sabato 2 febbraio 2019

La famiglia Yak-130 Mitten - M346 Master - e Hongdu L-15 Falcon (猎鹰)




Lo Yakovlev Yak-130 (in cirillico Яковлев Як-130, nome in codice NATO Mitten) è un addestratore avanzato biposto di quarta generazione e mezza prodotto dall'azienda russa A. S. Yakovlev Design Bureau dagli anni duemila.
Il progetto dell'aereo nasce dalla collaborazione tra la Yakovlev e l'italiana Aermacchi, infatti l'aeroplano russo, date le particolarità della sua origine è una variante molto simile all'italiano M-346, del quale riunisce molte delle caratteristiche. All'inizio era noto come Yak-AT. È propulso da 2 turbofan Klimov RD-35.



Storia del progetto

Lo sviluppo dello Yak-130 iniziò nel 1993 secondo un programma congiunto tra la Yakovlev e l'Aermacchi per realizzare un addestratore avanzato capace di formare i futuri piloti di caccia di nuova generazione, come l'Eurofighter Typhoon, il Dassault Rafale, l'F-35 e il Sukhoi PAK FA. Il programma prevedeva un velivolo caratterizzato da un'ala alta e una singola deriva verticale, spinto da 2 turbofan e con un abitacolo con 2 posti in tandem capace di garantire elevate manovrabilità, stabilità senza rinunciare a una velocità subsonica.
Il dimostratore effettuò il primo volò nel 1996. A pilotare l'aereo è stato il pilota collaudatore Andrej Sinicyn. Durante questo volo l'aereo ha raggiunto la velocità di 350 km/h alla quota di 2 000 m. In totale sono stati effettuati circa 300 voli del prototipo dell'aereo.
Ma nel 1999, la partnership fu sciolta, perché le due parti non riuscirono ad accordarsi su vari aspetti del velivolo, pertanto i due costruttori seguirono diversi percorsi di sviluppo, con alla base sempre la stessa filosofia progettuale iniziale: l'Aermacchi con il suo Aermacchi M-346 e la Yakovlev con lo Yak-130.
Il 19 maggio 2009 ha volato il primo Yak-130 di serie, nelle mani dei collaudatori Roman Taskaev e Sergey Kara. L'aereo è stato ordinato dalla Voenno-vozdušnye sily Rossijskoj Federacii (le forze aeree russe) in 12 esemplari come addestratore avanzato battendo il rivale MiG-AT.
Benché nato come addestratore avanzato non si esclude lo sviluppo di una versione appositamente per l'attacco leggero.
La V-VS ha intenzione di sostituire presso le proprie scuole di volo gli anziani Aero L-39C Albatros con 74 esemplari di Yak-130 Mitten entro il 2015, anche se al momento ne ha ordinato solamente 12 unità.
Altri clienti dell'addestratore avanzato russo sono l'aeronautica militare dell'Algeria con 16 esemplari ordinati nel 2006, la forza aerea della Libia con 6 macchine ordinate nel 2009, l’Aeronautica militare siriana, con 36 aviogetti nel 2010 ed altre.

Incidenti

  • 26 luglio 2006 durante un volo di prova dello Yakovlev Yak-130 il sistema di pilotaggio del velivolo si bloccò per cause non certe, di conseguenza i due piloti a bordo dell'aereo si eiettarono dalla cabina di pilotaggio prima dello schianto a terra.
  • 29 maggio 2010 nei pressi dell'aeroporto di Lipeck nella Russia europea durante il volo d'addestramento del Yakovlev Yak-130 un propulsore del velivolo si arrestò per cause non accertate. Due piloti a bordo dell'aereo si sono catapultati dalla cabina di pilotaggio. Il Ministero della Difesa della Russia ha deciso il blocco dei voli degli aerei Yak-130 in Russia fino all'accertamento delle cause dell'incidente.


Utilizzatori

  • Algeria: Al-Quwwat al-Jawwiyya al-Jaza'iriyya
  • opera, al gennaio 2019, con 16 esemplari di Yak-130 acquistati dal governo algerino, e consegnati a partire dal 2009.
  • Bangladesh: Bangladesh Biman Bahini 16 esemplari ordinati. A dicembre 2017 gli esemplari in servizio sono 13, in quanto un aereo è andato perso in un incidente luglio e due a dicembre.
  • Bielorussia: Voenno-vozdušnye sily i vojska protivovozdušnoj oborony - 8 esemplari ordinati - 8 in servizio al gennaio 2019.
  • Birmania: Tatmadaw Lei -Primo lotto di 3 aerei consegnato nel 2016, non si conosce il totale degli aerei che saranno consegnati entro il 2018. Al gennaio 2019 risultano consegnati 6 esemplari.Al dicembre 2017 risultano consegnati i 6 esemplari ordinati. Entro la fine del 2018 sarà consegnato un nuovo lotto di 6 esemplari.
  • Laos: Lao People's Liberation Army Air Force - 4 Yak-130 ricevuti a dicembre 2018.
  • Russia: Voenno-vozdušnye sily Rossijskoj Federacii - contratto per 109 esemplari di cui 89 già consegnati al dicembre 2016.


Sviluppo

All'inizio degli anni '90, il governo sovietico richiese all'industria di sviluppare un nuovo aereo che sostituisse i jet trainers cechi Aero L-29 Delfín e Aero L-39 Albatros. Cinque uffici di progettazione presentarono proposte. Tra questi c'erano il Sukhoi S-54, Myasishchev M-200, Mikoyan MiG-AT e Yakovlev Yak-UTS. Nel 1991, le altre proposte furono abbandonate: rimasero solo il MiG-AT e lo Yak-UTS. 
Lo sviluppo di Yak-UTS iniziò nel 1991 e il progetto fu completato nel settembre 1993. Con il crollo dell'Unione Sovietica, tuttavia, Yakovlev fu costretta a cercare un partner straniero. Nel 1993 si accordò con l’Aermacchi per sviluppare congiuntamente l'aereo Yak/AEM-130; Aermacchi è stata responsabile del supporto tecnico e finanziario del progetto. Il primo prototipo, denominato Yak-130D, fu costruito da Sokol a Nizhny Novgorod, in Russia, e fu presentato al pubblico nel giugno 1995. L'aereo effettuò il suo primo volo il 25 aprile 1996 dall'aeroporto di Zhukovsky per mano del capo pilota collaudatore di Yakovlev Andrey Sinitsyn.
Nel 2000, le differenze di priorità tra le due imprese portarono alla fine del partenariato, con lo sviluppo indipendente di ciascun aeromobile. La versione italiana fu l’M-346.
La Yakovlev ricevette dall’Aermacchi 77 milioni di dollari per la documentazione tecnica del velivolo. Yakovlev era autorizzata per contratto a vendere il velivolo a paesi come quelli della Comunità degli Stati Indipendenti, India, Slovacchia e Algeria; l’Aermacchi ai paesi della NATO e ad altri nel mondo.
Nel marzo 2002, il comandante in capo Vladimir Mikhailov disse che lo Yak-130 e il MiG-AT erano stati scelti come nuovi addestratori dell'aviazione russa. Lo Yak-130 si dimostrò superiore in quanto poteva svolgere il duplice ruolo di addestratore e di jet da combattimento. Il 10 aprile 2002, lo Yak-130 fu dichiarato vincitore della gara per l’aereo d’addestramento basico e avanzato, battendo il MiG-AT. 
L'aviazione russa ordinò 10 Yak-130, e il costo totale della ricerca e sviluppo, che comprendeva la costruzione e il collaudo dei quattro velivoli di pre-produzione, ammontava a circa 200 milioni di dollari, l'84% dei quali finanziati da Yakovlev e il resto dal governo russo. Nel 1996 erano stati spesi complessivamente 500 milioni di dollari per la ricerca e sviluppo.

