mercoledì 1 aprile 2020

OTOMAT, l'evoluzione della specie: dallo stealth "ULISSE" al “nuovo anti-nave - land attack "Teseo Mk2 Evolved"



Il “nuovo missile Teseo Mk2/E Evolved, ha principalmente la finalità di salvaguardare la capacità missilistica superficie-superficie della Marina Militare, attraverso un piano di sviluppo, qualifica, industrializzazione, produzione e sostegno decennale del Teseo Mk2/E Evolved”.  Al progetto del nuovo missile si sommerà la definitiva risoluzione delle obsolescenze della versione Mk2/A attualmente in servizio.


Tale fase è finanziata con 150 milioni di euro distribuiti in 8 anni a partire dal 2018. Si tratta di un’evoluzione dell’attuale sistema Otomat/Teseo Mk2/A, con portata significativamente maggiorata ed avanzate capacità operative che, oltre a consentire il rimpiazzo progressivo dell’attuale sistema missilistico, consentirà ad MBDA Italia ed alla Difesa di mantenere capacità strategiche da mettere sul tavolo di prossimi e futuri programmi europei o multinazionali.
La Difesa italiana ha di recente stanziato i fondi indispensabili per sviluppare ed acquisire il missile navale di lungo raggio subsonico Teseo MK2 Evolved di Mbda. Il nuovo missili anti-nave e contro-costa è una evoluzione del missile Otomat MK2 Block IV. 
Il programma di sviluppo incontra i requisiti delle Forze Armate in operazioni costiere e in acque ostili. 
La nuova versione del missile, che la società partecipata al 25% da Leonardo aveva inserito tra le priorità per il 2018, condivide svariati elementi con un altro programma chiave di Mbda, l’antinave Marte ER, di cui la Marina del Qatar è il cliente di lancio; l’aeronautica del Paese del Golfo lo utilizzerà a bordo dei suoi elicotteri NH90 in versione NFH, da poco acquisiti.
Il Teseo MK2 Evo rappresenta una necessità per sostenere le capacità operative della Marina Italiana e l’avvio del suo sviluppo in sinergia con il Marte Extended Range permetterà di “evitare duplicazioni di costo”.

A differenziarlo dalla versione precedente: 
  • range esteso ad oltre 500 Km, 
  • struttura, 
  • propulsione Williams in sostituzione del turbogetto TR-281 ARBIZON III, 
  • seeker AESA Leonardo, 
  • sistema di guida e controllo. 
Il missile equipaggerà i nuovi pattugliatori polivalenti d’altura in allestimento per la Marina militare italiana, che già dispongono dei lanciatori. Le consegne sono previste tra il 2022 e il 2023.

Il Teseo MK2A/Otomat è stato esibito a Doha all’ultima edizione del salone Dimdex, integrato a bordo della FREMM della Marina “Margottini”, assieme al sistema anti aereo SAAM-ESD (Surface Anti-Air Missile – Extended Self Defence), basato sul missile Aster.
Le versioni dei P.P.A. Light+ e Full, potranno vantare un impianto missilistico di ultima generazione VLS Sylver per il lancio di 16 missili Aster 15, Aster 30 e Aster 30 B1NT. 

Tutte le versioni avranno la predisposizione per un sistema di 4 lanciatori binati per il lancio di 8 missili anti-nave e land attack OTOMAT TESEO Mk-2 Evolved. 

La Marina Militare ha chiesto per il nuovo missile antinave pesante MBDA TESEO MK/2E (TESEO "EVO") anche una capacità land attack strategica per l'attacco di bersagli a terra (capacità, quest’ultima, al momento posseduta solo dall’Aeronautica Militare con il missile STORM SHADOW). 
A tal proposito si sta valutando la possibilità di dotare il missile – attualmente allo studio ed il cui contratto di sviluppo potrebbe essere firmato entro l'anno – di una nuova "testa" terminale con seeker duale RF (Radio Frequency) e, presumibilmente, data la necessità appunto di attaccare pure bersagli a terra, IIR (Imaging IR). 
Rispetto al predecessore Otomat/Teseo, il TESEO EVO" avrà anche una portata estesa ad oltre 500 Km. 
La vecchia versione dell’Otomat iniziò ad essere progettata nel lontano 1967, ai tempi della Guerra dei Sei giorni tra Israele ed i Paesi Arabi. 

