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Blog dedicato agli appassionati di DIFESA,
storia militare, sicurezza e tecnologia.
La bandiera è un simbolo che ci unisce, non solo come membri
di un reparto militare
ma come cittadini e custodi di ideali.
Valori da tramandare e trasmettere, da difendere
senza mai darli per scontati.
E’ desiderio dell’uomo riposare
là dove il mulino del cuore non macini più
pane intriso di lacrime, là dove ancora si può sognare…
…una vita che meriti di esser vissuta.
Il tema della guerra scatenata in Ucraina circa due anni fa, all'interno della Federazione Russa, è tabù. È proibito parlarne. Perfino i più fervidi sostenitori della cosiddetta “operazione militare speciale”, se aprono bocca sull'argomento, rischiano di finire in carcere. Anche il blogger Andrey Morozov ha pagato con la vita le pressioni subite per cancellare un post pubblicato sul proprio sito, nel quale elencava le perdite subite da Mosca durante la conquista di Avdiivka. Come tanti altri, si sarebbe suicidato!
Secondo le forze armate ucraine, dall’inizio della guerra la Russia avrebbe perso circa 451.730 soldati negli attacchi in Ucraina. La cifra comprenderebbe le 840 vittime registrate di recente. Il rapporto riferisce anche che l’esercito, l’aviazione e la marina di Mosca nei combattimenti iniziati il 24 febbraio 2022 hanno perso ad oggi:
- 7.146 carri armati,
- 13.698 mezzi corazzati da combattimento,
- 15.339 veicoli e autobotti di carburante,
- 11.486 apparati di artiglieria,
- 1.042 sistemi di razzi a lancio multiplo,
- 755 sistemi di difesa aerea,
- 347 aerei,
- 325 elicotteri,
- 9.161 droni,
- 26 imbarcazioni e un sottomarino.
Chissà quali saranno i dati vicini al vero!
Ai posteri l'ardua sentenza!
La nostra speranza e quella di tutti gli uomini liberi è che questi numeri, da ambo le parti, siano pari a un centesimo o, meglio, pari a zero: purtroppo non è così!
Intanto gli scontri in terra ucraina vanno avanti senza soste: «nelle ultime ore le truppe russe hanno effettuato 279 attacchi contro otto insediamenti nella regione di Zaporizhia» ha riferito su Telegram il capo dell’amministrazione militare regionale Ivan Fedorov che ha aggiunto: «Una donna è rimasta ferita in seguito al bombardamento dell'artiglieria nemica nella città di Gulyaipole. Sono pervenute 17 segnalazioni di distruzione di edifici residenziali e infrastrutture». Salito a 5 morti il bilancio delle vittime dell'attacco a Mykolaiv. L'attacco ha danneggiato edifici residenziali, strutture industriali e automobili. Il sindaco Oleksandr Senkevych ha detto a un giornalista del Kyiv Independent che l'attacco aveva preso di mira un vecchio impianto industriale.
Nella notte, a causa della caduta di frammenti di un drone che era stato abbattuto, un incendio è scoppiato in un impianto di infrastrutture energetiche vicino a Kryvyi Rih, nella regione di Dnipropetrovsk. La notizia arriva da fonti ucraine. Nell’incendio, che i vigili del fuoco hanno domato anche per impedire che si propagasse, non ci sarebbero né morti né feriti. Si tratta dell’ennesimo raid delle forze aeree di Putin sulle centrali elettriche: la regione di Kharkiv negli ultimi due giorni è stata colpita almeno 10 volte lasciando 200mila case senza elettricità e la rete metropolitana ferma per diverse ore. Completamente distrutta la grande centrale di Trypillia di Ukrainka, nell’oblast di Kiev.
La difesa aerea russa avrebbe invece respinto un attacco di droni nell'area di Novoshakhtinsk, nella regione di Rostov. Lo ha detto il governatore regionale Vasily Golubev.
Le riserve di armi della contraerea delle forze che fanno capo a Zelensky - come noto - sarebbero ormai ridotte a poche unità: secondo quanto riferisce il quotidiano tedesco "Bild", infatti “L’Ucraina ha esaurito i missili Patriot e Iris-T e la maggior parte delle scorte dei mezzi di difesa aerea sono esaurite o distrutte”.