Il design

Lo Yak-130 è un aereo da addestramento avanzato, in grado di replicare le caratteristiche dei caccia russi di quarta e quinta generazione grazie all'utilizzo di un'avionica digitale ad architettura aperta compatibile con un Databus 1553, un cockpit completamente digitale, un sistema Fly-By-Wire System (FBWS) digitale a quattro canali, caratteristiche di gestione FBWS variabili e controllate da istruttore e simulazione embedded. E’ presente anche un Head-up display (HUD) e un Helmet-Mounted-Sighting-System (HMSS), con un doppio ricevitore GPS/GLONASS che aggiorna un sistema inerziale (IRS) per una navigazione altamente accurata e un targeting di precisione. L'aereo può coprire fino all'80% dell'intero programma di addestramento di un pilota.
Oltre al suo ruolo di addestramento, il velivolo è in grado di svolgere compiti di Light Attack e ricognizione. Può portare un carico da combattimento di 3.000 chilogrammi, composto da varie armi guidate e non guidate, serbatoi di carburante ausiliari e cialde elettroniche. Secondo il suo capo progettista Konstantin Popovich, durante una fase di test ultimati nel dicembre 2009, l'aereo è stato testato con tutte le armi in servizio nell'aeronautica militare russa. Lo Yak-130 ha nove punti d’attacco per carichi esterni: sei sotto le ali e uno sotto la fusoliera.
I due motori dell'aereo sono montati sotto le radici alari estese, che arrivano fino in avanti fino al parabrezza. Due Ivchenko Progress AI-222-25 Full Authority Digital Engine Control (FADEC) producono un totale di 49 kN di spinta. È disponibile anche un motore "-28", che aumenta la spinta a 53 kN. Con un peso normale al decollo di 7.250 kg, si ottiene un rapporto spinta-peso di 0,70 con i motori "-25", o 0,77 con i motori "-28". Rispetto a 0,65 per il BAE Systems Hawk 128 e 0,49 per l'Aero Vodochody L-159B.
La capacità massima interna di carburante è di 1.700 kg. Con due serbatoi esterni per il carburante da combattimento la cifra aumenta a 2.600 kg. La velocità massima è di Mach 0,93, il limite massimo di servizio è di 12.500 metri e i fattori di carico sono da -3 a +9 g. La velocità tipica di decollo e la distanza in una configurazione "pulita" è pari a 209 km/h e 550 m, mentre le cifre di atterraggio sono rispettivamente di 191 km/h e 750 m. Il limite di vento laterale è di 56 km/h.
Lo Yakovlev Yak-130 è equipaggiato con prese d’aria motore controllate FBWS, al fine di evitare che i motori dell'aereo subiscano danni da corpi estranei durante il funzionamento da piste non asfaltate e strisce d'erba.
La suite di addestramento al combattimento sullo Yak-130 include sistemi di tiro simulato e reale con missili aria-aria e aria-aria e aria-suolo, bombardamento, tiro con armi da fuoco e sistemi di auto-protezione a bordo.

Storia operativa

Il prototipo di Yak-130 ha completato il suo primo volo, registrato come RA-43130, il 25 aprile 1996 presso l'aeroporto di Zhukovsky.
Il 30 aprile 2004, la prima pre-serie Yak-130, assemblata presso lo stabilimento Sokol di Nizhny Novgorod, ha effettuato il primo volo inaugurale. L'aereo è stato esposto per la prima volta al Paris Air Show nel giugno 2005. È stato seguito da altri tre aerei di pre-serie.
Nel dicembre 2009, l'aereo ha completato le prove tecniche ed è stato accettato per il servizio nella VVS.

Incidenti
  • 26 giugno 2006: Un prototipo di Yak-130 si è schiantato nella regione di Ryazan. Entrambi i piloti si sono elettati in modo sicuro e senza subire ferite.
  • 29 maggio 2010: Una velivolo di preserie Yak-130 si è schiantato nel centro di addestramento al combattimento di Lipetsk. L'incidente si è verificato durante i test. Entrambi i piloti si sono elettati soddisfacente e senza feriti.
  • 15 aprile 2014: Un Yak-130 si è schiantato nella regione di Astrakhan, a 25 km: uno dei piloti è deceduto, il tenente colonnello Sergei Seregin. La causa del disastro è da ricercare in un malfunzionamento. 
  • 11 luglio 2017: Un aereo da addestramento Yak-130 "Mitten" dell'aeronautica del Bangladesh si è schiantato a Lohagara, nel distretto sudorientale di Chittagong del Bangladesh. I due piloti sono rimasti illesi.
  • 16 novembre 2017: Un Yak-130 dell'aeronautica militare russa si è schiantato al suolo vicino alla base aerea di Borisoglebsk.
  • 27 dicembre 2017: Due Yak 130 dell'aeronautica militare del Bangladesh si sono schiantati a causa di una collisione in volo: tutti e quattro i piloti sono rimasti illesi.


Ordini e consegne

Nel 2005, l'Aeronautica Militare Russa ha fatto il suo primo ordine per 12 Yak-130. L'Aeronautica Militare Russa intende acquistare almeno 72 Yak-130, sufficienti per equipaggiare quattro reggimenti di addestramento. Il comandante in capo, il colonnello generale Aleksandr Zelin, ha annunciato l'8 novembre 2011, che il ministero della difesa russo avrebbe dovuto firmare entro due settimane un contratto con Irkut Corporation per altri 65 velivoli - 55 ordini fissi più 10 opzioni. Zelin ha dichiarato che le consegne sono state completate nel 2017.
Il primo aereo di serie è stato consegnato a un centro di addestramento a Lipetsk il 19 febbraio 2010. Una volta che il contratto del 2005 per 12 Yak-130 costruiti dall'impianto Sokol per il Ministero della Difesa Russo nel giugno 2011, è stato deciso che tutti i successivi ordini di Yak-130, sia nazionali che di esportazione, sono stati gestiti dall'Irkutsk Aviation Plant della Irkut Corporation. 
La Siria ha accettato di acquistare 36 aerei Yak-130 jet trainer avanzati. La Siria ha ricevuto nove aerei entro la fine del 2014, dodici nel 2015 e quindici nel 2016, per un totale di 36 aerei.
Nel gennaio 2014, il Bangladesh ha ordinato 24 Yak-130. Successivamente l'ordine è stato ridotto a 16 aeromobili. Il primo lotto di 6 aerei è stato consegnato il 20 settembre 2015. Il secondo lotto di 5 velivoli è stato consegnato il 29 dicembre 2015, mentre i successivi 5 sono stati consegnati entro il primo trimestre del 2016.
L'aviazione uruguaiana sta valutando la possibilità di sostituire in futuro l'A-37 con l'F-5 Freedom Fighter. La Russia ha offerto lo Yak-130 alla Serbia come parte di un prestito di 3 miliardi di dollari per il potenziamento delle forze aeree serbe.

Varianti
  • Yakovlev Yak-130 - Addestratore avanzato a doppio sedile Basic.
  • Yakovlev Yak-131 - aereo d’attacco. Questa versione avrà una  cabina di pilotaggio corazzata, un cannone GSh-30-1, e il radar Phazotron Kopyo con scansione meccanica, o il Tikhomirov NIIP Osa passivo phased array radar. 
  • Yakovlev Yak-133 - Light Strike Aircraft per LUS. Il progetto è stato annullato all'inizio del 1990.
  • Yak-133IB - Bombardiere da combattimento.
  • Yak-133PP - Piattaforma di contromisure elettroniche.
  • Yak-133R - Variante di ricognizione tattica.
  • Yakovlev Yak-135 - Trasporto VIP a quattro posti.

Specifiche tecniche (Yak-130)

Caratteristiche generali
  • Equipaggio: 2 piloti
  • Lunghezza: 11,49 m
  • Apertura alare: 9,84 m
  • Altezza: 4,76 m
  • Area delle ali: 23.52 m²
  • Peso a vuoto: 4.600 kg
  • Peso a pieno carico: 7.250 kg
  • Peso massimo al decollo: 10.290 kg
  • Centrale elettrica: 2 × Progress AI-222-25 turbofan, 24,52 KN ciascuno.