Era di fatto un missile a lungo raggio antinave, paritetico Italia-Francia, inizialmente sviluppato dal consorzio Oto Melara-Matra (da cui il nome Otomat) successivamente confluito nel gruppo MBDA, società partecipata di Leonardo. Il missile è stato largamente impiegato dalla Marina Militare Italiana.
La caratteristica principale del missile, la lunga gittata, è ottenuta con un motore francese a turbina Microturbo, che consente una gittata di oltre 180 km con una testata da 210 kg, per un peso totale di circa 800 kg. Si tratta di un missile molto potente, ma non adatto per aerei o sottomarini.
Il missile cominciò ad essere progettato attorno al 1967, e ben presto, per quest'arma nacque un accordo internazionale tra OTO-Melara e Matra, che diede al missile il nome definitivo: OTOMAT, in quanto si trattava di una collaborazione paritetica. Il missile venne sperimentato tra il 1971 e il 1972, con il primo lancio di un missile completo già il 28 febbraio. Lo sviluppo, iniziato ufficialmente nel 1969 terminò nel 1974. A quel punto il missile era pronto per la produzione in serie e i primi missili, designati OTOMAT Mk 1 vennero messi in servizio nel 1976. Per metterli in servizio con una classe di navi adatta la MMI dovette attendere almeno un altro anno, con l'arrivo delle Lupo. L'evoluzione non si era però arrestata in quanto venne ben presto sviluppato un missile più moderno, dato il grande sviluppo della microelettronica in quegli anni, con il passaggio allo stato solido dei circuiti.
Il tipo Mk I era un missile con ridotte capacità, ma costituiva una valida base per ulteriori perfezionamenti. La gittata era di 60 km e non poteva essere controllato dopo il lancio, pertanto le sue capacità di ingaggio oltre l'orizzonte non potevano essere aiutate da update con operatori esterni. Nondimeno, offriva una gittata maggiore dell'Exocet e una testata da 210 kg. Ma l'Exocet, pur non essendo meno pesante era più compatto e soprattutto, interamente francese, così divenne il sistema per la Marine Nationale, mentre il binazionale franco-italiano OTOMAT venne prodotto in entrambi i Paesi per la MM e l'export. Che l'OTOMAT fosse capace di superare, principalmente per il tipo di motore, l'Exocet sarebbe ben presto stato dimostrato con il successivo sviluppo.
La nuova arma, la Mk 2 venne sviluppata a partire dal 1973 e il primo lancio venne eseguito nel 1974. Lo sviluppo arrivò al compimento nel 1976, in linea con l'entrata in servizio del modello 1, ma il primo lancio oltre l'orizzonte, probabilmente dal poligono sardo di Salto di Quirra, avvenne solo nel 1978. Ben presto anche quest'arma arrivò in servizio con la MM, ma inizialmente non fu offerta all'export.
Tecnicamente, il missile si presentava come un'arma di grosse dimensioni, non tanto per la lunghezza, ma per la larghezza dovuta ad una fusoliera larga 40 cm dotata di due impulsori a razzo laterali ROXEL e un turbogetto TR-281 ARBIZON III, 400 kg/s che offre una spinta circa il 50% maggiore che nel caso del similare Harpoon. 
La testata, 210 kg è appena davanti alla sezione motore che comprende un totale di 90 litri, sufficienti per almeno 10 minuti di autonomia. 
La testa di ricerca è ancora avanti e comprende un radar di ricerca autonomo, ospitato dietro un muso in materiale dielettrico. In definitiva, lo schema della fusoliera, realizzata in lega leggera di alluminio verte quindi, da prua a poppa, nelle sezioni: guida, elettronica, testata, carburante, motore. Le superfici di controllo sono quattro grosse ali stabilizzatrici al centro fusoliera e quattro alette mobili alla sua estremità posteriore.
La sequenza di lancio e funzionamento è eseguita nel seguente modo: acquisiti dai sensori della nave i dati relativi al bersaglio, questi vengono comunicati al missile tramite il sistema di controllo del lancio, il contenitore lanciatore in vetroresina, di forma caratteristica e piuttosto grande e squadrata, pesante circa 1700 kg, apre la propria sezione frontale e viene lanciato il missile che non richiede alla nave di cambiare rotta: è infatti capace di cambiare rotta esso stesso per un massimo di almeno 200 gradi. Lasciata la nave sotto la spinta dei due ROXEL, capaci di 6 t di spinta per circa 5 secondi, il missile accelera a circa 1000–1100 km/h con il turbogetto seguendo la rotta programmata secondo i dati precedentemente ricevuti mentre il radar altimetro di bordo controlla la quota portandola da 200 a 20 metri (non è chiaro quando la transizione ha luogo). Giunto a circa metà gittata, sempre che sia previsto, viene aggiornato da un elicottero con il data-link, dopodiché, in avvicinamento all'obiettivo, aziona il radar e colpisce a volo radente, con una testata che contiene 65 kg di ECTOTAL e un involucro semiperforante che, grazie alla velocità di circa 1100 km/h raggiungibile con il missile progressivamente alleggerito dal carico di carburante, sfonda fino a 90 mm di acciaio e tende a deviare l'esplosione verso il basso, colpendo quindi la nave anche sotto la linea di galleggiamento e rendendo ulteriormente pericoloso questo missile perché non si limita a mettere fuori uso la nave ma, con il carburante in eccesso, spesso la incendia e comunque tende a danneggiarne anche la carena. La testata può causare uno squarcio anche di 6 metri di larghezza.
La guida a mezza corsa è un plus del missile, con la possibilità di attaccare bersagli navali oltre l'orizzonte. In genere la gittata massima per missili capaci di eseguire lanci sull'orizzonte è di circa 40 km, come nel caso dell'MM.40 Exocet. La gittata con lanci oltre l'orizzonte che si può sviluppare praticamente arriva sui 100 km con i missili Harpoon ma, per distanze superiori, vi è la necessità o di costosi missili supersonici, oppure di missili con un sistema di aggiornamento-datalink. L'operazione di correzione di mezza corsa è però delicata. L'elicottero AB212 ASW dotato di apposito datalink TG-2, deve scoprire la nave e aspettare poi il missile che deve passargli sotto per ricevere i segnali. Questo, ovviamente, con distanze pratiche di scoperta dell'ordine dei 40–50 km se l'elicottero vola a bassa quota, può essere molto pericoloso se il nemico ha velivoli da intercettazione o anche altri elicotteri, poiché un Lynx o un Dauphin è assai più veloce e maneggevole di un AB-212ASW e lo spostamento dell'elicottero, anche solo di alcune centinaia di metri, può portare al mancato aggancio. Inoltre può essere ingaggiato un solo bersaglio per volta, anche se con più missili.
Un sistema di questo tipo, il TESEO, è installato sulle navi italiane. Per le navi Saudite vi è invece l'ERATO. Qui è la nave che riceve i dati e li ritrasmette ai missili, cosicché il rendez-vous con l'elicottero non è più necessario. Ma i missili devono sollevarsi fino a 900 m di quota per ricevere i dati, compromettendo teoricamente la furtività della manovra d'attacco. Tuttavia, gli elicotteri che restano in vicinanza di una nave per minuti non sono meno evidenti e la traccia radar di un missile è tale che difficilmente possa essere avvistato da oltre 50 km. Il sistema ERATO può controllare fino a 16 missili su 10 bersagli, il che consente di controllare simultaneamente tutti i missili di due navi attaccando navi di una intera formazione.
Il turbogetto francese era la chiave di questo missile, in termini di forza: consente la realizzazione di una gittata molto maggiore di quanto possibile con un motore a razzo di analoga massa, anche se costa di più ed è più complesso.
La prima versione dell’OTOMAT non fu sviluppata per lanci da sottomarini e aerei, ma per navi e batterie costiere.
Gli sviluppi sono stati parecchi: le alette ripiegabili hanno consentito di raddoppiare il numero di missili da uno a due per ciascuna rampa, mantenendo però il limite dei pesi in alto per le navi. Così, se il Vittorio Veneto aveva 4 missili, il Garibaldi ne aveva 8 (poi rimossi). Anche le Maestrale possono imbarcare le stesse armi delle Lupo, cosa talvolta fatta parzialmente con due lanciatori singoli e due binati sovrapposti, questi ultimi dalla caratteristica sezione di forma ovale. Infatti i missili OTOMAT, anche con alette ripiegabili, hanno ancora i razzi laterali e quindi non possono essere ospitati in tubi di lancio perfettamente circolari di ridotto ingombro frontale come nel caso degli Harpoon. Questi, infatti, hanno un unico booster posteriore che negli OTOMAT non potrebbe essere usato se non allungando parecchio la struttura complessiva dell'arma.
Altre modifiche sono state studiate durante gli anni ottanta: l'OTOMACH venne pensato come missile supersonico, ma venne abbandonato perché costoso e perché la migliore misura per minimizzare la vulnerabilità dell'arma e massimizzare le possibilità di colpire il bersaglio fu ritenuta quella di rendere l'arma maggiormente stealth. L'ULISSE venne pensato come aggiornamento in tale senso e suscitò l'interesse della US Navy che però finì per comprare le ultime versioni dell'Harpoon. L'ULISSE era aggiornato nella componente elettronica, costruito con tecnologia stealth e con un ottimo sensore IR, realmente provato su missili normali, che consentiva il riconoscimento di bersagli anche costieri, ma il ritiro della US Navy portò alla fine del programma.
In termini di guida, i missili italiani, dotati di testata di guida prodotta dalla SMA di Firenze, hanno una traiettoria d'attacco radente mentre i missili francesi hanno una traiettoria d'attacco con picchiata finale da 175 metri di quota per confondere le difese aeree. Per quanto causa di problemi, sia per la riflessione dalla superficie del mare che per complesse manovre sui tre assi, questo sistema consente di ingannare abbastanza agevolmente le difese aeree. Un sistema simile venne inizialmente applicato anche agli Harpoon che, però, hanno poi utilizzato una traiettoria interamente a volo radente che consente maggiore semplicità e la possibilità teorica di riattaccare in caso le ECM ingannassero il missile: in effetti vi sono dei pro e contro in tale applicazione. In quanto al sistema motore, l'MM 40 Exocet Block 3 ha cambiato il motore a razzo con lo stesso apparato dell'OTOMAT ed è singolare che proprio questo componente, che fornisce le prestazioni di gittata richieste, sia di produzione francese ma non sia stato usato dalla Marine Nationale per tutti questi anni. Il totale di missili OTOMAT costruiti a partire dal 1975 è di circa 1000 esemplari. La loro carriera ha visto lanci in esercitazione oltre i 120km e l'uso contro le difese aeree della US Navy, superate dalla maggior parte dei missili di un piccolo lotto comprato per valutazione e dotati di una particolare manovra d'attacco finale che sembra simile all'attacco in picchiata delle armi francesi.
L'OTOMAT non è stato usato mai in combattimenti reali ma è stato esportato in diverse nazioni, anche a rischio, come la Libia e l'Iraq.

