giovedì 10 gennaio 2019

I sottomarini della classe Yasen, in russo: проекта 885 «Ясень»




Gli SSGN nucleari lanciamissili russi della classe Yasen (in russo: проекта 885 «Ясень», traslitterato: proekta 885 «Âsenʹ», tradotto: progetto 885 «Yasen»), sono equipaggiati con missili antinave di progetto e costruzione russa. Sono conosciuti in Occidente anche con il nome in codice NATO di classe Severodvinsk, dal nome del sottomarino capoclasse, in precedenza erano conosciuti erroneamente con nome di classe Graney. Sviluppati negli anni novanta, la loro costruzione è andata molto a rilento, a causa della bassa priorità e dell'assenza di finanziamenti e l'ingresso in servizio del primo esemplare è avvenuto solo ne 2014; le unità successive alla prima godono di un design modificato e sono classificate рrogetto 885М (08851) «Yasen-М».



La costruzione del sottomarino Severodvinsk è iniziata nel 1993, tuttavia, problemi di bilancio hanno ritardato la costruzione per anni e il nuovo sottomarino nucleare SSGN è stato varato soltanto il 15 giugno 2010. 
Il Severodvinsk ha iniziato le prove in mare il 12 settembre 2011. 
Il sottomarino nucleare è tornato dal suo primo viaggio entro il 6 ottobre 2011.
I sistemi d’arma del Severodvinsk sono stati installati dietro il compartimento della torretta.
Il 7 novembre 2012, l’unità (mentre era immersa) ha lanciato con successo un missile da crociera Kalibr (versione antinave) su un bersaglio marino nel Mar Bianco. Più tardi nello stesso mese il sottomarino ha lanciato con successo due ulteriori missili da crociera (attacco terrestre). Il primo attacco terrestre di SLCM è stato effettuato il 26 novembre 2012 da una posizione in superficie e dopo due giorni dopo da una posizione sommersa.
L’SSGN Severodvinsk è stato consegnato alla Marina RUSSA alla fine di dicembre 2013. La cerimonia di alzabandiera si è tenuta il 17 giugno 2014, in occasione della sua introduzione nella marina russa.


Nel novembre 2014 il sottomarino ha testato con successo la sua capsula di salvataggio che è emersa da una profondità di 40 metri con cinque membri dell'equipaggio all'interno.
Il Severodvinsk è oramai pronto al combattimento sin dall'inizio del 2016. Alla fine di aprile 2016 e nell'agosto 2017, il K-560 ha condotto esercitazioni con missili tipo 3M14.



Sviluppo

La costruzione del primo esemplare iniziò nel cantiere navale Sevmaš, a Severodvinsk, il 28 dicembre 1993, e lo scafo venne varato (sembra) nel 1995, quando il livello di completamento era di circa il 10%. Tuttavia, a causa dei problemi economici che hanno caratterizzato la Russia negli anni novanta, i lavori sono andati avanti con estrema lentezza: infatti furono interrotti nel 1996 e ripresero solo nei primi anni del 2000. La costruzione subì poi una forte accelerazione a partire dal 2003, in seguito ad un aumento dei finanziamenti. Tuttavia, questo programma non era considerato prioritario, ed i lavori proseguirono piuttosto a rilento, soprattutto a causa della priorità data ai classe Borej. Inoltre vi sarebbero state numerose difficoltà tecniche a causa dell'estrema complessità del sistema. Comunque, stando alle dichiarazioni rilasciate dai vertici della marina russa, il programma relativo ai Progetto 885 sembra tornato ad alti livelli di importanza.
Nelle intenzioni della marina militare russa, la classe dovrebbe essere composta da sette unità. Tuttavia, non è chiaro il numero di unità effettivamente in costruzione. Fonti occidentali riferiscono che gli esemplari in costruzione sarebbero tre. Quello sicuramente più vicino al completamento (circa all'80%) sarebbe il capoclasse K-560 Severodvinsk, l'esemplare varato con cerimonia ufficiale nel giugno 2010, il cui ingresso in servizio, continuamente posticipato, è previsto per il 2011. Le informazioni sugli altri due sono praticamente inesistenti: non sono stati comunicati neanche i nomi. La loro costruzione è iniziata nell'ottobre 1996 e nel gennaio 1998, ma lo stato attuale dei lavori è ignoto. Dovrebbero comunque entrare in servizio, rispettivamente, nel 2013 e nel 2016. Fonti russe riferiscono invece che la costruzione del secondo esemplare della classe, che dovrebbe ricevere il nome di Kazan', sarebbe iniziata il 24 luglio 2009 Per quanto riguarda gli ultimi quattro esemplari previsti, si sa che si tratta di una versione migliorata, ma non si conoscono eventuali modifiche o differenze rispetto ai battelli precedenti. In tutti i modi, secondo il programma degli armamenti 2007-2015, è previsto l'ingresso in servizio di due sottomarini di questo tipo in tale arco di tempo.

