sabato 6 luglio 2019

La Walther P38 è una pistola prodotta inizialmente nella Germania nazista a partire dal 1938.


La Walther P38 è una pistola prodotta inizialmente nella Germania nazista a partire dal 1938.




Storia

L'arma nacque dallo sviluppo della AP (Armee Pistole) e HP (Heeres Pistole). L'anno stesso la pistola venne adottata dall'esercito tedesco col nome di P38 (da "Pistole 1938", distribuita però solo dal 1940) e dal 1939divenne anche la pistola d'ordinanza dell'esercito svedese con la sigla M39. Venne anche proposta sul mercato civile, dalla Walther, come modello "P.38" (con il "punto" tra lettera e numero per aggirare il divieto di vendita di armi con denominazione militare). Erano, ad esempio, P.38 civili le armi corte acquistate in piccolo numero dalla RSI.
Nell'immediato dopoguerra venne prodotta anche in Francia dalla Manurhin (per la Gendarmeria) e, dal 1957 con l'entrata della RFT nella Nato, venne riproposta come P1 ma con fusto in lega d'alluminio e carrello in acciaio, destinata alla Bundeswehr e alla Bundespolizei. Parallelamente riprese la produzione per il mercato civile delle P.38 con fusto in acciaio, brunite e meglio rifinite dei modelli militari, spesso dotate di guancette in legno, nei due calibri 9 mm para e 7,65 mm para.
La P1 militare (fosfatata e non brunita) venne infine rimodernata nei primi anni '70 con l'introduzione di un tassello di acciaio nel fusto, su cui lavorava il chiavistello oscillante, e con nuove mire dotate di riferimenti bianchi per il tiro in condizioni di luce scarsa.
La P38 nasce in calibro 9mm Parabellum, ma è stata prodotta fino al 1978 anche in calibro 7,65 × 21 mm Parabellum ed in piccole serie in cal. .38 Super, .45 ACP e .22 Long Rifle. In Italia è facile trovare P38 modificate nel secondo dopoguerra in calibro 9 × 21 mm IMI, in quanto, salvo eccezioni, le armi corte in calibro 9 × 19 parabellum, sono vietate ai civili.




