mercoledì 30 ottobre 2019

La MG 42 (Maschinengewehr 42) era una mitragliatrice calibro 7,92 mm Mauser sviluppata dall'industria bellica della Germania nel 1942



La MG 42 (abbreviazione del tedesco Maschinengewehr 42) era una mitragliatrice calibro 7,92 mm Mauser sviluppata dall'industria bellica della Germania nazista e entrata in servizio nel 1942. Affiancò, e in parte soppiantò, la più vecchia MG 34 in quasi tutti i reparti dell'esercito tedesco, sebbene entrambe le armi furono prodotte sino alla fine della guerra.



L'MG 42 è considerata uno dei più riusciti esempi di arma d'accompagnamento bivalente, capace di ricoprire con uguale successo entrambi i ruoli di mitragliatrice leggera e pesante e si mostrò subito affidabile, resistente, semplice da costruire e facile da utilizzare, ma la caratteristica che più impressionò fu l'enorme cadenza di fuoco prodotta. L'arma presenta la più alta cadenza di tiro possibile per armi portatili a canna singola, che oscillava tra i 1200 e i 1500 colpi al minuto. Altre armi coeve presentavano una simile cadenza di fuoco, come la ShKAS russa, la Darne francese e la Vickers K inglese, ma l'alimentazione a nastro e la canna facilmente sostituibile permettevano alla mitragliatrice tedesca di sparare per tempi più lunghi delle sue avversarie.
L'impianto tecnico dell'MG 42 rimase valido e largamente applicato anche dopo la Seconda guerra mondiale, fungendo da base per la pressoché identica MG 1 (MG 42/59), che in seguito si evolse in MG 3. Altri modelli basati sull'MG 42 sono le mitragliatrici svizzere MG 51 e MG 710-3, l'austriaca MG 74, il CETME Ameli spagnolo, e in parte la mitragliatrice americana M 60 e la belga FN MAG. Il progetto originale fu anche venduto su licenza a molte fabbriche subito dopo la guerra, che continuarono quindi la produzione dell'arma in proprio. Lo schema meccanico a sfruttamento diretto del rinculo e chiusura geometrica a rulli contrapposti (vedi sotto) è considerato dagli esperti il non plus ultra dell'affidabilità ed efficienza meccanica, tanto che cercare di migliorarlo ulteriormente è stato paragonato a cercare di "reinventare la ruota".



Storia

Sviluppo

Negli anni '30 la Germania nazista adottò la mitragliatrice MG 34, considerata la prima vera e propria mitragliatrice di squadra dell'epoca moderna. Dotata di una canna a cambio rapido raffreddata ad aria, e un'alimentazione a nastro o tramite caricatori a tamburo, l'MG 34 poteva sparare per periodi più lunghi dei fucili mitragliatori coevi, tra cui il B.A.R. americano, il Tipo 11 giapponese, il Bren inglese e la Châtellerault FM 24/29 francese, pur essendo molto più leggera di armi pesanti raffreddate ad acqua, quali ad esempio la Vickers inglese o la Browning M1917 americana. L'arma era anche estremamente versatile: progettata per fungere sia da mitragliatrice pesante, montata su affusto a treppiedi o su veicoli, sia da fucile mitragliatore di squadra, con un bipiede pieghevole di appoggio. Poteva essere alimentata sia a nastro che tramite caricatore a tamburo da 50 o 75 colpi (Trommel-Magazin) che si prestavano molto bene all'uso in assalto o da parte di truppe mobili (sebbene il coperchio della scatola di culatta dovesse essere cambiato per poter utilizzare i caricatori a tamburo doppi) e grazie al raffreddamento ad aria assicurato dal manicotto traforato era abbastanza leggera per essere portata da un singolo militare. Divenne inoltre l'arma difensiva principale della Luftwaffe, nella sua variante MG 81, e fu impiegata come arma secondaria nei veicoli corazzati. Il primo tentativo di aggiornamento fu la versione MG 34S.
Nonostante le ottime caratteristiche generali, però, la MG 34 era un'arma costosa da produrre e la meccanica era soggetta a inceppamenti se la manutenzione non era più che accurata. Si giunse perciò a bandire (1940) un concorso per una mitragliatrice sostitutiva della MG 34. Le compagnie in lizza furono tre: la Metall und Leckierwarenfabrik Johannes Großfuß AG di Döbeln, la Rheinmetall-Borsig di Sömmerda e la Stübgen di Erfurt. Il progetto migliore fu quello della Großfuß AG, che impiegava un meccanismo di chiusura a rullo operato a gas, contro il semplice azionamento a rinculo degli altri due concorrenti. Particolare notevole, la compagnia non aveva mai operato nel campo delle armi: il loro prodotto più richiesto erano semplici lampade in metallo stampato. L'ingegnere Werner Gruner, uno dei capi progettisti della Großfuß AG, non aveva alcuna esperienza in campo di armi quando gli venne affidato l'incarico di presentare un progetto per la nuova mitragliatrice, ma aveva grande esperienza nel campo della produzione di massa. Gruner frequentò un corso per mitraglieri per apprendere le caratteristiche principali delle armi automatiche, cercando aiuto anche fra i soldati stessi. Prese quindi un sistema d'arma sviluppato dalla Mauser e lo migliorò con ciò che aveva imparato al corso.
Si è spesso avanzata l'ipotesi che la meccanica della MG 42 si sia basata su progetti polacchi confiscati nel 1939 dopo la resa della Polonia; in effetti, un concetto simile che si basava appunto su un otturatore in due parti con chiusura geometrica assicurata da due rulli contrapposti era stato avanzato da alcuni progettisti polacchi, in particolare Edward Stecke, negli anni '30 ma era sempre rimasto sulla carta. Stecke in effetti brevettò nel 1937 una mitragliatrice funzionante con questo sistema; e prima ancora, nel 1928, il maggiore Barresi del Regio Esercito Italiano aveva brevettato un otturatore con chiusura a sfere contrapposte; Stecke evidentemente doveva aver compreso che due rulli hanno una superficie di presa maggiore di due sfere. Tuttavia la Großfuß AG ha sempre negato tale coincidenza e in effetti, dopo il 1945, i brevetti sono stati ceduti alla Heckler & Koch senza che ciò abbia causato polemiche o diatribe.
Essendo prodotta in metallo stampato e saldato e non più con le costose lavorazioni dal pieno della MG 34, la nuova arma richiedeva meno materiale e soprattutto minore complessità per la costruzione: le ore di lavoro per produrla erano solo 75 (contro le 150 per la MG 34), e il costo era di soli 250 RM (contrapposto ai 327 marchi di un MG 34). La risultante MG 39 rimase in molti aspetti simile alla precedente MG 34, decisione dettata dalla necessita di non “sconvolgere” i soldati, ormai esperti nell'uso delle MG 34. Il cambiamento maggiore fu l'elevatissima cadenza di tiro resa possibile dalla particolare organizzazione meccanica: ben 1500 colpi al minuto, che comportò l'abbandono de facto dell'alimentazione tramite caricatore a cui per forza di cose fu preferita l'alimentazione a nastro, per quanto la possibilità di usare i caricatori a tamburo venne mantenuta. Benché costruita con parti più semplici e meno costose, l'arma si rivelò ben presto più resistente e affidabile della precedente versione. I primi 1500 esemplari dell'arma, denominata provvisoriamente MG 39/41, furono pronti nel 1941 per i test sul campo.
L'arma fu ufficialmente accettata e la produzione di massa cominciò nel 1942, con la designazione MG 42. Le fabbriche incaricate della produzione furono la Großfuß, la Mauser-Werke, la Gustlof-Werke, la Steyr, la Ceska Zbroyowka e altri stabilimenti minori. La produzione durante la guerra fu superiore alle 400.000 unità (17.915 nel 1942, 116.725 nel 1943, 211.806 nel 1944 e 61.877 nel 1945).



