di aver condotto il primo recupero della storia in bassofondale di una corazzata, il Leonardo da Vinci (lunghezza 167 m - dislocamento 22.700 t), avvenuto nel Mar Piccolo di Taranto nel 1921 che fu la pietra miliare di tutte le attività del lentiare.
Con la Legge del 15 giugno 1933, inerente alle varianti al testo unico dell’ordinamento del Corpo reale degli euipaggi marittimi (CREM), viene intanto disposta la “Prima formazione della categoria palombari”.
L'origine degli incursori del COMSUBIN va tuttavia ricondotta specificamente agli anni '30, con l'impiego sperimentale – oltre ai già rammentati MAS – di mezzi d'assalto speciali e di materiali e dotazioni che consentissero ai singoli operatori il loro impiego subacqueo (come apparati di respirazione e mute).
Il primo reparto “organico” denominato “Comando dei mezzi d'assalto” venne costituito nel 1938 presso il I° Gruppo sommergibili e assunse il nominativo di copertura Iª Flottiglia MAS, cambiato successivamente nel 1941 in Xª Flottiglia MAS.
Fino al 1º luglio 1939, però, non era stato costituito un reparto organico ad hoc. In tale data, a La Spezia, nacque la I ª Flottiglia MAS.
Nel settembre dello stesso anno venne istituita la “Scuola sommozzatori” presso il porticciolo di San Leopoldo dell'Accademia navale di Livorno, realizzata ed avviata da Angelo Belloni, l’ideatore dell'autorespiratore a ossigeno (ARO). In questa scuola venivano accentrati Ufficiali e Sottufficiali provenienti da tutte le categorie per essere addestrati all'uso dei primi ARO ed essere selezionati per venire successivamente assegnati al gruppo degli uomini Gamma oppure a quello dei siluri a lenta corsa (SLC).
In particolare, coloro i quali erano stati selezionati per specializzarsi all'uso degli SLC, venivano inviati nella base di Bocca di Serchio, sita in un luogo isolato di proprietà della famiglia Salviati, dove in gran segreto effettuavano tutto l’addestramento integrativo per sviluppare la capacità a condurre efficacemente i mezzi insidiosi e a piazzare in maniera occulta le cariche sotto le chiglie del naviglio avversario al fine di affondarlo o renderlo inutilizzabile.



La Seconda guerra mondiale

Complessivamente, nel corso della seconda guerra mondiale (10 giugno 1940 – 8 settembre 1943), gli uomini dei mezzi d’assalto della Regia Marina affondarono o danneggiarono gravemente naviglio da guerra per 72.190 tonnellate e naviglio mercantile per un totale di 130.572 tonnellate.
Le prede più significative furono le corazzate Valiant e Queen Elisabeth, colpite nella rada di Alessandria d'Egitto nella notte tra il 18 ed il 19 dicembre 1941. Quell’operazione, nota come l’impresa di Alessandria, vide 6 operatori dei mezzi d’assalto subacquei italiani violare il porto per condurre uno degli attacchi navali più devastanti della storia marittima.
In riconoscimento del valore dimostrato dagli uomini dei mezzi d’assalto della Regia Marina sono state assegnate:
la medaglia d’oro al valor militare allo stendardo della Xª Flottiglia MAS e successivamente alla bandiera del Raggruppamento subacquei e incursori della Marina Militare;
33 medaglie d'oro, 104 medaglie d’argento, 33 medaglie di bronzo al valor militare al personale dei mezzi d’assalto della Marina Militare (alla memoria o ai viventi).



Dall'armistizio alla fine della guerra

Dopo l’armistizio dell'8 settembre 1943 a Taranto venne riorganizzato un reparto nel quale confluirono parte degli uomini dei mezzi d’assalto. Questo reparto prese il nome di Mariassalto Taranto e fu posto sotto il comando del capitano di fregata Ernesto Forza, già comandante della Xª Flottiglia MAS. 



A questi si unirono anche Antonio Marceglia, Luigi Durand de La Penne e altri operatori fatti prigionieri dagli inglesi e rimpatriati nel 1944. Quest’unità partecipò ad azioni al fianco di quelle alleate corrispondenti. In particolare vennero effettuate due operazioni di rilievo: la prima a La Spezia, nella notte del 21 giugno 1944, che portò all'affondamento dell'incrociatore pesante Bolzano, e la seconda nel porto di Genova, dove, nella notte del 19 aprile 1945, permise di affondare l'Aquila, quella che sarebbe dovuta diventare la prima portaerei italiana.



Al contempo, però, presso la Repubblica Sociale Italiana e sotto il “vecchio” nome di Xª Flottiglia MAS, (con comandante il principe Junio Valerio Borghese), altri elementi del reparto incursori della Marina continuarono a operare sotto la bandiera della RSI.