Tecnica

La P38 può essere descritta come una pistola semiautomatica con chiusura geometrica a blocco oscillante, scatto ad azione singola/azione doppia, cane esterno, mire fisse e carrello aperto. Prima di descrivere la tecnica di questa arma è necessario premettere che il progetto della P38/P1 fu a suo tempo molto avanzato, in un momento storico in cui le più avanzate pistole erano ancora in sola singola azione e non presentavano una sicura inerziale al percussore. La P38/P1 ha introdotto soluzioni oggi considerate, dai più, necessarie su di una moderna pistola destinata all'adozione militare.
La chiusura dell'arma è di tipo stabile/geometrico, necessariamente non labile visti i mediamente potenti calibri impiegati (a parte il più debole .22 LR). Questa chiusura è detta "a blocco oscillante" (brevetto Walther). Nella fattispecie, sotto la canna è posto un blocco macchinato di forma complessa, dotato di due alette o "tenoni" laterali; questi creano il vincolo con il carrello, sistemandosi, in fase di chiusura, in due recessi ricavati nello stesso. Durante la fase di sparo, carrello e canna rinculano solidalmente per circa 8 mm, dopo i quali un pistoncino imperniato sotto la canna e con una punta a profilo parabolico intercetta il fusto e va a premere, dall'altro lato, contro un piano a profilo iperbolico ricavato mediante fresatura all'interno del blocco stesso; questa azione determina il basculamento della parte posteriore del blocchetto, con l'uscita dei due tenoni dalle sedi, svincolando la canna e lasciando che il carrello proceda nella sua corsa retrograda. La presenza di due piani inclinati, uno ricavato sul blocco oscillante e uno sul fusto, riporta poi il sistema alla sua posizione iniziale nel momento in cui la canna ritorna in chiusura spinta dall'azione delle due molle di recupero. Questo tipo di chiusura gode tuttora di un grande successo, essendo stata riproposta, ad esempio, sulle Beretta serie 92/96/98.
Il carrello è in acciaio macchinato dal pieno; è di tipo aperto e quindi presenta un'area utile all'espulsione dei bossoli estesissima (riducendo così i rischi di un inceppamento derivante dallo svolgimento di questa operazione). In esso è contenuto l'intero sistema delle sicure e sul lato sinistro si trova il comando della sicura manuale; nell'otturatore è inoltre posizionato il percussore, con relativa molla, che è di tipo flottante. Nella parte inferiore del carrello sono ricavate le guide in negativo per l'innesto sul fusto, il quale porta sulle guide stesse le due molle di recupero, una per lato con i relativi guidamolla. Il cielo del carrello, aperto, viene chiuso mediante un elemento in acciaio stampato dotato di appendici elastiche, che reca anche la tacca di mira. All'interno di esso si trova anche l'avvisatore di cartuccia in canna, costituito da un lungo piolo caricato a molla che va ad appoggiarsi, ad arma in chiusura, sul fondello della cartuccia eventualmente camerata e, sporgendo quindi di un paio di mm dalla porzione di carrello situata tra la tacca e il cane abbattuto, permette all'operatore di accertarsi sia visivamente che in maniera tattile (ad esempio al buio) della presenza di un colpo in canna pronto per essere esploso.
Sulla sinistra è montato il tozzo e massiccio estrattore, e sullo stesso lato è presente la leva della sicurezza manuale, che assolve a due importanti funzioni. Ruotando la leva verso il basso si provoca la rotazione del barilotto interno, a lei solidale, che mentre con una propria appendice intercetta il percussore (e ne assorbe dunque la caduta), dall'altro lato mediante una porzione di circonferenza preme su di una levetta sporgente dalla parte superiore del fusto provocando la caduta del cane, il quale si appoggia quindi sul percussore stesso senza causare la partenza del colpo. In ultimo la sicura, spostando leggermente in basso la barra di trazione presente sulla parte destra del fusto, disconnette la catena di scatto. È così possibile disarmare la pistola in totale sicurezza, ed essere al contempo successivamente pronti al fuoco in doppia azione (una volta tolta la sicura) mediante una semplice pressione sul grilletto, che provocherà il sollevamento del cane e il suo successivo abbattimento.
Il fusto è in acciaio macchinato dal pieno (su di alcuni esemplari bellici esso è in lamierone d'acciaio stampato) per le P38 prebelliche o belliche; dopo la seconda guerra mondiale, invece, per alleggerire l'arma estrinsecando le potenzialità in questo senso del suo design, venne adottato un fusto in lega di alluminio per utilizzi aeronautici (duralluminio/avional, lega del gruppo 2000 ad alta resistenza e bassa densità). Un ulteriore miglioramento fu l'introduzione di un traversino esagonale di scarico delle forze nel fusto, onde evitare la formazione di rotture nel fusto di lega leggera in seguito all'interazione tra questo e il blocco oscillante in acciaio. Il fusto contiene anche il traversino rotante per lo smontaggio con relativo comando; oltre a ciò in esso si trovano l'intero gruppo di scatto, l'espulsore e la leva dell'hold open.




Durante il periodo bellico, stante la pressante richiesta da parte delle forze armate tedesche, essa venne prodotta anche da molte altre ditte, quali la Mauser, la Česká Zbrojovka (poi Böhmische Waffenfabrik AG) e la Spreewerk di Spandau. Ad ogni ditta, per motivi di segretezza, fu assegnato un codice in lettere da incidere sull'arma al posto del nome in chiaro. Per esempio le tre ditte citate ebbero codice byf, fnh, cyq rispettivamente. Esiste anche una variante a canna corta da 70 mm, denominata P38K (Kurz-Pistole 38).




Utilizzatori
  •  Austria
  •  Ciad: variante P1.
  •  Cile: Esercito cileno.
  •  Finlandia: Caschi blu, variante P1.
  •  Francia: sostituita negli anni '50.
  •  Germania: variante P1.
  •  Libano
  •  Macedonia del Nord: variante P1.
  •  Mozambico
  •  Germania nazista
  •  Norvegia:
  •  Pakistan
  •  Portogallo: Esercito portoghese.
  •  Germania Ovest
  •  Repubblica Sociale Italiana : variante HP.
  •  Croazia Ustascia : variante HP
  •  Svezia: variante HP (denominata M/39)

La P.38 come simbolo degli anni di piombo

Negli anni settanta la P38 era un'arma talvolta usata dai gruppi armati extraparlamentari, che soprattutto all'inizio si procurarono le armi grazie a cessioni di vecchi depositi partigiani (i partigiani a loro volte le avevano sottratte o sequestrate ai militari tedeschi, spesso dopo la sconfitta quando i membri della Wehrmacht e delle Waffen-SS dovettero cedere le armi), e l'arma era così entrata nell'immaginario collettivo divenendo un'icona degli anni di piombo. Ad onor del vero la sua presenza tra le file dei movimenti sovversivi era sopravvalutata, in quanto i gruppi armati si procuravano le armi soprattutto mediante furti o rapine, attingendo al mercato "civile", ed in quegli anni in Italia un comune calibro detenibile da un privato dotato di licenza era il 7,65 mm (Browning o parabellum); per cui le armi utilizzate durante quegli anni erano perlopiù in questo calibro, o in calibro .22, oppure appunto si trattava di revolvers nel diffuso ".38 special", che alimentava l'equivoco. Fondamentale era infatti la possibilità di reperire munizionamento, e com'è noto il calibro 9 mm para era allora vietato in Italia; la celebre pistola mitragliatrice "Vz 61 Skorpion" cecoslovacca (utilizzata anche per l'assassinio dell'On. Aldo Moro) era ad esempio proprio in calibro 7,65 × 17 mm Browning. Spesso dunque negli articoli di cronaca e di costume, a partire da quegli anni, tutte le armi in calibro .38 vengono definite (equivocando) "P38" o "P38 special": invece ovviamente la P38 è in calibro 9 mm parabellum. La differenza è sostanziale: nel caso della P38 il numero è riferito alla data di adozione (1938), invece, la dizione "calibro .38" è da intendersi riferita a un calibro nominale indicato in centesimi di pollice (.38 Special), secondo l'uso anglosassone, in questo caso per arma a tamburo. Anche la famosa e controversa copertina del settimanale Der Spiegel che raffigurava un revolver posato su un piatto di spaghetti è ricordata come "quella della P38".
Celeberrima è rimasta la fotografia dell'autonomo Giuseppe Memeo (poi terrorista dei Proletari Armati per il Comunismo) che, durante una manifestazione, punta con entrambe le braccia tese un'arma contro la polizia: creduta per anni una P38, si tratta in realtà di una comune Beretta calibro .22, con la canna lunga e non silenziata. Le pistole a canna lunga, specie le diffusissime Beretta (in uso anche tra le forze di polizia, sia quelle a canna corta che lunga), furono quindi accomunate a livello popolare con le P.38, vista la somiglianza nell'aspetto.

(Web, Google, Wikipedia, You Tube)



























venerdì 5 luglio 2019

LTV V-1600 - 1601 - 1602 concept, l’F-16 imbarcato che non fu!



La maggior parte degli appassionati di aviazione conoscono la storia di come il General Dynamics YF-16 fu scelto dall'Air Force in competizione con il Northrop YF-17.

Entrando in produzione, l'F-16 è diventò la spina dorsale con l'U.S. Air Force e con più di due dozzine di altre armi aeree. 



Molti sanno anche che lo YF-17 fu sviluppato ed estremamente aggiornato e potenziato per diventare l'F/A-18 dell’US NAVY. 



Non molti, però, conoscono la storia di come la Marina statunitense ha dovuto combattere per acquisire lo sviluppo di un velivolo che l'Aeronautica Militare aveva rifiutato.
Dopo che l'F-16 si aggiudicò la competizione del concorso ACF, l'Ufficio del Segretario della Difesa (OSD) si adoperò affinché la Marina adottasse anche l'F-16, presumibilmente per economie di scala, insieme ai benefici che un velivolo comune avrebbe comportato sia per la manutenzione che per l'addestramento.
È difficile credere che l'F-16 abbia ormai più di 40 anni. Quando fu introdotto per la prima volta il Fighting Falcon, più comunemente conosciuto come Viper, fu una vera rivelazione. 
Con caratteristiche come il joystick laterale, il sedile inclinato di 30 gradi per compensare le forze g, la stabilità negativa e i comandi fly-by-wire computerizzati quadruplex: fece di colpo apparire tutto il resto antiquato. 
Per quanto avanzata, tuttavia, la filosofia che sta alla base di tutto ciò è fornita dalle prestazioni grezze piuttosto che all'alta tecnologia. Per i suoi creatori, l'F-16 fu concepito esclusivamente come un combattente diurno senza fronzoli per il combattimento aria-aria. 
A volte conosciuto come "Lightweight Fighter Mafia", era determinato a mantenere un basso peso, numeri alti e prestazioni elevate, evitando tutto ciò che si riteneva superfluo, che fu chiamata "placcatura in oro". 
La placcatura in oro, a loro parere, comprendeva cose come un radar, la capacità di attacco a terra, contromisure elettroniche e missili a guida radar.
Lo YF-16 vinse successivamente il suo "fly-off" con lo YF-17 nel programma Lightweight Fighter Program (LWF), poi ribattezzato Air Combat Fighter (ACF), e fu approvato per la produzione dal Segretario della Difesa James Schlesinger nel settembre 1974. Quando la produzione dell'F-16A iniziò, le teste fredde avevano prevalso, ed aveva un radar AN/APG-66 e qualche capacità di attacco a terra. D'altra parte, poteva ancora lanciare solo missili a guida IR Sidewinder e non aveva una capacità che andava oltre la portata visiva (BVR).
Dopo che l'F-16 ebbe vinto la competizione ACF, l'Ufficio del Segretario della Difesa (OSD) si adoperò affinché la US NAVY adottasse anche l'F-16, presumibilmente per economie di scala insieme ai benefici che un aereo comune avrebbe avuto sia per la manutenzione che per l'addestramento. 
Il Congresso aveva già, nell'agosto 1974, indirizzato la Marina a rivolgersi ai concorrenti del programma LWF/ACF per il suo nuovo programma Navy Air Combat Fighter (NACF), che aveva sostituito il programma VFAX della Marina, iniziato diversi mesi prima, nell'aprile 1974, per sostituire i velivoli imbarcati F-4, A-4 e A-7. 
La Marina voleva però più F-14, o almeno qualcosa di abbastanza grande da poter trasportare i missili Phoenix, ma fu costretta a scegliere un caccia leggero o quasi. 

Sia la General Dynamics che la Northrop avanzarono proposte per versioni navalizzate dei loro caccia, GD in collaborazione con Ling Temco Vought (LTV) e Northrop con McDonnell Douglas.

Apportare le modifiche necessarie per consentire all'F-16 di operare in mare significava che il V-1600 doveva avere un'apertura alare maggiore  e molto più lungo di un F-16A. 
Le modifiche strutturali e di altro tipo appesantirono il peso a vuoto dell'aereo, e aumentarono il peso massimo al decollo sugli F-16A: da 35.400 a 44.421 libbre.

La LTV presentò tre proposte derivate dall’F-16 -I V-1600:
  • il V-1600, 
  • il V-1601 
  • e il V-1602, 

ognuno dei tre con un motore diverso (Pratt & Whitney F401, Pratt & Whitney F100 e General Electric F101, rispettivamente). 
Queste varianti dell’ F-16, tuttavia, erano varianti simili al modo in cui il Super Hornet è una variante del "Classico" Hornet.

