sabato 26 novembre 2022

US NAVY: classe Boston, i primi incrociatori lanciamissili della storia


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Gli incrociatori della Us Navy classe Boston sono stati i primi incrociatori lanciamissili del mondo. 








Le due navi di questa classe sperimentale erano originariamente due incrociatori pesanti della classe Baltimore, Boston (CA-69) e Canberra (CA-70) andati in disarmo dopo la seconda guerra mondiale rispettivamente nel 1946 e nel 1947 e riconvertiti in incrociatori lanciamissili.
Apparteneva alla classe Baltimore che era una classe di incrociatori pesanti della United States Navy, armati di 9 cannoni da 203 mm e una gran quantità di cannoni contraerei. Essi apparvero verso la fine della seconda guerra mondiale e pur essendo unità molto moderne, arrivarono tardi per la guerra. I loro scafi erano tuttavia enormi e capaci, per cui vennero tentate alcune ricostruzioni negli anni '50 per valorizzarle secondo le nuove tendenze tecnologiche. Un tipo successivo fu la classe Oregon City.

Riconversione in lanciamissili

Le navi di questa classe furono le prime ad essere trasformate in incrociatori lanciamissili, con due unità che nel 1952 vennero sottoposte a modifiche del loro armamento, in quanto nel corso degli anni cinquanta era iniziata a delinearsi chiaramente l'importanza del missile come strumento per la difesa a lungo e medio raggio, da contrapporre alla minaccia aerea rappresentata dai nuovi velivoli, sempre più sofisticati e avanzati, ai quali l'artiglieria di bordo non era più in grado di costituire un mezzo di contrasto efficace. Le due unità che rappresentarono un banco di prova sperimentale costituirono la classe Boston e rientrarono in servizio nel 1956. Il balzo verso l'era dei missili è ben rappresentato, in maniera decisamente maggiore, dal Columbus, che, entrato in servizio con una poderosa batteria di artiglierie, venne poi totalmente ricostruito nel periodo 1959-62 e armato con 2 lanciamissili Talos a prua e poppa, 2 Tartar a mezza nave, 1 ASROC e 6 radar guida-missili e rappresentava un taglio drastico rispetto alla concezione classica dell'incrociatore armato di cannoni.
I missili Tartar, normalmente, erano armi stivate con un unico lanciamissili in scafi da cacciatorpediniere, a prua o a poppa, ma qui vennero usati a mezza nave come armi per la difesa ravvicinata (associate ad almeno 2 radar), mentre l'armamento principale era dato dai missili Talos da 180 km di gittata. Si trattava in sostanza di una dotazione totalmente diversa rispetto a quella originaria, sia a livello tecnico che operativo.
Le capacità antiaeree vennero esaltate, con la possibilità teorica di ingaggiare qualunque bersaglio volante a quote tra i 15 e i 20.000 m, e tra gli 1,5 e i 200 km circa di distanza, coprendo per giunta praticamente tutto l'orizzonte dei 360 gradi. In teoria almeno, si trattava di navi ben più potenti delle unità missilistiche moderne, ma bisogna dire che i sistemi d'arma erano all'epoca inaffidabili e con cadenza di tiro ridotta. Questa trasformazione fu talmente radicale che venne scelto di non lasciare nemmeno un cannone a bordo. Il costo deve essere stato estremamente elevato, anche perché tutte le sovrastrutture vennero ricostruite, fumaioli inclusi, ma ha dimostrato come la base di partenza, un incrociatore da 200 m e 13.000 t, fosse ammodernabile in maniera radicale.
La nave non ebbe peraltro modo di mostrare le sue qualità sulle coste del Vietnam perché tornò da un ciclo operativo nel Pacifico giusto nel 1964, quando scoppiò la guerra, e poi venne inviata nel settore dell'Atlantico operando soprattutto in Mediterraneo. Venne aggiornata nel 1971, poi tutto accadde rapidamente, con l'ultima missione nel 1974, messa in riserva nel 1975, radiata nel 1976, venduta per la demolizione nel 1977.
La USS Northampton era in costruzione durante la parte finale della guerra, quando divenne inutile. Nel 1951 essa venne ricostruita come nave di comando e controllo, con particolare riguardo ad un ruolo durante una guerra nucleare. Essa era praticamente l'antenata dei Boeing 747 Air Force One attuali. Aveva lo scafo superiore, le sovrastrutture e le dotazioni elettroniche totalmente diverse da quanto originariamente inteso, tanto che era irriconoscibile rispetto ai Baltimore standard, ma si trattata nondimeno di una nave nata come incrociatore di questa classe.
Essa aveva un design avveniristico, specie l'alberatura e la plancia, sovrastrutture maggiorate per avere sia apparati che personale aggiuntivo rispetto al progetto originale (in particolare l'antenna radar posta sull'albero principale), una piattaforma per elicotteri e un solo cannone difensivo, un'arma da 127/54mm sistemata nel settore poppiero.
L'origine dei lavori di trasformazione si ebbe quando nel corso degli anni cinquanta iniziò a delinearsi chiaramente l'importanza del missile come strumento, unico e necessario per la difesa a lungo e medio raggio da contrapporre alla costante e seria minaccia aerea, rappresentata dai nuovi velivoli, sempre più sofisticati ed agguerriti, ai quali l'artiglieria di bordo non era più in grado di costituire un mezzo di contrasto efficace. Le due unità che rappresentarono un banco di prova sperimentale, costituirono la classe Boston.

I lavori di trasformazione

I lavori vennero avviati a partire dal febbraio 1952 e le due navi, che erano ancorate in riserva a Bremerton, vennero rimorchiate rispettivamente all'Arsenale di Filadelfia (USS Boston) e al New York Shipbuilding di Camden (USS Canberra) rientrando in servizio rispettivamente il 1º novembre 1955 e il 15 giugno 1956.
I lavori di riconversione comportarono la parziale ricostruzione delle due unità che mantennero lo scafo, l'apparato di propulsione le due torrette triple prodiere sovrapposte da 8 pollici e i cinque complessi binati da 5 pollici, mentre venne rimossa la torre poppiera tripla da 8 pollici e la relativa struttura di supporto, sostituita da due lanciamissili singoli per missili antiaerei Terrier, con i depositi che vennero trasformati nei magazzini per lo stivaggio e la manutenzione dei missili e dei loro componente, mentre vennero mantenute La sovrastruttura è stata modificata per l'installazione del radar di tiro dei missili e per accogliere la nuova elettronica di bordo e venne eliminato uno dei due fumaioli, per cui è stato modificato il percorso delle condotte di scarico delle caldaie per convogliare i gas di scarico nell'unico fumaiolo rimasto. Il torrione comando venne completamente ricostruito con sistemazioni interne più ampie e razionali che comprendevano anche una Centrale Operativa di Combattimento (COC; CIC o Combat Intormation Center nella US Navy) su due livelli.