L'immediato dopoguerra

Subito dopo la guerra vennero istituiti, nei diversi Comandi Marina, gli Uffici sminamento porti che avevano alle loro dipendenze i Gruppi staccati sommozzatori, provenienti dal Maricentrosub Taranto, un nuovo Ente nato dalla soppressione di Mariassalto.
Un Gruppo staccato sommozzatori operava in Liguria, una regione che a causa dei suoi porti risultava pesantemente bersagliata dai bombardamenti alleati e dagli autoaffondamenti di navi all’imboccatura dei porti effettuati dai tedeschi in fuga. La loro opera fu titanica: si pensi solo che nel luglio del 1945 la rada di La Spezia si presentava come un cimitero di navi (erano presenti oltre 320 scafi affondati che occludevano anche gli ingressi della diga foranea) nel quale erano disseminati migliaia di ordigni esplosivi pronti a saltare in aria.



Maricentrosub

Diventarono strutture ufficiali della Marina Militare nel 1952 (dopo la revoca dei vincoli del Trattato) con la costituzione, sotto il comando del tenente di vascello Aldo Massarini, successivamente ridenominato MARICENT.ARD.IN..
Con Maricentrosub La Spezia vennero costituiti i Nuclei SDAI (Sminamento difesa antimezzi insidiosi), nei quali transitarono i palombari che operavano nei Gruppi staccati sommozzatori e, nel 1950, il Gruppo Gamma che raccoglieva il personale che, nel segreto, aveva mantenuto viva l’esperienza maturata con i mezzi d’assalto che, a seguito di alcune clausole del trattato di pace di Parigi, la Marina Militare non avrebbe più dovuto possedere.
Nel 1952 il capo di stato maggiore della Marina Militare, ammiraglio Pecori Giraldi, incaricò Massarini di cominciare a studiare la possibile ricostituzione di un reparto di incursori subacquei. Così, dopo la revoca dei vincoli del trattato di Parigi, col Foglio d'ordine n. 44 del 30 maggio 1952 venne istituito al Varignano il Gruppo arditi incursori, che fu posto alle dipendenze di Maricentrosub La Spezia. Venne avviata una prima riorganizzazione su spinta del comandante di Maricentrosub, l’ammiraglio Gino Birindelli, assumendo la denominazione di MariSubArdIn nel 1956, i cui membri, oltre alle operazioni in mare, venivano addestrati al combattimento in montagna e alle attività aviolancistiche (a partire dal 1962).



La costituzione del COMSUBIN

Già nel 1959 il Comando assunse la nuova denominazione MaricenSubIn, segno del continuo sviluppo dei Reparti in esso presenti, per poi assumere nel 15 febbraio 1960 l’attuale e definitiva organizzazione con la costituzione del Comando Raggruppamento subacquei ed incursori “Teseo Tesei”, denominato appunto COMSUBIN.
Il caimano presente sul fregio di COMSUBIN ricorda e onora i "Caimani Neri del Piave" della Prima guerra mondiale.
Il Raggruppamento subacquei e incursori Teseo Tesei fu uno dei primi comandi militari ad intervenire, con i propri uomini ed i propri mezzi, durante l'alluvione a Firenze del 4 novembre 1966, apportando aiuti alla popolazione locale. Ciò valse al Raggruppamento la medaglia d'argento al valor civile.
Il 30 dicembre 1985 nacquero i Gruppi operativi speciali (GOS) su disposizione dell'allora ministro della Difesa Spadolini, e furono chiamati a farne parte una quota del Col Moschin dell'Esercito, e una del COMSUBIN, per operazioni del Sismi.
Gli operatori del Gruppo operativo incursori sono stati impiegati nell'ambito di un'operazione destinata al recupero dei cittadini italiani in Ruanda durante la crisi politica e il genocidio del 1994 e nell'operazione di rafforzamento della pace a Timor Est, sotto egida ONU, durante la crisi politica del 1999.
Il GOI è stato impiegato dal 2001 al 2005 nell'operazione Enduring Freedom. Dal 2005 operatori del GOI sono distaccati in Afghanistan nell'ambito dell'ISAF ed inquadrati nella Task Force 45. Nel 2012 gli operatori del GOS sono stati impiegati per aprire i varchi subacquei di accesso alla nave da crociera Costa Concordia dopo il naufragio di questa.
Dal 2016 il GOI del COMSUBIN opera anche su richiesta del servizio segreto dell'AISE, per singole missioni riservate all'estero, colmando una lacuna rispetto ai servizi di altri paesi.



