giovedì 16 novembre 2023

MARINA MILITARE ITALIANA: La LHD Trieste sarà pronta entro il mese di marzo 2024. La nuova unità polifunzionale rimarrebbe alla Spezia fino al 2029. Nel lungo periodo potrebbe essere assegnata alla sede della Brigata “SAN MARCO” a Brindisi.







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LA SOSTA NELLA CITTA’ GIULIANA

Nella mattinata di lunedì 2 ottobre 2023, dopo circa quattro giorni di navigazione, nave Trieste ha fatto ingresso nel bacino numero 4 dell’Arsenale Triestino "San Marco" dove è stata sottoposta a lavori di carenaggio e approntamento del sistema di combattimento.
Così è iniziata la prima "visita" della futura Landing Helicopter Dock (LHD) della Marina Militare nell’omonima città giuliana.



Nave Trieste è stata varata il 29 maggio 2019 nella città di Castellammare di Stabia e successivamente trasferita agli stabilimenti Fincantieri di Muggiano (La Spezia) dove, dal gennaio 2020, continua i lavori di allestimento, interrotti solo da lavorazioni in bacino di carenaggio nella città di Palermo nell’estate 2022.

IL MOTTO: "Fulge super mare"

LHD Trieste, il cui motto è "Fulge super mare", rappresenta la prima unità del suo genere nella cantieristica navale nazionale. E’ sicuramente un prototipo di 245 metri di lunghezza e un dislocamento di 38.000 tonn. Possiede spiccate capacità di proiezione dello strumento militare e di condurre operazioni di assalto anfibio assicurando una prolungata persistenza in area di operazioni con elevata autonomia logistica. Nave Trieste è la seconda unità della MMI a fregiarsi di tale nome dopo l’incrociatore Trieste della Regia Marina che entrò in servizio nel 1929 con il motto "Redenta Redimo".

La sosta presso la città giuliana ha impegnato nave Trieste fino alla metà novembre; alla data del 16 novembre 2023 era già all'altezza di Napoli procedendo alla velocità di 26,9 nodi; l’unità sta rientrando al Muggiano di La Spezia in attesa di essere finalmente completata e consegnata alla Marina Militare nella primavera 2024.


Una serie di attività di preconsegna sono consistite in pitturazioni, interventi di meccanica e altri lavori vari.


E’ stata varata nel maggio del 2019 a Castellammare di Stabia, e nell’agosto del 2021 ha iniziato le prime prove in mare. Tecnicamente definita Landing Helicopter Dock (LHD), l’unità rientra nell’importante quadro del programma navale di rinnovamento della flotta militare d’altura italiana, avviato con la legge di stabilità 2014, “al fine di assicurare il mantenimento di adeguate capacità nel settore marittimo a tutela degli interessi di difesa nazionale”.

NAVE TRIESTE HA:
  • una lunghezza fuori tutto di 245 metri, 
  • un dislocamento di circa 38.000 tonnellate a pieno carico, 
  • un ponte di volo lungo 230 metri e largo circa 55.

LA PIU’ GRANDE UNITA’ NAVALE DEL DOPOGUERRA

La nave anfibia multiruolo Trieste è la più grande unità navale militare mai costruita in Italia dal dopoguerra a oggi; è stata progettata per svolgere missioni ad ampio spettro, sfruttando le sua intrinseca flessibilità d’impiego e di riconfigurazione di capacita. La nave è in grado di esprimere, senza soluzione di continuità, una rilevante proiezione di forza a lungo raggio, sul mare e dal mare, di molteplici assetti operativi, militari e di supporto umanitario, con elevata prontezza ovunque sia richiesto. 
L’unità ospiterà un Comando complesso di Componente Navale (NATO MCC), ovvero un Comando di Task Force Anfibia (CATF), nonché trasportare e proiettare a terra una forza anfibia di circa 600 uomini, impiegando il suo ampio bacino allagabile, impiegando anche i più moderni aeromobili oggi in dotazione alla Marina: F-35B STOV/L, SH-101, SH-90 e i droni AW-HERO. In chiave dual-use, la sua flessibilità d’impiego e la presenza a bordo di un ospedale dotato di capacità diagnostica autonoma, operatoria, e ricovero con possibilità di assicurare trattamento di terapia intensiva, le consentirà di concorrere alle attività interministeriali di soccorso umanitario in occasione di eventi straordinari o calamità naturali.