Cannoni da 8 pollici/55 (cal.203/55)

I tetti arrotondati delle prime torrette gemelle e triple Mark 9 della USS  Salt Lake City e della USS  Pensacola con le successive torrette della USS  New Orleans sulla destra.


Il cannone calibro 8 "/ 55 (pronunciato "calibro otto pollici-cinquantacinque") formava la batteria principale degli incrociatori pesanti della Marina degli Stati Uniti e di due delle prime portaerei. La terminologia del cannone navale degli Stati Uniti indica che la canna del cannone aveva un diametro interno di 8 pollici (203 mm) e la canna era lunga 55 calibri (la lunghezza della canna è 8 pollici × 55 = 440 pollici o 36,6 piedi o 11 metri). 
Mk 9 
Questi cannoni incorporati pesavano circa 30 tonn, inclusi un rivestimento, un tubo, una giacca e cinque cerchi. Un blocco di culatta Welin oscillante verso il basso veniva chiuso dall'aria compressa proveniente dal sistema di espulsione del gas. Il caricamento con due sacchi di seta contenenti ciascuno 45 libbre (20 kg) di polvere senza fumo ha dato a un proiettile da 260 libbre (120 kg) una velocità di 2800 piedi al secondo (853 m / s). La gittata era di 18 miglia 31.860 yd (29.130 m) alla massima elevazione di 41 gradi. 
Mk 12
Queste armi costruite semplificate hanno eliminato i cerchi per ridurre il peso a 17 tonn. Il meccanismo di culatta era simile e il caricamento di due sacchi di seta contenenti ciascuno 43 libbre (20 kg) di polvere senza fumo dava a un proiettile da 335 libbre (152 kg) una velocità di 2500 piedi al secondo (760 m / s). Ciascun cannone poteva sparare circa quattro colpi al minuto. La portata massima era di 30.050 yd (27.480 m) alla massima elevazione di 41 gradi. 
Mk 14
Queste armi navali erano simili a Mark 9, con lo stesso peso del proiettile e portata massima, con una camera più piccola e una torsione di rigatura ridotta da 1 su 35 a 1 su 25 in un foro cromato.
Mk 15
Questi cannoni erano simili al Mark 12, con lo stesso peso del proiettile e portata massima, con la camera più piccola del cannone Mark 14. L'aspettativa di vita utile era di 715 cariche complete effettive (EFC) per nave.
Mk 16
Questi cannoni auto-caricanti con costruzione monoblocco rivestita e otturatori a scorrimento verticale pesavano circa 20 tonnellate. Le munizioni semifisse (proiettile e custodia della polvere gestite separatamente) con 78 libbre (35 kg) di polvere senza fumo davano a un proiettile da 335 libbre (152 kg) una velocità di 2500 piedi al secondo (760 m / s). Ogni cannone poteva sparare circa dieci colpi al minuto. L'aspettativa di vita utile era di 780 EFC per rivestimento. La portata era di 17 miglia (27 chilometri) alla massima elevazione di 41 gradi. Questo cannone è stato modificato per il cannone leggero calibro maggiore sperimentale.
Uso della difesa costiera
Le otto torrette gemelle di Lexington e Saratoga furono rimosse all'inizio del 1942 durante i lavori di ristrutturazione a Pearl Harbor. Le torrette furono consegnate al Corpo di artiglieria costiera dell'esercito degli Stati Uniti e rimontate come artiglieria costiera su Oahu. Quattro batterie a due torrette furono stabilite a Salt Lake vicino al cratere Aliamanu (Battery Salt Lake, poi Battery Burgess), Wiliwilinui Ridge Military Reservation (Battery Wilridge, poi Battery Kirkpatrick), Opaeula Military Reservation (Battery Opaeula, poi Batteria Riggs), e Brodie Camp Military Reservation (Battery Brodie, poi Battery George Ricker). Dopo la guerra, tutti i cannoni e le torrette furono demoliti nel 1948, insieme a quasi tutta l'altra artiglieria costiera degli Stati Uniti.
Una delle torrette da 8 pollici calibro 55 della batteria principale della USS  Louisville (torretta n.2) danneggiata in un attacco kamikaze il 5 gennaio 1945 fu rimossa e portata al Nevada Test Site e convertita in un rilevatore di radiazioni rotante, per raccogliere dati sui test nucleari. 

MISSILI TERRA-ARIA “TERRIER”

Il RIM-2 Terrier fu il primo dei missili ‘T' ad entrare in servizio. Era un'arma a medio raggio con struttura aerodinamica molto avanzata grazie ad alette che lo percorrevano per gran parte della lunghezza e superfici di controllo in coda. Era dotato di razzo di accelerazione, con gittata iniziale di appena 18 km, ma le ultime versioni raggiungevano i 74. Sostituito dagli SM-1ER.


