L’AK-47 Kalashnikov (nome ufficiale in russo: А(втомат) К(алашникова) 1947, Avtomat Kalašnikova 1947 goda) è un fucile d'assalto sovietico a fuoco selettivo operato a gas, camerato per il proiettile 7,62 × 39 mm.
Sviluppato nell'Unione Sovietica da Michail Timofeevič Kalašnikov, il prototipo originale fu il primo fucile d'assalto di seconda generazione, dopo il tedesco StG 44. È considerato il fucile d'assalto più diffuso e maneggevole al mondo.
In una lettera inviata al patriarca della Chiesa ortodossa russa poco prima del decesso, il progettista si diceva affranto per le conseguenze della sua invenzione. Con un dubbio che ha continuato ad assalirlo per tutta la vita: "Sono anch'io colpevole?"
Essere stato complice involontario di morte e devastazione deve aver pesato non poco sulla coscienza di Mikhail Kalashnikov. Così, il creatore del leggendario fucile d'assalto Ak-47, recentemente scomparso, sul letto di morte prese carta e penna per confessare al patriarca Cirillo, il capo della Chiesa ortodossa russa, che si sentiva in colpa per i milioni caduti in tutto il mondo sotto i colpi della sua creatura. "Il mio dolore spirituale è insopportabile - avrebbe scritto mister Kalashnikov - e continuo a chiedermi la stessa irrisolta domanda: se il mio fucile ha ucciso così tante persone, ebbene io sono colpevole della morte di costoro, anche se erano nemici?". Firmando (con mano tremolante) "un servo di Dio, il disegnatore Mikhail Kalashnikov".
Morto nel dicembre scorso a 94 anni e ai cui funerali ha partecipato lo stesso presidente Vladimir Putin, Kalashnikov era arrivato a produrre il fucile, dal disegno agile e compatto, perché aveva sperimentato la mancanza di armi efficaci nell'Armata Rossa durante la Seconda Guerra Mondiale. Un oggetto diventato un punto di riferimento per l'industria delle armi ma, tristemente, anche uno dei principali strumenti usati in guerre e conflitti ai quattro angoli del globo. Fabbricato in tutto il mondo senza brevetto, l'Ak-47 è infatti diventato l'icona dei movimenti armati di rivolta, compresi quelli che utilizzano bambini soldati.
Nella lettera, l'anziano progettista aggiunge di essersi avvicinato alla Chiesa all'età di 91 anni e di essersi successivamente battezzato. L'addetto stampa del patriarca ha spiegato al quotidiano che il capo della Chiesa russa, una volta letta la missiva, ha inviato una sua personale risposta all'uomo, così afflitto. "La Chiesa ha una posizione molto precisa - ha aggiunto il portavoce, Alexander Volkov - Quando le armi servono a proteggere la patria, la Chiesa sostiene entrambi, tanto i loro creatori che i soldati che le utilizzano. Egli progettò questo fucile per difendere il suo Paese, non come per utilizzarlo come fanno i terroristi”.
Durante la Guerra fredda, l'Unione Sovietica (così come anche Cina e moltissimi Paesi del blocco NATO o del Patto di Varsavia) fornirono le proprie armi ai combattenti di tutto il mondo. Mentre la NATO ed i Paesi occidentali impiegavano fucili relativamente costosi come l'M14, l'G3, l' M16 o l'SG-510 la produzione facile ed economica degli AK-47 permetteva alla Russia di armare i propri alleati con estrema facilità. Data la sua natura semplice e poco costosa, l'arma è stata immediatamente presa come spunto per altre armi in giro per il mondo, tra cui il Galil israeliano e il Type 56 cinese. Come conseguenza, la Guerra Fredda vide l'esportazione in massa degli AK-47. Gli Stati Uniti finirono addirittura per acquistare dei Type 56 dalla Repubblica Popolare Cinese per armare gli insorti afgani durante l'invasione sovietica dell'Afghanistan.
La grande diffusione dell'arma è testimoniata non solo dai numeri. Un AK-47 compare nella bandiera del Mozambico, fatto che sottolinea come il leader locale abbia acquisito il potere in larga parte grazie all'uso delle armi. Anche nelle uniformi dello Zimbabwe, di Timor Est e nella bandiera del partito politico filo iraniano compare un AK-47.
In diversi Paesi occidentali, l'AK-47 è associato con il nemico. Negli Stati filo-comunisti, l'AK-47 è divenuto il simbolo della rivoluzione del Terzo Mondo. Negli anni ottanta, la Russia divenne la principale fornitrice di armi ai Paesi colpiti dall'embargo della NATO, tra cui Siria, Libia e Iran. Con lo sfaldamento dell'Unione Sovietica nel 1991, gli AK-47 sono stati svenduti sul mercato nero a chiunque fosse disposto a pagare, cartelli della droga e regimi dittatoriali in primis, per finire poi nelle mani di talebani o terroristi islamici. I film occidentali raffigurano spesso i guerriglieri, i criminali e i terroristi con AK-47 in pugno.
Come contraltare, si può vedere l'AK-47 come uno dei mezzi con cui diversi Stati occupati hanno riacquisito la propria libertà a seguito del periodo coloniale e imperialista.
In Messico l'AK-47 è conosciuto come Cuerno de Chivo (letteralmente “corno di ariete”) ed è una delle armi predilette dei cartelli della droga. È persino citato in alcuni testi di canzoni folkloriche.
La grande diffusione dell'arma è testimoniata non solo dai numeri. Un AK-47 compare nella bandiera del Mozambico, fatto che sottolinea come il leader locale abbia acquisito il potere in larga parte grazie all'uso delle armi. Anche nelle uniformi dello Zimbabwe, di Timor Est e nella bandiera del partito politico filo iraniano compare un AK-47.