Il Teseo

Il sistema missilistico Teseo è l'ultima evoluzione dei missili antinave OTOMAT, prodotti e commercializzati da MBDA, società partecipata di Leonardo-Finmeccanica
Il 31 ottobre 2006 è riuscito un test di lancio del nuovo Teseo Mk2/A (OTOMAT Mk2 Block IV), ultima evoluzione del programma, avvenuto presso il Poligono Sperimentale e di Addestramento Interforze di Quirra, con un volo di 300 secondi per una distanza di circa 80 km , con un missile privo di testata. Il 19 novembre 2007 è avvenuto il lancio di un missile completo lanciato da parte del cacciatorpediniere Durand de La Penne. Il loro impiego è previsto nelle nuove fregate italiane Classe FREMM e nei cacciatorpediniere classe Andrea Doria.
La ultima versione del missile è disponibile con nuova elettronica e capacità, in parte ricavate dagli studi per l'ULISSE e in parte dallo sviluppo del Marte Mk.2. L'ammodernamento ha visto la rimozione del sistema datalink TG-2 per elicotteri, poiché la nave è in grado di guidare da sola il missile, che è stato dotato di navigazione tridimensionale a punti programmabile, coordinate di attacco, capacità di operare in ambiente costiero con l'aggiunta del GPS per poter attaccare anche bersagli terrestri, e di attaccare con manovre evasive e di riattaccare.

La versione ASW dell’Otomat: il Milas

Il MILAS è la versione ASW del missile OTOMAT MK2, con il missile che ha la funzione di vettore per carichi come il siluro leggero MU 90 o simili, che vengono sganciati dal vettore nei pressi di un sottomarino come indicato dal sonar della nave e dalla cooperazione con l'elicottero ASW.
Il programma venne sviluppato in cooperazione tra Italia e Francia a partire dal 1986 per trasportare su lunghe distanze entro pochi minuti un'arma antisommergibile leggera come l'A244, ma i francesi, dopo la fine della Guerra Fredda, non si dimostrarono molto interessati alla sostituzione dei vecchi MALAFON mentre l'Italia ha proseguito nello sviluppo e, dopo molti problemi legati alle risorse finanziarie disponibili, sono entrati in servizio equipaggiando i cacciatorpediniere Durand de la Penne.
Il Milas ha una gittata che va da 5 a oltre 35Km in tutte le direzioni. Il sistema può aggiornare in modo continuativo, durante il volo del missile, la traiettoria e il punto di rilascio del siluro, con in più il vantaggio di poter modificare le istruzioni riguardo al bersaglio.
Con i suoi rapidi tempi di reazione e il suo raggio d'azione, il sistema garantisce alle navi che ne sono equipaggiate e alle formazioni navali scortate da queste, una difesa effettiva e permanente dai sottomarini, sia convenzionali che nucleari.
Il missile costruito da MBDA può essere usato in simbiosi con l'Otomat MK2, con cui è intercambiabile nei lanciamissili, in operazioni combinate ASuW/ASW e verrà installato sulle nuove fregate multiruolo FREMM.


I primi anni ’90, la italiana OTO-Breda ha pubblicizzato un'alternativa stealth (forse un co-sviluppo con la Matra francese), chiamato TESEO Mk 3 o "ULISSE". 

Quest'arma soddisfaceva un requisito della Marina Militare Italiana per la sostituzione di TESEO (Otomat) Mk.2. 
Il progetto fu annunciato al Salone dell'aria di Parigi del 1993 e un modello fu esposto per la prima volta al Bourget Euronaval nell'ottobre 1994. 
Una parte della tecnologia stealth derivava dal missile Apache ASM della Matra. 
Il missile a turbogetto era progettato per ottenere un’alta velocità subsonica e doveva avvicinarsi all’obiettivo a velocità transonica. 
La guida a medio percorso era inerziale, con radar terminale e sensori IR. 
La RAM è utilizzata nella cellula mista con naso tipo “squalo”, utilizzava i sensori accoppiati e le ali cruciformi del corpo centrale che si estendevano da quattro prese d’aria.
Le alette posteriori erano cruciformi, con due booster di spinta. La portata massima avrebbe dovuto superare i 300 km, quasi il doppio di quella diell’Otomat Mk.2.
Nel marzo 1996, anche la US Navy stava considerando la possibilità di uno sviluppo congiunto del missile di nuova generazione “Ulisee", basato sulla tecnologia TESEO 3: una decisione era attesa nell'autunno del 1996. 
Fu inoltre firmato un memorandum d'intesa tra Italia e Stati Uniti nel novembre 1995. 
Si era progettata l’entrata in servizio del missile stealth ULISSE intorno al 2003-2005. 
Il nuovo missile doveva essere il successore dello SLAM-ER, e doveva essere trasportato a bordo di aerei militari. 
La versione italiana avrebbe equipaggiato sia le navi che gli aerei, compresi il futuro MPA e il Tornado; avrebbe dovuto anche equipaggiare gli AV-8B, gli Eurofighter e gli AMX. 
La variante avio-lanciata avrebbe avuto una portata di oltre 300 km (160 nm), mentre la variante navale imbarcata di 250 km. La velocità di crociera doveva raggiungere Mach 0,88 e Mach 0,95 in fase di attacco finale. 
Il peso totale dell’arma andava da 700 a 800 kg. 
Il missile antinave e contro-costa Ulisee avrebbe dovuto essere un'alternativa all'Harpoon 2000.


Il programma fu cancellato dopo l'uscita dal programma congiunto della US Navy nel 1999, nonostante lo sviluppo stesse procedendo senza intoppi. Per evidenti problemi finanziari, le aziende italiane non potevano permettersi di continuare il programma da soli.

Il sito di La Spezia di M.B.D.A. ITALIA

Il sito di La Spezia di M.B.D.A. ITALIA, dove verrà prodotto il Teseo Mk2 Evo, impiega circa 200 persone, ha un ruolo centrale per tutta la parte antinave, uno dei settori attualmente al centro di importanti evoluzioni tecnologiche per il gruppo missilistico europeo, partecipato al 25% da Leonardo e da un paritetico 37,5% da Airbus Group e Bae Systems. A livello di gruppo, Mbda Italia, rappresenta il 12% della forza lavoro e realizza il 15% del fatturato totale (nel 2017 sono stati realizzati ordini per 4,2 miliardi di euro), partecipando alla realizzazione di 21 prodotti. Sia per l’antinave pesante, il Teseo, che per quello leggero, rappresentato dal Marte, sono in programma evoluzioni per andare incontro da un lato alle esigenze operative delle Forze Armate italiane e per rispondere dall’altro ad un mercato export, che richiederà sistemi missilistici con capacità sempre più “spinte”, a cominciare da range e letalità.  
Per quanto riguarda l’antinave pesante, sul fronte domestico vi è la necessita e l’interesse da parte della Marina Militare italiana per il sistema evoluto, il Teseo MK2/E, che, al pari del predecessore (circa 180 km di range) verrà sviluppato, testato e prodotto nello stabilimento ligure. 

Tra le novità pensate per aumentare le prestazioni del nuovo Teseo, la cui missione può essere aggiornata in volo tramite revectoring, una testa in guerra di nuova generazione e un nuovo seeker dual mode, capace di gestire anche il requisito land attack a cui il cliente nazionale è molto interessato. 

Mbda sta inoltre studiando l’integrazione sul missile, che incontra i requisiti delle Forze Armate in operazioni costiere e in acque ostili, di un nuovo motore turbofan prodotto dalla Williams (la stessa che equipaggia il Marte), che permetterà un raddoppio del range rispetto alla versione attuale. 
Gli studi interni – per il solo sito di La Spezia gli investimenti ammontano a circa 7 milioni di euro l’anno per mantenere elevati gli standard in termini di tecnologie sovrane e che coinvolgono piccole e medie imprese, università e centri di eccellenza – portati avanti per i programmi Marte e Teseo guardano oltre. I loro sviluppi infatti potranno permettere a Mbda e all’Italia di avere un ruolo al tavolo con Francia e Regno Unito, da cui usciranno a presto i requisiti governativi della futura generazione di missili di cui si sta discutendo in Europa (progetto FCASW – Future Cruise and Anti-Ship Weapon). 
Al di là dell’antinave, buone notizie potrebbero arrivare presto dal programma italo-britannico Emads-Camm ER (Enhanced Modular Air Defence Solutions – Common Anti-air Modular Missile Extended Range), i cui fondi per lo sviluppo sono già stati allocati. La versione ER, per la quale la Difesa ha in programma (si attende la firma dell’implementation agreement con Terrarm) l’avvio della prima fase di sviluppo e qualifica e acquisizione della munizione per 95 milioni di euro, differisce dal Camm per range, 40 km quello del secondo, elemento questo ritenuto fondamentale per il mercato export. Il sistema per la difesa aerea di corto raggio incontra i requisiti di Esercito e Aeronautica, alla luce della dismissione dell’Aspide prevista nel 2021, mentre potrebbe avere un suo ruolo anche nelle nuove unità PPA Light della Marina. 

(Web, Google, Wikipedia, You Tube)





































Il Piaggio P.119 era un caccia monomotore ad ala bassa realizzato dall'azienda italiana Società Rinaldo Piaggio negli anni quaranta e rimasto allo stadio di prototipo.



Il Piaggio P.119 era un caccia monomotore ad ala bassa realizzato dall'azienda italiana Società Rinaldo Piaggio negli anni quaranta e rimasto allo stadio di prototipo.
Progettato dall'ingegner Giovanni Casiraghi era caratterizzato da una singolare collocazione dell'unità motrice, posizionata al centro della fusoliera dietro la cabina di pilotaggio, un motore radiale collegato all'elica, posizionata tradizionalmente all'apice anteriore del velivolo, tramite un lungo albero di trasmissione.



Storia

Sviluppo

L'ing. Casiraghi, che dal 1936 assunse il ruolo di Capo Progettista alla Piaggio, iniziò nel 1938 gli studi preliminari per la realizzazione di un velivolo destinato al ruolo di caccia, caccia di scorta ed assalto caratterizzato dall'installazione del motore al centro della fusoliera. Nelle intenzioni del progettista tale soluzione tecnica avrebbe portato alcuni importanti vantaggi. Non essendoci il motore come nei velivoli tradizionali l'armamento poteva essere posizionato nella parte anteriore della fusoliera, con il vantaggio bellico di poter meglio sfruttare la concentrazione di fuoco e quello manutentivo consentendo un facile accesso alle stesse da parte del personale. Inoltre la cabina di pilotaggio poteva essere spostata in posizione avanzata consentendo al pilota una migliore visibilità, e la vicinanza al centro baricentrico del velivolo avrebbe migliorato notevolmente la manovrabilità.
Il nuovo modello, designato P.119, venne presentato al Ministero dell'Aeronautica nel marzo 1939 il quale ritenne interessante valutarne le caratteristiche richiedendone un prototipo con un contratto ufficiale redatto il 2 giugno 1940.
Negli anni successivi venne iniziata la costruzione del modello, completato nel corso del 1942 e che effettuò le prime prove a terra tra il 12 ed il 16 novembre dello stesso anno.



Impiego operativo

Il successivo 19 dicembre venne portato in volo per la prima volta dal pilota collaudatore Nicola Lana che riscontrò le prime problematiche di una soluzione così anticonvenzionale. Il propulsore tendeva infatti a surriscaldarsi in quanto il flusso d'aria che lo investiva, grazie alla presa d'aria posta sotto la fusoliera, non era sufficiente a garantire il corretto raffreddamento di tutti i cilindri. Inoltre lo sfogo dell'aria calda influiva negativamente sull'aerodinamica posteriore creando dei problemi di maneggevolezza e le vibrazioni del motore rendevano difficoltoso un corretto puntamento dell'obbiettivo.
I voli di prova si protrassero comunque fino all'agosto 1943 ma la firma dell'armistizio di Cassibile ebbe come conseguenza la sospensione del progetto. Dell'unico esemplare costruito se ne persero le tracce.