Tecnica ed armamento

I classe Graney derivano dai classe Akula e sono molto sofisticati. Lo scafo è costruito in acciaio amagnetico, cosa che dovrebbe permettere a questi mezzi una silenziosità maggiore, consentendogli dunque di essere meno individuabili dei classe Akula. Inoltre, molto alta dovrebbe essere l'automazione dei processi interni, visto che l'equipaggio previsto è di soli 50 elementi.
L'armamento principale è composto da 24 missili antinave P-800 Oniks (SS-N-26 in Occidente), sistemati in otto tubi di lancio verticali SM-135 posti alle spalle della torre. La notizia che avrebbe dovuto imbarcare venti SS-N-17 Snipe si è rivelata infondata. Per quanto riguarda l'armamento secondario, questo è composto da circa 24 tra missili e siluri, che potranno essere lanciati mediante otto tubi lanciasiluri.
Il sistema sonar è di tipo Irtyš-Amfora, per il cui sviluppo e messa a punto è stato utilizzato lo Yankee Pod KS-403. Come detto in precedenza, gli ultimi quattro esemplari della classe dovrebbero avere delle differenze, e sarebbero noti con il nome di Severodvinsk-I. Tali differenze comunque non sono note. Fonti russe riferiscono che alcuni esperti americani considererebbero i Graney i più avanzati sottomarini del mondo.

Esemplari previsti

L'ingresso in servizio attivo del primo esemplare della classe, fu continuamente posticipato, era previsto per il 2011. Sui successivi esemplari le fonti differiscono notevolmente. Invece, l'inizio della costruzione dei quattro Seveodvinsk-I era previsto per il 2002-2004, ma non si hanno notizie in questo senso.
I Yasen, comunque, sarebbero in grado di colpire (anche con testate nucleari) non solo obiettivi navali, ma anche terrestri, situati in prossimità delle coste in quanto dotati di missili da crociera.
I sottomarini classe Yasen dovrebbero progressivamente rimpiazzare i sottomarini nucleari da attacco (SSN) delle classi più vecchie in servizio con la marina russa. Il riferimento è in particolare ai classe Victor, ai Sierra ed ai più vecchi esemplari della classe Akula. Non è chiaro invece se possano sostituire anche gli SSGN classe Oscar. In particolare, fonti occidentali riferiscono che il terzo esemplare dovrebbe sostituire il K-263 Del'fin (classe Akula), mentre i successivi quattro battelli dovrebbero rimpiazzare gli altrettanti Victor III ancora in servizio entro il 2021. Inoltre, ulteriori 12 esemplari (da costruirsi tra il 2017 ed il 2028) dovrebbero andare a sostituire gli Akula attualmente in carico alla marina.
Alla fine ne saranno costruiti solo 7 esemplari, l'ultimo entrerà in servizio nel 2023.

