mercoledì 12 dicembre 2018

L’AK-47 Kalashnikov: il fucile d'assalto sovietico



L’AK-47 Kalashnikov (nome ufficiale in russo: А(втомат) К(алашникова) 1947, Avtomat Kalašnikova 1947 goda) è un fucile d'assalto sovietico a fuoco selettivo operato a gas, camerato per il proiettile 7,62 × 39 mm.


Sviluppato nell'Unione Sovietica da Michail Timofeevič Kalašnikov, il prototipo originale fu il primo fucile d'assalto di seconda generazione, dopo il tedesco StG 44.  È considerato il fucile d'assalto più diffuso e maneggevole al mondo.

In una lettera inviata al patriarca della Chiesa ortodossa russa poco prima del decesso, il progettista si diceva affranto per le conseguenze della sua invenzione. Con un dubbio che ha continuato ad assalirlo per tutta la vita: "Sono anch'io colpevole?"


Essere stato complice involontario di morte e devastazione deve aver pesato non poco sulla coscienza di Mikhail Kalashnikov. Così, il creatore del leggendario fucile d'assalto Ak-47, recentemente scomparso, sul letto di morte prese carta e penna per confessare al patriarca Cirillo, il capo della Chiesa ortodossa russa, che si sentiva in colpa per i milioni caduti in tutto il mondo sotto i colpi della sua creatura. "Il mio dolore spirituale è insopportabile - avrebbe scritto mister Kalashnikov - e continuo a chiedermi la stessa irrisolta domanda: se il mio fucile ha ucciso così tante persone, ebbene io sono colpevole della morte di costoro, anche se erano nemici?". Firmando (con mano tremolante) "un servo di Dio, il disegnatore Mikhail Kalashnikov".

Morto nel dicembre scorso a 94 anni e ai cui funerali ha partecipato lo stesso presidente Vladimir Putin, Kalashnikov era arrivato a produrre il fucile, dal disegno agile e compatto, perché aveva sperimentato la mancanza di armi efficaci nell'Armata Rossa durante la Seconda Guerra Mondiale. Un oggetto diventato un punto di riferimento per l'industria delle armi ma, tristemente, anche uno dei principali strumenti usati in guerre e conflitti ai quattro angoli del globo. Fabbricato in tutto il mondo senza brevetto, l'Ak-47 è infatti diventato l'icona dei movimenti armati di rivolta, compresi quelli che utilizzano bambini soldati.

Nella lettera, l'anziano progettista aggiunge di essersi avvicinato alla Chiesa all'età di 91 anni e di essersi successivamente battezzato. L'addetto stampa del patriarca ha spiegato al quotidiano che il capo della Chiesa russa, una volta letta la missiva, ha inviato una sua personale risposta all'uomo, così afflitto. "La Chiesa ha una posizione molto precisa - ha aggiunto il portavoce, Alexander Volkov - Quando le armi servono a proteggere la patria, la Chiesa sostiene entrambi, tanto i loro creatori che i soldati che le utilizzano. Egli progettò questo fucile per difendere il suo Paese, non come per utilizzarlo come fanno i terroristi”.


Durante la Guerra fredda, l'Unione Sovietica (così come anche Cina e moltissimi Paesi del blocco NATO o del Patto di Varsavia) fornirono le proprie armi ai combattenti di tutto il mondo. Mentre la NATO ed i Paesi occidentali impiegavano fucili relativamente costosi come l'M14, l'G3, l' M16 o l'SG-510 la produzione facile ed economica degli AK-47 permetteva alla Russia di armare i propri alleati con estrema facilità. Data la sua natura semplice e poco costosa, l'arma è stata immediatamente presa come spunto per altre armi in giro per il mondo, tra cui il Galil israeliano e il Type 56 cinese. Come conseguenza, la Guerra Fredda vide l'esportazione in massa degli AK-47. Gli Stati Uniti finirono addirittura per acquistare dei Type 56 dalla Repubblica Popolare Cinese per armare gli insorti afgani durante l'invasione sovietica dell'Afghanistan.

La grande diffusione dell'arma è testimoniata non solo dai numeri. Un AK-47 compare nella bandiera del Mozambico, fatto che sottolinea come il leader locale abbia acquisito il potere in larga parte grazie all'uso delle armi. Anche nelle uniformi dello Zimbabwe, di Timor Est e nella bandiera del partito politico filo iraniano compare un AK-47.

In diversi Paesi occidentali, l'AK-47 è associato con il nemico. Negli Stati filo-comunisti, l'AK-47 è divenuto il simbolo della rivoluzione del Terzo Mondo. Negli anni ottanta, la Russia divenne la principale fornitrice di armi ai Paesi colpiti dall'embargo della NATO, tra cui Siria, Libia e Iran. Con lo sfaldamento dell'Unione Sovietica nel 1991, gli AK-47 sono stati svenduti sul mercato nero a chiunque fosse disposto a pagare, cartelli della droga e regimi dittatoriali in primis, per finire poi nelle mani di talebani o terroristi islamici. I film occidentali raffigurano spesso i guerriglieri, i criminali e i terroristi con AK-47 in pugno.

Come contraltare, si può vedere l'AK-47 come uno dei mezzi con cui diversi Stati occupati hanno riacquisito la propria libertà a seguito del periodo coloniale e imperialista.

In Messico l'AK-47 è conosciuto come Cuerno de Chivo (letteralmente “corno di ariete”) ed è una delle armi predilette dei cartelli della droga. È persino citato in alcuni testi di canzoni folkloriche.



Nel 2006, l'attivista per la pace e musicista colombiano César Lopez ideò la sua escopetarra, un AK-47 convertito a chitarra. Una fu venduta per 17 000 $, e il ricavato fu devoluto alle vittime delle mine antiuomo; un'altra è esposta nella sede delle Nazioni Unite.

L'AK-47 è uno dei soggetti principali del film Lord of War con Nicholas Cage. Numerosi monologhi nel film sono incentrati sull'arma. In particolare uno: «Di tutte le armi nell'immenso arsenale sovietico, nulla era più remunerativo dell'Avtomat Kalašnikova, modello del 1947, più comunemente conosciuto come AK-47 o Kalashnikov. È il mitra più popolare del mondo, un'arma che tutti i combattenti amano. Un amalgama di 4 kg di acciaio e legno multistrato: non si rompe, non si inceppa né si surriscalda; spara se è coperto di fango o pieno di sabbia. È così facile da usare che anche i bambini possono farlo… e spesso lo fanno. I sovietici hanno messo l'arma su una moneta, il Mozambico l'ha messa addirittura sulla bandiera. Alla fine della guerra fredda, il Kalashnikov divenne il prodotto russo più esportato, prima della vodka, del caviale e dei narratori suicidi. Una cosa è certa, nessuno si metteva in fila per comprare le loro automobili».


Nel campo delle armi moderne, la parola russa автомат (avtomat) fu introdotta nel 1919 per designare un fucile automatico progettato nel 1916 da Vladimir Grigoryevich Fëdorov, che modificò un suo progetto di fucile automatico per creare un'arma capace di fuoco automatico, che fosse però più leggera rispetto alle mitragliatrici allora in servizio. Il Fëdorov avtomat (la cui produzione ammonta a circa 3 200 esemplari in totale) vide azioni molto limitate durante la Prima guerra mondiale ma fu usato intensamente durante la guerra civile russa. Il Fëdorov Avtomat era camerato per il proiettile 6 x 50 mm SR Arisaka, uno dei proiettili più comuni all'epoca. Molti storici considerano il Fëdorov Avtomat il primo fucile d'assalto ad aver visto l'azione; altri, invece, sostengono che la cosa sia stata più un caso che un'intenzione. Il Fëdorov Avtomat fu ritirato dal servizio attivo negli anni tra il 1925 e il 1928 vista la natura straniera delle munizioni impiegate, difficilmente reperibili dall'Unione Sovietica, sebbene fu possibile vedere l'arma in servizio durante la Guerra d'inverno nel 1940 a causa della mancanza nelle forze russe di armi automatiche. Durante la Seconda guerra mondiale avvenne il rimpiazzo definitivo con i nuovi mitra, tra cui il famoso PPSh-41. I tentativi sovietici di realizzare nuovi fucili automatici (ad esempio i due fucili AVS-36 e AVT-40) camerati per il 7,62 × 54 mm R fallirono tutti.

Durante la seconda guerra mondiale, i tedeschi introdussero il loro nuovo StG 44. Quest'arma, il cui nome (Sturmgewehr) ha poi dato il nome a quella famiglia di armi che viene chiamata d'assalto, era camerata per una nuova tipologia di proiettile intermedio 7,92 × 33 mm Kurz. I sovietici riuscirono a mettere le mani sul primo prototipo dell'arma tedesca, denominata Mkb 42(H), e ad ottenere alcuni esemplari di carabine M1 americane (anch'esse camerate per colpi più piccoli, .30 carbine). A partire dalle due armi, il 15 giugno 1943 il Commissariato Popolare per gli armamenti dell'Unione Sovietica introdusse il nuovo proiettile 7,62 × 39 mm M43 che entrò in produzione di massa nel 1944. Proprio mentre veniva adottato il nuovo proiettile, le autorità sovietiche giunsero alla conclusione della necessità di una nuova classe di armi portatili, e i concorsi per i progetti vennero indetti nel 1944.

Mikhail Kalashnikov cominciò la sua carriera da progettista di armi durante la convalescenza in un ospedale militare a seguito di ferite riportate in azione. Dopo aver tentato con una pistola mitragliatrice nel 1942 e una mitragliatrice leggera nel 1943, nel 1944 si mise al lavoro su un prototipo che potesse sparare il nuovo proiettile 7,62 × 41 mm (introdotto da Yelizarov e Syomin nel 1943). Nel 1946, venne consegnato all'esercito il prototipo AK-46 per le prove. Nel 1948 la versione con calcio fisso entrò in servizio presso alcuni reparti specializzati dell'esercito sovietico. Un primo miglioramento dell'arma fu la variante AKS-47 (dove S sta per il russo Складной, skladnoy, “pieghevole”) con calcio pieghevole verso il basso (simile a quello visto sull'MP 40 tedesco). Nel 1949, l'AK-47 divenne il fucile d'assalto ufficiale delle forze armate sovietiche e fu adottato da gran parte delle nazioni aderenti al patto di Varsavia. Intanto nel Kalashnikov presentò una carabina semiautomatica azionata a gas, fortemente influenzata dal Garand statunitense, ma il progetto non fu all'altezza dell'arma presentata da Simonov, che venne adottata con la denominazione SKS-45.

Nel campo delle armi automatiche, il bando prevedeva condizioni piuttosto ambiziose per un'arma del genere: la canna doveva avere una lunghezza compresa tra i 500 e i 520 mm e il peso non avrebbe dovuto superare i 5 kg (bipiede pieghevole compreso).

Nonostante le difficoltà implicite, diversi progettisti sovietici parteciparono alla competizione per l'arma. Tra di essi spiccavano Tokarev, Korovin, Degtyarev, Shpagin, Simonov e Prilutsky. Kalashnikov decise di non partecipare alla competizione. Nel 1944 venne presa in prova l'arma proposta da Aleksei Sudaëv, denominata AS-44 (canna da 505 mm per 5,6 kg di peso). Le prove mostrarono però come l'arma fosse troppo pesante per un comune fante, e a Sudaëv fu intimato di alleggerire il suo prototipo: tuttavia, l'operazione minò profondamente l'accuratezza e l'affidabilità dell'arma. Nell'ottobre del 1945, il GAU si risolse nel rinunciare al bipiede integrato; la variante dell'arma originale di Sudaëv in questa configurazione, denominata OAS (Oблегченный Aвтомат Судаева, Oblegchennij Avtomat Sudaëva, “fucile automatico leggero Sudaëv"), pesava solo 4,8 kg ma l'improvvisa morte di Sudaëv nel 1946 impedì ulteriori sviluppi dell’arma.

I problemi di affidabilità che si erano manifestati nel progetto alleggerito di Sudaëv convinsero il GAU a indire un nuovo bando, i cui scopi furono subito chiari: progettare un'arma affidabile che rimpiazzasse in via definitiva PPSh-41 e PPS-43. Entro l'agosto 1946 furono presentati dieci disegni.

Kalashnikov e il suo team proposero la propria arma. Si trattava di un fucile operato a gas con sistema di chiusura simile a quello presente nella precedente carabina del 1944 e un caricatore curvo da 30 colpi. L'arma di Kalashnikov (nome in codice AK-1 e AK-2, rispettivamente con castello ricavato dal pieno e stampato) si mostrò subito affidabile e passò la prima fase di test, per competere con le armi di Dementyev (KB-P-520) e Bulkin (TKB-415). Nel tardo 1946, Aleksandr Zaitsev riuscì a convincere Kalashnikov sulla necessità di miglioramenti all'arma. I nuovi fucili (nome provvisorio KB-P-580) si rivelarono molto affidabili nella maggior parte delle situazioni di stress e i primi tre prototipi furono pronti per il novembre 1947. Nel 1948 cominciò la produzione a Iževsk e nel 1949 l'arma venne adottata dall'esercito sovietico con la denominazione 7,62 mm AK-47.

La migliore definizione che si potrebbe dare dell'AK-47 è quella di un ibrido delle precedenti innovazioni tecnologiche in fatto di armi: il gruppo grilletto, il sistema di bloccaggio a due perni e il metodo di sblocco dell'M1 Garand (e quindi della carabina M1) statunitense; il meccanismo di sicura brevettato da Browning per il Remington M8; e il sistema dei gas dell'StG 44 tedesco. Kalashnikov e la sua squadra avevano accesso agli schemi di tutte queste armi e non hanno quindi avuto la necessità di “reinventare la ruota”, sebbene Kalashnikov abbia sempre negato di aver preso spunto dall'arma tedesca. Lo stesso Kalashnikov disse: «Un sacco di soldati sovietici mi chiedono come si possa diventare progettista e come si progettino nuove armi. Domande per cui non esiste una risposta semplice. Ogni progettista sembra percorrere il suo cammino, con i suoi successi e insuccessi. Ma una cosa è certa: prima di provare a creare qualcosa di nuovo, è di vitale importanza apprezzare ciò che già esiste nel tuo campo. Io stesso posso confermare che è così».

Molti sostengono che Kalashnikov abbia preso spunto in maniera massiccia dalle armi di Bulkin e Simonov (rispettivamente, TKB-415 e AVS-31).

Durante le prime fasi di produzione si incontrarono numerosi problemi. Il primo modello presentava un castello in metallo stampato. Il problema era ricavare la guida per l'eiettore. Questi problemi causarono un alto numero di armi respinte alle fabbriche. Invece di interrompere la produzione, il castello stampato venne sostituito con uno ricavato dal pieno. Il processo era sì più costoso, ma i macchinari che erano già stati impiegati per il vecchio Mosin-Nagantpermisero una produzione più rapida grazie alla loro adattabilità. Proprio questi problemi impedirono ai sovietici di fornire grandi quantità di AK-47 prima del 1956. Nel frattempo, continuò la produzione della carabina SKS.

Dopo aver aggirato e risolto i problemi di realizzazione, nel 1959 venne introdotta una nuova versione, denominata AKM (Автомат Калашникова Модернизированный, Avtomat Kalashnikova Modernizirovannij, “fucile automatico Kalashnikov modernizzato”). Il nuovo modello era fornito di castello ricavato a stampo e montava un freno di bocca per compensare il forte rinculo dell'arma. In più, come misura di sicurezza per prevenire spari a camera non completamente chiusa in modalità automatica, venne installato un sistema ritardante per il percussore. Spesso ci si riferisce a questo meccanismo come “riduttore di rateo”, in quanto presenta l'effetto collaterale di ridurre il rateo di fuoco dell'arma. L'arma risultò anche più leggera del modello precedente. Quasi tutte le copie (autorizzate o meno) all'estero sono basate sulla variante AKM, proprio perché più facile da realizzare.

Solitamente ci si riferisce a tutte le armi basate sul progetto di Kalashnikov come AK-47, sebbene ciò sarebbe sbagliato quando in presenza di fucile con castello stampato. Nei Paesi dell'ex blocco sovietico, l'arma viene chiamata comunemente Kalashnikov o AK.

Dal 1947 in poi sono state introdotte quattro varianti principali di castello, ognuna con due sottotipi:

-Type 1A: il primo castello in assoluto, ricavato a stampo.

-Type 1B: castello 1A modificato per il montaggio dei calci pieghevoli verso il basso.

-Type 2A: castello in acciaio ricavato dal pieno

-Type 2B: castello 2A modificato per il montaggio dei calci pieghevoli verso il basso.

-Type 3A: variante del castello ricavato dal pieno. Il più comune tra i castelli ricavati dal pieno in circolazione.

-Type 3B: castello 3A modificato per il montaggio dei calci pieghevoli verso il basso.

-Type 4A: castello AKM stampato. In assoluto, il più comune dei castelli stampati in circolazione.

-Type 4B: castello 4A modificato per il montaggio dei calci pieghevoli verso il basso.

Nel 1974, l'Unione Sovietica cominciò il rimpiazzo degli AK-47 e degli AKM con una nuova arma, l'AK-74, camerato per il nuovo 5,45 x 39 mm. Il nuovo fucile e le relative munizioni cominciarono ad essere prodotti nell'Europa orientale a causa del collasso dell'Unione Sovietica.
I principali vantaggi dell'arma di Kalashnikov sono il progetto semplice, la compattezza e l'adattabilità alla produzione di massa. È semplice da produrre e facile da pulire e mantenere. La sua resistenza e affidabilità sono leggendarie. L'AK-47 fu inizialmente progettato per essere facilmente azionabile e mantenibile anche da personale con pesanti guanti invernali. Il pistone dei gas molto largo, la facile accessibilità ai punti tra le parti mobili, e il particolare design delle munizioni, permettono all'arma di sopportare facilmente l'intrusione di corpi estranei senza per questo andare incontro ad inceppamenti e malfunzionamenti. Quest'affidabilità si traduce però in una perdita di precisione, dato che la forte tolleranza delle parti non prevede una lavorazione di alta precisione.

La canna, la camera di scoppio, il pistone e il cilindro per i gas sono interamente cromati (per lo meno nella stragrande maggioranza dei casi). Ciò permette una lunga durata delle parti, che resistono facilmente alla corrosione. Questo fatto è particolarmente importante, dato che molte munizioni militari (in pratica, tutte le munizioni prodotte nell'Unione Sovietica e nei Paesi del blocco) del XX secolo contenevano clorato di potassio nell'innesco. Sparando, il composto produceva residui corrosivi che richiedevano cura costante per prevenire danni irreversibili all'arma.

Oltre che nell'Unione Sovietica, gli AK-47 (con tutte le relative varianti e copie) vengono prodotti in almeno un'altra dozzina di Paesi, con un “grado di qualità che spazia da armi attentamente realizzate a pezzi di dubbia qualità”.

Per sparare, l'operatore inserisce il caricatore, tira e rilascia la leva di armamento e quindi preme il grilletto. In semiautomatico, l'arma spara un solo colpo e il grilletto deve essere rilasciato per poter far fuoco nuovamente. In automatico, l'arma spara ciclicamente, caricando, innescando ed espellendo i colpi uno dopo l'altro fino all'esaurimento del caricatore o al rilascio del grilletto. I gas generati dallo sparo vengono parzialmente convogliati attraverso un foro nella parte superiore della canna verso il sistema di rinculo, dove spingono indietro il pistone, che nel movimento retrogrado spinge il porta-otturatore facendo arretrare l'otturatore che a sua volta espelle il bossolo e incamera un nuovo colpo ritornando in posizione grazie alla molla di recupero.

Il sistema impiegato nell'arma viene definito “a corsa lunga”, in quanto il pistone si muove all'indietro per un tratto piuttosto lungo, spingendo materialmente il porta-otturatore indietro. Il tutto in contrasto con la maggior parte dei fucili del XX secolo che usano un pistone “a corsa corta”. In questo caso, il pistone colpisce il porta-otturatore che arretra grazie all'urto ma prosegue la corsa non spinto dal pistone, ma grazie all'inerzia. Fucili del genere sono il FAL, l'AR18 e il britannico SA-80. La comparazione è interessante in quanto proprio il FAL e l'M16 statunitense sono stati (e sono ancora) i più comuni avversari per gli AK. Il fucile americano non usa nemmeno un pistone per riarmare, ma il funzionamento “a presa diretta di gas” dove i gas arrivano direttamente nel castello spingendo e sbloccando il porta-otturatore.

Il prototipo (AK-46) presentava selettori diversi per sicura e modalità di fuoco. In seguito vennero uniti per velocizzare e facilitare la produzione. Il selettore è costituito da una larga placca metallica sul lato destro dell'arma, che impedisce di tirare la leva di armamento a fine corsa (incamerando il colpo) quando in sicura. Presenta tre posizioni: sicura (in alto), semiautomatico (in basso) e automatico (centrale). Il motivo di questa scelta non convenzionale per quanto riguarda le posizioni del selettore è che un soldato sotto stress tenderà a spingere il selettore verso il basso con forza, superando la modalità automatica (che potrebbe risultare pericolosa in situazioni simili). In questo modo, per operare in automatico l'operatore deve deliberatamente spostare il selettore in posizione centrale.

Alcuni derivati presentano un selettore d'armamento sopra l'impugnatura simile a quella presente sui comuni modelli di AR statunitensi, operabile tramite pollice.

La distanza tra tacca di mira e mirino nell'AK è di 378 mm. La tacca di mira è regolabile da 100 a 800 metri (fino ad un ottimistico 1 000 m per gli AKM). Il mirino è regolabile in alzo in qualunque momento, mentre la deriva è regolata dalla fabbrica e viene fissata. L'opzione di base, contrassegnata sulla tacca di mira con П, permette al tiratore di colpire bersagli a breve distanza (solitamente fino a 100 m) senza alcuna regolazione necessaria. Questa configurazione riprende quelle viste su Mosin-Nagant e SKS, di cui l'AK-47 è il rimpiazzo. Alcune varianti presentano un mirino con flip-up luminoso calibrato per 50 m (combattimento notturno). Quasi tutti i modelli di produzione recente (quelli della serie 100) possiedono una slitta laterale per il montaggio di ottiche di vario tipo, come ad esempio la PSO-1. Tuttavia, se l'ottica è montata sull'arma il calcio pieghevole non può essere chiuso.

La versione standard dell'arma impiega proiettili da 7,62 × 39 mm, con una velocità alla volata di 715 m/s. Il peso della munizione è di 16,3 g, con una palla da 7,9 g. La munizione produce effetti tremendi all'impatto con i tessuti umani, ma produce ferite di entità molto minore quando esce, subito prima che il proiettile cominci a ruotare su se stesso.

La precisione dell'AK-47 è stata sempre considerata “abbastanza buona”.

Gli AK-47 con castello ricavato dal pieno sono in grado di sparare gruppi da 3/5 pollici a 100 m, mentre gli AKM stampati in gruppi da 4/6 pollici alla stessa distanza.

Ci sono vantaggi e svantaggi per entrambe le versioni. I castelli ricavati dal pieno sono rigidi, non flessibili nel momento dello sparo, e rendono quindi l'arma più precisa. I castelli stampati, da parte loro, sono più affidabili in termini meccanici in quanto dotati di alta resilienza e quindi non soggetti a fatica quando sottoposti a stress ciclico. Per questo motivo, i nuovi AKM stampati sono meno precisi dei loro predecessori. Un AKM, caricato con colpi 7,62 × 39 mm ha una gittata massima effettiva di 350 m, difficilmente superiore.

Una delle caratteristiche principali (anche se spesso sottovalutata) per la buona affidabilità di un'arma è il suo caricatore. Il caricatore per gli AK-47 presenta una curvatura molto accentuata che permette un facile accesso alla camera di scoppio per i proiettili. La lavorazione in acciaio, combinata al sistema che facilita l'inserimento dei colpi in camera, rende il caricatore estremamente resistente e affidabile.

Il caricatore pesa 334 grammi quando vuoto. Nel 1961 comparvero degli esemplari in alluminio, che risultarono però troppo sensibili ai danni e furono presto rimpiazzati da modelli in plastica leggermente più pesante e resistenti. I caricatori plastici furono migliorati nel 1967 con l'introduzione di rinforzi metallici nei punti critici che quadruplicarono la vita media di un caricatore. Il caricatore in uso pesa 250 grammi (scarico).

Molti degli AK jugoslavi (o comunque dell'Est-Europa) montano un sistema di hold-open, che mantiene l'otturatore dell'arma aperto al momento dello sparo dell'ultimo colpo.

L'arma può anche montare i caricatori da 40 o 75 (tamburo) colpi usati comunemente nella mitragliatrice leggera RPK. Esistono anche varianti da 10, 20 o 100 colpi.

Tutti gli esemplari di AK-47 possono montare vari lanciagranate sottocanna da 40 mm come GP-25, GP-30 e GP-34. La granata standard è la VOG-25 (o VOG-25M) a frammentazione, con raggio letale che va dai 6 ai 9 m. La variante VOG-25P (o VOG-25PM) possiede una piccola carica che all'impatto col terreno detona, facendo alzare la granata ad un'altezza di un metro circa per esplodere.

Anche la variante jugoslava M70 è abilitata al lancio di granate, ma il lanciagranate richiede l'aggiunta di un attacco da 22 mm sull'arma. Altre varianti dotate di lanciagranate sono la polacca Kbkg wz. 1960/72 e la ungherese AMP-69.

Gli AK-47 possono anche montare un particolare lanciagranate per le granate sovietiche standard RGD-5.

(Web, Google, Wikipedia)



































































Lo Sturmgewehr MP 44: l'antenato del Kalashnikov AK 47



Lo Sturmgewehr 44 ("fucile d'assalto modello 1944" in tedesco, abbreviato StG 44 e detto anche MP 43 e MP 44) era un fucile a fuoco selettivo (automatico e semiautomatico) progettato da Hugo Schmeisser nel 1942, sviluppato durante la seconda guerra mondiale e utilizzato dalla Germania nazista.

Fu la prima arma di successo del suo genere e l'idea di base ebbe profonde ripercussioni sull'industria bellica delle armi leggere nel secondo dopoguerra. Fu concepito attorno a una munizione per quei tempi rivoluzionaria, intermedia fra quella di un fucile e quella di una pistola, in modo da permettere a ogni soldato il tiro automatico efficace e controllabile a tutte le distanze di combattimento. Fu utilizzata soprattutto sul fronte orientale, sebbene non fu in grado di influire sulle sorti del conflitto, ma rivoluzionò le tattiche e il ruolo della fanteria conferendo a ogni singolo soldato una potenza di fuoco senza precedenti a tutte le distanze di combattimento. È considerato, insieme all'FG 42, uno dei primi fucili d'assalto mai realizzati.


Nella primavera del 1918, il capitano Piderit, membro del Gewehr-prüfungskommission (Comitato di prova delle armi leggere) presentò un documento in cui si chiedeva l'introduzione nell'esercito tedesco di armi a munizionamento intermedio. Sottolineava come raramente gli scontri a fuoco avvenivano a distanze superiori agli 800 m, ovvero neanche la metà della gittata massima teorica delle armi in dotazione alla fanteria tedesca, ovvero il fucile Mauser Gew. 1898 e la mitragliatrice Maxim MG 08, capaci di gittata oltre i 2000 metri. Una munizione più corta e meno potente avrebbe permesso di risparmiare i materiali, consentendo allo stesso tempo alle truppe di trasportare più munizioni e di scatenare un maggiore volume di fuoco. Avrebbe altresì prodotto minore rinculo, il che avrebbe permesso armi a fuoco selettivo, chiamate però ancora nel documento Maschine-pistolen(ovvero pistole mitragliatrici). L'esercito imperiale tedesco non mostrò interesse, trovandosi già fornito dei nuovi mitra MP 18 in calibro 9x19 mm su cui giungevano continuamente dal fronte rapporti entusiastici che ne lodavano la maneggevolezza e il volume di fuoco. Ma l'MP 18 era sempre un'arma che impiegava una cartuccia da pistola, inefficace oltre i 100mt. Oltre quel limite, non vi erano alternative che il proiettile 8x57mm, la cui potenza esigeva armi lunghe e pesanti.


Nel 1923, l'esercito tedesco pubblicò un bando per il rimpiazzo del fucile Mauser M1898. Requisiti fondamentali erano una minore lunghezza e un minor peso, ma mantenendo pur sempre la stessa efficacia sui 400 m, e presentando un caricatore da 20 o 30 colpi. La compagnia bavarese Rheinisch-Westfälische Sprengstoff (RWS) cominciò vari esperimenti con nuovi munizionamenti negli anni '20 e anche diverse industrie produttrici di armi per aerei mostrarono interesse nel campo. Lo sviluppo di armi adatte alle nuove munizioni non cominciò però fino agli anni '30. La RWS propose due cartucce, una da 7 e l'altra da 8 mm, entrambi con bossolo da 46 mm. La Deutsche Waffen und Munitionsfabriken (DWM) propose il suo 7 × 39,1 mm e la Gustav Genschow & Co (Ge.Co) propose il 7,75 × 39,5 mm. L'arma automatica della Ge.Co fu il Model A35, uno sviluppo del precedente fucile semiautomatico SG29, ma l'arma si rivelò troppo complessa e pericolosa per essere adottata. L'arma d'ordinanza della Reichswehr pertanto divenne il Mauser Gewehr 98, ovvero la versione accorciata del Gewehr 98, camerato per la classica munizione d'ordinanza 8x57 mm.

Il governo tedesco cominciò il suo programma per proiettili intermedi subito dopo. La fabbrica di munizioni Polte di Magdeburgo fu incaricata di sviluppare i nuovi proiettili nell'aprile del 1938 e siglò un contratto con la Heereswaffenamt (HWA, ufficio per gli armamenti delle Forze Armate). Contemporaneamente, l'HWA commissionò alla C.G. Haenel di Suhl lo sviluppo di un fucile adatto alla munizione. L'arma avrebbe dovuto essere più corta del K98k (il peso non doveva aumentare), la gittata efficace avrebbe dovuto attestarsi almeno sui 400 m, avrebbe dovuto essere a fuoco selettivo con un rateo di fuoco minimo di 480 colpi al minuto in modalità automatica, compatibile con granate da fucile, affidabile e semplice da produrre. La consegna dei primi cinquanta fucili per le prove sul campo fu concordata per l'inizio del 1942.

All'inizio della seconda guerra mondiale, le armi dell'esercito tedesco erano paragonabili a quelle di tutti gli altri eserciti. Una tipica unità di fanteria era equipaggiata con fucili a ripetizione manuale, mitra (in dotazione perlopiù ai sottufficiali) e mitragliatrici leggere. La principale differenza era la grande enfasi posta sulle mitragliatrici leggere: laddove gli Americani, i Sovietici e altri le relegavano a ruolo di supporto, i Tedeschi e i Britannici ne facevano il fulcro della squadra di assaltatori, in virtù proprio dell'esperienza acquisita nel precedente conflitto mondiale. Rispetto a Francesi e Britannici, i Tedeschi erano ben forniti di pistole-mitragliatrici che davano un'elevata potenza di fuoco ravvicinato alle loro squadre di fucilieri, come ampiamente dimostrato nelle campagne di Polonia e soprattutto di Francia, in generale però anche le autorità militari tedesche erano rimaste ancorate all'armamento del fante della 1ª guerra mondiale.

Uno dei problemi di questa dottrina tattica era che i fucili a ripetizione manuale erano troppo lunghi per essere usati agevolmente dalle truppe meccanizzate e dai carristi, e sebbene precisi e potenti, a distanza ravvicinata erano disperatamente lenti nel ciclo di sparo. Le pistole mitragliatrici quali MP 18/28, MP 34, MP 38-MP 40 ecc. erano certo utilizzabili in tali contesti ma mancavano di gittata e potenza oltre i 100 m. La necessità di un'arma intermedia si manifestava con evidenza, ma fu sempre respinta dalle alte sfere militari.

Il problema divenne pressante con l'invasione dell'Unione Sovietica. L'Armata Rossa stava lentamente rimpiazzando i suoi fucili bolt action Mosin-Nagant M1891 con i nuovi fucili semiautomatici Tokarev SVT-38 e SVT-40. Le pistole mitragliatrici erano allo stesso tempo molto diffuse e il PPSh-41 stava entrando in produzione su scala industriale, fornito ad un numero enorme di soldati. Le tattiche sovietiche di assalti furiosi a distanza ravvicinata con un gran numero di uomini che sommergevano di raffiche tutto ciò che incontravano si erano rivelate spaventosamente efficaci: i fucili a ripetizione manuale Mauser Karabiner 98k tedeschi non reggevano il confronto, e la potenza di fuoco della fanteria della Wehrmacht si basava essenzialmente sulle mitragliatrici. Appena la distanza di combattimento si allungava oltre i 200mt i Tedeschi riuscivano a contrastare i Sovietici, grazie all'alto numero di mitragliatrici a disposizione, ma a distanza ravvicinata erano in grave difficoltà a causa della superiorità numerica e di volume di fuoco delle truppe dell'Armata Rossa.

Questa esperienza con alti volumi di fuoco generati da armi automatiche individuali costrinse le autorità tedesche a riconsiderare la loro tattica. L'esercito tedesco aveva tentato di introdurre armi semiautomatiche, ad esempio il Walther Gewehr 43, ma tale arma si rivelò inadatta al servizio al fronte e anche quando venne sviluppato il Gew 43 la produzione non fu mai sufficiente a soddisfare la domanda. I soldati tedeschi fecero così prontamente uso di tutte le armi semiautomatiche e automatiche catturate al nemico, come i SVT-40 e i PPSh 41. Diversi tentativi furono portati avanti per introdurre nella Wehrmacht armi automatiche individuali a lunga gittata, ma l'eccessiva potenza della cartuccia ordinaria 7,92×57 mm rendeva le armi leggere impossibili da controllare dal singolo soldato in modalità automatica. Il fucile mitragliatore FG 42, sviluppato privatamente dalla Luftwaffe e distribuito ai paracadutisti, fu un buon tentativo ma non entrò in produzione su larga scala proprio perché, nonostante le brillanti soluzioni tecniche adottate e l'elevata qualità, manteneva il calibro standard 7,92x57mm ed era pressoché incontrollabile nel tiro a raffica.

La soluzione tedesca fu quella di introdurre una munizione intermedia tra fucile e pistola mitragliatrice (mitra). Esperimenti con simili munizioni erano in corso fin dagli anni '30, ma erano stati sempre rimasti nel cassetto. Nel 1941, però, stava diventando evidente che occorreva un'arma individuale che permettesse ad ogni singolo fante di poter effettuare sia il tiro automatico, di saturazione o interdizione, che quello semiautomatico, a tutte le tipiche distanze di combattimento. L'analisi dei rapporti dal fronte indicava che i fucilieri utilizzavano i loro fucili d'ordinanza fino ai 500 metri, distanza oltre la quale si usavano quasi esclusivamente le mitragliatrici o i cecchini. Inoltre, i tradizionali fucili a ripetizione erano quasi inutili a distanza ravvicinata; e sebbene i mitra fossero devastanti a breve raggio, erano presenti in numero limitato e comunque la loro portata non andava oltre i 100mt. Un'arma automatica individuale capace di conferire al singolo fuciliere la possibilità di fuoco sia a raffica che semiautomatico a tutte le distanze di combattimento, fino ai 3-400mt, avrebbe quindi ristabilito la superiorità della Wehrmacht in fatto di potenza di fuoco sull'Armata Rossa.

Per ottenere ciò, occorreva che la nuova arma utilizzasse una cartuccia di nuova concezione, intermedia fra quella da fucile/mitragliatrice in dotazione alla fanteria (che era troppo potente) e quella da pistola (che non lo era abbastanza), per colmare il gap esistente tra le prestazioni delle mitragliatrici e quelle dei mitra. Gli studi condotti dalla Wehrmacht indicavano come ideale una cartuccia con bossolo intorno ai 35mm, capace di contenere una carica di lancio sufficiente a coprire tutte le distanze di combattimento ma tuttavia sempre ben controllabile dal tiratore. Inoltre, il modesto rinculo prodotto avrebbe anche consentito di tenere peso e dimensioni dell'arma entro limiti più che accettabili. Pertanto si decise di adottare la munizione proposta dalla Polte, la 8×33mm Kurzpatrone (munizione corta). Per minimizzare i problemi logistici, il proiettile standard da 8 mm fu usato come base.

Contratti per fucili camerati in 7,92 × 33 mm furono emessi sia per la Walther che per la Haenel (il cui gruppo di progettisti era diretto da Hugo Schmeisser) a cui fu chiesto di inviare prototipi sotto la denominazione Maschinenkarabiner 1942 (MKb 42). I progetti erano simili: entrambi erano azionati a recupero di gas e presentavano selettore di fuoco.

Nel dicembre 1940, i prototipi di entrambe le aziende furono testati dall'HWA a Kummersdorf. Il prototipo della Walther presentò numerosi malfunzionamenti, le canne usate presentavano rigonfiamenti pericolosi e uno addirittura sparò a camera aperta, determinando l'esplosione dell'arma. I test dettero la colpa alla pessima qualità delle munizioni. Il 9 luglio 1942 test di campo e comparativi furono condotti usando le nuove munizioni e il prototipo della Haenel. Furono sparati 3.654 colpi: 11 bossoli risultarono rotti, 67 difettosi (56 partiti al secondo tentativo) e molti altri incollaggi, (ovvero il bossolo che rimane incastrato all'uscita dell'arma e impedisce all'otturatore di tornare in chiusura). Il tutto fu imputato a difetti insiti nel prototipo.

Il prototipo originale della Haenel, denominato MKb 42(H), sparava da otturatore aperto e usava un semplice percussore per innescare la carica. Castello superiore e inferiore erano realizzati tramite stampaggio e tenuti assieme da un perno che se rimosso permetteva al castello inferiore di ruotare attorno ad un secondo perno posto in avanti, lasciando accesso alle meccaniche interne. Il prototipo della Haenel si rivelò superiore a quello della Walther, denominato semplicemente MKb 42(W), e l'esercito ordinò alla Haenel un altro esemplare che incorporasse i pochi punti di forza della Walther rispetto al modello originale della Haenel: un attacco per la baionetta e il cambiamento del passo di rigatura della canna. Il primo lotto di produzione fu inviato al fronte nel novembre 1942 e gli utilizzatori apprezzarono molto l'arma. Altre modifiche successive aggiunsero una finestra di copertura per l'otturatore e una scina per il montaggio di ottiche. Tra la fine del 1942 e l'inizio del 1943 furono prodotte 11.833 armi. Per semplificare ulteriormente, furono rimossi sia l'attacco per la baionetta che l'inutile camera di espansione dei gas posta nel prolungamento sopra la canna.

Per il marzo 1943, 2.734 MKb 42(H) erano stati accettati in servizio, seguiti da altri 2.179 in aprile e 3.044 a maggio (le stime della Haenel prevedevano rispettivamente 2000 e 3000 armi ogni mese). In più, Haenel stimava altri 3.000 fucili in giugno e 1.000 in luglio, con una stima totale di circa 12.000 MKb 42(H). Tuttavia la stima di Haenel non fa differenza tra gli ultimi modelli di MKb 42(H) e i primi di MP 43/1. Il numero di MKb 42(W) prodotti è ancora più incerto. Alcune fonti suggeriscono attorno agli 8.000, ma le stime più credibili riducono il numero a non più di 200 (con molti rimasti all'interno delle fabbriche Walther fino alla fine del conflitto). La produzione iniziò nel novembre 1942 e avrebbe dovuto raggiungere le 10.000 unità al mese entro marzo 1942. Il numero totale di MKb 42(H) prodotti tra il novembre 1942 e il novembre 1943 fu di 12.000 esemplari (ovvero circa 1.000 esemplari al mese).

L'MKb 42(H) fu usato prevalentemente sul fronte orientale. La prima azione delle armi risale all'aprile del 1942, quando 35 dei soli 50 esemplari esistenti vennero paracadutati nella Sacca di Demjansk.

Mentre erano ancora in corso i lavori per migliorare l'arma, tutto fu interrotto per ordine di Hitler, che voleva veder prodotte nuove pistole mitragliatrici e non armi nel nuovo calibro. Hitler e l'OKW erano atterriti dall'idea di dover riconvertire, in piena guerra, le linee di produzione delle fabbriche d'armamenti per adeguarsi al nuovo fucile, senza contare il caos logistico causato da due tipi di munizione diversi da distribuire alle fanterie[4]. Pur tendenzialmente non contrario ad armi di nuova concezione, Hitler considerava l'MkB 42 un'arma destinata a reparti speciali e truppe d'élite, quindi poco prioritaria, e non autorizzò la produzione su larga scala. Poiché i rapporti dalle unità al fronte chiedevano invece insistentemente maggiori forniture della nuova arma, per mantenere attiva la produzione dell'MKb 42(H) il Waffenamt la rinominò MP 43 (in linea con la designazione del più diffuso MP 40). In tal modo si ritenne che designando ufficialmente l'arma come "pistola mitragliatrice" la si sarebbe sottratta al divieto di impegnare risorse in nuovi modelli di armi individuali.

Troppo tempo venne sprecato cercando di rendere l'MP 43 in grado di fare le stesse cose del fucile K98k. La sostituzione sarebbe stata sempre impossibile: il proiettile kurz non avrebbe avuto forza sufficiente a sparare le granate da fucile, l'arma non era sufficientemente precisa per i tiratori scelti ed era troppo corta per montare una baionetta. Come conseguenza, si decise successivamente di rimuovere dall'MP 43 la slitta per l'ottica, l'estensione per il lanciagranate e l'attacco per la baionetta.

L'intervento di Hitler

Alla fine però Hitler fiutò il raggiro e interruppe di nuovo la produzione. Ne permise il riavvio solo nel marzo 1943 e solo a scopo di valutazione. Finiti i test nel settembre del 1943 Hitler si convinse che l'arma meritasse una chance sul campo di battaglia. I primi esemplari di MP 43 furono quindi distribuiti alle truppe nell'ottobre 1943 sul fronte orientale. Nell'aprile del 1944, Hitler si scoprì particolarmente interessato dall'arma e ordinò la ridesignazione in MP 44. Nel luglio dello stesso anno, ad un incontro sul tema del fronte orientale, alla domanda di Hitler su cosa i soldati necessitassero la risposta fu: "altri esemplari di questo nuovo fucile!". La risposta lasciò Hitler perplesso (testimoni dicono che abbia chiesto "quale nuovo fucile?"). Quando gli fu presentata l'arma, decise di rinominarla ufficialmente Sturmgewehr ("fucile d'assalto"), creando così de facto una nuova categoria di armi.

La credenza comune è che Hitler fosse contrario al nuovo calibro intermedio. In realtà, se così fosse avrebbe ordinato tassativamente di cessare gli studi e i progetti. I rapporti citano invece numerose presentazioni dell'arma ad Hitler nelle varie fasi di sviluppo. Anche se da ex-fante della 1ª guerra mondiale era convinto che il tradizionale fucile a ripetizione manuale lungo, potente e lento, fosse tutto sommato l'arma ideale per la fanteria, Hitler incoraggiò sempre la ricerca di armamenti migliori e più moderni e capì pienamente le potenzialità della MP 43; le sue perplessità (condivise peraltro da gran parte dello Stato Maggiore tedesco) risiedevano piuttosto nella difficoltà dell'industria bellica di farne la nuova arma standard di diffusione generale. Non era quindi tanto scetticismo verso il concetto di "nuovo", quanto la volontà di non inviare al fronte così poche di queste nuove armi.

Le critiche verso l'introduzione di una nuova arma in piena guerra erano molte e non prive di argomenti: l'industria tedesca non sarebbe stata in grado, sul breve periodo, di rimpiazzare i 12.000.000 di K98k già distribuiti, per non parlare del fatto che l'StG 44 usava una nuova cartuccia, diversa da quella standard e le complicazioni logistiche nei rifornimenti erano un problema reale. L'arma era sì più veloce, semplice ed economica da produrre, ma richiedeva allo stesso tempo macchinari diversi e più complessi. Introdurre l'arma in pochi esemplari, poi, non sarebbe stato produttivo, anzi avrebbe ottenuto l'effetto contrario. Ma alla fine, le qualità dell'arma convinsero l'OKWad autorizzare la produzione e la distribuzione dello StG 44.

La produzione seriale e l'utilizzo operativo

La produzione in serie cominciò poco dopo, con le prime spedizioni verso il fronte orientale nell'inverno tra il 1943 ed il 1944 e più massicciamente nella primavera del 1944, allorché Hitler revocò il veto sui fucili d'assalto. La 1ª Divisione di Fanteria del Gruppo di Armate Sud e la 32ª Divisione del Gruppo di Armate Nord furono selezionate per la prova sul campo del fucile, anche se alla fine, a causa della scarsità di munizioni, solo la 1ª Divisione era equipaggiata a dovere con l'arma. Il fucile d'assalto si dimostrò un'arma eccezionale, specialmente sul fronte orientale dove fu dispiegata per la prima volta. Un soldato bene addestrato poteva impegnare nemici su tutte le distanze grazie alla versatilità dell'arma, che si rivelò anche molto affidabile in condizioni estreme come quelle della steppa russa.

L'uso principale della nuova arma fu quello di contrastare lo strapotere delle pistole mitragliatrici sovietiche PPS e PPSh-41, massicciamente usate dai soldati sovietici. Utilizzando caricatori da 71 o 35 colpi queste armi si rivelavano devastanti nei combattimenti ravvicinati, pur non potendo competere con la gittata dei fucili ordinari. L'StG 44, pur non potendo neanche lui raggiungere le gittate proprie dei fucili, era comunque molto superiore in quanto a balistica alle armi leggere sovietiche. Con una canna da 419 mm, la velocità alla volata era di 685 m/s, comparata con i 760 m/s del K98k e i 600 m/s della Carabina Winchester M1. Inoltre, il calcio in asse con la canna permetteva un'ottima controllabilità nel tiro a raffica. Il soldato armato con il StG 44 poteva perciò fare fuoco mirato a colpo singolo su distanze più che doppie rispetto a quelle raggiungibili dai mitra, e quando occorreva poteva riversare raffiche ben controllabili a distanza ravvicinata o contro obiettivi in movimento. L'StG 44 fu fornito soprattutto alle truppe d'assalto e impiegato per scontri ravvicinati, in maniera simile a quanto avvenuto con l'MP 18 nel 1918. Un difetto subito riscontrato fu la rapida usura della molla del caricatore, e si decise di ovviare al problema istruendo i soldati a non caricare più di 25 colpi nell'arma. Nel gennaio 1945 fu introdotto un caricatore appositamente sagomato così da limitare a 25 il numero massimo di colpi inseribili.

Le MP44 / StG 44 furono impiegate estesamente su tutti i fronti e si guadagnarono il più alto apprezzamento delle truppe e il profondo rispetto dei loro avversari. Per la fine della guerra, erano stati prodotti un totale di 425.977 StG 44 (comprese varianti e versioni precedenti) ed erano cominciati i lavori sul prototipo StG 45.

Dopo la seconda guerra mondiale

Nel secondo dopoguerra l'StG 44 rimase in uso nella Germania dell'Est presso la Nationale Volksarmee con la designazione MPi.44 finché non venne rimpiazzato dall'AK-47 e dalle sue varianti. La Volkspolizei lo usò fino al 1962 circa quando venne rimpiazzato con il PPSh-41. Altri paesi usarono l'StG 44 dopo la guerra, come la Repubblica Socialista di Cecoslovacchia e la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, dove rimase in servizio fino ai tardi anni '80, fino a che venne relegata all'uso da parte di riserve della Difesa Territoriale o venduta ai regimi alleati in Medioriente e Africa. In Argentina L'istituto per la ricerca scientifica e tecnologica (CITEFA) produsse uns versione di prova dell'StG 44 a cavallo fra anni '40 e '50 ma finì per adottare il FAL della FN nel 1955, in quanto utilizzava il più potente e soprattutto più comune 7,62 mm NATO (che oltretutto non aveva connessioni con il Terzo Reich).

L'Unione Sovietica e i suoi alleati fornirono ai paesi del blocco comunista molte delle armi catturate ai tedeschi durante il conflitto, e gli StG 44 con moltissime munizioni finirono nelle mani di eserciti irregolari. Le forze francesi scoprirono notevoli quantità di StG 44 in Algeria e ne tracciarono la produzione in Cecoslovacchia. Anche i Vietcong erano armati con le armi tedesche. Esemplari dell'arma sono ancora usati (seppur limitatamente) da diversi gruppi di guerriglia del Medioriente e del Corno d'Africa.

Nell'agosto 2012, durante la guerra civile siriana, il gruppo islamista siriano brigata At-Tawhid pubblicò un video su YouTube mostrando una cassa di StG 44 in loro possesso, assieme a munizioni, catturate ad Aleppo. Più tardi emersero anche foto dei combattenti che usavano le armi in combattimento. Nel settembre 2013 una foto mostrava un ribelle siriano con un StG 44 montato su una stazione per il controllo remoto. L'arma era controllata da un joystick mentre la visuale era fornita da una telecamera montata dietro il mirino telescopico.

Nel 2013 nuove versioni semiautomatiche di MKb 42(H), MP 43/1 e StG44 sono state oggi prodotte dalla SSD (Sport Systeme Dittrich) e distribuite dalla HZA Kulmbach GmbH, nel calibro originale. Il modello PTR-44 (prodotto dalla PTR-91 Inc.) fu prodotto per breve tempo, ma l'alto prezzo e la scarsa domanda portarono alla cessazione della produzione. Una copia in .22 LR dell'StG 44 è tuttora prodotta dalla GSG a basso prezzo. La HMG (Hill & Mac Gunworks) sta attualmente producendo repliche dell'arma che accettano calibri più comuni come 7,62 ×39 mm, 5,56 × 45 mm NATO e .300 AAC Blackout, chiaramente affiancati al calibro originale.

Caratteristiche

MP 43, MP 44, e StG 44 erano differenti designazioni per lo stesso fucile, con solo minime migliorie durante la produzione. Le diverse denominazioni sono il risultato della complessità della burocrazia della Germania nazista.

Sviluppato a partire dall'MKb 42(H) (dove MKb sta per Maschinenkarabiner, carabina automatica), l'StG 44 combinava le caratteristiche di carabine, mitra e fucili. Secondo alcune fonti, il nome Sturmgewehr sarebbe stato scelto personalmente da Adolf Hitler per ragioni di propaganda, ma molti altri ritengono che il ruolo di Hitler nella questione si sia limitato alla firma dell'ordine di produzione. Dopo l'adozione dell'StG 44, l'uso del termine fucile d'assalto si diffuse nel mondo. Nel corso della produzione vi furono modifiche al calcio, alla volata, alla forma del mirino anteriore e alcuni miglioramenti al sistema di alimentazione.

Il fucile era camerato per la nuova munizione 7,92 × 33 mm Kurz. Questa variante corta della munizione tedesca standard (7,92 × 57 mm) era meno potente, ma al contempo era molto più performante della 9x19 Parabellumusata dalle pistole-mitragliatrici in dotazione alla Wehrmacht: in combinazione con la capacità di fuoco selettivo, forniva un ottimo compromesso tra volume di fuoco a corto raggio e precisione a medio raggio. Nonostante l'arma avesse una gittata efficace inferiore a quella dei normali fucili, i combattimenti non avvenivano mai su distanze superiori ai 300/500 m, quindi le cartucce ordinarie si rivelavano esuberanti per tali distanze. Solo uno specialista addestrato, come un cecchino o un mitragliere, avrebbe sfruttato al massimo la potenza e la gittata delle munizioni da fucile. Con il StG44, ogni soldato aveva a disposizione un'arma in grado di sviluppare un efficace volume di fuoco a raffica per l'assalto e al tempo stesso di sparare a colpo singolo con precisione alle distanze normali di combattimento, riunendo così le caratteristiche del mitra e del fucile.

I britannici furono molto critici verso quest'arma, affermando che il castello potesse piegarsi e quindi bloccare l'otturatore semplicemente battendo il fucile a terra. Un rapporto statunitense degli ultimi periodi della guerra definì l'arma scomoda e ingombrante, soggetta a malfunzionamenti. Molte di queste critiche sono testimonianza dell'avversione alleata, piuttosto che opinioni obiettive sull'arma, che invece si rivelò estremamente efficace in combattimento.

Dal punto di vista meccanico l'StG 44 è un'arma con funzionamento a sottrazione dei gas di sparo che vengono prelevati dalla canna e convogliati in un condotto di espansione posto parallelamente e superiormente alla stessa, dove comprimono un pistone solidale all'otturatore; sotto l'azione dei gas, il gruppo pistone-otturatore viene spinto all'indietro permettendo così l'estrazione del bossolo usato e il riarmamento del cane. Al tempo stesso comprime la molla di riarmo che lo risospinge in avanti consentendo di camerare una nuova cartuccia e di ripetere così il ciclo di sparo.

Il fuoco è selettivo, automatico e semiautomatico, selezionabile mediante un selettore posto sopra l'impugnatura sul lato sinistro, in modo da essere azionato dal tiratore con il pollice. La sicura è a traversino, immediatamente sopra il selettore.

Un oggetto bizzarro che andò ad affiancare l'StG 44 fu il Krummlauf, una canna ricurva da applicare alla volata e dotata di sistema di mira periscopico per sparare oltre gli ostacoli senza esporsi al fuoco nemico. Una serie di fori sul congegno abbassava gradatamente la pressione nella canna e la velocità del proiettile, permettendogli di compiere una traiettoria curva. Fu prodotto in diverse varianti: il tipo I per la fanteria, e il tipo P per i carristi che permetteva di coprire anche quei punti normalmente non visibili attorno al carro. Furono proposte versioni con angolo da 30°, 45°, 60° e 90° e addirittura una versione per MG 42. In pratica, solo la versione da 30° ebbe un minimo di successo. La canna curva aveva un tasso di usura elevatissimo, 300 colpi per le versioni da 30° e appena 160 per quelle da 45°. