lunedì 22 febbraio 2021

L'IMAM Ro.43 fu un idroricognitore a galleggiante centrale biplano prodotto dall'azienda italiana Industrie Meccaniche Aeronautiche Meridionali



L'IMAM Ro.43 fu un idroricognitore a galleggiante centrale biplano prodotto dall'azienda italiana Industrie Meccaniche Aeronautiche Meridionali (IMAM) negli anni trenta ed utilizzato nel ruolo di ricognitore marittimo imbarcato nelle unità maggiori della Regia Marina nel corso della Seconda Guerra Mondiale.




Storia del progetto

Fin dagli anni venti la Regia Marina valutò l'opportunità di dotare alcune delle sue unità di velivoli di supporto. Per ovviare alle difficoltà di utilizzo in presenza di mare grosso, vennero installate delle strutture di lancio, vere e proprie catapulte, sulle quali veniva opportunamente fissato il velivolo che veniva portato ad una velocità sufficiente per consentirne il decollo. Dopo l'utilizzo di vari idrovolanti progettati per l'uso civile come i Macchi M.18, o i più specifici Piaggio P.6 e CANT 25, nel 1933 la Regia Marina emise una specifica per la fornitura di un nuovo velivolo atto a sostituire i precedenti modelli. Tra le caratteristiche era richiesta una velocità di 240 km/h, con un'autonomia di 600 km o di 5 h e 30 min.
Al bando di concorso parteciparono numerose aziende aeronautiche italiane, la Società Rinaldo Piaggio con i suoi P.18 e P.20, la CMASA che proponeva l'MF.10, la Cantieri Riuniti dell'Adriatico con il CANT Z.504, l'Aeronautica Macchi con il suo C.76 e la Meridionali.
La IMAM presentò un progetto affidato all'ingegnere Giovanni Galasso, il quale sviluppò dal pari ruolo terrestre Ro.37 bis una variante idro mantenendo molte parti comuni. Il nuovo velivolo si differenziava principalmente per l'adozione di una diversa configurazione alare biplana e di un galleggiante centrale più gli equilibratori per poter operare dalla superficie del mare.
Il prototipo, che assunse la designazione Ro.43, venne portato in volo per la prima volta il 19 novembre 1934 e, grazie alla sua struttura più leggera di quella dei concorrenti, risultò possedere caratteristiche più rilevanti, raggiungendo prestazioni ben al di sopra delle specifiche richieste; valutato dalla commissione della Regia Marina, venne giudicato vincitore, ottenendo per la Meridionali un contratto di fornitura e divenendo la dotazione standard per tutte le maggiori unità della flotta. La produzione iniziò negli stabilimenti IMAM nel 1935, anno in cui iniziò la consegna ai reparti operativi, protraendosi fino al 1941 dopo aver realizzato oltre 200 esemplari.