Meduza, testata indipendente in esilio, mesi fa ha avviato una collaborazione con i colleghi di Mediazona e con il ricercatore sulle mortalità in eccesso Dmitry Kobak al fine di stimare, appunto, il numero di soldati morti al fronte. I calcoli, basati su registri ufficiali come quello per i casi di eredità o quello statistico federale, ma anche sugli elenchi compilati dai volontari o dagli stessi giornalisti di Mediazona e della BBC russa, nel frattempo sono stati aggiornati. Nello specifico, leggiamo proprio su Meduza, dal 24 febbraio 2022 alla fine dello scorso anno la Russia ha perso almeno 75 mila uomini. Non si tratta di una cifra esatta, ma di una stima statistica. Ovvero, del valore più probabile all'interno di una forbice, invero molto ampia, compresa fra 66 e 88 mila.
Il metodo utilizzato non consente di «vedere» le perdite russe fino a oggi. Detto ciò, immaginando che il 2024 abbia mantenuto il ritmo del quarto trimestre del 2023 – circa 3.900 soldati russi morti al mese – potremmo trovarci di fronte a 83 mila perdite sull'arco di due anni. Sebbene, nel 2023, la linea del fronte sia rimasta pressoché bloccata, il tasso di perdite fra i russi ha subito un'accelerazione significativa. Nel 2022, infatti, sono morti circa 24 mila soldati. L'anno scorso, ne sono stati uccisi quasi il doppio. Le perdite maggiori si sono verificate durante la battaglia per Bakhmut, fra gennaio e marzo 2023. Secondo i dati diffusi da Meduza, in questo periodo i russi cadevano a un ritmo di 2 mila uomini a settimana. Parliamo, in gran parte, di ex detenuti reclutati nelle prigioni e mandati in prima linea come carne da macello.
A Bakhmut, il tasso di perdite è rimasto alto. Molto alto. Superiore perfino alle perdite accusate da Mosca nei primissimi giorni dell'invasione su larga scala, quando le truppe russe avevano subito una sconfitta – etichettata come «devastante» – nel tentativo di avanzare verso Kiev. L'offensiva su Avdiivka, avviata mesi fa, ha provocato una nuova impennata in termini di morti.
Detto dei numeri, chi erano queste persone? Quanti anni avevano? Soprattutto, a chi appartenevano?
Durante i primi mesi di guerra, due anni fa, a morire erano quasi esclusivamente militari professionisti. Quindi, alla voce «deceduti» si sono affacciati anche ex prigionieri, come detto, soldati mobilitati e, ancora, mercenari, in primis quelli del Gruppo Wagner. Questi ultimi sono «scomparsi» nell'estate del 2023, in seguito al tentato golpe promosso da Yevgeny Prigozhin, anche se molti combattenti wagneriani – in realtà – sono semplicemente passati sotto il controllo diretto del Ministero della Difesa russo.
Pesante, se non pesantissimo il contributo dato in termini di morti dai mobilitati.
Il terzo «gruppo» di soldati russi uccisi più consistente dopo i militari a contratto e gli ex detenuti. Meduza ha indicato che 16 mila delle 75 mila perdite totali siano attribuibili proprio ai mobiki. Il cui tasso di perdita, dall'ottobre del 2022, dopo la mobilitazione parziale annunciata da Vladimir Putin, è rimasto stabile: circa 250 uomini uccisi in battaglia ogni settimana.
Nel complesso, la «fabbrica di morti» ha mantenuto una certa costanza negli ultimi sei mesi del 2023. Da un lato, beh, Mosca è sempre riuscita a portare nuovi soldati al fronte. Dall'altro, i russi sono morti sul campo al ritmo di 120 uomini al giorno.
E i feriti? Meduza, al riguardo, ha riferito di non avere grandi novità in merito. Anche perché la metodologia usata per tracciare i morti sul campo di battaglia non può essere applicata anche a chi, invece, si è «soltanto» ferito. Secondo un'ipotesi altamente conservativa, tuttavia, si può pensare che per ogni soldato ucciso ve ne siano da 1,7 a 2 che rimangono feriti. Il che significherebbe che la guerra in Ucraina ha prodotto qualcosa come 130 mila feriti fra le fila russe, portando quindi il totale, fra feriti e morti, a oltre 200 mila.