Descrizione tecnica

Il P.119 era un velivolo di costruzione interamente metallica che, a parte l'anticonvenzionale posizione del motore, rispecchiava un'impostazione classica per la tipologia del velivolo; monomotore monoplano ad ala bassa e carrello retrattile.
La fusoliera, a sezione cilindrica, era piuttosto larga dovendo incamerare internamente tutto l'apparato motore ed i relativi accessori. Era caratterizzata da una sezione anteriore corta, una cabina di pilotaggio chiusa da un tettuccio, da una larga presa d'aria inferiore raccordata alle semiali, e terminava posteriormente in un impennaggio classico monoderiva dotato di piani orizzontali a sbalzo.
L'ala, montata bassa ed a sbalzo, era costituita da una struttura bilongherone divisa in tre settori, uno centrale integrato nella fusoliera e due semiali esterne, raccordate nelle estremità e collegate all'elemento centrale da una serie di bulloni. Queste ultime integravano i due alettoni realizzati con struttura in duralluminio ricoperta in tela.
Il carrello d'atterraggio era costituito da due elementi anteriori, retraibili verso l'interno, muniti di gambe di forza dotate di ammortizzatori oleopneumatici e ruote tipo III (700 x 235 mm), integrato posteriormente da un ruotino d'appoggio parzialmente carenato, non retraibile, ammortizzato ed orientabile, dotato di un dispositivo meccanico di ritorno in asse.
La propulsione era affidata ad un motore Piaggio P.XV RC.60/27, un radiale doppia stella a 18 cilindri posti su due file e raffreddato ad aria, dotato di compressore centrifugo e riduttore a due velocità, e collegato ad un'elica tripala tipo Piaggio P.1002 metallica, a passo variabile e del diametro di 3,30 m, tramite un lungo albero di trasmissione ed un gruppo di riduzione.
L'armamento, interamente posizionato nella parte anteriore della fusoliera, era affidato a quattro mitragliatrici Breda-SAFAT calibro 12,7 mm con una dotazione complessiva di 2000 colpi (550 colpi per ciascuna arma anteriore e 450 colpi per ciascuna arma posteriore), integrate da un cannoncino automatico MG 151/20 calibro 20 mm dalla capacità di 110 colpi e sparante attraverso il mozzo dell'elica.
In seguito vennero valutate integrazioni di mitragliatrici nel bordo d'attacco alare due per semiala, e nelle versioni da assalto un cannone da 37 mm e in quella cacciabombardiere con tre punti d'attacco per bombe posizionati uno centralmente sotto la fusoliera e gli altri due sotto le semiali, ma l'interruzione dei programmi di sviluppo non videro mai l'applicazione di tali soluzioni.

Utilizzatori: Italia - Regia Aeronautica.

ENGLISH

The Piaggio P.119 was an Italian experimental fighter of World War II. It had a relatively novel layout, with a "buried" radial engine mounted mid-fuselage. Only a single prototype was built before the Armistice between Italy and the allied armed forces, which ended the project.

Development

Among the many Italian aircraft manufacturers, during World War II, the majority (such as Savoia-Marchetti and Caproni) designed and built mixed-construction aircraft, or, in the case of CANT, completely made of wood. While Fiat and Macchi built more advanced aircraft, they still tended to have conventional, often obsolete structures, even if of all-metal construction. Only Reggiane and Piaggio mastered advanced, all-metal structures. Of them, Piaggio tended to explore the innovative concepts. The Piaggio P.119 was one of the best examples of these projects. The '5' series fighters are well known, especially the Fiat G.55 and the Macchi C.205, but there were two other fighters on the same level, the Caproni Vizzola F.6 and the Piaggio P.119, neither of which entered production.
The P.119 was designed (in 1939), to minimise drag by fitting the engine in mid-fuselage in a similar layout to the P-39 Airacobra. It was hoped to improve maneuverability by positioning the engine near the aircraft's centre of gravity, which would also allow a heavy nose-mounted armament. In 1940, Piaggio still had to solve three major issues: contra-rotating propellers, power transmission, and engine cooling.
Giovanni Casiraghi, chief designer of Piaggio, tried to solve the first issue with the P.118 fighter, but without success. It was intended to be powered by two Piaggio P.XI RC 40 engines, each connected to a propeller, but it was not built. The P.119 was built instead and first flew at the end of 1942. Three different configurations were studied before one was chosen.

Design

The P.119 was a cantilever monoplane, constructed completely of metal, with a conventional wide undercarriage. It had a forward-mounted cockpit, with the weapons mounted just behind the three-bladed propeller. It had advanced construction for the time, with many removable panels for internal inspection. The number of components were reduced to a minimum, and also standardized, to make construction as easy as possible. No other Italian aircraft was so advanced in these details.
The P.119 was powered by a 1,119 kW (1,500 hp) Piaggio P.XV RC 45 radial engine located behind the cockpit. Air intakes for cooling were fitted under the nose. The propeller was a 3.3 m (10 ft 10in) diameter Piaggio P.1002 driven by a shaft running under the cockpit. A further development was planned with a Piaggio P.XV RC 50, giving 1,230 kW (1,650 hp) at takeoff and 1,099 kW (1,475 hp) at 5,000 m (16,400 ft) altitude, with a planned maximum speed of 630 km/h (390 mph) maximum speed but never implemented.
The aircraft had a 330 l (90 US gal) fuel tank in each wing, and a 340 l (90 US gal) tank in the fuselage, giving a total of 1,000 l (260 US gal), a 2½ times greater capacity than that of a Bf 109 or a MC.205.
Overall weight of the aircraft was quite high, but the wing was wide, with a 13 m (43 ft) wingspan. The surface area was almost 28 m2 (300 ft2), giving a wing loading of around 150 kg/m2. The wing was built on a single spar which also supported the engine, and a semi-spar/semi-monocoque skin.
The armament was concentrated in the nose; a 20 mm Breda cannon with 110 rounds and four 12.7 mm (0.5 in) Breda heavy machine guns with 2,000 rounds. The Breda gun was more powerful than the German 20 mm MG 151, but had a lower rate of fire. There was also provision to install another four 7.7 mm (0.303 in) Breda machine guns in the wings with 1,200 rounds in total. An anti-tank version was proposed with a Breda 37 mm (1.46 in) gun, but not built.