Prestazioni
  • Velocità massima: 1.060 km/h
  • Velocità di crociera: 887 km/h
  • Velocità di stallo: 165 km/h
  • Portata: 2.100 km
  • Raggio di combattimento: 555 km
  • Soffitto di servizio: 12.500 m.
  • Velocità di salita: 65 m/s
  • Caricamento ad ala: 276,4 kg/m²
  • Rapporto spinta/peso: 0,70.


Armamento


Un carico max di 3.000 kg composto da varie armi guidate e non guidate, serbatoi di carburante ausiliario ed ECM può essere trasportato su 9 punti fissi: 1 su ogni estremità alare, 3 sotto ogni ala e 1 sotto la fusoliera.
































L’Aermacchi M-346 

L’Aermacchi M-346 è il velivolo da addestramento più avanzato oggi disponibile sul mercato, l’unico appositamente studiato per formare i piloti destinati ai velivoli militari ad alte prestazioni di nuova generazione.
È in servizio dal 2013 con l’Aeronautica Militare, la Republic of Singapore Air Force e con la Forza Aerea di Israele dal 2014. La Polonia (che ha firmato un contratto per 8 esemplari nel febbraio 2014) riceverà i suoi primi aerei nel corso di quest'anno.
Nel 1993, l'Aermacchi firmò un accordo per collaborare con la Yakovlev sul nuovo aereo d'addestramento, che quel costruttore stava sviluppando per l'aeronautica militare della Federazione Russa. L'aereo, frutto di quella collaborazione, effettuò il primo volo nel 1996 e fu portato l'anno successivo in Italia per esplorare la possibilità di proporlo come sostituto dell'Aermacchi MB-339, in servizio presso le scuole di volo dell'Aeronautica Militare dal 1979.



All'epoca l'aereo veniva commercializzato come Yak/AEM-130, ma nel 1999 differenze nelle priorità stabilite dai piani industriali dei due costruttori portarono alla fine della partnership e ogni industria proseguì lo sviluppo in modo indipendente: l'Aermacchi con il suo M-346 e la Yakovlev con lo Yak-130. L'azienda italiana rimase titolare dei diritti di commercializzazione del velivolo per tutto il mondo, tranne la Russia e le altre nazioni della Comunità degli Stati Indipendenti. La Yakovlev ha portato avanti lo sviluppo della sua versione in collaborazione con la Sokol Aircraft-Building Plant.
L'M-346 è un velivolo largamente modificato rispetto all'aereo che la joint venture stava producendo e adotta sistemi ed equipaggiamenti esclusivamente di produzione occidentale. Il primo prototipo fu presentato il 7 giugno 2003 ed effettuò il primo volo il 15 luglio 2004.
L'aereo possiede elevata manovrabilità grazie ai materiali compositi con cui è costruito, al rapporto peso/potenza minimo e alle varie soluzioni aerodinamiche adoperate. Inoltre riesce a mantenere piena maneggevolezza fino ad un angolo d'attacco di 40°; può raggiungere i 1.085 km/h ad una altezza di 1.500 m e in picchiata può raggiungere Mach 1,2. Il velivolo è lungo 11,5 m con ampiezza alare di 9,72 m. L'autonomia di volo è di 1.889 km che possono diventare 2.537 km con due serbatoi esterni. Possiede comandi digitali ed è pilotabile con un joystick. È predisposto per un cannone da 20 mm DEFA. Dispone di 8 punti d'attacco subalari, rispettivamente da 1.050 kg, 550 kg, 300 kg e 150 kg (sul wingtip) e uno centrale da 600 kg. È predisposto per missili aria-aria AIM- 9L Sidewinder a guida IR, bombe Mk.82, Mk.83, Mk.84, missili aria-terra AGM-65 Maverick, contenitori per razzi da 70 mm Rockeye. Può, inoltre, essere armato con un cannone da 30 mm ed è configurabile per attacchi al suolo con bombe e missili aria-terra e antinave.
Infine il computer del Flight Control System (FCS) dell'aeromobile è stato sviluppato da Alenia SIA in collaborazione con Selex Communications, mentre il software di volo è sviluppato interamente da Alenia Aermacchi.
L’M-346 ha caratteristiche tecniche innovative in ogni aspetto del progetto, a cui si aggiungono l’esperienza senza eguali della Divisione Velivoli di Leonardo nel campo dei sistemi di addestramento, per creare un velivolo avanzatissimo, esuberante nelle prestazioni, con equipaggiamenti allo stato dell’arte.
L’ampio inviluppo di volo, l’elevato rapporto spinta/peso e l’estrema manovrabilità, consentono all’M-346 di offrire condizioni di volo simili a quelle dei velivoli da combattimento di ultima generazione. Questo massimizza l’efficacia dell’addestramento e riduce la necessità di effettuare missioni sulle varianti biposto degli assai più costosi e complessi aerei operativi.
L’Embedded Tactical Training Simulation (Simulazione di addestramento tattico a bordo, ETTS) permette all’M-346 di emulare sensori, contromisure e armamenti, e ai piloti di interagire in tempo reale con uno scenario tattico virtuale, con il vantaggio di maggiore flessibilità e minori costi.
Grazie al sistema di presentazione dati sul visore del casco (Helmet Mounted Display), ai comandi vocali, alla sonda di rifornimento in volo e alla possibilità di portare fino a 3.000 chili di carichi esterni, l’M-346 è grado di svolgere anche un completo addestramento tattico. La possibilità di montare sistemi di guerra elettronica e di scambio dati e di montare kit di riduzione della segnatura radar, lo rende impiegabile con ottimi livelli di sopravvivenza ed efficacia anche in operazioni reali.
Con l’M-346 la Divisione Velivoli di Leonardo offre un sistema addestrativo integrato, già scelto dall’Aeronautica Militare italiana e dalle forze aeree clienti, che comprende un completo Ground Based Training System (GBTS), con parte teorica, simulatori, sistema supporto missioni e sistema informatizzato di gestione addestrativa. Per garantire un'elevata disponibilità dei velivoli e capacità di generare missioni è stato inoltre sviluppato un Integrated Logistic Support (ILS) dedicato.
L'azienda italiana aerospaziale e della difesa Leonardo ha introdotto in listino l'M-346FA (Fighter Attack), una nuova variante dell'M-346, un velivolo bimotore d'addestramento avanzato. 
La nuova variante è stata progettata per fornire migliori prestazioni alle forze aeree sul campo di battaglia.
Il velivolo da combattimento M-346FA può essere impiegato in ruoli di supporto a terra, tra cui attacco aria-suolo, tattico, supporto aereo ravvicinato (CAS), contro-insurrezione (COIN) e interdizione con munizioni guidate di precisione. È adatto anche per l'addestramento dei piloti, il combattimento aria-aria, la polizia aerea, la ricognizione tattica in volo e le missioni di controllo dello spazio aereo.
Le due varianti esistenti della famiglia M-346 comprendono l'Advanced Jet Trainer (AJT) e il multiruolo M-346FT (Fighter Trainer).
L'aereo da combattimento M-346FA è dotato di una cabina di pilotaggio digitale che ospita due membri dell'equipaggio in configurazione tandem.
La cabina di pilotaggio incorpora display LCD multifunzione, display head-up, dispositivo NVG (Night Vision Goggle), sistema di comando vocale, sistema di autoprotezione, sistemi HMD (helmet-mounted display), sistemi di navigazione e comunicazione, e sistema anticollisione del traffico.
Il sistema di controllo del volo a quattro canali fly-by-wire a bordo offre una maggiore affidabilità della missione e sicurezza di volo.
Con un peso massimo al decollo di 10.400 kg, l'aereo da combattimento può trasportare diversi carichi esterni, come armi GPS-guidate / laser / non guidate aria-aria e aria-superficie, bombe per attaccare bersagli aerei e di superficie.
Sono previste sette piloni sub-alari in grado di montare armi, tra cui missili aria-aria Iris-T e AIM-9L, lanciarazzi, bombe di piccolo diametro (SDB), 500lb GBU-38 munizioni per attacchi diretti congiunti (JDAM), 1.000lb GBU-32 JDAM, 500lb Lizard 2 bomba a guida laser (LGB), 500lb Lizard 4 GPS/LGB, GBU-12/16 (500lb/1.000lb) Paveway II LGB, 500lb GBU-49 Enhanced Paveway II GPS/LGB, 500lb MK.82HD Snakeye e 1.000 lb MK.83 bombe per uso generale.
Un cannone può essere alloggiato esternamente all'aereo. Inoltre, l'aereo porta un pod designatore e da ricognizione tattica per rilevare e localizzare i bersagli sia di giorno che di notte.
L'aereo d'attacco leggero M-346FA è equipaggiato con il radar di Leonardo Grifo multiruolo / multimodale, in banda X per la ricerca e l'inseguimento di bersagli singoli o multipli in modalità di combattimento aria-aria, aria-aria, aria-suolo e aereo.
La suite di sensori comprende un sistema di comunicazione sicuro net-centrico, un sistema di collegamento dati tattici, un sistema di identificazione di amici o avversari (IFF) e un kit di riduzione della sezione trasversale del radar.
Un sottosistema di aiuti difensivi (DASS) è installato per proteggere l'aereo dai missili aria-aria e terra-aria. È composto da un ricevitore di avvertimento radar (RWR), un sistema di avvertimento di avvicinamento missilistico (MAWS) e un kit di riduzione della sezione trasversale del radar.
I pod di guerra elettronica sono montati sulle estremità delle ali dell'aereo per contrastare i radar nemici e i sistemi di rilevamento.