Genesi: I primi SAM
Durante l'ultimo anno di guerra, gli Alleati acquisirono un vantaggio schiacciante sull'Asse. Ma nonostante tale potere, vi erano anche dei problemi. I tedeschi iniziarono a schierare missili e velivoli da combattimento a reazione, e di questo ne fecero soprattutto le spese gli inglesi.
Ma agli americani non avevano impressionato tanto queste innovazioni, quanto la tecnica suicida Kamikaze che trasformava in missili guidati anche vecchi aeroplani da combattimento. Le armi da 127 mm erano spesso troppo lente per fermare totalmente questi attacchi, mentre anche i cannoni da 20 e persino da 40 mm non sempre erano sufficienti per fermare gli aerei giapponesi, che solo nel caso della disintegrazione strutturale potevano essere neutralizzati: i piloti suicidi non avevano preoccupazione di dover rientrare alla base, e andavano all'attacco anche di fronte al muro di traccianti delle navi americane.
Le normali mitragliere contraeree spesso non bastavano a disintegrare un aeroplano, sebbene quelle da 40 mm fossero ragionevolmente efficaci. Un nuovo cannone automatico, con spoletta di prossimità e radar di tiro era in procinto di entrare in servizio, ma restava comunque il dubbio che l'era dei cannoni antiaerei fosse nella fase del tramonto, viste le prestazioni di missili e jet previsti nel futuro.
Ma come fare per andare di pari passo con l'evolversi della minaccia? La domanda sul miglior modo di difendersi dagli attacchi aerei non era di facile risposta. La nave era e rimane un bersaglio facile e visibile anche da grande distanza. Per la difesa vi era solo l'aumento del numero di mitragliere e cannoni, stipati per ogni dove, nonché la manovra evasiva (tipicamente, mettere la prua sul bersaglio).
La soluzione migliore sarebbe stata quella di avere armi guidabili fin sul bersaglio. La prima delle varie generazioni di ordigni che vennero realizzati con questo criterio era data dal grosso missile Lark (armonica a bocca), subsonico ma con ben 45 km di raggio, e il Little Joe, molto più economico e semplice (era in pratica un grosso razzo ausiliario di decollo provvisto di una testata di 45 kg e un primordiale sistema di radiocomando), 4 km e 650 km/h. Questi missili, sviluppati rapidamente per l'emergenza Kamikaze, non arrivarono in tempo per la guerra, ma vennero costruiti e usati in piccola quantità, riuscendo ad abbattere aerei Grumman F6F Hellcat e Grumman F4F Wildcat radiocomandati. Si trattava di apparecchi di discrete prestazioni, ma molto inferiori ai nuovi jet, per cui il futuro della difesa aerea era ancora da tracciare.
Gli inizi: il programma “Bumblebee”
La domanda a cui il professor Merle Tuve, della Johns Hopkins University, dovette rispondere era: 'quale è il modo migliore per difendere una grande nave da un attacco aereo'? Il professor Tuve era un accademico scelto dalla US NAVY come capo di un gruppo preposto allo studio di una nuova generazione di sistemi di difesa aerea.
L'US Navy aveva troppe difficoltà a sviluppare, con i soldi e i tecnici 'di casa', sistemi più avanzati del Lark e del Little Joe. La scelta, a quel punto, era quella di rivolgersi all'industria oppure alla ricerca avanzata del mondo accademico. Venne prescelta quest'ultima via, forse perché si riteneva più economico rivolgersi ad enti come il laboratorio di fisica applicata della J.O. University, di cui Tuve era direttore.
Ma la domanda, nonostante la semplicità espositiva, era in verità estremamente vasta e impegnativa, e la difficoltà di trovare una risposta pratica cominciò a diventare evidente quando iniziarono le prove pratiche, che in parte vennero fatte nel laboratorio di fisica universitario, ma la maggior parte dovette essere assegnata all'industria privata, una volta individuate le linee di sviluppo generali.
Il programma di ricerca e sviluppo delle nuove tecnologie necessarie per trovare la soluzione iniziò rapidamente, pare già nel 1944, e chiamato 'bumblebee', è risultato il più grande e costoso fino ad allora svolto sugli armamenti della Marina statunitense, rimasto anche in seguito tra i più impegnativi della storia della tecnica. Sebbene dimenticato nel corso degli anni, esso ha dato origine alle grandi famiglie di missili contraerei navali i cui discendenti, a 60 anni di distanza, sono ancora installati in navi di nuova costruzione. Essi hanno conservato solo la struttura di base, ma questa, evidentemente, si è dimostrata assai efficiente per le alte velocità. Tra un Terrier D e un missile Standard SM-2ER è difficile distinguere la differenza.
Nel corso degli anni quaranta si sviluppò una massa di sperimentazioni che comportò esborsi considerevoli, ma un problema aggiuntivo fu l'avversione dell'aeronautica americana, all'epoca in feroce competizione con la Marina sia per i fondi disponibili, bruscamente crollati nel dopoguerra, sia per un motivo di strategia (bombardieri strategici o portaerei?) e di prestigio.
Quando l'US Navy aprì un poligono a Point Mogu, rimasto uno dei centri sperimentali più importanti, la richiesta di 50 milioni di $ venne ferocemente avversata dall'USAAF. Il gruppo del professor Tuve, nel frattempo, passò da 11 persone, lo staff iniziale, a oltre un migliaio, più gli addetti impiegati dall'industria. Sotto ogni aspetto, gli studi sulla materia della difesa aerea navale oltrepassarono le conoscenze tecniche dell'epoca.
Anzitutto venne sviluppato il missile, che nel caso del Lark era ancora assai primordiale. Soprattutto si stabilì che bisognava disporre di armi supersoniche, con delle sollecitazioni strutturali e una potenza propulsiva esuberante. Ma vennero studiati anche i sistemi di movimentazione meccanica, elevatori, rampe di lancio, e così via. I radar vennero a loro volta sviluppati, ma essi erano già più maturi dei missili che avrebbero dovuto guidare, con una portata di decine o anche centinaia di chilometri.
Il programma vide una serie di missili sviluppati, la serie T, che cominciò con il Talos propulso tramite statoreattore. Subito dopo venne la volta del Terrier, un'arma che era totalmente a razzo, sia con un impulsore che un motore di sostentamento a propellente solido. Esso venne sviluppato sulla scorta delle tecnologie del missile Talos, ma entrò in servizio un anno prima per la maggiore semplicità e soprattutto per le pressioni del dipartimento della Difesa statunitense.











Il prototipo venne designato SA-N-7 Terrier, montato per la prima volta nel novembre 1949 e lanciato il successivo 16 febbraio dal poligono di China Lake.
Il nuovo missile venne sviluppato in fretta e l'arma di serie venne approntata nel 1953 con il nome di BW-1, sperimentato nel 1954 dalla corazzata Mississippi e infine operativo nel 1956, primo missile antiaereo navale al mondo, inizialmente sugli incrociatori Canberra e Boston. Da notare che la Guerra di Corea era appena finita, ed essa fu realmente l'ultima delle guerre convenzionali, prima dell'avvento dell'era missilistica.
L'industrializzazione venne affidata alla Convair, poi confluita nella General Dynamics, che divenne poi la ditta produttrice per i decenni a venire.
Tecnica
Il missile descritto in questa sezione è quello risultato della prima versione di serie, il RIM-2C.
Esso era dotato di una struttura in acciaio tubolare, con una punta sensibilmente appuntita, ma non in maniera eccessivamente marcata, come accadeva in armamenti terrestri (il MIN-14 Nike Hercules, l'altro programma missilistico SAM di grande successo di quegli anni).
Il sistema di ricerca era radar, con guida su fascio direttore. La nave lanciava il missile e lo guidava nella rotta verso il bersaglio facendolo restare al centro del fascio di onde strettamente direzionali di un apposito radar. Ovvero, il missile non "vedeva" direttamente il bersaglio illuminato dal fascio di onde radar, ma si metteva nella giusta rotta "sentendo" il fascio di onde elettromagnetiche con le sue antenne e manovrando per restare al centro dello stesso.
In tal caso, era la nave che decideva dove il missile dovesse dirigersi, e questo richiedeva un sistema di guida più semplice e meno "intelligente" per la componente missilistica vera e propria. Peraltro era anche un sistema più rudimentale e per molti versi, inferiore alla guida semiattiva, che pure in alcuni sistemi era contemplata. Addirittura vi fu un modello di Lark, che pure non era molto più grande, che aveva un radar autonomo nel muso.
Il Terrier aveva una struttura con alette cruciformi, con struttura allungata su circa metà del corpo, molto compatte perché di ridotta apertura, mentre era in proporzione molto rilevante la superficie portante. Esse erano così caratterizzate da una ridotta resistenza aerodinamica, specie rispetto alla superficie, e quindi erano ideali per il volo efficiente in regimi altamente supersonici. Esse servivano anche per stabilizzare il missile, mentre le alette di coda, altre 4 cruciformi molto più tozze e corte, a freccia composita sul bordo d'entrata e semplice su quello d'uscita (ovvero, erano grossomodo triangolari), servivano per le manovre in direzione e profondità.
Per la propulsione vi era un booster di accelerazione, con diametro maggiore del corpo missile e 4 grandi alette stabilizzatrici, e un razzo, anch'esso a propellente solido, di sostentazione nella parte posteriore del missile Terrier.
La testata aveva un peso di circa 100 kg, era a frammentazione e sistemata più o meno a metà dell'arma.
Il Lanciatore Mark 10
Le rampe di lancio erano un motivo di interesse non minore. Con il tempo il tipo più impiegato divenne l'Mk 10, stabilizzata contro i movimenti del mare, che in uno dei suoi vari modelli pesava ben 182 tonnellate. Con i suoi bracci meccanici ospitava una coppia di missili, prelevati con appositi elevatori, dal deposito sottostante, che poteva avere fino a 60 ordigni stipati verticalmente. La cadenza di fuoco, tutt'altro che entusiasmante, era di un missile per rotaia ogni 30 secondi, ovvero 4 missili al minuto. Un paio di radar per la guida dei missili erano sistemati sulle sovrastrutture e ciascuno poteva ingaggiare un bersaglio, per cui non vi era la necessità di avere una cadenza di tiro molto alta, perché i sistemi di fuoco non potevano in nessun caso ingaggiare un gran numero di aerei (o missili) in breve tempo, essendo limitati a un massimo di 2 per volta.
Naturalmente, tutto questo era vero quando i sistemi funzionavano bene, ma la complessità dei sistemi era molto difficile da tenere sotto controllo.
Versioni
Il missile SAM-7-N BW-0, poi conosciuto come RIM-2A, versione originale, guida su fascio, era il Terrier originale. Esso era un'arma antiaerea abbinata alla guida dei radar di bordo designati con la sigla SPG, nelle loro varie versioni.
BW significa Beam riding, Wing controlled. La prima delle caratteristiche è quella del sistema di guida, la seconda significa che il missile era controllato dalle principali superfici aerodinamiche, quelle anteriori. La configurazione era infatti totalmente diversa da quella del RIM-2C e successivi, perché, come detto, partiva dalle tecnologie del Talos, sia pure con un motore del tutto diverso.
Le sue prestazioni erano migliorate rispetto al Lark, ma non in tutti gli ambiti. Infatti la gittata era inferiore perché il primitivo ma subsonico Lark era capace teoricamente di ben 55 km, mentre il BW-0 Terrier aveva un motore a razzo che permetteva mach 1,8, ma la gittata era praticamente limitata a circa 18 km soltanto. Le quote d'ingaggio erano poi variabili tra un massimo di 12.200 m (40.000 piedi), ad un minimo di ben 1525 (5000 piedi). Il BW-0 era quindi capace, nonostante la massa di oltre 1 tonnellata, di prestazioni inferiori a quelle del Sea Sparrow del decennio successivo, e non garantiva assolutamente nulla se l'attaccante avesse portato l'azione a quote medio-basse.
Il successivo tipo era il BT-2, poi RIM-2B. Esso era solo una modesta revisione del precedente. Il peso dell'arma era di 480 kg, quello del booster di 584 kg. Sia il BW-0 che il BW-1 erano capaci di ingaggiare solo bersagli subsonici.
Il BT-3, poi RIM-2C era la prima versione realmente operativa, ed essa entrò in servizio nel 1956. Aveva un motore a razzo più potente, che portava la velocità a mach 3, ma anche la configurazione aerodinamica venne rimaneggiata. La struttura era adesso con alette fisse allungate, mentre la designazione originale BT-3, significava che era la terza versione del missile, sempre su guida su fascio radar (beam-riding) ma stavolta le superfici di controllo erano solo quelle in coda.
La gittata era aumentata, per queste ragioni (potenza e aerodinamica) di 27 km. Il missile entrò in servizio pienamente operativo, su alcune navi del periodo bellico ammodernate, nel 1956.
BT-3 A, poi RIM-2D, arrivò poco tempo dopo. Si trattava di un missile simile, con capacità anche contro bersagli di superficie fino a forse una ventina di km di distanza, purché fossero chiaramente agganciabili con il radar. La gittata aumentò da 15 a 20 miglia nautiche (37 km), per cui quest'arma divenne un sistema decisamente temibile, almeno sulla carta. Esso entrò in linea nel 1958.
BT-3(N), (poi RIM-2(N)), versione nucleare della precedente, una delle prime armi missilistiche tattiche con tale possibilità. Essa aveva una carica W45 a fissione da appena 1Kt. (1000 tonnellate di tritolo). Incredibilmente, questo missile ha continuato a prestare servizio nei decenni successivi.
Nel frattempo entrata in fase di sperimentazione, dal 1957, una nuova versione del Terrier, chiamata HT-3, caratterizzata dalla guida semiattiva sviluppata subito per il Tartar. Questo modello, chiamato H per l'appunto per il tipo di guida radar-semiattiva (H sta per Homing, ovvero la capacità di autoguidarsi sul bersaglio tipica delle armi semiattive).
Quando questa entrò in linea, non è ben chiaro. Alcune fonti la danno già nel 1957, ma allora il BT-3 e successivi non avrebbero avuto senso. Quello che è certo è che questo nuovo missile, chiamato RIM-2E, aveva una gittata di 37 km, ma l'ultimo modello, la versione RIM-2F, era caratterizzata da una gittata di 75 km circa (40 miglia nautiche).
Essa aveva un motore di sostentamento più potente, e non meno importante, una batteria di maggiore durata. Spesso, infatti, nei missili superficie-aria e aria-aria sono le batterie che decidono la gittata effettiva, perché i motori a razzo hanno una durata limitata e non possono potenziare le batterie di bordo, mentre il controllo dell'arma e l'azionamento dei sensori richiedono quantità elevate di energia.
La versione era chiamata HTR-3, R stava per retrofit, perché molti missili erano derivati da versioni precedenti aggiornate. La gittata era 4 volte quella dei primi modelli, mentre il peso era di 525 kg.+825 del booster, sempre a camera di combustione singola e senza alette. Peraltro, la lunghezza diminuiva di 25 cm, ovvero 8 metri in tutto. La lunghezza del missile vero e proprio era di 4,115 m, il diametro di 343 mm, quello del booster invece, di 457 mm.
La quota di ingaggio variava tra 152 e 24.385 m, consentendo migliori capacità di ingaggio contro ogni tipo di bersaglio, anche se non a volo radente. La produzione cessò nel 1966, dopo circa 8.000 Terrier realizzati in un decennio circa (esclusa la fase di ricerca e sviluppo, iniziata nel 1949).
Riassunto delle versioni e delle complesse denominazioni adottate. Notare che la designazione SAM-N-7 rimase in teoria davanti alle sigle che sono qui sotto menzionate, ma in pratica essa non è stata a lungo riportata e il missile è rimasto noto solo come RIM-2 Terrier. La definizione RIM-2 venne introdotta nel 1963:
BW-0/RIM-2 A: versione di base del missile, guida su fascio, mach 1,8, 1500–12000 m tangenza, 19 km gittata.
BW-1/RIM-2B: modello migliorato del precedente
BT-3/RIM-2C: notevole miglioramento, ali fisse allungate e piani di coda mobili, guida su fascio radar, motore di sostentamento da mach 3, batterie potenziate, gittata 27 km. Entrato in servizio nel 1956
BT-3 A/RIM-2D: simile al precedente, con capacità antinave e gittata ulteriormente incrementata a 37 km (tangenza probabilmente salita a oltre 20 km). Dal 1958 in servizio sulle navi americane.
BT-3 (N)/RIM-2D: versione nucleare a bassa potenza, gittata e guida analoga al precedente. Prodotto in parallelo
HT-3/RIM-2E: il principale cambiamento di questo modello, sperimentato dal 1957, era la guida semiattiva radar, che permetteva migliori prestazioni a bassa quota.
HTR-3/RIM-2F: motore di sostentamento e batterie di durata aumentata permettevano di raddoppiare la gittata massima a 74 km. Realizzato per retrofit o forse anche per nuova produzione, fino al 1966.
Operatività
Il Terrier, concepito come missile da difesa aerea di navi di medio-grande dislocamento, era nato con le tecnologie del Talos, ma poi si evolse autonomamente, diventando un'arma con una struttura aerodinamica ideale per un missile relativamente piccolo per massimizzare la gittata e la velocità riducendo la resistenza grazie ad alette di ridotta apertura ma di elevatissima corda.
Questo tipo di configurazione è rimasto un modello per la produzione successiva di missili americani, sia superficie aria che aria-aria a lungo raggio come l'AIM-54 Phoenix. Persino l'ultima generazione di missili Sea Sparrow, l'ESSM, ha una configurazione Terrier. Va detto che se l'efficienza aerodinamica è elevata, la maneggevolezza di questi missili è, a causa della limitatezza delle superfici di controllo, probabilmente inferiore ad altre configurazioni. Anche i missili francesi Super R.530 hanno comunque adottato questo tipo di architettura, come anche i più recenti MICA come persino gli Aster, i SAM franco-italiani di ultima generazione.
I missili Terrier iniziarono la loro carriera con navi ancora di vecchio tipo ammodernate (addirittura, il primo lancio avvenne da una corazzata di vecchio modello), ma ben presto ci si accorse che l'arma non era pienamente integrabile con i vecchi scafi, e fu necessario progettare nuove navi. Inizialmente vennero costruite come fregate missilistiche, ma per il dislocamento tra le 6.000 e le 10.000 tonnellate esse vennero poi più giustamente ribattezzate come incrociatori missilistici. Tra le navi che ebbero il Terrier, vi fu l'incrociatore Long Beach nucleare, con ben 2 rampe e un dislocamento paragonabile a quello dei più grandi incrociatori convenzionali del periodo bellico.
Le costruzioni navali che ebbero il Terrier erano soprattutto le unità della Classe Leahy e quelle della Classe Belknap, 9 ciascuna, e la versione nucleare (1 esemplare) delle stesse. Anche alcuni grandi caccia ebbero questi missili, e anche la portaerei America, con 2 rampe a poppa, ne ebbe come unico armamento (con campo di tiro inesistente a prua), anche se dopo li sostituì con i Sea Sparrow.
In Italia vennero dotati con i Terrier, il Garibaldi dopo i lavori di trasformazione, i due incrociatori portaelicotteri classe Doria e il Vittorio Veneto, dotati ciascuno con una rampa. La rampa presente in genere era una del tipo Mk 10, ma anche tipi diversi come l'Mk 20 Aster, con 3 magazzini coassiali da 20 missili l'uno, che trovarono posto ad esempio sul Veneto e sui Belknap.
