venerdì 13 ottobre 2023

MARINA MILITARE ITALIANA: Problemi di dentizione agli assi porta-elica nella terza prova in mare; la LHD Trieste è ora nel bacino Fincantieri di Trieste….






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Durante le prime prove motore allargo del Muggiano, qualcosa a bordo della nuovissima LHD TRIESTE non è andato per il verso giusto: la nave in piena notte ha dovuto far ritorno in fretta e furia alla base. La terza prova in mare di Nave Trieste, l’unità anfibia multiruolo la cui consegna alla Marina militare è prevista il prossimo anno, si è conclusa ancora con problemi e avarie: a denunciarlo sono gli ambienti sindacali degli operai che contribuiscono alla costruzione e messa a punto definitiva della bella unità navale; di recente è stato chiesto a Fincantieri di rimandare la partenza prevista per alcuni importanti e approfonditi lavori in bacino.
E proprio da Fincantieri è arrivata la conferma: proprio a causa delle anomalie riscontrate a bordo della nave, la partenza era stata rimandata al fine di risolvere le problematiche emerse. L’azienda ha tenuto a puntualizzare che le prove in mare servono proprio per testare l’unità navale e verificare che tutti i sistemi di bordo funzionino al meglio. I sindacati nella loro nota sottolineano che la terza delle prove in mare della Trieste, "passaggio indispensabile a effettuare i test necessari per poter affrontare in sicurezza il trasferimento della nave, dove affronterà alcuni lavori di bacino”… “e risolvere molte problematiche che hanno determinato importanti avarie e costretto la nave a fare ritorno in cantiere a notte inoltrata e in condizioni di emergenza". Una situazione che ha convinto gli ambienti sindacali a ritenere che non ci siano "le condizioni per effettuare una lunga traversata in sicurezza". "Chiediamo – prosegue la nota – che la partenza sia posticipata il tempo necessario per effettuare ulteriori test che garantiscano la sicurezza dello spostamento”.
Nel mirino dei sindacati dei metalmeccanici, anche la sistemazione dei lavoratori che affronteranno la trasferta per il periodo di lavori in bacino. 
Intanto, in data 2 ottobre 2023, nave TRIESTE è approdata in mattinata nel bacino di Fincantieri per risolvere le problematiche tecniche scaturite dalle prove in mare aperto.







ALCUNE PROBLEMATICHE TECNICHE DELLA L.H.D. TRIESTE

E’ noto negli ambienti navalmeccanici che i problemi della nuova unità anfibia deriverebbero dalle linee d’assi di lunghezza diversa, gli stessi che hanno afflitto per lungo tempo le portaerei britanniche classe “QUEEN ELIZABET II”. 
Siamo certi che i tecnici di Fincantieri troveranno a breve i giusti e definitivi rimedi ai “problemi di dentizione” della nuova unità polivalente della Marina Militare italiana.



LA L.H.D. L-9890 TRIESTE

Il Trieste. distintivo ottico L 9890, è un'unità anfibia multiruolo della Marina Militare, classificata ufficialmente come LHD (portaelicotteri d'assalto anfibio), sarà l'unità più grande della flotta. Ordinata a seguito del programma navale 2014-2015, è costruita nei cantieri navali di Castellammare di Stabia della Fincantieri.

PROGETTAZIONE E COSTRUZIONE

Facente parte delle unità previste con la legge navale 2014-2015, la nuova nave anfibia multiruolo/multifunzione ha un dislocamento a pieno carico di circa 38 000 tonnellate e una lunghezza, fuori tutto, di circa 245 metri, detenendo così il titolo di unità più grande della flotta. Il progetto innovativo si rifà allo stile adottato anche dalle portaerei britanniche classe Queen Elizabeth. Infatti presenta due isole distinte, la prima (quella a proravia) per la navigazione, la seconda (a poppavia) per la gestione ed il controllo delle operazioni di volo. Questo assetto ha una triplice funzione, garantendo infatti un maggior raggio visivo, più spazio sul ponte di volo e anche una gestione più fluida ed efficiente delle varie attività.
Il ponte di volo ha una lunghezza di 230 metri ed una larghezza di 36 metri, con un totale di 9 punti per mezzi aerei. È dotato di 2 elevatori per aeromobili (15 m x 15 m) con una portata massima di 42 tonnellate.