La sede

Il COMSUBIN ha sede a Le Grazie, nell’antica fortezza del Varignano.
Nato come lazzaretto, nel 1888 divenne Comando della Difesa Marittima locale e, successivamente, scuola del Corpo reali equipaggi di Marina per le categorie torpedinieri e radiotelegrafisti.
Infine, nella epoca più moderna, il Varignano divenne dapprima nel 1910 la sede dei palombari della Regia Marina, allorquando la storica Scuola Palombari (sorta a Genova nel 1849) venne quivi trasferita, e in seguito, nel 1952, base degli incursori, categoria neocostituita allo scopo di dare continuità alla tradizione dai combattenti dei mezzi d'assalto della Marina nonché coltivare il bagaglio professionale acquisito durante il secondo conflitto mondiale.
La caserma è intitolata al maggiore del genio navale Teseo Tesei.

Organizzazione

Dal comandante del Raggruppamento dipendono:
  • il Quartier generale, che assicura i servizi ed il mantenimento dell’efficienza del Comando al fine di consentire ai gruppi di assolvere alla loro missione.
  • il Gruppo operativo incursori (GOI), l’unico reparto di Forze Speciali della Marina Militare, erede degli uomini dei mezzi di assalto della Marina;
  • il Gruppo operativo subacquei (GOS), il reparto specialistico alle cui dipendenze sono posti i sommozzatori e i palombari, gli operatori subacquei con le capacità d’immersione più spinte, frutto di una tradizione residente in Marina da circa 170 anni;
  • il Gruppo navale speciale, alle cui dipendenze sono poste le unità navali Anteo, Cabrini, Tedeschi, Pedretti e Marino, e mezzi minori
  • il Gruppo scuole, suddiviso in:
  • scuola subacquei
  • scuola incursori
  • scuola di Medicina subacquea ed iperbarica.

l’Ufficio studi, il cuore pulsante dello sviluppo tecnologico dei materiali e mezzi utilizzati dagli uomini dei Gruppi operativi.

Gruppo operativo incursori – GOI

Il GOI, che è l'unità di attacco, fa parte dei reparti validati come forze speciali italiane (TIER 1), sotto il comando operativo del COFS (Comando Interforze per le operazioni delle forze speciali italiane) insieme al 9º Reggimento d'assalto incursori paracadutisti “Col Moschin” - Esercito Italiano, al Gruppo intervento speciale - Carabinieri e al 17º Stormo incursori – Aeronautica Militare. Il GOI è considerato tra le migliori forze speciali della marina al mondo. Negli anni '70 elementi del reparto vennero addestrati dal SAS britannico anche per specializzarsi nell'antiterrorismo e nel salvataggio ostaggi. Il GOI fu in effetti la prima unità militare antiterrorismo nata in Italia e una delle prime al mondo insieme ai colleghi del SAS. Successivamente, il GOI addestrerà membri del Tuscania.
Opera in stretto rapporto con il Reparto Eliassalto per le operazioni aviotrasportate, occupando anche ruoli offensivi nel quadro della propria dottrina operativa «proiettata alla difesa degli interessi nazionali anche fuori dai confini nazionali».
Il personale è interamente professionista e l'addestramento è molto duro, selettivo e approfondito, in modo da garantire elevati standard operativi.

Selezione e addestramento

I requisiti per partecipare al corso incursori sono pubblicati su Foglio d'ordini Marina (FOM) edito tra i mesi di settembre e dicembre. Dal 2015 il concorso VFP1 permette di essere inquadrati nelle categorie subacquei e incursori e di poter accedere direttamente ai corsi normali, previo aver superato le visite mediche e le prove fisiche richieste. I vincitori di concorso saranno convocati al Varignano dopo il primo iter addestrativo di 3 mesi, comune a tutti i VFP1, presso Mariscuola Taranto. Il superamento del corso e l'imbascamento possono avvenire solo dopo che gli allievi VFP1 siano passati VFP4.
Il corso ordinario incursori si svolge al Varignano presso la Scuola incursori; insegna il silenzio, la tenacia, la pazienza. Si tratta di un programma di addestramento della durata di circa un anno che finisce con la consegna dell'agognato "basco verde" e il conseguimento dell'obiettivo di essere un operatore delle forze speciali della Marina Militare. Il corso inizia nel mese di maggio, ed è suddiviso in un periodo di accentramento, in tre fasi addestrative ed una fase finale.
Fase di accentramento: due settimane durante le quali avviene la valutazione fisica, medica e psicologica degli aspiranti incursori e relativa selezione.
Fase combattimento a terra: dodici settimane incentrate sugli esercizi ginnici, il nuoto, le marce ed i primi rudimenti in termini di combattimento terrestre e navigazione.
Fase combattimento in acqua: della durata di tredici settimane, si concentra sul nuoto di superficie e subacqueo, l'utilizzo degli apparati di respirazione, la capacità di operare in coppia e l'acquisizione di tecniche di assalto navale.
Fase combattimento anfibio: dodici settimane nel corso delle quali si impara ad infiltrarsi fino alla presa di terra e ad operare su diverse tipologie di terreno costiero, fino all’ azione diretta contro installazioni nemiche, e l'uso di armi ed esplosivi.
Fase finale: della durata di quindici settimane che vede gli allievi pianificare ed effettuare una serie di operazioni, la cui riuscita contribuirà al punteggio negli esami finali.
Dopo il corso ordinario, i neo-brevettati incursori, non ancora considerati pronti al combattimento (combat ready), conseguono il brevetto di paracadutismo con la fune di vincolo presso il CAPAR di Pisa, effettuando un corso della durata di 4 settimane quale preludio al successivo corso per il conseguimento della qualifica "combat ready" presso il gruppo operativo: il corso integrativo incursori.
Il corso integrativo dura dai sei agli otto mesi, nei quali gli operatori sono introdotti alle tecniche e tattiche del gruppo operativo.
La formazione degli incursori, che non si può mai definire conclusa, prosegue con la frequenza di ulteriori corsi di specializzazione e di perfezionamento, sia in Italia che all'estero; i singoli operatori potranno così, compatibilmente con le loro attitudini specifiche e con le necessità organiche del reparto, incrementare il loro bagaglio di conoscenze, ampliare le loro possibilità d'intervento e approfondire specifiche professionalità.

