sabato 10 agosto 2024

Regio Esercito italiano: il cannone Ansaldo 105/28. Inizialmente l'artiglieria pesante campale doveva essere dotata principalmente di obici; per tale motivo venne selezionato nel 1914 il 149/12 Mod. 14 Ansaldo. Tuttavia lo Stato Maggiore si rese conto che, accanto agli obici, era opportuno dotare l’artiglieria pesante anche di cannoni in grado di raggiungere una gittata maggiore di quella dei corrispondenti obici avversari.



Obice Ansaldo 149/12 mod. 1914





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Blog dedicato agli appassionati di DIFESA, 
storia militare, sicurezza e tecnologia. 
La bandiera è un simbolo che ci unisce, non solo come membri 
di un reparto militare 
ma come cittadini e custodi di ideali.
Valori da tramandare e trasmettere, da difendere
senza mai darli per scontati.
E’ desiderio dell’uomo riposare
là dove il mulino del cuore non macini più
pane intriso di lacrime, là dove ancora si può sognare…
…una vita che meriti di esser vissuta.





Inizialmente l'artiglieria pesante campale doveva essere fornita unicamente di obici, per questo fu selezionato nel 1914 il 149/12 Mod. 14 Ansaldo. 
Tuttavia lo Stato Maggiore si rese conto che, accanto agli obici, era opportuno fornire alla nuova specialità anche cannoni, per avere pezzi con una gittata maggiore di quella dei corrispondenti obici avversari. 
La medesima esigenza era stata sentita nello Stato Maggiore dell’Esercito francese, dove erano stati sviluppati i cannoni pesanti da campagna, ed in particolare il Canon de 105 mm de campagne systéme Schneider, derivato dal cannone russo Putilov 106,7 mm M1910-2. 
Poiché l'Italia in quel periodo era alleata della Germania, il cannone fu ordinato segretamente nel luglio 1914 all'Ansaldo (azienda collegata alla tedesca Schneider), richiedendo solo poche modifiche, la più importante delle quali riguardava il sistema di puntamento direzionale del pezzo. 
La produzione del cannone 105/28 iniziò nel settembre 1914, ma esso entrò in linea solo nel settembre 1916; alla fine dell'anno risultavano schierati al fronte 14 gruppi armati con tale cannone che fu presto affiancato agli obici 149-A nei gruppi dell'artiglieria pesante campale, in dotazione a livello di Corpo d'Armata. 

I compiti di questa branca e delle armi pesanti in dotazione erano: 
  • la neutralizzazione dell'artiglieria campale (divisionale) nemica (controbatteria), 
  • l'operazione contro masse e colonne di truppe nemiche, 
  • l'azione contro truppe al riparo e contro manufatti. 

I primi due compiti erano assegnati principalmente ai cannoni; per gli ultimi due erano preferiti gli obici pesanti. 
In caso di fuoco di preparazione dell’artiglieria, si agiva prima sulle artiglierie nemiche e successivamente sulla fanteria; l'attacco campale era immediatamente successivo a quella dell'artiglieria pesante. 
Il 14º gruppo, dotato di questi cannoni, fu subito inviato in Francia per operare nel 9º raggruppamento artiglieria pesante campale, inquadrato nella II Armata. 
Nel settembre 1918 erano in linea 426 complessi. Il munizionamento disponibile nel corso della prima guerra mondiale era basato: 
  • sulla granata esplosiva Ansaldo (composta da tre cariche), 
  • sulle granate monoblocco francesi, 
  • sulla granata anti-personale (shrapnel) Pancani (composta da due cariche), 
  • su tre tipi di granata caricata mediante liquidi speciali e aggressivi chimici, 
  • ed infine su di un tipo a salve da esercitazione. 

La gittata con questi tipi di granata non superava gli 8.000 metri per tutto il periodo della guerra. 
Si notarono subito problemi trovati nell'impiego dei pezzi: 
  • un logoramento precoce dell'anima della canna,
  • e la ridotta potenza del munizionamento disponibile, contenente solo 1,3 kg di schneiderite o nitramite, che spesso rendeva difficoltosa l'osservazione del punto di impatto dei colpi.

Rispetto ai corrispondenti cannoni austriaci (da 10,4 cm), il 105/28 Ansaldo aveva una gittata nettamente inferiore (circa 2 km) ma, con un peso inferiore era molto più manovrabile. 
Questi difetti erano comunque nettamente compensati dalla sicurezza del pezzo, che per tutto il conflitto fece registrare solo 6 scoppi accidentali della bocca da fuoco.

Dati tecnici:
  • Calibro: 105 mm
,
  • Peso in batteria: 2170 Kg,
  • 
Lunghezza: 6,9 m
,
  • Elevazione: -5°/37°
,
  • Angolo di tiro: 14°
,
  • Peso Granata: 16,3 Kg,
  • 
Gittata: 12,6 Km.

Cannone 105/28

Il cannone da 105/28 fu un pezzo di artiglieria utilizzato dal Regio Esercito nel corso della prima e della seconda guerra mondiale come artiglieria pesante campale (dal 1935 al 1946 questa specialità fu denominata artiglieria di corpo d'armata). 

Operò, oltre che in Italia, sul fronte Nord Africano, sul fronte Greco e sul fronte Russo. Dopo la seconda guerra mondiale continuò ad equipaggiare alcune batterie dell'artiglieria pesante campale dell'Esercito Italiano.

Origine

Inizialmente l'artiglieria pesante campale doveva essere fornita unicamente di obici, per questo fu selezionato nel 1914 il 149/12 Mod. 14 Ansaldo. Tuttavia lo Stato Maggiore si rese conto che, accanto agli obici, era opportuno fornire alla nuova specialità anche cannoni, per avere pezzi con una gittata maggiore di quella dei corrispondenti obici avversari. La stessa esigenza era stata sentita in Francia, dove erano stati sviluppati i canons lourds de campagne (cannoni pesanti da campagna), ed in particolare lo Schneider 105 mm Mle. 1913, ricavato dal russo Putilov da 107 mm. Considerando che l'Italia era alleata della Germania il cannone fu ordinato segretamente all'Ansaldo (collegata alla Schneider) nel luglio 1914, richiedendo solo modifiche minori, di cui la più rilevante riguardava il puntamento in direzione del pezzo.