Secondo i dati dichiarati, la nave è dotata di un bacino di sbarco allagabile al di sotto dell'aviorimessa, che consente di utilizzare mezzi anfibi tipo LCM (Landing Craft Mechanized), gommoni a scafo rigido (RHIB), aeroscafi LCAC (noti comunemente come hovercraft), L-CAC e i più innovativi mezzi da sbarco anfibio rapido (L-CAT) in dotazione alle marine NATO ed europee. A differenza della portaeromobili Cavour, che ha un'unica aviorimessa riconfigurabile in ponte veicoli non allagabile, questa unità dispone, al di sotto del ponte di volo, di due ulteriori ponti, di cui uno è un'aviorimessa di 2300 m² (e 530 metri lineari di corsia per parcheggio mezzi) con paratie rimovibili come nel Cavour (in modo da raggiungere i 2600 m²), collegata ad un ponte inferiore di 2200 m², diviso in un'autorimessa da 700 m² con 253 metri lineari per parcheggio mezzi e in un bacino allagabile (55 m x 15 m), dimensionato per l'ingresso di 4 LCM-1E o 1 LCAC.
Come il Cavour e il Giuseppe Garibaldi, anche il Trieste, sul ponte di volo, è dotato di trampolino di lancio inclinato (ski-jump) per facilitare il decollo degli aerei STOVL F-35B, come riportato anche nella scheda tecnica, mantenendo una capacità aerea secondaria da utilizzare in caso di necessità qualora il Cavour non fosse disponibile.
Il gruppo motore ha due assi con eliche pentapala a passo variabile e due timoni compensati a spada, due pinne stabilizzatrici retrattili, due eliche di manovra prodiere ed un'elica di manovra poppiera intubate, che garantiscono una maggiore manovrabilità in spazi ristretti rispetto alla sola accoppiata timoni/eliche.
Il taglio della prima lamiera è avvenuto il 12 luglio 2017 nello stabilimento Fincantieri di Castellammare di Stabia, mentre, poco più di 7 mesi dopo, il 20 febbraio 2018, ha avuto luogo l'impostazione della chiglia sullo scalo del cantiere navale stabiese, dando il via alla costruzione della nave. Essa è stata varata, e contestualmente battezzata il 25 maggio 2019, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, cerimonia cui ha fatto da madrina la figlia.
Il 12 agosto 2021 è avvenuta la prima prova in mare, al largo di La Spezia. Tre i cantieri di Fincantieri coinvolti: lo scafo è stato realizzato a Castellamare di Stabia, l’allestimento invece è opera di quello di Muggiano e infine a Palermo sono toccate le operazioni di carena.
Si prevede che la nave d'assalto anfibio Trieste entri in servizio alla fine del 2023, andando a sostituire il Giuseppe Garibaldi e forse una delle tre navi da sbarco della classe San Giorgio.

ARMAMENTO

L'unità presenta sistemi d'arma di ultima generazione. Per quanto riguarda il comparto d'artiglieria, sono presenti:
  • 3 cannoni multiruolo Leonardo OTO 76/62 (due a prua e uno a poppa) del tipo Super Rapido MF Davide, con munizionamento guidato e predisposizione per il nuovo munizionamento Vulcano;
  • 3 torrette mitragliere a controllo remoto Leonardo OTO 25/80 equipaggiate con un cannone Oerlikon KBA da 25 mm (25x137mm);
  • 2 lanciarazzi Leonardo OTO ODLS-20 per il lancio di ingannatori (esche elettroniche) subacquei ed aerei.

Il comparto missilistico comprende invece:
  • predisposizione per 4 lanciatori verticali (VLS Sylver) da 8 celle (due a prua e due a poppa) per una capacità totale di 32 missili Aster 15/30 NT.



Anche la sezione sensoristica potrà vantare tecnologie molto avanzate:
  • PAR SPN-720, radar di approccio di precisione, sistema volumetrico 3D capace di inseguire 300 tracce e 12 bersagli contemporaneamente, portata superiore ai 200 km;
  • Radar Kronos Power Shield (AESA in banda L), un sistema di sorveglianza multifunzione, con una portata di 1 500-2 000 km;
  • IFF SIR-M-PA, radar secondario per l'identificazione di navi ed aeromobili;
  • Radar Kronos bibanda (DBR AESA 4FF): banda C (Kronos Quad - Fitted For) e banda X (Kronos StarFire);
  • TACAN AN-553/N, per avvicinamenti di precisione ed invio di informazioni agli aerei in volo;
  • Sistema EWS "Zeus", sviluppato da Elettronica SpA, dotato di un sottosistema di attacco elettronico basato su moduli GaN TRX a stato solido. La componente elettronica di scoperta (EW) è integrata con un RESM (Intercettatore di emissioni Radar), RECM (Ingannatori radar) e CESM (Intercettatore di comunicazioni radio) efficaci sia in alto mare che in acque costiere, con una sorveglianza marittima e valutazione della situazione avanzate tramite ELINT e COMINT, e un algoritmo SEI;
  • Sistema automatico per la direzione delle operazioni di combattimento SADOC 4.