Ogni lanciamissili, con 40 o talvolta 60 missili, era abbinato a 2 radar di illuminazione come quelli del tipo SPG-55, che a loro volta contavano sui radar di scoperta come l'SPS-40/48 tridimensionale e un SPS-49 bidimensionale a lunga portata per la scoperta del bersaglio.
Quindi la sequenza d'ingaggio teorica era la seguente: scoperta con l'SPS-49 a lungo raggio, acquisizione precisa (quota) con l'SPS-40/48, identificazione con l'IFF, lancio con la guida dei radar SPG-55B o similari.
Se il Terrier doveva la sua nascita all'enorme missile Talos a statoreattore, di cui inizialmente fu una sorta di versione a razzo, poi diede a sua volta la base al successivo Tartar, che ebbe la stessa configurazione del Terrier BT-3, ma senza booster di accelerazione, cosa che riduceva la lunghezza a meno della metà e il peso a un terzo, grossomodo. In questo modo il missile diventava fattibile per le navi come i cacciatorpediniere e poi le grosse fregate. Da notare che i destini si accavallavano, perché il BT-3 doveva la sua guida semiattiva agli sviluppi del programma Tartar. Praticamente, il primo modello di Tartar (RIM-24A) e il Terrier RIM-2E erano uguali, solo che il secondo aveva il booster a camera singola di combustione per l'accelerazione iniziale che incrementava la gittata da 13 a 37 km.
L'efficienza operativa dei missili della serie T, era però, inizialmente, decisamente mediocre. Uno studio del 1962 su 6 navi armate con tali missili accertò che la prontezza operativa, richiesta del 90%, era in realtà di appena il 30%, ovvero in media di quelle 6 navi ve ne erano sì e no 2 pronte a far funzionare i loro apparati missilistici. Questo causava dei problemi con l'effettiva capacità bellica di questi vascelli, che erano armati quasi esclusivamente con missili.
Nondimeno, la serie di missili ‘T' era quanto di meglio all'epoca esisteva nella categoria, perché rendere operativo un missile antiaereo su una piattaforma navale era enormemente più complesso (dal moto ondoso alla salsedine) che di un sistema terrestre, anche se dovettero passare molti anni per diventare sistemi affidabili.
L'occasione di dimostrarlo arrivò nel 1968, quando su 7 ingaggi eseguiti, i missili Talos del Long Beach abbatterono, a quando venne rilevato dai radar di bordo, 2 MiG in volo sul Vietnam.
Per i Terrier si dovette aspettare il 1972, quando si concretizzarono alcuni attacchi aerei da parte di MiG-17 contro le navi americane che stazionavano davanti alla coste del Vietnam del Nord, impegnate in una campagna di bombardamenti aeronavali e posa di mine a seguito dell'invasione di Pasqua.
Nel primo caso, la notte del 19 aprile, lo Sterett respinse un attacco aereo di MiG, avvenuto nottetempo (gli aerei nordisti usarono apparentemente i loro radar di intercettazione settati per la ricerca aria-superficie), lanciando 2 coppie di missili contro 2 aerei a 27 e a 9 km, dichiarandone l'abbattimento. Un'altra coppia di missili venne lanciata contro un presunto missile Styx, ma in questo che fu il primo ingaggio di un missile antinave, come anche nel caso degli stessi aerei, i dubbi restano molto forti. Infatti, la ricostruzione degli eventi non è ben chiara già nel caso di almeno uno dei velivoli, ma il missile antinave sarebbe stato in volo a quote talmente basse (non oltre 250 m nel caso del setting di quota più ‘generoso’) che in pratica i Terrier non avrebbero potuto ingaggiarlo prima che scendesse sotto i 5–6 km di gittata minima di ingaggio.
Un altro caso ebbe luogo il 19 luglio, quando il Biddle, sempre classe Belcknap, ingaggiò 5 MiG, sempre di notte. Di 2 di essi, da ben 32 km di distanza, ne dichiarò l'abbattimento, malgrado che volassero a bassa quota (non radente, comunque). La nave usò, come anche la sorella Sterett, missili del tipo RIM-2F.
In seguito, i missili Terrier cominciarono a sparire dall'inventario. Già dal 1968 una nuova generazione di missili antiaerei navali venne introdotta in servizio, dopo che lo sviluppo iniziò nei primi anni sessanta. Si trattava degli Standard SM-1MR (medio raggio) ed ER (Extended range, con booster di accelerazione).
Essi avevano elettronica allo stato solido e incorporavano molti altri miglioramenti di dettaglio, anche se esternamente erano indistinguibili. Questi missili, continuamente aggiornati, rimpiazzarono via via i Terrier, fino a che 10 anni dopo cominciarono ad essere sostituiti dalla generazione successiva SM-2 con ulteriori migliorie.
Ma il missile Terrier rimase l'unico di questo tipo di armi ad avere una carica nucleare, che invece, e nonostante la semplicità della progettazione, (la testata dei missili di questi tipi offre circa 100 kg di carico utile) la versione nucleare dello SM-1/2 è stata pianificata ma non realizzata. Così il Terrier nucleare, (forse con la guida su fascio rimpiazzata da quella semiattiva), pur risalendo al 1958, rimase in carico alle navi statunitensi fino alla fine degli anni ottanta, quando era superato da 2 generazioni almeno di missili SAM.
Esso aveva un'utilità opinabile, perché per "spaventare" gli aerei dissuadendoli a volare in formazioni ravvicinate, avrebbe in caso di impiego effettivo, comportato almeno 2 problemi: uno politico, ovvero l'uso di un'arma nucleare, anche se di piccola potenza e per scopi difensivi, e uno tecnico, perché gli impulsi elettromagnetici nucleari non sono precisamente salutari per i radar da scoperta aerea. Inoltre il Terrier nucleare venne realizzato con la versione "D", molto meno prestante dell'"F" (75 km di portata).
In ogni caso, il Terrier, esportato solo in Italia, ha rappresentato un'arma di notevole importanza tecnica e operativa, che ha difeso l'US Navy da attacchi aerei per almeno 20 anni in un'era di intenso sviluppo tecnologico, preparando la strada sia al piccolo Tartar (dal quale ha ripreso alcune migliorie tecnologiche) sia ai successivi Standard SM.
Nel corso del decennio la Marina Militare Italiana avrebbe seguito la stessa strada nell'ammodernamento dell'incrociatore Giuseppe Garibaldi, prima unità missilistica italiana.
A causa della natura sperimentale della classe Boston, le navi ricevettero modifiche solamente parziali, riservando modifiche più radicali se i nuovi sistemi d'arma avessero avuto successo ed era prevista la sostituzione delle torri prodiere con altrettanti sistemi missilistici Terrier.