Altri corsi:
  • corso tiratore scelto presso scuole d'arma italiane ed estere (USA).
  • corso FAC (Forward Air Controller ovvero controllore aereo avanzato), per abilitazione alle missioni FAC,
  • corso soccorritore militare.
  • corso sommozzatori presso il Gruppo scuole (40 m, 50 m, 60 m ARA e ARM).
  • corso di pattuglia guida e comandante di pattuglia guida presso il CAPAR (Centro addestramento paracadutismo) di Pisa.
  • corso di indottrinamento intelligence e HUMINT (Human Intelligence) presso il CII (Centro Intelligence Interforze) di Ponte Galeria (Roma).
  • corso di abilitazione all'utilizzo di natanti.
  • Altri corsi quali interprete di aerofotografia, fotografo subacqueo, e molti altri di perfezionamento svolti all'estero presso l'International Special Traning Center – ISTC di Pfullendorf, in Germania, la scuola delle Forze Speciali della NATO.




Gruppo operativo subacquei – GOS

Il Gruppo operativo subacquei (GOS) è una forza specialistica della Marina Militare, deputata alla conduzione di operazioni subacquee complesse e specializzata nella bonifica dalle mine e da ordigni inesplosi trovati in mare, negli interventi tecnici a quote profonde e nel soccorso e supporto tecnico agli equipaggi delle unità sottomarine.
I palombari e sommozzatori del GOS sono responsabili della difesa subacquea delle unità della Marina Militare in porto, tramite interventi anti-sabotaggio nei confronti di eventuali incursioni ostili, controlli sulle carene delle navi per accertarsi dell'assenza di ordigni, o nello svolgimento di altre operazioni subacquee di rilievo, come sopralluoghi su relitti affondati a seguito di incendi o sinistri.
Il Gruppo operativo subacquei è parte integrante del Raggruppamento subacquei e incursori "Teseo Tesei" e ne condivide la sede sul promontorio del Varignano, nel comune di Porto Venere (La Spezia). Il Gruppo operativo subacquei è retto da un ufficiale superiore, dal rango non inferiore a capitano di fregata.
I Palombari della Marina sono il punto di riferimento italiano per la dottrina e le attrezzature in campo di immersioni.
Il GOS è generalmente chiamato a operare anche per attività di protezione civile. Il 13 gennaio 2012 intervennero per primi sulla nave da crociera Costa Concordia, naufragata sugli scogli dell'isola del Giglio (GR), con l'apertura di varchi mediante cariche esplosive sulla chiglia semicapovolta, per consentire la ricerca di superstiti all'interno della nave.
L'immersione fino a 300 metri è possibile con l'ausilio di impianti integrati imbarcati sulle navi del Gruppo navale speciale, con impiego di miscele respiratorie ad elio-ossigeno e con tecniche di intervento in saturazione.
Il soccorso ai sommergibili sinistrati viene effettuato con una Campana McCann fino a 130 m, un minisommergibile Drass-Galeazzi SRV-300 o per mezzo immersioni con scafandro rigido articolato (ADS) fino ai 300 metri.