"Il sottomarino lanciamissili balistico di questa classe è già in servizio nella Flotta del Nord, svolge regolarmente missioni in aree remote degli oceani mondiali e, cosa che non può che rallegrare, lo sta facendo con successo" ha detto Korolev.
Il sottomarino lanciamissili balistico classe Yasen Severodvinsk è entrato nella marina russa nell'estate del 2014. La costruzione e l'entrata in servizio di questi sottomarini nella Flotta del Nord e del Pacifico continua senza interruzioni, ha osservato il comandante supremo.
Entro il 2020 si pianifica di costruire sette sottomarini classe Yasen e di questi sei saranno costruiti secondo il progetto aggiornato 885M.
I sottomarini atomici modernizzati classe Yasen-M hanno un dislocamento 13.800 tonnellate, una profondità di immersione di 520 metri, una velocità subacquea di 31 nodi e un'autonomia di navigazione di 100 giorni. Questi sottomarini sono dotati di un equipaggio di 64 persone. Sono armati con mine, siluri da 533 millimetri, missili da crociera Kalibr e Oniks.



Il drone russo Poseidon, attualmente in fase di sviluppo, sarà in dotazione ai sottomarini della classe YASEN; potrà trasportare una testata nucleare con una capacità massima di 2 megatoni per distruggere “le basi navali nemiche”. Il progetto di sviluppo dell’arma è stato svelato dal presidente russo nel suo discorso all’assemblea federale lo scorso 1° marzo. L’agenzia di stampa ufficiale russa Tass ha confermato ieri che il drone Poseidon sarà in uso alla Marina nell’ambito del programma di armamento per il 2018-2027 e sarà trasportato da un nuovo sottomarino speciale attualmente in costruzione dall’azienda Sevmash. Questa arma può viaggiare verso il bersaglio a una profondità di oltre 1 km con una velocità di 60-70 nodi (110-130 km/h). Il leader russo ha detto che questi droni potrebbero essere armati sia con munizioni convenzionali sia, appunto, con armi nucleari. Putin aveva accennato a marzo anche che le nuove armi in produzione starebbero rendendo inutili i sistemi di difesa della Nato. Il comandante della marina russa Sergei Korolyov ha dichiarato che le prime prove sono già state eseguite.

I nuovi siluri russi che equipaggiano gli SSGN classe YASEN si chiamano Futlyar e sembra siano in grado di raggiungere i 50 nodi (circa 100 Km/h) e raggiungere bersagli a 50 Km di distanza, su altri siti si parla anche di 60nodi e 60 Km. Per un siluiro da 533 mm è un risultato davveor raguardevole: equipaggeranno sia gli SSBN Dolgokury sia gli SSN Yasen e, cosa interessante, sembra siano filoguidati a differenza dei precedenti.

(Web, Google, Wikipedia, Navyrecognition, Covertshores, You tube)































Il Carro Veloce CV33 (ridenominato in seguito carro L3/33)



Il Carro Veloce CV33 (ridenominato in seguito carro L3/33) fu un carro armato leggero (in realtà per armamento e dimensioni, più un tankette) italiano sviluppato, tra le due guerre mondiali, a partire dal modello del carro inglese Carden-Loyd Mk VI tankette.
Venne soprannominato anche tankette (piccolo carro, per le sue minuscole dimensioni), così come figura nei ruoli di alcune unità della Guardia Nazionale Repubblicana della Repubblica Sociale Italiana.




Gli studi per il nuovo carro veloce incominciarono presso la ditta Ansaldo nel 1930, attraverso la realizzazione di una serie di prototipi, alcuni ancora montati sullo scafo del tankette Mk VI, e poi di una preserie, che alcuni classificano come C.V.21.
La prima versione definitiva venne realizzata nel 1933, da cui il nome del carro. Già l'anno seguente vennero apportate alcune modifiche all'armamento e ad altre parti dando così vita alla II serie (o modello 1934).




Nel 1936 venne messa in produzione una versione migliorata denominata C.V.35 (in seguito L3/35) che presentava come principale innovazione l'imbullonatura delle lamiere di protezione in precedenza solamente saldate.
Nel 1938 venne prodotta un'ultima versione, detta, non ufficialmente, C.V.38 e poi L3/38, che presentava alcune modifiche al sistema delle sospensioni e ai cingoli.
Complessivamente vennero prodotti più di 2.000 esemplari (comprese le versioni speciali).
Alcuni carri sopravvissero alla seconda guerra mondiale e furono utilizzati dai reparti della Polizia di Stato nell'immediato dopoguerra.
A partire dal 1933, anno della sua entrata in servizio il C.V. 33 è stato presente in tutti gli avvenimenti bellici che coinvolsero l'Italia fino al 1945
Referendum nella Saar - tra il dicembre 1934 e il gennaio 1935 uno squadrone carri del reggimento Cavalleggeri Guide fece parte del contingente italiano inviato a Saarbrücken con funzioni di ordine pubblico.