La tecnica

Il cannone 105/28 rappresentava la tecnica più diffusa dell'epoca, utilizzando un affusto con ruote a raggi di legno di grande diametro cerchiate in ferro ed una bocca da fuoco da 28 calibri scudata (4,5 mm di spessore della scudatura).
La caratteristica originale dell'affusto era data dalla sua capacità di muovere sulla sala (asse delle ruote) per un settore di 14° circa. Il puntamento del pezzo Schneider da 105 mm era ottenuto per scorrimento sulla sala che era rettilinea, in questo modo la rotazione coinvolgeva tutto l'affusto, quindi le ruote dovevano muovere sul terreno, e, in caso di fango, questo comportava sforzi notevoli. Nel 105/28 la sala era curva e a cremagliera, quindi il puntamento poteva essere effettuato senza movimento delle ruote.
La bocca da fuoco aveva la canna lunga 2987 mm in acciaio ed era fornita di un otturatore a vite a 4 settori. Il corpo della bocca da fuoco era rafforzato posteriormente tramite un manicotto, fissato al corpo. Questo manicotto si estendeva dalla culatta fino a metà lunghezza della canna, con un rinforzo posteriore, che serviva a tenere gli orecchioni in posizione baricentrica, evitando quindi la necessità di ricorrere ad equilibratori. In ordine di marcia la bocca da fuoco era portata in posizione arretrata sulla culla, mentre in batteria la bocca da fuoco era in posizione avanzata.
Il puntamento per il brandeggio era dato, come detto, dal movimento della bocca da fuoco e della relativa culla sulla sala delle ruote, mentre il puntamento per l'alzo era dato tramite settore dentato. Il congegno di mira era su un alzo a tamburo, con cannocchiale panoramico modello Cortese-Falcone.
Il movimento era previsto a traino animale utilizzando tre pariglie di cavalli ed appoggiando la coda dell'affusto su un avantreno privo di cassone, con ruote di diametro leggermente minore di quelle del pezzo.
Completavano le dotazioni del singolo pezzo le cuffie di protezione e la copertura del cannone, un graduatore per le spolette e cassette di munizioni. Il pezzo completo di dotazioni aveva un costo di 121000 lire dell'epoca. Secondo alcune fonti furono prodotti nel periodo dal 1915 al 1919 2050 pezzi in tutto, mentre per altre in complesso ne furono costruiti 1730 e 1131 furono ottenuti modificando i Putilov da 107 mm prodotti per la Russia.

Impiego nella prima guerra mondiale

La produzione del cannone 105/28 iniziò nel settembre 1914, ma esso entrò in linea solo nel settembre 1916; alla fine dell'anno erano schierati sul fronte 14 gruppi armati con questo cannone. Fu affiancato agli obici 149-A nei gruppi dell'artiglieria pesante campale, assegnata a livello di corpo d'armata. I compiti di questa branca dell'arma erano la neutralizzazione dell'artiglieria campale (divisionale) nemica (controbatteria), l'operazione contro masse e colonne di truppe nemiche, l'azione contro truppe al riparo e contro manufatti. I primi due compiti erano assegnati in linea di massima ai cannoni, mentre per gli ultimi due erano preferiti gli obici. In caso di preparazioni di artiglieria (in cui si agiva prima sulle artiglierie nemiche e successivamente sulla fanteria), l'azione della pesante campale era immediatamente successiva a quella dell'artiglieria pesante.
Il 14º gruppo, armato con questi cannoni, fu inviato in Francia per operare nel 9º raggruppamento artiglieria pesante campale, inquadrato nella II Armata. Nel settembre 1918 erano in linea 426 complessi.
Il munizionamento disponibile nel corso della prima guerra mondiale era su granata esplosiva Ansaldo (tre cariche), sulle granate monoblocco francesi, su granata anti-personale (shrapnel) Pancani (due cariche), su tre tipi di granata caricata a liquidi speciali (aggressivi chimici) ed infine un tipo a salve da esercitazione. La gittata con questi tipi di granata non superò gli 8000 m per tutto il periodo della guerra.
Gli unici problemi trovati nell'impiego del pezzo furono un logoramento precoce dell'anima della canna e la ridotta potenza del munizionamento disponibile, contenente solo 1,3 kg di schneiderite o nitramite, che spesso rendeva difficoltosa l'osservazione del punto di impatto dei colpi.[3] Rispetto ai corrispondenti cannoni austriaci (10,4 cm) il 105/28 aveva una gittata nettamente inferiore (circa 2 km), ma anche un peso nettamente inferiore e conseguentemente era più manovrabile. Questi difetti erano comunque nettamente compensati dalla sicurezza del pezzo, che per tutto il conflitto fece registrare solo 6 scoppi accidentali della bocca da fuoco.

Il periodo fra le due guerre

Già negli ultimi anni della prima guerra mondiale, e maggiormente negli anni successivi, lo Stato Maggiore sentì la necessità di poter utilizzare il traino meccanico per questo pezzo. La soluzione, adottata negli anni successivi alla guerra, fu la produzione di un carrello con sospensioni, che veniva utilizzato come rimorchio su cui viaggiava il pezzo su strada e come avantreno per il pezzo su terreno vario. Il trattore inizialmente fu l'autocarro pesante Fiat 18 BLR, sostituito successivamente dal Pavesi P4. Oltre al pezzo il traino meccanico fu utilizzato anche per le munizioni, con un apposito rimorchio (carro rimorchio mod 34 tipo Arato) che trasportava da 100 a 120 colpi completi (a seconda della carica) per il pezzo.
Tuttavia il trattore Pavesi era in grado di trainare il pezzo ad una velocità massima di 18 km/h, mentre all'estero già si prevedevano per pezzi analoghi velocità di traino di 40 km/h, quindi nel 1937 furono effettuati studi per trovare una soluzione che permettesse il traino del pezzo alla stessa velocità dei traini esteri. La soluzione prescelta fu di modificare le ruote del pezzo, utilizzando ruote in elektron, lega aeronautica di magnesio e alluminio, con semipneumatici. Il pezzo, per il traino meccanico, oltre alla sostituzione delle ruote richiese anche altre modifiche minori (per esempio al sistema frenante che doveva essere comandato dal trattore) che portavano il peso in batteria a 3000 kg. Nel corso della seconda guerra mondiale, considerando la carenza di materiali, le ruote vennero costruite in lamierino di acciaio.
Nel corso degli anni trenta all'estero furono sviluppati pezzi per l'artiglieria divisionale con caratteristiche, ed in particolare la gittata, superiori a quelle del 105/28. Il 105 Mod 36 francese, a traino meccanico, pur avendo un peso superiore a quello italiano, aveva una gittata nettamente maggiore (16400 m). In Germania era stato adottato il 10,5 cm Mod 18 con un peso minore del 105/28, ma comunque con una gittata superiore a 12000 m. In Gran Bretagna entrava in servizio il 25 libbre Mk I, con calibro minore (88 mm) ma con peso minore e gittata superiore. Negli Stati Uniti l'obice M2 aveva caratteristiche analoghe con una gittata solo leggermente maggiore. Considerando che le artiglierie divisionali erano il bersaglio predestinato ai tiri di controbatteria dell'artiglieria pesante campale, era evidente la necessità di aumentare la gittata del 105/28, pertanto fu modificato il munizionamento portando la gittata a 12780 m con le granate Mod 32 e Mod 32G, tuttavia, considerando il logorio della canna, dopo i primi mesi della seconda guerra mondiale fu proibito l'utilizzo di questi pezzi a carica massima per azioni prolungate, come erano necessariamente quelle di controbatteria.[7] Stesso problema fu riscontrato con le granate mod.36, con le quali si raggiungeva una gittata di 13.640 m, fatto che si realizzava grazie all'incremento della potenza della carica di lancio che causava però un eccessivo logorio della bocca da fuoco.
Nel 1934 il 105/28 fu inserito (un gruppo su due batterie, incrementabili a tre in caso di mobilitazione), nei reggimenti celeri di artiglieria, prevedendo il traino meccanico. Tuttavia nel 1937 fu tolto dai reggimenti celeri, in quanto considerato troppo pesante e non venne più considerato utile per l'artiglieria divisionale fino al 1941.
Il 105/28 venne esportato in Polonia ed in Jugoslavia.