Impiego operativo

"Quando ripenso agli anni della guerra in Italia, la cosa che mi torna in mente per prima è il furioso ringhio delle MG42 tedesche. Ci terrorizzava. Sembrava che i soldati tedeschi usassero raramente i loro fucili: erano piuttosto dei portamunizioni per le loro mitragliatrici, sempre carichi di nastri di proiettili di cui sembrava avessero una infinita scorta." (G. Williamson, Aces of the Reich)
Secondo alcune fonti, la MG 42 apparve dapprima in Nordafrica nella tarda primavera del 1942 e subito dopo sul fronte russo: riscosse subito l'entusiasmo dei suoi utilizzatori e la costernazione degli avversari. È noto il fatto che i Britannici organizzarono molti raid nelle linee tedesche allo scopo specifico di impadronirsi del maggior numero possibile di esemplari della nuova mitragliatrice tedesca. Sul fronte orientale, la MG 42 causò un notevole shock all'Armata Rossa che assisté al sanguinoso fallimento di molti furibondi assalti in massa, secondo la tipica tattica dell'epoca, contro il muro di fuoco sollevato dalle mitragliatrici tedesche e dalle MG 42 in particolare. I Sovietici reagirono bombardando con artiglieria pesante i nidi di mitragliatrici tedeschi prima degli attacchi, ma in innumerevoli occasioni le MG 42 ed i loro risoluti tiratori imposero un elevato prezzo alle fanterie sovietiche. La MG 42 si rivelò eccellente sia come arma d'assalto sia come perno della difesa delle squadre e plotoni tedeschi, sia come arma d'accompagnamento pesante a lunga distanza.
La caratteristica più rimarchevole dell'arma era l'impressionante volume di fuoco, doppio rispetto al BAR americano e alla Vickers inglese. Una cadenza di tiro media di 20 colpi al secondo equivale ad una tempesta di fuoco capace di saturare rapidamente anche una vasta area, colpendo tutto quello che rientrava nel campo di tiro. A distanza ravvicinata l'impatto dei proiettili da 8mm sbriciolava e perforava anche le opere edili meno spesse, come case coloniche o agricole: bastavano poche raffiche di traccianti per incendiare un'isba russa o un edificio in legno. Rapporti, relazioni e memorie dei militari sovietici e alleati traboccano di descrizioni molto vivide di come una singola MG 42 potesse tenere bloccate intere compagnie, scagliando nugoli di proiettili su qualsiasi cosa si muovesse all'interno del suo campo di tiro. In territori impervi, con fitti ostacoli naturali e passaggi obbligati come il fronte italiano o quello della Francia orientale, la MG 42 divenne l'incubo delle fanterie alleate.
A ciò andava aggiunto l'elevato livello di addestramento dei mitraglieri tedeschi, che frequentavano intensi corsi di formazione e conoscevano a fondo l'arma e il modo migliore di usarla. In particolare le mitragliatrici tedesche erano mimetizzate molto bene, e alloggiate in postazioni accuratamente predisposte, come le celebri "tane di volpe". L'efficacia dell'arma dipendeva in effetti in gran parte dall'esperienza del tiratore, che doveva saper gestire la notevolissima cadenza di tiro senza surriscaldare troppo l'arma né sprecare le munizioni (che la MG 42 divorava a ritmo vertiginoso), e che non sempre era possibile approvvigionare rapidamente.
L'arma fu così temibile che l'esercito degli Stati Uniti ideò dei filmati per aiutare i soldati a superare il trauma dell'imbattersi in un'arma simile in combattimento. Ad una cadenza di fuoco così alta, l'orecchio umano non riusciva a distinguere i singoli colpi che venivano sparati, e l'arma sembrava emettere un ringhio continuo che gli valse i soprannomi di Hitler's buzzsaw ("motosega di Hitler") o “Hitler's ripper” (squartatore di Hitler). Nonostante l'elevata frequenza di tiro, i manuali dell'arma imponevano ai soldati di non sparare raffiche di più di 250 colpi né di andare oltre i 350-400 colpi al minuto, per evitare surriscaldamenti pericolosi dell'arma. Il problema principale però era che l'arma macinava munizioni in maniera vertiginosa, rendendo frequenti le ricariche, aumentando il rischio di surriscaldamento e obbligando le squadre di fanteria germanica a trasportare grandi quantità di munizioni.
La MG 42 venne fornita anche agli alleati della Germania: in particolare, fu ampiamente utilizzata dalla Repubblica Sociale Italiana, Ungheria, Romania e Croazia. Non riuscì mai a soppiantare la MG 34 nel ruolo di mitragliatrice bivalente standard delle forze armate tedesche, e le spaventose perdite di armi sofferte dalla Wehrmacht obbligarono i Tedeschi a distribuire in prima linea qualsiasi mitragliatrice disponibile, dalle ottime ZB30 cecoslovacche alle vetuste MG 08 della 1a guerra mondiale, e perfino molte Maxim M1910 russe catturate in grande quantità. Nei bunker del Vallo Atlantico e della Linea Sigfrido vennero schierate perfino molte St. Etienne francesi e Breda 37 italiane; tuttavia la MG 42 fu in cima alle richieste dei comandanti tedeschi fino alla fine della guerra.



impiego sul campo

L'MG 42 pesa circa 11 kg (compreso il bipiede ridotto), meno della MG 34. Il bipiede (identico a quello della MG 34) poteva essere montato sia vicino alla volata, sia a metà arma, a seconda del ruolo in cui la mitragliatrice veniva usata. Per quelle situazioni che richiedevano fuoco sostenuto, fu ideato un nuovo affusto a treppiede pesante 20 kg: il Lafette 42. La canna presentava una rigatura poligonale, un peso inferiore a quello della canna dell'MG 34 ma una tendenza più alta al surriscaldamento, che però costituiva un problema minore data la possibilità di cambiare la canna in pochi secondi.
Nella dottrina tattica tedesca dell'epoca, la mitragliatrice leggera era l'elemento principale della squadra di fanteria: tutto il resto della squadra fucilieri aveva come compito principale quello di appoggiare la mitragliatrice, distribuita in numero di 4 per ogni plotone (una per squadra). In più, ogni compagnia di fanteria (o di cacciatori alpini, di genieri d'assalto, o di paracadutisti) disponeva di altre 4 mitragliatrici pesanti, 1 per plotone, montate su treppiedi, destinate a fornire supporto di fuoco di saturazione o di interdizione. Essendo concepita come mitragliatrice bivalente – in grado di svolgere entrambi i ruoli, come la precedente MG 34 – la MG 42 era provvista di affusto a treppiede, di bipiede, e di tre canne di ricambio come dotazione standard. Inoltre, a ogni mitragliere (MG-Schütze) veniva consegnata una dotazione di attrezzi per la manutenzione dell'arma, contenuta in una caratteristica custodia da cintura in cuoio, e un guanto in materiale refrattario per il cambio della canna.
Qualsiasi mitragliatrice è un'arma complessa che richiede esperienza e uno speciale addestramento per essere usata efficacemente. I tiratori delle MG42 erano soldati profondamente addestrati e che sapevano ben sfruttare le caratteristiche dell'arma: innumerevoli rapporti di ufficiali degli eserciti Alleati testimoniano dell'elevata professionalità e determinazione dei mitraglieri tedeschi, capaci di riparare le loro armi sul campo e di proseguire il fuoco fino all'estremo.
Verso la fine del conflitto la MG 42 venne ampiamente distribuita a truppe decisamente meno esperte e addestrate, come il Volkssturm, i cui componenti, con poche settimane o addirittura pochi giorni di istruzione, non erano in grado di sfruttare le armi a loro disposizione. Tuttavia, anche nelle mani di un giovanissimo volontario o di un anziano riservista, purché risoluto, una MG 42 restava un'arma assai temibile e gli Alleati ne ebbero sempre un grande rispetto.
Per operare al massimo delle possibilità una MG 42 necessitava di una squadra di sei uomini: un capo tiratore, il numero 1 che trasporta e aziona l'arma, il numero 2 che trasporta l'affusto dell'arma, i numeri 3, 4 e 5 che trasportano munizioni, canne di ricambio, attrezzi per il trinceramento e altri attrezzi. Il capo tiratore, il numero 1 e il numero 2 erano armati di pistole, mentre gli altri di fucile. Per questioni di praticità la squadra mitraglieri veniva quasi sempre ridotta a tre elementi: tiratore, servente (ricarica e trasporto canne) e capo-arma/osservatore per l'individuazione dei bersagli.
Mentre Stati Uniti e Unione Sovietica basavano la loro dottrina operativa sui fucilieri, con le mitragliatrici che fornivano fuoco di supporto, la tattica dei Tedeschi era l'opposto: le mitragliatrici costituivano il nucleo portante dell'azione di fuoco, mentre i fucilieri fungevano da supporto. Questo significava che le truppe alleate in attacco si sarebbero sempre trovate a dover affrontare un nutrito gruppo di MG 42, che potevano facilmente falciare le truppe avversarie.