In diversi Paesi occidentali, l'AK-47 è associato con il nemico. Negli Stati filo-comunisti, l'AK-47 è divenuto il simbolo della rivoluzione del Terzo Mondo. Negli anni ottanta, la Russia divenne la principale fornitrice di armi ai Paesi colpiti dall'embargo della NATO, tra cui Siria, Libia e Iran. Con lo sfaldamento dell'Unione Sovietica nel 1991, gli AK-47 sono stati svenduti sul mercato nero a chiunque fosse disposto a pagare, cartelli della droga e regimi dittatoriali in primis, per finire poi nelle mani di talebani o terroristi islamici. I film occidentali raffigurano spesso i guerriglieri, i criminali e i terroristi con AK-47 in pugno.
Come contraltare, si può vedere l'AK-47 come uno dei mezzi con cui diversi Stati occupati hanno riacquisito la propria libertà a seguito del periodo coloniale e imperialista.
In Messico l'AK-47 è conosciuto come Cuerno de Chivo (letteralmente “corno di ariete”) ed è una delle armi predilette dei cartelli della droga. È persino citato in alcuni testi di canzoni folkloriche.
Nel 2006, l'attivista per la pace e musicista colombiano César Lopez ideò la sua escopetarra, un AK-47 convertito a chitarra. Una fu venduta per 17 000 $, e il ricavato fu devoluto alle vittime delle mine antiuomo; un'altra è esposta nella sede delle Nazioni Unite.
L'AK-47 è uno dei soggetti principali del film Lord of War con Nicholas Cage. Numerosi monologhi nel film sono incentrati sull'arma. In particolare uno: «Di tutte le armi nell'immenso arsenale sovietico, nulla era più remunerativo dell'Avtomat Kalašnikova, modello del 1947, più comunemente conosciuto come AK-47 o Kalashnikov. È il mitra più popolare del mondo, un'arma che tutti i combattenti amano. Un amalgama di 4 kg di acciaio e legno multistrato: non si rompe, non si inceppa né si surriscalda; spara se è coperto di fango o pieno di sabbia. È così facile da usare che anche i bambini possono farlo… e spesso lo fanno. I sovietici hanno messo l'arma su una moneta, il Mozambico l'ha messa addirittura sulla bandiera. Alla fine della guerra fredda, il Kalashnikov divenne il prodotto russo più esportato, prima della vodka, del caviale e dei narratori suicidi. Una cosa è certa, nessuno si metteva in fila per comprare le loro automobili».
Nel campo delle armi moderne, la parola russa автомат (avtomat) fu introdotta nel 1919 per designare un fucile automatico progettato nel 1916 da Vladimir Grigoryevich Fëdorov, che modificò un suo progetto di fucile automatico per creare un'arma capace di fuoco automatico, che fosse però più leggera rispetto alle mitragliatrici allora in servizio. Il Fëdorov avtomat (la cui produzione ammonta a circa 3 200 esemplari in totale) vide azioni molto limitate durante la Prima guerra mondiale ma fu usato intensamente durante la guerra civile russa. Il Fëdorov Avtomat era camerato per il proiettile 6 x 50 mm SR Arisaka, uno dei proiettili più comuni all'epoca. Molti storici considerano il Fëdorov Avtomat il primo fucile d'assalto ad aver visto l'azione; altri, invece, sostengono che la cosa sia stata più un caso che un'intenzione. Il Fëdorov Avtomat fu ritirato dal servizio attivo negli anni tra il 1925 e il 1928 vista la natura straniera delle munizioni impiegate, difficilmente reperibili dall'Unione Sovietica, sebbene fu possibile vedere l'arma in servizio durante la Guerra d'inverno nel 1940 a causa della mancanza nelle forze russe di armi automatiche. Durante la Seconda guerra mondiale avvenne il rimpiazzo definitivo con i nuovi mitra, tra cui il famoso PPSh-41. I tentativi sovietici di realizzare nuovi fucili automatici (ad esempio i due fucili AVS-36 e AVT-40) camerati per il 7,62 × 54 mm R fallirono tutti.
Durante la seconda guerra mondiale, i tedeschi introdussero il loro nuovo StG 44. Quest'arma, il cui nome (Sturmgewehr) ha poi dato il nome a quella famiglia di armi che viene chiamata d'assalto, era camerata per una nuova tipologia di proiettile intermedio 7,92 × 33 mm Kurz. I sovietici riuscirono a mettere le mani sul primo prototipo dell'arma tedesca, denominata Mkb 42(H), e ad ottenere alcuni esemplari di carabine M1 americane (anch'esse camerate per colpi più piccoli, .30 carbine). A partire dalle due armi, il 15 giugno 1943 il Commissariato Popolare per gli armamenti dell'Unione Sovietica introdusse il nuovo proiettile 7,62 × 39 mm M43 che entrò in produzione di massa nel 1944. Proprio mentre veniva adottato il nuovo proiettile, le autorità sovietiche giunsero alla conclusione della necessità di una nuova classe di armi portatili, e i concorsi per i progetti vennero indetti nel 1944.