Impieghi fra le due guerre mondiali

Nel corso del conflitto etiopico furono utilizzate dal Regio Esercito prevalentemente artiglierie campali, considerando soprattutto la mancanza di artiglierie pesanti nell'esercito etiopico, quindi in tutto venne schierato un gruppo su due batterie in Africa Orientale. Successivamente alla campagna etiopica furono inviate in AOI altre batterie, arrivando ad un totale di 59 pezzi all'atto dell'entrata in guerra dell'Italia (giugno 1940).

Nella guerra di Spagna i cannoni 105/28 utilizzati furono invece ben 403.

Al 10 giugno 1940 (data dell'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale) erano in servizio ancora 956 pezzi da 105/28, in maggioranza in servizio con i reggimenti di artiglieria pesante campale assegnati ai corpi d'armata. Alcuni gruppi furono inquadrati nell'artiglieria divisionale delle divisioni di fanteria Ravenna (11º Reggimento artiglieria), Sforzesca (17º Reggimento artiglieria) e Cosseria (37º Reggimento artiglieria) operanti in Russia, delle divisioni corazzate Ariete (132º reggimento artiglieria), Centauro (131º reggimento artiglieria) e Littorio (133º reggimento artiglieria) e della divisione celere 2ª Divisione Celere "Emanuele Filiberto Testa di Ferro" (134º Reggimento Artiglieria).
In Africa Settentrionale il 105 era organizzato su gruppi formati da comando, 3 batterie su 4 pezzi ciascuna e reparto di supporto logistico (munizioni e viveri), la componente di supporto per il movimento era piuttosto sostanziosa (sulla carta), dato che ogni gruppo comprendeva 4 autocarri leggeri, 11 autocarri pesanti e 15 trattori. Sul fronte russo la composizione era leggermente diversa, comprendendo 18 trattori, di cui però 6 erano destinati al traino dei carri rimorchio per il trasporto delle munizioni.
In Africa Orientale Italiana erano dislocati 91 pezzi, tutti persi con la caduta delle colonie. Nella campagna di Grecia furono impiegati 84 pezzi, mentre sul fronte orientale operarono 5 gruppi, con l'organico indicato sopra.
In Cirenaica erano presenti 8 gruppi e 4 batterie autonome, quindi un totale di poco più di cento pezzi. Tutti questi pezzi andarono persi nel corso della controffesiva britannica del dicembre 1940 - gennaio 1941. Nei mesi successivi non è noto il numero, certamente non elevato, di pezzi che furono trasportati con successo dall'Italia, quindi per tutta la durata della campagna gli artiglieri italiani si trovarono in difficoltà per contrastare il tiro dei 25 pounder britannici, che ad El Alamein erano nel più che rispettabile numero di 408. In Tunisia il numero di 105/28 presenti era ridotto a 33, nessuno dei quali risulta sia stato riportato in Italia.
Nell'aprile 1942 erano ancora disponibili 839 pezzi, di cui 108 adattati al traino meccanico, mentre nel settembre dello stesso anno ne erano disponibili 588 più 95 adatti al traino meccanico.
Negli ultimi mesi di guerra fu messo a punto un munizionamento per il 105/28 perforante e a carica cava, che permetteva di impegnare tutti i carri allora esistenti, la granata perforante (mod 43) perforava 80 mm di corazza a 60° ad una distanza di 100 m, la granata a carica cava (mod 43 EP) perforava circa 100 mm di corazza a 60°, quindi alcune batterie furono addestrate all'impiego controcarri, anche se il peso del pezzo e l'affusto a coda unica (che non permetteva un brandeggio elevato) non ne permetteva un impiego ottimale in tale funzione.
Nel giugno 1943 restavano operativi ancora 27 gruppi (quindi circa 300 pezzi). Successivamente all'armistizio dell'8 settembre 1943 104 pezzi furono impiegati nella Wehrmacht con la denominazione 10,5 cm Kan 338 (i), mentre i pezzi requisiti in Jugoslavia furono indicati con la denominazione 10,5 cm Kan 338 (j). Fu utilizzato anche ad Anzio nel battaglione Barbarigo della RSI. Non si hanno indicazioni precise sui pezzi disponibili nelle zone già occupate dagli Alleati, a parte 32 presenti in Sardegna, ma è certo che il pezzo venne impiegato nel CIL e precisamente nel I gruppo motorizzato fino allo scioglimento (agosto 1944).