Nuclei

All'interno del GOS operano diversi nuclei specialistici:
  • Nucleo Submarine Parachute Assistance Group (SPAG), operatori subacquei avio-lanciabili e palombari per il soccorso a sottomarini
  • Nucleo EOD, operatori artificeri subacquei
  • Nucleo Iperbarico, palombari per operazioni profonde, fino a 250 metri
  • Nuclei SDAI (La Spezia, Taranto, Augusta, Cagliari, La Maddalena, Ancona), Sminamento difesa antimezzi insidiosi.


Personale

Il personale è diviso in due tipologie: il personale imbarcato ed il personale basato a terra. Il personale imbarcato costituisce i nuclei imbarcati sulle unità del Gruppo navale speciale (specialmente su nave Anteo), sulle unità cacciamine (abilitati OSSALC ed EOD) e sulle unità maggiori (abilitati OSSALC). Il personale basato a terra, invece, costituisce il Reparto Pronto Impiego (RPI) basato al Varignano ed i Nuclei SDAI (Servizio difesa antimezzi insidiosi) presenti nelle basi maggiori della Marina Militare italiana.
Le peculiarità dei palombari del GOS, a differenza di tutti gli altri sommozzatori (comunque formati per loro natura alla Scuola sommozzatori del Varignano) sono sostanzialmente quattro:
  • un meticoloso e accurato iter formativo subacqueo, che vede impegnati per quasi un anno istruttori di grande esperienza professionale dalle 12 alle 20 ore al giorno, in un rapporto istruttore-allievo che per alcune discipline è di 1 a 1;
  • l'elevatissima acquaticità conseguita, esprimibile in ogni condizione di visibilità, corroborata da grandi capacità lavorative subacquee di vario genere (lavori di carpenteria come saldatura e taglio subacqueo, recupero dal fondo di scafi o materiali affondati, ecc);
  • capacità d'impiego di qualunque sistema per immersione esistente, dagli autorespiratori a ossigeno a quelli a miscele di gas, dai sistemi asserviti dalla superficie agli impianti integrati per immersioni profonde, dal tradizionale scafandro palombaro allo scafandro rigido articolato ADS (Atmospheric Diving System) per immersioni fino a 300 metri;
  • la flessibilità d'impiego, che consente loro di essere utilizzati per operare in qualsiasi scenario, sia militare che civile, dove vi sia la necessità d'intervenire.


Il gruppo scuole

La scuola subacquei

La Scuola subacquei del COMSUBIN è l'erede diretta della "Scuola palombari" fondata a Genova il 24 luglio 1849 su proposta del generale Enrico Morozzo della Rocca, ministro della guerra e della Marina del Regno di Sardegna, con istruttore inglese. L'Istituto formava il personale capace di operare con lo scafandro da palombaro a 10 metri di profondità per più di tre ore. Nel 1934 la scuola fu spostata all'Arsenale San Bartolomeo, a La Spezia.
Nel corso della prima guerra mondiale e nella seconda i palombari furono spesso impegnati in operazioni di recupero di scafi affondati. Con la fine della seconda guerra la scuola palombari viene fusa con la scuola sommozzatori di Livorno per creare il MARICENTROSUB di Varignano.
Nel dopoguerra i palombari moderni acquisirono la più grande quantità di stimoli per la creazione degli odierni Reparti subacquei: i numerosi relitti delle Unità navali affondate nei porti furono infatti rimossi con un'eroica e prolungata opera. Già dalla fine degli anni 1940 si concretizzò l'impresa di bonifica, di fatto ancora in corso, dalle mine e dagli ordigni posati durante il conflitto. Le esperienze maturate hanno permesso di avviare uno studio più approfondito delle possibilità di impiego di professionisti capaci di lavorare in profondità, con crescente complessità operativa.
Il Raggruppamento con la scuola subacquei nell'attuale organizzazione, è stato istituito nel 1954, con lo scopo di unificare le varie entità operanti in campo subacqueo.
Oltre a selezionare e formare i nuovi sommozzatori e palombari della Marina, ha il compito di addestrare gli operatori subacquei di tutte le forze armate e corpi di polizia dello Stato.