CAPACITA’ AEREA

L'unità presenta un ponte di volo di 230 × 36 m, coprendo così un'area di circa 7400 m², con 9 punti di decollo per elicotteri pesanti o per caccia F-35B.



Inoltre, il ponte può ospitare, in condizioni di piena operatività, circa 14-20 aeromobili in diverse configurazioni (presumibilmente anche 4-6 F-35B a poppa e 8-10 elicotteri a prua). L'aviorimessa di 2600 m² (rispetto ai 2500 m² della Cavour) è dimensionata per l'ingresso di massimo 14 aeromobili, anch'essi in diverse configurazioni. Sono infine presenti a poppa due elevatori 15 × 15m per un carico massimo di 42 tonnellate.








Tutte le operazioni di volo sul ponte sono controllate dall'isola di poppa.

CAPACITA’ ANFIBIE

Le capacità anfibie della nave sono molto avanzate, essendo queste la principale arma dell'unità.
Il secondo ponte, sotto l'hangar, con un'area di 2300 m², presenta infatti un bacino allagabile 55m x 15m dimensionato per l'ingresso di 4 LCM, denominati LC23, o 1 LCAC / LCAT.





Gli LCM, saranno in grado di trasportare: 1 Ariete, 5 Iveco LMV Lince, oppure 1 Centauro, 1 Freccia o 300 soldati.

AREA OSPEDALIERA

La nave sarà dotata anche di un ospedale completamente attrezzato con sale operatorie, laboratori di radiologia e analisi, ambulatorio odontoiatrico e zona degenza per 28 ricoverati gravi, per un totale di 700 m²; mentre ulteriori posti letto saranno sistemati in moduli contenitorizzati, all'uopo predisposti.
A maggio del 2019, la nave è stata varata dai cantieri di Castellammare di Stabia e trasferita a La Spezia per il completamento degli allestimenti. La consegna finale era prevista entro il 2022, ma poi è slittata a fine 2023. La fase di costruzione ha coinvolto più di 300 operatori, mentre la fase installativa e di completamento dovrebbero impegnare 800 persone.


Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, LaNazione, Difesa.forumfree, Wikipedia, You Tube)


























 

giovedì 12 ottobre 2023

Marina Militare di Taiwan “Zhōnghuá Mínguó Hǎijūn”: Gli Stati Uniti forniscono i sistemi avanzati per i nuovi sottomarini taiwanesi; le origini tecnologiche della classe “Hai Kun” risalgono alla classe statunitense “BARBEL” e a quella olandese “Zwaardvis”.





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La Marina degli Stati Uniti rappresenta ad oggi l'apice della tecnologia sottomarina. Con poche eccezioni degne di nota, questo non viene esportato. Ora Taiwan, che ha presentato il suo primo sottomarino progettato localmente, fa affidamento su alcuni elementi chiave della tecnologia statunitense.
La Marina della Repubblica di Cina (中華民國海軍T, Zhōnghuá Mínguó HǎijūnP in inglese Republic of China Navy) è la marina militare della Repubblica di Cina, meglio nota come Taiwan e ha tenuto la cerimonia del varo nella città portuale di Kaohsiung - il 28 settembre 2023 -, del suo primo sottomarino indigeno convenzionale “Hai Kun”. L' Hai Kun è stato costruito nel cantiere navale della CSBC Corp. a Kaohsiung, sulla costa occidentale del paese, in un periodo di tempo straordinariamente breve. La posa della chiglia prima del varo è avvenuta in meno di 2 anni. Anche il sottomarino ha un design interessante.

Patrimonio del design olandese

Nonostante i resoconti persistenti nei media locali secondo cui si tratta per certi aspetti di un progetto giapponese, è evidentemente basato sulla classe olandese Zwaardvis. 