LA CORSA CONTRO IL TEMPO PER ADEGUARE LE INFRASTRUTTURE PORTUALI

Intanto, è in atto una corsa contro il tempo per aggiornare il molo Varicella 1 e farne l’approdo della LHD Trieste al momento della consegna alla Marina Militare. Momento che avverrà, come già detto, indicativamente verso fine marzo 2024 quando la più moderna, e tecnologicamente audace, nave militare mai costruita in Italia dovrebbe lasciare definitivamente il cantiere Fincantieri del Muggiano ed entrare nella sua prima base di destinazione ed entrare a far parte della Prima divisione navale.
Al momento, l’arsenale marittimo non è in grado di ospitare nave Trieste, che è lunga circa 250metri ed ha una versatilità che rendono necessario l’aggiornamento delle infrastrutture che dovranno farle da casa. Classificata LHD – Landing Helicopter Dock – non ha solo la natura di ponte di volo facilmente identificata dalla doppia isola, una per la gestione della nave e una per le operazioni di volo, che ne rendono immediatamente riconoscibile il profilo.
Al suo interno si trova anche un bacino allagabile per i mezzi anfibi, un ponte garage in grado di ospitare 1200 metri lineari di veicoli gommati e cingolati (LEOPARD 2-A8, C-2 ARIETE, CENTAURO-2, veicoli anfibi VBB etc..), sia civili che militari, un ospedale che punta alla massima certificazione Nato. Questo comporta che, imbarcati reparti di volo, Brigata San Marco e Comsubin, il Trieste arriva in pratica a raddoppiare il proprio equipaggio base.
La progettazione del nuovo Varicella 1, completata da Politecna Europa srl di Torino a fine 2022, prevede innanzitutto la realizzazione di una cabina elettrica, di una gru porta cavi e del cunicolo impiantistico per garantire l’alimentazione elettrica della nave in porto. Per sfruttare le caratteristiche di nave anfibia, serve poi la creazione di una rampa in asfalto per le manovre ro-ro.
Il vecchio molo non basta più e risulterebbe al momento scartata l’ipotesi di una soluzione ponte, come fu per il Cavour, anch’esso transitato dall’arsenale spezzino prima di essere assegnato a Taranto. E’ in questo caso un altro il problema di fondo – è proprio il caso di dirlo – per la darsena Duca degli Abruzzi, ovvero la necessità di dragaggio. Il Trieste ha infatti un pescaggio dichiarato di 7 metri, troppi per la base spezzina. A circa quattro mesi e mezzo dalla consegna, le cose da fare sono parecchie insomma.
La nave è stata inviata nella città giuliana per fare bacino, vista l’indisponibilità di Palermo, ma è già tornata a La Spezia a metà novembre, come reso noto dalla stessa Marina Militare. Poi, gli ultimi mesi di lavori prima dell’ingrasso in servizio operativo. 
Per due anni la nave ha solcato il mare spezzino per le prove in mare, che si sono rivelate ovviamente complesse vista l’originalità progettuale. Il rischio ad oggi è che al Muggiano rimanga anche dopo la data di consegna se il Varicella 1 non dovesse essere approntato in tempo. In questo senso sono già avvenuti incontri tra l’azienda e la Marina Militare per definire i profili, anche economici, dell’eventuale approdo.

LA PRIMA NAVIGAZIONE VERSO L’ESTREMO ORIENTE?

Per quanto riguarda la vita operativa, il Trieste potrebbe presto puntare verso l’Estremo Oriente per essere testato su una lunga navigazione e per svolgere quella naval diplomacy che, in un mondo sempre più in conflitto, significa anche contatti a livello industriale. Lo dimostra la recente missione del PPA Morosini, che ha sicuramente attirato l’interesse di alcune marine del Sud Est Asiatico all’acquisto dei pattugliatori polivalenti d’altura (Indonesia?), altra classe di navi con forte spinta all’innovazione creata sull’asse Fincantieri-Leonardo-Marina.





NEL LUNGO PERIODO: DESTINAZIONE BRINDISI!