Tecnica

La MG 42 è una mitragliatrice a corto rinculo azionata con sistema di chiusura a rulli contrapposti. Spara in posizione di otturatore aperto tramite nastri di proiettili da 7,92 × 57 mm Mauser.
L'arma si basa sul principio del corto rinculo di canna e della spinta dei gas sull'orlo della volata, due accorgimenti che accentuano il rinculo stesso, migliorando così il funzionamento. L'otturatore è in due pezzi: testa e corpo. Il principio di chiusura si basa su due rulli contrapposti, laterali alla testa dell'otturatore. Il tiratore, dopo aver inserito un nastro di cartucce sul vassoio di alimentazione, deve armare l'otturatore tirando indietro la manetta di armamento, quindi premendo il grilletto l'otturatore scatta in avanti inserendo una cartuccia nella camera di scoppio: a quel punto, poiché l'otturatore è in due pezzi flottanti, la testa chiude la camera di scoppio, mentre il corpo avanza ancora di qualche millimetro all'interno della testa, spingendo in fuori i due rulli che si inseriscono in apposite sedi ricavate nella camera di scoppio, realizzando così una chiusura molto stabile e sicura. Immediatamente dopo il percussore raggiunge la cartuccia causando lo sparo. Quando la canna rincula spinge indietro anche l'otturatore, prima il corpo e poi la testa: i due rulli di chiusura rientrano così all'interno (ciò causa un breve ritardo che permette alla pressione di scendere a livelli di sicurezza). La molla di riarmo posta dietro il gruppo otturatore-percussore spinge poi di nuovo avanti quest'ultimo, e il ciclo ricomincia. L'arma può fornire solo fuoco automatico, e il tiro a colpo singolo risulta di fatto impossibile a causa dell'elevata cadenza di fuoco.
Altra caratteristica importante del sistema meccanico della MG 42 è il meccanismo di alimentazione: è costituito da un vassoio ribaltabile su cui poggia il nastro e, superiormente, da una leva-binario oscillante comandata da una camma posta sull'otturatore, che sposta alternativamente le cartucce (saldamente agganciate da un poderoso estrattore elastico realizzato direttamente sulla testa dell'otturatore) ed espelle il nastro vuoto in modo rapido, semplice ed efficiente. I bossoli usati cadono al di sotto dell'arma.
Questo schema meccanico si è rivelato uno dei più efficaci ed affidabili dell'intera storia delle armi automatiche ed è giudicato dagli esperti come un punto di arrivo di efficienza, robustezza e semplicità perché oltre a garantire un funzionamento impeccabile anche nelle più severe condizioni operative, è anche semplice ed economico da produrre. L'assenza di un sistema di sottrazione di gas permette di ridurre le parti in movimento e di eliminare un complicato (e bisognoso di pulizia) gruppo camera di espansione-pistone-portaotturatore, a tutto vantaggio della semplicità e leggerezza. La memorialistica della 2a guerra mondiale è sovrabbondante nel descrivere la spaventosa efficacia delle MG 42 tedesche nelle sabbie desertiche come nelle gelide lande sovietiche, cui bastava un minimo di lubrificazione e pulizia per funzionare sempre e comunque.
Il sistema di mira è costituito di due parti molto semplici: il mirino frontale, ribaltabile, ha la forma di una V rovesciata, mentre quello posteriore è un alzo a tangente con tacca a V, graduato da 200 a 2.000 metri. Il kit di manutenzione dell'arma contiene anche un mirino speciale per l'uso antiaereo, che deve essere sovrapposto a quello esistente sull'arma.
Quanto al cambio rapido della canna, caratteristica chiave della MG 42 che rende possibile il volume di fuoco così elevato, è anch'esso un capolavoro di semplicità: una manetta elastica, posta sul lato destro della culatta, azionata dal tiratore, permette lo sblocco di una leva snodata che svincola la canna e la spinge all'infuori del manicotto, dal lato destro: basta abbassare il calcio dell'arma e la canna cade a terra e può essere sostituita con un'altra. Il tutto richiede 4-5 secondi.
Altra caratteristica propria delle mitragliatrici tedesche della seconda guerra mondiale era un particolare meccanismo presente sull'affusto, denominato Tiefenfeuerautomat. Se selezionata, questa caratteristica faceva compiere all'arma un movimento oscillatorio in verticale durante il fuoco. Ad esempio, se non si era sicuri della distanza di un bersaglio, supponendo che fosse situato tra i 1500 e i 1800 metri, tramite due fermi regolabili il mitragliere poteva fare in modo che il piano dell'affusto oscillasse in elevazione tra i 1400 e i 1900 metri. Il movimento nell'intervallo selezionato continuava fino all'interruzione del fuoco.




Varianti e sviluppi

  • MG 45 - Nel 1944, la scarsità di materiali a disposizione del Terzo Reich portò allo sviluppo di una nuova versione, denominata MG 45 (o MG 42V), con sistema a massa battente a ritardo (contro il sistema a rullini della versione standard). Per questo motivo, l'MG 45 viene considerata un'arma totalmente diversa. Per la costruzione era impiegato metallo scadente che riduceva il peso dell'arma a 9 kg. I primi test ebbero luogo nel giugno del 1944, ma lo sviluppo fu bloccato e uscirono dalla fabbrica solo una decina di modelli. L'MG 45 fu presa come modello nel dopoguerra per lo sviluppo di armi azionate tramite massa battente a ritardo di rullini, come le moderne armi piccole della H&K.
  • T 24 - L’industria Americana tentò di riprodurre una propria versione dell'MG 42 in calibro .30-06 Springfield per rimpiazzare il B.A.R. e la M1919A4. La Saginaw Steering Gear costruì un prototipo funzionante dell'arma che venne denominata provvisoriamente T 24. Tuttavia, i tecnici avevano riscontrato che la lunghezza del proiettile. 30-06 era troppo elevata per poter agevolmente essere impiegato in un'arma del genere, e questa debolezza portò al rifiuto dell'arma.
  • M 53 - La Jugoslavia produsse su licenza copie della MG 42 (denominate M 53 Šarac) nella fabbrica statale Zastava, mantenendo il calibro originale 7,92 × 57 Mauser. Così facendo, la Jugoslavia mantenne pressoché invariato il progetto originale, producendo copie quasi esatte dell'arma tedesca. L'unica differenza era la cadenza di tiro più bassa nella versione jugoslava. I parametri di tiro sono simili a quelli della mitragliatrice tedesca, con 2000 metri di gittata prevista dal mirino e 5000 di portata massima teorica. L'arma è rimasta in uso in Jugoslavia fino al 1999. Diversi esemplari furono esportati verso l'Iraq e vi fu un intenso uso di quest'arma durante la prima Guerra del Golfo.
  • MG 3 - L’apporto di piccole modifiche alla MG 42 portò alla produzione, da parte della Beretta, della MG 42/59 (ancora in uso nell'Esercito Italiano), e della MG 3 da parte della Rheinmetall, oggi principale mitragliatrice di squadra delle forze armate tedesche ((Bundeswehr). Altri eserciti nel mondo hanno adottato la MG 3.
  • Il meccanismo di alimentazione a nastro è stato copiato ed usato nello sviluppo della mitragliatrice statunitense M 60. Anche La mitragliatrice belga FN MAG-58 presenta parti comuni con la MG 42 tedesca: il meccanismo di alimentazione è molto simile, mentre identico è il gruppo grilletto.
  • MG 74 - L’ultima e più aggiornata versione ad oggi è la mitragliatrice austriaca MG 74, in dotazione appunto all'esercito austriaco.
  • Al momento della sua istituzione, nel 1955, il moderno esercito austriaco fu dotato di armi in eccedenza negli USA. A partire dal 1959, le Browning M1919 americane erano state in larga parte rimpiazzate dalle MG 42 tedesche, modificate per poter utilizzare il proiettile 7,62 × 51 mm NATO. Per introdurre però un'arma totalmente nuova e di produzione propria, l'Ufficio della Tecnologia per la difesa, in cooperazione con la Steyr-Mannlicher e la Beretta SpA, sviluppò una nuova arma specificatamente per l'esercito austriaco. Come base fu utilizzata la mitragliatrice MG 42/59. Gli scopi del progetto erano quelli di ridurre peso e cadenza di fuoco per ottenere un'arma più versatile ed economica, e soprattutto aggiungere mire più adeguate ai tempi e bipiedi leggeri. Lo sviluppo dell'arma fu ultimato nel 1974 e nello stesso anno la MG 42 venne rimpiazzata definitivamente dalla MG 74. Le modifiche all'arma originale includono un otturatore più pesante (950 g contro i 675 dell'originale) che riduce la cadenza di tiro dell'arma a circa 850 colpi al minuto, considerata comunque adeguata al ruolo dell'arma. È stato montato un selettore di fuoco che permette all'arma di sparare in colpo singolo. Il legno dell'arma originale è stato interamente sostituito dal polimero per rendere l'arma più leggera, i sistemi di mira sono regolabili (35° orizzontali e 15° verticali) e possono essere integrati con un particolare sistema antiaereo.



La MG 42 nella cultura di massa

In ambito cinematografico compare in svariati film del cinema di guerra ambientato nella seconda guerra mondiale.
È l'arma del corpo speciale antiterrorismo presente in Jin-Roh - Uomini e lupi.
In ambito videoludico compare in Far Cry 4, Far Cry 5, Battlefield 2, Call of Duty: World at War, Call of Duty: World War 2, "Call of Duty 2", Battlefield V, Mafia II e nella serie Medal of Honor.