Tecnica

Cellula

Sviluppato dal ricognitore Ro.37, del quale manteneva la struttura e le caratteristiche salienti, il Ro.43 era un idrovolante da ricognizione imbarcato a cellula biplana ripiegabile catapultabile, monomotore, biposto a doppio comando.
La fusoliera era realizzata in tubi in acciaio al cromo-molibdeno saldati con Saldatura autogena, a sezione rettangolare, con pareti a traliccio. I longheroni inferiori portavano gli attacchi per i galleggianti. I pianetti superiori s'innestavano alla fusoliera nel suo piano di simmetria formando un diedro positivo offrendo al pilota un'ampia visibilità. Quelli inferiori, invece, s'innestavano con un diedro verticale negativo ai correnti inferiori della fusoliera. Ai pianetti s'incernieravano le semiali. Dell'ossatura della fusoliera facevano parte anche i tubi costituenti i longheroni dei pianetti centrali superiori ed inferiori della cellula e i relativi montanti. Le pareti laterali erano costituite da travi a maglie triangolari interamente in tubi.
Il castello motore in tubi di acciaio al cromo-molibdeno era fissato alla fusoliera mediante sei bulloni in corrispondenza degli appositi nodi realizzati nella struttura. Gli abitacoli dell'equipaggio erano del tipo aperto con il posto del pilota disposto anteriormente. Il posto del pilota era munito di parabrezza e poteva essere protetto da due pannelli laterali trasparenti scorrevoli tra il parabrezza ed un tettuccio posteriore fisso, trasparente. Detti pannelli erano regolabili indipendentemente in altezza, in modo che con ciascuno di essi era possibile creare un riparo oppure con entrambi chiudere completamente il posto del pilota. Quest'ultimo disponeva di un seggiolino regolabile in altezza.
Sulla fiancata della fusoliera, in corrispondenza del posto dell'osservatore erano ricavati dei finestrini con una parte scorrevole munita di deflettore.
il rivestimento della fusoliera era costituito sul dorso sino all'attacco delle semiali superiori, da capottine metalliche in duralluminio; sul fondo, da capottine in chitonal. Le capottine erano sostenute da archetti in tubo di duralluminio e risultavano facilmente smontabili. Le fiancate alla cui forma contribuiva uno scheletro di listelli di abete, erano rivestite in tela.
Le strutture di forma o secondarie che servivano a supporto delle varie installazioni erano realizzate in tubi o lamiera d alluminio.
Gli impennaggi metallici erano montati a sbalzo e irrigiditi da due tiranti in filo profilato d'acciaio ad alta resistenza che collegavano il longherone del piano fisso all'estremità superiore del pennone della deriva. Inferiormente erano presenti due montantini di irrigidimento in tubo ovale di acciaio al cromo-molibdeno.
Gli impennaggi erano compensati aerodinamicamente mentre il piano fisso di coda orizzontale era regolabile.
La configurazione alare simile a quella adottata dal Ro.41, era a formulazione biplana, su profili biconvessi asimmetrici, ripiegabile, con scalamento positivo e con l'ala inferiore di minore apertura. Le semiali presentavano una pianta rettangolare con raccordo rastremato all'estremità. La struttura bilongherone, con longheroni in tubo di duralluminio trafilato, collegati da puntoni e da crociere in fili di acciaio ad alta resistenza, era suddivisa in due semiali e due pianetti alari centrali che s'innestavano alla fusoliera e che facevano parte della struttura di questa. Le semiali erano incernierate ai pianetti posteriormente, mediante snodi cardanici che costituivano, sui due lati, gli assi di rotazione per il ripiegamento delle semiali. Le centine erano in legno a struttura reticolare, con anima in compensato di betulla. Il rivestimento delle semiali era in tela, opportunamente trattata e verniciata, tranne il bordo d'attacco in compensato.
La capacità di flottaggio e di ammaraggio era assicurata da un galleggiante centrale collegato alla fusoliera da una travatura in tubi di acciaio e crociere e da due galleggianti laterali posti sugli sbalzi dell'ala inferiore. il galleggiante centrale era costruito in legno, rivestito in compensato di betulla adeguatamente impermeabilizzato con arsonite collante liquido e strati di tela. Era suddiviso in cinque compartimenti stagni, ciascuno munito di portello d'ispezione superiormente, ed inferiormente nella parte più bassa di tappo di aleggio. Analoga struttura per i galleggianti laterali.




Motore

La propulsione era affidata ad un motore Piaggio P.X R, un radiale a 9 cilindri posizionati su un'unica stella e raffreddato ad aria, munito di riduttore e compressore a ventola, racchiuso in una capottatura tipo Magni ed in grado di erogare una potenza pari a 700 CV 700 cavalli vapore (510 kW) a 2350 giri al minuto, ad una quota di 1000. L'elica era di tipo tripala metallica, con passo regolabile a terra e diametro di 3,10 metri. Il motore è racchiuso da una capottatura ad anello tipo Magni in lamiera di alluminio.




Sistemi e impianti

Il Ro.43 era dotato di un completo impianto ricetrasmittente comprendente un generatore R.A. 200-I, un ricevitore A.R.5, un trasmettitore R.A.200-I e un dipolo per le onde corte disposto tra l'ala inferiore e la fusoliera. Inoltre era installato un complesso fotografico costituito da una macchina fotografica OMI tipo A.P.R.3 formato 13x18 a lastre e pellicole. Il sistema di avviamento era pneumatico ad aria compressa, fornita da un compressore Grelli LD che azionava anche il generatore dell'impianto R.T. in caso di ammaraggio forzato. L'impianto combustibile della capacità complessiva di 696 litri era contenuto in tre serbatoi in alluminio. I due principali sistemati, uno in fusoliera e l'altro nel galleggiante principale, mentre il terzo trovava posto sotto i pianetti centrali, alimentando il motore per gravità.