Nel lungo periodo il Trieste sembra destinato in ogni caso lasciare la Spezia. Il porto di assegnazione in futuro potrebbe essere Brindisi, dove oggi fanno base le navi anfibie a fine carriera della classe Santi. A inizio settembre l’Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico Meridionale, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la Marina Militare hanno firmato un protocollo per l’utilizzo di una nuova banchina che sorgerà nella parte esterna del porto pugliese. Serviranno anni per realizzarla. Secondo fonti della Marina Militare, il Trieste resterà a La Spezia fino al 2029.

MANCANO POCHI MESI ALLA CONSEGNA

Mancano ormai pochi mesi per la consegna alla Marina Militare italiana della LHD Trieste. A marzo, infatti, vedrà il battesimo del mare la più grande nave da guerra italiana costruita dopo le corazzate classe Littorio della Seconda Guerra Mondiale. La futura grande nave multiruolo italiana è una delle navi più grandi e tecnologicamente avanzate nel suo genere in tutto il mondo, essendo progettata per essere una nave multifunzionale in grado di svolgere una varietà di missioni diverse. Oltre a fungere da portaerei, può anche svolgere il compito di nave d’assalto anfibia, trasportare veicoli e truppe in località remote.
La nave, costruita presso i cantieri Fincantieri di Castellammare di Stabia (Napoli), è stata impostata sullo scalo di alaggio il 20 febbraio 2018 (la prima lamiera è stata tagliata il 12 luglio 2017), successivamente trasferita agli stabilimenti Fincantieri di Muggiano (La Spezia) e varata il 25 maggio 2019. Nel gennaio 2020 sono iniziati i lavori di allestimento, interrotti solo da lavorazioni in bacino di carenaggio nella città di Palermo nell’estate 2022. 
La nave può ospitare poco più di mille persone, compresi 604 militari di fanteria con la loro attrezzatura completa. All’interno è stato predisposto un sistema di gru e rampe per la movimentazione di merci e veicoli, oltre a elicotteri SH-101 e SH-90 e aerei da combattimento F-35 B STOV/L. L’elettronica e le armi sono per lo più di produzione nazionale e ospiteranno 460 membri dell’equipaggio, oltre al i suddetti 604 fanti e personale di volo. 




Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, Marine traffic, Ilmarenelcuore, Adriaports, Cittadellaspezia, Triesteallnews, Difesa.forumfree, Sergio garufi, Wikipedia, You Tube)

Foto di Sergio Garufi


































 

N.A.T.O.: i velivoli Boeing E-7A Wedgetail AEW&C sostituiranno gradatamente la vecchia flotta di E-3 AWACS.






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La NATO ha seguito l'aeronautica statunitense optando per gli aerei E-7A Wedgetail AEW&C come parziale sostituzione della sua vecchia flotta E-3 AWACS.
Ha selezionato i suoi velivoli di comando e controllo di prossima generazione poiché l'attuale flotta AWACS (Airborne Warning and Control) dell'Alleanza è prossima al pensionamento. La produzione di sei nuovi velivoli E-7A Wedgetail della Boeing inizierà a breve, con il primo aereo che dovrebbe essere pronto per il servizio operativo entro il 2031. Un consorzio di alleati ha dato la sua approvazione al progetto, uno dei più importanti della NATO.
"Gli aerei di sorveglianza e controllo sono cruciali per la difesa collettiva della NATO e accolgo con favore l'impegno degli alleati a investire in capacità di alto livello", ha affermato il Segretario generale della NATO Jens Stoltenberg. “Mettendo insieme le risorse, gli alleati possono acquisire e gestire collettivamente importanti asset che sarebbero troppo costosi da acquistare per i singoli paesi. Questo investimento in tecnologie all’avanguardia mostra la forza della cooperazione transatlantica in materia di difesa mentre continuiamo ad adattarci a un mondo sempre più instabile”.
 