Il tentativo di Meduza, certamente accurato, va comunque contestualizzato. O, meglio, giova ricordare che è difficile, molto difficile – al netto del velo di mistero che circonda l'argomento – stimare con sicurezza il numero di soldati russi morti durante questi due anni di guerra.
Un aspetto, questo, che vale anche per la controparte ucraina, visto il segreto di Stato sulle perdite in vigore da entrambe le parti.
Se i numeri forniti dal quotidiano russo in esilio vi sembrano alti, a ogni modo, quelli di un rapporto declassificato dell'intelligence statunitense sono perfino superiori: si parla, infatti, di 315 mila uomini fra feriti e morti.
Quanto agli ucraini, il New York Times aveva indicato nell'agosto 2023 70 mila soldati morti e fra 100 e 120 mila feriti, in base alle stime di alcuni funzionari americani. Le stesse fonti, per contro, parlavano di 120 mila militari russi deceduti e 170-180 mila feriti.
Nell’aprile del 2021, in preparazione all’invasione su vasta scala, la Russia iniziò a radunare truppe al confine ucraino. Il loro numero era il più alto mai registrato dal 2014, quando aveva avuto inizio l’aggressione militare russa contro l’Ucraina. A metà febbraio 2022, i soldati russi in attesa presso il confine ucraino erano quasi 190.000 e, il 24 febbraio, questi avanzarono nel territorio del paese, portandosi dietro soltanto morte e distruzione.
Fin dai primi giorni della guerra su vasta scala, lo Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine ha pubblicato dei rapporti giorno per giorno sulla situazione in prima linea e sulle perdite totali del nemico nei combattimenti. Queste aumentano ogni giorno.
Al 1° settembre 2024, le perdite russe in combattimento ammontano a 616.300 soldati, secondo lo Stato Maggiore delle Forze Armate dell’Ucraina.
Durante la conferenza stampa del 25 febbraio 2024, il presidente Volodymyr Zelenskyy ha inoltre precisato che, nella guerra su vasta scala della Russia contro l’Ucraina, i russi rimasti uccisi sono complessivamente 180.000. Se si tiene anche conto di feriti e dispersi si ottiene un totale di 500.000 circa.
I servizi di intelligence occidentali ritengono che Mosca abbia perso tra morti e feriti 315mila dei 360mila soldati, l’87% del totale in servizio attivo sin dall’inizio della guerra.
Un’ecatombe che ha reso necessaria la mobilitazione di nuove reclute attingendo anche dalle carceri. La reazione ucraina supportata dagli alleati statunitensi, europei e asiatici avrebbe poi comportato danni impressionanti agli equipaggiamenti militari russi: dei 3.500 carri armati dispiegati a febbraio del 2022 ne sarebbero stati distrutti 2.200 costringendo l’esercito di Vladmir Putin ad utilizzare i vecchi T-55 e T-62.
La valutazione dell’intelligence occidentale è che la guerra in Ucraina “abbia azzerato di 15 anni” gli sforzi di Putin di ammodernare le sue forze armate.
Il documento stima che “sino a novembre 2023 Mosca avrebbe perso oltre un quarto del suo arsenale di equipaggiamenti di terra pre-invasione" e ciò avrebbe provocato “una riduzione della complessità e della portata delle operazioni offensive russe”. Allo stesso tempo gli analisti statunitensi riconoscono però che Mosca sarebbe riuscita ad adottare “misure straordinarie” per fare fronte alle perdite, un riferimento alla mobilitazione di 300mila soldati decretata a settembre dell’anno scorso. Secondo la Cia prima dell’invasione l'armata russa poteva contare su 900mila soldati in servizio attivo. Adesso il Cremlino vorrebbe arrivare ad un milione e mezzo di uomini.
La determinazione di Mosca rimane forse inalterata; gli apparati informativi alleati considerano che l’Ucraina rimane “profondamente vulnerabile” e la strategia messa in campo dalla Russia ha il chiaro obiettivo di mandare in crisi il supporto occidentale a Kiev.
Quanti sono i carri armati russi distrutti in Ucraina?
