sabato 9 gennaio 2021

Passato, presente e futuro delle armi ad energia diretta. Lo Stryker dell'Us Army

L'idea di utilizzare sistemi d'arma basati sul laser ha catturato l'immaginazione delle persone sin dai tempi antichi. Mentre questo tipo di visione era rappresentato solo nella fantascienza, negli ultimi quarant'anni c'è stato un continuo progresso nella ricerca e nello sviluppo di sistemi d'arma laser che ne hanno fatto oggi una realtà consolidata. Lo sviluppo delle armi laser fu particolarmente efficiente durante la fine degli anni Settanta e Ottanta. Ad esempio, l'americana TRW Inc. è stata responsabile della progettazione del Baseline Demonstration Laser: il primo laser chimico ad alta energia al mondo. 


L'anno successivo, la società produsse altri sei laser ad alta energia tra cui MIRACL, un laser chimico avanzato a medio infrarossi, messo a punto per la Us Navy. Le ricerche condotte negli anni novanta, culminarono in un rapporto redatto dalla task force del Defense Science Board e pubblicato nel 2001 che concludeva che "una famiglia di applicazioni per le tecnologie laser ad alta energia, fattibile nei prossimi due decenni". Tuttavia, a partire dal 2001, il rapporto ha riconosciuto che per realizzare il reale potenziale delle armi laser, era ancora necessario far maturare una serie di "compiti scientifici e tecnologici".


Il ritmo nello sviluppo di questa importantissima innovazione ha subito un'accelerazione dall'anno 2000. Poiché l'attuale focus del settore si è spostato dai sistemi d'arma chimici a quelli laser in fibra, una serie di limitazioni tecnologiche è stata superata. Da allora, i sistemi d'arma laser sono notevolmente più compatti, affidabili, leggeri e potenti. Le tecnologie laser di terra, ad esempio, sono state ridimensionate e ora sono disponibili a livello tattico. In effetti, uno dei problemi che la Task Force del Defense Science Board ha delineato riguardo ai sistemi laser montati su veicoli terrestri cingolati e non, è stata la loro grande dimensione, il loro peso elevato, il calore creato dal laser da 100 Kw e il tempo necessario per il suo raffreddamento. Come ribadito nel rapporto del 2001, l’US ARMY, al contrario, necessita di “armi protettive compatte e di peso ridotto” che possano essere schierate facilmente e rapidamente in ogni teatro operativo.


Le armi laser anti-struttura vengono sviluppate con l'obiettivo di danneggiare e distruggere l'equipaggiamento militare ostile a distanza. A tal fine, gli esperti hanno concordato che la densità energetica emessa dal laser dovrebbe essere equivalente a una potenza minima di 100 Kw al fine di danneggiare o distruggere la struttura composita del bersaglio in questione per effetto termico. Tuttavia, questo requisito di potenza dipende dai componenti target e dai laser con una produzione di energia inferiore che vengono anche sviluppati. Ad esempio, lavorando su un camion di prova laser ad alta energia, la Lockheed Martin ha ridotto la produzione di energia del laser allo stato solido a 58 Kw ed ha deciso di posizionarlo su veicoli ibridi: in questo modo, lo stesso motore può far muovere il veicolo e fornire energia per l'arma laser. Oggigiorno le dimensioni e il peso dei sistemi laser sono molto inferiori.
Il progresso più recente è stato forse un test condotto dal programma statunitense SHiELD (Self-Protect High Energy Laser Demonstrator); lo SHiELD ha lo scopo di produrre autodifesa contro missili terra-aria e aria-aria. Il sistema d'arma Demonstrator laser ha annientato alcuni missili durante un’esercitazione: questo tipo di test è considerato un passo fondamentale nello sviluppo del sistema SHiELD e mostra che i sistemi ad energia diretta sono sulla buona strada per cambiare le regole del gioco.


In questa prospettiva, molti paesi come Stati Uniti, Russia, Cina e, in misura minore, Turchia e Germania, stanno sviluppando questi sistemi d'arma per trarre vantaggio sui loro rivali in quella che sembra essere una nuova corsa agli armamenti. D'altra parte, si potrebbe anche sostenere che queste armi sono usate come dimostratori di potere a fini di deterrenza. Nell'autunno 2018, il laser Peresvet è stato incorporato nell'esercito russo e, secondo il suo presidente, la Russia starebbe sviluppando armi che fino a tempi recenti esistevano solo nella fantascienza e che cambieranno il modo in cui verrà condotta la guerra: resta da vedere se queste armi diventeranno o meno un "punto di svolta". 
Ad oggi, è possibile solo speculare su come verranno implementate tali armi. In un primo momento, i militari hanno immaginato di usarle per contrastare i missili balistici; più recentemente, è stato sostenuto che queste armi potrebbero essere utilizzate per colpire anche missili da crociera ipersonici. Tuttavia, per loro natura, questi missili hanno strutture rinforzate, in particolare a livello di testata, per resistere alle alte temperature ed anche ai laser di potenza. Il primo sistema d'arma laser che sarebbe operativo sarà sicuramente quello che fornirà una protezione ravvicinata dai droni (a livello tattico) per i plotoni operanti sul campo di battaglia. Le armi laser potrebbero essere utilizzate anche contro mortai, artiglieria e razzi. 
Ma cosa possono veramente portare le armi laser all'arsenale delle potenze militari? 


Il primo vantaggio sarebbe l'immediatezza, almeno dal punto di vista della ripresa. In effetti, la lunghezza della preparazione è quasi inesistente per i laser rispetto a un attacco missilistico. Inoltre, il tempo di volo di un laser è equivalente alla velocità della luce e il suo costo per ogni colpo è significativamente più economico di quello dei missili. Ciò consente una cadenza di fuoco più alta e più economica. Tuttavia, la letalità dei missili è al momento più alta e il loro effetto è immediato mentre l'impatto delle armi laser potrebbe, in alcuni casi, avere un effetto ritardato. Ad esempio, il modo migliore per i laser di neutralizzare le piccole imbarcazioni sarebbe di prendere di mira i loro serbatoi di carburante per incendiare l'imbarcazione. Anche l'impronta logistica è una componente importantissima a favore dei sistemi laser.


Molte sfide sono state superate grazie alla maturazione di diversi sviluppi tecnologici, tuttavia ci sono ancora molte domande in sospeso a cui rispondere affinché i laser diventino un'arma operativa sul terreno. Oltre alle considerazioni tecniche, una questione ancora aperta riguarda il modo in cui verrebbero utilizzate queste future armi. Ciò solleva una serie di questioni dottrinali ed etiche. Vale infatti la pena sottolineare che un raggio laser, una volta generato, si diffonde fino ad incontrare un elemento che lo assorbe o lo riflette. Tuttavia, questo porta a una serie di problemi: come potrebbero i militari garantire che nessun danno collaterale sarà causato a un terzo che attraversa o si trova nel raggio del raggio laser? Come è possibile garantire che il raggio si arresti immediatamente dopo aver colpito il bersaglio? Quali meccanismi tecnici e legali potrebbero essere implementati per evitare o affrontare questi problemi?
I concetti di impiego forzato non sono ancora stati concordati. Questo è un passaggio fondamentale per costruire un quadro che comprenda i livelli tattico, operativo, strategico e legale. Tuttavia, prima di raggiungere la piena capacità operativa, i militari dovranno testare queste nuove tecnologie su una varietà di livelli, oltre ad adattare i loro concetti operativi seguendo le lezioni apprese. Per poter essere integrato nella gamma di armi e armamenti, l'uso di armi laser dovrà fornire risposte, o almeno fornire maggiori chiarimenti, in merito alle seguenti domande: Quale sarà il loro valore aggiunto rispetto ad altri sistemi d'arma? Come gestiranno i militari eventuali danni collaterali derivanti dal loro utilizzo?


Le armi laser stanno cambiando l'equazione della difesa del campo di battaglia in quanto offrono potenza e flessibilità in un'era guidata dalla tecnologia.

Nel 2017, una nazione occidentale ha rilevato una minaccia insolita: un piccolo drone quadricottero, del tipo che chiunque può acquistare online per $ 200, si stava avvicinando. Un missile Patriot da 3 milioni di dollari fu lanciato per abbatterlo, eliminando la minaccia, ma a un costo sproporzionato. L'incidente evidenziò un problema che le forze armate in tutto il mondo devono affrontare: qual è la migliore difesa contro una nuova generazione di armi?


Con la tecnologia in rapida evoluzione, la guerra si sta evolvendo lungo linee simili in tutto il mondo. Le minacce odierne sono tecnologicamente avanzate, relativamente a basso costo, su piccola scala e letali. Rispondere a diverse centinaia di droni economici con i missili più costosi non è una strategia sostenibile. Nuove misure difensive sfruttano l'intelligenza artificiale per aiutare i responsabili delle decisioni a rispondere a potenziali minacce con velocità tattica, utilizzando dati, analisi predittive e sciami di UAV.
I sistemi di armi laser ad energia diretta sono una soluzione collaudata che affronta efficacemente le minacce guidate dalla tecnologia con prestazioni più accurate, flessibili e convenienti rispetto a quelle offerte dalla balistica tradizionale; sono progettati per essere precisi, per produrre danni collaterali minimi e, in sostanza, offrire un utilizzo infinito: questa è una capacità fondamentale quando devi affrontare un gran numero di minacce distribuite a basso costo come uno sciame di droni, ognuno dei quali trasporta una minuscola e letale carica esplosiva.
Gli odierni sistemi d'arma a energia diretta hanno alle spalle decenni di ricerca. Uno dei leader del settore - la Lockheed Martin - ha trascorso 40 anni progettando e sviluppando sistemi di energia elettromagnetica e aumentando la loro potenza per creare  sistemi di difesa energetica diretta.
Alimentata da batterie, generatori o fonti di alimentazione preesistenti, la tecnologia Lockheed Martin è composta da un laser a fibra combinato a fascio spettrale: piccolo, potente ed estremamente preciso. Utilizza ottiche di controllo del raggio e algoritmi software per concentrare un flusso di più laser in fibra da alcuni kilowatt in un unico raggio di alta qualità e potenza.
L'energia viaggia attraverso specchi, lenti e finestre e può essere regolata per eventuali distorsioni atmosferiche sulla strada per agganciare il suo obiettivo ostile. Le normali sfide balistiche come il vento e la gravità non sono un fattore determinante e il raggio può disattivare il motore di un camion, bruciare un gommone o far cadere un drone. La luce laser è invisibile: il nemico non saprebbe da dove proviene il fascio laser che viaggia alla velocità della luce.
Le caratteristiche uniche delle armi a energia diretta cambiano l'equazione di difesa sia tatticamente che finanziariamente. Le truppe sul campo non devono preoccuparsi del trasporto di munizioni pesanti. Le "munizioni" sono semplicemente l'alimentazione e il caricatore è illimitato. Il loro funzionamento furtivo li rende ideali per gli scontri a sorpresa - il nemico non se ne accorge mai - e possono tracciare ed eliminare obiettivi sia a breve che a lungo raggio.
Le armi ad energia diretta offrono enormi risparmi potenziali sui costi e un valore aggiunto in qualsiasi scenario tattico. Le armi tradizionali costano migliaia o milioni di dollari per colpo e sono limitate dalla disponibilità. Finché hanno potenza disponibile, le armi laser sono infinitamente rinnovabili; il costo iniziale è compensato dal fatto che la fonte di energia, sia essa combustibile, petrolio o un reattore nucleare, è spesso già attiva.
La tecnologia delle armi laser ha lo scopo di completare le piattaforme di difesa esistenti, non di sostituire i tradizionali sistemi balistici cinetici. Tali dispositivi sono progettati per agire come un ulteriore livello di difesa che fornisce un vantaggio in quanto proteggono le truppe e le risorse critiche.
La Lockheed Martin è pronta a implementare e integrare la tecnologia dell'energia diretta entro il 2021. È la prima azienda a portare i sistemi d'arma laser fuori dal laboratorio e metterli a disposizione dei soldati, dei marinai e di tutti i militari in tutti i rami. "È ora che questi sistemi inizino a muoversi sul campo", ha affermato Steven Botwinik, direttore, Sensors & Global Sustainment Advanced Programs di Lockheed Martin. "Sono pronti ora."
L'esperienza di ricerca e sviluppo di Lockheed Martin fornisce le conoscenze necessarie per integrare tali armi su ogni piattaforma di difesa. Ci sono ovviamente diverse priorità per ogni ramo. Tutti i servizi hanno la stessa esigenza di trovare un obiettivo e sconfiggerlo, e le tecnologie fondamentali sono le stesse, ma ci sono differenze nel modo in cui potrebbero applicarle in termini di tattiche e obiettivi.
Il sistema ATHENA di Lockheed Martin, che è un prototipo di sistema trasportabile terrestre, è progettato per sconfiggere minacce ravvicinate e di basso valore: sta anche contribuendo a trasformare altre piattaforme di difesa. La società fornisce anche il sistema d'arma laser per il programma HELIOS della US Navy, che è stato imbarcato su di un DDG-51, e fornisce i sottosistemi chiave per il programma SHiELD dell'Usaf, un laser ad alta potenza montato su di un aereo o su qualsiasi architettura esistente. Tali sistemi sono stati progettati per essere collegati a qualsiasi sistema militare esistente.
Una volta implementate, le armi a energia diretta diventeranno una norma difensiva; sono eccellenti non solo nel produrre in modo efficiente sistemi elettro-ottici tattici, ma anche nel sostenerli nel tempo. Si stanno mettendo a punto sistemi laser che devono essere in grado di funzionare ripetutamente in ambienti ostili di guerra. Si è già in possesso dell'esperienza logistica e di supporto per mantenere questi sistemi sempre e ovunque nel mondo, per anni e decenni a venire.