Mikhail Kalashnikov cominciò la sua carriera da progettista di armi durante la convalescenza in un ospedale militare a seguito di ferite riportate in azione. Dopo aver tentato con una pistola mitragliatrice nel 1942 e una mitragliatrice leggera nel 1943, nel 1944 si mise al lavoro su un prototipo che potesse sparare il nuovo proiettile 7,62 × 41 mm (introdotto da Yelizarov e Syomin nel 1943). Nel 1946, venne consegnato all'esercito il prototipo AK-46 per le prove. Nel 1948 la versione con calcio fisso entrò in servizio presso alcuni reparti specializzati dell'esercito sovietico. Un primo miglioramento dell'arma fu la variante AKS-47 (dove S sta per il russo Складной, skladnoy, “pieghevole”) con calcio pieghevole verso il basso (simile a quello visto sull'MP 40 tedesco). Nel 1949, l'AK-47 divenne il fucile d'assalto ufficiale delle forze armate sovietiche e fu adottato da gran parte delle nazioni aderenti al patto di Varsavia. Intanto nel Kalashnikov presentò una carabina semiautomatica azionata a gas, fortemente influenzata dal Garand statunitense, ma il progetto non fu all'altezza dell'arma presentata da Simonov, che venne adottata con la denominazione SKS-45.
Nel campo delle armi automatiche, il bando prevedeva condizioni piuttosto ambiziose per un'arma del genere: la canna doveva avere una lunghezza compresa tra i 500 e i 520 mm e il peso non avrebbe dovuto superare i 5 kg (bipiede pieghevole compreso).
Nonostante le difficoltà implicite, diversi progettisti sovietici parteciparono alla competizione per l'arma. Tra di essi spiccavano Tokarev, Korovin, Degtyarev, Shpagin, Simonov e Prilutsky. Kalashnikov decise di non partecipare alla competizione. Nel 1944 venne presa in prova l'arma proposta da Aleksei Sudaëv, denominata AS-44 (canna da 505 mm per 5,6 kg di peso). Le prove mostrarono però come l'arma fosse troppo pesante per un comune fante, e a Sudaëv fu intimato di alleggerire il suo prototipo: tuttavia, l'operazione minò profondamente l'accuratezza e l'affidabilità dell'arma. Nell'ottobre del 1945, il GAU si risolse nel rinunciare al bipiede integrato; la variante dell'arma originale di Sudaëv in questa configurazione, denominata OAS (Oблегченный Aвтомат Судаева, Oblegchennij Avtomat Sudaëva, “fucile automatico leggero Sudaëv"), pesava solo 4,8 kg ma l'improvvisa morte di Sudaëv nel 1946 impedì ulteriori sviluppi dell’arma.
I problemi di affidabilità che si erano manifestati nel progetto alleggerito di Sudaëv convinsero il GAU a indire un nuovo bando, i cui scopi furono subito chiari: progettare un'arma affidabile che rimpiazzasse in via definitiva PPSh-41 e PPS-43. Entro l'agosto 1946 furono presentati dieci disegni.
Kalashnikov e il suo team proposero la propria arma. Si trattava di un fucile operato a gas con sistema di chiusura simile a quello presente nella precedente carabina del 1944 e un caricatore curvo da 30 colpi. L'arma di Kalashnikov (nome in codice AK-1 e AK-2, rispettivamente con castello ricavato dal pieno e stampato) si mostrò subito affidabile e passò la prima fase di test, per competere con le armi di Dementyev (KB-P-520) e Bulkin (TKB-415). Nel tardo 1946, Aleksandr Zaitsev riuscì a convincere Kalashnikov sulla necessità di miglioramenti all'arma. I nuovi fucili (nome provvisorio KB-P-580) si rivelarono molto affidabili nella maggior parte delle situazioni di stress e i primi tre prototipi furono pronti per il novembre 1947. Nel 1948 cominciò la produzione a Iževsk e nel 1949 l'arma venne adottata dall'esercito sovietico con la denominazione 7,62 mm AK-47.
La migliore definizione che si potrebbe dare dell'AK-47 è quella di un ibrido delle precedenti innovazioni tecnologiche in fatto di armi: il gruppo grilletto, il sistema di bloccaggio a due perni e il metodo di sblocco dell'M1 Garand (e quindi della carabina M1) statunitense; il meccanismo di sicura brevettato da Browning per il Remington M8; e il sistema dei gas dell'StG 44 tedesco. Kalashnikov e la sua squadra avevano accesso agli schemi di tutte queste armi e non hanno quindi avuto la necessità di “reinventare la ruota”, sebbene Kalashnikov abbia sempre negato di aver preso spunto dall'arma tedesca. Lo stesso Kalashnikov disse: «Un sacco di soldati sovietici mi chiedono come si possa diventare progettista e come si progettino nuove armi. Domande per cui non esiste una risposta semplice. Ogni progettista sembra percorrere il suo cammino, con i suoi successi e insuccessi. Ma una cosa è certa: prima di provare a creare qualcosa di nuovo, è di vitale importanza apprezzare ciò che già esiste nel tuo campo. Io stesso posso confermare che è così».
Molti sostengono che Kalashnikov abbia preso spunto in maniera massiccia dalle armi di Bulkin e Simonov (rispettivamente, TKB-415 e AVS-31).
Durante le prime fasi di produzione si incontrarono numerosi problemi. Il primo modello presentava un castello in metallo stampato. Il problema era ricavare la guida per l'eiettore. Questi problemi causarono un alto numero di armi respinte alle fabbriche. Invece di interrompere la produzione, il castello stampato venne sostituito con uno ricavato dal pieno. Il processo era sì più costoso, ma i macchinari che erano già stati impiegati per il vecchio Mosin-Nagantpermisero una produzione più rapida grazie alla loro adattabilità. Proprio questi problemi impedirono ai sovietici di fornire grandi quantità di AK-47 prima del 1956. Nel frattempo, continuò la produzione della carabina SKS.