L'E-7 Wedgetail è un velivolo avanzato di preallarme e controllo che fornisce consapevolezza situazionale e funzioni di comando e controllo. Dotato di un potente radar, l'aereo può rilevare aerei, missili e navi ostili a grandi distanze e può dirigere gli aerei da combattimento della NATO verso i loro obiettivi. Anche gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Turchia volano da tempo con il Wedgetail o pianificano di utilizzarlo. Si basa su di una versione militarizzata del diffusissimo aereo di linea 737. 
La NATO gestisce una flotta di aerei E-3A Airborne Warning and Control (AWACS) dagli anni '80. Con sede nella base aerea di Geilenkirchen in Germania, gli AWACS hanno volato in tutte le principali operazioni della NATO, inclusa la lotta contro l'ISIS e sul fianco orientale della NATO in seguito alla sconsiderata invasione russa dell'Ucraina. Si prevede che l'E-7 avrà la sua base principale a Geilenkirchen e potrebbe operare da diverse località avanzate in tutta Europa. Il Wedgetail farà parte del futuro progetto di sorveglianza e controllo dell'Alleanza che metterà in campo la prossima generazione di sistemi di sorveglianza della NATO a partire dalla metà degli anni '30.
L’aereo darà il via ad una revisione tanto necessaria della vecchia flotta AEW&C della NATO, composta dal sistema di allarme e controllo aereo E-3 Sentry (AWACS). Anche l’aeronautica statunitense si sta procurando l’E-7 per sostituire almeno parzialmente la sua flotta di E-3, con il Regno Unito che fa lo stesso, mentre la Turchia già utilizza questo velivolo, quindi la comunanza con la forza NATO continuerà.
La NATO Support and Procurement Agency (NSPA) – responsabile dell’acquisizione, del supporto e del sostegno multinazionale per l’alleanza – ha confermato il suo piano per “adottare misure verso l’acquisizione” di sei aerei E-7A. Questa è la parte iniziale di un’iniziativa nota come Iniziale Alliance Future Surveillance and Control (iAFSC). La NATO prevede di acquistare i Wedgetail tramite i canali FMS (Foreign Military Sales) degli Stati Uniti.
Basato su di una cellula adattata del Boeing 737, il sensore di missione principale dell'E-7 è un radar MESA (Electronically Scanned Array) di Northrop Grumman trasportato in una grande carenatura sulla parte superiore della fusoliera. Il radar dispone di modalità di ricerca aerea e marittima, mentre l’aereo è dotato di ampie capacità di comunicazione e condivisione dei dati, che gli consentono di condividere informazioni rilevanti con altre risorse amichevoli in aria, così come in mare e a terra.
Più in generale, una piattaforma AEW&C come l’E-7 è una risorsa di supporto vitale per le moderne operazioni di combattimento aereo. Velivoli come questi possono rilevare e tracciare molteplici minacce e possono anche monitorare aree specifiche di uno spazio di battaglia aereo. Possono anche aiutare a tracciare gli obiettivi in mare. Inoltre, fungono da piattaforme critiche di comando e controllo e di gestione della battaglia, garantendo il flusso dei dati verso altre risorse in aria e a terra.
La decisione di acquisire l'E-7A è stata presa dalla NSPA insieme alle nazioni del partenariato di supporto dell'alleanza: Belgio, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Romania e Stati Uniti. Nell'ambito del "rigoroso processo di valutazione", sono state valutate le richieste di informazioni (RFI) e prezzo e disponibilità (P&A) e sono stati effettuati anche studi sui precedenti programmi di acquisizione di E-7, in particolare in Australia, Corea del Sud, Turchia, Regno Unito e gli Stati Uniti.
L'E-7 è già in servizio operativo con Australia, Corea del Sud e Turchia. È stato ordinato sia dal Regno Unito che dagli Stati Uniti, sebbene il programma di appalti britannico sia stato perseguitato da ritardi e superamento dei costi.
Tra di loro, l'NSPA e la Support Partnership Nations hanno concluso che l'E-7A "è l'unico sistema conosciuto attualmente in grado di soddisfare i requisiti operativi essenziali dei comandi strategici e i parametri chiave di prestazione e disponibile per la consegna entro i tempi richiesti".