Il dopoguerra

Dopo la seconda guerra mondiale il pezzo fu mantenuto fra i "Materiali e munizioni da tenere a numero e in efficienza (Cat. A)". Il pezzo fu radiato successivamente al 1951, anche se la data precisa non è nota.
Gli esemplari ancora esistenti sono in numero limitato, quattro nella "Batteria Battisti" sulla sommità del Doss Trento, uno al Sacrario d'Oltremare (Bari), due in esposizione nel cortile del Castello di Barletta. Altri esemplari sono conservati all'esterno del museo sulla cima del Monte San Michele e nel Parco della Rimembranza sul Colle di Sant'Elia (Redipuglia). Un pezzo restaurato è conservato presso la caserma U.Mara in Solbiate Olona. Uno è esposto nel monumento ai caduti adiacente al cimitero di Sanfrè (CN). Due pezzi, restaurati nel 2002, sono esposti nel museo militare di una nazione araba non specificata. Uno, in ottime condizioni, è visibile presso il monumento ai Garibaldini caduti il 29 luglio 1849 a Sant'Angelo in Vado (PU) mentre coprivano Garibaldi in fuga verso Venezia dopo l'esperienza della Repubblica Romana. Un altro esemplare in buone condizioni è custodito ed esposto presso il Museo dello Sbarco in Sicilia a Catania.




Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Violenza e terrorismo sono il risultato
della mancanza di giustizia tra i popoli.
Per cui l'uomo di pace
si impegna a combattere tutto ciò 
che crea disuguaglianze, divisioni e ingiustizie.
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…
Come i giusti dell’Apocalisse scruto i cieli e sfido l’Altissimo: 
fino a quando, Signore? Quando farai giustizia?
Dischiudi i sette sigilli che impediscono di penetrare il Libro della Vita 
e manda un Angelo a rivelare i progetti eterni, 
a introdurci nella tua pazienza, a istruirci col saggio Qoelet:
“””Vanità delle vanità: tutto è vanità”””.
Tutto…tranne l’amare.

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, Frontedolomitico.it, Wikipedia, You Tube)










Obice Ansaldo cal. 149/12 mod.1914.















 

giovedì 8 agosto 2024

Marina imperiale giapponese 1915 - 1945: la Hyuga (日向, Hyūga) fu una nave da battaglia classe Ise impostata il 6 maggio 1915 nel cantiere di Mitsubishi, Nagasaki, varata il 27 gennaio 1917 e completata il 30 aprile 1918.









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storia militare, sicurezza e tecnologia. 
La bandiera è un simbolo che ci unisce, non solo come membri 
di un reparto militare 
ma come cittadini e custodi di ideali.
Valori da tramandare e trasmettere, da difendere
senza mai darli per scontati.
E’ desiderio dell’uomo riposare
là dove il mulino del cuore non macini più
pane intriso di lacrime, là dove ancora si può sognare…
…una vita che meriti di esser vissuta.






La Hyuga (日向, Hyūga) fu una nave da battaglia classe Ise della Marina imperiale giapponese impostata il 6 maggio 1915 nel cantiere di Mitsubishi, Nagasaki, varata il 27 gennaio 1917 e completata il 30 aprile 1918. Il nome era in omaggio alla vecchia provincia di Hyūga.
Anche se completata nel 1918, non ha avuto alcun ruolo nella prima guerra mondiale. Hyūga sostenne le forze giapponesi nei primi anni '20 durante l'intervento siberiano nella guerra civile russa. Nel 1923, assistette i sopravvissuti al grande terremoto di Kantō. La nave fu parzialmente modernizzata in due fasi nel 1927-1928 e 1931-1932, durante le quali la sua sovrastruttura anteriore fu ricostruita in stile albero della pagoda. Hyūga fu ricostruita nel 1934-1936, apportando miglioramenti alla sua armatura e al suo macchinario di propulsione. In seguito, ha svolto un ruolo minore nella seconda guerra sino-giapponese.




Storia

Originariamente destinata a essere una nave della classe Fuso, le modifiche applicate furono sufficienti a classificarle in una nuova classe.
Non prese parte ad alcuna azione significativa durante la prima guerra mondiale.
Negli venti e trenta venne sottoposta, come la nave sorella, a estese modifiche, ma comunque allo scoppio della seconda guerra mondiale, la sua relativamente bassa velocità, il suo numeroso equipaggio e l'alto consumo di carburante la relegarono a un ruolo secondario e non combattette come nave da battaglia.
Per compensare parzialmente la perdita delle portaerei alla battaglia delle Midway fu parzialmente convertita in portaerei (o meglio nave appoggio idrovolanti) rimuovendo le torrette dei cannoni di poppa per rimpiazzarle da un hangar sormontato da un ponte di volo. Gli aerei avrebbero dovuto essere lanciati da una catapulta e recuperati dal mare mediante una gru. Era previsto un complemento di 14 bombardieri in picchiata Yokosuka D4Y, cambiati successivamente in idrovolanti Aichi E16A, ma comunque a causa della scarsità di aerei e piloti non fu mai effettivamente equipaggiata con aerei.
Partecipò alla battaglia del Golfo di Leyte nell'ottobre 1944 comandata dal contrammiraglio Kusagawa Kiyoshi. Rientrò ai cantieri di Kure nel febbraio 1945 e non partecipò più ad alcuna azione non essendo disponibili, né carburante, né aerei.
Il 24 luglio 1945 nel corso di un raid ai cantieri di Kure da parte di oltre 240 aerei decollati da portaerei statunitensi, venne attaccata da bombardieri in picchiata SBC2 Helldiver dell'87º Gruppo Aereo della Ticonderoga e fu colpita da almeno 10 bombe, più altre cadute vicino. Il suo equipaggio la fece arenare in acque basse.
Venne recuperata tra il 2 luglio 1946 e il 4 luglio 1947 e demolita nel bacino di carenaggio del cantiere Harima Zosen a Kure.

Nonostante la costosa ricostruzione, la nave era considerata obsoleta alla viglia della guerra del Pacifico, e non vide un'azione significativa nei primi anni della guerra. 

Dopo la perdita della maggior parte delle grandi portaerei dell'IJN durante la battaglia di Midway a metà del 1942, fu ricostruita con un ponte di volo che sostituì la coppia di poppa delle torrette dei cannoni per darle la possibilità di operare un gruppo aereo di aerei; la mancanza di aerei e piloti qualificati significava che la Hyūga non avrebbe mai utilizzato i suoi aerei in combattimento. Partecipò alla battaglia al largo di Cape Engaño alla fine del 1944, dove aiutò a far uscire la flotta delle portaerei statunitensi sostenendo l'invasione di Leyte lontano dalle spiagge di sbarco. In seguito, la nave fu trasferita nel sud-est asiatico, fungendo occasionalmente da nave ammiraglia. All'inizio del 1945, la Hyūga partecipò all'Operazione Kita, durante la quale trasportava benzina e altri materiali strategici in Giappone. La nave venne poi ridotta in riserva fino a quando non fu affondata durante gli attacchi aerei americani a luglio. 
Dopo la guerra, la Hyūga fu demolita nel 1946-1947.

