sabato 15 dicembre 2018

Il Gloster Meteor


Il Gloster Meteor era un bimotore a getto da caccia ad ala dritta prodotto dall'azienda britannica Gloster Aircraft Company negli anni quaranta.

Primo jet britannico ad entrare in servizio operativo ed il secondo a livello mondiale, il Meteor venne impiegato per circa 15 anni dalle aviazioni di decine di nazioni.

L'armamento era costituito da quattro cannoni da 20 mm Hispano. La propulsione era assicurata da due motori a reazione installati sull'ala diritta. La velocità era compresa tra i 668 e i 950 km/h a seconda dei modelli, due dei quali apparsi in tempo di guerra. Nonostante il suo disegno tradizionale e le sue notevoli dimensioni, combatté in vari conflitti regionali almeno fino al 1956 e conseguì vari primati ed un record mondiale di velocità. Il 7 novembre 1945, il capitano Captain H.J. Wilson ottenne il primo record di velocità per un aereo a reazione, volando alla velocità di 975 km/h a Herne Bay nel Kent (Inghilterra). Quando fu superato come caccia, trovò impiego come cacciabombardiere e soprattutto come caccia notturno biposto, dotato di radar nel muso, oltre che come addestratore.


Lo sviluppo di un aereo da caccia a reazione iniziò nel novembre 1940 come collaborazione tra la Gloster Aircraft Company e la Power Jets Ltd. di Frank Whittle per i motori.
Il primo aereo a reazione britannico, il prototipo monomotore Gloster E28/39 (matricola W4041) progettato da George Carter, volò per la prima volta il quindici maggio 1941 dalla base della RAF di Cranwell. In seguito il ministero dell'aeronautica con la specifica F9/40 ordinò lo sviluppo di un bimotore. Il nuovo aereo avrebbe dovuto essere chiamato Thunderbolt, il nome venne poi cambiato in Meteor per evitare confusione col Republic P-47 dell'USAAF.



Vennero prodotti otto prototipi.

Il quinto prototipo (DG206) dotato di motori de Havilland Halford H.1, adottati a causa dei problemi ai Whittle W.2 originariamente previsti, volò per la prima volta il cinque marzo 1943 dalla base aerea della RAF di Cranwell con Michael Daunt ai comandi.
Lo sviluppo del Meteor proseguì a Newmarket Heath e poi allo stabilimento Gloster di Moreton Valence.
Il primo Meteor con motori Whittle (DG205/G) volò per la prima volta il diciassette giugno, seguito il ventiquattro luglio dal DG202/G, impiegato nel 1945 per collaudi a bordo della portaerei HMS Pretoria Castle.
Il DG203/G volò per la prima volta il nove novembre 1943 ma venne destinato quasi subito all'addestramento a terra.
Il DG204/G dotato di motori Metrovick F.2 volò per la prima volta il tredici novembre 1943 e venne distrutto in un incidente il primo aprile 1944.
Il DG208/G volò per la prima volta il venti gennaio 1944, quando la maggioranza dei problemi erano stati risolti ed il progetto definitivo approvato per la produzione di serie.
Il DG205/G venne distrutto il ventisette aprile 1944 in un incidente in decollo.



Altri due prototipi non volarono mai, il DG209/G usato dalla Rolls-Royce Limited per collaudi dei motori e il DG207/G che avrebbe dovuto essere il prototipo di una versione con motori de Havilland denominata Meteor F 2, poi cancellata dopo la decisione di impiegare quei motori per il de Havilland DH.100 Vampire.

Il 12 gennaio 1944 il primo aereo di serie Meteor F 1 (EE210/G) volò per la prima volta dallo stabilimento Gloster di Moreton Valence. Era quasi uguale ai prototipi F9/40 a parte modifiche al tettuccio per migliorare la visibilità laterale e posteriore e l'aggiunta di quattro cannoni Hispano Mk V da 20mm nel muso.

I motori erano due Rolls Royce W.2B/23C, derivati dal Whittle W.2, con 770 kg spinta l'uno, che permettevano all'aereo una velocità massima di 670 km/h a 3.000 m ed un'autonomia di 1.610 km.

Come altri aerei a reazione dell'epoca, il Meteor F 1 aveva problemi di stabilità a velocità transoniche e di stabilità all'imbardata a causa del distacco della vena fluida dalle superfici di controllo della coda, inoltre in alcune parti dell'inviluppo di volo richiedeva un grande sforzo sui comandi per controllare l'aereo.