Sottomarino taiwanese Hai Lung

Ciò ha senso poiché lo Zwaardvis è già in servizio con la ROCN (Marina della Repubblica Cinese) come classe Hai Lung. La nuova unità è essenzialmente uno scafo dello Zwaardvis sottoposto a ingegneria inversa con molti piccoli miglioramenti. Lo scafo utilizza la stessa costruzione ibrida doppio-singolo scafo della classe Zwaardvis. Ciò include la struttura leggera dello scafo esterno in stile US Navy, ereditata fin dal design della classe Barbel.
L'aggiornamento più visibile riguarda le superfici di controllo che sono passate dal tradizionale tipo a croce al più comune tipo alla tedesca a X. Questo dettaglio è probabilmente il rischio progettuale più grande nel progetto che altrimenti sarebbe molto conservativo. Non è stato fatto alcun tentativo di aggiungere un sistema di propulsione AIP (indipendente dall'aria), tubi missilistici verticali o altre complicazioni. Attualmente non ha il rivestimento anecoico esterno allo scafo ed è possibile che anche questo non sia previsto. Tutto ciò è completamente comprensibile e ha senso per il primo sottomarino di un paese.
Sebbene il design di base non sia moderno come altri, inclusa l’ultima classe Yuan in Cina, è comunque credibile. È abbastanza grande da essere utile in una vasta gamma di missioni. Significativamente, dovrebbe essere armato con i siluri pesanti americani Mk.48 Mod 6 che sono armi subacquee altamente potenti. Saranno accoppiati ad un sistema di combattimento fornito dagli Stati Uniti. Il pacchetto di armi è completato dai missili antinave a cambiamento d’ambiente Sub-Harpoon.
L'analisi delle immagini conferma che il sottomarino è basato sulla classe Hai Lung già in servizio che sono imbarcazioni ben bilanciate e che costituiscono un solido punto di partenza per lo sviluppo dei propri sottomarini da parte di Taiwan.
La classe Hai Kun è essenzialmente una classe Hai Lung (Zwaardvis) sottoposta a ingegneria inversa con alcune differenze visibili. Il sottomarino è stato tuttavia aggiornato con l'incorporazione dei moderni sistemi forniti dagli Stati Uniti.

Il design di origine statunitense e olandese

Taiwan ha ricevuto due Hai Lung dai Paesi Bassi negli anni '80. Il loro design si basa sulla classe olandese Zwaardvis, che a sua volta deriva dalla classe Barbel della US NAVY. Quindi, in termini di design e tecnologia, la nuova unità sottomarina discende direttamente dalla stirpe americana e olandese.
Nonostante ciò, nei media si è diffusa la speculazione secondo cui i sottomarini sarebbero in qualche modo basati su progetti giapponesi. Sebbene i resoconti secondo cui gli ingegneri giapponesi abbiano fornito assistenza possano essere veri, la portata dell'influenza della progettazione è sopravvalutata. Per coincidenza, anche i moderni sottomarini giapponesi discendono dai Barbel della US NAVY, e quindi hanno alcune scelte di design simili.
Ancora oggi il modello base dello Zwaardvis rimane valido. Sono modelli d'alto mare adatti a pattugliamenti relativamente lunghi. Possono essere caratterizzati come aventi un carico di armi relativamente grande, ampi alloggi per l'equipaggio e spazio per tre generatori diesel. Quest'ultima caratteristica permette una rapida ricarica delle batterie.
Sebbene la base della classe Hai Kun sia olandese, la progettazione, la costruzione e l'equipaggiamento sono un progetto locale. All'interno ci sono molti nuovi sistemi che sostituiscono la tecnologia degli Hai Lung degli anni '80.

Gli USA forniscono sistemi chiave per la classe Hai Kun

Esternamente la classe Hai Kun può essere differenziata dai precedenti Hai Lung grazie al passaggio ai timoni poppieri a forma di X. Ha anche una vela mista più moderna, costruita attorno a un moderno sistema di alberi integrati forniti dalla statunitense L3 Harris e dovrebbero includere "periscopi" elettro-ottici. 
Questi alberi, simili a quelli a bordo della classe Virginia della US NAVY, presentano numerosi vantaggi: 
  • Non penetrano nello scafo, quindi sono più sicuri per il sottomarino nel caso in cui colpisca accidentalmente una nave. Ciò accade abbastanza frequentemente da costituire un vero problema con i periscopi tradizionali che entrano nello scafo. Quando colpiscono qualcosa possono piegarsi e causare perdite nel punto in cui incontrano lo scafo. Il nuovo sistema è completamente esterno allo scafo;
  • Un altro vantaggio è che sono modulari, il che significa che i nuovi alberi possono essere facilmente inseriti o rimossi;
  • Inoltre, l'ottica moderna fa sì che il periscopio non debba essere sollevato per tanto tempo, quindi è meno probabile che venga rilevato da unità ostili.

Armamento

Il sottomarino sarà armato con i siluri pesanti MK-48 Mod.6 Advanced Technology (AT) forniti dagli Stati Uniti. 





18 sono stati approvati per la vendita a Taiwan nel 2020. Queste armi, sebbene non siano l'ultimo modello, sono moderne. Il loro trasporto fornirà capacità sia antinave che antisommergibile.
Si prevede che i siluri saranno integrati dalla versione lanciata da sottomarini del famoso missile antinave Harpoon della Marina americana. 