Il caccia M-346FA è azionato da due motori turbofan Honeywell F124-GA-200, che sviluppano una spinta massima di 2.850 kg ciascuno.
Il propulsore fornisce una velocità limite di 572kt e una velocità massima di 590kt. Il velivolo ha un limite di servizio di 45.000 piedi e può salire ad una velocità di 21.000 piedi/min. Il fattore di carico limite di manovra dell'aeromobile è di 8g/-3g.
L'elevata capacità di carburante dell'aeromobile consente un’autonomia in volo di due ore e 40 minuti. L'aggiunta di un massimo di tre serbatoi esterni da 630 l di carburante aumenta il tempo di volo a circa quattro ore.
L'aereo può effettuare rifornimenti aria-aria sia per missioni di rifornimento time-on-station che per missioni di resistenza a lungo raggio.
























Hongdu L-15 Falcon (猎鹰) 



L'Hongdu L-15 Falcon (猎鹰) è un aereo d'addestramento supersonico e d'attacco leggero cinese sviluppato dalla Hongdu Aviation Industry Corporation (HAIG) con sede a Nanchang per soddisfare i requisiti del PLAAF (People's Liberation Army Liberation Army Naval Air Force) e LIFT (People's Liberation Army Naval Air Force (PLANAF).




Progettazione e sviluppo

Il caccia L-15 è un aereo da addestramento avanzato attualmente in fase di sviluppo da parte della Hongdu Aviation Industry Corporation, con sede a Nanchang. L'aereo ha effettuato il suo primo volo il 13 marzo 2006. Il progettista generale dell'aereo è il sig. Zhang Hong (张弘), e lo sviluppo è stato svolto con l’assistenza dello Yakovlev OKB. 
L’aereo L-15 è un diretto rivale del Guizhou Aircraft Industry Corporation (GAIC) JL-9/FTC-2000 in competizione per il programma di prossima generazione di aerei d'addestramento avanzato dell'esercito di liberazione popolare (PLAAF).
Il bimotore L-15 è dotato delle più recenti tecnologie avanzate sviluppate in Cina, come il fly-by-wire digitale quadruplo (FBW), il cockpit con due display a colori, e un ulteriore head-up display per il cockpit anteriore) e controlli di volo HOTAS. 



Il campo visivo per il cockpit anteriore è di 18° e 6° per il cockpit posteriore. Le prestazioni aerodinamiche del velivolo sono esaltate dalle grandi estensioni del bordo d'attacco (LERX), che consente un angolo di attacco massimo di 30°, utile quando si cerca di simulare le manovre dei caccia avanzati di quarta generazione come il J-10, JF-17 e J-11. 
L’aereo L-15 ha una vasta gamma di caratteristiche più avanzate rispetto al JL-9, tuttavia lo sviluppo e la produzione del JL-9 non si baserebbe su componenti chiave che possono essere importati solo da fornitori stranieri, il che è un vantaggio chiave rispetto al L-15 che si basa fortemente sul motore turbofan AI-222 Ucraino.
Con l'L-15, i piloti saranno in grado di completare l'addestramento al volo di missione e l'addestramento avanzato al combattimento, oltre a completare tutti i corsi basici di addestramento al volo a reazione. Il velivolo ha anche sei piloni (quattro sotto ala e due alette) per trasportare varie armi aria-aria e aria-suolo. Se necessario, può svolgere il ruolo di attacco leggero con piccole modifiche, trasportando fino a 3 tonnellate di armamento.
Ognuna delle prime due unità (#01 e #02) è alimentata da due motori Ivchenko-Progress DV-2, che non hanno postbruciatori, e questi due aerei non hanno quindi la capacità di raggiungere velocità supersonica. La terza unità (#03) è alimentata da una coppia di una versione migliorata del DV-2, il DV-2F, con post-bruciatore che gli consentono di raggiungere una velocità supersonica. 
Le unità di produzione successive dovrebbero essere alimentate da motori turbofan Ivchenko-Progress AI-222K-25F con post-bruciatore una volta ottenuta la licenza di co-produzione dall'Istituto 608. L'azienda ucraina ha inoltre sviluppato una maggiore spinta del motore AI-222-222-28F (4500 kg) e AI-222-30F (5000 kg). 
Il 1 luglio 2013, il primo lotto di JL-10 ha cominciato ad essere trasferito alla PLAAF.




Varianti
  • L-15
  • JL-10: designazione nel servizio dell'aviazione dell'Esercito di liberazione del popolo.
  • L-15Z: designazione nell'aeronautica dello Zambia.
  • L-15AW: variante di combattimento con 7 punti fissi.
  • L-15B: variante di combattimento con motori con post-combustione, 9 punti fissi e capacità di lanciare il missile PL-12.

Operatori
  • Repubblica popolare cinese: People’s Liberation Army Air Force (il primo lotto di L-15 è stato commissionato in un centro di addestramento del PLAAF nella Cina orientale, la quantità  non è nota).
  • A novembre 2012 è stato annunciato un ordine per dodici L-15 di un cliente sconosciuto, la cui consegna è prevista per il 2013. Questo lotto di L-15 è stato consegnato al cliente il 29 giugno 2013.
  • Marina Militare dell'Esercito di Liberazione del Popolo: Nell’agosto 2018, secondo le foto dell'articolo, almeno dodici L-15 sono state consegnate all'Università dell'Aviazione Navale.
  • Zambia: Zambian Air Force: nel 2014 lo Zambia ha ordinato 6 L-15 per 100 milioni di dollari e le consegne sono state completate nel 2017.

Clienti potenziali
  • Pakistan: Il Pakistan è interessato ad acquistare questo aereo per addestrare i suoi piloti da caccia.
  • Ucraina: L'Ucraina sta considerando la produzione locale dell'L-15 a Odessa.
  • Uruguay: l'aviazione uruguaiana è interessata ad acquistare otto L-15. Una squadra di ufficiali è stata inviata in Cina nell'agosto 2016 per valutare il velivolo.