Il diciassette maggio 1945 volò per la prima volta il prototipo della nuova versione Meteor F 4 con motori Rolls Royce Derwent V, semiali accorciate con estremità tronche, struttura rinforzata, abitacolo pressurizzato, alettoni alleggeriti per migliorare la manovrabilità e regolazione del timone per migliorare la stabilità all'imbardata. Il Meteor F 4 aveva una velocità massima al livello del mare di 941 km/h, nettamente superiore all'F 1, ma aveva una minore velocità di salita a causa delle ali corte, poteva portare un serbatoio di carburante sotto ogni semiala, vennero fatti esperimenti con carichi bellici ed una versione a fusoliera allungata.

Dall'F 4 venne derivata la versione biposto da addestramento T 7, adottata dalla RAF, dalla Fleet Air Arm e da altre aeronautiche che avevano acquisito il Meteor.

Con l'entrata in servizio di caccia di caratteristiche superiori, la Gloster decise di realizzare una nuova versione aggiornata del Meteor mantenendo però il più possibile delle attrezzature e processi produttivi utilizzati per l'F 4. Il risultato fu il Meteor F 8, impiegato dalla RAF fino all'entrata in servizio dell'Hawker Hunter e del Supermarine Swift. Dopo un primo F 4 modificato, il primo prototipo dell'F 8 (VT150) volò per la prima volta il dodici ottobre 1948 a Moreton Valence.

Nel 1948 due Meteor F 3 vennero modificati ed alleggeriti rimuovendo anche l'armamento e dotati di un carrello rinforzato e gancio d'atterraggio, vennero poi impiegati per prove a bordo delle portaerei Illustrious e Implacable, ma alla fine la Fleet Air Arm scelse il Supermarine Attacker come caccia imbarcato.[1]

Le consegne dell'F 8 iniziarono nell'agosto 1949, il primo squadron venne equipaggiato nel 1950.

Tra il 1950 ed il 1955 il Meteor F 8 fu il più importante caccia diurno della RAF e di molte forze aeree, tra cui la RAAF che lo impiegò nella guerra di Corea, nonostante fosse chiaramente antiquato al confronto coi caccia con ala a freccia come il North American F-86 Sabre ed il MiG-15.

Alcuni Meteor F 8, un F 3 e due F 4 vennero modificati con una sonda per il rifornimento in volo sul muso, vennero eseguite alcune prove di rifornimento con aerei cisterna Avro 683 Lancaster, Avro 694 Lincoln e KB-29, ma la modifica non venne adottata per gli aerei in servizio.[1]

Negli anni cinquanta vennero sviluppate delle versioni da ricognizione del Meteor per sostituire i Supermarine Spitfire ed i de Havilland DH.98 Mosquito, ormai antiquati.

Due F 4 vennero modificati nei prototipi della nuova versione FR 5 con apparecchiature fotografiche nel muso, che però non venne prodotta in serie.

Nel luglio 1950 iniziò la produzione dell'FR 9, che venne impiegato dal No. 208 Squadron in medio oriente fino al 1961, e dal No. 2 e 79 Squadron della 2nd Tactical Air Force in Germania che li impiegarono fino al 1956, quando vennero sostituiti dal Supermarine Swift.

Nel dicembre 1950 iniziarono le consegne del PR 10 al No. 2 e No. 541 Squadron in Germania seguiti il mese successivo dal No. 13 squadron a Rayid in Egitto e a dicembre 1953 dal No. 81 Squadron in estremo oriente.

I PR 10 della RAF vennero rapidamente radiati a partire dal 1956 a causa del progresso dei missili contraerei e sostituiti dagli English Electric Canberra, l'ultimo PR 10 venne radiato dal No. 81 Squadron nel luglio 1961.

Sempre negli anni cinquanta vennero sviluppate delle versioni del Meteor da caccia notturna dotati di Radar per sostituire il Mosquito, comunque come soluzione provvisoria.

Il prototipo della versione NF 11 sviluppato dalla Armstrong Whitworth volò, per la prima volta il 31 maggio 1950. I primi NF 11 di serie entrarono in servizio nella RAF nel 1951 col No. 29, 141 e 85 Squadron, le consegne vennero completate nel 1955.