Dopo aver aggirato e risolto i problemi di realizzazione, nel 1959 venne introdotta una nuova versione, denominata AKM (Автомат Калашникова Модернизированный, Avtomat Kalashnikova Modernizirovannij, “fucile automatico Kalashnikov modernizzato”). Il nuovo modello era fornito di castello ricavato a stampo e montava un freno di bocca per compensare il forte rinculo dell'arma. In più, come misura di sicurezza per prevenire spari a camera non completamente chiusa in modalità automatica, venne installato un sistema ritardante per il percussore. Spesso ci si riferisce a questo meccanismo come “riduttore di rateo”, in quanto presenta l'effetto collaterale di ridurre il rateo di fuoco dell'arma. L'arma risultò anche più leggera del modello precedente. Quasi tutte le copie (autorizzate o meno) all'estero sono basate sulla variante AKM, proprio perché più facile da realizzare.
Solitamente ci si riferisce a tutte le armi basate sul progetto di Kalashnikov come AK-47, sebbene ciò sarebbe sbagliato quando in presenza di fucile con castello stampato. Nei Paesi dell'ex blocco sovietico, l'arma viene chiamata comunemente Kalashnikov o AK.
Dal 1947 in poi sono state introdotte quattro varianti principali di castello, ognuna con due sottotipi:
-Type 1A: il primo castello in assoluto, ricavato a stampo.
-Type 1B: castello 1A modificato per il montaggio dei calci pieghevoli verso il basso.
-Type 2A: castello in acciaio ricavato dal pieno
-Type 2B: castello 2A modificato per il montaggio dei calci pieghevoli verso il basso.
-Type 3A: variante del castello ricavato dal pieno. Il più comune tra i castelli ricavati dal pieno in circolazione.
-Type 3B: castello 3A modificato per il montaggio dei calci pieghevoli verso il basso.
-Type 4A: castello AKM stampato. In assoluto, il più comune dei castelli stampati in circolazione.
-Type 4B: castello 4A modificato per il montaggio dei calci pieghevoli verso il basso.
Nel 1974, l'Unione Sovietica cominciò il rimpiazzo degli AK-47 e degli AKM con una nuova arma, l'AK-74, camerato per il nuovo 5,45 x 39 mm. Il nuovo fucile e le relative munizioni cominciarono ad essere prodotti nell'Europa orientale a causa del collasso dell'Unione Sovietica.
I principali vantaggi dell'arma di Kalashnikov sono il progetto semplice, la compattezza e l'adattabilità alla produzione di massa. È semplice da produrre e facile da pulire e mantenere. La sua resistenza e affidabilità sono leggendarie. L'AK-47 fu inizialmente progettato per essere facilmente azionabile e mantenibile anche da personale con pesanti guanti invernali. Il pistone dei gas molto largo, la facile accessibilità ai punti tra le parti mobili, e il particolare design delle munizioni, permettono all'arma di sopportare facilmente l'intrusione di corpi estranei senza per questo andare incontro ad inceppamenti e malfunzionamenti. Quest'affidabilità si traduce però in una perdita di precisione, dato che la forte tolleranza delle parti non prevede una lavorazione di alta precisione.
La canna, la camera di scoppio, il pistone e il cilindro per i gas sono interamente cromati (per lo meno nella stragrande maggioranza dei casi). Ciò permette una lunga durata delle parti, che resistono facilmente alla corrosione. Questo fatto è particolarmente importante, dato che molte munizioni militari (in pratica, tutte le munizioni prodotte nell'Unione Sovietica e nei Paesi del blocco) del XX secolo contenevano clorato di potassio nell'innesco. Sparando, il composto produceva residui corrosivi che richiedevano cura costante per prevenire danni irreversibili all'arma.
Oltre che nell'Unione Sovietica, gli AK-47 (con tutte le relative varianti e copie) vengono prodotti in almeno un'altra dozzina di Paesi, con un “grado di qualità che spazia da armi attentamente realizzate a pezzi di dubbia qualità”.
Per sparare, l'operatore inserisce il caricatore, tira e rilascia la leva di armamento e quindi preme il grilletto. In semiautomatico, l'arma spara un solo colpo e il grilletto deve essere rilasciato per poter far fuoco nuovamente. In automatico, l'arma spara ciclicamente, caricando, innescando ed espellendo i colpi uno dopo l'altro fino all'esaurimento del caricatore o al rilascio del grilletto. I gas generati dallo sparo vengono parzialmente convogliati attraverso un foro nella parte superiore della canna verso il sistema di rinculo, dove spingono indietro il pistone, che nel movimento retrogrado spinge il porta-otturatore facendo arretrare l'otturatore che a sua volta espelle il bossolo e incamera un nuovo colpo ritornando in posizione grazie alla molla di recupero.
Il sistema impiegato nell'arma viene definito “a corsa lunga”, in quanto il pistone si muove all'indietro per un tratto piuttosto lungo, spingendo materialmente il porta-otturatore indietro. Il tutto in contrasto con la maggior parte dei fucili del XX secolo che usano un pistone “a corsa corta”. In questo caso, il pistone colpisce il porta-otturatore che arretra grazie all'urto ma prosegue la corsa non spinto dal pistone, ma grazie all'inerzia. Fucili del genere sono il FAL, l'AR18 e il britannico SA-80. La comparazione è interessante in quanto proprio il FAL e l'M16 statunitense sono stati (e sono ancora) i più comuni avversari per gli AK. Il fucile americano non usa nemmeno un pistone per riarmare, ma il funzionamento “a presa diretta di gas” dove i gas arrivano direttamente nel castello spingendo e sbloccando il porta-otturatore.