Specifiche

Caratteristiche generali
  • Equipaggio: 2
  • Lunghezza: 12,27 m
  • Apertura alare: 9,48 m
  • Altezza: 4,81 m
  • Peso a vuoto: 4.500 kg
  • Peso a vuoto: 6.500 kg
  • Peso massimo al decollo: 9.500 kg
  • Centrale elettrica: 2 × Ivchenko Progress AI-222K-25 per il modello AJT, Ivchenko Progress AI-222K-25F con post-combustione per il modello LIFT.

Prestazioni
  • Velocità massima: Mach 1.4
  • Raggio di combattimento: Oltre 550 km
  • Portata del traghetto: 3.100 km
  • Soffitto di servizio: 16.000 m
  • Rateo di salita: >200 m/s con postcombustione.

Avionica

  • Radar PESA sconosciuto.




































(WEB, GOOGLE, WIKIPEDIA, YOU TUBE)


LA NAVE BIANCA, un film di Roberto Rossellini e le corazzate classe LITTORIO



















Il destino che lega il MAS di Luigi Rizzo e Giuseppe Aonzo, l'Amm. Horthy e la corazzata SZENT ISTVÁN



Luigi Rizzo, primo conte di Grado e di Premuda (Milazzo, 8 ottobre 1887 – Roma, 27 giugno 1951), è stato un comandante marittimo e ammiraglio italiano. 
Prestò servizio nella Regia Marina durante la prima e la seconda guerra mondiale ricevendo numerose decorazioni. 

Prese parte come volontario all'Impresa fiumana e alla guerra d'Etiopia. 



Nacque a Milazzo l'8 ottobre 1887. Capitano di lungo corso nella Marina mercantile, il 17 marzo 1912 fu nominato sottotenente di vascello di complemento della riserva navale. Nel primo conflitto mondiale, dal giugno 1915 alla fine del 1916 venne destinato alla difesa marittima di Grado, dove, agli ordini del capitano di corvetta Filippo Camperio prima e del capitano di fregata Alfredo Dentice di Frasso poi, si distinse particolarmente, ottenendo anche una medaglia d'argento al valor militare.

Successivamente fu trasferito nella neonata squadriglia dei MAS, prendendo parte a varie missioni di guerra. 



Fra queste si ricordano:
  • maggio 1917: cattura di due piloti di un idrovolante austriaco ammarato per avaria; per tale azione ottenne la seconda medaglia d'argento al valor militare;
  • dicembre 1917: affondamento della corazzata guardacoste austriaca Wien, avvenuto nella rada di Trieste. Per questa azione Rizzo venne decorato con la medaglia d'oro al valore militare. Nello stesso mese, per le missioni compiute nella difesa delle foci del Piave, venne decorato con una terza medaglia d'argento al valor militare e venne promosso tenente di vascello per meriti di guerra, ottenendo il passaggio in s.p.e. (servizio permanente effettivo);
  • febbraio 1918: con Gabriele D'Annunzio e Costanzo Ciano partecipò alla "Beffa di Buccari", ottenendo una medaglia di bronzo al valor militare, commutata al termine della guerra in medaglia d'argento al valor militare;
  • giugno 1918: il 10 giugno 1918 al largo di Premuda attaccò e affondò la corazzata Szent István. Per questa azione venne insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia; infatti, in virtù del R.D. 25 maggio 1915 n. 753, che vietava di conferire alla stessa persona più di tre medaglie al valore cumulativamente d'argento e d'oro, non fu fregiato della seconda medaglia d'oro al valor militare. Tale limitazione fu abrogata con il R.D. 15 giugno 1922 n. 975 e quindi con R.D. 27 maggio 1923 gli fu revocata la nomina a cavaliere dell'Ordine militare di Savoia e concessa la medaglia d'oro al valor militare per l'impresa di Premuda.



Volontario fiumano nel 1919, nel 1920 lasciò il servizio attivo con il grado di capitano di fregata. Nel 1925 assunse la presidenza della Società di Navigazione Eolia di Messina, carica che manterrà fino al 1948. L'anno successivo fondò a Genova la Calatimbar, società tra armatori, esportatori e spedizionieri, che aveva lo scopo di imbarcare tutte le merci in partenza da quel porto. Alla Calatimbar parteciparono anche privati, quali la Fiat, ed Enti pubblici, come il Consorzio del porto e le Ferrovie dello Stato. Negli anni successivi fu anche nominato Presidente della Cassa Marittima Infortuni e Malattie della Gente di Mare, dell'Unione Italiana Sicurtà Marittima e della Società Anonima di Navigazione Aerea.
Con regio decreto di concessione del 25 ottobre 1932 e rr.ll.pp. del 20 giugno 1935, fu nominato Conte di Grado. Il predicato di Premuda. fu aggiunto al titolo comitale di Grado con r.d. motu proprio di concessione del 20 ottobre 1941. Nel 1936, volontario, partecipò alla guerra d'Etiopia; il 18 giugno 1936 fu nominato ammiraglio di divisione della Riserva Navale per meriti eccezionali.
Nel 1939 fu Consigliere nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni.
Il 10 giugno 1940, allo scoppio delle ostilità, chiese di rientrare in servizio e si occupò della lotta antisommergibile nel Canale di Sicilia; fu dispensato dal servizio nel gennaio del 1941, assumendo la carica di Presidente del Lloyd Triestino. Il 20 febbraio 1942 fu nominato Presidente dei Cantieri Riuniti dell'Adriatico; dopo l'8 settembre 1943 ordinò il sabotaggio dei transatlantici e dei piroscafi affinché non cadessero in mano tedesca. Per questa sua direttiva venne trasferito dalla Gestapo in Austria, prima nel carcere di Klagenfurt e successivamente nel soggiorno obbligato a Hirschegg, dove fu raggiunto dalla figlia Maria Guglielmina.
Rimpatriato al termine del conflitto, morì a Roma il 27 giugno 1951, due mesi dopo un'operazione per un tumore al polmone. L'operazione fu effettuata dal professor Raffaele Paolucci, suo grande amico, che durante la Grande Guerra era stato il protagonista con il maggiore del genio navale Raffaele Rossetti dell'affondamento nel porto di Pola della corazzata austriaca Viribus Unitis.

La dedica di D’Annunzio

La cittadinanza di Milazzo, in occasione della dedica di una medaglia d'oro al suo concittadino, capitano Rizzo, chiese a Gabriele D'Annunzio il testo della dedica e dell’iscrizione:

«A te, che osi l'inosato, distruttore di navi nemiche perdutissimo e tranquillo, converrebbe la corona rostrale, di foggia romana, offerta dalla tua gente marina sopra le acque illustrate in perpetuo dalla vittoria di Roma. Ma la tua semplicità non pregia alcun serto più della rozza berretta di marinaio che sola è la tua insegna di Capo quando conduci la prua disperata di là dalla morte e ne torni con la fortuna attonita. Così la tua gente ha battuto per te in medaglia concisa l'oro della corona classica, a esprimere il suo orgoglio e a perpetuare il ricordo dell'evento fulmìneo. Non mancano all'offerta l'assenso e il sorriso di quell'Eroe che saldò per sempre il suo nome al nome della tua città natale col fuoco della sua più bella battaglia, come ferro a ferro. Colui che grandi imprese compiva con piccoli legni, il capitano della goletta di Rio Grande e del lancione di Camacua, il pilota notturno dei Mille, non considera come uno dei suoi credi il figlio della sua Milazzo garibaldina. Certo, figlio, il tuo atto è a noi un baleno di quella medesima folgore. Con animo figliale accogli questo segno d'amore più che d'onore, capitano Luigi Rizzo. Offrendotelo, la tua gente non spezza il conio. Sa che tu non sei intento se non a superare te stesso e il sangue tuo.»