Il Sub-Harpoon UGM-84 è già in servizio con Taiwan a bordo della classe Hai Lunch.
Le armi sono integrate in un sistema di gestione del combattimento fornito da Lockheed Martin. Questo viene alimentato dai dati di destinazione dal sensore primario del sottomarino, una suite sonar fornita dalla Raytheon, dotato di sensori a prua sotto i tubi lanciasiluri e di grandi antenne lineari sui fianchi e che corrono lungo entrambi i lati.







I sottomarini statunitensi classe Barbel 

I sottomarini di classe Barbel, gli ultimi sottomarini d'attacco a propulsione diesel-elettrica costruiti dalla Marina degli Stati Uniti, incorporavano numerosi e radicali miglioramenti ingegneristici rispetto alle classi precedenti. 


Furono le prime navi da guerra di serie costruite con lo scafo a forma di goccia testato per la prima volta in via sperimentale, e il primo a combinare la sala di controllo, il centro d'attacco e la torre di comando nello stesso spazio dello scafo. Avevano un design a doppio scafo con acciaio HY80 spesso 1,5 pollici. Questa classe di sottomarini entrò a far parte della flotta della US NAVY nel 1959 e fu messa fuori servizio dal 1988 al 1990, lasciando la Marina con una flotta di sottomarini interamente a propulsione nucleare.
Il design della classe Barbel è considerato molto efficace. I sottomarini “Zwaardvis” dei Paesi Bassi e la classe Hai Lung della Repubblica di Cina (progettati e costruiti nei Paesi Bassi) erano strettamente derivati dal progetto statunitense Barbel. Anche la classe giapponese Uzushio e i suoi successori furono influenzati dalla classe Barbel.
Progettata nell'ambito del progetto SCB 150, la classe nel complesso era una versione leggermente più piccola con motore diesel dei sottomarini nucleari Skipjack, il primo dei quali entrò in servizio solo tre mesi dopo il Barbel, essendo stato impostato solo 11 giorni dopo. Diverse caratteristiche dell'Albacore sperimentale furono utilizzate nel progetto della classe Barbel, più ovviamente lo scafo "a goccia" completamente idrodinamico. La configurazione ad albero singolo dell'Albacore, necessaria per ridurre al minimo la resistenza e quindi massimizzare la velocità, fu adottata anche per i Barbel, gli Skipjack, e tutti i successivi sottomarini nucleari statunitensi. Questa è stata oggetto di considerevoli dibattiti e analisi all'interno della Marina statunitense, poiché due alberi offrivano ridondanza e migliore manovrabilità. Per la prima volta, i Barbel eliminarono anche la torre di comando, combinando invece le funzioni di centro d'attacco e sala di controllo nello stesso spazio, un'altra caratteristica adottata per tutti i successivi sottomarini statunitensi. Ciò è stato facilitato dall'adozione del controllo della zavorra "a pulsante", un'altra caratteristica dell'Albacore. I progetti precedenti avevano fatto passare le tubazioni del sistema di assetto attraverso la sala di controllo, dove le valvole venivano azionate manualmente. Il sistema "a pulsante" utilizzava operatori idraulici su ciascuna valvola, azionati elettricamente a distanza (in realtà tramite interruttori a levetta) dalla sala di controllo. Ciò aveva consentito di risparmiare notevolmente lo spazio della sala di controllo e di ridurre il tempo necessario per condurre le operazioni di assetto. La disposizione generale rese più semplice il coordinamento delle armi e dei sistemi di controllo del sottomarino durante le operazioni di combattimento.
La disposizione dei tubi lanciasiluri dei Barbel era la stessa degli Skipjack, con sei tubi di prua in una configurazione tre su tre. Questi (e gli SSBN GEORGE WASHINGTON derivati dallo Skipjack) erano le uniche classi della Marina degli Stati Uniti ad avere questa configurazione, poiché i successivi progetti di SSN utilizzavano quattro tubi lanciasiluri a centro nave angolati per fare spazio a una grande sfera sonar di prua, e la maggior parte degli SSBN aveva quattro tubi lanciasiluri a prua.
I Barbel furono costruiti con timoni da immersione montati a prua, ma questi furono sostituiti da timoni sulla vela (noti anche come fairwater) nel giro di pochi anni. Take caratteristica divenne standard nella US NAVY fino alla classe LOS ANGELES migliorata, il primo SSN dei quali fu varato nel 1987.




