giovedì 6 giugno 2024

IL MUSEO DI LUGO DI ROMAGNA (RA), dedicato a Francesco Baracca, il più illustre figlio di Lugo. Il museo è posizionato all'interno della casa di famiglia, oggi in via Baracca, al civico 65.







https://svppbellum.blogspot.com/

Blog dedicato agli appassionati di DIFESA, 
storia militare, sicurezza e tecnologia. 
La bandiera è un simbolo che ci unisce, non solo come membri 
di un reparto militare 
ma come cittadini e custodi di ideali.
Valori da tramandare e trasmettere, da difendere
senza mai darli per scontati.
E’ desiderio dell’uomo riposare
là dove il mulino del cuore non macini più
pane intriso di lacrime, là dove ancora si può sognare…
…una vita che meriti di esser vissuta.



IL MUSEO

Ieri ho avuto il privilegio di visitare il museo dedicato a un grande aviatore, il più grande asso italiano di tutti i tempi: Francesco Baracca! 


Il Museo fu allestito fino al 1990 presso la Rocca estense in una sala affrescata con motivi decorativi di ispirazione rinascimentale, realizzati dall’artista lughese Lucio Benini, e affacciata sul voltone d’ingresso. Già a partire dalla sua creazione, ebbe come elemento centrale, lo SPAD VII S2489, esemplare originale appartenuto alla 91a Squadriglia Caccia, comandata da Baracca, dove prestò servizio fra la fine del 1917 e l’inizio del 1918.




Nel 1993 il Museo venne trasferito nella casa natale dell’Asso, adempiendo finalmente le volontà testamentarie del padre Enrico.


L’ASSO FRANCESCO BARACCA

Francesco Baracca, nato a Lugo, 9 maggio 1888 e deceduto in località Nervesa il 19 giugno 1918; è stato il principale asso dell'aviazione italiana durante la prima guerra mondiale, nel corso della quale gli vennero attribuiti trentaquattro abbattimenti di aerei nemici, il numero più alto mai raggiunto da un aviatore dell'Aeronautica italiana. 


Fu insignito della medaglia d'oro al valor militare.