A Luigi Rizzo è intitolata la sesta unità della nuova classe Bergamini della Marina Militare, il Luigi Rizzo (F595), impostata a Riva Trigoso il 5 marzo 2013 e varata il 19 dicembre 2015 alla presenza di Maria Guglielmina Rizzo, figlia di Luigi Rizzo e madrina del varo. L'unità è entrata in servizio il 20 aprile del 2017. In precedenza era stata intitolata all'ammiraglio Rizzo anche la fregata Luigi Rizzo (F596), in attività dal 1961 al 1980.

Onorificenze (le più importanti)

Medaglia d’oro al valor militare:

«Per la grande serenità ed abilità professionale e pel mirabile eroismo dimostrato nella brillante, ardita ed efficace operazione da lui guidata, di attacco e di distruzione di una nave nemica entro la munita rada di Trieste.» Rada di Trieste, notte fra il 9 e il 10 dicembre 1917.

Comandante di una sezione di piccole siluranti in perlustrazione nelle acque di Dalmazia, avvistava una poderosa forza navale nemica composta di due corazzate e numerosi cacciatorpediniere e, senza esitare, noncurante del grande rischio, dirigeva immediatamente con le sezioni all'attacco. Attraversava con incredibile audacia e somma perizia militare e marinaresca la linea fortissima delle scorte, e lanciava due siluri contro una delle corazzate nemiche, colpendola ripetutamente in modo da affondarla. Liberarsi con grande abilità dal cerchio di cacciatorpediniere che da ogni lato gli sbarravano il cammino e, inseguito e cannoneggiato da uno di essi, con il lancio di una bomba di profondità, lo faceva desistere dall'inseguimento danneggiandolo gravemente.» Costa dalmata, notte sul 10 giugno 1918.

Medaglia d’argento al valor militare:

«Per le numerose prove di arditezza e di iniziativa date durante varie azioni guerresche in mare come osservatore di idrovolanti e perché, avendo ricevuto ordine di recare ad una squadriglia di torpediniere delle informazione sull'ubicazione di galleggianti nemici, si offriva di pilotare la squadriglia stessa in un'importante azione guerresca, contribuendo col suo ardimento e la sua abilità tecnica alla buona riuscita dell’operzione. Alto Adriatico, 30 novembre 1915.

«Per essersi trattenuto con un motoscafo sotto il tiro delle batterie nemiche,non curando il vivo fuoco d'artiglieria e gli attacchi dall'alto per effettuare la cattura di aviatori nemici.» Alto Adriatico, 23 maggio 1917.

“Per le belle qualità militari dimostrate nelle numerose missioni di guerra compiute in ventinove mesi di servizio presso la difesa di Grado come comandante di una squadriglia MAS e per il contegno calmo, sereno e sprezzante del pericolo tenuto durante il ripiegamento.» Litorale Nord Adriatico, ottobre-novembre 1917.

Comandante di unità sottile dava prova di sereno coraggio nell'audace attacco al naviglio nemico nella lontana e munita baia di Buccari.» (Buccari, febbraio 1918) - in commutazione della medaglia di bronzo al valore militare concessa con R.D. 21-5-1918 per lo stesso fatto.

Navy Distinguished Service Medal - Stati Uniti:

“The President of the United States takes pleasure in presenting the Navy Distinguished Service Medal to Luigi Rizzo, Captain, Italian Navy, for exceptionally meritorious and distinguished service in a position of great responsibility to the Government of the United States, as member of an Allied Force during World War I.”

L'impresa di Premuda fu un'azione navale compiuta dai MAS 15 e 21 rispettivamente comandati da Luigi Rizzo e Giuseppe Aonzo, che all'alba del 10 giugno 1918, in piena prima guerra mondiale, penetrarono di nascosto tra le unità di una formazione navale nemica diretta al canale d'Otranto, riuscendo a silurare e ad affondare la corazzata SMS Szent István (Santo Stefano).  Nell'azione venne colpita da un siluro anche la corazzata gemella Tegetthoff (dal nome dell'ammiraglio che nel 1866 sconfisse la flotta italiana nella battaglia di Lissa); ma in questo caso il mancato funzionamento del dispositivo di esplosione impedì l'affondamento.



Premesse

Dal 1º marzo 1918 l'ammiraglio Miklós Horthy assunse il comando della Imperial-Regia marina da guerra austro-ungarica, in sostituzione dell'ammiraglio Maximilian Njegovan. Con la nomina di Horthy, anche Thaon di Revel percepì la possibilità che il nuovo comandante austriaco attuasse un'azione di flotta fuori dagli schemi consolidati.
Fino a quel momento, lo sbarramento del Canale d'Otranto era stato attaccato diciannove volte e, in quattro di queste, era presente l'ammiraglio Horthy quale comandante del Novara. Era quindi molto probabile che il nuovo comandante intendesse dare un segnale di cambiamento nella conduzione della guerra e che il canale d'Otranto, a lui ben noto, rientrasse nei suoi piani.
Segnali di un nuovo imminente attacco si ebbero con una incursione aerea, del 9 marzo, da parte di 14 velivoli, appoggiati dai cacciatorpediniere Dukla e dall'Uszok, per cui l'ammiraglio Revel dispose che quattro sommergibili francesi venissero posizionati in agguato a nord di Durazzo, mentre gli italiani F10 e F14 furono posti rispettivamente davanti a Pola e al canale di Faresina.



La missione austro-ungarica

I sospetti non erano infondati: il comando supremo austro-ungarico aveva infatti preparato una potente offensiva, che prevedeva l'impiego di gran parte della flotta.

Il gruppo di attacco sarebbe stato composto da:
  • sezione Novara, Helgoland, Tátra, Csepel e Triglav, che avrebbe avuto il compito di attaccare le forze addette al servizio di sbarramento del canale d'Otranto.
  • sezione Admiral Spaun, Saida, torpediniere 84, 92, 98 e 99, che avrebbe dovuto bombardare gli impianti di Otranto.
Il "gruppo di sostegno" prevedeva, invece, l'impiego delle unità maggiori, ognuna scortata da 4 o 5 siluranti, suddivise come segue:
  • Viribus Unitis (capitano di vascello Janko Vuković de Podkapelski) quale nave ammiraglia della flotta, Balaton, Orjen, torpediniere 86, 90, 96 e 97;
  • Prinz Eugen (capitano di vascello Adolfo Schmidt), Dukla, Uszok, torpediniere 82, 89, 91, 95;
  • Erzherzog Ferdinand Max, Turul, torpediniere 61, 66, 52, 56, 50;
  • Erzherzog Karl, Huszár, Pandúr, torpediniere 75, 94, 57;
  • Erzherzog Friedrich, Csikós, Uskoke, torpediniere 53, 58, e una Kaiman:
  • Tegetthoff (capitano di vascello Enrico Pergler von Perglas), Velebit, torpediniera 81 e tre Kaiman
  • Szent István (capitano di vascello Enrico Seitz), torpediniere 76, 77, 78, 80.

Il loro compito consisteva nel rimanere nelle posizioni assegnate fino alle 07:30 del giorno 11, ora alla quale rientrare in caso di mancato contatto con le navi italiane. Si pensava, infatti, che l'azione del gruppo d'attacco avrebbe indotto il comando italiano a far uscire i propri incrociatori corazzati da Brindisi e Valona per inseguire il naviglio austriaco, incrociatori che si sarebbero poi trovati accerchiati dalle maggiori unità austriache, supportate da un largo impiego di sommergibili e aerei.
Il Viribus Unitis e il Prinz Eugen, all'alba dell'11 giugno, raggiunsero in orario la loro posizione a metà strada tra Brindisi e Valona, mentre i due gruppi Szent István e Tegetthoff, nonostante piccoli problemi alla Szent István, che ne ritardarono la marcia, partirono anch'essi alla volta delle posizioni assegnate.