Progettazione e descrizione

La classe Ise era stata progettata come una versione migliorata della precedente classe Fusō. Le navi avevano una lunghezza di 208,18 metri (683 piedi) complessivi, una larghezza di 28,65 metri (94 piedi) e un pescaggio di 8,93 metri (29 piedi e 4 in) a carico profondo.  Dislocava 36.500 tonn, circa 660 tonn in più rispetto alle navi precedenti. Il loro equipaggio era composto da 1.360 ufficiali e marinai.
Durante i lavori di ammodernamento delle navi negli anni '30, la loro sovrastruttura anteriore fu ampliata con più piattaforme aggiunte ai loro alberi a treppiede per creare un albero di pagoda. Entrambe le navi ricevettero rigonfiamenti di siluri per migliorare la loro protezione subacquea e per compensare il peso della corazzatura extra. Questi cambiamenti avevano aumentato la loro lunghezza complessiva a 215,8 metri (708 piedi), la larghezza a 31,75 metri (104 piedi 2 in) e il loro pescaggio a 9,45 metri (31 piedi). Il loro dislocamento era aumentato a 42.675 t.  L'equipaggio ora contava 1.376 ufficiali e uomini arruolati.

Propulsione

Le navi Ise-class avevano due set di turbine a vapore direct-drive, ognuna delle quali guidava due alberi a elica, utilizzando il vapore fornito da 24 caldaie a tubo d'acqua Kampon Ro Gō. Le turbine erano state progettate per produrre un totale di 45.000 cavalli dell'albero (34.000 kW) e dare alle navi una velocità di 23 nodi (43 km/h; 26 mph). Hyūga ha raggiunto 24 nodi (44 km/h; 28 mph) da 63.211 shp (47.136 kW) durante le sue prove in mare.  Ciascuna delle caldaie consumava una miscela di carbone e petrolio, e le navi trasportavano abbastanza di entrambi per dare loro una portata di 9.680 miglia nautiche (17.930 km; 11.140 mi) ad una velocità di 14 nodi (26 km/h; 16 mph).
Durante la modernizzazione degli anni '30, le caldaie di ogni nave furono sostituite da otto nuove caldaie a olio Kampon.  Le turbine sono state sostituite da quattro turbine Kampon a ingranaggi con una potenza progettata di 80.000 shp (60.000 kW) destinata ad aumentare la loro velocità a 24,5 nodi (45,4 km/h; 28,2 mph).  Lo stoccaggio di carburante delle navi venne aumentato, il che aveva dato loro un'autonomia di 7.870 miglia nautiche (14.580 km; 9.060 mi) a 16 nodi (30 km/h; 18 mph), nonostante il peso aggiuntivo.

Armamento

I dodici cannoni tipo 41 da 35,6 centimetri (14 in) della classe Ise erano montati in tre coppie di torrette twin-gun, superfiring che erano numerate da uno a sei da prua a poppa. La prima coppia era in avanti della sovrastruttura principale, la seconda coppia era a mezze navi e le ultime erano a pia della sovrastruttura posteriore.  L'armamento secondario delle navi consisteva in venti cannoni di tipo 3 da 14 centimetri (5,5 in) in montature singole. Diciotto di questi sono stati montati in casematte nella pronuzione e nella sovrastruttura e la coppia rimanente è stata montata sul ponte sopra di loro e protetta da scudi di pistola.   La difesa antiaerea era fornita da quattro 40-calibre 3rd Year Type 8-centimetre (3 in) cannoni antiaerei (AA) in montature singole. Le navi erano anche dotate di sei tubi di siluro sommersi da 53,3 centimetri (21,0 in), tre su ciascun lato.
Nel 1931-1933 i cannoni AA furono sostituiti con otto cannoni a doppio scopo Type 89 da 12,7 centimetri (5 in), posizionati accanto alla sovrastruttura anteriore in quattro supporti a doppio cannone.  Furono aggiunti anche due supporti twin-gun per i cannoni AA leggeri da due libbre di Vickers (4 centimetri (1,6 pollici)) costruiti in licenza, mentre la coppia di cannoni da 14 cm sul ponte superiore è stata rimossa.
Durante la ricostruzione della metà degli anni '30, i tubi lanciasiluro vennero rimossi e i Vickers da due libbre sono stati sostituiti da venti cannoni AA leggeri Hotchkiss da 2,5 centimetri (1 in) di tipo 96 con licenza in 10 supporti a due cannoni.  Questa era il cannone AA leggero giapponese standard durante la seconda guerra mondiale, ma soffriva di gravi carenze di progettazione che lo rendevano un'arma in gran parte inefficace. Secondo lo storico navale Mark Stille, le cavalcature binate e triple "mancavano di velocità sufficiente in treno o in elevazione; i mirini del cannone non erano in grado di gestire bersagli veloci; il cannone mostrava vibrazioni eccessive; il caricatore era troppo piccolo e, infine, l’arma produceva un'eccessiva esplosione alla volata”.  Durante la ricostruzione, la coppia di cannoni da 14 centimetri di prua fu rimossa.

Protezione

La cintura protettiva della linea di galleggiamento delle navi di classe Ise aveva uno spessore massimo di 299 mm (11,8 in) di armatura cementata Vickers a mezzo navi; sotto c'era una armatura di 100 mm (3,9 in). Il ponte corazzato superiore consisteva in due strati di acciaio ad alta resistenza per un totale di 55 mm (2,2 in) di spessore e il ponte corazzato inferiore consisteva anche in due strati di acciaio ad alta resistenza, ma solo 30 mm (1,2 in) di spessore in totale.  Le torrette erano protette con uno spessore dell'armatura di 254 mm (10 in) sulla faccia e 76 mm sul tetto.  L'armatura della casetta era spessa 149 mm (5,9 in) e quella delle barbette aveva uno spessore di 299 mm piuttosto che i 305 mm originariamente previsti.