Francesco Luigi Giuseppe Baracca nacque a Lugo, nell'attuale Corso Garibaldi, da Enrico (1855-1936), uomo d'affari e proprietario terriero, e dalla contessa Paolina de Biancoli. Il giovane Francesco studiò dapprima nella città natale di Lugo, quindi a Firenze per poi scegliere la carriera militare all'Accademia militare di Modena, dove fu ammesso nel 1907 e da cui due anni dopo ne uscì come sottotenente dell'Arma di cavalleria del Regio Esercito. Nel 1909 frequentò il corso di specializzazione presso la Scuola di Cavalleria di Pinerolo e l'anno successivo venne assegnato al 2º Reggimento cavalleria "Piemonte Reale" di stanza a Roma nella caserma "Castro Pretorio", dove dimostrò le sue doti di cavaliere vincendo il concorso ippico di Tor di Quinto.
Nel 1912, affascinato da un'esercitazione aerea presso l'aeroporto di Roma-Centocelle, passò in aviazione, che allora era parte dell'esercito. La sua domanda fu accettata il 24 aprile. Frequentò i corsi della scuola di pilotaggio a Bétheny in Francia con un Nieuport 10, e il 9 luglio 1912 conseguì il brevetto di pilota numero 1037. Si distinse presto per l'eccezionale abilità nelle tecniche acrobatiche. Nel 1914 venne assegnato al Battaglione Aviatori, prima presso la 5ª e poi con la 6ª Squadriglia. Alla vigilia della prima guerra mondiale, Baracca fu inviato a Parigi dove si addestrò sul caccia Nieuport 10.
Rientrato in Italia nel luglio del 1915 all'8ª Squadriglia da ricognizione e combattimento su Nieuport-Macchi Ni.10, cominciò i voli di pattugliamento il 25 agosto con la 2ª Squadriglia da ricognizione e combattimento. Dopo ripetuti infruttuosi combattimenti, gli venne assegnato un Nieuport 11 "Bébé" con il quale – in forza dal 1º dicembre alla 1ª Squadriglia caccia che diventa il 15 aprile 1916 70ª Squadriglia caccia – entrò ripetutamente in azione nella seconda metà del 1915. Il suo primo abbattimento venne effettuato sopra il cielo di Gorizia: il 7 aprile 1916, ai comandi di un Ni 11 presso Medeuzza, dopo vari minuti di ingaggio riuscì a portarsi con una cabrata in coda a un ricognitore Hansa-Brandenburg C.I austro-ungarico che, ricevuti quarantacinque colpi, fu costretto ad atterrare e l'equipaggio, composto dal Sergente Adolf Ott e dal Tenente osservatore Franz Lenarcic (che in seguito morirà per le ferite) della Flik 19, venne fatto prigioniero.
Per un'altra fonte l'aereo abbattuto era un biposto Aviatik. Per l'azione Baracca venne decorato con la medaglia d'argento al valor militare. La sua prima vittoria fu anche la prima in assoluto dell'aviazione italiana. Tornato a terra, incontrò uno dei due aviatori nemici abbattuti e gli strinse la mano, mostrando simili atteggiamenti di conforto e cavalleria anche verso altri nemici nel prosieguo della guerra; egli, infatti, sosteneva: «è all'apparecchio che io miro, non all'uomo». Sarà decorato di altre due medaglie d'argento, delle quali, l'ultima sarà convertita in medaglia d'oro nel maggio 1918. Altre vittorie seguirono presto la prima, e, all'inizio di maggio, aveva ottenuto già sette vittorie individuali e tre in collaborazione, diventando di fatto uno dei pochi assi dell'aviazione, con tutta la celebrità che ne conseguiva. Promosso capitano nel giugno 1916, rimase sempre nella stessa squadriglia, anche quando questa divenne la 70ª. Il 28 novembre abbatté in battaglia il suo quinto aereo, ottenendo l'iscrizione nell'Albo degli Assi. Quel giorno Baracca consegue la sua vittoria nella tarda mattinata a Tolmezzo con 30 colpi di mitragliatrice ai danni del Brandenburg C.I della Flik 16 dell'osservatore Kálmán Sarközy che rimane ferito e prigioniero e di Fritz Fuchs, il quale non sopravvisse al duello.
Il 1º gennaio 1917 Baracca abbatte un aereo Brandenburg austriaco della Flik 12 vicino a Castagnevizza volando sull'Ni 17 2614. L'11 febbraio Baracca (su Ni 17) con Fulco Ruffo di Calabria (su Ni 17), il serg. Giulio Poli ed il caporale Antonio Pagliari (su Ni 11) abbattono il Br. C.1 del caporale Ludwig Fleck con l'osservatore Tenente Wilhelm Siemienski della Flik 35 che, dopo aver colpito il serbatoio del Nieuport 11 del caporale Anselmo Caselli che rientra in emergenza, mentre al ricognitore con i due membri dell'equipaggio feriti riesce un atterraggio di fortuna urtando un albero e rovinando le ali nei prati vicino a Remanzacco dopo una battaglia sul cielo di Udine alla quale assiste Vittorio Emanuele III di Savoia che il giorno dopo si reca al campo per complimentarsi con i piloti. Baracca arrivando alla quinta vittoria diventa un asso dell'aviazione. Il 25 aprile Baracca vola in ricognizione strategica su Brunico e Bressanone con lo SPAD S.VII dotato di macchina fotografica. Il 26 aprile Baracca abbatte il Br. C.1 del Zgsf. Josef Majsai e del Leut. Emmerich Treer della Flik 35 con l'aiuto del serg. Goffredo Gorini (ex della 3ª Squadriglia per l'artiglieria) ed Attilio Imolesi della 79ª Squadriglia vicino a San Martino del Carso arrivando ad 8 vittorie e ricevendo la croce dell'Ordine militare di Savoia.