ENGLISH

The MG 42 (shortened from German: Maschinengewehr 42, or "machine gun 42") is a 7.92×57mm Mauser general-purpose machine gun designed in Nazi Germany and used extensively by the Wehrmacht and the Waffen-SS during the second half of World War II. It was intended to replace the earlier MG 34, which was more expensive and took much longer to produce, but both weapons were produced until the end of World War II.
Designed to be low-cost and easy to build, the MG 42 proved to be highly reliable and easy to operate. It is most notable for its very high cyclic rate for a gun using full power service cartridges, averaging about 1,200 rounds per minute compared to around 850 for the MG 34, and perhaps 450 to 600 for other common machine guns like the M1919 Browning or Bren. This ability made it extremely effective in providing suppressive fire, and its unique sound led to it being nicknamed "Hitler's buzzsaw".
The MG 42 was adopted by several armed organizations after the war, and was both copied and built under licence. The MG 42's lineage continued past Nazi Germany's defeat, forming the basis for the nearly identical MG1 (MG 42/59), chambered in 7.62×51mm NATO, which subsequently evolved into the MG1A3, and later the Bundeswehr's MG 3 and Italian MG 42/59. It also spawned the Yugoslav nearly identical Zastava M53, Swiss MG 51 and SIG MG 710-3, Austrian MG 74, and the Spanish 5.56×45mm NATO Ameli light machine gun, and lent many design elements to the American M60 and Belgian MAG.

History

Before World War I

Even before World War I, the German military was already looking forward to replacing the heavy machine guns which proved to be such a success in that war. The MG13 was one of the first developments toward a goal of producing a weapon that could perform multiple roles, rather than just one. The MG13 was the result of reengineering the Dreyse Water-cooled machine gun to fit the new requirement. The twin-barreled Gast gun was developed with the goal of providing a high cyclic rate of fire weapon for anti-aircraft use which was reported to have reached cyclic rates of fire as high as 1,600 rounds per minute.

1930s

The MG 34 is considered to be the first modern general-purpose machine gun or Einheitsmaschinengewehr. It was developed to use the standard German 7.92×57mm Mauser full-power rifle round. It was envisaged and well developed to provide portable light and medium machine gun infantry cover, anti-aircraft coverage, and even sniping ability. Equipped with a quick-change barrel and fed either with non-disintegrating metallic-link belts, or from a 50-round Gurttrommel (belt drum) or a 75-round spring-loaded saddle-drum Patronentrommel 34 magazines (with a simple change of the feed cover for a Trommelhalter magazine holder), the MG 34 could sustain fire for much longer periods of time than other portable squad-level weapons such as the American B.A.R. and the British Bren Gun, both of which were fed by box magazines, while also being much lighter and more portable than crew-served weapons like the Browning M1919 or Vickers machine guns (which also lacked quick-change barrels). The MG 34 was also quite versatile; not only was it able to be fed from belted ammunition or a saddle drum magazine, it could also be fired from a bipod, an innovative Lafette 34 tripod or various pintle mounts for armored vehicles. Switching between a bipod and a tripod required no special tools, as the mounting latch was spring-loaded. As the MG 34 Panzerlauf, it was used throughout the war as secondary armament on panzers and other vehicles. One attempt at improvement was the MG 34S, an incremental improvement on the basic 34 design. The MG 34S could cope with a cyclic fire rate of 1,200 rounds per minute. Later in the war, the MG 34 was used as the basis for the Luftwaffe's MG 81 flexible defensive gun that had a cyclic fire rate of 1,200-1,600 rounds per minute. However, the MG 34 did have its drawbacks, such as sensitivity to dirt and mud, and comparatively complex and expensive production.

Development of the MG 42

In order to address these issues, a contest was held for a true MG 34 replacement. Three companies were asked to submit designs: Metall und Lackierwarenfabrik Johannes Großfuß AG of Döbeln, Rheinmetall-Borsig of Sömmerda, and Stübgen of Erfurt. Of the number of proposals submitted, Großfuß AG's proved to be the best design by far, employing a unique recoil-operated roller locking mechanism whereas the two competing designs used a gas-actuated system. The company had no earlier experience in weapons manufacture, specializing in pressed and stamped steel components (the company's staple product was sheet metal lanterns). Dr.-Ing. Werner Gruner, one of the leading design engineers with Großfuß, knew nothing about machine guns when he was given the task of being involved with the project, although he specialized in the technology of mass production. Gruner would attend an army machine gunner's course to familiarize himself with the utility and characteristics of such a weapon, also seeking input from soldiers. He then recycled an existing Mauser-developed operating system and incorporated features from his experiences with army machine gunners and lessons learned during the early stages of the war. Being made largely out of stamped appropriately hardened metal, the new design required considerably less machining and fewer high grade steel alloys. It was much simpler to build than other machine guns—it took 75 man hours to complete the new gun as opposed to 150 man hours for the MG 34 (a 50% reduction)—and cost 250 RM as opposed to 327 RM (a 24% reduction).
The resulting MG 39 remained similar to the earlier MG 34 overall, a deliberate decision made to maintain familiarity. The only major changes from the gunner's perspective were dropping of the drum-magazine feed option, leaving the weapon to fire belted ammunition, or from a single 50-round drum-shaped Gurttrommel belt container fitted to the gun's receiver, and simplifying the weapon's open sights for aiming purposes. All these changes were intended to increase, maintain, or accommodate the gun's high practical rate of fire. Although made of relatively inexpensive and simple parts, the prototypes also proved to be considerably more rugged and resistant to jamming than the precisely machined and somewhat temperamental MG 34. A limited run of about 1,500 of its immediate predecessor, the MG 39/41, was completed in 1941 and tested in combat trials.

Adoption of the MG 42

The weapon was officially accepted, and the main manufacturing of the production design began in 1942, as the MG 42, contracts going to Großfuß, Mauser-Werke, Gustloff-Werke and others. Production during the war amounted to over 400,000 units (17,915 units in 1942, 116,725 in 1943, 211,806 in 1944, and 61,877 in 1945).

MG 42 nicknames

The distinctive sound caused by the high cyclic firing rate gave rise to the nickname "Hitler's buzzsaw" and the German soldiers' Hitlersäge, Singende Säge, Knochensäge or elektrisches MG ("Hitler's saw", "Singing saw", "Bone saw" or "electric machine gun"). The gun (like the MG 34) was sometimes called "Spandau" by British troops, a traditional generic term for all German machine guns, left over from the famous Allied nickname for the MG 08 Maxim-derivative used by German forces during World War I and derived from its manufacturer's plates noting the city of Spandau where some were produced. Brazilian expeditionary soldiers fighting in Italy used to refer to MG 42 as Lourdinha; this nickname is due to the fact that the bride of one of the soldiers, named Maria de Lourdes, was a seamstress and the sound of MG 42 was similar to the sound of her sewing machine (Lourdinha is a common nickname in Brazil for women called Maria de Lourdes).

Small arms doctrine

The German tactical doctrine of the era based a squad's firepower on the general-purpose machine gun in the light machine gun role so that the role of the rifleman was largely to carry ammunition and provide covering fire for the machine gunners. The advantage of the general purpose machine gun concept was that it added greatly to the overall volume of fire that could be put out by a squad-sized unit. This meant that German forces deployed far more machine guns per equivalent-sized unit than the Allies, and that Allied troops assaulting a German position almost invariably faced the firepower of the MG 42. It was possible for operating crews to lay down a non-stop barrage of fire, pausing only when the barrel had to be replaced. This allowed the MG 42 to tie up significantly larger numbers of enemy troops. The Americans and the British trained their troops to take cover from the fire of an MG 42, and assault the position during the small time window of barrel replacement, which took around 4 to 7 seconds (estimated).
The German military kept issuing Karabiner 98k bolt-action rifles and did experiment with semi-automatic rifles throughout World War II. They fielded the Gewehr 41 series of which fewer than 150,000 were built, and the Gewehr 43/Karabiner 43 series of which 402,713 were built. They also introduced the first assault rifle in 1943 – the MP43 / MP44 / StG 44 series, producing 425,977 of these. But the Karabiner 98k was made in far greater numbers - over 14,600,000 - and due to the relatively limited production of the semi-automatic and assault rifles, the bolt-action Karabiner remained the primary service weapon until the last days of World War II, and was manufactured until the surrender in May 1945.
The Allied nations squad tactical doctrines of World War II centered on the rifleman, with the machine gun serving a support role, and they utilised weapons with cyclic fire rates of typically 450–600 rounds per minute. The American military had standardized a semi-automatic rifle in 1936 (the M1 Garand) that could be effectively fired more rapidly than the preceding bolt-action rifles. The Allied nations had machine guns with similar rates of fire, but mounted them almost exclusively in aircraft, where the fleeting opportunities for firing made such high rates necessary. The only similar Allied weapon was the Vickers K aircraft gun, and that was used by ground forces only in specialized circumstances.