Tale periodo di consegna si basa sul previsto ritiro dell’attuale flotta E-3 della NATO intorno al 2035 e sull’aspirazione per l’E-7A di raggiungere la capacità operativa iniziale (IOC) nel 2031.
Secondo la NSPA, tra le ragioni per cui il Wedgetail è stato giudicato il miglior candidato c’erano “i benefici delle economie di scala, della comunanza e dell’interoperabilità derivanti dall’acquisizione multinazionale di piattaforme militari standardizzate”. Questo grado di comunanza e le prospettive di interoperabilità con altre flotte E-7 hanno chiaramente dato al prodotto Boeing un vantaggio rispetto all'unico altro candidato realistico, il GlobalEye della Saab, che si basa su una cellula bimotore a lungo raggio Bombardier Global 6000/6500.
Finora il rivale GlobalEye è stato acquisito dagli Emirati Arabi Uniti e dalla Svezia, mentre il paese nordico deve ancora aderire formalmente all’alleanza.
Curiosamente, lo sforzo dell’iAFSC viene descritto come fornire “un elemento iniziale per mitigare il rischio di sorveglianza aerea e di divario di capacità di controllo”, ma il Wedgetail sarà solo “un elemento che contribuisce… all’intero programma di sorveglianza e controllo futuro dell’Alleanza (AFSC) capacità del sistema dei sistemi.
Per quanto riguarda la scelta dell'E-7A per l'alleanza, Stacy Cummings, direttore generale dell'NSPA, ha commentato: “Questo annuncio segna una pietra miliare significativa negli sforzi in corso della NATO per migliorare la propria prontezza e capacità negli anni a venire. La strategia di acquisizione da parte di NSPA di un’unica fonte, FMS, soluzione multinazionale è destinata a fornire una serie di vantaggi che rafforzeranno la capacità dell’alleanza di rispondere alle sfide in continua evoluzione in materia di sicurezza”.
Jens Stoltenberg, Segretario generale della NATO, ha aggiunto: “Gli aerei da sorveglianza e da ricognizione sono cruciali per la difesa collettiva della NATO, e accolgo con favore l'impegno degli alleati a investire in capacità di alto livello. Mettendo in comune le risorse, gli alleati possono acquistare e gestire collettivamente importanti asset che sarebbero troppo costosi da acquistare per i singoli paesi. Questo investimento in tecnologie all’avanguardia mostra la forza della cooperazione transatlantica in materia di difesa mentre continuiamo ad adattarci a un mondo sempre più instabile”.
Con la NATO pronta a ordinare solo sei velivoli E-7A nell'ambito dello sforzo iAFSC, sembrerebbe che ci sia una buona probabilità che vengano effettuati ulteriori ordini per il Wedgetail, come parte della più ampia iniziativa AFSC. Dopotutto, la NATO Airborne Early Warning & Control Force (NAEW&CF), di stanza presso la base aerea di Geilenkirchen in Germania, attualmente gestisce 16 aerei E-3A.
D’altro canto, la descrizione dell’AFSC come capacità di un “sistema di sistemi” indica l’ambizione di far sì che la flotta E-7A, qualunque sia la sua dimensione finale, operi come parte di una rete integrata di sensori, che includerà anche droni, altri tipi di aeromobili che possono operare con capacità di raccolta di sorveglianza e anche sistemi spaziali.
In un grafico che la NATO ha fornito insieme all'annuncio di oggi, l'iAFSC (o E-7A) è illustrato come una parte di una multiforme impresa AFSC che includerà anche la sorveglianza aerea senza equipaggio (illustrata con un NATO RQ-4D Phoenix ad alta quota a lungo raggio), ISR spaziale (intelligence, sorveglianza e ricognizione), ISR marittimo, radar terrestre e MILSATCOM. Sono presenti anche la dorsale digitale e il combat cloud, mentre un segmento finale è lasciato vuoto, suggerendo la possibilità che altre piattaforme o funzionalità vengano aggiunte in un secondo momento.
Questa futura visione dell’AEW&C ha alcune somiglianze con ciò a cui sta guardando anche l’USAF.
In passato, l’USAF ha visto l’E-7 come una soluzione ad interim per colmare il divario tra il ritiro dell’E-3 e una futura capacità radar spaziale e altri sistemi classificati.
Parlando nel 2021, il capo di stato maggiore dell’USAF, generale Charles Q. Brown, ha affermato che l’acquisto dell’E-7 “ci apre la strada” verso una nuova capacità radar basata sullo spazio, che secondo lui potrebbe essere meno vulnerabile di un sistema basato su un aereo di linea commerciale.
"Quando si guarda al futuro, idealmente si vorrebbe poter guardare a capacità che possono essere difendibili", ha spiegato.
Sebbene anche le risorse spaziali siano tutt’altro che invulnerabili, è importante notare che l’US ARMY sta esaminando sempre più le possibilità per future reti spaziali distribuite che siano più resilienti e meno vulnerabili, nonché modi per sostituire rapidamente eventuali satelliti che vengono distrutti o altrimenti resi inutilizzabili.
Come l'USAF, non è chiaro a che punto sia la NATO nello sviluppo di satelliti dotati di radar che potrebbero fornire capacità simili agli aerei di tipo E-3 ed E-7. Ma al di fuori dei programmi classificati, resta il fatto che ci sono già diversi paesi, così come società private, che gestiscono pubblicamente vari radar spaziali, anche se principalmente per scopi di imaging.
Al Dubai Airshow, che si è svolto di recente, è stato rivelato che Danimarca, Finlandia e Svezia sono in trattative con Saab con l'obiettivo di gestire potenzialmente congiuntamente il GlobalEye. Per cominciare, un’iniziativa del genere coinvolgerebbe probabilmente i due GlobalEye che la Svezia ha ordinato, con consegne previste nel 2027. La Svezia ha un’opzione per altri due velivoli di questo tipo.
"Stiamo discutendo con i paesi vicini in Scandinavia - Finlandia e Danimarca - per vedere se il passaggio da due o più aerei nella regione potrebbe essere parte dell'equazione nella regione", Tomas Lundin, responsabile marketing e vendite di AEW&C. affari alla Saab, ha detto Shephard Media.
Esiste un precedente per tale cooperazione, incluso il lancio di un concetto di guerra nordica per operazioni aeree congiunte, all’inizio di quest’anno. Ciò mira a riunire “comando e controllo integrati, pianificazione operativa ed esecuzione; dispiegamento flessibile e resiliente delle nostre forze aeree; sorveglianza congiunta dello spazio aereo; e istruzione, formazione ed esercitazioni congiunte. 
A parte il GlobalEye, la Saab ha già un’impronta AEW&C con gli operatori NATO in Europa. La Grecia gestisce il precedente sistema Erieye, montato sui jet regionali EMB-145H, mentre la Polonia ha recentemente ricevuto il primo dei suoi aerei Saab 340 biturboelica equipaggiati con Erieye. Anche la Svezia, attualmente in attesa di aderire alla NATO, gestisce Saab 340 con Erieye, con la denominazione locale S 100B Argus.
In Europa, l’interesse per AEW&C è stimolato dal riemergere della minaccia proveniente dalla Russia, così come da altre contingenze operative che richiedono sorveglianza su vasta area e controllo dello spazio aereo. L'E-7 sta già svolgendo un ruolo importante in queste missioni, non solo con la Turchia, ma anche con l'esempio dell'aereo che l'Australia ha schierato in Europa. La Royal Australian Air Force (RAAF) ha utilizzato il suo Wedgetail per vigilare sulle forniture militari e umanitarie che entrano in Ucraina e le prestazioni del velivolo in questo teatro potrebbero anche aver contribuito a informare la decisione della NATO di procurarsi l'E-7A.
Nel complesso, le esigenze specifiche dell'area operativa europea rendono una risorsa AEW&C come il Wedgetail particolarmente preziosa, tenendo presente la stretta vicinanza della NATO alla Russia e l'obbligo di tenere d'occhio i movimenti degli aerei militari russi, nonché dei droni e dei missili russi. Sebbene negli ultimi anni questo sia diventato un problema sempre più grave, le esigenze quotidiane di sorveglianza dello spazio aereo in Europa esistono già dai tempi della Guerra Fredda.
Con Saab che spera che il GlobalEye possa ancora trovare nuovi clienti in Europa e con la NATO che si è unita all'USAF nell'annunciare piani per l'acquisizione dell'E-7A, è giusto dire che AEW&C sta assistendo a una sorta di rinascita all'interno della NATO, più in generale.









E-7A Wedgetail 

Il Boeing 737 AEW&C è un aereo bimotore di preallarme e controllo in volo basato sul design Boeing 737 Next Generation. 


È più leggero del Boeing E-3 Sentry basato sul 707 e ha un'antenna radar AESA fissa invece di una rotante. È stato progettato per la Royal Australian Air Force (RAAF) nell'ambito del "Project Wedgetail" e designato E-7A Wedgetail.
Il 737 AEW&C è stato selezionato anche dall'aeronautica militare turca (sotto "Progetto Peace Eagle", turco: Barış Kartalı, designato E-7T, dall'aeronautica militare della Repubblica di Corea ("Progetto Peace Eye", coreano: "피스 아이") e del Regno Unito (designato Wedgetail AEW1). Nell'aprile 2022, l' USAF ha annunciato che l'E-7 sostituirà l'E-3 a partire dal 2027. 

Progettazione e sviluppo

Il 737 AEW&C è più o meno simile al 737-700ER. Utilizza il radar MESA ( Multi-role Electronically Scanned Array ) della Northrop Grumman Electronic Systems. L'AEW a scansione elettronica e il radar di sorveglianza si trovano su una pinna dorsale sulla parte superiore della fusoliera, soprannominata "cappello a cilindro", ed è progettata per un effetto aerodinamico minimo. Il radar è in grado di effettuare ricerche simultanee in aria e in mare, controllo di caccia e ricerca d'area, con una portata massima di oltre 600 km (modalità look-up). Inoltre, l'array di antenne radar viene raddoppiato come array ELINT, con una portata massima di oltre 850 km a 9.000 metri (30.000 piedi) di altitudine. Le apparecchiature per l'elaborazione del segnale radar e il computer centrale sono installati direttamente sotto la schiera di antenne. 
Altre modifiche includono pinne ventrali per controbilanciare il radar e contromisure montate sul muso, sulle estremità alari e sulla coda. Il rifornimento in volo avviene tramite un recipiente sulla parte superiore della fusoliera anteriore. La cabina è dotata di otto console operatore con spazio sufficiente per altre quattro; la flotta australiana gestirà dieci console con spazio per altre due (quattro a dritta e sei a babordo).

NATO

Nel 2022, la NATO ha emesso una "Richiesta di informazioni" (RFI) per la capacità di sostituire i suoi 14 aerei AWACS E-3A entro il 2035, con una "capacità operativa iniziale" entro il 2031. Boeing ha dichiarato di aver risposto alla richiesta richiesta, offrendo una soluzione basata sull’E-7. Anche Saab e Northrop Grumman hanno risposto alla RFI, offrendo rispettivamente il GlobalEye e l'E-2D Advanced Hawkeye. Il 15 novembre 2023, la NATO ha ordinato sei E-7 per sostituire i datati E-3 per iniziare le operazioni dal 2031. Si prevede che l'E-7 avrà sede a Geilenkirchen e potrebbe operare da diverse località avanzate in tutto il mondo.

Potenziali clienti

  • Italia - Nel 2004, l'Aeronautica Militare italiana stava valutando l'acquisto di un totale di 14 velivoli Wedgetail e P-8 MMA, con il supporto aereo fornito da ITA-Alitalia.  Tuttavia, nel 2008, a causa di vincoli di bilancio, l'Italia ha scelto di non procedere con nessuno dei due velivoli e ha scelto una soluzione provvisoria più piccola e meno costosa al posto del P-8;
  • Emirati Arabi Uniti - Il Wedgetail era un concorrente del programma AEW&C degli Emirati Arabi Uniti nel 2007. Nel 2015, gli Emirati Arabi Uniti hanno selezionato Saab GlobalEye rispetto al Wedgetail e al Northrop Grumman E-2D Advanced Hawkeye;
  • Qatar - Nel 2014, il Qatar ha dichiarato di voler acquistare tre aerei 737 AEW&C. Nel 2018 il Qatar ha deciso di non procedere con l'acquisto previsto.

Specifiche, caratteristiche generali:
  • Equipaggio: missione: da sei a dieci; volo: due 
  • Capacità: 43.720 libbre (19.830 kg)
  • Lunghezza: 110 piedi 4 pollici (33,6 m)
  • Apertura alare: 117 piedi 2 pollici (35,8 m)
  • Altezza: 41 piedi 2 pollici (12,5 m)
  • Superficie alare: 980 piedi quadrati (91 m2 )
  • Profilo alare : B737D
  • Peso a vuoto: 102.750 libbre (46.606 kg)
  • Peso massimo al decollo: 171.000 libbre (77.600 kg)
  • Motopropulsore: 2 motori turbofan CFM International CFM56-7B27A, spinta da 27.300 lbf (121 kN) ciascuno.
Prestazioni:
  • Velocità di crociera: 530 mph (853 km / h, 460 kn)
  • Autonomia: 4.000 mi (6.500 km, 3.500 nmi)
  • Tangenza: 41.000 piedi (12.500 m).
Avionica:
  • Radar array multiruolo a scansione elettronica Northrop Grumman.






Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, NATO, Thedrive, Wikipedia, You Tube)













































 

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