Arruolamento e didattica

L'istituzione, che costituisce un'assoluta eccellenza per quantità di brevetti disponibili per i professionisti dei lavori subacquei, fornisce in diversi momenti dell'anno vari corsi di base, destinati a specifiche categorie di personale delle Forze Armate.
Il corso OSSALC (Operatore del servizio di sicurezza abilitato ai lavori in carena) è un corso di due mesi a cui possono accedere tutti i membri delle Forze armate, al termine del quale si consegue un brevetto per l'uso dell'autorespiratore ad aria (ARA) entro i 15 metri di profondità.
Il corso sommozzatori dura cinque mesi ed è aperto a graduati e volontari in ferma breve della Marina Militare e membri delle Capitanerie di porto, oltre che di membri di altre forze armate. Esso permette di conseguire un brevetto per l'uso di autorespiratori ad aria, ossigeno e miscela (rispettivamente a 60, 12 e 54 metri).
Il corso ordinario palombari dura undici mesi ed è aperto a sottufficiali e truppa in servizio permanente della Marina Militare. Esso permette l'uso degli autorespiratori, delle attrezzature da palombaro (leggere o classiche) e apre le porte a diversi corsi specialistici per l'uso di attrezzature iperbariche, veicoli subacquei, scafandri rigidi per immersioni profonde e per il brevetto di artificiere subacqueo;
Il corso di abilitazione Sub è un corso destinato agli ufficiali di Marina, arricchito di nozioni specifiche per il ruolo.
L'adesione è volontaria, previo superamento di un iter selettivo che prevede un'accurata visita medica polispecialistica, accertamenti psicoattitudinali e il superamento di una prova di efficienza fisica e di acquaticità. L'accuratezza della selezione porta a escludere circa la metà dei candidati allievi a ogni ciclo di selezione, mentre la durezza del corso porta a brevettare, per il corso Ordinario Palombari, solo uno ogni cinque aspiranti.
Al termine del corso, ai promossi viene consegnato il basco blu, simbolo dei Palombari della Marina Militare.

Gruppo navale speciale

Il Gruppo navale speciale (COMGRUPNAVIN) fornisce il supporto navale e subacqueo al personale dei gruppi operativi GOI e GOS, e delle scuole di Comsubin:
  • Nave Anteo (A5309)
  • Battello subacqueo DRASS Galeazzi DSRV-300
  • veicolo filoguidato tipo FALCON
  • campana di salvataggio MCCANN
  • Motoscafo appoggio subacquei "Alcide Pedretti" (Y499)
  • Motoscafo appoggio subacquei "Mario Marino" (Y498)
  • Unpav "Angelo Cabrini" (P420)
  • Unpav "Tullio Tedeschi" (P421).

Imbarcazioni speciali

Utilizzano inoltre battelli d'assalto a chiglia rigida offshore e gommoni gonfiabili:
  • Zodiac Futura Commando 470
  • RHIB (Rigid Hulled Inflatable Boat) Zodiac Hurricane 733 II.
  • RHIB Zodiac Hurricane 753”, da 20 posti.

Inoltre, data la prerogativa del reparto orientato all'attacco navale, il GOI è dotato di mezzi subacquei insidiosi moderni (concepiti, sviluppati e costruiti in Italia) che traggono le loro origini concettuali (sia tecniche che operative) dagli SLC (siluri a lenta corsa) e dai minisommergili Caproni CA/CB.
Infine, per determinate operazioni di infiltrazione via mare, gli operatori del GOI possono contare anche sull'utilizzo dei sommergibili del COMFORSUB (Comando forze subacquee).

(Web, Google, Marna.Difesa, Wikipedia, You Tube)

























































































































































US NAVY: gli incrociatori nucleari CGN classe VIRGINIA


La classe Virginia era una classe di incrociatori lanciamissili in servizio con la United States Navy da metà anni settanta a metà anni novanta.



Costituita da una serie di 4 unità, dal lungo e confuso iter progettuale, ma considerate subito giustamente incrociatori missilistici a propulsione nucleare, CGN, secondo la denominazione della US Navy. Originariamente avrebbero dovuto essere una versione nucleare dei cacciatorpediniere classe Spruance, ma finirono per diventare una versione migliorata dei classe California, nel frattempo decurtati di 3 unità sulle 5 previste. La loro struttura, nel progetto messo in essere, era simile a quella della classe California, ma i Virginia erano navi rimaneggiate nelle dotazioni e nell'armamento.
Originariamente, la USS Virginia (CGN-38) era addirittura la terza unità della classe California, ma il progetto venne rifatto con la disponibilità dei nuovi lanciatori Mk 26, un sistema che rivoluzionò le dotazioni di bordo delle navi antiaeree statunitensi.



Costruzione

Dotate di larghe e basse sovrastrutture sistemate al centro nave, con un ottimo campo di tiro per i missili e le artiglierie, e uno scafo a ponte continuo, i Virginia avevano 2 torrioni con i radar principali, e un grande blocco anteriore con la plancia di comando. Data la soppressione dell'ASROC, è stato possibile sistemare in uno scafo di ragionevoli dimensioni anche una rimessa per elicotteri, con elevatore a poppa per l'hangar sottocoperta. Anche così, con l'aggiunta dell'hangar, lo scafo è più corto di 3,35 m rispetto ai classe California, mentre la larghezza è sensibilmente aumentata.
I motori erano simili a quelli dei California, ma con una potenza portata a 70.000 CV per 31 nodi di velocità, nonostante lo scafo più corto, era meno idrodinamico e leggermente più pesante.