Secondo alcune fonti non meglio precisate, al 1° settembre 2024, le perdite di carri armati russi in Ucraina avrebbero raggiunto le 8.592 unità, oltre a 16.760 veicoli blindati persi. Molti di questi sono stati distrutti dai difensori ucraini (alcuni sono stati addirittura rubati dai contadini ucraini) e abbandonati sul territorio del paese mentre le truppe russe si ritiravano dalle regioni di Kiev, Kharkiv o Kherson. Il loro destino è stato quello di trasformarsi in rottami metallici.
In più di 30 mesi di guerra su vasta scala, le forze ucraine sono inoltre riuscite a distruggere 28 navi da guerra e imbarcazioni russe, tra cui la famigerata “Moskva”, l’ammiraglia della flotta russa del Mar Nero, nonché un sottomarino.
A quanto ammontano le perdite aeree russe in Ucraina?
368 aerei e 328 elicotteri russi risultano abbattuti entro il settembre 2024. Inoltre, le perdite russe in combattimento includono più di duemila missili da crociera e più di 14,5 mila velivoli a pilotaggio remoto UCAV e UAV.
L'attacco da parte di "commando" o di UCAV alle strutture di stoccaggio delle munizioni di Oktyabrsk, Tikhoretsk e Toropets in Russia
La devastazione immane delle strutture di stoccaggio delle munizioni di Oktyabrsk, Tikhoretsk e Toropets in Russia mostrano i recenti risultati delle operazioni di droni a lungo raggio dell'Ucraina.
Nuove immagini satellitari condivise sui media mostrano quanto gravemente tre siti di stoccaggio di munizioni in Russia siano stati danneggiati nei recenti attacchi di droni ucraini. Gli attacchi, contro le strutture di Toropets e Oktyabrsk a ovest di Mosca e Tikhoretsk, nel sud della Russia, hanno provocato la distruzione di decine di migliaia di tonnellate di munizioni, inclusi missili nordcoreani.
I funzionari ucraini hanno riconosciuto che Tikhoretsk e Okyabrsk sono stati attaccati il 21 settembre 2024 mentre Toropets è stato colpito il 18 settembre 2024.
Tikhoretsk si trova nella regione di Krasnodar, a circa 220 miglia dalle linee del fronte. Secondo la Casa Bianca, era una delle strutture di stoccaggio per missili balistici forniti dalla Corea del Nord.
Attacco di droni al principale deposito di munizioni di artiglieria russa nel villaggio di Kamenny, distretto di Tikhoretsky, Krasnodar Krai.
I depositi distrutti qui presumibilmente contenevano munizioni dalla Corea del Nord.
C'è stato "un drammatico aumento dell'attività in questo sito a partire dall'autunno del 2023", secondo il Center for Strategic and International Studies (CSIS). "Prima del 2023, l'impianto di stoccaggio delle munizioni di Tikhoretsk, a volte segnalato come la 719a base di munizioni di artiglieria... si occupava principalmente dello stoccaggio e della manutenzione di munizioni di artiglieria, sistemi di artiglieria e attrezzature correlate. La struttura era protetta con una recinzione di sicurezza a più strati con torri di guardia, comprendeva circa 2,6 km2 ed era servita da una linea ferroviaria dalla piccola struttura ferroviaria di Tikhon'kii (Tikhon'kiy), 3 km a nord.”
Le immagini scattate il 14 settembre e fornite da Maxar Technologies, mostrano com'era Tikhoretsk prima dell'attacco dei droni di Kiev.
Le immagini catturate il 22 settembre, un giorno dopo l'attacco, mostrano ingenti danni. Decine di strutture di stoccaggio sembrano essere distrutte o gravemente danneggiate e i segni di bruciatura coprono un'ampia fascia della struttura di 2,6 chilometri quadrati. Lo Stato Maggiore delle Forze Armate Ucraine ha confermato che c'erano più di 2.000 tonnellate di munizioni, compresi i missili nordcoreani, immagazzinati a Tikhoretsk. Inoltre, una stazione radar Podlet, che monitorava i bersagli aerei in direzione dell'arsenale, è stata colpita durante l'operazione.