Costruzione e carriera

La Hyūga, che prende il nome dalla provincia di Hyūga, una delle province tradizionali del Giappone, fu deposta al cantiere navale Mitsubishi Heavy Industries a Nagasaki il 6 maggio 1915 e varata il 27 gennaio 1917. Il capitano Shigeushi Nakagawa aveva assunto il comando il 30 aprile e la nave fu completata lo stesso giorno, troppo tardi per il servizio nella prima guerra mondiale. La Hyūga fu poi assegnata alla 1a Divisione corazzata della 1a Flotta. Il capitano Kinzaburo Mimura ha sollevato Nakegawa il 10 novembre. Un'esplosione nella torretta del cannone n. 3 uccise 11 membri dell'equipaggio e ne ferì altri 25 durante un'esercitazione di artiglieria il 24 ottobre 1919. Mimura venne sollevato a sua volta dal capitano Genjiro Katsuki il 20 novembre. Hyūga si scontrò accidentalmente con la goletta Hiromiya Maru, uccidendo due membri dell'equipaggio del veliero, il 21 luglio 1920. Il 29 agosto, la nave iniziò la prima di numerose pattuglie al largo della costa siberiana e nelle acque settentrionali a sostegno dell'intervento siberiano del Giappone contro l'Armata Rossa bolscevica. Il capitano Hidesaburo Ishikawa sostituì Katsuki il 20 novembre e fu sostituito dal capitano Genji Ide il 20 novembre 1921.
La nave aiutò i sopravvissuti al grande terremoto di Kantō del 1923 nel settembre 1923. Dai primi anni '20 fino alla fine degli anni '30, Hyūga navigava spesso al largo della costa della Cina. Sono disponibili poche informazioni dettagliate sulle sue attività durante gli anni '20. La nave fu revisionata nel 1927-1928, durante il quale la sua sovrastruttura anteriore fu ampliata e le sue strutture aeronautiche migliorate. A partire dal 27 marzo 1932, pattugliava al largo della costa cinese dopo il primo incidente di Shanghai, insieme alla sua nave sorella Ise e agli incrociatori da battaglia Kongo e Kirishima.  Il 14 giugno 1932, stava prendendo parte a un'esercitazione al largo di Kyushu vicino alle isole Mishima in cui un gruppo di sottomarini praticava un finto attacco combinato alla 1a divisione corazzata quando il sottomarino I-4 emerse inaspettatamente di fronte a lei. Hyūga, zigzag a 12 nodi (22 km/h; 14 mph), ha intrapreso un'azione evasiva all'ultimo minuto ed è riuscita ad evitare una collisione diretta con la I-4 stazionaria, anche se Hyūga ha subito lievi danni alla sua placcatura dello scafo quando la sua prua ha sfiorata lo scafo dell'I-4.
A partire dal 24 ottobre 1934, la Hyūga fu posta in bacino di carenaggio all'Arsenale navale di Kure e subì un'ampia ricostruzione e ammodernamento che durò fino al 7 settembre 1936. Durante la seconda guerra sino-giapponese, la nave trasportò due battaglioni della 3rd Sasebo Special Naval Landing Force a Port Arthur, in Cina, il 19 agosto 1937. Iniziò la prima delle sue pattuglie al largo della costa meridionale della Cina il 15 settembre che durò fino all'inizio del 1941. Il 30 giugno 1940 la Hyūga servì come ammiraglia dell'imperatore di Manchuoko, Henry Pu-yi, durante la sua visita di stato in Giappone. Insieme a Ise, la nave fu trasferita alla 2a divisione corazzata della 1a flotta il 15 novembre. Il capitano Noboru Ishizaki assunse il comando il 1o settembre 1941.

Inizio della guerra del Pacifico

Quando la guerra su vasta scala iniziò per il Giappone l'8 dicembre, la divisione, rinforzata dalle corazzate Nagato e Mutsu e dalla portaerei leggera Hōshō, uscì da Hashirajima verso le isole Bonin come supporto a distanza per l'attacco della 1a Flotta AereaPearl Harbor, e tornò sei giorni dopo. Il capitano Chiaki Matsuda sostituì la Ishizaki il 20 febbraio 1942. Insieme al resto della 2a divisione corazzata, la Hyūga inseguì ma non catturò la forza delle portaerei statunitensi che aveva lanciato il Doolittle Raid il 18 aprile.
Nel maggio 1942 mentre conduceva l’addestramento al tiro insieme alla Nagato e alla Mutsu, la baletta del cannone sinistra di Hyūga nella sua torretta n. 5 esplose, uccidendo 51 membri dell'equipaggio. I due caricatori furono rapidamente allagati per salvare la nave e potè far ritorno a Kure per le riparazioni. La torretta fu ritenuta non riparabile e venne rimossa. Una piastra circolare di armatura fu saldata sulla barbette e vi furono installati tre supporti tripli per cannoni AA da 2,5 cm. Durante la riparazione, la nave era stata dotata di uno dei primi set di radar di ricerca di superficie sperimentali di tipo 22 nell'IJN, ma fu rimossa poco dopo.
La Hyūga e il resto della 2a Divisione corazzata salparono il 28 maggio con il Gruppo di supporto aleutico nello stesso momento in cui la maggior parte della flotta imperiale iniziò l’attacco a Midway Island (Operazione MI).  Comandata dal viceammiraglio Shirō Takasu, la divisione era composta dalle quattro corazzate più antiche del Giappone, tra cui Hyūga, accompagnate da due incrociatori leggeri, 12 cacciatorpediniere e due petroliere. I registri ufficiali non mostrano la divisione come parte della più grande operazione Midway, nota come Operazione AL; dovevano accompagnare la flotta sotto l'ammiraglio Isoroku Yamamoto, ma dovevano solo fornire supporto alla task force aleutiana se necessario.