US ARMY: Laser in grado di affrontare le armi ipersoniche

Tra meno di quattro anni, l’US ARMY schiererà un'arma ipersonica e un'arma a energia diretta. L'ufficio preposto fornirà una batteria di armi ipersoniche a lungo raggio operative ai militari entro il 2023, e schiererà una batteria di veicoli da combattimento Stryker con laser da 50 kilowatt entro la fine dell'anno fiscale 2022. L'Ufficio del sottosegretario dell'esercito per l'acquisizione, la logistica e la tecnologia, dove sovrintende allo sviluppo di tutte le armi ipersoniche, ad energia diretta e spaziali per l’Us Army: ha sede al Redstone Arsenal, Alabama, ma dirige l'RCCTO, che ha sede al Pentagono. L'RCCTO - noto come Rapid Capabilities Office - ha subito una trasformazione nel marzo 2019: dall'attenzione alle carenze di capacità ad alta priorità identificate dai comandanti combattenti nel 2016 - che lo hanno messo su un percorso incentrato sulla guerra elettronica, il cyberspazio, e lo sviluppo delle capacità di posizione, navigazione e temporizzazione - e passato ad un'organizzazione focalizzata sulla fornitura di capacità per una forza modernizzata sotto la competenza dell'Esercito Futures Command, che ha ufficialmente aperto le sue attività lo scorso anno. Il compito di RCCTO sarà quello di fungere da ponte tra la comunità scientifica e tecnologica e gli uffici esecutivi del programma, aiutando a portare la tecnologia fuori dallo sviluppo e nelle mani dei militari, prima su piccola scala e poi su scala più ampia quando verrà trasmessa agli uffici del programma.
L'AFC ha incaricato l'RCCTO di essere, letteralmente, focalizzato sui laser sulle armi ipersoniche e sull'energia diretta. Ora la priorità dell'RCCTO sono le armi ipersoniche, seguita dalle armi ad energia diretta. L'RCCTO è governato da un consiglio composto dai massimi leader dell’US ARMY che ha recentemente disposto i piani per ottenere rapidamente armi ipersoniche e laser nelle mani dei militari operativi sul campo.

Per quanto riguarda gli ipersonici …

L’Us Army ha una parte importante nel più ampio programma del Pentagono chiamato Conventional Prompt Strike, che si concentra sulle capacità ipersoniche strategiche. L’esercito statunitense è in coppia con la US NAVY per sviluppare un booster per il missile ipersonico e sta guidando una squadra con la Marina e l'Usaf per mettere a punto un corpo di planata comune e renderlo riproducibile su ampia scala.
Si tratta di un'opportunità davvero stimolante perché nella fase preliminare l'esercito ha il compito di trasferire dal governo tutti i prototipi originali ad un fornitore allo scopo di commercializzarlo: avrà la responsabilità di costruire la base industriale negli Stati Uniti per sviluppare questa capacità tecnologica.
L’Esercito statunitense sta ultimando il lavoro di progettazione per i prototipi e prevede di condurre test di volo incentrati sulla portata massima, sui fattori ambientali e gli ambienti ostili.
Nel 2023 l’Us Army prevede di avere una capacità di comando e controllo, tramite l' Advanced Field Artillery Tactical Data System ed i rimorchi MH70 da realizzare per il sistema d'arma mobile stradale.
Tuttavia, l’Us Army dovrà industrializzare un lanciatore trasportatore erettore per ospitare due missili ipersonici contemporaneamente.
Il servizio equipaggerà con una batteria mobile un battaglione strategico della Multidomain Operations Task Force al fine di mettere in campo una capacità di reazione rapida, ma anche per addestrarsi ad utilizzare l’equipaggiamento, sviluppare possibili tattiche, tecniche e procedure che potrebbero essere utilizzate in combattimento e per imparare come addestrarsi a usare le armi.
L’Us Army starebbe lavorando per selezionare un fornitore per costruire i sistemi per il mese di agosto 2021.

Parliamo di laser

C'è uno sforzo maggiore per decidere quale servizio assumerà la proprietà dei molti sforzi specifici per lo sviluppo dell'energia diretta in corso in tutto il Pentagono, e una strategia globale a livello di dipartimento è prevista a breve termine. Questa strategia è destinata a presentare percorsi accelerati verso capacità di armi a microonde ad energia diretta e ad alta potenza.
Tuttavia, mettere in campo un laser da 50 kilowatt su di un blindato Stryker è fondamentale per l’esercito Usa: il servizio si sta muovendo rapidamente mentre prendono forma piani più onnicomprensivi per l'energia diretta e acquisirà quattro dei veicoli entro la fine dell'anno fiscale 22.
La costruzione di uno Stryker con un laser da 50 kilowatt è un grande passo avanti rispetto al laser da 5 kilowatt che l'esercito ha testato sul veicolo solo un anno fa in Germania al Joint Warfighting Assessment.
L’esercito statunitense ha scelto di utilizzare prototipi operativi muniti di laser da 50 kilowatt montati sullo Stryker perché la capacità deve stare al passo con le squadre di combattimento di una brigata e perché sfida il servizio a risolvere i problemi dimensionali, di peso e di potenza su di una piccola piattaforma come lo Stryker.
Il percorso non è molto lontano da ciò che l'esercito ha stabilito nel suo piano di bilancio quinquennale fiscale 2019-2023. In esso, l'esercito ha confermato che avrebbe valutato la possibilità di mettere un laser da 50 kilowatt sulla sua soluzione di difesa aerea a corto raggio in meno di cinque anni, o entro FY22. Questa soluzione è basata sullo Stryker.
Un arma laser è un arma ad energia diretta e dopo decenni di ricerca e sviluppo, le armi ad energia diretta, inclusi i laser, sono ancora in fase sperimentale; resta da vedere se o quando verranno impiegate come armi militari pratiche e ad alte prestazioni. La fioritura termica atmosferica è stata un problema importante, ancora per lo più irrisolto ed è peggiorato se c'è nebbia, fumo, polvere, pioggia, neve, smog, schiuma, o sostanze chimiche oscuranti volutamente disperse nell'aria. 
In sostanza, un laser genera un raggio di luce che necessita di aria pulita o un vuoto per funzionare senza problemi. Tuttavia, il laser e altre armi ad energia diretta sono un punto fermo nella ricerca.
Molti tipi di laser possono potenzialmente essere usati come armi invalidanti, grazie alla loro capacità di produrre una perdita della vista temporanea o permanente quando diretti agli occhi. Il grado, il carattere e la durata della compromissione della vista causata dall'esposizione degli occhi alla luce laser varia con la potenza del laser, la lunghezza d'onda, la collimazione del raggio, l'esatto orientamento del raggio e la durata dell'esposizione. I laser anche di una frazione di watt di potenza possono produrre una perdita della vista immediata e permanente in determinate condizioni, rendendo tali laser potenziali armi non letali ma invalidanti. L'estremo handicap rappresentato dalla cecità indotta dal laser rende l'uso dei laser anche come armi non letali moralmente controverso, e le armi progettate per causare cecità permanente sono state bandite dal Protocollo sulle armi laser accecanti.
Le armi progettate per causare cecità temporanea, note come abbaglianti, vengono utilizzate dalle organizzazioni militari e talvolta dalle forze dell'ordine. Gli incidenti in cui i piloti sono stati esposti ai laser durante il volo hanno spinto le autorità aeronautiche a implementare procedure speciali per affrontare tali rischi.
Le armi laser in grado di danneggiare o distruggere direttamente un bersaglio in combattimento sono in fase sperimentale avanzata. L'idea generale delle armi a raggio laser è quella di colpire un bersaglio con un treno di brevi impulsi di luce. La rapida evaporazione ed espansione della superficie provoca onde d'urto che danneggiano il bersaglio. La potenza necessaria per proiettare un raggio laser ad alta potenza di questo tipo è oltre il limite dell'attuale tecnologia di alimentazione mobile, favorendo così i laser dinamici a gas alimentati chimicamente. Esempi di sistemi sperimentali includevano il MIRACL e il laser tattico ad alta energia, che ora sono fuori produzione.
La Marina degli Stati Uniti ha testato il sistema di armi laser a brevissimo raggio (1 miglio) da 30 kW o LaWS da utilizzare contro bersagli come piccoli UAV, granate a razzo e motori visibili di motoscafi o elicotteri. È stato definito come "sei laser di saldatura legati insieme". Un sistema da 60 kW, HELIOS, è in fase di sviluppo nel 2020.

Panoramica

Sono state sviluppate armi ad energia diretta basate su laser, come il Boeing Airborne Laser che è stato montato all'interno di un Boeing 747 e denominato YAL-1: era destinato a colpire ed inibire missili balistici a corto e medio raggio nella loro fase di spinta.
Un altro esempio di utilizzo diretto di un laser come arma difensiva è stato ricercato per la Strategic Defense Initiative (SDI, soprannominata "Star Wars") e per i suoi programmi successivi. Questo progetto utilizzerà sistemi laser terrestri o spaziali per distruggere i missili balistici intercontinentali (ICBM) in arrivo. I problemi pratici nell'utilizzo e nel mirare a questi sistemi erano molti; in particolare il problema della distruzione dei missili balistici intercontinentali nel momento più opportuno, la fase di potenziamento subito dopo il lancio. Ciò comporterebbe dirigere un laser attraverso una grande distanza nell'atmosfera, che, a causa della diffusione ottica e della rifrazione, piegherebbe e distorcerebbe il raggio laser, complicando il puntamento del laser e riducendone l’efficienza. Un'altra idea del progetto SDI è stata il laser a raggi X a pompa nucleare. Questa era essenzialmente una bomba atomica in orbita, circondata da mezzi laser sotto forma di bacchette di vetro; quando la bomba esplode, le barre sarebbero state bombardate da fotoni di raggi gamma altamente energetici, provocando l'emissione spontanea e stimolata di fotoni di raggi X negli atomi che le compongono. 
Ciò porterebbe all'amplificazione ottica dei fotoni a raggi X, producendo un raggio laser a raggi X che sarebbe minimamente influenzato dalla distorsione atmosferica e in grado di distruggere i missili balistici intercontinentali in volo. Il laser a raggi X sarebbe un dispositivo strettamente one-shot, che si autodistruggerebbe all'attivazione. Alcuni test iniziali di questo concetto sono stati eseguiti con test nucleari sotterranei; tuttavia, i risultati non sono stati incoraggianti. La ricerca su questo approccio alla difesa missilistica è stata interrotta dopo che il programma SDI è stato annullato.

Electrolaser

Un elettrolaser ionizza prima il suo percorso target, quindi invia una corrente elettrica lungo la traccia conduttrice del plasma ionizzato, un po’ come un fulmine. Funziona come una versione gigante, ad alta energia e a lunga distanza del Taser o della pistola stordente.

Proiettile a energia pulsata

I sistemi a proiettile a energia pulsata o PEP emettono un impulso laser a infrarossi che crea plasma in rapida espansione sul bersaglio. Il suono, lo shock e le onde elettromagnetiche risultanti stordiscono il bersaglio e causano dolore e paralisi temporanea. L'arma è in fase di sviluppo ed è intesa come arma non letale nel controllo della folla sebbene possa anche essere usata come arma letale.

Dazzler

Un abbagliatore è un'arma a energia diretta destinata ad accecare temporaneamente o disorientare il suo bersaglio con intense radiazioni dirette. Gli obiettivi possono includere sensori o visione umana. Gli abbagliatori emettono luce infrarossa o invisibile contro vari sensori elettronici e luce visibile contro gli esseri umani, quando sono destinati a non causare danni a lungo termine agli occhi. Gli emettitori sono generalmente laser, che rendono ciò che viene definito un abbagliamento laser. La maggior parte dei sistemi contemporanei è trasportabile dall'uomo e opera nelle aree rossa (un diodo laser) o verde (un laser a stato solido pompato a diodi, DPSS) dello spettro elettromagnetico.
Sviluppati inizialmente per uso militare, i prodotti non militari stanno diventando disponibili per l'uso nelle forze dell'ordine e nella sicurezza:
  • Il fucile PHASR (staff halting and stimulation response rifle) è un prototipo di abbagliatore laser non letale sviluppato dal Directed Energy Directorate dell'Air Force Research Laboratory, Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Il suo scopo è disorientare temporaneamente e accecare un bersaglio. Le armi laser accecanti sono state testate in passato, ma sono state bandite dal Protocollo delle Nazioni Unite del 1995 sulle armi laser accecanti, a cui gli Stati Uniti hanno aderito il 21 gennaio 2009; Il fucile PHASR, un laser a bassa intensità, non è vietato ai sensi di questo regolamento, poiché l'effetto accecante è inteso come temporaneo. Utilizza anche un laser a due lunghezze d'onda. Il PHASR è stato testato alla Kirtland Air Force Base, parte del Directed Energy Directorate dell'Air Force Research Laboratory in New Mexico;
  • Lo ZM-87;
  • PY132A è un abbagliatore cinese anti-drone;
  • La pistola laser sovietica è un'arma prototipo progettata per i cosmonauti;
  • L'Optical Dazzling Interdictor, Navy (ODIN) è un laser statunitense che verrà testato sul campo nel 2019 su un cacciatorpediniere di classe Arleigh Burke. 

L’US ARMY prevede a breve di mettere in campo l'arma laser più potente mai realizzata: un laser da 250-300 kilowatt sarebbe fino a dieci volte più potente delle armi laser esistenti: il laser ad alta energia (IFPC-HEL) per la protezione contro gli attacchi indiretti; sarà un'arma da 250 a 300 kilowatt, fino a 10 volte più potente del sistema di armi laser della marina americana. L'aumento di potenza dovrebbe essere sufficiente per distruggere obiettivi grandi quanto i missili da crociera in arrivo.
Le forze armate statunitensi stanno spingendo i laser in grande stile, con tutti e tre i servizi principali - esercito, marina e aeronautica - spingendo forte per installarli e renderli operativi su veicoli terrestri, navi e aerei. L'attrattiva principale dei laser è il loro rapido tempo di reazione, letteralmente la velocità della luce, e la loro capacità di sparare un numero elevato di colpi senza dover accumulare scorte di proiettili, razzi o missili.
I laser invece fanno affidamento sull'energia elettrica e finché c'è elettricità per alimentare l'arma, teoricamente può tirare fuori un numero infinito di colpi; è fondamentalmente il costo del carburante del generatore: circa $ 10 per colpo.
Dall'inizio di quest'anno l'esercito sta cercando di sviluppare un'arma laser da 100 kilowatt e ora punta a un'arma da 250 a 300 kilowatt. Finora l'esercito si è interessato alle armi per ingaggiare droni nemici e sciami di droni: l'IFPC-HEL sarà abbastanza potente da abbattere un missile da crociera in arrivo.
300 kilowatt sono dieci volte di più dell'unica arma laser attualmente in funzione, il LaWS o Laser Weapon System: un laser da 40 milioni di $ e 30 kilowatt installato sulla nave anfibia USS Ponce nel 2014. Sebbene apparentemente non sia mai stato utilizzato in azione, il LaWS è in grado di accecare le forze nemiche come avvertimento, abbattendo droni, la disattivazione di imbarcazioni o il danneggiamento di elicotteri.
I laser di potenza sono più simili alla luce solare concentrata da una lente d'ingrandimento che a impulsi di luce. I laser con potenza inferiore devono concentrarsi sul bersaglio per diversi secondi, mentre i laser più grandi possono cavarsela con impulsi più rapidi, facendo i danni necessari più velocemente. Un missile da crociera utilizza un sistema di guida, una testata, carburante ed un motore a turbogetto. Un impulso laser potrebbe annichilire il sistema di guida, far esplodere la testata o il serbatoio del carburante o danneggiare il motore. In alternativa, potrebbe causare danni alla fusoliera e alle ali del missile, facendolo diventare instabile aerodinamicamente.
Il nuovo laser sarà montato su di un camion e probabilmente accompagnato da un veicolo generatore. Una posizione di tiro su un'altura gli consentirebbe di ingaggiare bersagli alla massima distanza, prima che possano minacciare le forze amiche. Un primo plotone di quattro veicoli laser entrerà in servizio con l’Us Army entro il 2024.

ENGLISH

Past, present and future of directed energy weapons

The idea of using laser-based weapon systems has captured people's imaginations since ancient times. While this type of vision was only represented in science fiction, over the past forty years there has been continuous progress in the research and development of laser weapon systems that have made them an established reality today. The development of laser weapons was particularly efficient during the late 1970s and 1980s. For example, the American company TRW Inc. was responsible for the design of the Baseline Demonstration Laser: the world's first high-energy chemical laser. 
The following year, the company produced six more high-energy lasers, including MIRACL, an advanced mid-infrared chemical laser developed for the US Navy. The research conducted in the 1990s culminated in a report by the Defense Science Board task force and published in 2001 that concluded that 'a family of applications for high-energy laser technologies is feasible over the next two decades'. However, as of 2001, the report recognised that to realise the true potential of laser weapons, a number of 'scientific and technological tasks' still needed to be matured.
The pace of development of this very important innovation has accelerated since 2000. As the current focus of the industry shifted from chemical to fibre laser weapon systems, a number of technological limitations were overcome. Since then, laser weapon systems are significantly more compact, reliable, lightweight and powerful. Ground-based laser technologies, for example, have been downsized and are now available at the tactical level. In fact, one of the problems that the Defense Science Board Task Force outlined regarding laser systems mounted on tracked and non-tracked ground vehicles was their large size, heavy weight, the heat created by the 100-kW laser, and the time required for its cooling. As reiterated in the 2001 report, the US ARMY, on the other hand, needs "compact, low-weight protective weapons" that can be deployed easily and quickly in any theatre of operations.
Anti-structure laser weapons are developed with the objective of damaging and destroying hostile military equipment at a distance. To this end, experts have agreed that the energy density emitted by the laser should be equivalent to a minimum power of 100 kW in order to damage or destroy the composite structure of the target in question by thermal effect. However, this power requirement depends on the target components and lasers with a lower energy output that are also developed. For example, working on a high-energy laser test truck, Lockheed Martin reduced the energy output of the solid-state laser to 58 kW and decided to place it on hybrid vehicles: in this way, the same engine can move the vehicle and provide energy for the laser weapon. Today, the size and weight of laser systems are much smaller.
Perhaps the most recent advance was a test conducted by the US SHiELD (Self-Protect High Energy Laser Demonstrator) programme; SHiELD aims to produce self-defence against surface-to-air and air-to-air missiles. The laser Demonstrator weapon system annihilated a number of missiles during an exercise: this type of test is considered a key step in the development of the SHiELD system and shows that directed energy systems are well on their way to changing the rules of the game.
In this perspective, many countries such as the US, Russia, China and, to a lesser extent, Turkey and Germany, are developing these weapon systems to gain an advantage over their rivals in what appears to be a new arms race. On the other hand, it could also be argued that these weapons are used as demonstrators of power for deterrence purposes. In autumn 2018, the Peresvet laser was incorporated into the Russian army and, according to its president, Russia is allegedly developing weapons that until recently only existed in science fiction and that will change the way warfare is conducted: it remains to be seen whether or not these weapons will become a 'game changer'. 
To date, it is only possible to speculate on how these weapons will be deployed. At first, the military imagined using them to counter ballistic missiles; more recently, it has been argued that these weapons could also be used to target hypersonic cruise missiles. However, by their nature, these missiles have reinforced structures, particularly at the warhead level, to withstand high temperatures and also power lasers. The first laser weapon system that would be operational would certainly be one that would provide close protection from drones (at the tactical level) for platoons operating on the battlefield. Laser weapons could also be used against mortars, artillery and rockets. 
But what can laser weapons really bring to the arsenal of military powers? 
The first advantage would be immediacy, at least from the point of view of shooting. Indeed, the length of preparation is almost non-existent for lasers compared to a missile attack. Moreover, the flight time of a laser is equivalent to the speed of light and its cost per shot is significantly cheaper than that of missiles. This allows for a higher and cheaper rate of fire. However, the lethality of missiles is currently higher and their effect is immediate while the impact of laser weapons may, in some cases, have a delayed effect. For example, the best way for lasers to neutralise small boats would be to target their fuel tanks to ignite the vessel. The logistical footprint is also a very important component in favour of laser systems.
Many challenges have been overcome as various technological developments have matured, yet there are still many outstanding questions to be answered for lasers to become an operational weapon on the ground. In addition to technical considerations, an open question concerns how these future weapons would be used. This raises a number of doctrinal and ethical questions. It is indeed worth noting that a laser beam, once generated, spreads out until it encounters an element that absorbs or reflects it. However, this leads to a number of problems: how could the military guarantee that no collateral damage will be caused to a third party passing through or within the beam of the laser beam? How could it be guaranteed that the beam would stop immediately after hitting the target? What technical and legal mechanisms could be implemented to avoid or address these problems?
The concepts of forced deployment have not yet been agreed upon. This is a key step in building a framework that encompasses the tactical, operational, strategic and legal levels. However, before reaching full operational capability, militaries will need to test these new technologies on a variety of levels, as well as adapt their operational concepts following lessons learned. To be integrated into the range of weapons and armaments, the use of laser weapons will have to provide answers, or at least provide more clarification, to the following questions: What will be their added value compared to other weapon systems? How will the military handle any collateral damage arising from their use?

Laser weapons are changing the equation of battlefield defence as they offer power and flexibility in a technology-driven era.

In 2017, one Western nation detected an unusual threat: a small quadcopter drone, the kind anyone can buy online for $200, was approaching. A $3 million Patriot missile was launched to shoot it down, eliminating the threat, but at a disproportionate cost. The incident highlighted a problem facing armed forces around the world: what is the best defence against a new generation of weapons?
With technology evolving rapidly, warfare is evolving along similar lines all over the world. Today's threats are technologically advanced, relatively low-cost, small-scale and lethal. Responding to several hundred cheap drones with the most expensive missiles is not a sustainable strategy. New defensive measures leverage artificial intelligence to help decision-makers respond to potential threats with tactical speed, using data, predictive analytics and swarms of UAVs.
Directed energy laser weapon systems are a proven solution that effectively addresses technology-driven threats with performance that is more accurate, flexible and cost-effective than traditional ballistics; they are designed to be accurate, produce minimal collateral damage and, in essence, offer infinite usability: this is a critical capability when faced with large numbers of low-cost distributed threats such as a swarm of drones, each carrying a tiny, lethal explosive charge.
Today's directed energy weapon systems have decades of research behind them. One of the leaders in the field - Lockheed Martin - has spent 40 years designing and developing electromagnetic energy systems and increasing their power to create directed energy defence systems.
Powered by batteries, generators or existing power sources, Lockheed Martin's technology consists of a combined spectral beam fibre laser: small, powerful and extremely accurate. It uses beam control optics and software algorithms to concentrate a stream of multiple several kilowatt fibre lasers into a single beam of high quality and power.
The energy travels through mirrors, lenses and windows and can be adjusted for any atmospheric distortions on the way to engage its hostile target. Normal ballistic challenges such as wind and gravity are not a factor and the beam can disable a truck engine, burn a dinghy or bring down a drone. Laser light is invisible: the enemy would not know where the laser beam, which travels at the speed of light, is coming from.
The unique characteristics of directed energy weapons change the defence equation both tactically and financially. Troops in the field do not have to worry about carrying heavy ammunition. The 'ammunition' is simply the supply and the magazine is unlimited. Their stealthy operation makes them ideal for surprise engagements - the enemy never notices - and they can track and eliminate targets at both short and long range.
Directed energy weapons offer huge potential cost savings and added value in any tactical scenario. Traditional weapons cost thousands or millions of dollars per shot and are limited by availability. As long as they have available power, laser weapons are infinitely renewable; the initial cost is offset by the fact that the energy source, be it fuel, oil or a nuclear reactor, is often already in place.
Laser weapons technology is intended to complement existing defence platforms, not to replace traditional kinetic ballistic systems. Such devices are designed to act as an additional layer of defence that provides an advantage by protecting troops and critical assets.
Lockheed Martin is ready to deploy and integrate directed energy technology by 2021. It is the first company to take laser weapon systems out of the lab and make them available to soldiers, sailors and all military personnel in all branches. "It's time for these systems to start moving into the field," said Steven Botwinik, director, Sensors & Global Sustainment Advanced Programs at Lockheed Martin. "They're ready now."
Lockheed Martin's research and development expertise provides the knowledge needed to integrate such weapons on every defence platform. There are obviously different priorities for each branch. All the services have the same need to find a target and defeat it, and the core technologies are the same, but there are differences in how they might apply them in terms of tactics and objectives.
Lockheed Martin's ATHENA system, which is a prototype land transportable system, is designed to defeat low-value, close-range threats: it is also helping to transform other defence platforms. The company also supplies the laser weapon system for the US Navy's HELIOS programme, which has been embarked on a DDG-51, and provides key subsystems for the USAF's SHiELD programme, a high-powered laser mounted on an aircraft or any existing architecture. These systems are designed to be connected to any existing military system.
Once implemented, directed energy weapons will become a defensive norm; they are excellent not only at efficiently producing tactical electro-optical systems, but also at sustaining them over time. Laser systems are being developed that must be able to operate repeatedly in hostile warfare environments. We already have the logistical and support expertise to maintain these systems anytime, anywhere in the world, for years and decades to come.

US ARMY: Lasers capable of dealing with hypersonic weapons

In less than four years, the US ARMY will deploy a hypersonic weapon and a directed energy weapon. The Office of the Undersecretary will provide a battery of operational long-range hypersonic weapons to the military by 2023, and will deploy a battery of Stryker combat vehicles with 50-kilowatt lasers by the end of fiscal year 2022. The Office of the Under Secretary of the Army for Acquisition, Logistics and Technology, where it oversees the development of all hypersonic, directed-energy and space-based weapons for the US Army, is based at Redstone Arsenal, Alabama, but directs the RCCTO, which is based at the Pentagon. The RCCTO - known as the Rapid Capabilities Office - underwent a transformation in March 2019: from a focus on high-priority capability gaps identified by combatant commanders in 2016 - which put it on a path focused on electronic warfare, cyberspace, and the development of position, navigation, and timing capabilities - and transitioned to an organization focused on providing capabilities for a modernized force under the purview of Army Futures Command, which officially opened for business last year. RCCTO's job will be to act as a bridge between the science and technology community and the programme executive offices, helping to get technology out of development and into the hands of the military, first on a small scale and then on a larger scale when it is passed on to the programme offices.
The AFC has tasked the RCCTO to be, literally, laser-focused on hypersonic weapons and directed energy. The RCCTO's priority is now hypersonic weapons, followed by directed energy weapons. The RCCTO is governed by a council of top US ARMY leaders who have recently laid out plans to get hypersonic weapons and lasers into the hands of operational militaries in the field quickly.

As for hypersonics ...

The US Army has an important part in the broader Pentagon programme called Conventional Prompt Strike, which focuses on strategic hypersonic capabilities. The US Army is partnering with the US NAVY to develop a booster for the hypersonic missile and is leading a team with the Navy and the USAF to develop a common glide body and make it reproducible on a large scale.
This is a very exciting opportunity because in the preliminary phase, the Army is tasked with transferring all the original prototypes from the government to a supplier for the purpose of commercialisation: it will be responsible for building the industrial base in the US to develop this technological capability.
The US Army is finalising the design work for the prototypes and plans to conduct flight tests focusing on maximum range, environmental factors and hostile environments.
In 2023, the US Army expects to have a command and control capability through the Advanced Field Artillery Tactical Data System and the MH70 trailers to be built for the mobile roadside weapon system.
However, the US Army will need to industrialise an erector transporter launcher to accommodate two hypersonic missiles simultaneously.
The service will equip a strategic battalion of the Multidomain Operations Task Force with a mobile battery in order to deploy a rapid reaction capability, but also to train to use the equipment, develop possible tactics, techniques and procedures that could be used in combat and to learn how to train to use the weapons.
The US Army is reportedly working to select a supplier to build the systems by August 2021.

Let's talk about lasers

There is a larger effort to decide which service will take ownership of the many specific directed energy development efforts underway across the Pentagon, and a comprehensive department-wide strategy is expected in the near term. This strategy is intended to present accelerated paths to high-powered, directed-energy microwave weapon capabilities.
However, fielding a 50-kilowatt laser on a Stryker armoured vehicle is critical to the US military: the service is moving quickly as more comprehensive plans for directed energy take shape and will acquire four of the vehicles by the end of FY22.
The construction of a Stryker with a 50-kilowatt laser is a big step up from the 5-kilowatt laser the Army tested on the vehicle just a year ago in Germany at the Joint Warfighting Assessment.
The U.S. Army chose to use operational prototypes equipped with 50-kilowatt lasers mounted on the Stryker because the capability needs to keep up with a brigade's combat teams and because it challenges the service to solve size, weight and power issues on a small platform like the Stryker.
The path is not far off from what the Army laid out in its fiscal 2019-2023 five-year budget plan. In it, the Army confirmed that it would consider putting a 50-kilowatt laser on its short-range air defence solution in less than five years, or by FY22. This solution is based on the Stryker.
A laser weapon is a directed energy weapon, and after decades of research and development, directed energy weapons, including lasers, are still in the experimental stage; it remains to be seen if or when they will be deployed as practical, high-performance military weapons.  Atmospheric thermal blooming has been a major problem, still largely unresolved and made worse if there is fog, smoke, dust, rain, snow, smog, foam, or obscuring chemicals deliberately dispersed in the air. 
In essence, a laser generates a beam of light that requires clean air or a vacuum to operate smoothly. However, lasers and other directed energy weapons are a staple in research.
Many types of lasers have the potential to be used as disabling weapons due to their ability to produce temporary or permanent vision loss when directed at the eyes. The degree, character and duration of visual impairment caused by exposure of the eyes to laser light varies with laser power, wavelength, beam collimation, exact beam orientation and duration of exposure. Lasers of even a fraction of a watt of power can produce immediate and permanent vision loss under certain conditions, making such lasers potential non-lethal but disabling weapons. The extreme handicap of laser-induced blindness makes the use of lasers even as non-lethal weapons morally controversial, and weapons designed to cause permanent blindness have been banned under the Blinding Laser Weapons Protocol.
Weapons designed to cause temporary blindness, known as high beams, are used by military organisations and sometimes by law enforcement agencies. Incidents in which pilots have been exposed to lasers during flight have prompted aviation authorities to implement special procedures to deal with such risks.
Laser weapons capable of directly damaging or destroying a target in combat are at an advanced experimental stage. The general idea of laser beam weapons is to hit a target with a train of short pulses of light. The rapid evaporation and expansion of the surface causes shock waves that damage the target. The power required to project such a high-powered laser beam is beyond the limit of current mobile power technology, favouring chemically powered dynamic gas lasers. Examples of experimental systems included the MIRACL and the high-energy tactical laser, which are now out of production.
The US Navy tested the 30 kW ultra-short-range (1 mile) laser weapon system or LaWS for use against targets such as small UAVs, rocket-propelled grenades and visible motors of speedboats or helicopters. It has been defined as 'six welding lasers strung together'. A 60 kW system, HELIOS, is under development in 2020.

Overview

Laser-based directed energy weapons have been developed, such as the Boeing Airborne Laser that was mounted inside a Boeing 747 and named YAL-1: it was intended to target and inhibit short- and medium-range ballistic missiles in their boost phase.
Another example of the direct use of a laser as a defensive weapon is being sought for the Strategic Defense Initiative (SDI, nicknamed 'Star Wars') and its successor programmes. This project will use terrestrial or space-based laser systems to destroy incoming intercontinental ballistic missiles (ICBMs). The practical problems in using and targeting these systems were many; in particular the problem of destroying ICBMs at the most opportune time, the boost phase immediately after launch. 
This would involve directing a laser across a large distance in the atmosphere, which, due to optical diffusion and refraction, would bend and distort the laser beam, complicating laser aiming and reducing its efficiency. Another idea of the SDI project was the nuclear-pumped X-ray laser. This was essentially an atomic bomb in orbit, surrounded by laser media in the form of glass rods; when the bomb explodes, the rods would be bombarded by highly energetic gamma-ray photons, causing the spontaneous and stimulated emission of X-ray photons into the atoms that comprise them. 
This would lead to the optical amplification of the X-ray photons, producing an X-ray laser beam that would be minimally affected by atmospheric distortion and capable of destroying intercontinental ballistic missiles in flight. The X-ray laser would be a strictly one-shot device, self-destructing upon activation. Some initial tests of this concept were carried out with underground nuclear tests; however, the results were not encouraging. Research on this approach to missile defence was halted after the SDI programme was cancelled.

Electrolaser

An electrolaser first ionises its target path, then sends an electric current along the conducting track of the ionised plasma, rather like lightning. It works like a giant, high-energy, long-range version of the Taser or stun gun.

Pulsed energy projectile

Pulsed energy projectile or PEP systems emit an infrared laser pulse that creates rapidly expanding plasma on the target. The resulting sound, shock and electromagnetic waves stun the target and cause pain and temporary paralysis. The weapon is under development and is intended as a non-lethal weapon in crowd control although it can also be used as a lethal weapon.

Dazzler

A dazzler is a directed energy weapon intended to temporarily blind or disorient its target with intense direct radiation. Targets may include sensors or human vision. Dazzlers emit infrared or invisible light against various electronic sensors and visible light against humans when intended to cause no long-term damage to the eyes. The emitters are generally lasers, which make what is called a laser glare. Most contemporary systems are man-portable and operate in the red (a diode laser) or green (a diode-pumped solid-state laser, DPSS) areas of the electromagnetic spectrum.
Initially developed for military use, non-military products are becoming available for use in law enforcement and security:
  • The PHASR (staff halting and stimulation response rifle) is a prototype non-lethal laser dazzler developed by the Directed Energy Directorate of the Air Force Research Laboratory, US Department of Defense. Its purpose is to temporarily disorient and blind a target. Blinding laser weapons have been tested in the past, but were banned by the 1995 UN Protocol on Blinding Laser Weapons, to which the US acceded on 21 January 2009;
  • The PHASR rifle, a low-intensity laser, is not banned under this regulation, as the blinding effect is intended to be temporary. It also uses a two-wavelength laser. PHASR was tested at Kirtland Air Force Base, part of the Directed Energy Directorate of the Air Force Research Laboratory in New Mexico;
  • The ZM-87;
  • PY132A is a Chinese anti-drone dazzler;
  • The Soviet laser gun is a prototype weapon designed for cosmonauts;
  • The Optical Dazzling Interdictor, Navy (ODIN) is a US laser that will be field tested in 2019 on an Arleigh Burke-class destroyer. 

The US ARMY soon plans to field the most powerful laser weapon ever made: a 250-300 kilowatt laser would be up to ten times more powerful than existing laser weapons: the High Energy Laser (IFPC-HEL) for protection against indirect attacks; it will be a 250- to 300-kilowatt weapon, up to 10 times more powerful than the US Navy's laser weapon system. The increase in power should be enough to destroy targets as large as incoming cruise missiles.
The US military is pushing lasers in a big way, with all three major services - army, navy and air force - pushing hard to install them and make them operational on land vehicles, ships and aircraft. The main attraction of lasers is their fast reaction time, literally the speed of light, and their ability to fire a large number of shots without having to stockpile bullets, rockets or missiles.
Lasers, on the other hand, rely on electricity, and as long as there is electricity to power the weapon, it can theoretically get off an infinite number of shots; it's basically the cost of fuel for the generator: about $10 per shot.
Since the beginning of this year, the army has been trying to develop a 100-kilowatt laser weapon and is now aiming for a 250- to 300-kilowatt weapon. So far the army has been interested in weapons for engaging enemy drones and drone swarms: the IFPC-HEL will be powerful enough to shoot down an incoming cruise missile.
300 kilowatts is ten times more than the only laser weapon currently in operation, the LaWS or Laser Weapon System: a $40 million, 30-kilowatt laser installed on the amphibious ship USS Ponce in 2014. Although apparently never used in action, the LaWS is capable of blinding enemy forces as a warning, shooting down drones, disabling boats or damaging helicopters.
High-power lasers are more like sunlight concentrated by a magnifying glass than pulses of light. Lower power lasers have to concentrate on the target for several seconds, while larger lasers can get away with faster pulses, doing the necessary damage faster. A cruise missile uses a guidance system, a warhead, fuel and a turbojet engine. A laser pulse could annihilate the guidance system, explode the warhead or fuel tank, or damage the engine. Alternatively, it could cause damage to the missile's fuselage and wings, making it aerodynamically unstable.
The new laser will be mounted on a truck and probably accompanied by a generator vehicle. A firing position on high ground would allow it to engage targets at maximum range before they can threaten friendly forces. A first platoon of four laser vehicles will enter service with the US Army by 2024.

(Web, Google, Defensenews, Wikipedia, Finabel, Lockheed Martin, You Tube)














 

venerdì 8 gennaio 2021

Il Northrop P-61 Black Widow (vedova nera) era un caccia notturno bimotore ad ala media sviluppato dall'azienda aeronautica statunitense Northrop Corporation


Il Northrop P-61 Black Widow (vedova nera) era un caccia notturno bimotore ad ala media sviluppato dall'azienda aeronautica statunitense Northrop Corporation nei primi anni quaranta ed utilizzato dalla United States Army Air Forces (USAAF) durante la seconda guerra mondiale, l'unico concepito per questo scopo da parte degli USA.




Storia del progetto

Lo sviluppo del P-61 si basò su due esigenze parallele, entrambe emerse nel 1940: quella per un caccia di scorta a lungo raggio per l'US Army e quella di un intercettatore notturno per la RAF. Il primo requisito fu sollecitato dal Colonnello Elliott Roosevelt, figlio del presidente e pilota militare che ispirò diverse specifiche del Matériel Command dell'US Army, soprattutto relative ad aerei a grande autonomia. I suoi suggerimenti furono accolti e il 12 aprile 1940 fu emessa una lettera d'invito a presentare proposte cui risposero diverse ditte tra le quali Curtiss-Wright, Hughes e Lockheed; la Northrop apparentemente non fece in tempo a rispondere entro i termini del bando, così come la Beech, che stava lavorando a un progetto del genere e, quando il requisito si trasformò nella richiesta di un "distruttore", risultò vincitrice con l'XA-38 Grizzly che, comunque, rimase senza seguito.
La Curtiss aveva portato avanti i suoi studi su un caccia veloce bimotore caratterizzato dalla sistemazione dei propulsori in posizione spingente, due Pratt & Whitney R-4360-13 Wasp Major radiali a 28 cilindri, raffreddati ad aria, da 3450HP collegati ad eliche controrotanti; l'USAAF ne richiese due prototipi come XP-71 ma, alla fine, cancellò il programma il 26 agosto 1943. Nella specifica cercò di inserirsi la Hughes con il suo D-2A o D-3 XP-73 Convoy Protector del quale fu costruito un solo prototipo, che l'USAAF rifiutò. A questo tema la Lockheed dedicò due progetti, l'L-121 e il similare L-134-3. La Northrop stava lavorando al progetto NS-8, sulla base di uno studio di Vladimir Pavlecka, quando, nell'agosto del 1940, la British Purchasing Commission inglese richiese un intercettatore dotato di radar con cui fronteggiare gli attacchi notturni dei bombardieri tedeschi. Il Tenente Generale Delos Emmons, ufficiale di collegamento con la RAF, stilò una specifica relativa a un bimotore pesante, in grado di rimanere in aria per 8 ore. Il 22 ottobre, Jack Northrop e Pavlecka si incontrarono per discutere la specifica e nacque quello che, provvisoriamente, fu chiamato British Night Fighter.
Contemporaneamente la Douglas sviluppava l'XA-26A, la versione da caccia notturna dell'Invader che, però, non ebbe seguito. Un disegno di massima fu presentato il 14 novembre 1940, poi affinato in una forma vicina a quella definitiva il 22 novembre, per arrivare alla stesura finale NS-8A il 5 dicembre 1940, secondo le direttive di Jack Northrop, Walter Cerny e William Sears. Il 17 del mese la Northrop presentò al Matériel Command il preventivo per due prototipi e due modelli per galleria del vento, accettato l'11 gennaio 1941 e formalizzato il 30 gennaio per 1.367.000 dollari. Il 10 marzo 1941, con un ulteriore contratto, furono ordinati 13 esemplari di pre-serie e una cellula per prove statiche. Il simulacro in legno in scala 1:1 fu esaminato il 2 aprile 1941 e, nei mesi successivi, procedette la messa a punto del radar Western Electric SCR-520B e dell'armamento. Il 24 dicembre 1941 la Northrop ricevette una lettera d'intenzione per 100 esemplari di serie, designati P-61, aumentati a 150 il 17 gennaio 1942 e a 410 il 12 febbraio, con la previsione di "girarne" 50 alla RAF.
Dopo aver considerato svariate configurazioni, l'XP-61 vide la luce con un'architettura bitrave, molto simile a quella dei bimotori Lockheed, e con due motori Pratt & Whitney R-2800-25S Double Wasp da 2000HP; questi propulsori andarono soggetti ad avarie durante le prove e furono sostituiti con gli R-2800-10. Il primo volo si svolse dal Northrop Field di Hawthorne il 26 maggio 1942, con il collaudatore Vance Breese, in grande segretezza. Un anno dopo iniziarono i collaudi degli YP-61 di pre-serie e il primo di essi fu accettato l'8 luglio 1943.In ottobre uscì di fabbrica il primo P-61A-1 di serie, ma il nuovo aereo fu presentato alla stampa solamente l'8 gennaio 1944. Il primo reparto operativo ad essere equipaggiato con i P-61A fu il 422nd Night-Fighter Squadron, basato in Inghilterra, al quale i primi Black Widow furono consegnati il 23 maggio 1944.
Il P-61 fu prodotto con una stessa identica cellula fino all'XP-61E, destinato all'impiego diurno; in questo ruolo il Black Widow non fu costruito, ma la cellula modificata fu alla base della versione da ricognizione F-15 Reporter. Questi bimotori Northrop furono realizzati in 742 esemplari, 706 P-61 e 36 F-15.




Tecnica

Si trattava del più grande e costoso caccia della seconda guerra mondiale. Aveva una doppia trave di coda come il P-38 Lightning, con il quale avrebbe potuto essere scambiato, ma l'equipaggio era di 2 uomini, e nel muso era ospitato un grande radar d'intercettazione, ricoperto da un rivestimento in materiale dielettrico, come sulle macchine moderne. L'armamento era sopra e sotto l'abitacolo: una torretta dorsale telecomandata con 4 mitragliatrici calibro 12,7, mentre i Cannoni erano sistemati in posizione ventrale. I motori erano sulle ali e avevano la Potenza di 4.000 CV complessivi, struttura radiale a doppia stella e turbocompressori.




Impiego operativo

Per ironia della sorte, il Black Widow era stato concepito principalmente per l'impiego da parte della RAF ma, quando fu disponibile, l'aviazione britannica preferì affidarsi alle contemporanee versioni dei caccia notturni nazionali, dotati di un radar simile. La RAF valutò un P-61A-1 tra il 21 marzo 1944 e il 22 febbraio 1945, ma non richiese i 50 aerei che erano stati previsti. I P-61 entrarono in servizio più o meno contemporaneamente in Europa e nel Pacifico e le prime missioni furono compiute dagli aeroporti di Ford e Hurn sulla costa meridionale dell'Inghilterra per l'intercettazione dei missili V1.Successivamente, i Black Widow furono trasferiti in Francia come caccia notturni. Nel Pacifico i P-61 entrarono in servizio il 3 maggio 1944 con il 419th Night-Fighter Squadron, seguito il 1º giugno dal 421st e in settembre dal 418th. Il loro primo successo in combattimento fu il 30 giugno, con l'abbattimento di un bombardiere giapponese G4M. I P-61 continuarono a operare in Europa e nel Pacifico per tutto il conflitto; furono basati anche in Italia, poiché il 422nd NFS aveva il suo comando a Pontedera dove rimase fino al 13 agosto 1945, per poi trasferirsi in Austria. Nel Pacifico i Black Widow operarono più a lungo sia perché la guerra vi terminò più tardi, sia perché rimasero a far parte delle forze americane che presidiavano la regione. Con la fine della Seconda guerra mondiale la produzione fu sospesa, con l'eccezione dei ricognitori F-15A che rimasero in servizio in Estremo oriente fino al 25 marzo 1949. I Black Widow furono dichiarati obsoleti nel 1948, ma per le loro buone caratteristiche alcuni esemplari continuarono ad essere utilizzati in attività sperimentali, come la valutazione di seggiolini eiettabili o il lancio di missili.




Radar SCR-720

Il modello di produzione dell'SCR-720A montava un trasmettitore radio a scansione nel muso dell'aereo; in modalità Airborne Intercept, aveva un raggio d'azione di quasi cinque miglia (8 km). L'unità poteva anche funzionare come segnalatore aereo / dispositivo di homing, aiuto alla navigazione, o di concerto con le unità IFF interrogatore-risponditore. L'operatore radar dell'XP-61 localizzava i bersagli sul suo mirino e guidava l'unità per tracciarli, vettorando e guidando il pilota verso il bersaglio radar tramite istruzioni orali e correzioni. Una volta a portata di tiro, il pilota utilizzava un cannocchiale più piccolo integrato nel pannello strumenti principale per tracciare e chiudere sul bersaglio.




Versioni:
  • XP-61: due prototipi con motori R-2800-10.
  • YP-61: 13 esemplari di pre-serie.
  • P-61A: prima versione di serie prodotta in 200 esemplari, dei quali i primi 45 con i motori R-2800-10 e i successivi con gli R-2800-65. I primi 37 aerei avevano la torretta dorsale con le quattro armi, mentre i successivi ne erano privi, ma su alcuni fu montata in seguito, utilizzando parti di ricambio.
  • P-61B: seconda versione di serie prodotta in 450 esemplari con modifiche secondarie; la torretta fu reintrodotta dal 201º esemplare, mentre sul P-61B-20 fu montata una versione con un nuovo sistema di puntamento. Il P-61B-2 aveva due punti d'attacco per bombe o serbatoi che dal P-61B-10 diventarono quattro.
  • P-61C: terza e ultima versione di serie della quale furono ordinati 517 esemplari, soltanto 41 dei quali effettivamente costruiti. I motori erano gli R-2800-73 con turbocompressori CH-5 da 2800HP e nuove eliche in acciaio.
  • XP-61D: due P-61A convertiti in prototipi per la valutazione dei motori R-2800-77 turbocompressi da 2100HP.
  • XP-61E: due P-61B ricostruiti come prototipi per una nuova versione diurna per la scorta a lungo raggio; avevano la gondola centrale completamente riprogettata e sistemazione in tandem per due persone di equipaggio. Al posto del radar, nel muso vi erano quattro mitragliatrici da 12,7mm e la capacità di carburante saliva a 4382 litri.
  • XP-61F :il 18° P-61C fu destinato ad una trasformazione simile a quella degli Xp-61E, ma non fu completato.
  • XP-61G: designazione applicata nel 1945 ai P-61B impiegati come ricognitori meteorologici.
  • XF-15 Reporter:ricognitore fotografico strategico basato sulla cellula del P-61E, con muso contenente fino a sei fotocamere, scelte fra 17 tipi differenti in 24 combinazioni. Il prototipo era il primo XP-61E modificato.
  • XF-15A: ulteriore prototipo realizzato convertendo un P-61C, riconoscibile per il diverso disegno delle gondole dei motori.
  • F-15A:versione di serie del Reporter, con motori R-2800-65, ordinata in 175 esemplari, dei quali soltanto 36 effettivamente costruiti. Nel 1947 fu ridesignato R-15A e, nel 1948, RF-61C.
  • F2T-1N: 12 P-61B furono così ridesignati dopo essere stati assegnati ai Marines per addestramento alla caccia notturna.



ENGLISH

The Northrop P-61 Black Widow, named for the North American spider, was the first operational U.S. warplane designed as a night fighter, and the first aircraft designed to use radar. The P-61 had a crew of three: pilot, gunner, and radar operator. It was armed with four 20 mm (.79 in) Hispano M2 forward-firing cannon mounted in the lower fuselage, and four .50 in (12.7 mm) M2 Browning machine guns mounted in a remote-controlled dorsal gun turret.
It was an all-metal, twin-engine, twin-boom design developed during World War II. The first test flight was made on May 26, 1942, with the first production aircraft rolling off the assembly line in October 1943. The last aircraft was retired from government service in 1954.
Although not produced in the large numbers of its contemporaries, the Black Widow was effectively operated as a night-fighter by United States Army Air Forces squadrons in the European Theater, Pacific Theater, China Burma India Theater, and Mediterranean Theater during World War II. It replaced earlier British-designed night-fighter aircraft that had been updated to incorporate radar when it became available. After the war, the P-61—redesignated the F-61—served in the United States Air Force as a long-range, all-weather, day/night interceptor for Air Defense Command until 1948, and Fifth Air Force until 1950.
On the night of 14 August 1945, a P-61B of the 548th Night Fight Squadron named Lady in the Dark was unofficially credited with the last Allied air victory before VJ Day. The P-61 was also modified to create the F-15 Reporter photo-reconnaissance aircraft for the United States Army Air Forces and subsequently used by the United States Air Force.

Development

Origins

In August 1940, 16 months before the United States entered the war, the U.S. Air Officer in London, Lieutenant General Delos C. Emmons, was briefed on British research in radar (RAdio Detection And Ranging), which had been underway since 1935 and had played an important role in the nation's defense against the Luftwaffe during the Battle of Britain. General Emmons was informed of the new Airborne Intercept radar (AI for short), a self-contained unit that could be installed in an aircraft and allow it to operate independently of ground stations. In September 1940, the Tizard Mission traded British research, including the cavity magnetron that would make self-contained interception radar installations practicable, for American production.
Simultaneously, the British Purchasing Commission evaluating US aircraft declared their urgent need for a high-altitude, high-speed aircraft to intercept the Luftwaffe bombers attacking London at night. The aircraft would need to patrol continuously over the city throughout the night, requiring at least an eight-hour loiter capability. The aircraft would carry one of the early (and heavy) AI radar units, and mount its specified armament in "multiple-gun turrets". The British conveyed the requirements for a new fighter to all the aircraft designers and manufacturers they were working with. Jack Northrop was among them, and he realized that the speed, altitude, fuel load and multiple-turret requirements demanded a large aircraft with multiple engines.
General Emmons returned to the U.S. with details of the British night-fighter requirements, and in his report said that the design departments of the Americans' aviation industry's firms possibly could produce such an aircraft. The Emmons Board developed basic requirements and specifications, handing them over towards the end of 1940 to Air Technical Service Command (ATSC) at Wright Field, Ohio. After considering the two biggest challenges—the high weight of the AI radar and the very long (by fighter standards) loiter time of eight hours minimum—the board, including Jack Northrop, realized the aircraft would need the considerable power and resulting size of twin engines, and recommended such parameters. The United States had two twin-row radials of at least 46 liters displacement in development since the late 1930s; the Double Wasp and the Duplex Cyclone. These engines had been airborne for their initial flight tests by the 1940/41 timeframe, and were each capable, with more development, of exceeding 2,000 hp (1,491 kW).
Vladimir H. Pavlecka, Northrop Chief of Research, was present on unrelated business at Wright Field. On 21 October 1940, Colonel Laurence Craigie of the ATSC phoned Pavlecka, explaining the U.S. Army Air Corps' specifications, but told him to "not take any notes, 'Just try and keep this in your memory!'" What Pavlecka did not learn was radar's part in the aircraft; Craigie described the then super-secret radar as a "device which would locate enemy aircraft in the dark" and which had the capability to "see and distinguish other airplanes." The mission, Craigie explained, was "the interception and destruction of hostile aircraft in flight during periods of darkness or under conditions of poor visibility."
Pavlecka met with Jack Northrop the next day, and gave him the USAAC specification. Northrop compared his notes with those of Pavlecka, saw the similarity between the USAAC's requirements and those issued by the RAF, and pulled out the work he had been doing on the British aircraft's requirements. He was already a month along, and a week later, Northrop pounced on the USAAC proposal.
On 5 November, Northrop and Pavlecka met at Wright Field with Air Material Command officers and presented them with Northrop's preliminary design. Douglas' XA-26A night fighter proposal was the only competition, but Northrop's design was selected and the Black Widow was conceived.

Early stages

Following the USAAC acceptance, Northrop began comprehensive design work on the aircraft to become the first to design a dedicated night fighter. The result was the largest and one of the deadliest pursuit-class aircraft flown by the U.S. during the war.
Jack Northrop's first proposal was a long fuselage gondola between two engine nacelles and tail booms. Engines were Pratt & Whitney R-2800-10 Double Wasp 18-cylinder radials, producing 2,000 hp (1,491 kW) each. The fuselage housed the three-man crew, the radar, and two four-gun turrets. The .50 in (12.7 mm) AN/M2 M2 Browning machine guns were fitted with 36 in (91 cm) long, lightweight "aircraft" barrels with perforated sleeves, without the heavy, breech-end cooling collar of the -HB barrel. The turrets were located in the nose and rear of the fuselage. It stood on tricycle landing gear and featured full-span retractable flaps, or "Zap flaps" (named after aircraft engineer Edward Zaparka) in the wings.
The aircraft was huge, as Northrop had anticipated. While far heavier and larger multi-engine bombers existed, its 45.5 ft (14 m) length, 66 ft (20 m) wingspan and projected 22,600 lb (10,251 kg) full-load weight were unheard of for a fighter, making the P-61 hard for many to accept as a feasible fighter aircraft.

Changes to the plan

Some alternative design features were investigated before finalization. Among them were conversion to a single vertical stabilizer/rudder and the shifting of the nose and tail gun turrets to the top and bottom of the fuselage along with the incorporation of a second gunner.
Late in November 1940, Jack Northrop returned to the crew of three and twin tail/rudder assembly. To meet USAAC's request for more firepower, designers abandoned the ventral turret and mounted four 20 mm (.79 in) Hispano M2 cannon in the wings. As the design evolved, the cannon were subsequently repositioned in the belly of the aircraft. The P-61 therefore became one of the few U.S.-designed fighter aircraft to have a quartet of 20 mm (.79 in) cannon — along with the NA-91 version of the Mustang and the U.S. Navy's uprated F4U-1C Corsair as factory-standard in World War II.
Northrop Specification 8A was formally submitted to Army Air Material Command at Wright Field, on 5 December 1940. Following a few small changes, Northrop's NS-8A fulfilled all USAAC requirements, and the Air Corps issued Northrop a Letter of Authority For Purchase on 17 December. A contract for two prototypes and two scale models to be used for wind tunnel testing (costs not to exceed $1,367,000), was awarded on 10 January 1941. Northrop Specification 8A became, by designation of the War Department, the XP-61.

XP-61 development

In March 1941, the Army/Navy Standardization Committee decided to standardize use of updraft carburetors across all U.S. military branches. The XP-61, designed with downdraft carburetors, faced an estimated minimum two-month redesign of the engine nacelle to bring the design into compliance. The committee later reversed the updraft carburetor standardization decision (the XP-61 program's predicament likely having little influence), preventing a potential setback in the XP-61's development.
The Air Corps Mockup Board met at Northrop on 2 April 1941, to inspect the XP-61 mock-up. They recommended several changes following this review. Most prominently, the four 20 mm (.79 in) M2 cannon were relocated from the outer wings to the belly of the aircraft, clustered tightly with the forward-facing ventral "step" in the fuselage to accommodate them placed just behind the rear edge of the nose gear well. The closely spaced, centered installation, with two cannon stacked vertically, slightly outboard of the aircraft's centerline on each side, and the top cannon in each pair only a few inches farther outboard, eliminated the inherent drawbacks of the convergence of wing-mounted guns. Without convergence, aiming was considerably easier and faster, and the tightly grouped cannon created a thick stream of 20 mm (.79 in) projectiles. The removal of the guns and ammunition from the wings also cleaned up the wings' airfoil and increased internal fuel capacity from 540 gal (2,044 l) to 646 gal (2,445 l).
Other changes included the provision for external fuel carriage in drop tanks, flame arrestors/dampers on engine exhausts, and redistribution of some radio equipment. While all beneficial from a performance standpoint (especially the relocation of the cannon) the modifications required over a month of redesign work, and the XP-61 was already behind schedule.
In mid-1941, the dorsal turret mount finally proved too difficult to install in the aircraft, and was changed from the General Electric ring mount to a pedestal mount like that used for the upper turrets in Boeing B-17 Flying Fortresss, Consolidated B-24 Liberators, North American B-25 Mitchells, Douglas A-20s, and other American bombers. Following this modification, the turret itself became unavailable, as operational aircraft, in this case the Boeing B-29 Superfortress, were ahead of experimental aircraft in line for the high-demand component. For flight testing, engineers used a dummy turret.
During February 1942, subcontracting manufacturer Curtiss notified Northrop that the C5424-A10 four-bladed, automatic, full-feathering propeller Northrop had planned for use in the XP-61 would not be ready for the prototype rollout or the beginning of flight tests. Hamilton Standard propellers were used in lieu of the Curtiss props until the originally planned component became available.
The XP-61's weight rose during construction of the prototype, to 22,392 lb (10,157 kg) empty and 29,673 lb (13,459 kg) at takeoff. Engines were R-2800-25S Double Wasp radials; turning 12 ft 2 in diameter Curtiss C5425-A10 four-blade propellers, both rotating counterclockwise when viewed from the front. Radios included two command radios, SCR-522As, and three other radio sets, the SCR-695A, AN/APG-1, and AN/APG-2. Central fire control for the gun turret was similar to that used on the B-29, the General Electric GE2CFR12A3.

P-61C

The P-61C was a high-performance variant designed to rectify some of the combat deficiencies encountered with the A and B variants. Work on the P-61C proceeded quite slowly at Northrop because of the higher priority of the Northrop XB-35 flying wing strategic bomber project. In fact, much of the work on the P-61C was farmed out to Goodyear, which had been a subcontractor for production of Black Widow components. It was not until early 1945 that the first production P-61C-1-NO rolled off the production lines. As promised, the performance was substantially improved in spite of a 2,000 lb (907 kg) increase in empty weight. Maximum speed was 430 mph (690 km/h) at 30,000 ft (9,000 m), service ceiling was 41,000 ft (12,500 m), and an altitude of 30,000 ft (9,000 m) could be attained in 14.6 minutes.
The P-61C was equipped with perforated fighter airbrakes located both below and above the wing surfaces. These were to provide a means of preventing the pilot from overshooting his target during an intercept. For added fuel capacity, the P-61C was equipped with four underwing pylons (two inboard of the nacelles, two outboard) which could carry four 310 gal (1,173 l) drop tanks. The first P-61C aircraft was accepted by the USAAF in July 1945. However, the war in the Pacific ended before any P-61Cs could see combat. The 41st and last P-61C-1-NO was accepted on 28 January 1946. At least 13 more were completed by Northrop, but were scrapped before they could be delivered to the USAAF.
Service life of the P-61C was quite brief, since its performance was being outclassed by newer jet aircraft. Most were used for test and research purposes. By the end of March 1949 most P-61Cs had been scrapped. Two entered the civilian market and two others went to museums.

F-15/RF-61C

In mid-1945, the surviving XP-61E was modified into an unarmed photographic reconnaissance aircraft. All the guns were removed, and a new nose was fitted, capable of holding an assortment of aerial cameras. The aircraft, redesignated XF-15, flew for the first time on 3 July 1945. A P-61C was also modified to XF-15 standards. Apart from the turbosupercharged R-2800-C engines, it was identical to the XF-15 and flew for the first time on 17 October 1945. The nose for the F-15A was subcontracted to the Hughes Tool Company of Culver City, California. The F-15A was basically the P-61C with the new bubble-canopy fuselage and the camera-carrying nose, but without the fighter brakes on the wing.

F2T-1N

The United States Marine Corps had planned to acquire 75 Black Widows, but these were canceled in 1944 in favor of the Grumman F7F Tigercat. In September 1945, however, the Marines received a dozen former Air Force P-61Bs to serve as radar trainers until the Tigercats would be available in squadron strength. Designated F2T-1N these aircraft were assigned to shore-based Marine units and served briefly, the last two F2T-1s being withdrawn on 30 August 1947.

Design

The P-61 featured a crew of three: pilot, gunner, and radar operator. It was armed with four 20 mm (.79 in) Hispano M2 forward-firing cannon mounted in the lower fuselage, and four .50 in (12.7 mm) M2 Browning machine guns lined up horizontally with the two middle guns slightly offset upwards in a remotely aimed dorsally mounted turret, a similar arrangement to that used with the B-29 Superfortress using four-gun upper forward remote turrets. The turret was driven by the General Electric GE2CFR12A3 gyroscopic fire control computer, and could be directed by either the gunner or radar operator, who both had aiming control and gyroscopic collimator sight assembly posts attached to their swiveling seats.
The two Pratt & Whitney R-2800-25S Double Wasp engines were each mounted approximately one-sixth out on the wing's span. Two-stage, two-speed mechanical superchargers were fitted. In an effort to save space and weight, no turbo-superchargers were fitted, despite the expected 50 mph (80 km/h) top speed and 10,000 ft (3,048 m) operational ceiling increases.
Main landing gear bays were located at the bottom of each nacelle, directly behind the engine. The two main gear legs were each offset significantly outboard in their nacelles, and retracted towards the tail; oleo scissors faced forwards. Each main wheel was inboard of its gear leg and oleo. Main gear doors were two pieces, split evenly, longitudinally, hinged at inner door's inboard edge and the outer door's outboard edge.
Each engine cowling and nacelle drew back into tail booms that terminated upwards in large vertical stabilizers and their component rudders, each of a shape similar to a rounded right triangle. The leading edge of each vertical stabilizer was faired smoothly from the surface of the tail boom upwards, swept back to 37°. The horizontal stabilizer extended between the inner surfaces of the two vertical stabilizers, and was approximately ¾ the chord of the wing root, including the elevator. The elevator spanned approximately ⅓ of the horizontal stabilizer's width, and in overhead plan view, angled inwards in the horizontal from both corners of leading edge towards the trailing edge approximately 15°, forming the elevator into a wide, short trapezoid. The horizontal stabilizer and elevator assembly possessed a slight airfoil cross-section.
The engines and nacelles were outboard of the wing root and a short "shoulder" section of the wing that possessed a 4° dihedral, and were followed by the remainder of the wing which had a dihedral of 2°. The leading edge of the wing was straight and perpendicular to the aircraft's centerline. The trailing edge was straight and parallel to the leading edge in the shoulder, and tapered forward 15° outboard of the nacelle. Leading edge updraft carburetor intakes were present on the wing shoulder and the root of the outer wing, with a few inches of separation from the engine nacelle itself. They were very similar in appearance to those on the F4U Corsair—thin horizontal rectangles with the ends rounded out to nearly a half-circle, with multiple vertical vanes inside to direct the airstream properly.
The P-61 did not have normal-sized ailerons. Instead, it had small ailerons which allowed wider span flaps and a very low landing speed. These ailerons, known as guide ailerons, gave some roll control and provided acceptable feel for the pilot in rolling manoeuvres. Control of the aircraft about the roll axis was augmented with circular-arc spoilerons which provided about half the roll control at low speeds and most of it at high speeds. The spoilers were located outboard of the nacelle in front of the flaps.
The main fuselage, or gondola, was centered on the aircraft's centerline. It was, from the tip of the nose to the end of the Plexiglas tail-cone, approximately five-sixths the length of one wing (root to tip). The nose housed an evolved form of the SCR-268 Signal Corps Radar, the Western Electric Company's SCR-720A. Immediately behind the radar was the multi-framed "greenhouse" canopy, featuring two distinct levels, one for the pilot and a second for the gunner above and behind him, the latter elevated by approximately 6 in (15 cm). Combined with the nearly flat upper surface of the aircraft's nose, the two-tiered canopy gave the aircraft's nose a distinct appearance of three wide, shallow steps. The forward canopy in the XP-61 featured contiguous, smooth-curved, blown-Plexiglas canopy sections facing forward, in front of the pilot and the gunner. The tops and sides were framed.
Beneath the forward crew compartment was the nose gear wheel well, through which the pilot and gunner entered and exited the aircraft. The forward gear leg retracted to the rear, up against a contoured cover that when closed for flight formed part of the cockpit floor; the gear would not have space to retract with it open. The oleo scissor faced forwards. The nosewheel was centered, with the strut forking to the aircraft's left. The nosewheel was approximately ¾ the diameter of the main wheels. Nose gear doors were two pieces, split evenly longitudinally, and hinged at each outboard edge.
The center of the gondola housed the main wing spar, fuel storage and piping and control mechanisms, control surface cable sections, propeller and engine controls, and radio/IFF (Identification Friend or Foe) equipment, but was predominantly occupied by the top turret mounting ring, rotation and elevation mechanisms, ammunition storage for the turret's machine guns, the GE2CFR12A3 gyroscopic fire control computer, and linkages to the gunner and radar operator's turret control columns, forward and aft, respectively.
The radar operator's station was at the aft end of the gondola. The radar operator controlled the SRC-720 radar set and viewed its display scopes from the isolated rear compartment, which he entered by way of a small hatch with a built-in ladder on the underside of the aircraft. In addition to the radar systems themselves, the radar operator had intercom and radio controls, as well as the controls and sight for the remote turret. The compartment's canopy followed the curvature of the gondola's rear section, with only a single rounded step to the forward canopy's double step. The rear of the gondola was enclosed by a blown Plexiglas cap that tapered quickly in overhead plan view to a barely rounded point; the shape was somewhat taller in side profile than it was in overhead plan view, giving the end of the "cone" a rounded "blade" appearance when viewed in perspective.
The cross-section of the gondola, front to back, was generally rectangular, vertically oriented. The tip of the nose was very rounded to accommodate the main AI radar's dish antenna, merging quickly to a rectangular cross-section that tapered slightly towards the bottom. This cross-section lost its taper but became clearly rounded at the bottom moving back through the forward crew compartment and nose gear well. Height increased at both steps in the forward canopy, with the second step being flush with the top of the aircraft (not counting the dorsal gun turret). At the rear of the forward crew compartment, the cross-section's bottom bulged downwards considerably and continued to do so until just past the midpoint between the rear of the forward crew compartment and the front of the rear crew compartment, where the lower curvature began to recede. Beginning at the front of the rear crew compartment, the top of the cross-section began to taper increasingly inwards above the aircraft's center of gravity when progressing towards the rear of the gondola. The cross-section rounded out considerably by the downward step in the rear canopy, and rapidly became a straight-sided oval, shrinking and terminating in the tip of the blown-Plexiglas "cone" described above.
The cross-section of the nacelles was essentially circular throughout, growing then diminishing in size when moving from the engine cowlings past the wing and gear bay, towards the tail booms and the vertical stabilizers. A bulge on the top of the wing maintained the circular cross-section as the nacelles intersected the wing. The cross-section became slightly egg-shaped around the main gear bays, larger at the bottom but still round. An oblong bulge on the bottom of the main gear doors, oriented longitudinally, accommodated the main wheels when the gear was retracted.
Wingtips, wing-to-nacelle joints, tips and edge of stabilizers and control surfaces (excluding the horizontal stabilizer and elevator) were all smoothly rounded, blended or filleted. The overall design was exceptionally clean and fluid as the aircraft possessed very few sharp corners or edges.

SCR-720 radar

The production model of the SCR-720A mounted a scanning radio transmitter in the aircraft nose; in Airborne Intercept mode, it had a range of nearly five miles (8 km). The unit could also function as an airborne beacon / homing device, navigational aid, or in concert with interrogator-responder IFF units. The XP-61's radar operator located targets on his scope and steered the unit to track them, vectoring and steering the pilot to the radar target via oral instruction and correction. Once within range, the pilot used a smaller scope integrated into the main instrument panel to track and close on the target.

Remote turret

The XP-61's spine-mounted dorsal remote turret could be aimed and fired by the gunner or radar operator, who both had aiming control and gyroscopic collimator sighting posts attached to their swiveling seats, or could be locked forward to be fired by the pilot in addition to the 20 mm (.79 in) cannon. The radar operator could rotate the turret to engage targets behind the aircraft. Capable of a full 360° rotation and 90° elevation, the turret could be used to engage any target in the hemisphere above and to the sides of the XP-61. A brief assessment of the turret by the British Aeroplane & Armament Experimental Establishment in 1944 found problems with the aiming and "jerky movement" of the guns.

Operators:
  • United Kingdom
  • One P-61A delivered under lend-lease for evaluation in 1944.
  • United States
  • United States Army Air Forces
  • United States Air Force.

Surviving aircraft

Four P-61s are known to survive today.

P-61B-1NO c/n 964 AAF Ser. No. 42-39445 is under restoration to flying status by the Mid-Atlantic Air Museum in Reading, Pennsylvania. The aircraft crashed on 10 January 1945 on Mount Cyclops, Papua New Guinea and was recovered in 1989 by the Mid-Atlantic Air Museum of Reading, Pennsylvania. The aircraft has been undergoing a slow restoration since then with the intention of eventually returning it to flying condition, with the civilian registration N550NF. When finished, it is expected it will be over 70% new construction. By May 2011, 80% of the restoration had been completed, with only the installation of the wings and engines remaining. As of June 2019, both engines have been overhauled and two brand new props have been hung. The museum has also started painting the aircraft.
P-61B-15NO c/n 1234 AAF Ser. No. 42-39715 is on static display inside the Beijing Air and Space Museum) at Beihang University in Beijing, China.[38] This aircraft was manufactured by Northrop Aircraft, Hawthorne, California, and accepted by the USAAF on 5 February 1945. It was sent to Newark, New Jersey, on 16 February 1945 and departed the US ten days later for the China Burma India Theater. It was then assigned to the Tenth Air Force, being allotted to the 427th Night Fighter Squadron on 3 March 1945. At the end of the war the Communist Chinese came to one of the forward airfields in Sichuan Province and ordered the Americans out, but instructed them to leave their aircraft. It has been reported that there had been three P-61s taken and sometime later the Chinese wrecked two of them. P-61B-15NO c/n 1234 was stricken off charge by the USAAF on 31 December 1945. P-61B-15NO c/n 1234 was turned over to the Chengdu Institute of Aeronautical Engineering in 1947. When the institute moved to its present location, it did not take this aircraft with them, instead shipping it to BUAA (then called Beijing University of Aeronautics and Astronautics) in 1954 where it was placed on outside display with other aircraft as part of a museum. Sometime in 2008–09 the museum closed and the display aircraft were moved to a parking lot approximately 200 meters south. The outer wing sections of P-61B-15NO c/n 1234 were removed during this transfer. It was confirmed in September 2012 that the museum's display aircraft were no longer at the parking lot. By April 2013 the P-61 had been reassembled and repainted in the new BASM building with the other aircraft that were previously outside.
P-61C-1NO c/n 1376 AF Ser. No. 43-8330, is on display at the Steven F. Udvar-Hazy Center of the National Air and Space Museum in Chantilly, Virginia. The aircraft was delivered to the USAAF on 28 July 1945. By 18 October, it was flying at Ladd Field, in Alaska conducting cold weather tests, where it remained until 30 March 1946. The aircraft was later moved to Pinecastle AAF in Florida for participation in the National Thunderstorm Project. Pinecastle AAF personnel removed the guns and turret from 43-8330 in July 1946 to make room for new equipment. In September the aircraft moved to Clinton County Army Air Base in Ohio, where it remained until January 1948. The Air Force then reassigned the aircraft to the Flight Test Division at Wright-Patterson Air Force Base in Dayton, Ohio. After being declared surplus in 1950 it was donated by the U.S. Air Force to the National Air Museum in Washington, D.C. (which became the National Air and Space Museum in 1966).
On 3 October 1950, the P-61C was transferred to Park Ridge, Illinois, where it was stored along with other important aircraft destined for eventual display at the museum. The aircraft was moved temporarily to the museum's storage facility at Chicago's O'Hare International Airport, but before the museum could arrange to ferry the aircraft to Washington, D.C. the National Advisory Committee for Aeronautics asked to borrow it. In a letter to museum director Paul E. Garber dated 30 November 1950, NACA director for research I.H. Abbott described his agency's "urgent" need for the P-61 to use as a high-altitude research craft. Garber agreed to an indefinite loan of the aircraft, and the Black Widow arrived at the Ames Aeronautical Laboratory, at Naval Air Station Moffett Field in California, on 14 February 1951. When NACA returned the aircraft to the Smithsonian in 1954 it had accumulated only 530 total flight hours. From 1951 to 1954 the Black Widow was flown on roughly 50 flights as a mothership, dropping recoverable swept-wing test bodies as part of a National Advisory Committee for Aeronautics program to test swept-wing aerodynamics. NACA test pilot Donovan Heinle made the aircraft's last flight when he ferried it from Moffett Field to Andrews Air Force Base, arriving on 10 August 1954. The aircraft was stored there for seven years before Smithsonian personnel trucked it to the museum's Garber storage facility in Suitland, Maryland. In January 2006 the P-61C was moved into Building 10 so that Garber's 19 restoration specialists, three conservationists and three shop volunteers could work exclusively on the aircraft for its unveiling at the Steven F. Udvar-Hazy Center on 8 June. The aircraft was restored to its configuration as a flight test aircraft for swept-wing aeronautics, so the armament and turret were not replaced. A group of former P-61 air crews were present at the aircraft's unveiling, including former Northrop test pilot John Myers.
P-61C-1NO c/n 1399 AAF Ser. No. 43-8353 is currently on display at the National Museum of the United States Air Force at Wright-Patterson AFB in Dayton, Ohio. It is marked as P-61B-1NO 42-39468 and painted to represent "Moonlight Serenade" of the 550th Night Fighter Squadron. The aircraft was presented to the Boy Scouts of America following World War II and kept at Grimes Field in Urbana, Ohio. On June 20, 1958, it was donated to the museum by the Tecumseh Chapter of the Boy Scouts of America in Springfield, Ohio. The aircraft has had a reproduction turret, fabricated by the Museum's restoration group, installed.

Specifications (P-61B-20-NO)

General characteristics:
  • Crew: 2–3 (pilot, radar operator, optional gunner)
  • Length: 49 ft 7 in (15.11 m)
  • Wingspan: 66 ft 0 in (20.12 m)
  • Height: 14 ft 8 in (4.47 m)
  • Wing area: 662.36 sq ft (61.535 m2)
  • Airfoil: Zaparka
  • Empty weight: 23,450 lb (10,637 kg)
  • Gross weight: 29,700 lb (13,472 kg)
  • Max takeoff weight: 36,200 lb (16,420 kg)
  • Fuel capacity: 640 US gal (2,400 l) internal and up to four 165 US gal (625 l) drop tanks
  • Powerplant: 2 × Pratt & Whitney R-2800-65W Double Wasp 18-cylinder air-cooled radial piston engines, 2,250 hp (1,680 kW) each
  • Propellers: 4-bladed Curtiss Electric constant-speed feathering propellers, 12 ft 2 in (3.72 m) diameter.

Performance:
  • Maximum speed: 366 mph (589 km/h, 318 kn) at 20,000 ft (6,100 m)
  • Range: 1,350 mi (2,170 km, 1,170 nmi)
  • Ferry range: 1,900 mi (3,100 km, 1,700 nmi) with four external fuel tanks
  • Service ceiling: 33,100 ft (10,100 m)
  • Rate of climb: 2,540 ft/min (12.9 m/s)
  • Time to altitude: 20,000 ft (6,100 m) in 12 minutes
  • Wing loading: 45 lb/sq ft (220 kg/m2)
  • Power/mass: 0.15 hp/lb (0.25 kW/kg).

Armament

  • Guns: ** 4 × 20 mm (.79 in) Hispano AN/M2 cannon in ventral fuselage, 200 rounds per gun
  • 4 × .50 in (12.7 mm) M2 Browning machine guns in remotely operated, full-traverse upper turret, 560 rpg
  • Bombs: for ground attack, four bomb]s of up to 1,600 lb (726 kg) each or six 5-in (127 mm) HVAR unguided rockets could be carried under the wings. Some aircraft could also carry one 1,000 lb (454 kg) bomb under the fuselage.

Avionics

  • SCR-720 (AI Mk.X) search radar
  • SCR-695 tail warning radar.

(Web, Google, Wikipedia, You Tube)