Il prototipo (AK-46) presentava selettori diversi per sicura e modalità di fuoco. In seguito vennero uniti per velocizzare e facilitare la produzione. Il selettore è costituito da una larga placca metallica sul lato destro dell'arma, che impedisce di tirare la leva di armamento a fine corsa (incamerando il colpo) quando in sicura. Presenta tre posizioni: sicura (in alto), semiautomatico (in basso) e automatico (centrale). Il motivo di questa scelta non convenzionale per quanto riguarda le posizioni del selettore è che un soldato sotto stress tenderà a spingere il selettore verso il basso con forza, superando la modalità automatica (che potrebbe risultare pericolosa in situazioni simili). In questo modo, per operare in automatico l'operatore deve deliberatamente spostare il selettore in posizione centrale.
Alcuni derivati presentano un selettore d'armamento sopra l'impugnatura simile a quella presente sui comuni modelli di AR statunitensi, operabile tramite pollice.
La distanza tra tacca di mira e mirino nell'AK è di 378 mm. La tacca di mira è regolabile da 100 a 800 metri (fino ad un ottimistico 1 000 m per gli AKM). Il mirino è regolabile in alzo in qualunque momento, mentre la deriva è regolata dalla fabbrica e viene fissata. L'opzione di base, contrassegnata sulla tacca di mira con П, permette al tiratore di colpire bersagli a breve distanza (solitamente fino a 100 m) senza alcuna regolazione necessaria. Questa configurazione riprende quelle viste su Mosin-Nagant e SKS, di cui l'AK-47 è il rimpiazzo. Alcune varianti presentano un mirino con flip-up luminoso calibrato per 50 m (combattimento notturno). Quasi tutti i modelli di produzione recente (quelli della serie 100) possiedono una slitta laterale per il montaggio di ottiche di vario tipo, come ad esempio la PSO-1. Tuttavia, se l'ottica è montata sull'arma il calcio pieghevole non può essere chiuso.
La versione standard dell'arma impiega proiettili da 7,62 × 39 mm, con una velocità alla volata di 715 m/s. Il peso della munizione è di 16,3 g, con una palla da 7,9 g. La munizione produce effetti tremendi all'impatto con i tessuti umani, ma produce ferite di entità molto minore quando esce, subito prima che il proiettile cominci a ruotare su se stesso.
La precisione dell'AK-47 è stata sempre considerata “abbastanza buona”.
Gli AK-47 con castello ricavato dal pieno sono in grado di sparare gruppi da 3/5 pollici a 100 m, mentre gli AKM stampati in gruppi da 4/6 pollici alla stessa distanza.
Ci sono vantaggi e svantaggi per entrambe le versioni. I castelli ricavati dal pieno sono rigidi, non flessibili nel momento dello sparo, e rendono quindi l'arma più precisa. I castelli stampati, da parte loro, sono più affidabili in termini meccanici in quanto dotati di alta resilienza e quindi non soggetti a fatica quando sottoposti a stress ciclico. Per questo motivo, i nuovi AKM stampati sono meno precisi dei loro predecessori. Un AKM, caricato con colpi 7,62 × 39 mm ha una gittata massima effettiva di 350 m, difficilmente superiore.
Una delle caratteristiche principali (anche se spesso sottovalutata) per la buona affidabilità di un'arma è il suo caricatore. Il caricatore per gli AK-47 presenta una curvatura molto accentuata che permette un facile accesso alla camera di scoppio per i proiettili. La lavorazione in acciaio, combinata al sistema che facilita l'inserimento dei colpi in camera, rende il caricatore estremamente resistente e affidabile.
Il caricatore pesa 334 grammi quando vuoto. Nel 1961 comparvero degli esemplari in alluminio, che risultarono però troppo sensibili ai danni e furono presto rimpiazzati da modelli in plastica leggermente più pesante e resistenti. I caricatori plastici furono migliorati nel 1967 con l'introduzione di rinforzi metallici nei punti critici che quadruplicarono la vita media di un caricatore. Il caricatore in uso pesa 250 grammi (scarico).
Molti degli AK jugoslavi (o comunque dell'Est-Europa) montano un sistema di hold-open, che mantiene l'otturatore dell'arma aperto al momento dello sparo dell'ultimo colpo.
L'arma può anche montare i caricatori da 40 o 75 (tamburo) colpi usati comunemente nella mitragliatrice leggera RPK. Esistono anche varianti da 10, 20 o 100 colpi.
Tutti gli esemplari di AK-47 possono montare vari lanciagranate sottocanna da 40 mm come GP-25, GP-30 e GP-34. La granata standard è la VOG-25 (o VOG-25M) a frammentazione, con raggio letale che va dai 6 ai 9 m. La variante VOG-25P (o VOG-25PM) possiede una piccola carica che all'impatto col terreno detona, facendo alzare la granata ad un'altezza di un metro circa per esplodere.
Anche la variante jugoslava M70 è abilitata al lancio di granate, ma il lanciagranate richiede l'aggiunta di un attacco da 22 mm sull'arma. Altre varianti dotate di lanciagranate sono la polacca Kbkg wz. 1960/72 e la ungherese AMP-69.
Gli AK-47 possono anche montare un particolare lanciagranate per le granate sovietiche standard RGD-5.
(Web, Google, Wikipedia)
Durante la seconda guerra mondiale, i tedeschi introdussero il loro nuovo StG 44. Quest'arma, il cui nome (Sturmgewehr) ha poi dato il nome a quella famiglia di armi che viene chiamata d'assalto, era camerata per una nuova tipologia di proiettile intermedio 7,92 × 33 mm Kurz. I sovietici riuscirono a mettere le mani sul primo prototipo dell'arma tedesca, denominata Mkb 42(H), e ad ottenere alcuni esemplari di carabine M1 americane (anch'esse camerate per colpi più piccoli, .30 carbine). A partire dalle due armi, il 15 giugno 1943 il Commissariato Popolare per gli armamenti dell'Unione Sovietica introdusse il nuovo proiettile 7,62 × 39 mm M43 che entrò in produzione di massa nel 1944. Proprio mentre veniva adottato il nuovo proiettile, le autorità sovietiche giunsero alla conclusione della necessità di una nuova classe di armi portatili, e i concorsi per i progetti vennero indetti nel 1944.