Conversione in un vettore ibrido

La perdita di quattro portaerei giapponesi durante la battaglia di Midway a giugno aveva gravemente limitato la capacità dell'IJN di condurre operazioni e furono cercate alternative. I piani per la conversione completa delle corazzate in portaerei erano stati respinti per motivi di spesa e, cosa più critica, tempo, quindi l'IJN aveva deciso di rimuovere la coppia di torrette posteriori dalle navi di classe Ise e di sostituirle con un ponte di volo dotato di due catapulte rotanti.  Matsuda fu sollevato dal capitano Sueo Obayashi il 10 dicembre e fu sollevato a sua volta il 1o maggio 1943, lo stesso giorno in cui iniziò ufficialmente la conversione. Il lavoro iniziò due mesi dopo.  La torretta n. 6 della nave e le barbette per le torrette n. 5 e 6 furono sostituite da un hangar sormontato da un ponte di volo. Questo non era però abbastanza lungo per consentire il lancio di aerei o il loro recupero. Furono installate due catapulte e la gru esistente venne spostata sul ponte di volo che era stato dotato di un ampio sistema di rotaie per collegare ogni catapulta, le posizioni di stoccaggio sul ponte e il sollevatore dell'aereo a forma di T che spostava velivolo tra il ponte di volo e l'hangar. Aveva una capacità di nove aerei, con altri undici stivati sul ponte, e uno su ogni catapulta per un totale di ventidue.  Il gruppo aereo della nave doveva essere costituito da una dozzina di bombardieri in divata Yokosuka D4Y Suisei ciascuno (nome di segnalazione alleato "Judy"), modificato per il lancio di catapulta, e di aerei da ricognizione Aichi E16A (nome di segnalazione alleato "Paul"), di cui da due a tre ciascuno erano riserve. Il primo doveva atterrare su di una portaerei convenzionale o su basi terrestri, mentre l'E16A poteva essere sollevato di nuovo a bordo usando una gru, dopo essere atterrato in mare vicino alla nave.
Durante la conversione, tutti i cannoni da 14 cm furono rimossi e la suite antiaerea della nave pesantemente rinforzata. Gli otto cannoni Type 89 da 12,7 cm erano stati integrati con quattro supporti binati e i supporti twin-gun Type 96 AA da 2,5 cm vennero sostituiti da 19 supporti triple-gun per un totale di 57 armi.
Questi cambiamenti avevano aumentato la lunghezza complessiva della nave a 219,62 metri (720 piedi e 6 in) e la rimozione delle torrette pesanti e delle loro barbette aveva ridotto il suo dislocamento a 40.444 tonn, nonostante l'aggiunta di più stoccaggio di olio combustibile. Il carburante extra aveva aumentato l'autonomia della Hyūga a 9.500 miglia nautiche (17.600 km; 10.900 mi). Le riduzioni di peso avevano ridotto il suo pescaggio a 9,03 metri (29 piedi e 8 in). L'equipaggio ora contava 1.463 ufficiali e marinai arruolati.
La ricostruzione fu ufficialmente completata il 18 novembre e il capitano Tomekichi Nomura assunse il comando il 5 dicembre mentre la nave era ai lavori.  La Hyūga servì come nave da addestramento per la maggior parte della prima metà del 1944. Il 25 febbraio, la Divisione 2 della corazzata fu assegnata al controllo diretto della flotta combinata. Le sorelle furono poi trasferite alla Terza Flotta e assegnate alla quarta divisione delle portaerei appena riformata il 1o maggio. Lo stesso giorno fu formato il 634th Naval Air Group e assegnato alla Quarta Divisione Portaerei. Il 24 maggio, l'armamento antiaereo leggero della nave è stato rinforzato con 24 ulteriori cannoni Type 96 AA in otto triple mount, che avevano portato il suo totale a 104 cannoni. Il 7 giugno furono installati un paio di radar di ricerca di superficie Type 22 migliorati. Un paio di tipo 13 Probabilmente furono installati anche radar di allarme rapido e un rilevatore radar E27.
Il 23 giugno, le navi gemelle avevano condotto il loro primo addestramento con la catapulta, ognuna con quattro D4Y e sei E16A a bordo; le sessioni successive furono condotte il 21 luglio e il 31 agosto.  Due giorni dopo, la Hyūga divenne l'ammiraglia della Quarta Divisione Portaerei, comandata dal contrammiraglio Matsuda, recentemente promosso. A settembre, sei rack di armi antiaeree da 30 cal. 12,7 cm furono aggiunti lanciarazzi.  L'addestramento dell'equipaggio aereo D4Y e E16A era stato rallentato da problemi tecnici ed era stato generalmente condotto dalle basi terrestri. Al 1° ottobre il 634 aveva in forza 17 D4Y.

Battaglia al largo di Cape Engaño 

Dopo che gli americani iniziarono ad attaccare le installazioni giapponesi nelle isole Bonin il 10 ottobre 1944, agli aerei della Quarta Divisione Portaerei fu ordinato di prepararsi al combattimento dal comandante della Flotta Combinata, l'ammiraglio Soemu Toyoda. Due giorni dopo, il 634th Naval Air Group fu riassegnato alla Seconda Flotta Aea e iniziò a volare verso le basi nel sud di Kyushu; tra questi c'erano nove D4Y e una dozzina di E16A assegnati alla Ise e alla Hyūga. Il 14 ottobre attaccarono le portaerei della Task Force 38 vicino a Formosa con scarso effetto e pesanti perdite.  Il giorno seguente Nomura fu promosso contrammiraglio.
Le navi della Quarta Divisione Portaerei furono assegnate al Corpo Principale della 1a Flotta Mobile, comandata dal Vice Ammiraglio Jisaburō Ozawa. Il ruolo del Corpo Principale era quello di agire come esche per attirare l'attenzione lontano dalle altre due forze che si avvicinavano da sud e ovest. Tutte le forze dovevano convergere sul Golfo di Leyte il 25 ottobre e il Corpo Principale lasciò il Giappone il 20 ottobre. La mattina del 24 ottobre, il Corpo Principale era a portata delle portaerei americane più settentrionali della Task Force 38 e Ozawa ordinò un attacco aereo lanciato dalla Terza Divisione Portaerei (Hyūga e Ise non avevano aerei a bordo) per attirare l'attenzione degli americani. Questo aveva realizzato poco altro quando l'aereo giapponese non era riuscito a penetrare oltre i caccia in difesa; i sopravvissuti erano atterrati negli aeroporti di Luzon. Gli americani erano preoccupati di trattare con le altre forze navali giapponesi e di difendersi dagli attacchi aerei lanciati da Luzon e Leyte e non potevano risparmiare alcun aereo per cercare le portaerei giapponesi fino al pomeriggio. Alla fine li trovarono, ma l'ammiraglio William Halsey, Jr., comandante della Task Force 38, decise che era troppo tardi per montare un attacco efficace. Tuttavia, aveva girato tutte le sue navi a nord per posizionarsi per un attacco all'alba alle portaerei giapponesi il giorno successivo.
La mattina del 25 ottobre, la Hyūga era stata posizionata vicino alle portaerei leggere Chitose e Chiyoda per proteggerle con i suoi cannoni antiaerei. Il suo radar aveva segnalato il primo di cinque attacchi aerei statunitensi ad una distanza di 125 miglia nautiche (232 km; 144 miglia) alle 07:13, ma la corazzata non era un bersaglio primario. Frammenti di bombe avevano danneggiato la rete anti-siluri della nave che si era inclinata di 5° subito corretti. Nonostante la protezione della Hyūga, la Chiyoda fu data alle fiamme e i suoi motori furono disabilitati. Matsuda ordinò alla corazzata e all'incrociatore leggero Isuzu di trainare la portaerei paralizzata, ma la Hyūga non fu in grado di farlo e si ricongiunse al corpo principale alle 18:30. Il sottomarino USS Halibut avvistò la Quarta Divisione Portaerei alle 17:42 e manovrò per attaccare, mancante con sei siluri alle 18:43. Alle 19:00 Ozawa ordinò a Matsuda di portare le sue navi a sud per difendere la Isuzu e i suoi cacciatorpediniere di scorta che stavano tentando di salvare i sopravvissuti della Chiyoda, nonostante il tiro di un gruppo di quattro incrociatori americani. Incapace di individuare entrambi i gruppi di navi, Ozawa ordinò a Matsuda di invertire la rotta alle 23:30 e di dirigersi verso Amami Ōshima per fare rifornimento. Nonostante fosse stata avvistata dai sottomarini statunitensi, la divisione giunse indenne il 27 ottobre. Lo stesso giorno Ozawa trasferì la sua bandiera alla Hyūga. Dopo aver lasciato l'isola il giorno seguente, furono attaccati senza successo dal sottomarino USS Sea Dog prima del loro arrivo a Kure il 29.
Tra il 29 ottobre e l'8 novembre, le catapulte vennero rimosse per migliorare i settori di tiro delle torrette n. 3 e n. 4. La Hyūga e la Ise erano partite l'11 novembre, cariche di truppe e munizioni per Manila, capitale delle Filippine, ma ricevettero notizie di pesanti attacchi aerei americani su Manila e furono deviate verso le isole Spratly dove giunsero il 14 novembre e il loro carico venne scaricato in modo che potesse essere trasbordato nelle Filippine. La 4a divisione portaerei fu trasferita alla 2a flotta il giorno seguente. Rinforzate dalla corazzata Haruna e da tre incrociatori, le navi gemelle procedettero verso l'isola di Lingga, vicino a Singapore, il 20 novembre. Arrivarono due giorni dopo e rimasero lì fino al 12 dicembre, quando partirono per Cam Ranh Bay, in Indocina francese, dove erano in attesa per un attacco a un convoglio di rifornimenti americano diretto all'isola di Mindanao nelle Filippine. Il vice ammiraglio Kiyohide Shima, comandante della 5a flotta, issò la sua bandiera a bordo della Hyūga due giorni dopo. L'attacco fu annullato il 30 e le navi salparono per Singapore dove arrivarono il 1° gennaio 1945 prima di proseguire verso Lingga. Lo stesso giorno la Quarta Carrier Division fu trasferita alla Southwest Area Fleet e Shima. Il 6 febbraio, la divisione salpava per Singapore per partecipare all'operazione Kita. Le navi gemelle e l'incrociatore leggero Ōyodo erano carichi di forniture di guerra strategiche di grave necessità (petrolio, gomma, stagno, zinco e mercurio) e 1.150 lavoratori petroliferi in eccedenza da riportare in Giappone.