Operational history

The machine was flight-tested, but it was found that firing all the weapons produced excessive vibration. A landing accident slightly damaged one wing on 2 August 1943. One month later, the armistice with the Allies brought an end to the project.
All in all, the P.119 was an interesting and somewhat mysterious aircraft, for many years totally unknown to the public. It was not sent to Guidonia for official evaluation.
Performance could have been very good. The engine and the weapons were built under foreign license, but they could have been called 'authentic' in respect to the German DB 605 engine and 20 mm MG 151 guns mounted in the '5' series fighters. Performance was good enough to compete with other Italian fighters and endurance was much better. However, the aircraft was not ready until eight months after the other '5' fighters, and this was catastrophic for the program. The aircraft was not rated officially by the Regia Aeronautica, and MM.496 was the only one built. Apart from this, the range, endurance and overall visibility were superior, and the performance and weaponry were not so different. But the P.119, with its technical problems, would never have been in a condition to show any capability as an operational aircraft, so the only Axis mid-fuselage engined fighter was swiftly forgotten.

Specifications (P.119)

General characteristics
  • Crew: one
  • Length: 9.7 m (31 ft 10 in)
  • Wingspan: 13 m (42 ft 8 in)
  • Height: 2.9 m (9 ft 6 in)
  • Wing area: 27.8 m2 (299 sq ft)
  • Empty weight: 2,438 kg (5,375 lb)
  • Gross weight: 4,091 kg (9,019 lb)
  • Fuel capacity: 1,000 l (220.0 imp gal; 264.2 US gal)
  • Powerplant: 1 × Piaggio P.XV RC.45 18-cyl. air-cooled radial piston engine, 1,120 kW (1,500 hp).

Performance
  • Maximum speed: 644 km/h (400 mph, 348 kn) at 6,795 m (22,293 ft)
  • Range: 1,513 km (940 mi, 817 nmi)
  • Service ceiling: 12,603 m (41,348 ft) 
  • Time to altitude: 3,050 m (10,007 ft) in 3 minutes 15 seconds
  • Wing loading: 147 kg/m2 (30 lb/sq ft)

Armament

  • Guns: *1 × 20 mm (0.787 in) Breda-SAFAT cannon
  • 4 × 12.7 mm (0.500 in) Breda-SAFAT machine gun.

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martedì 31 marzo 2020

Fincantieri sta rinnovando radicalmente i cantieri “MARINETTE MARINE” del Wisconsin (USA) per soddisfare le esigenze di produzione della futura US FFG(X) dell’US NAVY


Fincantieri sta rinnovando radicalmente i cantieri “MARINETTE MARINE” del Wisconsin (USA) per soddisfare le esigenze di produzione della futura US FFG(X) dell’US NAVY


Per garantire che i suoi cantieri del Wisconsin possano soddisfare i requisiti della US Navy per la costruzione delle fregate lancia missili guidati (FFG(X) ed allo scopo di competere degnamente per il contratto di costruzione delle nuove navi da guerra, Fincantieri Marinette Marine (FMM) ha intrapreso un programma di espansione e revisione dei cantieri statunitensi rinnovando alcuni processi produttivi di costruzione navale.
L’US Navy ha emesso la richiesta di proposta (RFP) di recente per la nuova FFG(X) : il servizio prevede di acquistare la prima di 20 fregate nel prossimo anno fiscale 2021 per poi iniziare la produzione navale nell'anno fiscale 2022.



Solo pochi mesi fa, la FMM non era sicura di potersi impegnare a produrre la FFG(X) al numero di due anni di produzione richiesto, soprattutto con il lavoro sulle Littoral Combat Ships (LCS) e le Multi-Mission Surface Combatants (MMSC) in costruzione per l'Arabia Saudita.


Il cantiere Fincantieri Marinette Marine è l'unità di costruzione navale per le unità LCS e le fregate MMSC “Freedom-variant”. 

Inizialmente, anche la Lockheed Martin era stata in competizione per il contratto della Centrale Operativa di Combattimento e per i radar AESA delle FFG(X), e quindi la società ha scelto di non perseguire il contratto di progettazione e costruzione delle fregate in qualità di capo-commessa, per concentrarsi invece sui:
  • sistemi di combattimento navali, 
  • la guerra antisommergibile (ASW)
  • e sui programmi tecnologici avanzati di guerra elettronica (EW).

I principali concorrenti rimasti, oltre alla italiana FMM, sono: 
  • Huntington Ingalls Industries (HII), 
  • Austal USA 
  • e General Dynamics Bath Iron Works (BIW). 

Dopo aver presentato proposte, le società hanno avuto colloqui tecnici e relative discussioni con la US Navy; dopo aver contattato la leadership dell'USN, il funzionario Hunt ha confermato: "Siamo sfidati a soddisfare il requisito dei due anni. Ci vorrà un grande sforzo”.