Sottomarini olandesi classe Zwaardvis 

I sottomarini classe Zwaardvis ("Pesce spada") sono sottomarini d'attacco convenzionali costruiti per rafforzare la Marina reale olandese. Il governo olandese optò per la scelta di non sostituire i due sottomarini classe Zwaardvis con più sottomarini WALRUS o con sottomarini di nuovo design. 







Il 24 dicembre 1965 la Marina reale olandese diede l'ordine alla Rotterdamsche Droogdok Maatschappij di costruire due sottomarini. Al momento di quest'ordine, la Marina reale olandese riteneva che questi due sottomarini potessero eventualmente utilizzare la propulsione nucleare. Come molte altre marine in tutto il mondo, i Paesi Bassi si interessarono alla propulsione nucleare dopo che gli Stati Uniti misero in servizio attivo l'USS  Nautilus nel 1955. Le prestazioni di questo sottomarino nucleare e dei successivi, come gli SSN SKATE, erano molto promettenti all’epoca. Ciò fece credere alla marina olandese che i sottomarini nucleari avrebbero svolto un ruolo cruciale in futuro e che non svilupparne uno avrebbe significato essere lasciata indietro dalle altre marine che si stavano concentrando sui sottomarini nucleari. 
Inoltre, la Marina reale olandese temeva che i sottomarini diesel-elettrici della classe Dolfijn appena entrati in servizio non potessero competere con i sottomarini nucleari. Ciò sarebbe stato problematico poiché i sottomarini classe Dolfijn erano i sottomarini più moderni che la marina olandese aveva all'epoca nel suo inventario. Inoltre, fu anche un duro colpo per la marina olandese perché la sua flotta sottomarina stava appena assumendo la forma che la marina aveva immaginato dopo la devastante Seconda Guerra Mondiale. Oltre alla Marina reale olandese, anche gli esperti navali olandesi dell'epoca sottolinearono in numerosi articoli quanto fossero importanti i sottomarini nucleari e che non ci sarebbe stato un salto tecnologico così grande di nuovo entro almeno un decennio. Questo tipo di dichiarazioni e raccomandazioni incoraggiarono anche la Marina reale olandese a iniziare a pensare all’acquisizione di sottomarini nucleari. Nel frattempo, il 14 luglio 1966, avvenne la posa della chiglia dei due sottomarini ordinati dalla marina olandese. Allo Zwaardvis fu assegnato l'edificio numero 320, mentre a Tijgerhaai fu assegnato l'edificio numero 321. I due nomi furono assegnati dalla regina Giuliana dei Paesi Bassi, il 7 settembre. 
La Marina reale olandese, insieme all'istituto di ricerca TNO, al Centro reattori dei Paesi Bassi e a Nevesbu, in questo periodo si dedicò interamente alla propulsione nucleare per sottomarini. Tuttavia, la costruzione di sottomarini nucleari olandesi non sarebbe mai diventata una realtà. Semplicemente non c'erano abbastanza fondi, poiché il bilancio della difesa in questo periodo non poteva coprire contemporaneamente i costi sia della costruzione dei sottomarini nucleari che del mantenimento di tutte le navi della flotta olandese. Inoltre già durante i negoziati con gli Stati Uniti era emerso che non sarebbero stati costruiti a breve dei sottomarini nucleari.
Gli Stati Uniti non erano entusiasti dell’idea che i Paesi Bassi costruissero sottomarini nucleari, preferivano che la marina olandese si concentrasse su altri settori all’interno dell’alleanza NATO, i negoziati quindi si fermarono nel 1969. Paradossalmente la NATO sostenne il desiderio nucleare olandese, ma aggiunse che se la marina olandese non avesse avuto successo a breve termine, sarebbe stato necessario costruire due sottomarini convenzionali. Questo è esattamente ciò che accadde alla fine con i sottomarini classe Zwaardvis che erano sottomarini diesel-elettrici convenzionali, con i loro scafi e la disposizione generale basati sul design a goccia dell'ultima classe di sottomarini americani non nucleari, la classe Barbel.
Gli Zwaardvis furono progettati dalla Marina reale olandese e ulteriormente elaborati dai quattro più grandi cantieri olandesi dell'epoca, ovvero RDM, Wilton-Fijenoord, De Schelde e NDSM, nonché da Werkspoor NV e NV Nederlandsche Vereenigde Scheepsbouw Bureaux. In confronto al design a tre cilindri dei sottomarini classe Dolfijn, lo Zwaardvis o “sottomarino classe A” era basato su di un solo cilindro. Il motivo per cui la Marina reale olandese e i suoi partner scelsero questo progetto fu perché si traduceva in maggiore spazio all'interno dei sottomarini, il che avrebbe dato all'equipaggio una sistemazione più spaziosa e avrebbe anche reso più semplice l'installazione delle macchine all'interno dei sottomarini.
Inoltre, i sottomarini si basavano sulla classe Barbel della US Navy con il design dello scafo a goccia, che faceva sì che i sottomarini producessero meno rumore. Anche la propulsione della classe Zwaardvis era diversa da quella dei sottomarini della classe Dolfijn; ad esempio utilizzava una singola elica invece delle due eliche di quest'ultimo. Inoltre aveva più motori diesel, le batterie richiedevano meno tempo di ricarica, era in grado di lanciare missili e siluri da profondità maggiori, la profondità di immersione era aumentata notevolmente e infine poteva restare più a lungo in immersione. L'introduzione degli Zwaardvis portarono anche la Marina reale olandese ad utilizzare i siluri Mark 37. Nel 1988 i siluri Mark 37 per gli Zwaardvis furono sostituiti con i più recenti siluri Mark 48. 