Servizio

Gli incrociatori della Us Navy classe Boston sono state impiegate a rotazione dalle principali flotte della US Navy tra cui la 6ª Flotta del Mediterraneo; nella seconda metà degli anni sessanta essendo diventati ormai obsoleti i missili Terrier e i relativi radar di guida vennero rimossi e i depositi dei missili trasformati in alloggi e depositi e le due unità riclassificate incrociatori pesanti prendendo parte in questo ruolo alla guerra del Vietnam dove vennero impiegate nel bombardamento costiero.
Le varie proposte per un limitato ammodernamento o per una loro completa ricostruzione sono state accantonate e le due unità nel 1970 sono state poste in riserva, il Canberra il 16 febbraio e la capoclasse Boston il 5 maggio. Il Boston, radiato il 5 aprile 1974, è stato venduto per demolizione il 28 marzo 1975, mentre il Canberra radiato il 31 luglio 1978 è stato venduto per demolizione esattamente due anni dopo, il 31 luglio 1980.


….La guerra all’Ucraina ci deve insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….

La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a dare la pace per scontata:
una sorta di dono divino 
e non, un bene pagato a carissimo prezzo dopo due devastanti conflitti mondiali.  

….Basta con la retorica sulle guerre umanitarie e sulle operazioni di pace. 
La guerra è guerra. Cerchiamo sempre di non farla, ma prepariamoci a vincerla…

(Fonti: Web, Google, Wikipedia, You Tube)













































 

venerdì 25 novembre 2022

98 blindati 8 x 8 “CENTAURO II” per il programma Viatura Blindada de Cavalaria Média Sobre Rodas dell’Esercito brasiliano


SI VIS PACEM, PARA BELLUM - “SVPPBELLUM.BLOGSPOT.COM"


Una bella e importante notizia per l’industria della Difesa italiana: la blindo pesante CENTAURO II si è aggiudicata il contratto per 98 esemplari del programma VBC CAV - MSR 8x8 per l’Esercito brasiliano: il Consorzio Iveco DV e Leonardo che produce l’avanzato mezzo 8x8 CENTAURO II, si è affermato su una fortissima concorrenza mondiale che comprendeva industrie cinesi, americano-canadesi, israeliane e indiane.








Il Comando Logistico dell’Esercito Brasiliano ha reso noto ai media il risultato della valutazione delle tre offerte in competizione per il programma Viatura Blindada de Cavalaria Média Sobre Rodas o VBV CAV MSR 8X8 per un velivolo blindato medio 8X8 di Cavalleria. L’offerta fatta dal CIO è risultata prima, al secondo posto si è classificata la proposta della General Dynamics Land Systems statunitense con il mezzo blindato LAV700AG ed al terzo posto la società cinese Norinco con il blindato ST1-BR.
Per la commessa, che comprende un totale di 98 esemplari,  è prevista la firma del contratto per il 5 dicembre 2022. Il blindato 8 x 8 CENTAURO II è già stato ordinato in 150 esemplari e viene già introdotto in servizio con la Cavalleria dell’Esercito Italiano.



L’autoblindo 8 x 8 Centauro II MGS 120/105

Il Centauro II MGS 120/105 è un'autoblindo cacciacarri prodotta dal CIO, Consorzio Iveco Oto Melara, in consegna all'Esercito Italiano con il nome di Centauro II. È l'evoluzione diretta della Centauro, primo veicolo blindato 8x8 cacciacarri al mondo. La nuova versione è stata completamente riprogettata per resistere agli ordigni esplosivi improvvisati (IED), lo scafo è in acciaio balistico monoscocca ad alta resistenza con geometria differenziata a seconda della sezione. Il mezzo presenta un fondo a forma di V e non ha dei passa-ruota e dei parafanghi accentuati, per favorire la dissipazione dell’energia di un eventuale ordigno. Inoltre, è più leggero di circa 300 chilogrammi.





Ad ottobre 2020, il nuovo Centauro 2 è stato ordinato dall’E.I. in 96 delle 150 unità previste.
L’introduzione della “Blindo Centauro 2”, destinata ad equipaggiare i nostri Reggimenti di Cavalleria di Linea, rappresenta un eccezionale passo in avanti rispetto alla precedente Centauro I in termini di potenza, osservazione, mobilità, ergonomia, condotta di tiro, comunicazione oltre, naturalmente, alla massima protezione dell’equipaggio. Il risultato è un veicolo blindato innovativo in grado di operare in ogni scenario: dalle missioni a difesa della sicurezza nazionale, alle missioni in teatro operativo in cui l’Esercito è chiamato a intervenire.
I primi anni ’90 l’E.I. è stato il primo esercito al mondo a poter disporre di un veicolo blindato su ruote in grado di affrontare i carri armati cingolati: si sta parlando dell’autoblindo Centauro, che è stato pensato per avere una maggiore mobilità nei teatri operativi urbani (cioé su strada o su tracciati preparati) ma poter operare anche come cacciacarri, grazie al suo armamento.
L’evoluzione di quel veicolo – acquistato anche dagli eserciti di Spagna, Giordania e Oman – è ora il Centauro II, che mantiene le caratteristiche vincenti del primo progetto, adattandole alle nuove sfide operative di questi anni e dei decenni a venire. Prodotto dal Consorzio Iveco Oto Melara (C.I.O), il nuovo Centauro II è stato presentato nell’autunno del 2016 ed andrà a sostituire progressivamente il suo pur valido predecessore.
Il nuovo blindato 8 X 8 è dotato di una scocca in acciaio completamente riprogettata per resistere agli ordigni esplosivi improvvisati (IED) e alle situazioni tipiche dei nuovi scenari attuali, dove il nemico non ha carri armati ma può nascondersi ovunque. Il Centauro presenta un fondo a forma di V e non ha dei passa-ruota e dei parafanghi accentuati, per favorire la dissipazione dell’energia di un eventuale ordigno; è comunque più leggero di circa 300 Kg.
Il veicolo blindato presenta una trazione integrale 8×8 con sospensioni a schema MacPherson ed una elevata escursione per poter affrontare il fuoristrada più impegnativo. Il motore, più potente di 128 CV rispetto alla versione precedente, è un’unità diesel Iveco Vector sviluppata da Fiat PowerTrain in grado di erogare 720 CV e una coppia di ben 2500 Nm ad appena 2000 giri/min. Il motore è poli-carburante e può funzionare sia a gasolio che a cherosene, mentre per ridurre l’impronta IR ai gas di scarico viene miscelata con l’aria per il raffreddamento termico.
Il Centauro II può raggiungere i 110 km/h di velocità massima con un’autonomia media di 800 km (ad una velocità di 70 km/h). Grazie agli angoli di attacco e di uscita di 40° può superare pendenze del 60%, gradini di 60 centimetri e guadi di 1,5 metri senza preparazione.
Trattandosi di un mezzo militare, alle caratteristiche di motricità abbina anche un sistema di armamenti e di sistemi difensivi. 