Fincantieri Marinette Marine (FMM) è stata fondata nel 1942 lungo il fiume Menominee a Marinette, nel Wisconsin, per soddisfare la crescente domanda americana di costruzione navale. Dagli inizi modesti con un contratto per costruire cinque chiatte di legno, FMM è diventata un costruttore navale di livello mondiale, avendo progettato e costruito oltre 1.500 navi.
La capogruppo FINCANTIERI ha recentemente completato un programma di espansione del capitale di $ 73,5 milioni per Fincantieri Marinette Marine che ha trasformato FMM in una moderna centrale navale, ora con 550.000 piedi quadrati di produzione, magazzino e spazio di ricezione, e la capacità di costruire contemporaneamente sei combattimenti costieri Spedizioni in serie. FMM impiega apparecchiature di produzione all'avanguardia controllate da computer e ha capacità di sollevamento elevate per soddisfare i requisiti più esigenti.



FMM vanta alcune delle migliori menti di ingegneria e architettura navale del settore, una forza lavoro qualificata, sicura e motivata e un team di gestione fortemente concentrato sulla qualità. La società è riconosciuta a livello internazionale per le tecniche di produzione innovative e altamente efficienti, modulari, di sotto-assiemi e di catena di montaggio. Questa raffinatezza nei metodi di costruzione ha permesso a Fincantieri Marinette Marine di costruire alcune delle navi più tecnologicamente avanzate del pianeta.
La prestazione di Fincantieri Marinette Marine nei contratti governativi è impressionante. Il suo portafoglio comprende la nave da combattimento marittima della Marina statunitense, il migliorato sistema di accendino della marina, le navi da contromisure e i rimorchiatori oceanici, nonché i rompighiaccio della Guardia costiera degli Stati Uniti, le boe e le navi di risposta. A causa del suo record di consegne anticipate e con costi contrattuali, FMM ha una relazione di lunga data con la Marina degli Stati Uniti e la Guardia costiera degli Stati Uniti.
Fincantieri Marinette Marine fa parte del Fincantieri Marine Group, la divisione americana degli Stati Uniti FINCANTIERI, uno dei più grandi costruttori navali del mondo con 20 cantieri navali in quattro diversi continenti e impiegando quasi 20.000 professionisti della costruzione navale. 
La compagnia ha una storia che risale a 200 anni fa e una storia di produzione di oltre 7000 navi.

ENGLISH

Fincantieri revamps Wisconsin yard to meet USN FFG(X) capacity needs

To ensure its Wisconsin shipyard can meet the US Navy (USN) requirement to build two guided-missile frigates (FFG(X)) per year to compete for the contract to build the warship, Fincantieri Marinette Marine (FMM) has embarked on a programme to overhaul the yard and revamp some of its shipbuilding processes, FMM president Richard Hunt told Jane's .
The USN released the request for proposal (RFP) on 20 June for the proposed new FFG(X). The service plans to procure the first of 20 frigates in the coming fiscal year and then to start ship production to start in Fiscal Year (FY) 2022.
Only a few months ago, Hunt said, the FMM was uncertain if it could commit to producing the FFG(X) at the required two-per-year-production number, especially with the work on Littoral Combat Ships (LCSs) and the Multi-Mission Surface Combatants (MMSCs) being built for Saudi Arabia.
The FMM yard is the shipbuilding unit for the Lockheed Martin Freedom-variant LCS and MMSCs. Initially, Lockheed Martin had been competing for the FFG(X) lead contract, but the company opted against pursuing the frigate detail design and construction contract as a prime contractor, to instead focus on winning naval competitions for ship combat systems, anti-submarine warfare (ASW) processing, and advanced electronic warfare (EW) technology programmes.
The main remaining competitors, besides FMM, include Huntington Ingalls Industries (HII), Austal USA, and General Dynamics Bath Iron Works (BIW). Having submitted proposals, the companies have been in technical talks and related discussions with the USN.
In talking with USN leadership, Hunt acknowledged, he would say, "We are challenged to meet the two-per-year requirement. It's going to take a lot of effort.”

Fincantieri Marinette Marine (FMM) was founded in 1942 along the Menominee River in Marinette, Wisconsin to meet America's growing demand for naval construction. From humble beginnings with a contract to build five wooden barges, FMM has grown into a world-class shipbuilder, having designed and built more than 1,500 vessels.
 
Parent company, FINCANTIERI, has recently completed a $73.5 million capital expansion program for Fincantieri Marinette Marine which has transformed FMM into a modern shipbuilding powerhouse, now with 550,000 square feet of manufacturing, warehouse and receiving space, and the capacity to simultaneously build six Littoral Combat Ships in serial production. FMM employs cutting-edge computer-controlled manufacturing equipment and has heavy-lift capabilities to meet the most demanding requirement.
 
FMM boasts some of the best engineering and naval architecture minds in the industry, a skilled, safe and motivated workforce, and a management team keenly focused on quality. The company is internationally recognized for innovative and highly efficient, modular, subassembly and assembly-line manufacturing techniques. This sophistication in construction methods has allowed Fincantieri Marinette Marine to build some of the most technologically advanced vessels on the planet.
 
Fincantieri Marinette Marine’s performance on government contracts is impressive. Its portfolio includes the U.S. Navy’s Littoral Combat Ship, the improved Navy Lighterage System, mine countermeasure vessels and ocean tugs, as well as U.S. Coast Guard icebreakers, buoy tenders and response vessels. Because of its record of delivering ahead of schedule and within contracted costs, FMM has a long-standing relationship with the United States Navy and United States Coast Guard.
 
Fincantieri Marinette Marine is part of the Fincantieri Marine Group, the United States division of Italian enterprise FINCANTIERI, one of the world's largest shipbuilders with 20 shipyards on four different continents and employing nearly 20,000 shipbuilding professionals. The company has a history dating back 200 years and a track record of producing more than 7,000 ships.

(Web, Google, Jane’s, Wikipedia, You Tube)