Armamento e elettronica

In generale le navi di questa classe erano simili a quelle precedenti, ma esistevano delle differenze notevoli, che i lanciamissili antiaerei. Questi erano adesso i Mk 26 binati, dal disegno moderno ed aggressivo, quasi futurista, con le rampe dotate di 2 bracci dalle sembianze di lunghe lame, servite dal deposito sottostante da 36 armi. Esso può maneggiare missili di vario genere, non solo Standard SM-1, ma anche SM-2, Harpoon e ASROC. Questo fatto ha eliminato il lanciatore dedicato a questo tipo di arma ASW (Anti-Submarine Warfare). La meccanica è indubbiamente evoluta, tanto da superare anche quanto possibile al leggero modello Mk 13. La cadenza di tiro è molto alta: ben 12 missili al minuto, fermo restando l'affidabilità del sistema. La velocità di brandeggio, ben 90 gradi al secondo, e l'elevazione, 50 al secondo, sono almeno altrettanto sorprendenti. Il peso a vuoto nel mod. 1, usato per i classe Virginia, è di ben 95 tonnellate. 26 Standard e 10 ASROC erano presenti in ogni lanciatore come carico normale.
Per il resto, erano presenti i cannoni Mk 45 e i lanciasiluri Mk 324 per 14 armi complessive, come sui classe California (con 16 siluri), ma ben presto se non subito, si sono resi disponibili i missili RGM-84 Harpoon, BGM-109 Tomahawk (8 armi per tipo) e i CIWS Phalanx, che ancora a metà anni ottanta non erano stati installati.
L'aspetto sconcertante dei classe Virginia dal punto di vista dell'armamento era la direzione tiro, con 2 soli radar (a poppa) tipo SPG-51. Sarebbero state navi quasi perfette, ma imbarcare 2 rampe per 24 missili al minuto come massimo, quando non era possibile seguire più di 2-4 bersagli aerei per volta rappresentava una drastica limitazione al potenziale bellico: i precedenti classe California con 12 missili al minuto disponevano 4 radar. Ad aggravare questi aspetto la presenza, verso prua, di un considerevole angolo cieco per i radar guida-missili, pur essendovi una rampa Mk 26.
Per il resto l'elettronica era simile a quella dei classe California, con radar a lungo raggio tridimensionali SPS-48, bidimensionali SPS-40, radar minori per la scoperta in superficie e navigazione etc. I sistemi tattici Mk 86 ed NTDS erano pure presenti, mentre nel campo dei sonar vi era il nuovo SQS-53 a prua, ma un brutto colpo al programma Virginia venne dato dal fatto che, causa il rumore irradiato dall'apparato propulsivo, il sistema trainato SQR-19 originariamente programmato venne abolito per via di un rendimento insufficiente.


Servizio

Queste navi, dalla fine degli anni settanta hanno ricoperto il ruolo di unità combattenti di prima linea, soprattutto come scorte per portaerei nucleari, raggiungendo un buon livello di successo complessivo.
Tuttavia, dopo appena una quindicina d'anni sono state radiate quando, all'inizio degli anni novanta, la flotta statunitense ha cominciato a contrarsi. Persino i precedenti classe California sono rimasti in servizio più a lungo.
I classe Virginia, che pure ad un certo punto della loro carriera sembravano candidati a ricevere anche il sistema di combattimento Aegis, erano solo 4 vascelli, ancora troppo pochi per le reali esigenze della marina statunitense, e la disponibilità di uno scafo più corto dei classe California, e soprattutto 2 soli radar SPG-51, li hanno fatti considerare come navi non del tutto riuscite, né facilmente ammodernabili.
Se infatti un ipotetico avversario si fosse avvicinato verso poppa o i fianchi della nave, sarebbe stato sottoposto al fuoco micidiale dei lanciamissili Mk 26, ma se si fosse presentato sul quarto di prua avrebbe dovuto essere ingaggiato con il solo Mk 45 di prua, e in seguito uno dei CIWS Phalanx.
Le problematiche relative ai sonar rimorchiati rappresentavano un'altra pecca di queste unità. A velocità di oltre 10-15 nodi, le prestazioni dei sonar a scafo si degradano così tanto che è difficile localizzare qualche sottomarino, e in missioni di scorta alle portaerei la velocità raramente scende sotto i 18-21. Questo lasciava ai classe Virginia l'apporto dell'unico elicottero di bordo come unico mezzo pratico per scoprire un sottomarino in maniera autonoma. Rispetto ai 2 elicotteri e al sonar VDS degli classe Spruance, non vi è dubbio come i classe Virginia deludessero nell'impiego antisommergibile.
Dopo di loro finì anche la saga delle navi di superficie nucleari americane, con la cancellazione della classe Virginia migliorata e la standardizzazione sulle unità classe Ticonderoga (AEGIS) con turbine a gas. Evidentemente, la propulsione nucleare finisce per essere poco vantaggiosa se non applicata a sottomarini o a grandi portaerei.