Armamento

L'armamento consisteva in una coppia di mitragliatrici Breda-SAFAT calibro 7,7 mm, una fissa in caccia, posizionata sulla parte anteriore della fusoliera davanti al pilota e sparante attraverso il disco dell'elica, ed una brandeggiabile in posizione dorsale montata su supporto ad anello di tipo Breda a comando idraulico nell'abitacolo posteriore. Nella prima serie l'arma posteriore era costituita da una Lewis a caricatore, su torretta Romeo spesso sostituita nei reparti da una Breda-SAFAT, mentre nella seconda serie fu definitivamente adottata l'arma di progetto italiano. La dotazione normale di munizioni è di 500 colpi per l'arma anteriore e di 500 colpi per la posteriore. Era prevista l'installazione di una seconda arma anteriore SAFAT calibro 7,7 sincronizzata.

Impiego operativo

Italia

Nel periodo interbellico i Ro.43 cominciarono ad essere consegnati alle unità, equipaggiandole normalmente in gruppi di due esemplari, come ad esempio negli incrociatori leggeri Classe Duca degli Abruzzi, ed in numero maggiore nella nave appoggio idrovolanti Giuseppe Miraglia. Le condizioni operative indicarono però che le buone prestazioni erano conseguenti ad una certa fragilità strutturale. Le operazioni di imbragatura degli esemplari, necessaria per issare a bordo i Ro.43 a fine della loro missione esplorativa, evidenziarono il rischio di causare danni all'apparecchio. Questo potenzialmente ne vanificava la capacità operativa ma per mancanza di modelli alternativi e per una non impellente esigenza tattica non si provvide a cercare un nuovo modello né ad emettere una nuova specifica.
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, a causa della mancanza di un velivolo più specializzato, il Ro.43 si trovò a ricoprire anche il ruolo di caccia imbarcato sulla Classe Littorio, Classe Zara (incrociatore), Classe Alberto di Giussano, Classe Trento, Classe Duca d'Aosta e Classe Raimondo Montecuccoli, risultando però non all'altezza dei potenziali avversari per la dotazione di sole due mitragliatrici Breda-SAFAT da 7,7 mm. Le già note deficienze strutturali, aggravatesi a causa dell'intenso uso, costrinsero alla progettazione di una versione migliorata ma che restava relegata al ruolo di ricognizione e di osservazione di supporto all'artiglieria navale. Rimanevano anche i problemi legati alle operazioni di reimbarco a fine missione che dovevano essere eseguite tramite l'imbragatura del velivolo, il quale veniva issato sul ponte con una gru, tutto a nave ferma e compatibilmente alle condizioni meteorologiche. Questo però aumentava la vulnerabilità dell'unità navale intenta all'operazione, tanto che alla fine si preferì che i velivoli rientrassero in un idroscalo costiero per effettuare successivamente il reimbarco nelle più sicure acque portuali, a scapito però della possibilità di effettuare più missioni aeree.
Queste problematiche, risultate determinanti nella battaglia di Capo Matapan, indussero a trovare una soluzione nella conversione di un caccia terrestre, il Reggiane Re.2000, che con la sua versione "Catapultabile", pur mantenendo un identico profilo di missione poteva se non altro garantire una maggiore competitività con i caccia Alleati. Nonostante ciò i nuovi Re.2000 erano forniti in quantità troppo esigue ed il Ro.43 continuò ad essere utilizzato fino ad esaurimento della sua vita operativa. Al 1943 se ne registravano ancora 48 in servizio attivo ed alla firma dell'armistizio di Cassibile dell'8 settembre, risultavano essere 19 gli esemplari imbarcati e 20 in forza alle Squadriglie Forze Navali.

Spagna

Alla data dell'armistizio, otto Ro. 43 lasciarono La Spezia il 9 settembre 1943 e si portarono in Sardegna, a La Maddalena. Durante l'attacco tedesco per occupare questo arsenale militare, due Ro.43 furono abbattuti nel tentativo di abbandonarlo, mentre gli altri giunsero alle Baleari e furono internati nelle forze aeree spagnole. Dopo un anno d'internamento, furono acquisiti dalla Spagna con la designazione HR.7, impiegati dalla II Escuadrilla del 51 Regimento de hidros sino al 1951.