EXPORT

Nel settembre 1981 la Repubblica di Cina (Taiwan) ordinò due sottomarini modificati della classe Zwaardvis, la classe Chien Lung/Hai Lung. Nel 1992 un nuovo ordine per altre quattro unità fu rifiutato dal governo olandese a causa delle pressioni della Repubblica popolare cinese. 
Le due unità olandesi dismesse, Zwaardvis e Tijgerhaai, furono caricate su di una nave e trasportate al PSC-Naval Dockyard, Lumut, in Malesia, in previsione dell'acquisto da parte della Marina malese nel 1997. Tuttavia, la Marina malese rifiutò l'offerta e scelse invece la classe Scorpène francese. Di conseguenza, i due sottomarini rimasero a lungo a Lumut in attesa di un acquirente e di un'eventuale ristrutturazione. Nel 2005 un giudice olandese ordinò il 17 agosto 2005 che Rotterdamsche Droogdok Maatschappij iniziasse a demolire le due imbarcazioni prima del 1° settembre 2005, oppure riportarle nei Paesi Bassi prima del 1° ottobre 2005, altrimenti avrebbero incorso in sanzioni o penalità pecuniarie. Poiché il Rotterdamsche Droogdok Maatschappij fallì, il Ministero della Difesa olandese alla fine pagò la demolizione e la rottamazione dei due sottomarini. Il costo è stato stimato in 2,8 milioni di euro e il rottame è stato venduto per 1,4 milioni di euro. 

CONCLUSIONI

Taiwan sarà giustamente orgogliosa di aver progettato e costruito il suo primo sottomarino. Naturalmente in tale impresa è necessario importare molti sistemi chiave. E l’America fornisce gli elementi più importanti che promettono di rendere la classe “Hai Kun” una potente macchina da guerra.



Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, Navalnews, Covert Shores, Wikipedia, You Tube)


















 

mercoledì 11 ottobre 2023

DAL BLOG DI MARCELLO VENEZIANI: In Israele e in Palestina la causa profonda della guerra, del terrore, delle stragi è unica.....


DAL BLOG DI MARCELLO VENEZIANI:

In Israele e in Palestina la causa profonda della guerra, del terrore, delle stragi è unica e ideologica in chiave etnica: è colpa della destra. Questo pensiero implicito che percorre osservatori, politici e media nostrani, è stato reso esplicito l’altro giorno da uno spettatore. Ero in un programma di Raitre, Quante storie, a presentare la mia biografia di Giambattista Vico, e un ascoltatore mi ha rivolto la seguente domanda: cosa accomuna il movimento di destra di Hamas al governo di destra d’Israele? La domanda conteneva in sé la risposta, anzi il dogma, suggerito dallo stesso spettatore: ma è la destra, perbacco. Insomma, la causa di questo tremendo conflitto sarebbe in quel marchio criminale, la destra.
Poi ti guardi in giro e vedi che a esultare per l’azione terroristica di Hamas in passato e ora sono le frange della sinistra radicale, le stesse che tifano per gli scafisti ed esultano per l’arrivo di clandestini. E sai che a parte gli estremismi, la causa palestinese contro Israele fu abbracciata per tre quarti dalla sinistra radicale europea, e per il restante quarto da una frazione della destra e con realismo da alcuni leader politici nostrani come Bettino Craxi, all’epoca dialogante con Arafat. In Israele, invece, si, c’è un premier discusso che rappresenta la linea dei “falchi” e si colloca a destra.
Non voglio ricostruire le radici storiche di quel che ora sta esplodendo, le responsabilità vicine e remote di quanto sta avvenendo. Mi limito a osservare che è falsa, assurda e disonesta la chiave di lettura semplicistica che affiora in ogni conflitto. E che è stata applicata anche alla guerra in Ucraina: l’invasore Putin, ex-dirigente comunista sovietico, è stato bollato come fascista e nazista, così come la difesa dell’Ucraina è in parte nelle mani di battaglioni nazisti. E allora non capisci più la natura dei conflitti, sono tutti derby interni alla destra, che coincide con l’estrema destra, che coincide col fascismo, che coincide col nazismo. In Israele come in Ucraina e ovunque.
Il problema è che chiunque varca il portone del Male, viene classificato in quel modo, si trasforma in quel tipo di mostro. E’ dai tempi di Stalin, anzi da molto prima. Anche il più comunista tra i comunisti appena viene riconosciuto come artefice di massacri e deportazioni, viene nominato ad honorem come “nazifascista”; anche colui che ha combattuto fino alla fine contro il nazismo, come Stalin, passa per uno di loro, un continuatore di Hitler sotto mentite spoglie. Ma è un meccanismo che si ripete da quando esistono i rivoluzionari, giacobini e terroristi, quindi da prima che nascesse il comunismo e poi il nazismo. Perché lo schema manicheo, che è poi l’applicazione del terrore anche alle idee e alle menti, prevede che il compagno di ieri, se non si attiene alla linea dominante, diventi di colpo il servo della reazione, l’agente delle forze oscure del Maligno poi battezzato fascista. E’ uno schema implacabile ancora in vigore. Poi non ti spieghi l’evento più sanguinoso della storia del mondo, la rivoluzione culturale di Mao, i regimi fanatici di PolPot e Hochimin, i terroristi nel nome di Marx e di Lenin, gli orrori del comunismo anche prima e dopo Stalin, e altre irruzioni del Male radicale nella storia del mondo, a volte perfino ad opera di democrazie liberali: l’estensione delle guerre alle popolazioni civili, i bombardamenti e le distruzioni di intere città, le stragi di inermi…
E non ti spieghi il paradosso recente che una democrazia incline alle guerre come quella americana, non abbia fatto guerra solo nel tempo del suo presidente ritenuto più estremista e bellicoso, Donald Trump; così come è un mistero che il Presidente più democratico e umanitario come John F. Kennedy abbia intrapreso guerre e scontri mondiali che siano stati invece spenti dal reazionario e destrorso Richard Nixon… A volte i “realisti” correggono le pericolose follie degli “idealisti”.
Il campionario sarebbe lungo. A destra, è vero, trova posto un’etica militare, e la fiera difesa dei propri confini, della propria terra; ma la guerra totale dei nostri anni, quella che coinvolge le popolazioni civili, che massacra innocenti, che non distingue più tra combattenti e civili, non rientra nei suoi orizzonti. Piuttosto è la fuoruscita dall’idea della guerra giusta per entrare nella guerra finale, che comporta non la sconfitta ma l’eliminazione del nemico, il processo e la sua condanna anche dopo aver vinto la guerra; la convinzione di rappresentare il Bene rispetto al Male, e dunque di considerare il nemico non il mio avversario ma il nemico dell’umanità, da estirpare. Tutto il contrario dell’etica guerriera e della guerra come l’aveva configurata un acuto e controverso giurista, molto “di destra”, Carl Schmitt.
Invece, dimenticando la storia, la realtà, le idee che mossero il mondo, si arriva a questa semplificazione truce e banale, per cui ogni presenza del male sulla faccia della terra è attribuita al Nemico Assoluto e Permanente, la Destra. Non mi lascerò prendere dal riflesso condizionato di applicare lo stesso schema a rovescio, e concludere che ogni male provenga dalla Sinistra. Dirò invece che le vecchie, rancide categorie politiche e ideologiche mal sopportano il peso della realtà, così complessa, così variegata, irriducibile a formulette e facili esorcismi. Toglietevi i paraocchi, la chiave della brutalità dei conflitti è nell’idea che non si debba semplicemente difendere la propria sopravvivenza, i propri territori, la propria sovranità ma che si debba arrivare all’eliminazione totale del nemico. Di fronte a questi deliri da soluzione finale l’unica via non è il messaggio di pace, e non basta nemmeno il negoziato di pace, pur auspicabile: occorre l’imperio di una forza super partes, magari multinazionale, in grado di imporre la pace, la convivenza, a garanzia per entrambi i popoli, le patrie, gli stati. È la via più difficile ma l’unica in grado di risolvere il conflitto. Chi pretende di sradicare il male dalla terra, concorre a propagarlo.

Marcello Vebeziani - La Verità – 11 ottobre 2023