A circa 750 miglia a nord-ovest di Tikhoretsk, il Servizio di Sicurezza dello Stato (SBU) ucraino ha colpito il sito di stoccaggio delle munizioni di Oktyabrsk. Situato a 300 miglia a nord del confine, Oktyabrsk ospitava il 23° Arsenale di Artiglieria. Secondo la CNN, era "presumibilmente utilizzato per immagazzinare i sistemi missilistici tattici Iskander e i sistemi missilistici tattici Tochka-U".
Un'immagine Maxar scattata il 18 settembre 2024 mostra gli edifici di stoccaggio delle munizioni prima dell’attacco. Dopo l'attacco, la maggior parte di loro sembrava aver subito ingenti danni.
Un'altra immagine di Oktyabsk scattata il 18 settembre mostra intatti i contenitori dei missili sospetti. Un'immagine scattata dopo l'attacco li mostra, insieme a tre edifici, completamente distrutti.
L'attacco del 18 settembre a Toropets ha distrutto circa 30.000 tonnellate di munizioni, secondo l'ufficiale dell'intelligence estone Ants Kiviselg. Toropets si trova a circa 230 miglia a ovest di Mosca e a circa 300 miglia a nord dell'Ucraina. Un mostra i primi momenti di quell'attacco.
Un'immagine satellitare Maxar scattata il 7 settembre mostrava dozzine di edifici di stoccaggio di munizioni a Toropets, tutti intatti. Un'immagine sulla stessa area scattata il 22 settembre mostra che la stragrande maggioranza di quelle strutture sono state distrutte o gravemente danneggiate. Una vista più ravvicinata mostra un enorme cratere e alberi abbattuti. Le esplosioni sono state così potenti che nella regione di Tver è stato segnalato un terremoto di magnitudo leggero, registrandosi a 2,8 sulla scala Richter.
Maxar ha anche catturato un'immagine satellitare di vagoni ferroviari e di una gru che scaricava materiale a Toropets il 7 settembre 2024. Un'immagine satellitare scattata dopo l'attacco mostra che la gru, molti dei vagoni ferroviari e i materiali sono stati annientati.
Questi attacchi si sono verificati su alcune delle più grandi strutture di stoccaggio di munizioni della Russia. Resta da vedere quanto questo danneggerà la sua "Operazione Militare Speciale", ma mostrano che gli attacchi con droni a lungo raggio dell'Ucraina continuano a contribuire a compensare i vantaggi della Russia nella quantità di truppe e materiale bellico che hanno.
Gli attacchi all'area di stoccaggio delle munizioni sono arrivati anche prima della visita del presidente ucraino Voldoymry Zelensky negli Stati Uniti, dove ha detto che presenterà il suo piano di vittoria al presidente Joe Biden e ai candidati Kamala Harris e Donald Trump.
Tra le altre cose, si dice che il piano includa un altro appello per gli Stati Uniti per porre fine alle restrizioni sull'uso di armi donate in profondità in Russia.
Se ciò non accade, l'Ucraina dovrà continuare a fare affidamento sulle sue armi autoprodotte per colpire obiettivi strategici. Ma mentre i droni più piccoli si basano su un attento targeting per innescare una reazione a catena di esplosioni secondarie, i missili che gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno fornito possono perforare anche aree di stoccaggio altamente indurite, rendendo molto più facile la distruzione dei siti di stoccaggio delle munizioni.
Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero,
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà:
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai!
Nulla di più errato.
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti
sono i primi assertori della "PACE".
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori:
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace,
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non,
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Violenza e terrorismo sono il risultato
della mancanza di giustizia tra i popoli.
Per cui l'uomo di pace
si impegna a combattere tutto ciò
che crea disuguaglianze, divisioni e ingiustizie.
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…
Come i giusti dell’Apocalisse scruto i cieli e sfido l’Altissimo:
fino a quando, Signore? Quando farai giustizia?
Dischiudi i sette sigilli che impediscono di penetrare il Libro della Vita
e manda un Angelo a rivelare i progetti eterni,
a introdurci nella tua pazienza, a istruirci col saggio Qoelet:
“””Vanità delle vanità: tutto è vanità”””.
Tutto…tranne l’amare.
(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, CorrieredelTicino, Avvenire, IlGiornale, TheDrive, Wikipedia, You Tube)