Utilizzatori:
  • Italia - Regia Aeronautica
  • Italia - Regia Marina - inquadrato nell'Aviazione ausiliaria per la Marina.
  • Spagna - Ejército del Aire.

Esemplari attualmente esistenti

L'unico esemplare di Ro.43 attualmente esistente è conservato al Museo storico dell'Aeronautica Militare. Si tratta dell'esemplare MM.27050 costruito nel primo semestre del 1937 dalla IMAM. Dopo un lungo impiego su incrociatori della Regia Marina, peraltro partecipando alla battaglia di Punta Stilo dl 9 giugno 1940, l'esemplare concluse la sua carriera operativa presso la Scuola Osservatorio Marittimo di Orbetello, di cui porta ancora i codici ORB-23. Recuperato nel 1972 sull'aeroporto di Roma-Centocelle, dopo due anni di restauro ad opera del personale della Sezione Manutenzione e Restauro del Museo, coordinato dal Maggiore del Genio Aeronautico r.s. Gennaro Del Franco, è stato riconsegnato al percorso espositivo del Museo il 17 novembre 2011 e da quella data nuovamente visibile al pubblico.

(Web, Google, Wikipedia, You Tube)
































































 

domenica 21 febbraio 2021

Il Giappone risponde a Russia e Cina e inizia lo sviluppo del missile ipersonico Hyper Velocity Gliding Projectile (HVGP)

Senza troppo clamore, il Giappone ha iniziato lo sviluppo di un missile guidato ipersonico per attacchi terrestri e marittimi. L’agenzia Acquisition, Technology & Logistics Agency (ATLA) ha definito questo missile un "punto di svolta” nella politica militare giapponese.
Il centro di ricerca e innovazione di MHI a Nagasaki gestisce una galleria del vento ipersonica, che è in grado di simulare velocità oltre Mach 5. Tuttavia, MHI non ha commentato i suoi progetti correlati con ATLA.
Il portavoce di ATLA ha confermato che l'Air Systems Research Center (ASRC) di ATLA ha recentemente incaricato MHI di "stabilire alcune tecnologie elementari" nel programma per sviluppare un sistema che ATLA chiama missile da crociera ipersonico (HCM). La fase di ricerca di questo progetto, iniziata nell'anno fiscale (FY) 2019, è inizialmente focalizzata sullo sviluppo del motore scramjet di HCM.
In un altro progetto, denominato Hyper Velocity Gliding Projectile (HVGP), il portavoce ha ribadito che la Joint Systems Development Division (JSDD) di ATLA ha incaricato MHI di iniziare l'attività di ricerca, sebbene non siano stati forniti dettagli. Il JSDD ha avviato la ricerca di tecnologie per l'HVGP nell'anno fiscale 2018.
Il portavoce ha affermato che ATLA attualmente prevede che l'HVGP venga introdotto nella JSDF a partire dal 2026. Si prevede che una versione modificata e migliorata sarà introdotta all'inizio degli anni '30. Il portavoce ha anche affermato che lo sviluppo tecnologico dell'HCM è "programmato per continuare fino al 2025", ma che attualmente "non si presume" che l'arma venga introdotta nella JSDF.


Questo missile utilizzerà un motore Dual-Mode Scramjet (DMSJ), una combinazione di motori ramjet e scramjet (supersonic combustion ramjet), e sarà in grado di volare a velocità ipersoniche di Mach 5 o superiori.
Il lavoro di sviluppo di questo nuovo missile è  iniziato nel 2019  e dovrebbe essere completato negli anni '30. Il sistema ipersonico ATLA è attualmente nella fase di sviluppo del motore scramjet: la Mitsubishi Heavy Industries ha vinto un contratto per la ricerca del motore prototipo.