Il 1º maggio successivo si trasferì alla 91ª Squadriglia, soprannominata "La squadriglia degli assi" perché costituita da grandi assi dell'aviazione scelti da Baracca in persona, quali Pier Ruggero Piccio, Fulco Ruffo di Calabria, Gaetano Aliperta, Bartolomeo Costantini, Guido Keller, Giovanni Sabelli, Enrico Perreri e Ferruccio Ranza.[1] L'unità aveva in dotazione il nuovo Nieuport 17 costruito in Italia dalla Macchi. Sul suo aereo in onore alla sua Arma di appartenenza Baracca dipinse il cavallino nero rampante destinato a diventare una delle insegne più care agli italiani (anni dopo la madre di Baracca consegnò quel simbolo a Enzo Ferrari e gli disse: "Ferrari, metta sulle sue macchine il cavallino rampante del mio figliolo. Le porterà fortuna"). Il 1º maggio, durante una missione di ricognizione su Monfalcone, pilotando l'Hansa-Brandenburg C.I 229.08 della Flik 12, Frank Linke-Crawford ebbe modo di scontrarsi con lo SPAD S.VII di Baracca: i due duellarono a lungo, in un combattimento molto duro che si sviluppò da 4 000 metri fino a bassa quota. Baracca si convinse di aver abbattuto il suo avversario, ma Linke-Crawford riuscì a portare a termine la missione nonostante ben 68 fori di proiettile rinvenuti sull'aereo. Il 10 maggio Baracca abbatté l'Hansa-Brandenburg D.I del Zugsführer Rudolf Stöhr della FliK 41J vicino a Vertoiba conseguendo la nona vittoria ufficiale. Il 13 maggio Baracca ottenne un'altra vittoria in collaborazione sul Br. C.1 dell'asso Julius Busa e dell’osservatore Hermann Grössler della Fluggeschwader 1 (FlG I) sul Monte Korada. Sempre nello stesso mese di maggio Baracca passerà sullo SPAD S.VII.
Il 20 maggio nell'ambito della decima offensiva dell'Isonzo Baracca colpisce sul Monte Santo di Gorizia un ricognitore Brandenburg della Flik 12 con pallottole incendiarie che precipita a quota 363 di Plava a pochi metri dalle trincee italiane. Il 3 giugno Baracca abbatte l'Hansa-Brandenburg C.I del Zgsf. Johann Rotter con l'Oblt. Max Bednarzik del Fluggeschwader 1 o FlG. I fra Plava e Monte Cucco di Plava. Presso la 91ª Squadriglia, di cui divenne il comandante, conseguì ventisei vittorie. Il 6 settembre venne abbattuto sul Monte Sabotino da Sabelli e Baracca il Br.C.1 della Flik 34 del Zgsf. Stefan Morth che rimase ferito e dell'osservatore Oblt. Béla Gerey che morì. Nel settembre 1917, con diciannove vittorie al suo attivo, era l'asso italiano con il maggior numero di abbattimenti. Il 6 di quel mese venne promosso maggiore. Altri cinque successi seguirono in ottobre, con due doppi abbattimenti in due singoli giorni. La seconda di queste duplici vittorie venne conseguita il 26 ottobre, ai danni di due Aviatik tedeschi. Quando gli austro-ungarici, rinforzati da forze germaniche, incluse tre squadriglie di caccia (Jagdstaffeln, più semplicemente Jastas), lanciarono la loro offensiva che portò alla disfatta di Caporetto, la 91ª Squadriglia venne riequipaggiata con lo SPAD S.XIII. Pilotando questo nuovo aereo, Baracca portò il totale delle sue vittorie a trenta, ma subito dopo venne messo a riposo. Il 6 novembre abbatté a Fossalta di Portogruaro l'asso Rudolf Szepessy-Sokoll.
Ritornò in azione nel maggio 1918, dopo che il 5 gli fu commutata una medaglia d'argento in medaglia d'oro. Il 15 giugno, con l'abbattimento di altri due aerei, conseguì le sue ultime vittorie, abbattendo per ultimo un caccia Albatros D.III con uno SPAD S.XIII nei pressi di San Biagio di Callalta.
Era la sua vittoria ufficiale numero trentaquattro riportata in sessantatré combattimenti aerei, sebbene ci sia chi alza questo numero a trentasei e chi lo abbassa a trentatré. Il 19 giugno, dopo aver compiuto una missione, il trentenne Baracca rientrò al campo di Quinto di Treviso; lo SPAD S.XIII con cui aveva compiuto i primi voli della giornata aveva il rivestimento in tela delle ali e della fusoliera danneggiato, perciò egli decollò con il suo aereo di riserva, uno SPAD S.VII, per la quarta missione del giorno. Altri due aerei della 91ª Squadriglia sarebbero decollati con lui, il giovane Osnago e il più esperto Costantini. Al momento della partenza tuttavia si scoprirà che Costantini era già partito, lasciando a Baracca la sola scorta dell'inesperto Osnago. Mentre i piloti erano impegnati in un'azione di mitragliamento a volo radente sopra Colle Val dell'Acqua, sul Montello, l'asso italiano venne abbattuto. Baracca fu colpito da un biplano austro-ungarico non visto, o visto troppo tardi quando già l'asso era stato colpito dalla prima delle due raffiche sparate dall'osservatore. Il pilota Max Kauer e l'osservatore Arnold Barwig hanno fornito una documentazione che sarebbe stata sufficiente a far accreditare loro la vittoria verso chiunque altro, ma continuamente rifiutata dalle autorità italiane per motivi propagandistici, in tempi in cui l'esito della guerra era ancora incerto.
Verrà ritrovato qualche giorno dopo, il 23 giugno, dal capitano Osnago, compagno dell'ultimo volo, che su segnalazione dell'ufficiale Ambrogio Gobbi raggiunse le pendici del Montello (località "Busa delle Rane") con il tenente Ranza ed il giornalista Garinei del Secolo di Milano. Qui, accanto ai resti del velivolo, si trovava il corpo di Baracca: ustionato in più punti, presentava una ferita nell'incavo dell'occhio destro, alla radice del naso. Le ali e la carlinga dello SPAD S.VII erano carbonizzati, il motore e la mitragliatrice infissi nel suolo e il serbatoio forato da due pallottole. Le esequie si svolsero il 26 giugno a Quinto di Treviso, alla presenza di autorità civili e militari, e l'elogio funebre venne pronunciato da Gabriele D'Annunzio, ammiratore del pilota di Lugo. La salma di Baracca verrà poi inumata in una cappella sepolcrale nel cimitero di Lugo. Il sarcofago, fuso col bronzo di cannoni austriaci del Carso, è sormontato da un'aquila che solleva la bandiera italiana con la croce di Savoia.
Solo nel 1995 diviene di pubblico dominio la storia d'amore di Francesco Baracca con Norina Cristofoli, nata nel 1902 a Tolmezzo. I due si erano conosciuti a Udine il 20 settembre 1917, pochi giorni prima della disfatta di Caporetto. La giovanissima Norina si rifugiò a Milano, dove ricevette numerose lettere da Francesco Baracca, l'ultima delle quali datata 4 giugno 1918, pochi giorni prima del 19 giugno 1918, giorno della morte dell'aviatore. Norina Cristofoli diventerà cantante lirica di un certo successo e morirà nel 1978, senza avere altre relazioni sentimentali in quanto si considerò per sempre legata al ricordo di Baracca.
Baracca fu membro della Massoneria di Rito scozzese antico ed accettato di Piazza del Gesù, dove raggiunse il 18º grado.