Guerra d'Etiopia - Tra il 1935 e il 1936 numerosi squadroni di carri leggeri presero parte alle operazioni militari che portarono alla conquista italiana dell'Etiopia
Guerra civile spagnola - Tra il 1937 e il 1939 un certo numero di C.V. 33 (numero che raggiunse le dimensioni di un battaglione) fu inquadrato nel Tercio, la legione straniera spagnola, in appoggio alle truppe franchiste. Impiegato, tra l'altro, nelle battaglie di Guadalajara e Santander il carro C.V. 33 si trovò, per la prima volta, a dover affrontare nemici aventi una maggior potenza di fuoco come i carri sovietici T-26 dotati di cannoni da 37 e 45 mm; per sopperire a questo limite, veniva rimorchiato un pezzo anticarro che veniva poi utilizzato per compiere vere e proprie imboscate ai più pesanti avversari.
Occupazione italiana dell'Albania - i carri veloci del 31º reggimento carristi fecero parte del contingente che occupò senza, per altro, incontrare praticamente resistenza la capitale Tirana.
Battaglia delle Alpi Occidentali - in occasione dell'entrata in guerra dell'Italia quattro battaglioni di carri leggeri C.V. 33/35 (ora ribattezzati L3/33 e L3/35) operarono contro le difese francesi nel settore di Aosta, ottenendo scarsi risultati e subendo perdite sia a causa del fuoco nemico sia delle mine.
Campagna italiana di Grecia - tra il 1940 e il 1941 il 31º reggimento carristi inquadrato nella Divisione Centauro, dotato di battaglioni di carri veloci, e uno di carri medi, operò sulla linea della Vojussa. Anche in questa circostanza i carri tipi L dimostrarono di essere ormai del tutto superati e obsoleti, non riuscendo spesso a superare gli ostacoli anticarro predisposti dalle truppe greche.
Fronte jugoslavo - alle operazioni di occupazione della Jugoslavia, nel 1941, presero parte il 33º reggimento carristi inquadrato nella Divisione Littorio e il 31° inquadrato nella divisione Centauro. Al termine delle operazioni un certo numero di carri tipo L3/33 e L3/35 rimase in zona adibito al supporto delle operazioni di occupazione e di repressione del movimento partigiano. Dopo l'8 settembre 1943 la maggior parte di questi mezzi fu catturata dai tedeschi mentre alcuni esemplari furono consegnati alle unità partigiane sotto il controllo del maresciallo Tito.
Campagna dell'Africa Orientale Italiana - al momento dell'apertura delle ostilità risultavano presenti in AOI 39 carri di tipo L che privi di pezzi di ricambio scomparvero dalla scena senza aver mai avuto la possibilità di operare in modo efficace, salvo per il III Squadrone dei Cavalieri di Neghelli nel combattimento del torrente Dadaba, presso Sciasciamanna, il 13 maggio 1941. Nove di essi diventarono preda bellica delle truppe sudafricane.
Campagna del Nordafrica - All'apertura delle ostilità (nel giugno 1940) erano presenti in Africa 339 carri tipo L3 nelle diverse versioni. Inadatti ad affrontare i tank inglesi, e anche le armi anticarro il loro numero si ridusse rapidamente a zero durante la ritirata seguita alla controffensiva inglese dell'inverno 1940/1941. Nel febbraio 1941 giunsero, al seguito della divisione Ariete 117 carri L3 (24 nella versione lanciafiamme) che presero parte alla controffensiva delle truppe dell'Asse. Comunque all'inizio del 1942 ne rimanevano pochi esemplari per lo più non efficienti.
Fronte Russo - con il CSIR (Corpo di spedizione italiano in Russia) vennero inviati sul fronte orientale anche 61 carri L3, inquadrati nel III Gruppo Corazzato "San Giorgio" (3ª Divisione Celere "Principe Amedeo Duca d'Aosta"). Le condizioni ambientali, unite alla scarsezza di pezzi di ricambio e alla inidoneità del mezzo alle condizioni d'uso ridussero rapidamente a zero il numero dei carri operativi tanto che gli equipaggi agli inizi del 1942furono impiegati, in operazioni belliche, come reparti appiedati.
Francia meridionale e Corsica - Alcuni reparti dotati di carri L3 presero parte nel novembre del 1942 all'occupazione, da parte italo-tedesca, delle parti del territorio francese sottoposte al governo di Vichy. Detti reparti rimasero poi come truppe di occupazione. Nel settembre 1943 le unità sulla terraferma francese si sfaldarono e i loro mezzi furono catturati dai tedeschi mentre quelle presenti in Corsica si batterono contro i tedeschi per rientrare poi in Sardegna quando a esse subentrarono le truppe alleate. I mezzi sopravvissuti all'impiego e all'usura rimasero poi in Sardegna senza più essere utilizzati.
Difesa di Roma - Immediatamente dopo l'8 settembre 1943 alcuni carri tipo L3 presero parte al tentativo di difendere Roma dall'occupazione da parte delle truppe tedesche
Nella Repubblica Sociale Italiana - dopo l'8 settembre 1943 un certo numero di mezzi venne usata da parte di varie unità della RSI soprattutto nell'ambito delle azioni di contrasto alle azioni dei partigiani. Alcuni di questi carri furono catturati dalle unità partigiane durante l'insurrezione dell'aprile 1945 e fatti sfilare nelle città appena liberate.
Dopoguerra - alcuni carri L3 rimasero in dotazione per alcuni anni a reparti dell'Esercito Italiano con funzioni addestrativo-dimostrative finendo poi per essere usati come monumento nelle varie caserme. Un certo numero di esemplari di carri L3 venne usato, nell'immediato dopoguerra, dalle forze di polizia nei servizi di ordine pubblico.