La società ATLA è lo sviluppatore di questo missile; lo ha chiamato "game changer”, perché questo missile guidato ipersonico può navigare ad altitudini elevate, a velocità ipersoniche durante le manovre che lo rendono difficile da intercettare da parte dei sistemi di difesa ostili. 
Tale manovrabilità è data dalla capacità del missile di volare ad un'altitudine superiore a quella di un tipico sistema di difesa aerea e inferiore a quella di un sistema di difesa aerea di livello superiore; alterare ulteriormente la rotta di volo rende difficile prevedere il punto di intercetto, rendendo difficile l’ingaggio.
Per il nuovo missile guidato ipersonico giapponese verrà utilizzato il sistema di guida combinato di navigazione satellitare e inerziale. Inoltre, i cercatori di immagini radio e ad onde luminose verranno utilizzati per identificare gli obiettivi e questo missile sarà in grado di eseguire operazioni ogni-tempo. Il missile sarà dotato di una testata penetrante per distruggere i ponti di volo delle portaerei nemiche e una testata ad alta densità Explosively Formed Penetrator (EFP).
Il 7 luglio 2020, il vice ministro della Difesa giapponese Tomohiro Yamamoto ha visitato un centro di ricerca per l'aviazione e la tecnologia missilistica Air Systems Research Center di Tachikawa, a Tokyo: dopo aver ricevuto una panoramica e mentre aggiornava i media sullo stato del programma del caccia di nuova generazione “F-3”, della struttura dell'aeromobile, della tecnologia stealth di rilascio delle armi e del nuovo motore a reazione del caccia, si è verificata una “fuga di notizie” sul nuovo segretissimo missile ipersonico. 
Contrariamente a quanto riportato, questa fuga di notizie sembrerebbe puramente intenzionale: "Prima di tutto, lo stesso ministro di Stato ha twittato di essere stato informato sul motore scramjet".