Light machine gun fire support role

A German infantry Gruppe (squad) consisted of ten men; a non-commissioned officer or Unteroffizier squad leader, deputy squad leader, a three-man machine gun team (machine gunner, assistant gunner/loader and ammunition carrier) and five riflemen. As personal small arms the squad leader was issued a rifle or as of around 1941 a submachine gun, the machine gunner and his assistant were issued pistols and the deputy squad leader, ammunition carrier and the riflemen were issued rifles. The riflemen carried additional ammunition, hand grenades, explosive charges or a machine gun tripod as required and provided security and covering fire for the machine gun team. Two of the standard issue bolt-action Karabiner 98k rifles in the squad could be replaced with semi-automatic Gewehr 43 rifles and occasionally, StG-44 assault rifles could be used to re-arm the whole squad, besides the machine-gun.

Medium machine gun fire support role

In the German heavy machine gun (HMG) platoons, each platoon served four MG 34/MG 42 machine guns, used in the sustained fire mode mounted on tripods. In 1944 this was altered to six machine guns in three sections with two seven-man heavy machine gun squads per section as follows:
  • Squad leader (NCO) MP40
  • Machine gunner (private) MG 34/MG 42 and pistol
  • Assistant gunner (private) pistol
  • Three riflemen (privates) rifles
  • Horse leader for horse, cart and trailer (private) rifle.

The optimum operating crew of an MG 42 in its medium machine gun role was six men: the squad leader, the machine gunner who carried and fired the gun, the assistant gunner/loader who carried the tripod, and three riflemen who carried ammunition, spare barrels, entrenching tools, and other items.

Operation

One of the Einheitsmaschinengewehr (Universal machine gun) roles was to provide low-level anti-aircraft coverage. A high cyclic rate of fire is advantageous for use against targets that are exposed to a general-purpose machine gun for a limited time span, like aircraft or targets that minimize their exposure time by quickly moving from cover to cover. For targets that can be fired on by a general-purpose machine gun for longer periods than just a few seconds, the cyclic firing rate becomes less important. As a consequence, one of the MG 42's most notable features was in its high cyclic rate of fire of about 1,200 to 1,500 rounds per minute, twice the rate of the Vickers and Browning machine guns, which fired at a rate of about 600 rounds per minute.[5] The ear could not easily discern the sound of individual shots being fired, instead hearing a sound described as like "ripping cloth" or a buzzsaw.
The MG 42's high cyclic rate of fire sometimes proved a liability mainly in that, while the weapon could be used to devastating effect, it could quickly exhaust its ammunition supply. For this reason, it was not uncommon for all soldiers operating near an MG 42 to carry extra ammunition, thus providing the MG 42 with a backup source when its main supply was exhausted. Another disadvantage of the MG 42 was that the high cyclic rate of fire led to the barrel overheating quickly during rapid fire. After around 150 rounds of rapid fire, the gun operator would open a side hatch (leading to the barrel) and replace the hot barrel with a new cool(er) one. Non-observance of this technical limitation renders the barrel prematurely unusable. The machine gun crew member responsible for a hot barrel change was issued protective asbestos gloves to prevent burns to the hands.
The German military instructed that sustained fire must be avoided at all costs. They ruled that the results of sustained fire were disappointing and that the expenditure of ammunition involved was "intolerable." In the bipod-mounted light machine gun role, MG 42 users were trained to fire short bursts of 3 to 7 rounds and strive to optimize their aim between bursts fired in succession. For its medium machine gun role, the MG 42 was matched to the newly developed Lafette 42 tripod. In the tripod-mounted medium machine gun role, MG 42 users were trained to fire short bursts and bursts of 20 to 50 rounds and strive to optimize their aim between bursts fired in succession. As a consequence of factors like the time spent reloading, aiming, changing hot barrels if necessary to allow for cooling, the MG 42's practical effective rate of fire was 154 rounds per minute, versus 150 rounds per minute for the MG 34.

Design details

The MG 42 is a 7.92×57mm Mauser, air-cooled, belt fed, open bolt, recoil-operated machine gun with a quick change barrel.
The MG 42 weighed 11.57 kg in the light machine gun role with the bipod, lighter than the MG 34 and easily portable. The bipod, the same one used on the MG 34, could be mounted to the front or the center of the gun depending on how and where it was being used.
The roller-locked bolt assembly consists of a bolt head, two rollers, a striker sleeve, bolt body, and a large return spring, which is responsible for pushing the bolt assembly into battery (the locked position) and returning it there when it is unlocked and pushed backwards by the recoil of firing or by the charging handle. As the striker sleeve is movable back and forth within the bolt assembly, the return spring is also responsible for pushing the striker sleeve forward during locking (described below). The bolt assembly locks with the barrel's breech (the end the cartridge is loaded into) via a prong type barrel extension behind the breech. As it is recoil-operated and fired from an open bolt, the weapon must be manually charged with the side-mounted charging handle.
The roller-locked recoil operation functions as follows: two cylindrical rollers, positioned in tracks on the bolt head, are pushed outwards into matching tracks in the barrel extension by the striker sleeve and lock the bolt in place against the breech. Upon firing, rearward force from the recoil of the cartridge ignition pushes the striker assembly back and allows the rollers to move inwards, back to their previous position, unlocking the bolt head and allowing the bolt assembly to recoil, extracting the spent cartridge and ejecting it down. The return spring then pushes the bolt assembly forwards again, pushing a new cartridge out of the belt into the breech, and the sequence repeats as long as the trigger is depressed. The MG 42 is capable only of fully automatic fire. Single shots are difficult, even for experienced operators, due to the weapon's rate of fire. The usual training objective is to be able to fire a burst of no more than three rounds. The weapon features a recoil booster at the muzzle to increase rearwards force due to recoil, therefore improving functional reliability and rate of fire.
The cyclic firing rate of the MG 42 can be altered by installing different bolts and recoil springs. A heavier bolt uses more recoil energy to overcome inertia, thus slowing the cyclic rate of the machine gun. Heavy bolts also were used along with stiffer return springs. The standard MG 42 bolt weight for a normal rate of fire is 550 g (19.40 oz).
The shoulder stock is designed to permit gripping with the left hand to hold it secure against the shoulder.
The open-type iron sighting line has a relatively short 430 millimeters (16.9 in) radius and consists of a "∧-type" height adjustable front sight on a folding post and a leaf rear sight with an open V-notch sliding on a ramp, graduated from 200 to 2,000 meters (219 to 2,187 yd) in 100 meters (109 yd) increments. An auxiliary anti-aircraft "spider web" ring sight is kept in the maintenance kit, that can be fitting on the barrel jacket to be used in conjunction with a folding anti-aircraft rear peep sight that is attached by a hinge to the rear sight element base.
The 530 millimeters (20.9 in) long barrel of the MG 42 could be quickly changed by the machine gun crew and weighed 1.75 kg (3.9 lb) including the locking piece. The barrels could have traditional rifling or polygonal rifling. Polygonal rifling was an outgrowth of a cold-hammer forging process developed by German engineers before World War II. The process addressed the need to produce more durable machine gun barrels in less time than those produced with traditional methods. Later produced barrel bores featured hard-chrome plating to make them more durable. The different versions meant that the service life of an MG 42 barrel varied between 3,500 and 8,000 rounds assuming the barrel was used according to regulation that prohibited rapid firing over 150 rounds. Excessive overheating caused by rapid firing about 500 rounds through a barrel resulted in unacceptable wear of the bore rendering the barrel useless. The method of barrel change made the MG 42 unsuitable for secondary or co-axial armament on World War II era German tanks with the exception of the Jagdpanzer IV. Early versions of the Jagdpanzer IV carried two standard (no modification made) MG 42s on both sides of the gun mantlet/glacis, firing through a ball slot which was protected by an armored cover (with the MG 42 retracted) when not in use. Later version Jagdpanzer IVs carried only one MG 42 on the left side.
The MG 42 incorporated lessons hard-won on the Eastern Front. Both the cocking handle and the catch for the top cover to the working parts were designed so that the gunner could operate them wearing arctic mittens or with a stick or rod. This was vital for winter conditions where contact by bare flesh on cold metal could cause severe injury, such as instant frostbite. The MG 42 also functioned well in other climates; dust and dirt in North Africa and Italy was less likely to jam the MG 42 than the more temperamental MG 34.
The MG 42 belt-feed mechanism was copied and used in the design of the M60 machine gun. The trigger mechanism of the FN MAG or MAG-58 is a virtual copy of the MG 42's and the MAG-58's belt-feed is also very similar.

Lafette 42 tripod

For the medium machine gun role a large tripod, the Lafette 42, was available that included a number of features, such as recoil absorbing buffer springs, MG Z 34 or MG Z 40 periscope-type telescopic sight containing special sighting equipment for indirect fire, or the late World War II MG Z 44, designed for direct fire only. An accessory to lengthen these sights' periscope was available to use these sights behind cover. It could be set up in a prone, kneeling or high position. The Lafette 42 weighed 20.5 kg (45.2 lb) on its own and was a simplified version of the Lafette 34 used for the MG 34, as the MG 42 could be operated more easily from a Lafette and featured no semi-automatic firing mode. The legs could be extended with a Lafetteaufsatzstück to allow it to be used in the anti-aircraft role, and when lowered, it could be placed to allow the gun to be fired "remotely" while it swept an arc in front of the mounting with fire. Mounted to the Lafette and aimed through the telescopic sight, the effective range of the MG 42 could be extended out to 3,500 m (3,828 yd) when fired indirectly. The Lafette 42 tripod also had a bolt box to store a (spare) bolt and return spring.
Another unique feature of German World War II machine guns was the Tiefenfeuerautomat feature on the Lafette 42 tripod. If selected, this feature mechanically controlled the rise and fall of the gun, elevating the gun for five rounds and then depressing it for four rounds. It lengthened the beaten zone by walking the fire in wave-like motions up and down the range in a predefined area. The length of the beaten zone could be set on the Tiefenfeuerautomat. E.g., being unsure whether the real distance was 2,000 or 2,300 m (2,187 or 2,515 yd), the gunner could make the mount do an automatic sweep between the elevations for 1,900 to 2,400 m (2,078 to 2,625 yd) and back. This sweeping of a selected beaten zone continued as long as the gun fired. The Lafette 42 had a Richt- und Überschießtafel (Overhead firing table) riveted to the rear body of the searchfire mechanism from the very start of production until the very end of it. In the later stages of World War II ballistic correction directions were added for overshooting friendly forces with S.m.E. - Spitzgeschoß mit Eisenkern (spitzer with iron core) ammunition of which the external ballistic behaviour started to significantly deviate from 1,500 m (1,640 yd) upwards compared to the s.S. Patrone (s.S. ball cartridge).

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Il produttore israeliano di veicoli da combattimento Carmor ha di recente presentato il veicolo per truppe speciali “Mantis”.


Il produttore israeliano di veicoli da combattimento Carmor ha di recente presentato il veicolo per truppe speciali “Mantis”. 



Il veicolo è stato esposto alla fiera della Difesa a Parigi ed è la prima variante di una nuova famiglia di veicoli progettati per svolgere missioni di supporto al combattimento.
Per soddisfare i più elevati livelli di protezione richiesti dagli utenti, l'azienda ha ottimizzato il design per fornire protezione balistica e antiaerea, pur mantenendo un'elevata agilità e mantenendo un'adeguata capacità di carico utile con un peso lordo del veicolo inferiore alle otto tonnellate. Le dimensioni e il peso del veicolo consentono la mobilità aerea tattica nei velivoli da trasporto C-130 Hercules e A-400M. Con tali caratteristiche, Carmor posiziona il Mantis per offrire prestazioni della classe del veicolo statunitense JLTV ad un costo accessibile.
A differenza dei modelli di veicoli più pesanti sviluppati da Carmor e dal suo predecessore 'Hatehof', il Mantis, basato su un design innovativo:
  • è più leggero, 
  • più agile, 
  • modulare". 

Eitan Zait, CEO di Carmor, ha spiegato: "Abbiamo progettato, sviluppato e costruito migliaia di veicoli, in decine di configurazioni, tutti progettati per soddisfare le specifiche esigenze del cliente”. "Mantis nasce da un design pulito, che riflette il meglio che i progettisti Carmor potevano offrire".

Varianti della famiglia Mantis

La famiglia è costituita da una comune capsula mono-scocca che fornisce il telaio e la cabina protetta per le diverse varianti. Il telaio elimina la necessità di un telaio tradizionale e consente la flessibilità di estendere il veicolo fino a 150 cm, per soddisfare specifiche configurazioni.
Tutte le varianti utilizzano sottosistemi e parti comuni. Il powerpack è costituito da un turbodiesel Cummins da 6,8 litri e 360 cavalli di potenza accoppiato ad un cambio automatico Allison a 6 marce, che aumenta la stabilità del veicolo. Il sistema di raffreddamento si trova anche nella parte posteriore, alimentato da condotti dell'aria su entrambi i lati e sul tetto. Il motore accelera il Mantis da otto tonnellate fino ad una velocità massima su strada di 120 km/h. Utilizzando sistemi automobilistici e componenti certificati per uso commerciale e racing; il sistema 4×4 è stata progettato per la mobilità e la versatilità nel fuoristrada.
I veicoli comprendono un versatile porta-attrezzi a doppia cabina che trasporta cinque soldati e una versione a cabina completa che ne ospita otto. Alcuni dei progetti incorporano una piattaforma rialzata che monta carichi utili fino a 150 kg di peso, come le stazioni d'arma telecomandate mostrate sul prototipo esposto all'Eurosatory. 
Una variante di pickup con cabina singola, ospita tre soldati ed ha un pianale più grande; una variante della cabina completa è configurata come ambulanza e ospita un piccolo equipaggio e ampio spazio per barelle e medici. 
La società Carmor considera anche una variante “veicolo d'assalto veloce e leggero” che utilizza la stessa struttura e offre protezione al pianale del mezzo.

Queste varianti possono supportare un'ampia varietà di applicazioni che trasportano armi diverse:
  • mortai, 
  • missili, 
  • mitragliatrici, 
  • postazioni remote, 
  • equipaggiamenti da ricognizione e scout, inclusi alberi telescopici optronici, robotica terrestre e aerea, radar tattici e attrezzature da contro-UAV.

Agilità e protezione equilibrate

I progettisti della Carmor hanno raggiunto un alto livello di protezione ad un'altezza relativamente bassa, utilizzando un design avanzato del pianale che mantiene un baricentro basso con un'eccellente protezione contro le esplosioni, ottenendo un'altezza complessiva del veicolo inferiore a 2,20 metri. La superiore mobilità fuoristrada si ottiene con un passo corto, un'altezza da terra di 0,65 metri e angoli di avvicinamento e di partenza superiori ai 50 gradi, tutti fattori critici per una buona mobilità fuoristrada. Il potente motore e le trasmissioni sostengono il movimento oltre il 70% di pendenza, il 40% di pendenza laterale, fino a 0,5 metri di salita ad ostacoli, attraversamento di trincee e guado attraverso l'acqua a un metro di profondità.
Il “Mantis” mantiene un equilibrio ottimale tra agilità, protezione e comfort. Posizionando il motore al centro, tra la cabina e il pianale, sono stati liberati sei metri cubi di una cabina protetta, che può ospitare comodamente cinque soldati in sedili singoli. Questi sedili protetti da esplosioni, realizzati da Mobius-PS, sono stati appositamente progettati per attenuare gli effetti delle esplosioni sotto il pianale, in quanto agiscono con il “pavimento galleggiante” e la forma del pianale appositamente progettata per ridurre al minimo l'effetto delle esplosioni di IED e mine.

Nonostante la sua firma bassa e relativamente leggera, il Mantis offre:
  • Un'elevata protezione di base anti-balistiche, IED e protezione contro le mine. 
  • protezione balistica al livello 3 di STANAG 4569, con una protezione minima contro le mine (livello 1); 
  • Con l'aggiunta di piastre modulari per la sostituzione delle corazze, Mantis può affrontare minacce molto più pesanti con una protezione balistica aggiornata al livello 4 e una protezione contro le esplosioni al livello 2A/3B. 
  • Utilizzando moduli di armatura relativamente piccoli e trasparenti, la cabina offre un'eccellente visione frontale e laterale, ha detto Boaz a Defense-Update.
  • La protezione Mantis non riguarda solo la balistica e l'esplosione, ma anche la mobilità del veicolo. 
  • Utilizzando gli inserti Run-flat, Mantis mantiene la mobilità anche dopo aver subito più colpi nei pneumatici; 105 litri di carburante sono immagazzinati in due serbatoi indipendenti per supportare un'autonomia di missione di 700 km con carburante interno.

Design ergonomico

Ogni membro dell'equipaggio dispone di un display multi-funzione, mentre le altre posizioni sono dotate di console di comunicazione individuali e prese di ricarica elettrica per supportare i vari dispositivi elettronici.
I tre sedili anteriori ospitano il mitragliere, l'autista e il comandante. L'abitacolo centrale del conducente è una caratteristica unica della famiglia Mantis. 
Localizzare il conducente al centro offre molti vantaggi - meno ostacoli per una migliore conoscenza della situazione, adattabilità del mercato e una disposizione dei posti a sedere e un utilizzo più flessibile del cruscotto. 
Sedendo il conducente vicino al parabrezza (in assenza del cofano anteriore) l'area del parabrezza può essere ridotta mantenendo un ampio campo visivo per il conducente, mentre i finestrini laterali trapezoidali forniscono angoli di visione periferici per l'equipaggio. Una migliore consapevolezza della situazione è mantenuta da luci a LED ad alta potenza che illuminano con luce visibile e a infrarossi tutto intorno al veicolo, inoltre, l'equipaggio monitora l'ambiente circostante del veicolo utilizzando telecamere panoramiche che coprono i lati e la parte posteriore. Le porte laterali consentono un accesso rapido e lo smontaggio su entrambi i lati. Due botole per il personale di bordo posizionate sul tetto offrono un'uscita alternativa quando necessario.
All'interno della capsula vengono utilizzati rivestimenti di protezione per ridurre al minimo l'effetto di armatura posteriore, in caso di penetrazione. Il prototipo esposto utilizza anche materiale di dissimulazione multispettrale VATEC per ridurre le perdite in radiofrequenza. Lo stesso materiale può essere utilizzato esternamente, agendo come un mobile, multispettrale camuffamento (MCS), riducendo al minimo la firma visiva, infrarossa e radar del veicolo. Oltre all'elevato livello di protezione, il prototipo esposto era anche dotato di un sistema di rilevamento acustico dei colpi d'arma da fuoco, aria condizionata e sistema di filtrazione CBRN di Bethel.
Come moderno veicolo da combattimento, il Mantis è dotato di un'ampia potenza elettrica, per alimentare più sistemi elettronici. Generando fino a 300 Ampere di energia elettrica, il veicolo supporta sistemi di alimentazione indipendenti a 12/24 Volt.

ENGLISH

Israel’s specialty and combat vehicle producer Carmor unveils the Mantis at Eurosatory 2018. The vehicle to be displayed at the defense exhibition in Paris next week is the first variant of a new family of vehicles designed to perform combat and combat support missions.
To meet higher levels of protection required by the users the company optimized the design to provide both ballistic and blast protection while maintaining high agility and retain adequate payload capacity at a gross vehicle weight below eight tons. The vehicle’s size and weight enable tactical air mobility in C-130 Hercules and A-400M transport aircraft. With such characteristics, Carmor positions the Mantis to offer JLTV class performance at an affordable cost.
“Unlike the heavier vehicle models developed by Carmor and its predecessor ‘Hatehof’, the Mantis, based on a clean sheet design is lighter, more agile and modular.” Eitan Zait, Carmor CEO explained, “We have designed, developed and built thousands of vehicles, in dozens of configurations, all were designed to meet specific requirements set by the customer.” Zait explained, “Mantis comes from a clean sheet design, that reflects the best Carmor’s designers could offer.”

Mantis Family Variants

The family consists of a common monocoque capsule that provides the chassis and protected cab for the different variants. The chassis eliminates the need for a traditional frame and enables the flexibility to extend the vehicle by up to 150 cm, to meet specific configurations.
All variants use common subsystems and parts. The powerpack consists of a 6.8 liter 360 horsepower Cummins turbo-diesel coupled to a 6-gear Allison automatic transmission is centrally located, adding to the vehicle’s stability. The cooling system is also located at the rear, fed by air ducts on both sides and on the roof. The engine accelerates the eight-ton Mantis to a maximum road speed of 120 km/h. Using automotive systems and parts certified for commercial and racing, the 4×4 wheel is designed for off-road mobility and versatility.
The vehicles include a versatile double cabin troop carrier that carries five soldiers and a full cabin version that accommodates eight. Some of the designs incorporate an elevated platform that mounts payloads up to 150 kg weight, such as remotely controlled weapon stations shown on the prototype displayed at the Eurosatory. A single cabin pickup variant that seats three soldiers has a larger flatbed while a variant of the full cab is configured as an ambulance, accommodating a small crew and ample space for stretchers and medics. Carmor also considers an open buggy style fast and light assault vehicle variant that will utilize the same structure and offer underbelly protection.
These variants can support a wide variety of applications carrying different weapons such as mortars, missiles, machine guns and remote weapon stations, along with scout and reconnaissance equipment, including payloads telescopic masts, ground and aerial robotics, tactical radars and counter-UAV equipment

Balanced Agility and Protection

Carmor designers achieved a high level of protection at relatively low height, by using an advanced belly design that maintains a low center of gravity with excellent blast protection, results in an overall vehicle height below 2.20 meters. Superior off-road mobility is achieved by a short wheelbase, ground clearance of 0.65 meters, and approach and departure angles exceeding 50 degrees, all critical factors for good off-road mobility. The powerful engine and transmissions sustain movement over 70% gradient, 40% side slope, up to 0.5-meter obstacle climb and trench crossing and fording through water one meter deep.
According to the vehicle designer Amos Boaz, Mantis maintains an optimal balance of agility, protection, and comfort. Placing the engine at the center, between the cab and the flatbed, cleared six cubic meters of a protected cabin, comfortably seating five soldiers in individual seats. These blasts protected seats, made by Mobius-PS, are specially designed to attenuate the blast effects of underbelly explosions, as they act with the ‘floating floor’ and specially designed belly shape to minimize the effect of IED and mine blasts.
Despite its low signature and relatively lightweight, Mantis offers high baseline protection meeting ballistic, IED and mine protection. At a gross vehicle weight of six tons Mantis provides ballistic protection at a STANAG 4569 Level 3, with minimal mine protection (Level 1); adding modular armor replacement plates, Mantis can face much heavier threats with ballistic protection upgraded to Level 4, and blast protection to Level 2A/3B. Using relatively small transparent armor modules the cabin provides excellent viewing to the front and sides, Boaz told Defense-Update.
The Mantis protection is not addressing only ballistics and blast but also the vehicle’s mobility. Using Run-flat inserts, Mantis maintains mobility even after suffering multiple hits in the tires; 105 liters of fuel are stored in dual, independent fuel tanks to support mission autonomy of 700 km with internal fuel.

Ergonomic Design

Each of the crew members has a multi-functional display while other positions have individual communications consoles and electrical charging sockets to support electronic devices.
The three seats at the front accommodate the gunner, driver, and commander. The centrally located driver ‘cockpit’ is a unique design feature of the Mantis family. “Locating the driver in the center offers many advantages – fewer obstructions for better situational awareness, market adaptability and more flexible seating arrangement and dashboard utilization,” Boaz said. Seating the driver close to the windshield (in the absence of the hood in front) the windshield area can be reduced while maintaining a wide field of view for the driver while the trapezoidal side windows provide peripheral viewing angles for the crew. Improved situational awareness is maintained by high power LED lights illuminating in visible and infrared light all around the vehicle, in addition, the crew monitors the vehicle’s surrounding using panoramic cameras covering the sides and the back. The side doors provide quick access and dismount on both sides. Two crew hatches located at the ceiling provide alternative egress when necessary.
Spall liners are used inside the capsule to minimize the behind-armor effect, in case of penetration. The prototype on display also uses VATEC multispectral concealment material to reduce radio-frequency leaks. The same material can be used externally, acting as a mobile, multispectral camouflage (MCS), minimizing the vehicle’s visual, infrared and radar signature. In addition to the high level of protection, the prototype displayed at Eurosatory is also equipped with an acoustic gunshot detection system, air condition, and CBRN filtration system form Bethel.
As a modern combat vehicle, Mantis comes with ample electrical power, to feed multiple electronic systems. Generating up to 300 Amp of electrical power the vehicle supports independent 12/24 Volt power systems.

(Wb, Google, Wikipedia, Defense-update, You Tube)








La Rolls-Royce MT30 (Marine Turbine) è un motore marino a turbina a gas basato sul motore aeronautico Rolls-Royce Trent 800


La Rolls-Royce MT30 (Marine Turbine) è un motore marino a turbina a gas basato sul motore aeronautico Rolls-Royce Trent 800. L'MT30 mantiene l'80% di comunanza con il Trent 800, il motore del Boeing 777. La potenza massima è di 40 MW e la potenza minima efficiente di 25 MW.



Turbina a gas marina MT30

Progettata con circa il 50% di parti in meno rispetto ad altre turbine a gas di derivazione aeronautica della sua classe, per ridurre al minimo i costi di manutenzione, l'MT30 è dotato di un generatore a gas a doppio rotore ad alta pressione con turbina di potenza libera. Mantiene l'efficienza operativa fino a 25 MW e può essere configurata in configurazioni meccaniche, elettriche o ibride.



Dati tecnici

La Rolls-Royce ha annunciato la programmazione dell’MT30 l'11 settembre 2001. Il primo funzionamento del motore è stato il 6 settembre 2002. All'inizio del 2003 l'MT30 è stato scelto per equipaggiare le future portaerei della Royal Navy (CVFs) e il dimostratore del caccia multimissione DD(X) della US Navy. Nel giugno 2004 Lockheed Martin ha assegnato l'appalto del motore alla MT30 per la progettazione della nave da combattimento Littoral (LCS).
Nel 2012 l'azienda ha riprogettato l'MT30 in modo che si adattasse a navi più piccole, e il loro primo ordine di questo tipo è arrivato dalla Corea del Sud, per le fregate classe Daegu.




Applicazioni
  • Portaerei classe Queen Elizabeth (Regno Unito)
  • Fregata classe città (Regno Unito)
  • Cacciatorpediniere / fregate (AUS)
  • Cacciatorpediniere di classe Zumwalt (USA)
  • Nave da combattimento litorale Freedom-classe (USA)
  • Fregata classe Daegu - FFG-II (ROK)
  • LHD Trieste LHD in servizio NEL 2022 (ITA).


Con il recente collaudo del sistema MT30 presso il costruttore della turbina MT30, Rolls-Royce segna una pietra miliare nella realizzazione del TRIESTE, la nuova LHD polivalente che viene ultimata da Fincantieri per la Marina Militare Italiana.



La società Rolls-Royce è stata selezionata per fornire due turbine a gas MT30 per la propulsione della nave, il cui dislocamento è di circa 40.000 tonnellate. Fincantieri sta ultimando il Trieste nel cantiere di Muggiano (La Spezia), per il completamento e la consegna alla Marina.
Il completamento, con successo, del collaudo del sistema presso il costruttore è un evento significativo per tutti coloro che sono coinvolti nel programma LHD”. Generando da 36 a 42MW, l’MT30 è la più potente turbina a gas marina in servizio. Ha la più alta densità di potenza, un fattore chiave nella propulsione navale in cui è essenziale fornire alte prestazioni in uno spazio contenuto.  Il factory acceptance test, che deve essere completato sempre prima della consegna della turbina; è stato effettuato presso il centro collaudi Rolls-Royce a Bristol, in Inghilterra. Il motore è stato sottoposto ad una settimana di prove rigorose, alla presenza di rappresentanti di Fincantieri e della Marina Militare.
La tecnologia della turbina MT30 è derivata da quella dei motori aeronautici della serie Trent. Si basa su un’esperienza di oltre 45 milioni di ore di operatività, in cui ha mostrato elevatissima affidabilità.
Dopo Italia, USA, UK e Corea, anche il Giappone ha scelto la turbina Rolls-Royce MT 30, selezionata per fornire la propulsione della nuova classe di fregate della Japan Maritime Self Defense Force (JMSDF). Il Giappone è la quinta nazione a selezionare l’MT30 per un importante programma di costruzione navale, dopo gli Stati Uniti, il Regno Unito, l’Italia e la Corea. Con la decisione del Giappone, tutti i tre maggiori utenti di turbine a gas hanno tutti sostenuto le capacità dell’MT30 e lo hanno selezionato per significativi programmi futuri. L’MT30 è oggi la turbina marina con la più alta densità di potenza, cioè fornisce la massima potenza nel minimo spazio, un fattore importante a bordo delle navi militari, che richiedono e tendenzialmente richiederanno sempre più potenza in futuro. Per il Giappone l’MT30 fornirà una potenza che supera i 40 megawatt, senza limitazioni climatiche.

La potenza e le prestazioni di questa avanzata turbina a gas forniscono:
  • nuove opzioni ai costruttori navali e ai progettisti di sistemi; 
  • consente anche la possibilità di assicurare l’adeguatezza delle loro piattaforme navali a prova di future esigenze;
  • offre anche il vantaggio di conservare le sue prestazioni per l’intera vita operativa, con bassissime necessità di manutenzione a bordo.
  • La costruzione della prima delle fregate 30FFM è già iniziata e l’entrata in servizio è prevista intorno al 2022. 
  • La fregata FFXII della Marina Militare Coreana, entrata in servizio di recente, è dotata di una singola turbina MT30.

L’MT30 è stato scelto come motore per diversi fra i maggiori programmi navali recenti. 

Le nuove turbine ultra tecnologiche:
  • Sono in corso di installazione sulle nuove portaerei della Royal Navy Britannica, HMS Queen Elizabeth e HMS Prince of Wales. 
  • Sono in servizio sulle Littoral Combat Ship Freedom class della U.S. Navy, costruite da Fincantieri Marine Group, sussidiaria statunitense di Fincantieri;
  • Equipaggeranno i cacciatorpedinieri DDG-1000 USS Zumwalt class;
  • Le nuove fregate Daegu Class per la Marina della Repubblica di Corea;
  • Le Type 26 Global Combat Ship per la Royal Navy.



ENGLISH

The Rolls-Royce MT30 (Marine Turbine) is a marine gas turbine engine based on Rolls-Royce Trent 800 aero engine. The MT30 retains 80% commonality with the Trent 800, the engine for the Boeing 777. The maximum power rating is 40 MW and minimum efficient power 25MW.

MT30 Marine Gas Turbine

Designed with approximately 50 per cent fewer parts than other aero-derived gas turbines in its class, to minimise maintenance costs, the MT30 has a twin-spool, high-pressure ratio gas generator with free power turbine. It maintains operating efficiency down to 25MW and can be configured in either mechanical, electrical or hybrid drive configurations. Proven at sea, MT30.


Technical data

Rolls-Royce announced the MT30 programming on September 11, 2001. The first run of the engine was on September 6, 2002. In early 2003 the MT30 was selected to power the Royal Navy future aircraft carriers (CVFs) and the demonstrator of the US Navy's DD(X) multi-mission destroyer. In June 2004 Lockheed Martin awarded the engine contract to the MT30 for its Littoral combat ship design.
In 2012 the company repackaged the MT30 so that it would fit into smaller ships, and their first such order came from South Korea, for their Daegu-class frigates.

Applications
  • Queen Elizabeth class aircraft carrier (UK)
  • City class frigate (UK)
  • Hunter class frigate (AUS)
  • Zumwalt class destroyer (USA)
  • Freedom-class littoral combat ship (USA)
  • Daegu-class frigate - FFG-II (ROK)
  • Trieste LHD due to enter service 2022 (ITA).

With the recent testing of the MT30 system at the MT30 turbine manufacturer, Rolls-Royce marks a milestone in the creation of the TRIESTE, the new multi-purpose LHD that is completed by Fincantieri for the Italian Navy.
Rolls-Royce was selected to supply two MT30 gas turbines for the ship's propulsion, whose displacement is approximately 40,000 tonnes. Fincantieri is completing the Trieste in the Muggiano shipyard (La Spezia), for completion and delivery to the Navy.
The successful completion of the system testing at the shipyard is a significant event for all those involved in the LHD programme". Generating from 36 to 42MW, the MT30 is the most powerful marine gas turbine in service. It has the highest power density, a key factor in marine propulsion where it is essential to provide high performance in a confined space.  The factory acceptance test, which must always be completed before delivery of the turbine, was carried out at the Rolls-Royce test centre in Bristol, England. The engine underwent a week of rigorous testing in the presence of representatives of Fincantieri and the Navy.
The technology of the MT30 turbine is derived from that of the Trent series aircraft engines. It is based on an experience of more than 45 million hours of operation, in which it has shown very high reliability.
After Italy, the USA, the UK and Korea, Japan also chose the Rolls-Royce MT 30 turbine, selected to power the new class of Japan Maritime Self Defense Force (JMSDF) frigates. Japan is the fifth country to select the MT30 for an important shipbuilding programme, after the United States, the United Kingdom, Italy and Korea.
With Japan's decision, all three major gas turbine users have all supported the MT30's capabilities and selected it for significant future plans.
The MT30 is today the marine turbine with the highest power density, i.e. it provides maximum power in the smallest space, an important factor on board military ships, which require and will tend to require more and more power in the future. For Japan, the MT30 will provide more than 40 megawatts of power, without climatic limitations.

The power and performance of this advanced gas turbine will provide:
  • new options for shipbuilders and system designers; 
  • also allows the possibility to ensure the suitability of their naval platforms for future needs;
  • also offers the advantage of maintaining its performance for its entire operating life, with very low on-board maintenance requirements.
  • The construction of the first of the 30FFM frigates has already started and is expected to come into service around 2022. 
  • The recently commissioned Korean Navy FFXII frigate is equipped with a single MT30 turbine.

The MT30 has been chosen as the engine for several of the major recent naval programmes. 

The new ultra-technological turbines:
  • They are being installed on the new aircraft carriers of the British Royal Navy, HMS Queen Elizabeth and HMS Prince of Wales. 
  • They are in service on the Littoral Combat Ship Freedom class of the U.S. Navy, built by Fincantieri Marine Group, a US subsidiary of Fincantieri;
  • They will equip the DDG-1000 USS Zumwalt class destroyers;
  • The new Daegu Class frigates for the Navy of the Republic of Korea;
  • Le Type 26 Global Combat Ship for the Royal Navy.


(Web, Google, Wikipedia, You Tube, Rolls Royce, Analisi Difesa)














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