Venne poi sviluppata una nuova versione del Meteor denominata NF 12 dotata del nuovo radar APS-21, il prototipo volò per la prima volta il ventuno aprile 1953, le consegne iniziarono in agosto con il No. 85 Squadron.

Il prototipo di una versione adattata per climi tropicali denominata NF 13 volò per la prima volta il ventitré dicembre 1952, successivamente entrò in servizio nel No. 219 Squadron di Kabrit e, nel marzo 1953, nel No. 39 Squadron di Fayid, entrambi in Egitto.

La versione definitiva del Meteor da caccia notturna fu l'NF 14, che volò per la prima volta il ventitré ottobre 1953 mentre i primi di serie entrarono in servizio nel febbraio 1954 nel No. 25 Squadron, complessivamente vennero impiegati da nove Squadron oltre ad un reparto di conversione operativa (Operational Conversion Unit, OCU), iniziarono ad essere sostituiti nel No. 46 Squadron dal Gloster Javelin nel 1956. Gli ultimi NF 14, in servizio nel No. 60 Squadron di base a Tengah, a Singapore, vennero radiati nel 1961. Quattordici NF 14 vennero convertiti in addestratori rinominati NF(T) 14 ed impiegati dal No. 2 Air Navigation School a Thorney Island fino al 1965.

Alcuni Meteor vennero impiegati in Francia dal Centre d'essais en vol (CEV) per collaudi di equipaggiamenti aeronautici fino agli anni ottanta.

I primi venti Meteor F 1 vennero consegnati alla RAF il primo giugno 1944, un altro venne inviato negli USA in cambio di un Bell YP-59A Airacomet per valutazioni comparative.

Il primo reparto operativo su Meteor F 1 fu il No. 616 Squadron con quattordici aerei sulla base di Culmhead nel Somerset, precedentemente equipaggiato con Spitfire VII, gli altri sei F 1 vennero impiegati dalla RAF per collaudi

Il primo aereo (EE219) venne consegnato il dodici luglio dopo l'addestramento dei primi sei piloti a Farnborough.

In seguito il No. 616 Squadron venne trasferito sulla base di Manston sulla costa orientale del Kent, in una settimana venne completato l'addestramento di altri trenta piloti.

La RAF inizialmente impiegò i Meteor per intercettare le bombe volanti V1. La prima missione con tre aerei avvenne il ventisette luglio 1944; questa fu anche la prima missione operativa della RAF con aerei a reazione. Dopo alcuni problemi, principalmente per inceppamenti dei cannoni, il quattro agosto vennero abbattute due V1, arrivando a quattordici alla fine della guerra.

Dopo la fine dell'impiego delle V1 e l'inizio dell'impiego delle V2, la RAF decise di non impiegare i Meteor contro la Luftwaffe, anzi ai Meteor era vietato sorvolare territori controllati dal nemico per non rischiare che, in caso di abbattimento, i tedeschi potessero ispezionarli; inoltre era attesa a breve la nuova versione F 3 di prestazioni superiori. Il No. 616 Squadron venne trasferito alla base di Debden ed impiegato in esercitazioni contro i bombardieri dell'USAAF per addestrare i loro equipaggi ad affrontare caccia a reazione; in seguito venne trasferito a Colerne nel Wiltshire.

Il No. 616 Squadron ricevette il primo Meteor F 3 il diciotto dicembre 1944.

Il venti gennaio 1945 quattro Meteor vennero trasferiti a Melsbroek in Belgio; a marzo l'intero squadron venne trasferito a Gilze-Rijen ed il mese successivo a Nijmegen. I Meteor vennero impiegati in missioni di ricognizione ed attacco al suolo senza mai incontrare caccia a reazione tedeschi.

In diverse occasioni la caccia e contraerea alleati scambiarono i Meteor per Messerschmitt Me 262 e li attaccarono; per rimediare, i Meteor di base in Europa vennero ridipinti interamente in bianco per facilitarne l'identificazione.

A fine aprile lo Squadron venne trasferito a Falberg in Germania dove due aerei andarono distrutti in una collisione in volo a causa della scarsa visibilità; entrambi i piloti rimasero uccisi.

Alla fine della guerra i Meteor avevano distrutto al suolo 46 aerei tedeschi.