Difficile dare un giudizio positivo sul carro leggero Ansaldo-Fiat: costruito in materiale leggerissimo e relativamente veloce, il carro era certo più adatto all'esplorazione e al supporto della fanteria che al combattimento; l'armamento però (mitragliatrici) risultava efficace al massimo entro i 400 m, purché si sparasse a bassa velocità e la mancanza di torretta girevole rendeva il carro particolarmente vulnerabile agli attacchi da dietro. Gli L3 erano dei piccoli carri da 3,2 tonnellate, con scarsa capacità di fuoco, sviluppati e ideati per combattere in ambito alpino e montagnoso. Visto il loro proficuo utilizzo durante la guerra di Abissinia, ben quattro anni prima, contro un nemico che non disponeva né di divisioni corazzate, né di armi anticarro, i comandi italiani ebbero la presunzione di volerli utilizzare nel corso della seconda guerra mondiale con compiti di "rottura" nei confronti delle divisioni di fanteria nemiche. Il risultato fu pessimo, non solo per l’incapacità del carro di poter svolgere tale funzione contro reggimenti provvisti di armi anticarro, ma soprattutto perché la irrisoria corazzatura poteva essere facilmente penetrata anche da qualsiasi mitragliera dotata di munizionamento perforante e, a breve distanza, persino dalle armi individuali del nemico. La visibilità era scarsa e l'uscita dell'equipaggio dai carri colpiti, a causa della posizione degli sportelli, era praticamente impossibile durante il combattimento. Si deve registrare poi, dal punto di vista della mobilità, che il carro era sì maneggevole, ma non sempre riusciva ad affrontare terreni difficili. L'autonomia poi, era l'ennesimo tallone d'Achille di questo carro, che, in Libia, costringeva gli equipaggi a portare tre fustini da 20 litri di benzina sulla corazza anteriore. Solo pochi esemplari, infine, avevano il supporto per l'impiego contraereo della mitragliatrice.

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