Mikhail Kalashnikov cominciò la sua carriera da progettista di armi durante la convalescenza in un ospedale militare a seguito di ferite riportate in azione. Dopo aver tentato con una pistola mitragliatrice nel 1942 e una mitragliatrice leggera nel 1943, nel 1944 si mise al lavoro su un prototipo che potesse sparare il nuovo proiettile 7,62 × 41 mm (introdotto da Yelizarov e Syomin nel 1943). Nel 1946, venne consegnato all'esercito il prototipo AK-46 per le prove. Nel 1948 la versione con calcio fisso entrò in servizio presso alcuni reparti specializzati dell'esercito sovietico. Un primo miglioramento dell'arma fu la variante AKS-47 (dove S sta per il russo Складной, skladnoy, “pieghevole”) con calcio pieghevole verso il basso (simile a quello visto sull'MP 40 tedesco). Nel 1949, l'AK-47 divenne il fucile d'assalto ufficiale delle forze armate sovietiche e fu adottato da gran parte delle nazioni aderenti al patto di Varsavia. Intanto nel Kalashnikov presentò una carabina semiautomatica azionata a gas, fortemente influenzata dal Garand statunitense, ma il progetto non fu all'altezza dell'arma presentata da Simonov, che venne adottata con la denominazione SKS-45.
Nel campo delle armi automatiche, il bando prevedeva condizioni piuttosto ambiziose per un'arma del genere: la canna doveva avere una lunghezza compresa tra i 500 e i 520 mm e il peso non avrebbe dovuto superare i 5 kg (bipiede pieghevole compreso).
Nonostante le difficoltà implicite, diversi progettisti sovietici parteciparono alla competizione per l'arma. Tra di essi spiccavano Tokarev, Korovin, Degtyarev, Shpagin, Simonov e Prilutsky. Kalashnikov decise di non partecipare alla competizione. Nel 1944 venne presa in prova l'arma proposta da Aleksei Sudaëv, denominata AS-44 (canna da 505 mm per 5,6 kg di peso). Le prove mostrarono però come l'arma fosse troppo pesante per un comune fante, e a Sudaëv fu intimato di alleggerire il suo prototipo: tuttavia, l'operazione minò profondamente l'accuratezza e l'affidabilità dell'arma. Nell'ottobre del 1945, il GAU si risolse nel rinunciare al bipiede integrato; la variante dell'arma originale di Sudaëv in questa configurazione, denominata OAS (Oблегченный Aвтомат Судаева, Oblegchennij Avtomat Sudaëva, “fucile automatico leggero Sudaëv"), pesava solo 4,8 kg ma l'improvvisa morte di Sudaëv nel 1946 impedì ulteriori sviluppi dell’arma.
I problemi di affidabilità che si erano manifestati nel progetto alleggerito di Sudaëv convinsero il GAU a indire un nuovo bando, i cui scopi furono subito chiari: progettare un'arma affidabile che rimpiazzasse in via definitiva PPSh-41 e PPS-43. Entro l'agosto 1946 furono presentati dieci disegni.
Kalashnikov e il suo team proposero la propria arma. Si trattava di un fucile operato a gas con sistema di chiusura simile a quello presente nella precedente carabina del 1944 e un caricatore curvo da 30 colpi. L'arma di Kalashnikov (nome in codice AK-1 e AK-2, rispettivamente con castello ricavato dal pieno e stampato) si mostrò subito affidabile e passò la prima fase di test, per competere con le armi di Dementyev (KB-P-520) e Bulkin (TKB-415). Nel tardo 1946, Aleksandr Zaitsev riuscì a convincere Kalashnikov sulla necessità di miglioramenti all'arma. I nuovi fucili (nome provvisorio KB-P-580) si rivelarono molto affidabili nella maggior parte delle situazioni di stress e i primi tre prototipi furono pronti per il novembre 1947. Nel 1948 cominciò la produzione a Iževsk e nel 1949 l'arma venne adottata dall'esercito sovietico con la denominazione 7,62 mm AK-47.
La migliore definizione che si potrebbe dare dell'AK-47 è quella di un ibrido delle precedenti innovazioni tecnologiche in fatto di armi: il gruppo grilletto, il sistema di bloccaggio a due perni e il metodo di sblocco dell'M1 Garand (e quindi della carabina M1) statunitense; il meccanismo di sicura brevettato da Browning per il Remington M8; e il sistema dei gas dell'StG 44 tedesco. Kalashnikov e la sua squadra avevano accesso agli schemi di tutte queste armi e non hanno quindi avuto la necessità di “reinventare la ruota”, sebbene Kalashnikov abbia sempre negato di aver preso spunto dall'arma tedesca. Lo stesso Kalashnikov disse: «Un sacco di soldati sovietici mi chiedono come si possa diventare progettista e come si progettino nuove armi. Domande per cui non esiste una risposta semplice. Ogni progettista sembra percorrere il suo cammino, con i suoi successi e insuccessi. Ma una cosa è certa: prima di provare a creare qualcosa di nuovo, è di vitale importanza apprezzare ciò che già esiste nel tuo campo. Io stesso posso confermare che è così».
Molti sostengono che Kalashnikov abbia preso spunto in maniera massiccia dalle armi di Bulkin e Simonov (rispettivamente, TKB-415 e AVS-31).