Tesi sulla morte

È stata avanzata una tesi secondo la quale Baracca, piuttosto che bruciare con il velivolo o essere fatto prigioniero, avrebbe preferito suicidarsi (il corpo, ustionato in più punti, presentava una profonda ferita nell'orbita destra, alla radice del naso, e si osservava la fondina della pistola vuota, con l'arma scoppiata nella caduta), anche se, a causa della mancata autopsia, resta il dubbio delle ferite al petto riscontrate dai soldati. Inoltre, non è affatto chiaro se la ferita all'orbita sia da colpo di pistola oppure da pallette di shrapnel, a causa dei bombardamenti d'artiglieria che imperversarono nei tre giorni prima che ritrovassero il corpo (alcune pallette hanno lasciato persino traccia sul motore dello SPAD, attualmente ancora conservato nel museo dell'Aeronautica); da tempo, inoltre, esiste la rivendicazione dell'abbattimento da parte di un pilota austro-ungarico. L'ultima tesi è supportata da fonti austriache e si basa sul rapporto della missione, le testimonianze degli osservatori a terra e una foto del luogo dello schianto presa dal biposto nei minuti successivi alla morte di Baracca.
Anche secondo uno storico anglosassone, Christopher Shores, da ricerche nei registri austro-ungarici risulterebbe che Baracca venne ucciso dal mitragliere di un biposto austriaco che l'italiano stava attaccando dall'alto, o comunque iniziando lo scontro da una quota superiore. Questo avrebbe causato difficoltà nell'avvistamento del biposto austriaco da parte degli italiani, dato che si confondeva col suolo, e viceversa una migliore visibilità da parte degli austriaci, con i caccia nemici stagliati contro il cielo. Fonti austriache riportano come le truppe di terra non fossero dotate di munizioni incendiarie. La vampata che si sprigionò dal velivolo di Baracca, decollato da soli 15 minuti col pieno di carburante, fu talmente vivida e intensa da essere avvistata dai suoi compagni nell'aerodromo di Quinto di Treviso, distante svariati chilometri; essi pensarono, sulle prime, che Baracca e Osnago avessero intercettato e abbattuto un velivolo nemico.
In ogni caso, nei giorni del ritiro delle truppe austro-ungariche da Bavaria e Nervesa per raggiungere la riva sinistra del Piave, un giornalista di guerra al seguito delle truppe italiane disse che fu difficile localizzare l'aereo caduto, poiché era finito in una fitta selva di alberi: di qui la certezza che il nemico non lo avesse trovato; inoltre la stampa austro-ungarica, in quei giorni di combattimento, non se ne era occupata, tanto che qualcuno sperava di trovare Baracca ancora in vita, magari ferito e nascosto da qualche parte. Tuttavia la vittoria da parte dei piloti austriaci fu riportata immediatamente al rientro dalla loro missione. Il re Vittorio Emanuele III aveva fatto inviare ai genitori dell'asso un telegramma in cui auspicava una risoluzione positiva, speranza che si infranse solo in seguito, con il ritrovamento del cadavere e dell'aereo caduto.
Dal lato austriaco, la scomparsa di Baracca non fu trascurata, nonostante la violenta battaglia a terra ponesse molti altri problemi da risolvere. Secondo gli austriaci quel giorno, proprio legato alla battaglia, alle 18.10 decollò un ricognitore C.I della Flik 28 pilotato da Max Kauer con Arnold Barwig come osservatore-mitragliere. Dovevano volare sul fronte della 17ª divisione per scattare delle fotografie, compito pericoloso con il dominio aereo oramai assicurato dall'aviazione italiana. Durante il volo videro due caccia Spad in avvicinamento a circa un chilometro e manovrarono prontamente per combatterli. Prima l'osservatore sparò una raffica di 15-20 colpi ad uno di essi che stava andando in picchiata, poi lo videro risalire sulla destra e gli spararono ancora, incendiandolo. Scattarono anche due foto dell'abbattimento e la vittoria fu omologata subito, ben prima che si sapesse della sorte di Baracca. Inoltre, a seguito delle notizie italiane che Baracca era morto sì, ma per fuoco da terra, gli austriaci tennero una lunga indagine in corso e con il rapporto finale del 28 agosto, poterono constatare come i mitraglieri a terra non avessero munizioni incendiarie SP, né rivendicassero nessuna vittoria quel giorno, cosa sorprendente se si considerava molti altri episodi contesi. Piuttosto, tre ufficiali a terra seguirono lo scontro aereo e confermarono che lo Spad venne abbattuto dal ricognitore, avendo modo di seguire anche con l'uso di un cannocchiale a 40 ingrandimenti l'andamento della battaglia. In conclusione, non è chiaro se fosse stato abbattuto da un aereo austriaco, mentre Osnago, al rientro, negò che vi fossero altri velivoli, tesi subito sposata dal comando italiano. Con la guerra che stava volgendo faticosamente a vantaggio degli italiani, le notizie che potessero provocare sconforto non erano certo tollerate. Scrisse in merito l'asso Mario Fucini anni dopo Era la stessa fiducia in noi stessi che riceveva un colpo: se è possibile abbattere Baracca, cosa potrò fare io per non subire la stessa sorte?... Ed anche subentrò in noi una specie di conforto nel quale non avevamo sperato: Baracca non era stato abbattuto da caccia avversari. Il suo prestigio di cacciatore non era stato intaccato. Come Sigfrido soltanto un colpo a tradimento aveva potuto finirlo. Nessun vanto il nemico avrebbe potuto fare di questa fine. È questo più di tutto importava. Un altro fatto che resta davvero impossibile da discernere, a causa della mancata autopsia, è se Baracca si sia davvero ucciso per non bruciare vivo, oppure sia stato ucciso dalle mitragliate dell'aereo austriaco.
La bara fu trasferita nella dimora abituale di Baracca, Villa Borghesan, e il funerale privato si tenne nella chiesa parrocchiale di San Giorgio, a Quinto di Treviso. Una seconda cerimonia funebre, pubblica, si tenne nel cimitero di Quinto, vicino all'aeroporto di San Bernardino da cui l'asso era partito per quella che sarebbe stata la sua ultima missione (e dove oggi, presso il sito su cui sorgeva l'aeroporto, si erge una stele composta da un'ala e da una targa ricordo). Al passaggio della bara, resero omaggio al caduto le autorità civili e militari, oltre alla gente del paese. Il giorno dopo la salma venne trasportata a Lugo, dove ebbero luogo i funerali ufficiali.