I M.A.S. NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE

Il motoscafo armato silurante o motoscafo anti sommergibile, era più conosciuto con la sigla MAS; era una piccola imbarcazione militare usata come mezzo d'assalto veloce dalla Regia Marina durante la prima e la seconda guerra mondiale. In qualche caso fu usata anche la denominazione "motobarca armata SVAN", dove SVAN era il nome dell'azienda veneziana che li produceva. Fondamentalmente si trattava di un motoscafo da 20 - 30 tonnellate di dislocamento (a seconda della classe), con una decina di uomini di equipaggio e armamento costituito generalmente da due siluri e alcune bombe di profondità, oltre ad una mitragliatrice o ad un cannoncino.
I MAS, derivati dalla tecnologia dei motoscafi civili con 2 motori a benzina a combustione interna da 500 cavalli l'uno, compatti e affidabili, ebbero un'ampia diffusione nella Regia Marina durante la guerra del 1915-18. Montavano motori entro-fuoribordo di concezione automobilistica, di grande potenza ed efficienza, ad iniezione diretta, ovviando in tal modo ai problemi di carburazione del motore dovuti alla scarsa raffinazione del benzene usato come carburante. I primi modelli furono prodotti dalle officine Fraschini e furono successivamente modificati e prodotti dal Cantiere Orlando, di Livorno, da dove uscirono i MAS impiegati da D'Annunzio.
Alcuni esemplari (ad esempio quello usato da D'Annunzio e da Luigi Rizzo nella beffa di Buccari, azione di disturbo alla flotta austro-ungarica ancorata nella baia di Buccari), montavano due motori ridondanti, uno a servizio dell'altro, nell'ottica d'incremento puro d'efficienza e affidabilità del mezzo navale. Una concezione ingegneristica d'avanguardia pensata dal capo dei legionari di Fiume, Gabriele d'Annunzio.
I MAS potevano essere utilizzati sia come pattugliatori antisommergibile, che come mezzi da attacco insidioso alle navi della flotta austro-ungarica, a seconda degli equipaggiamenti.
Il MAS 15 è attualmente una nave museo al Sacrario delle bandiere al Vittoriano di Roma. L'unità è storicamente importante in quanto il 10 giugno 1918, al comando del Tenente di Vascello Luigi Rizzo, fu protagonista dell'impresa di Premuda avendo causato l'affondamento della corazzata della Marina Austro-Ungarica Szent István, al largo di Premuda, e tale evento viene commemorato con l'attuale festa della Marina Militare.
E’ un motoscafo da 20-30 tonnellate di dislocamento, con una decina di uomini di equipaggio e armamento costituito generalmente da 2 siluri e alcune bombe di profondità, oltre ad una mitragliatrice o ad un cannoncino.
Oltre a questo un altro MAS molto simile (ma non uguale) risalente al primo conflitto mondiale, il MAS 96 è esposto al Vittoriale degli italiani a Gardone Riviera. Sono conservati come navi museali il MAS 472 a Marina di Ravenna e il MAS 473 al museo storico navale di Venezia con la motozattera MZ 737 e con il sottomarino Dandolo.



La SMS Szent István (nella storiografia italiana nota anche come Santo Stefano) fu una corazzata della k.u.k. Kriegsmarine (Imperiale e Regia Marina austro-ungarica). La nave, che doveva il suo nome a Santo Stefano d'Ungheria, faceva parte assieme alle altre corazzate Viribus Unitis, Prinz Eugen e Tegetthoff della classe Viribus Unitis.
Impiegata di rado nel corso della prima guerra mondiale, la Szent István fu affondata il 10 giugno 1918 nei pressi dell'isola di Premuda in Dalmazia in seguito ad un attacco di siluranti italiane, operazione in seguito celebrata come Impresa di Premuda.

Costruzione

La costruzione della nave venne commissionata al cantiere navale fiumano "Danubius" in virtù di un compromesso con la classe politica ungherese che pretese la costruzione di una corazzata a Fiume, che all'epoca apparteneva alla parte ungherese della Duplice Monarchia.
La costruzione della corazzata venne avviata nel 1912 e la nave fu ultimata due anni dopo. Durante il varo, avvenuto il 17 gennaio 1914, una catena d'ancora colpì due operai del cantiere, uccidendone uno.
La costruzione dell'unità richiese investimenti per il cantiere non attrezzato per la costruzioni di navi di questa stazza.
In seguito la nave venne dotata degli armamenti necessari in un apposito bacino ed allo scoppio della prima guerra mondiale venne trasferita nell'arsenale militare di Pola per essere ultimata.
L'unità entrò in servizio soltanto il 17 novembre 1915, con 17 mesi di ritardo sul programma originario. Il nome Santo Stefano, in onore del Re fondatore dello stato ungherese, venne attribuito solamente il 13 dicembre 1915dopo l'entrata in servizio.

Servizio

Nel corso della guerra la Szent István ricoprì un ruolo decisamente marginale e rimase spesso alla fonda nell'arsenale di Pola. Le prime operazioni risalgono ai mesi di novembre e dicembre 1915, quando la corazzata effettuò diverse uscite di prova, saggiando la potenza del suo armamento nel canale di Fasana (appena fuori Pola, vicino all'isola di Brioni). Il 23 dicembre la nave fu ufficialmente attribuita alla 1ª squadriglia e il 10 febbraio seguente ripeté l'uscita con le sue navi sorelle. Eccetto un paio di uscite per esercitazioni a marzo (Adriatico) ed agosto (canale di Fasana), per tutto il 1916 la Szent István rimase ancorata nel golfo di Pola; le ripetute incursioni aeree italiane sul porto di Pola non rappresentarono un pericolo per la nave.
Il 15 dicembre 1916 il nuovo imperatore Carlo I d'Austria visitò la corazzata, mentre il 12 dicembre 1917 fu il turno dell'imperatore Guglielmo II di Germania. Per tutto il 1917 la nave proseguì la propria monotona esistenza tra uscite per esercitazioni e attacchi aerei italiani.
Il 1918 vide la Szent István uscire una sola volta dalla rada prima dell'affondamento, quando assieme alla nave sorella Viribus Unitis si diresse verso l'isoletta di San Giovanni in Pelago (a sud di Rovigno) per le sue ultime prove di tiro.

Affondamento

Il 27 febbraio 1918 l'ammiraglio Miklós Horthy era stato nominato comandante della flotta austro-ungarica. 

In seguito alla sua decisione di impiegare le nuove corazzate in una grandiosa operazione nell'Adriatico meridionale (per forzare lo sbarramento navale del Canale d'Otranto), il giorno 8 giugno la Viribus Unitis e la Prinz Eugen uscirono dal golfo di Pola con sette navi d'appoggio, seguite l'indomani dalla Szent István e dalla Tegetthoff con un cacciatorpediniere e sei torpediniere. Dato che per ragioni di segretezza il presidio a difesa del porto non era informato dell'uscita delle navi, l'uscita dal porto non poté avvenire che alle 22.15 anziché alle 21.00 come preventivato.

La notte del 10 giugno 1918 i due motoscafi siluranti italiani MAS 15 e MAS 21, comandati dal capitano di corvetta Luigi Rizzo e ancorati nei pressi dell'isolotto di Lutrošnjak di fronte a Premuda, notarono verso le ore 3.15 una grossa colonna di fumo proveniente da nord. 

Resisi conto che si trattava di navi nemiche, col favore dell'oscurità si fecero strada a bassa velocità tra le navi del convoglio. Alle 03.30 circa la Santo Stefano, che stava procedendo a una velocità di 14 nodi, venne colpita a dritta da due siluri del MAS 15 lanciati da una distanza di 600 metri, mentre uno dei siluri del MAS 21 colpì la Tegetthoff, ma la mancata esplosione del siluro risparmiò agli austriaci la perdita di una seconda corazzata. Entrambe le siluranti riuscirono poi a portarsi in salvo ad Ancona.