Durante le prime fasi di produzione si incontrarono numerosi problemi. Il primo modello presentava un castello in metallo stampato. Il problema era ricavare la guida per l'eiettore. Questi problemi causarono un alto numero di armi respinte alle fabbriche. Invece di interrompere la produzione, il castello stampato venne sostituito con uno ricavato dal pieno. Il processo era sì più costoso, ma i macchinari che erano già stati impiegati per il vecchio Mosin-Nagantpermisero una produzione più rapida grazie alla loro adattabilità. Proprio questi problemi impedirono ai sovietici di fornire grandi quantità di AK-47 prima del 1956. Nel frattempo, continuò la produzione della carabina SKS.
Dopo aver aggirato e risolto i problemi di realizzazione, nel 1959 venne introdotta una nuova versione, denominata AKM (Автомат Калашникова Модернизированный, Avtomat Kalashnikova Modernizirovannij, “fucile automatico Kalashnikov modernizzato”). Il nuovo modello era fornito di castello ricavato a stampo e montava un freno di bocca per compensare il forte rinculo dell'arma. In più, come misura di sicurezza per prevenire spari a camera non completamente chiusa in modalità automatica, venne installato un sistema ritardante per il percussore. Spesso ci si riferisce a questo meccanismo come “riduttore di rateo”, in quanto presenta l'effetto collaterale di ridurre il rateo di fuoco dell'arma. L'arma risultò anche più leggera del modello precedente. Quasi tutte le copie (autorizzate o meno) all'estero sono basate sulla variante AKM, proprio perché più facile da realizzare.
Solitamente ci si riferisce a tutte le armi basate sul progetto di Kalashnikov come AK-47, sebbene ciò sarebbe sbagliato quando in presenza di fucile con castello stampato. Nei Paesi dell'ex blocco sovietico, l'arma viene chiamata comunemente Kalashnikov o AK.
Dal 1947 in poi sono state introdotte quattro varianti principali di castello, ognuna con due sottotipi:
-Type 1A: il primo castello in assoluto, ricavato a stampo.
-Type 1B: castello 1A modificato per il montaggio dei calci pieghevoli verso il basso.
-Type 2A: castello in acciaio ricavato dal pieno
-Type 2B: castello 2A modificato per il montaggio dei calci pieghevoli verso il basso.
-Type 3A: variante del castello ricavato dal pieno. Il più comune tra i castelli ricavati dal pieno in circolazione.
-Type 3B: castello 3A modificato per il montaggio dei calci pieghevoli verso il basso.
-Type 4A: castello AKM stampato. In assoluto, il più comune dei castelli stampati in circolazione.
-Type 4B: castello 4A modificato per il montaggio dei calci pieghevoli verso il basso.
Nel 1974, l'Unione Sovietica cominciò il rimpiazzo degli AK-47 e degli AKM con una nuova arma, l'AK-74, camerato per il nuovo 5,45 x 39 mm. Il nuovo fucile e le relative munizioni cominciarono ad essere prodotti nell'Europa orientale a causa del collasso dell'Unione Sovietica.
I principali vantaggi dell'arma di Kalashnikov sono il progetto semplice, la compattezza e l'adattabilità alla produzione di massa. È semplice da produrre e facile da pulire e mantenere. La sua resistenza e affidabilità sono leggendarie. L'AK-47 fu inizialmente progettato per essere facilmente azionabile e mantenibile anche da personale con pesanti guanti invernali. Il pistone dei gas molto largo, la facile accessibilità ai punti tra le parti mobili, e il particolare design delle munizioni, permettono all'arma di sopportare facilmente l'intrusione di corpi estranei senza per questo andare incontro ad inceppamenti e malfunzionamenti. Quest'affidabilità si traduce però in una perdita di precisione, dato che la forte tolleranza delle parti non prevede una lavorazione di alta precisione.
La canna, la camera di scoppio, il pistone e il cilindro per i gas sono interamente cromati (per lo meno nella stragrande maggioranza dei casi). Ciò permette una lunga durata delle parti, che resistono facilmente alla corrosione. Questo fatto è particolarmente importante, dato che molte munizioni militari (in pratica, tutte le munizioni prodotte nell'Unione Sovietica e nei Paesi del blocco) del XX secolo contenevano clorato di potassio nell'innesco. Sparando, il composto produceva residui corrosivi che richiedevano cura costante per prevenire danni irreversibili all'arma.
Oltre che nell'Unione Sovietica, gli AK-47 (con tutte le relative varianti e copie) vengono prodotti in almeno un'altra dozzina di Paesi, con un “grado di qualità che spazia da armi attentamente realizzate a pezzi di dubbia qualità”.
Per sparare, l'operatore inserisce il caricatore, tira e rilascia la leva di armamento e quindi preme il grilletto. In semiautomatico, l'arma spara un solo colpo e il grilletto deve essere rilasciato per poter far fuoco nuovamente. In automatico, l'arma spara ciclicamente, caricando, innescando ed espellendo i colpi uno dopo l'altro fino all'esaurimento del caricatore o al rilascio del grilletto. I gas generati dallo sparo vengono parzialmente convogliati attraverso un foro nella parte superiore della canna verso il sistema di rinculo, dove spingono indietro il pistone, che nel movimento retrogrado spinge il porta-otturatore facendo arretrare l'otturatore che a sua volta espelle il bossolo e incamera un nuovo colpo ritornando in posizione grazie alla molla di recupero.