Dopoguerra

Nel maggio 1945 i primi F 3 entrarono in servizio nel No. 74 Squadron, seguito dal 124 e 245 ad agosto, il 263 a settembre ed il 222 ad ottobre. Il No. 616 Squadron venne sciolto il ventinove agosto 1945.
Nel 1946 la RAF aveva sedici Squadron equipaggiati con Meteor, lo stesso anno entrò in produzione il Meteor F 4. Per aumentare la produzione gli F 4 vennero prodotti oltre che dalla Gloster anche dalla Armstrong Whitworth nello stabilimento di Bagington.
Nel 1947 vennero equipaggiati con F 4 il No. 74 e 222 Squadron, altri nove Squadron vennero equipaggiati nel 1948, due nel 1949, tre nel 1950, tra cui il 616, ed altri sei nel 1951.
Le consegne dell'F 8 iniziarono nell'agosto 1949, il primo Squadron venne equipaggiato nel 1950.
L'F 8 venne impiegato come caccia diurno della RAF tra il 1950 ed il 1954, venne poi sostituito dall'Hawker Hunter.
Nel 1949 entrarono in servizio i primi T 7, che iniziarono ad operare a settembre e vennero impiegati come addestratori dalla RAF e dalla Fleet Air Arm fino a metà degli anni cinquanta.
Nel luglio 1950 venne equipaggiato con FR 9 il No. 208 sulla base di Fayid in Egitto, poi a dicembre il No. 2 Squadron di Bückeburg e nel novembre 1951 il No. 79 di Gutersloh della 2nd Tactical Air Force in Germania che li impiegarono fino al 1956, quando vennero sostituiti da Supermarine Swift.
Nel dicembre 1950 iniziarono le consegne dei PR 10 al No. 2 e No. 541 Squadron in Germania ed il mese successivo al No. 13 Squadron a Rayid in Egitto, poi trasferito sulla base di Akrotiri a Cipro. Nel giugno 1951 il No. 2 Squadron cedette i propri PR 10 al No. 541 rimanendo equipaggiato interamente con FR 9.
Il Meteor NF 11 entrò in servizio nella RAF nel 1951 col No. 29, 85 e 141 Squadron, le consegne vennero completate nel 1955.
All'inizio del 1953 entrò in servizio la versione NF 13 nel No. 219 Squadron di Kabrit, sciolto nel settembre 1954, e nel marzo 1953 nel No. 39 Squadron di Fayid, entrambi in Egitto.
La RAF tra l'agosto 1953 ed il settembre 1956 ricevette il Meteor NF 12 che venne impiegato in sette Squadron (No. 25, 46, 65, 72, 85, 152 e 153). Nel febbraio 1956 il No. 46 sostituì i Meteor coi Javelin, seguirono gli altri Squadron, gli ultimi NF 12 vennero radiati dai No. 25 e 92 Squadron nel 1959.
A dicembre 1953 anche il No. 81 Squadron in estremo oriente ricevette i PR 10 che vennero impiegati in missioni di ricognizione per contrastare i guerriglieri comunisti in Malesia.
Nel febbraio 1954 entrarono in servizio i primi NF 14 nel No. 25 Squadron, complessivamente vennero impiegati da nove squadron oltre ad un reparto di conversione operativa (Operational Conversion Unit, OCU), iniziarono ad essere sostituiti nel No. 46 squadron dal Gloster Javelin nel 1956.
Nel 1954 gli FR 9 del No. 208 Squadron di Takali a Malta vennero trasferiti sulla base di Khormaskar a Aden da dove vennero impiegati in missioni di ricognizione ed antiguerriglia, in seguito il No. 208 tornò a Cipro, ma rimase ad Aden un distaccamento denominato No. 1417 Flight che venne impiegato fino al 1961 in missioni simili in diverse parti del Medio Oriente.
Tra il 1954 ed il 1955 i PR 10 del No. 13 Squadron della RAF vennero impiegati in missioni di ricognizione durante le operazioni militari in Kenya per contrastare la guerriglia dei Mau-Mau.
I PR 10 della RAF vennero rapidamente radiati a partire dal 1956 a causa del progresso dei missili contraerei e sostituiti dagli English Electric Canberra, l'ultimo PR 10 venne radiato dal No. 81 Squadron nel luglio 1961.
Gli ultimi NF 14 in servizio nel No. 60 Squadron di base a Tengah a Singapore vennero radiati nel 1961.
Quattordici NF 14 vennero convertiti in addestratori, rinominati NF(T) 14 ed impiegati dal No. 2 Air Navigation School a Thorney Island dal giugno 1959 al 1965.
Complessivamente 890 Meteor andarono persi in incidente durante il servizio nella RAF, con la perdita di 450 piloti, l'anno peggiore fu il 1953 con 145 incidenti.
Alcuni incidenti furono causati dall'elevato consumo di carburante dei motori che portava ad un'autonomia di meno di un'ora, inoltre per la posizione dei motori molto distanziati sulle ali l'aereo era difficile da controllare in caso di spegnimento di un motore a causa della spinta asimmetrica. Spesso gli incidenti avevano conseguenze drammatiche per l'assenza di sedili eiettabili, esclusa la versione F 8, specie per i T 7 e gli F 4 impiegati per addestramento.

Guerra di Corea

I Meteor F 8 della RAAF vennero ampiamente impiegati in Corea dal No. 77 Squadron, parte delle British Commonwealth Forces Korea, con personale di supporto anche di altre nazioni del Commonwealth.
Il No. 77 Squadron arrivò in Corea equipaggiato con North American P-51D Mustang, in seguito si trasferì a Iwakuni, in Giappone, per la conversione sui Meteor e tornò in Corea nell'aprile 1951 con una trentina tra F 8 e T 7, a giugno lo squadron venne trasferito sulla base K-14 di Kimpo ed a luglio venne dichiarato operativo.
Inizialmente c'era preoccupazione perché il MiG-15 era chiaramente superiore al Meteor F 8 come prestazioni ed armamento, però il Meteor F 8 era superiore all'F-86 Sabre per accelerazione e velocità di salita.
La prima missione del No. 77 Squadron avvenne il trenta luglio 1951. I piloti erano addestrati prevalentemente nell'attacco al suolo per cui avevano difficoltà nel ruolo di scorta ai bombardieri.
Il ventinove agosto 1951 otto Meteor in missione di scorta nell'area di confine tra Cina e Corea lungo il corso del fiume Yalu soprannominatta “MiG Alley” (viale dei MiG) vennero attaccati da sei MiG-15, un Meteor venne abbattuto e due danneggiati.
Il ventisette ottobre il No. 77 Squadron ottenne la prima probabile vittoria, seguita da altre due sei giorni dopo.
Il primo dicembre, durante uno scontro tra dodici Meteor e circa quaranta MiG-15, il No. 77 Squadron ottenne le prime due vittorie confermate, il Flying Officer Bruce Gogerly ottenne la prima, ma vennero abbattuti quattro Meteor. A seguito di questo risultato, le missioni di scorta vennero assegnate agli F-86 dell'USAF ed il No. 77 Squadron tornò alle missioni di attacco al suolo per cui il Meteor si dimostrò più adatto, anche se vulnerabile alla contraerea a causa della necessità di volare a bassa quota in linea retta verso il bersaglio durante gli attacchi coi razzi.
Il ventisette marzo 1953 quattro Meteor impegnati in una missione di attacco al suolo incontrarono dei MiG-15, il sergente George Hale riuscì ad abbatterne due.
Alla fine della guerra il No. 77 Squadron aveva compiuto 4.836 missioni abbattendo sei MiG e distruggendo circa 1.500 veicoli ma trentadue Meteor erano stati abbattuti, la maggioranza dalla contraerea.

Crisi di Suez

Gli NF 13 della RAF appartenenti al No. 39 Squadron di base a Nicosia sull'isola di Cipro vennero impiegati in missioni di pattugliamento aereo notturno e gli FR 9 del No. 208 Squadron di base a Takali a Malta in missioni di ricognizione[1].
Gli F 8 israeliani del No. 117 e 119 Squadron vennero impiegati per attacchi al suolo senza subire perdite.
I Meteor F 8 e T 7 egiziani armati di razzi vennero impiegati in missioni di attacco al suolo.
Gli NF 13 egiziani in servizio nel No. 20 Squadron di Deversoir e nel No. 5 Squadron di Fayid vennero impiegati in missioni di pattugliamento aereo notturno, risulta un unico scontro con aerei della RAF in cui venne danneggiato un bombardiere Vickers Valiant.

Guerra d'Algeria

Tra gli aerei impiegati dall'Armeé de l'Air durante la guerra d'Algeria c'erano anche alcuni Meteor NF 11.