Il V-1600 era un aereo complessivamente più grande dell'F-16A, più lungo di circa un metro, con una fusoliera tesa in avanti e a poppa dell'ala. 

La lunghezza era di 52 ft. 4 in. totale, con un'apertura alare aumentata di oltre due piedi fino a 33 ft. 3 in. Le ali furono aumentate anche in corda, con flap più grandi, crescendo fino a 369 piedi quadrati di superficie. 
Allo stesso modo, la coda orizzontale era più larga, con un'area maggiore, e mancava anche l'anedro degli stabilizzatori dell'F-16. La fusoliera anteriore fu appiattita e allargata, i suoi contorni cambiati, e fu inserita una sonda di rifornimento retrattile sul lato destro. È interessante notare che la calotta fu ruotata in avanti come con l'F-35. 
Il carrello di atterraggio fu notevolmente rinforzato, aggiungendo una disposizione a doppio nasello con barra di catapulta e, naturalmente, un gancio di arresto. Le parti principali della struttura dell'aereo furono tutte rinforzate. 
Fu aggiunto un radar a impulsi-doppler per una portata visiva superiore, i missili Sparrow AIM-7 montati su piloni sotto le ali interne.  Anche i sidewinder dovevano essere montati sotto le ali, su piloni più lontani fuori bordo. 
Apportare le modifiche necessarie per permettere all'F-16 di operare in mare significava che il V-1600 doveva avere un'apertura alare maggiore di tre piedi e avrebbe dovuto essere tre piedi più lungo di un F-16A. Le modifiche strutturali e di altro tipo aggiunsero quasi 3.000 libbre al peso a vuoto dell'aereo, ed aumentarono il peso massimo al decollo sugli F-16A di 10.000 libbre, da 35.400 a 44.421 libbre.

Il V-1601 aveva una maggiore comunanza con l'F-16. Era alimentato dall'F100, aveva una fusoliera anteriore più lunga di 30,5 pollici e una spina della fusoliera da 16 pollici aggiunta dietro l'ala, che secondo i progetti segreti americani di Tony Buttler, fu aumentata solo leggermente sopra l'area dell'ala dell'F-16A di 300 sq.ft., fino a 312 sq.ft. L'area di coda verticale ed orizzontale era la stessa del V-1600, ma la capacità di carburante era stata ridotta. Doveva avere una capacità radar più austera di quella del V-1600, ma mantenere sotto l'ala missili SPARROW e i missili Sidewinder.

Il concetto del V-1602 per un F-16 navalizzato

In questa versione, i piloni Sidewinder erano stati spostati all'interno per fare spazio al meccanismo di piegamento dell'ala ridisegnata e ridimensionata. Il V-1602 aveva ancora meno punti in comune con l'F-16 rispetto alle altre proposte LTV. 
Con il più pesante motore GE F101, il V-1602 aveva anche un'ala riprogettata e riconfigurata, e la fusoliera fu allargata dietro l'ala alla stessa larghezza del bordo d'attacco che la precedeva. L'area dell'ala era di 399 piedi quadrati, con una campata di 38 piedi 11 in. e l'aereo era di 53 piedi 11 in. lunghezza totale.

(Web, Google, Wikipedia, You Tube)













giovedì 4 luglio 2019

Il LEOPARD 2 aggiornato con il sistema Trophy APS della Rafael


La Germania ha scelto la società israeliana Rafael, produttrice del sistema APS di difesa attiva per l'aggiornamento operativo  dei carri LEOPARD 2 EVO. 




Il sistema Trophy Active Protection Systems (APS) aumenterà considerevolmente la protezione della forza di reazione rapida che la Germania intende schierare come parte della Very High Readiness Joint Task Force (VJTF) della NATO. 
I funzionari tedeschi hanno confermato di recente la notizia al forum internazionale dei veicoli corazzati tenutasi a Londra.
L'unità dovrebbe ricevere i sistemi Trophy nel 2022 e dovrà entrare a far parte del VJTF nel 2023. 