Il sistema impiegato nell'arma viene definito “a corsa lunga”, in quanto il pistone si muove all'indietro per un tratto piuttosto lungo, spingendo materialmente il porta-otturatore indietro. Il tutto in contrasto con la maggior parte dei fucili del XX secolo che usano un pistone “a corsa corta”. In questo caso, il pistone colpisce il porta-otturatore che arretra grazie all'urto ma prosegue la corsa non spinto dal pistone, ma grazie all'inerzia. Fucili del genere sono il FAL, l'AR18 e il britannico SA-80. La comparazione è interessante in quanto proprio il FAL e l'M16 statunitense sono stati (e sono ancora) i più comuni avversari per gli AK. Il fucile americano non usa nemmeno un pistone per riarmare, ma il funzionamento “a presa diretta di gas” dove i gas arrivano direttamente nel castello spingendo e sbloccando il porta-otturatore.
Il prototipo (AK-46) presentava selettori diversi per sicura e modalità di fuoco. In seguito vennero uniti per velocizzare e facilitare la produzione. Il selettore è costituito da una larga placca metallica sul lato destro dell'arma, che impedisce di tirare la leva di armamento a fine corsa (incamerando il colpo) quando in sicura. Presenta tre posizioni: sicura (in alto), semiautomatico (in basso) e automatico (centrale). Il motivo di questa scelta non convenzionale per quanto riguarda le posizioni del selettore è che un soldato sotto stress tenderà a spingere il selettore verso il basso con forza, superando la modalità automatica (che potrebbe risultare pericolosa in situazioni simili). In questo modo, per operare in automatico l'operatore deve deliberatamente spostare il selettore in posizione centrale.
Alcuni derivati presentano un selettore d'armamento sopra l'impugnatura simile a quella presente sui comuni modelli di AR statunitensi, operabile tramite pollice.
La distanza tra tacca di mira e mirino nell'AK è di 378 mm. La tacca di mira è regolabile da 100 a 800 metri (fino ad un ottimistico 1 000 m per gli AKM). Il mirino è regolabile in alzo in qualunque momento, mentre la deriva è regolata dalla fabbrica e viene fissata. L'opzione di base, contrassegnata sulla tacca di mira con П, permette al tiratore di colpire bersagli a breve distanza (solitamente fino a 100 m) senza alcuna regolazione necessaria. Questa configurazione riprende quelle viste su Mosin-Nagant e SKS, di cui l'AK-47 è il rimpiazzo. Alcune varianti presentano un mirino con flip-up luminoso calibrato per 50 m (combattimento notturno). Quasi tutti i modelli di produzione recente (quelli della serie 100) possiedono una slitta laterale per il montaggio di ottiche di vario tipo, come ad esempio la PSO-1. Tuttavia, se l'ottica è montata sull'arma il calcio pieghevole non può essere chiuso.
La versione standard dell'arma impiega proiettili da 7,62 × 39 mm, con una velocità alla volata di 715 m/s. Il peso della munizione è di 16,3 g, con una palla da 7,9 g. La munizione produce effetti tremendi all'impatto con i tessuti umani, ma produce ferite di entità molto minore quando esce, subito prima che il proiettile cominci a ruotare su se stesso.
La precisione dell'AK-47 è stata sempre considerata “abbastanza buona”.
Gli AK-47 con castello ricavato dal pieno sono in grado di sparare gruppi da 3/5 pollici a 100 m, mentre gli AKM stampati in gruppi da 4/6 pollici alla stessa distanza.
Ci sono vantaggi e svantaggi per entrambe le versioni. I castelli ricavati dal pieno sono rigidi, non flessibili nel momento dello sparo, e rendono quindi l'arma più precisa. I castelli stampati, da parte loro, sono più affidabili in termini meccanici in quanto dotati di alta resilienza e quindi non soggetti a fatica quando sottoposti a stress ciclico. Per questo motivo, i nuovi AKM stampati sono meno precisi dei loro predecessori. Un AKM, caricato con colpi 7,62 × 39 mm ha una gittata massima effettiva di 350 m, difficilmente superiore.
Una delle caratteristiche principali (anche se spesso sottovalutata) per la buona affidabilità di un'arma è il suo caricatore. Il caricatore per gli AK-47 presenta una curvatura molto accentuata che permette un facile accesso alla camera di scoppio per i proiettili. La lavorazione in acciaio, combinata al sistema che facilita l'inserimento dei colpi in camera, rende il caricatore estremamente resistente e affidabile.
Il caricatore pesa 334 grammi quando vuoto. Nel 1961 comparvero degli esemplari in alluminio, che risultarono però troppo sensibili ai danni e furono presto rimpiazzati da modelli in plastica leggermente più pesante e resistenti. I caricatori plastici furono migliorati nel 1967 con l'introduzione di rinforzi metallici nei punti critici che quadruplicarono la vita media di un caricatore. Il caricatore in uso pesa 250 grammi (scarico).
Molti degli AK jugoslavi (o comunque dell'Est-Europa) montano un sistema di hold-open, che mantiene l'otturatore dell'arma aperto al momento dello sparo dell'ultimo colpo.
L'arma può anche montare i caricatori da 40 o 75 (tamburo) colpi usati comunemente nella mitragliatrice leggera RPK. Esistono anche varianti da 10, 20 o 100 colpi.
Tutti gli esemplari di AK-47 possono montare vari lanciagranate sottocanna da 40 mm come GP-25, GP-30 e GP-34. La granata standard è la VOG-25 (o VOG-25M) a frammentazione, con raggio letale che va dai 6 ai 9 m. La variante VOG-25P (o VOG-25PM) possiede una piccola carica che all'impatto col terreno detona, facendo alzare la granata ad un'altezza di un metro circa per esplodere.
Anche la variante jugoslava M70 è abilitata al lancio di granate, ma il lanciagranate richiede l'aggiunta di un attacco da 22 mm sull'arma. Altre varianti dotate di lanciagranate sono la polacca Kbkg wz. 1960/72 e la ungherese AMP-69.
Gli AK-47 possono anche montare un particolare lanciagranate per le granate sovietiche standard RGD-5.
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