Descrizione tecnica

Il Meteor F 1 era un bimotore monoposto ad ala bassa dritta con struttura interamente metallica, non più avanzato come aerodinamica di altri aerei contemporanei.
Il Meteor F 1 era lungo 12,57 m, aveva un'apertura alare di 13,1 m, un'altezza di 3,96 m, un peso a vuoto di 3.692 kg ed un peso massimo al decollo di 6.268 kg.
La fusoliera integrava un singolo abitacolo per il pilota, chiuso da un tettuccio apribile verso destra e non ancora dotato di seggiolino eiettabile.
L'ala era montata bassa ed integrava le due gondole motore posizionate a metà delle semiali.
L'impennaggio di coda era di tipo tradizionale cruciforme, monoderiva con piani di orizzontali a sbalzo, posizionati alti per evitare che fossero nella scia di scarico dei motori.
Il carrello d'atterraggio era triciclo con carrelli principali a ruota singola rientranti nelle ali e carrello anteriore a ruota singola rientrante nel muso.
La propulsione era assicurata da una coppia di motori Rolls-Royce W.2B/23C, turboreattori capaci di esprimere una spinta pari a 770 kg che permettevano al modello di raggiungere una velocità massima di 670 km/h a 3 000 m.

(Web, Google, Wikipedia)































































Caproni Campini CC2




Il Campini-Caproni (ulteriori sigle non sono asseverate da documenti dell'epoca ma risalgono al dopoguerra) fu un aereo sperimentale monoplano e monomotore; dotato di un motore alternativo che azionava un compressore assiale, con in coda un vaporizzatore ed un bruciatore, con spina Pelton, fu realizzato dall'azienda italiana Aeronautica Caproni alla fine degli anni trenta. 
Caratterizzato dall'ala bassa a pianta ellittica, era un velivolo dalla struttura in duralluminio, con cabina di pilotaggio adatta al volo ad alta quota che ospitava i due membri dell'equipaggio disposti in tandem. 
Fu uno dei primi velivoli dotati di propulsione a getto realizzati nel mondo, ma, anche per la sua connotazione sperimentale associato alle scarse capacità tecnologiche nell'Italia dell'epoca, non ebbe seguito produttivo rimanendo allo stadio di prototipo.



Storia del progetto

Dopo aver conseguito, nel 1928, la laurea in ingegneria civile il bolognese Secondo Campini cominciò a sviluppare una tecnologia che permetteva la propulsione di un velivolo o di un natante sfruttando il principio di azione e reazione esteso per trasformare la variazione della quantità di moto della massa espulsa, o getto, in energia cinetica del veicolo. I suoi studi si basavano sullo sfruttamento della compressione e successiva espansione dell'aria, incanalata dinamicamente per effetto del moto relativo quindi compressa, riscaldata e rilasciata per ottenerne un getto generante una spinta. Nel gennaio 1931 l'ingegner Campini presentò alla Regia Aeronautica una relazione che illustrava le potenzialità di un nuovo motore aeronautico basato su questo principio. Dopo che Italo Balbo ne venne a conoscenza, il 19 maggio di quello stesso anno (in una dichiarazione al Senato in qualità di ministro dell'Aviazione) azzardò che i 550 km/h di velocità massima, ormai superati, sarebbero diventati comuni a tutti i velivoli nel giro di pochi anni, e che in Italia si guardava ben più lontano studiando anche la possibilità del volo ad alta quota.


In quello stesso anno l'ingegner Campini costituì appositamente un'azienda meccanica finalizzata alla realizzazione di motori a getto, la VENAR (Velivoli e Natanti a Reazione), che sviluppò un motore di questo tipo con il quale venne equipaggiato un motoscafo commissionato alla Costruzioni Meccaniche Riva, azienda che vantava una lunga esperienza nel settore nautico. Equipaggiata con un motore Isotta Fraschini Asso 200, l'imbarcazione, provata nelle acque di Venezia nel 1932, raggiunse la velocità di 28 kn dimostrando di fornire prestazioni equivalenti ad un analogo natante equipaggiato con un gruppo propulsore convenzionale.


Il successo ottenuto venne positivamente valutato dal Ministero dell'Aviazione che, in data 5 febbraio 1934, autorizzò la Regia Aeronautica a stipulare con la VENAR un contratto per £. 4 500 000 che prevedeva la fornitura di due velivoli più una fusoliera di prova dotati di "propulsione a reazione sistema 'Campini'" da consegnarsi entro il 31 dicembre 1936.
Poiché la VENAR era sostanzialmente un ufficio di progettazione che non disponeva di officine, per la costruzione Campini si rivolse all'ingegner Giovanni Battista Caproni, titolare dell'omonima azienda aeronautica, alla quale aveva esposto le proprie teorie fin dal 29 gennaio 1931. Caproni, uno dei maggiori produttori di velivoli dell'epoca, intuendo le potenzialità commerciali accolse la richiesta accordandosi per la costituzione del Centro Sperimentale Campini presso i propri stabilimenti di Taliedo, iniziando una collaborazione che consentì all'ingegnere bolognese di contare su importanti risorse finanziarie e tecniche.
Benché esistesse solo un progetto di massima, si decise di avviare immediatamente, era la fine del 1934, la costruzione del primo prototipo.


L'idea iniziale prevedeva che i compressori potessero essere azionati sia da un motore a combustione interna che da una turbina a gas, ma si preferì seguire la prima proposta per semplicità tecnologica in quanto si ritenne eccessivamente impegnativo destinare risorse alla ricerca metallurgica necessaria per disporre di materiali atti a realizzare un motore affidabile (scelta che, a posteriori, si sarebbe rivelata fortemente limitativa). Campini richiese, pertanto, alla Isotta Fraschini (azienda, anche questa, di proprietà Caproni) la fornitura del nuovo motore V12 Asso XIR, ma per intervento della Direzione Generale delle Costruzioni Aeronautiche (DGCA) (che preferì che non venisse interrotta la sua fase di sviluppo) gli venne offerto un W18 Asso 750R con il quale, nel 1936, vennero effettuate prove a punto fisso.

Questi mutamenti influirono negativamente sui costi e sui tempi di realizzazione, costringendo Campini a contattare i vertici ministeriali per richiedere una dilazione nella consegna ed un aumento (nell'ordine del 25-30%) della cifra originariamente prevista dagli stanziamenti. La richiesta fu parzialmente accolta, con un incremento dei finanziamenti del 16% e lo spostamento della data di consegna al 31 dicembre 1938, tuttavia i ritardi accumulati consentirono all'Heinkel He 178V1 di divenire il primo aereo a reazione della storia ad essere portato in volo.

Solo nel marzo 1940 Campini riuscì finalmente a disporre delle unità motrici che, tuttavia, differivano ancora una volta da quelle previste: anziché gli Asso 750 furono consegnati due Asso L.121 RC.40, motori 12 cilindri a V ben diversi, come architettura ed ingombri, dal previsto W18, costringendo il progettista ad una nuova, ancorché parziale, modifica del disegno originale. L'unità motrice consegnata aveva la quota di ristabilimento della potenza a 4 100 m: tale caratteristica risultava inadeguata ai propositi iniziali del progetto impedendo, di fatto, di effettuare prove al di sopra dei 4 000 m e vanificando la possibilità di verificare i vantaggi offerti dalla nuova tecnologia alle alte quote dove, al contrario, avrebbe dovuto dare i risultati più significativi.

Tecnica

Il Campini-Caproni aveva struttura completamente metallica con cabina di pilotaggio biposto, con disposizione in tandem e doppi comandi; l'ala era a sbalzo con profilo ad ala di gabbiano rovesciata ed impennaggi di tipo classico con lo stabilizzatore collocato alla base della deriva.
Il carrello d'atterraggio era di tipo triciclo posteriore e completamente retrattile, con gli elementi principali che si ritraevano verso l'esterno nelle semiali.

Motore

Il motore progettato dall'ingegner Campini non era un motore a getto rispondente ai canoni noti ai giorni nostri. Si trattava, in concreto, di un complesso azionato da un motore convenzionale a pistoni Isotta Fraschini L.121 RC.40 che esprimeva una potenza di circa 660 kW (pari a 900 CV).

Il motore a pistoni era collegato, mediante un gruppo moltiplicatore ad ingranaggi, ad un compressore assiale composto da tre stadi rotorici costituiti ciascuno da 6 palette con passo modificabile al suolo e 3 stadi statorici da 15 palette con passo variabile idraulicamente in volo. Il condotto a valle del compressore fungeva contemporaneamente da camera di combustione ed ugello di scarico (in maniera simile a quanto avviene in un postbruciatore), con iniettori di cherosene disposti circolarmente su un anello che stabilizzava la fiamma. La geometria dell'ugello di scarico veniva modificata facendo scorrere idraulicamente una spina Pelton avanti o indietro in modo da regolare l'area di efflusso. L'espansione dei gas di combustione generava la spinta, pari a circa 750 kgf (7,3 kN).

La soluzione impiegata dal motore di Campini è definita motoreattore e sviluppava il medesimo concetto già seguito dall'ingegnere rumeno Henri Coandă nella realizzazione del proprio velivolo Coandă-1910.

Impiego operativo

Il 28 agosto 1940 l'esemplare NC4850, secondo prototipo ma primo esemplare ad essere completato, fu mandato in volo per 10 minuti: a pilotarlo vi era Mario de Bernardi che decollò e atterrò nell'Aerodromo d’Italia. Il 16 settembre dello stesso anno fu provato in volo per altri 5 minuti; l'esemplare NC4849 fu provato l'11 aprile 1941. Il primo volo ufficiale per la consegna al Centro Sperimentale della Regia Aeronautica di Guidonia risale al 30 novembre 1941 quando Mario de Bernardi e l'ing. Giovanni Pedace volarono dall'aeroporto Milano Linate a quello di Guidonia a Roma, percorrendo 475 km alla velocità media di 209 km/h pilotando l'esemplare NC4849. Durante il volo la camera di combustione non venne mai attivata per risparmiare carburante secondo il volere del pilota; l'aereo volò quindi utilizzando la spinta data dal compressore che agiva come un'elica intubata.
L'Italia e il regime fascista ottennero gran prestigio dai complimenti avuti da ben 33 stati, per l'impresa tecnologicamente avanzata per l'epoca. A distanza di dodici mesi dallo svolgimento del volo la Federazione Aeronautica Internazionale, tramite la Reale Unione Nazionale Aeronautica (RUNA), fece sapere di avere iscritto la prestazione nella lista ufficiale delle "prove controllate"; il riconoscimento ufficiale come "primato" avrebbe però dovuto attendere la successiva riunione della Commissione Sportiva cui spettava anche il compito di creare la categoria delle "aerodine a reazione", fino ad allora inesistente.
A posteriori si poté affermare che non si trattò del primo volo di un velivolo a reazione, ma, all'epoca, non erano noti i tentativi di Hans von Ohain e del gruppo Heinkel che il 27 agosto del 1939 avevano fatto volare l'Heinkel He 178in tutta segretezza. Il primo velivolo a reazione costruito in Italia fu in realtà il F.I.A.T. G. 80 1-B che volò ad Amendola il 9.12.1951 mentre i primi aviogetti a solcare i cieli italiani furono nel dicembre 1944 i due YP-80A assegnati al 1° Fighter Group di stanza a nord di Foggia nell'ambito del progetto Extraversion.



L'esemplare NC4849, una volta consegnato al Centro Sperimentale della Regia Aeronautica presso l'aeroporto di Guidonia, ricevette la matricola militare MM487 e fu provato in volo dal 13 gennaio 1942 al 27 agosto 1942. Fu quindi sistemato in un hangar dell'aeroporto di Guidonia dove rimase gravemente danneggiato (in seguito ad un bombardamento) il 24 ottobre 1943. Dopo la fine della guerra fu recuperato da una commissione inglese che lo trasferì a Farnborough per essere studiato. Fu quindi demolito.

L'esemplare NC4850 ricevette la MM.488 non venendo mai inviato al centro sperimentale di Guidonia. Rimase conservato presso le Officine Caproni di Taliedo e quindi preso in carico nel dopo guerra dall'Aeronautica Militare che lo espose presso il Museo dell'Aria di Torino negli anni sessanta e quindi al Museo dell'Aeronautica di Vigna di Valle dove è tuttora conservato. Presso questa struttura alcuni soci del Gruppo Amici Velivoli Storici notarono un numero "2" sotto i piani di coda, particolare che era già visibile su una foto del medesimo velivolo scattata al tempo dei collaudi.

Esemplari attualmente esistenti

Oltre all'esemplare conservato al Museo storico dell'Aeronautica Militare di Vigna di Valle, la fusoliera oggetto delle prove a punto fisso è stata esposta al Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci di Milano.

(Web. Google, Wikipedia)






L'Ing. Campini.





































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