Adotta una nuova torretta con un cannone OTO-Leonardo da 120/45 mm, una mitragliatrice coassiale cal. 7,62 x 51 e una torretta Hitrole Light. A questo si aggiungono otto lanciafumogeni Galix 13.
Il mezzo è protetto da una corazzatura standard contro proiettili calibro 12.7 mm e può essere dotato all’occorrenza di blindatura aggiuntiva fino a proiettili calibro 40 mm. Tra le altre dotazioni sono presenti sistemi di puntamento e condotta di tiro con capacità diurna e notturna, il visore panoramico optronico Leonardo Attila D e il sistema SICCONA di Comando, Controllo e Navigazione.
L'autoblindo Centauro II rappresenta la naturale evoluzione del veicolo blindato Centauro, nato dall'esigenza da parte dell'Esercito Italiano durante gli anni della Guerra Fredda, con l'obiettivo di dare maggiore mobilità alle brigate italiane schierate in difesa del territorio nazionale.
Con il crollo del Muro di Berlino e i profondi cambiamenti che ne sono conseguiti, la Centauro ha finito per operare in scenari inimmaginabili durante la sua progettazione: operazioni di mantenimento della pace, per la prevenzione dei conflitti e operazioni di carattere umanitario, nonché scenari operativi classici.
La Centauro è in dotazione, oltre che alle Forze Armate italiane anche a quelle di Spagna, Giordania e Oman, ed è stata prodotta in diverse versioni per rispondere ai differenti requisiti richiesti dai clienti.
L'autoblindo Centauro II è dotata di un’architettura interamente digitale, frutto di una stretta collaborazione tra l’Industria e la Difesa. Il risultato è un veicolo blindato di nuova generazione, in grado di operare in ogni scenario: dalle missioni a difesa della sicurezza nazionale agli interventi in aiuto delle popolazioni a seguito di catastrofi naturali, dalle operazioni di supporto e mantenimento della pace, ad ogni altro teatro operativo in cui le Forze Armate siano chiamate ad intervenire.
Le innovazioni di Leonardo installate sul Centauro II, iniziano dalla nuova torre, dotata di elettro-ottiche di ultima generazione per il comandante e il puntatore, con il periscopio panoramico ATTILA D e l’unità di puntamento Lothar SD e una serie di sistemi di comunicazione con ben sei radio e il sistema di comando e controllo SICCONA. Tale innovazioni assicurano la massima interoperabilità e disponibilità di informazioni sul teatro operativo. Sulla torre è installata una torretta a controllo remoto, la Hitrole Light, in grado di aumentare la flessibilità del mezzo e di garantire la massima protezione dell’equipaggio, oltre a un Jammer H3, per inibire l’attivazione a distanza di ordigni improvvisati.
La Centauro II può essere equipaggiata con un cannone da 105/52 mm, come la precedente Centauro, o con un cannone di ultima generazione da 120/45 mm, che conferisce al mezzo una potenza di fuoco pari a quella dei più moderni carri armati da battaglia e compatibile con il munizionamento standard NATO di ultima generazione. Nonostante l’elevato livello di protezione balistica, il cannone di grosso calibro e la vasta dotazione degli equipaggiamenti di bordo, la torre della Centauro II ha un peso molto ridotto, che non va a incidere sulle capacità e sulla mobilità del mezzo.
La Centauro II è equipaggiata con un motore 8V diesel di 20 litri della famiglia IVECO VECTOR (Euro 3), ha una potenza di 533 kW (720 hp) e una coppia di 2500 nm, il motore è accoppiato ad un cambio automatico ZF Ecomat 7HP902 a 7 rapporti + 1 retro.
Il prezzo di ogni Centauro II per l'Esercito Italiano è di 6,7 milioni di euro. 
Lo scafo è sagomato a "V" per garantire una migliore protezione antimina e da ordigni esplosivi improvvisati, ed è dotato, come la torre, di corazzature balistiche ad alta efficienza. Notevole innovazione rispetto al passato è la scelta di adottare un sistema che permette la guida del mezzo con la sola visione "indiretta" mediante telecamere installate esternamente. Per assicurare la massima mobilità sono stati sviluppati, inoltre, un motore di nuova generazione con un nuovo cambio automatico e un sistema elettronico di frenaggio e controllo.
Per quanto riguarda in particolare la mobilità, il rapporto peso/potenza, portato a 24 CV/tonnellata, offre prestazioni ineguagliabili in termini di velocità e accelerazione grazie al motore IVECO di nuova generazione, da oltre 750 CV, e alla relativa trasmissione di ammodernamento, impianto frenante e controllo elettronico.
Il controllo digitale della pressione dei pneumatici (CTIS), unito ai sistemi run-flat, alle nuove sospensioni e alla bassa pressione nominale al suolo, consentono al nuovo blindato Centauro di liberarsi di qualsiasi tipo di terreno.
Per quanto riguarda le corazze balistiche, i livelli di protezione sono significativamente più elevati rispetto al passato, con un telaio dello scafo e un design della torretta completamente riorganizzati, ulteriori soluzioni balistiche e tecniche integrabili, testate secondo lo standard AEP 55, in grado di affrontare minacce come mine, IED e il munizioni cinetiche di ultima generazione.
Anche la sicurezza dell'equipaggio è stata aumentata, con la suddivisione delle munizioni di riserva e dei depositi all'interno dello scafo, oltre a sistemi NBC, antincendio e anti-deflagranti all'avanguardia.
Per quanto riguarda l'ergonomia, le riserve di munizioni nello scafo sono automatizzate, così come il nuovo sistema di caricamento automatico nella torretta.
Il cannone da 120/45 mm di terza generazione (opzionale 105/52 mm intercambiabile con 120 mm), con freno di bocca integrato, stabilizzato e a basso rinculo, offre la stessa potenza di fuoco della maggior parte dei carri armati moderni, con la capacità di sparare con tutte le armi NATO all'avanguardia -art munizioni APFSDS da 120 mm e munizioni MP multiuso.
La torretta, dotata di nuovi sedili antimine, ha un equipaggio di tre uomini – comandante, mitragliere e caricatore – quest'ultimo in grado di utilizzare il nuovo sistema di caricamento automatico, oltre a svolgere operazioni di caricamento manuale, come back-up, o altre operazioni di emergenza.
L'equipaggiamento Optronic include un mirino panoramico del comandante all'avanguardia e un mirino da mitragliere e un mirino di riserva per l'uso in modalità degradata.
Il veicolo è completamente integrato nella rete (per Net Centric Warfare – NCW ).
In torretta, in alternativa alla mitragliatrice antiaerea esterna montata su tavola rotante, può essere installata una torretta telecomandata HITROLE Light, utilizzabile con mitragliatrici calibro 7,62 o 12,7 e AGL da 40 mm, integrata con il sistema di sparo, consentendo al caricatore di condurre la sorveglianza del campo di battaglia da una posizione protetta.




….La guerra all’Ucraina ci deve insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….

La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a dare la pace per scontata:
una sorta di dono divino 
e non, un bene pagato a carissimo prezzo dopo due devastanti conflitti mondiali.  

….Basta con la retorica sulle guerre umanitarie e sulle operazioni di pace. 
La guerra è guerra. Cerchiamo sempre di non farla, ma prepariamoci a vincerla…

(Fonti: Web, Google, RID, Analisidifesa, Esercito.Difesa, Motori, Militarypedia, Caiafamaster, Wikipedia, You Tube)