Il primo siluro centrò la nave tra la prima e la seconda ciminiera, mentre il secondo all'altezza della ciminiera poppiera. 

Tra nuvole di fumo e di acqua la nave cominciò a imbarcare grandi quantità d'acqua e a sviluppare incendi nella zona caldaie. Nel tentativo di porre in salvo la nave (le due caldaie anteriori di sinistra erano ancora funzionanti) il comandante Heinrich Seitz modificò la rotta, puntando alla velocità di 4,5 nodi verso l'isola di Melada a SE. La Tegetthoff prese poi la corazzata in traino, ma per il pericolo di rovesciamento le funi dovettero essere sciolte. Alle 6.05 la nave iniziò a rovesciarsi, e nel giro di sette minuti scomparve tra i flutti. L'affondamento della Szent István fu facilitato dai difetti intrinseci della nave: un basso dislocamento e alto centro di gravità, unito all'enorme peso dei cannoni. Tuttavia, il tributo di vite umane fu relativamente contenuto (quattro ufficiali e 85 marinai) grazie al fatto che tutti i marinai austriaci dovevano imparare a nuotare prima di entrare in servizio.
La perdita della Santo Stefano fu un duro colpo per la Marina Austro-Ungarica, che da quel momento sospese ogni azione sul mare. In Italia, l'Impresa di Premuda, una delle più audaci operazioni nella storia della Marina italiana, ebbe vasta eco e servì a rafforzare il morale delle truppe al fronte.

L'affondamento della Szent István da parte dei nostri MAS

Un grande successo, conseguito dai MAS durante la prima guerra mondiale, fu l'affondamento presso Premuda, sulla costa dalmata, della corazzata Szent István, all'alba del 10 giugno 1918, durante un agguato condotto da Rizzo, che colpì a sorpresa la nave.
Mentre l'imbarcazione italiana si allontanava nella confusione, la Szent István accusò un colpo mortale. Nonostante fosse molto moderna e potente, non aveva una sufficiente protezione subacquea: le valvole di bilanciamento erano poco praticabili e posizionate sotto il ponte caldaie, praticamente inaccessibili, e dopo poco tempo si rovesciò, affondando.
L'azione della flotta austro-ungarica, indirizzata alla distruzione della barriera che nel basso Adriatico, nel Canale d'Otranto, imbottigliava i suoi sommergibili con una rete metallica lunga 60 km e una serie di schermi di pattuglia, venne annullata e, dopo di allora, non vi furono più tentativi degni di nota.
Dopo la guerra, i MAS continuarono ad essere sviluppati e migliorati, grazie ai motori della Isotta Fraschini.

L'azione dei MAS presso l’isola di Premuda

Nel frattempo il 9 giugno erano partiti da Ancona, per una missione nel medio Adriatico, il MAS 15 (capitano di corvetta Luigi Rizzo e capo timoniere Armando Gori) e il MAS 21 (guardiamarina Giuseppe Aonzo). Fino alle 02:00 del giorno 10 i due MAS dovevano stazionare fra Gruiza e Banco di Selve in prossimità dell'isola di Premuda per accertare la presenza di sbarramenti di torpedini; al termine di questa fase dovevano rimanere in agguato fino all'alba per ricongiungersi alle torpediniere d'appoggio 18 O.S. e 15 O.S.. Ma i ritardi accumulati dal gruppo austriaco comportarono che, alle 03:15, le unità austriache attraversarono la zona di pattugliamento dei due MAS, che a quell'ora stavano dirigendo da Lutestrago al punto di riunione con le torpediniere.
Rizzo, nel tentativo di colpire una delle due grosse navi dalla minima distanza possibile, manovrò tra due caccia che fiancheggiavano la Szent István, aumentò la velocità a 12 nodi, riuscendo a passare fra le siluranti e da una distanza non superiore di 300 metri lanciò entrambi i siluri del MAS. I due siluri colpirono la nave sollevando alte colonne d'acqua e fumo. La reazione della torpediniera 76 non si fece attendere, si lanciò all'inseguimento del MAS di Rizzo aprendo il fuoco da una distanza di 100-150 metri. Rizzo decise allora di sganciare due bombe antisommergibile, una delle quali scoppiò inducendo la torpediniera a desistere. Il MAS 21 di Giuseppe Aonzo lanciò i suoi siluri contro l'altra unità maggiore, la Tegetthoff, da una distanza di 450-500 metri; uno dei siluri colpì la nave senza però esplodere, impedendo l'affondamento della seconda corazzata austroungarica. Anch'egli fu inseguito da una torpediniera che riuscì a distanziare per dirigere in sicurezza per il rientro.
La Szent István evidenziò subito dei grossi danni provocati dai siluri del MAS 15; l'acqua penetrò nei locali macchine di prora e di poppa così si dovettero fermare le macchine. Ogni quarto d'ora circa lo sbandamento della corazzata cresceva di circa 1° e la Tegetthoff provò più volte a prendere a rimorchio la nave, ma solo alle 05:45 riuscirono a passare la prima gomena, quando lo sbandamento aveva raggiunto i 18° circa. In quel momento l'inclinazione subì un improvviso aumento e la cima dovette essere recisa; verso le 06:00 la nave iniziò a capovolgersi, per poi affondare del tutto. Tra gli ufficiali vi furono 1 morto e tre dispersi, tra l'equipaggio i morti furono 13, 72 i dispersi e 29 i feriti.
Alle 07:00 i due MAS raggiunsero Ancona, e immediatamente partirono due idrovolanti che avvistarono alcune unità della classe Tatra in prossimità di isola Grossa e Promontore, con rotta sud. Alle 9 altri velivoli si alzarono in volo e la ricognizione su Pola confermò l'assenza delle quattro dreadnought. Gli austriaci, vanificato l'effetto sorpresa su cui era basata l'intera operazione, dovettero rientrare alle loro basi. Il Tegetthoff rientrò a Pola all'alba dell'11, così come il gruppo Viribus-Prinz Eugen che raggiunse il porto alle 19.

Conseguenze

Il contraccolpo psicologico dell'azione di Premuda ebbe grosse ripercussioni sul morale austro-ungarico, tanto che nel restante corso della guerra, la k.u.k. Kriegsmarine non compì più nessuna operazione navale, asserragliando le proprie navi nei porti. I siluri di Rizzo, con quest'azione, fecero svanire l'elemento sorpresa e troncarono la missione nemica sul nascere, costringendo la flotta austriaca a rinunciare definitivamente all'ambizioso progetto. 
L'azione di Premuda convinse inoltre definitivamente gli alleati a lasciar cadere la questione relativa all'istituzione dei comandi navali in Mediterraneo, lasciando il totale controllo dell'Adriatico all'Italia.
A dimostrazione del grande risultato dell'azione dei MAS, il Comandante in Capo della Grand Fleet, l'ammiraglio inglese David Beatty, fece giungere all'ammiraglio Lorenzo Cusani, comandante della flotta italiana, il seguente telegramma: 

«La Grand Fleet porge le più sentite congratulazioni alla flotta italiana per la splendida impresa condotta con tanto valore e tanta audacia contro il nemico austriaco».

A riconoscimento dell'eroismo dimostrato in azione, il capitano Luigi Rizzo venne insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia, ma in seguito al suo rifiuto per i suoi ideali repubblicani, l'onorificenza fu commutata in una medaglia d'oro al valor militare; onorificenza che venne assegnata anche al guardiamarina Aonzo.
Il 13 marzo 1939 la Marina Militare, allora Regia Marina, decise di celebrare la propria festa in data 10 giugno, in ricordo dell’eroica azione compiuta nel corso della prima guerra mondiale.

(Web, Google, Wikipedia, You Tube)















L'Ammiraglio Austro-Ungarico Horthy










L'Amm. austro-ungarico Horthy nel 1936 consegna una onorificenza a Luigi Rizzo.




Luigi Rizzo