L'insegna personale

L'insegna personale di Baracca, che l'asso faceva dipingere sulla fiancata sinistra del proprio velivolo - sulla destra trovava posto quella della 91ª Squadriglia (un grifone) - era il famoso cavallino rampante, sulle cui origini e sul cui stesso colore esiste un piccolo mistero. Diversi indizi sembrano infatti indicare che il colore originario del cavallino fosse il rosso, tratto per inversione dallo stemma (che in un quarto reca appunto un cavallo d'argento in campo rosso) del 2º Reggimento cavalleria "Piemonte Reale" di cui l'asso romagnolo faceva parte, e che il più famoso colore nero sia stato invece adottato in segno di lutto solo dopo la morte di Baracca dai suoi compagni di squadriglia che rinunciarono alle proprie insegne personali. L'attaccamento al Reggimento di provenienza è peraltro confermato dal fatto che Baracca conservò sull'uniforme i baveri rossi e sul berretto la granata a fiamma dritta (cui aggiunse una piccola elica) propri dei Cavalieri di Piemonte Reale.
Secondo un'altra tesi, il cavallino rampante di Baracca deriverebbe invece non dallo stemma del suddetto reggimento bensì da quello della città tedesca di Stoccarda. Gli aviatori di un tempo, infatti, venivano considerati "assi" solo dopo l'abbattimento del quinto aereo, di cui assumevano talvolta le insegne in onore del nemico sconfitto. Baracca, noto per la sua lealtà e il suo rispetto per l'avversario, avrebbe quindi fatto dipingere sulla carlinga del suo velivolo il cavallino rampante (già nero, secondo questa tesi) visto su quella del quinto aereo da lui abbattuto, un Aviatik (o, secondo altri, un Albatros B.II) tedesco probabilmente guidato da un aviatore di Stoccarda. Se così fosse, allora i cavallini (o meglio le giumente: Stutengarten - da cui Stuttgart, il nome tedesco di Stoccarda cui l'arma parlante fa riferimento - in antico altotedesco significava "recinto delle giumente") che compaiono negli attuali stemmi della Ferrari e della Porsche (quest'ultimo desunto direttamente dallo stemma della città tedesca) avrebbero, benché leggermente diversi nella grafica, la medesima origine.
In ogni caso, qualche anno dopo il termine della prima guerra mondiale, nel 1923, la madre di Francesco Baracca diede ad Enzo Ferrari l'autorizzazione a utilizzare l'emblema usato da suo figlio. Il Cavallino, modificato nella posizione della coda e nel colore dello sfondo, ora giallo in onore della città di Modena, apparve per la prima volta sulle due Alfa Romeo 8C 2300 "Mille Miglia Zagato Spider" passo corto, schierate dalla Scuderia alla 24 Ore di Spa del 9 luglio 1932: le due Alfa si classificarono al 1º e 2º posto con gli equipaggi Brivio/Siena e Taruffi/D'Ippolito.
Enzo Ferrari utilizzò il Cavallino rampante anche nella squadra che fondò subito dopo la seconda guerra mondiale: ancora oggi è il simbolo dell'omonima casa automobilistica. Meno conosciuto è il fatto che anche la Ducati utilizzò il cavallino rampante (pressoché identico a quello della Ferrari) sulle proprie moto dal 1956/57 al 1960/61. Il marchio fu scelto dal celebre progettista della Ducati Fabio Taglioni, che era nato a Lugo come Baracca.

La replica del velivolo

La replica funzionante di uno dei due SPAD S.XIII pilotati da Francesco Baracca, realizzata da Giancarlo Zanardo, è stata presentata in un volo dimostrativo a Nervesa della Battaglia, il 5 aprile 2008, in occasione della serie di commemorazioni previste per il 90º anniversario della Battaglia del solstizio. Il biplano, costruito con le tecniche e i materiali dell'epoca, è stato impreziosito con un frammento di tela proveniente dalla fusoliera di uno degli aerei della 91ª Squadriglia, cui apparteneva Baracca.






Operazione Grifo

Con il termine Operazione Grifo si intende un progetto italiano di restauro di un aeroplano storico, lo Spad VII del museo Francesco Baracca di Lugo di Romagna.








Il restauro

All'inizio del 1988, il GAVS Torino effettuò un sopralluogo presso l'allora sede del museo Francesco Baracca, all'interno della Rocca di Lugo di Romagna, per verificare lo stato di conservazione del biplano da caccia Spad VII ivi conservato; il museo era chiuso al pubblico per il successivo trasferimento presso la casa natale di Francesco Baracca.
A seguito del consenso del Comune di Lugo dato lo stato di necessità per il restauro del velivolo, uno dei più importanti cimeli aeronautici presenti in Italia ed ormai bisognoso di un intervento conservativo, istruì la complessa pratica necessaria a consentire l'inizio dell'attività del GAVS Torino su un manufatto considerato "bene culturale".
Il GAVS sezione di Torino, con il supporto della Società FIAR di Milano, leader del settore avionico, si crearono le condizioni per lanciare il programma di restauro dello Spad VII, denominato Operazione Grifo dal nome dell'animale mitologico simbolo della 91ª Squadriglia Baracca nonché emblema aziendale della FIAR.
Nel marzo del 1990, il GAVS Torino smontò lo Spad VII che venne immediatamente trasferito in un'area dedicata messa a disposizione dallo sponsor presso il suo stabilimento di Baranzate di Bollate. Qui l'aereo venne completamente disallestito ed ogni minima parte venne sottoposta agli interventi del caso: pulizia, riparazioni alle strutture ed ai rivestimenti, ricostruzione di parti mancanti, riverniciatura. Il restauro dell'elica fu svolto dal GAVS Alessandria. Durante la rimozione delle incrostazioni di olio dal motore, fu scoperto un proiettile deformato dall'impatto ed incastrato tra la camicia di un cilindro ed un dado di fissaggio.
La società Michelin fornì due fedeli ruote complete di pneumatici, fedeli repliche di quelle originali. Alla fine del luglio 1990, dopo 3000 ore di lavoro da parte del GAVS Torino, il restauro poteva dirsi concluso, essendo stato restituito all'aereo l'aspetto esteriore che esso presentava durante il suo servizio operativo con la 91ª Squadriglia.

Presentazione al pubblico

Lo Spad VII venne presentato alla stampa ed alle autorità il 15 e 16 settembre 1990, nel contesto di una suggestiva manifestazione presso lo stabilimento FIAR di Baranzate di Bollate. La collaborazione tra il GAVS Torino ed il Comune di Lugo è proseguita nel 1991 con l'esposizione al pubblico dello Spad VII nell'ambito della mostra internazionale "Restauro 91" a Ferrara, nel 1993 con l'allestimento della nuova sede del Museo Francesco Baracca e nel 1995 con la fornitura di un contagiri Jaeger originale di cui il velivolo era privo.







Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Violenza e terrorismo sono il risultato
della mancanza di giustizia tra i popoli.
Per cui l'uomo di pace
si impegna a combattere tutto ciò 
che crea disuguaglianze, divisioni e ingiustizie.
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…
Come i giusti dell’Apocalisse scruto i cieli e sfido l’Altissimo: 
fino a quando, Signore? Quando farai giustizia?
Dischiudi i sette sigilli che impediscono di penetrare il Libro della Vita 
e manda un Angelo a rivelare i progetti eterni, 
a introdurci nella tua pazienza, a istruirci col saggio Qoelet:
“””Vanità delle vanità: tutto è vanità”””.
Tutto…tranne l’amare.

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, Comune di Lugo, Museo dedicato a Francesco Baracca, Wikipedia, You Tube)

















































































 

venerdì 24 maggio 2024

USAF - STRATEGIC AIR COMMAND: è davvero interessante vedere quanto simili e allo stesso tempo diversi siano il datato B-2 SPIRIT e il nuovo B-21 RAIDER.







https://svppbellum.blogspot.com/

Blog dedicato agli appassionati di DIFESA, 
storia militare, sicurezza e tecnologia. 
La bandiera è un simbolo che ci unisce, non solo come membri 
di un reparto militare 
ma come cittadini e custodi di ideali.
Valori da tramandare e trasmettere, da difendere
senza mai darli per scontati.
E’ desiderio dell’uomo riposare
là dove il mulino del cuore non macini più
pane intriso di lacrime, là dove ancora si può sognare…
…una vita che meriti di esser vissuta.






L'aeronautica degli Stati Uniti (USAF) è il ramo del servizio aereo delle forze armate degli Stati Uniti ed è uno degli otto servizi in uniforme degli Stati Uniti. 
Originariamente creata il 1° agosto 1907, come parte dello United States Army Signal Corps, l'USAF fu istituita come ramo separato delle forze armate degli Stati Uniti nel 1947 con l'emanazione del National Security Act del 1947. È il secondo ramo più giovane delle Forze Armate degli Stati Uniti e il quarto in ordine di precedenza. L'aeronautica degli Stati Uniti articola le sue missioni principali come supremazia aerea, intelligence integrata globale, sorveglianza e ricognizione, mobilità globale rapida, attacco globale e comando e controllo. 

L'Aeronautica degli Stati Uniti è un ramo del servizio militare organizzato all'interno del Dipartimento dell'Aeronautica Militare, uno dei tre dipartimenti militari del Dipartimento della Difesa. L'Aeronautica Militare, attraverso il Dipartimento dell'Aeronautica Militare, fa capo al Segretario civile dell'Aeronautica Militare, che fa capo al Segretario della Difesa ed è nominato dal Presidente con conferma del Senato. L'ufficiale militare di grado più alto dell'aeronautica militare è il capo di stato maggiore dell'aeronautica militare, che esercita la supervisione sulle unità dell'aeronautica militare e funge da uno dei capi di stato maggiore congiunti. Come indicato dal Segretario alla Difesa e dal Segretario dell'Aeronautica Militare, alcuni componenti dell'Aeronautica Militare sono assegnati a comandi combattenti unificati. Ai comandanti combattenti è delegata l'autorità operativa delle forze loro assegnate, mentre il Segretario dell'Aeronautica Militare e il Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare mantengono l'autorità amministrativa sui loro membri. Oltre a condurre operazioni aeree indipendenti, l'aeronautica degli Stati Uniti fornisce supporto aereo alle forze terrestri e navali e aiuta nel recupero delle truppe sul campo. Nel 2020, il servizio opera circa 5.500 aerei militari e circa 400 missili balistici intercontinentali.  L'aeronautica militare più grande del mondo, ha un budget di 179,7 miliardi di dollari ed è il secondo ramo di servizio più grande delle forze armate statunitensi, con 321.848 aviatori in servizio attivo, 147.879 personale civile, 68.927 aviatori di riserva, 105.104 aviatori dell'Air National Guard, e circa 65.000 ausiliari della Civil Air Patrol. 







I bombardieri dell'USAF sono armi strategiche, utilizzate principalmente per missioni di attacco a lungo raggio con ordigni convenzionali o nucleari. 


Tradizionalmente utilizzati per attaccare obiettivi strategici, oggi molti bombardieri vengono utilizzati anche in missioni tattiche, come fornire supporto aereo ravvicinato alle forze di terra e missioni tattiche di interdizione. Tutti i bombardieri dell'USAF sono sotto il Global Strike Command.  Gli aerei B-2A del servizio sono entrati in servizio negli anni '90, i suoi aerei B-1B negli anni '80 e gli attuali aerei B-52H all'inizio degli anni '60. Il progetto della cellula del B-52 Stratofortress ha più di 60 anni e gli aerei B-52H attualmente nell'inventario attivo sono stati tutti costruiti tra il 1960 e il 1962. Si prevede che il B-52H rimanga in servizio per altri 30 anni, il che manterrebbe la cellula in servizio da quasi 90 anni, una durata di servizio senza precedenti per qualsiasi aereo. Si prevede che il B-21 sostituirà il B-52 e parti della forza B-1B entro la metà degli anni 2020.




È davvero affascinante vedere quanto simili e allo stesso tempo diversi siano oggi il B-2 SPIRIT e il B-21 RAIDER che lo sostituirà. 