La Bundeswehr gestisce attualmente 328 carri armati Leopard II di tre tipi: 2A6, 2A6M e 2A7, che sono in fase di aggiornamento. 
La Bundeswehr non ha ancora designato l’unità né il tipo di carro Leopard II che dovrà ricevere il sistema APS TROPHY in quanto deve ancora essere determinato.
Alla data odierna il sistema di difesa attiva deve ancora essere integrato con il carro armato Leopard II. 



In precedenza, alcuni anni fa erano stati effettuati lavori sui carri armati Leopard II. 
La Bundeswehr ha una notevole esperienza con vari sistemi di difesa attiva poiché in passato sono stati ampiamente valutati per l’eventuale integrazione con l’Mbt Leopard II. 
La Bundeswehr ha esaminato anche l'ADS sviluppato localmente dalla Rheinmetall, ma ha determinato che non è ancora abbastanza maturo per un prossimo e vicino impiego operativo. 
I carri armati Leopard2 sono stati utilizzati in combattimento in Aghanistan ed in Siria, dove hanno subito pesanti perdite a causa dei missili guidati anticarro, una sfida che ha portato l'esercito turco ad affrettare l’acquisto di un APS per proteggere adeguatamente gli equipaggi del carro.
Il sistema Trophy APS è già stato selezionato per equipaggiare quattro brigate di carri armati Abrams dell’US ARMY M-1A2 SEP2, almeno due dei quali sono destinati a schierarsi in Europa. 



L'esercito olandese prevede che l'APS sia una priorità ed ha incaricato la BAE Systems di integrare il sistema Iron Fist Light Compact (IF-LC) sul suo CV9035NL.

Secondo il programma previsto, le prove iniziali del Trophy sul Leopard II dovrebbero iniziare quest'anno con l'integrazione e i test da completare entro il 2021, mettendo in campo 17 MBT (un plotone di 13 più quattro di ricambio) per equipaggiare l’unità selezionata entro il 2022. 

L'unità si addestrerà e si qualificherà per operare con il sistema nel 2022, diventando così pronta per l'impiego del VJTF nel 2023. In questa fase l'approvvigionamento è limitato ai 17 sistemi e non impegna la Bundeswehr in una futura selezione per  l’APS.
La dimensione della brigata VJTF fa parte di una forza di risposta (NRF) della NATO (North Atlantic Treaty Organization (NATO), forte di 40.000 uomini. La VJTF è stata costituita per rispondere meglio al cambiamento dell'ambiente di sicurezza a est e a sud dei confini dell'Alleanza. 
La forza comprende un piccolo elemento di combattimento, un elemento di comando e controllo (C2) e un quartier generale della Joint Task Force. Combina inoltre un primo gruppo di forze di proseguimento comprendente altre forze ad alta prontezza che possono schierarsi rapidamente dopo il VJTF, in risposta a una crisi. Il VJTF sarà in grado di dispiegare in due o sette giorni, per affrontare minacce eventuali contro la sovranità dei membri dell’alleanza atlantica.

Una brigata multinazionale di circa 8.000 uomini forma la VJTF. L'anno scorso, la brigata principale è stata fornita dall'Italia. Nel 2019 la Germania ha assunto il comando della VJTF con la nona brigata “Panzerlehrbrigade”, parte della prima divisione Panzer (formazione multinazionale tedesca e olandese). Si prevede che la Germania apporterà più forze nel 2023.

Tra i partner di questa rotazione ci sono anche i Paesi Bassi e la Norvegia, che forniranno capacità come l'aviazione e la fanteria meccanizzata, mentre Francia, Belgio, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Lettonia e Lituania forniranno truppe. 

L'NRF per quest'anno è stato dispiegata durante l'Esercitazione “Trident Juncture 18”, che ha dimostrato principalmente la capacità della NATO di posizionare rapidamente personale e mezzi corazzati in tutta Europa.

(Web, Google, Wikipedia, You Tube)