Ruolo finale

La divisione salpò da Singapore il 10 febbraio 1945 e fu avvistata dal sottomarino britannico HMS Tantalus il giorno seguente. Il Tantalus fu costretto a immergersi da un aereo di pattugliamento marittimo e non fu in grado di attaccare. Il 13 febbraio il sottomarino USS Bergall attaccò senza successo le navi così come il sottomarino USS Blower. Più tardi quel pomeriggio, Ōyodo aveva lanciato uno dei suoi aerei che aveva avvistato il sottomarino USS Bashaw in superficie a circa 22 chilometri (14 miglia) davanti al convoglio. La Hyūga aprì il fuoco con i suoi cannoni principali e costrinse Bashaw a immergersi quando uno dei suoi proiettili era arrivato a 1.600 metri (1 miglia) dal sottomarino. Il convoglio raggiunse le isole Matsu, al largo della costa cinese, il 15 e fu attaccato senza successo dal sottomarino USS Rasher prima di raggiungere l'isola di Zhoushan, vicino a Shanghai, quella notte. Il convoglio raggiunse Kure il 20 febbraio, dopo essere sfuggito o sfuggito all'inseguimento da parte di venti-tre sottomarini alleati lungo la strada.
La 4a Carrier Division è stata sciolta il 1° marzo e Hyūga è stata ridotta a riserva di prima classe. Il contrammiraglio Kiyoshi Kusakawa ha sollevato Nomura quello stesso giorno. Da questo momento fino alla resa del Giappone, La Hyūga fu ancorata nella baia di Hiroshima senza carburante o aerei. Più di 240 aerei americani basati sulla portaerei della Task Force 58 hanno attaccato Kure il 19 marzo e la nave fu colpita da tre bombe, uccidendo 37 persone e ferendo 52 membri dell'equipaggio. I suoi cannoni antiaerei avevano abbattuto un singolo bombardiere in picchiata Curtiss SB2C Helldiver durante l'attacco. Re-designata come nave di riserva di quarta classe il 20 aprile, la Hyūga venne rimorchiata in una nuova posizione all'interno della baia di Hiroshima e pesantemente camuffata. In seguito fu attaccata durante il bombardamento di Kure il 24 luglio e fu colpita da 10 bombe che avevano fatto saltare parte del suo albero, distrutto il ponte e innescato grandi incendi. Oltre 200 marinai perirono, tra cui Kusakawa, e 600 feriti in seguito all'attacco. Le inondazioni progressive avevano causato l'affondamento della nave in acque poco profonde nei giorni successivi e al suo equipaggio fu ordinato di rimuovere tutte le armi facilmente accessibili. La Hyūga fu attaccata senza successo da 24 BOMBARDIERI PESANTI B-24 il 29 e abbandonata tre giorni dopo dal suo equipaggio. Fu radiata in data 20 novembre 1945. 
Il suo relitto fu sollevato e demolito dal cantiere navale di Kure della Harima Zōsen Corporation dal 2 luglio 1946 al 4 luglio 1947.






Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Violenza e terrorismo sono il risultato
della mancanza di giustizia tra i popoli.
Per cui l'uomo di pace
si impegna a combattere tutto ciò 
che crea disuguaglianze, divisioni e ingiustizie.
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…
Come i giusti dell’Apocalisse scruto i cieli e sfido l’Altissimo: 
fino a quando, Signore? Quando farai giustizia?
Dischiudi i sette sigilli che impediscono di penetrare il Libro della Vita 
e manda un Angelo a rivelare i progetti eterni, 
a introdurci nella tua pazienza, a istruirci col saggio Qoelet:
“””Vanità delle vanità: tutto è vanità”””.
Tutto…tranne l’amare.

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, Wikipedia, You Tube)