Il motore scramjet è la tecnologia che verrà utilizzata per questo avanzatissimo missile anti-nave e il termine è quindi un riferimento diretto al progetto missilistico.
Il ministro giapponese è stato avvertito ed è stato molto attento a twittare le esplicative immagini. Il fatto che queste immagini siano state condivise pubblicamente è in realtà un modo per il Ministero della Difesa giapponese di mostrare al mondo e ai suoi potenziali nemici che anche il Giappone sta lavorando attivamente sui missili ipersonici.
Inoltre, le foto sono state condivise anche sull'account ufficiale della Agenzia giapponese “ATLA” per l'acquisizione, la tecnologia e la logistica che è una derivazione del Ministero della Difesa giapponese. Pertanto, se ne desume che questa non era affatto una "perdita accidentale", né la possiamo chiamare una "fuga di notizie". 
Il lavoro di sviluppo di questo nuovo missile ipersonico è iniziato nel 2019 (secondo i documenti ufficiali del Ministero della Difesa): schizzi e impressioni artistiche della nuova arma sono disponibili da oltre un anno in rete. Lo sviluppo del futuro missile giapponese sarà completato negli anni '30.
Il missile è alimentato da un motore Dual-Mode Scramjet (DMSJ), una combinazione di motori ramjet e scramjet (supersonic combustion ramjet), che gli consentono di volare in un'ampia gamma di velocità, comprese velocità ipersoniche di Mach 5 o superiori.
L’agenzia ATLA (Acquisition, Technology & Logistics Agency) sta attivamente ed alacremente sviluppando il motore scramjet insieme alla Mitsubishi Heavy Industries che si è aggiudicata un contratto per la ricerca del motore prototipo. Il missile guidato ipersonico sarà in grado di attaccare ed annientare sia le navi che i bersagli terrestri ostili.
Come già detto, il nuovo missile è qualificato come "game-changer" e sarà spinto da un motore Dual-Mode Scramjet (DMSJ), una combinazione di motori ramjet e scramjet (supersonic combustion ramjet), per volare a un'ampia gamma di velocità, comprese velocità ipersoniche superiori a Mach 5+.
Entro il 2030, il Giappone lancerà contemporaneamente piani di ricerca e sviluppo per promuovere due tipi di missili ipersonici, glide e cruise; il Giappone prevede di schierare un missile da crociera ipersonico in grado di raggiungere Mach 5+ entro il 2030 e avrà un'arma missilistica planante entro la metà del 2030. Tali piani di sviluppo di armi di alto profilo hanno attirato una diffusa preoccupazione.
E’ notorio che il Giappone sviluppa armi ipersoniche da molto tempo ed è anche uno dei paesi che occupano una posizione leader nella tecnologia ipersonica. Attraverso l'esplorazione a lungo termine nel campo ipersonico dagli anni '80, il Giappone ha costruito negli ultimi anni una buona base per il suo sviluppo.
Nel 2016, l'Agenzia per l'acquisizione, la tecnologia e la logistica (ATLA) del Ministero della difesa giapponese ha emesso il Medium-To Long-Term Technology Outlook (DTO) per pianificare lo sviluppo di armi e tecnologie chiave per i prossimi 20-30 anni. Questo documento ritiene che il Giappone attualmente si affidi a missili da crociera subsonici per attacchi di precisione: a causa dello sviluppo tecnologico costante di altre nazioni asiatiche ostili, è ora necessario che il Giappone sviluppi nuove armi d’attacco ipersoniche.
Il Giappone ha ora divulgato una serie di progetti di ricerca sui missili ipersonici, riflettendo le idee di pianificazione dello sviluppo parallelo di missili ad alta velocità e missili da crociera ipersonici.
Nel 2017, l'ATLA giapponese ha proposto la "Ricerca sulla tecnologia missilistica ad alta velocità per la difesa dell'isola" nel documento di bilancio della difesa del 2018. L'anno successivo, il programma è stato ribattezzato "Ricerca sui missili plananti ad alta velocità per la difesa dell'isola" ed è stato proposto un piano di sviluppo graduale più dettagliato. Sebbene il progetto utilizzi sempre descrizioni come "alta velocità" e "supersonico", gli indicatori della velocità di volo non sono stati divulgati e quindi non si può concludere che appartengano ad armi ipersoniche. I missili ad alta velocità per la difesa delle isole sono destinati agli attacchi tra le isole con una portata compresa tra 300 e 500 chilometri. Con il metodo di lancio terrestre, il dispiegamento dei missili e il raggio d'azione hanno suscitato preoccupazioni in tutto il mondo.
Vale la pena notare che il progetto attuale è iniziato nel 2013 ed è entrato nella fase di sviluppo dopo sei anni di preparazione. Ciò indica che il Giappone ha valutato attentamente la fattibilità dello sviluppo di missili da crociera ipersonici e potrebbe aver già formulato un ragionevole piano di sviluppo. Si può vedere che sebbene il Giappone adotti una strategia di sviluppo parallelo di missili glide e missili da crociera, il Ministero della Difesa giapponese ha esplicitamente proposto di completare l'arma dei missili glide entro il 2035, il che dimostra che la sua tecnologia correlata potrebbe aver raggiunto un certo livello di maturità.
Per quanto riguarda i missili da crociera, il Ministero della Difesa giapponese ha recentemente divulgato i piani per completare la ricerca e sviluppo di primo tipo entro il 2030 e raggiungere il dispiegamento intorno al 2030, dimostrando la sua fiducia nelle proprie capacità tecniche e nel lavoro preliminare in una certa misura. Dato il divario tra la tecnologia ipersonica attualmente disponibile e la sua praticità, c'è ancora una notevole incertezza sul fatto che possa essere dispiegata in appena un decennio o giù di lì nonostante l'entusiasmo del Giappone di possedere armi così avanzate.
E’ chiaro oramai che il Giappone sta gradualmente abbandonando la sua politica "esclusivamente orientata alla difesa" ed è propenso a intraprendere un'offensiva attiva nella strategia militare e nello sviluppo di equipaggiamenti. Adesso il Giappone è fermamente impegnato nello sviluppo di missili offensivi.
Vale la pena notare che, sebbene il Giappone abbia ripetutamente affermato che lo sviluppo delle sue attrezzature è per difendere isole remote, la sua futura minaccia per il nord-est asiatico non dovrebbe essere sottovalutata una volta che il Giappone avrà capacità di attacco ad alta tecnologia.
Per quanto riguarda i missili ipersonici, il Giappone ha assimilato la tecnologia dei razzi portanti e la tecnologia di rientro degli aerei e ha una base importante per lo sviluppo dei missili boost glide. È solo una questione di tempo e il Giappone vuole fermamente sviluppare missili ad alta velocità con una gittata da 300 a 500 chilometri. D'altra parte, dopo che la tecnologia della testata di volo è matura, non sarà difficile per il Giappone sviluppare un missile a scorrimento assistito ipersonico con velocità di volo più elevata e raggio più lungo basato sulla tecnologia a razzo a propellente solido multistadio. Il nuovo missile amplierà ulteriormente l'area di copertura e eserciterà una forte dissuasione sui paesi del nord-est asiatico. Particolare attenzione deve essere prestata a questa questione.

(Web, Google, Navyrecognition, Militayleak, Wikipedia, You Tube)


















 

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