ENGLISH

The Virginia-class nuclear guided-missile cruisers, also known as the CGN-38 class, were a series of four double-ended (with missile armament carried both fore and aft) nuclear-powered guided-missile cruisers commissioned in the late 1970s to 1980, which served in the United States Navy until the mid-to-late 1990s. They were the final class of nuclear-powered cruisers completed and the last ships ordered as Destroyer Leaders under the pre-1975 classification system.
The ships had relatively short service lives. As with any nuclear-powered ship, they were expensive to operate. The class was just coming up for their mid-life reactor refuelings when the 1994 Defense Authorization Bill was being formulated, which would effect cuts of 38% to the Navy's budget, compared to the 1993 bill. The $300-million-plus cost of each refueling and other upgrades made the class easy targets for decommissioning. Each ship was therefore retired starting with Texas in July 1993 and ending with Arkansas in 1998; all went through the nuclear vessel decommissioning and recycling program.

Class description

The ships were derived from the earlier California-class nuclear cruiser (CGN-36 class). Three of the four Virginia-class ships were authorized as guided missile frigates (in the pre-1975 definition), and they were redesignated as cruisers either before commissioning or before their launching. The last warship, Arkansas, was authorized, laid down, launched, and commissioned as a guided-missile cruiser. A fifth warship, CGN-42, was canceled before being named or laid down.
With their nuclear power plants, and the resulting capability of steaming at high speeds for long periods of time, these were excellent escorts for the fast nuclear-powered aircraft carriers, such as the Nimitz class. They also had excellent flagship facilities. Their main mission was as air-defense ships, while they also had capabilities as anti-submarine (ASW) ships, surface-to-surface warfare (SSW) ships, and in gun and missile bombardment of shore targets. The Virginia class as designed carried two LAMPS helicopters, aft of the superstructure with a flight deck, and in a unique arrangement among the U.S. Navy the hangars were below-decks, an improvement over the preceding California class, which only had only a landing pad aft and basic refueling equipment.
It was found that, while it was possible to mass-produce nuclear-powered warships, the ships were less cost-efficient than conventionally powered warships. Also, the new gas turbine–powered ships then entering the fleet—the Spruance-class destroyers—required much less manpower. While eleven ships of the Virginia class were planned, only four were produced and the remainder were cancelled. Following the completion of the final member of the class, Arkansas, the U.S. Navy continued conventional destroyer/cruiser production, and it re-designated the DDG-47 class of guided missile destroyers as the CG-47 Ticonderoga-class cruisers.

Early decommissioning

All four vessels were decommissioned as part of the early 1990s "peace dividend" after the Cold War ended, considered by naval standards an early retirement. They were new, modern ships; given a New Threat Upgrade electronics overhaul, they would have been well-suited to modern threats. They had rapid-fire Mk 26 launchers that could fire the powerful Standard SM-2MR medium-range surface-to-air missile—earlier decommissioned cruisers used the slower-firing Mk-10 launchers, which required manual fitting of the missiles' fins prior to launch.
Nevertheless, the CGN-38-class cruisers, with their missile magazines and Mk-26 missile launchers, were incapable of carrying the SM-2ER long-range surface-to-air missile, being restricted to the SM-2MR medium-range surface-to-air missile. This was a significant limitation in their capabilities. Another weakness was the loss of LAMPS helicopters, due to the installation of Tomahawk cruise missile launchers.
In the end, what really doomed the Virginia nuclear-powered cruisers was a lack of resources, as the Navy and other branches of the U.S. military were downsizing after the Cold War. The ships of the class were coming due for their first nuclear refuelings, mid-life overhauls, and NTU refittings, which were all budgeted projects, together costing about half the price of a new ship. Further, they required relatively large crews, straining the operating budget. The 1996 Navy Visibility and Management of Operating and Support Costs (VAMOSC) study determined the annual operating cost of a Virginia-class cruiser at $40 million, compared to $28 million for a Ticonderoga-class cruiser, or $20 million for an Arleigh Burke-class destroyer, the latter two classes designed with the much more capable Aegis Combat System. Given a lower requirement for cruisers, it was decided to retire these nuclear-powered ships as a money-saving measure, a decision made while Texas was in the middle of her refueling overhaul. The early Ticonderoga-class cruisers which lacked the Vertical Launch System had equally short careers, serving between 18 and 21 years.

(Web, Google, Wikipedia, You Tube)