La differenza più evidente tra i due velivoli è nei finestrini della cabina di pilotaggio di ciascun tipo.
L'immagine sopra ci offre davvero un ottimo confronto tra i due velivoli da un'angolazione simile e in condizioni di illuminazione identiche. La scala non è esatta in quanto non conosciamo ancora le vere dimensioni del B-21, ma nel complesso è un aereo più piccolo del B-2. 
La bizzarra disposizione dei finestrini del B-21 ha sconcertato il pubblico quando è stato presentato per la prima volta in un concept art pubblicato dall'Air Force nel luglio del 2021. Come puoi vedere nelle ultime immagini laterali, i vetri della cabina di pilotaggio del B-21 sono una svolta totale dal parabrezza avvolgente del B-2. La visibilità laterale attraverso i finestrini a fessura angolate del B-21, che erano chiaramente un pesante compromesso tra funzionalità e bassa osservabilità (stealth), soprattutto dagli aspetti frontali e inferiori critici, non è probabilmente ciò che colpisce di più. 
Il parabrezza sembra offrire un campo visivo anteriore relativamente stretto, confinato direttamente davanti al velivolo, e c'è stato un aumento nel campo visivo verticale, non orizzontale; probabilmente ciò faciliterà il rifornimento in volo, che è una capacità assolutamente critica per il B-21 a lunghissimo raggio. Le aperture limitate dei finestrini che troncano la vista verso l'esterno sono anche aggravate dal fatto che un cruscotto si estenderà molto sotto i parabrezza inclinati fino al punto in cui sono effettivamente seduti i piloti.
E’ da tener presente, come notato in precedenza, che il B-21 è fisicamente più piccolo del B-2, con la sua cabina di pilotaggio che sembra stretta in confronto, quindi queste finestre sono probabilmente ancora più piccole di quanto sembri. Anche il design alieno del B-21 rende molto impegnativo giudicare la scala. Se si osservano le aperture dei sedili eiettabili sopra le aree delle cabine su entrambi gli aerei, le dimensioni dei finestrini del B-21 diventano più evidenti. Inoltre, ricorda che il B-21 è probabilmente lungo quanto un F-15: il B-2 è poco più lungo di un metro e mezzo rispetto a un F-15 Eagle. Quindi i finestrini della cabina di pilotaggio rispetto alla lunghezza totale del jet e rispetto alle dimensioni dei piloti che presidieranno l'aereo, sono un po' più facili da decifrare e sembrano ancora più piccoli se si tiene conto di queste informazioni.
Ciò che è ancora più affascinante è che questo bombardiere strategico ha probabilmente quasi la stessa lunghezza di un F-15. Le ali volanti sono strane e posizionate lateralmente agli enormi cunei volanti sull’attacco alare, fino agli enormi boomerang frontali.
Anche il fatto di dare al B-2 un set completo di finestrini nella cabina di pilotaggio quasi 40 anni fa, quando fu progettato, fu oggetto di dibattito. Parte dell’argomentazione contraria a ciò era che l’equipaggio avrebbe dovuto essere isolato dal mondo esterno durante le operazioni di attacco nucleare – la sua missione principale – a causa del lampo accecante delle detonazioni nucleari. Il B-2 alla fine è stato dotato di un parabrezza avvolgente e di un telaio in grado di ospitare un pannello piatto di vetro immediatamente colorabile (oscurabile). Questo sistema verrebbe utilizzato durante le missioni di attacco nucleare, lasciando aperto il cockpit del B-2 durante le operazioni convenzionali. Spesso si può osservare la struttura interna di questo sistema nelle immagini della cabina di pilotaggio del B-2.
La necessità per i piloti di vedere l’esterno sta diventando sempre meno necessaria man mano che la tecnologia avanza. I sistemi di visione avanzati, le capacità di evitare il terreno generate dal computer, le capacità di visualizzazione della visione sintetica e la realtà aumentata nella cabina di pilotaggio significano che esistono soluzioni alternative molto reali e rilevanti per guardare fuori dal finestrino gli aerei avanzati. Un sistema di apertura distribuita potrebbe consentire agli equipaggi del B-21 di "vedere attraverso" l'aereo da qualsiasi angolazione e nelle lunghezze d'onda degli infrarossi mentre indossano, ad esempio, display montati sul casco. L’estrema consapevolezza fornita dall’avanzata suite di sensori del B-21 RAIDER potrebbe anche fornire un ulteriore margine di sicurezza anche quando si viaggia in uno spazio aereo densamente popolato. D’altra parte, il dimostratore supersonico X-59 QueSTT della NASA non ha alcuna visibilità in avanti. Anche l’automazione e i rapidi progressi nel pilotaggio autonomo stanno cambiando questa equazione. Vale la pena notare che il B-21 è ancora previsto per essere opzionalmente equipaggiato e pilotato dall’A.I.. Resta sconosciuto fino a che punto l’USAF intenda utilizzare questa capacità.
Inoltre, non sappiamo quali comfort siano stati integrati nel B-21 fin dall'inizio, considerando tutto ciò che è stato appreso sui bisogni umani per il volo di missioni di potenza aerea globale che possono durare ben più di un giorno. Ad esempio, un'area del B-2 originariamente destinata a un terzo membro dell'equipaggio è stata riconvertita con un piccolo lettino improvvisato in modo che uno dei due piloti possa riposarsi durante le lunghe autonomie di trasferimento. Sul B-2 Spirit esiste anche una piccola toilette in modo che l'equipaggio possa liberarsi più facilmente rispetto all'uso dei "piddle pack". Si potrebbe immaginare che Northrop Grumman avrebbe reso il B-21 un po' più accomodante per queste operazioni a lungo raggio fin dall'inizio, ma non sappiamo davvero cosa potrebbero includere queste caratteristiche.
Il B-21 è il secondo colpo della Northrop Grumman per un bombardiere stealth ad ala volante e un'evoluzione molto più matura del datato (40 anni) B-2, con decenni di esperienza nella costruzione, funzionamento e manutenzione. Anche la forma in pianta del Raider è presa direttamente da quello che si supponeva che il B-2 fosse, prima che l'USAF introducesse i requisiti di penetrazione di basso livello nel programma Advanced Technology Bomber. Gli Spirit successivi sono assolutamente "all'avanguardia" sotto ogni aspetto quando sono stati ideati e messi a punto. Si potrebbe anche considerare il B-2 come una sorta di velivolo di produzione sperimentale, con solo 21 esemplari in costruzione (19 ora operativi). E sebbene il bombardiere stealth originale condivida molti tratti con il suo successore, sono comunque significativamente diversi, sia in termini di elementi chiave del design che di set di missioni pianificate. Ma la scelta della vetratura della cabina di pilotaggio sottolinea l'importanza data alla scarsa osservabilità e alla sopravvivenza garantita del Raider per gli anni a venire. Allo stesso tempo, potrebbe anche essere indicativo dell’integrazione di altre tecnologie nel bombardiere che rendono il volo con visibilità ridotta un problema ampiamente mitigato.




IL B-21 RAIDER, LA STORIA

L'Air Force ha iniziato a pianificare il B-21 nel 2011 e si è aggiudicata l'importante contratto di sviluppo nel 2015. Il B-21 ha effettuato il suo primo volo il 10 novembre 2023. Si prevede che entrerà in servizio entro il 2027. 





Molti aspetti del programma B-21 sono altamente classificati; il programma è designato come programma ad accesso speciale. Il Congressional Research Service ha osservato nel 2021 che i dettagli tecnici e le specifiche del B-21, come velocità, sistemi di abilitazione, "dimensioni, azione furtiva richiesta, struttura, numero e tipo di motori, armi proiettate e sensori di bordo rimangono classificati" sebbene alcune informazioni su vari altri aspetti del programma siano state rese pubbliche dal 2015. Le prime foto dell'aereo sono state rilasciate il 2 dicembre 2022, scattate durante una cerimonia di lancio presso gli impianti di produzione di Northrop Grumman a Palmdale, in California. 
Il programma classificato Long Range Strike Bomber (LRS-B) è iniziato nel 2011, e l'Air Force ha emesso una richiesta di proposta per sviluppare un aereo LRS-B nel luglio 2014. È stato assegnato un contratto di sviluppo a Northrop Grumman nell'ottobre 2015. Boeing e Lockheed Martin, che hanno presentato offerte perdenti per il progetto, presentarono proteste; nell'ottobre 2016, il Government Accountability Office (GAO) respinse le contestazioni ribadendo la decisione dell'USAF di assegnare il contratto LRS-B a Northrop Grumman. Il rapporto GAO ha rivelato che il costo è stato il fattore decisivo nella scelta di Northrop Grumman al posto del team Boeing-Lockheed Martin. 
La gestione e l’acquisizione del programma B-21 sono supervisionate dall’Air Force Rapid Capabilities Office, piuttosto che attraverso il tradizionale processo di approvvigionamento militare. Tuttavia, il programma B-21 rimane soggetto ai requisiti di reporting Nunn-McCurdy al Congresso. 
Un rapporto dei media del 2015 affermava che l'Air Force voleva che il bombardiere funzionasse anche come piattaforma di raccolta di informazioni, manager della battaglia e aereo intercettore. Nel 2016, l'allora segretario dell'aeronautica militare Deborah Lee James disse che il B-21 sarebbe stato una "piattaforma di attacco di precisione globale di quinta generazione" con capacità di tiro con sensori in rete. Northrop Grumman descrive il B-21 come "il primo aereo di sesta generazione al mondo".
All'Air Warfare Symposium del 2016, i funzionari dell'Air Force hanno annunciato che l'LRS-B sarebbe stato formalmente designato "B-21" perché l'aereo sarebbe stato il primo bombardiere del 21° secolo. Nel settembre 2016, i funzionari dell'USAF hanno annunciato che il B-21 sarebbe stato chiamato "Raider" in onore dei Doolittle Raiders. Il tenente colonnello in pensione Richard E. Cole, allora l'ultimo membro vivente dei Doolittle Raiders, era presente alla cerimonia di nomina alla conferenza dell'Air Force Association. 
Nel marzo 2016, l'USAF ha annunciato sette fornitori di primo livello per il programma: Pratt & Whitney, BAE Systems, Spirit AeroSystems, Orbital ATK, Rockwell Collins, GKN Aerospace e Janicki Industries. 
Nel 2016, il responsabile del programma F-35 Chris Bogdan ha affermato che i motori del B-21 sarebbero stati abbastanza simili al motore Pratt & Whitney F135 dell'F-35 per ridurne i costi. Il programma ha completato la revisione critica della progettazione nel dicembre 2018. Nel gennaio 2020, i funzionari dell'Air Force hanno rilasciato nuovi rendering del B-21, che mostrano le caratteristiche prese d'aria a filo e miste e il design del carrello di atterraggio principale a due ruote. Il disegno sembrava mostrare un aereo più piccolo e leggero del datato B-2. 

Caratteristiche generali (stimate) del B-21 RAIDER:
  • Capacità: carico dell'arma da 20.000 libbre (9.100 kg).
  • Lunghezza: 54 piedi (16 m)
  • Apertura alare: 132 piedi (40 m)
  • Peso a vuoto: 70.000 libbre (31.751 kg)
  • Peso massimo al decollo: 180.000 libbre (81.647 kg)
  • Velocità massima: Mach 0,8+.





Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Violenza e terrorismo sono il risultato
della mancanza di giustizia tra i popoli.
Per cui l'uomo di pace
si impegna a combattere tutto ciò 
che crea disuguaglianze, divisioni e ingiustizie.
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…
Come i giusti dell’Apocalisse scruto i cieli e sfido l’Altissimo: 
fino a quando, Signore? Quando farai giustizia?
Dischiudi i sette sigilli che impediscono di penetrare il Libro della Vita 
e manda un Angelo a rivelare i progetti eterni, 
a introdurci nella tua pazienza, a istruirci col saggio Qoelet:
“””Vanità delle vanità: tutto è vanità”””.
Tutto…tranne l’amare.

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, Thedrive, Wikipedia, You Tube)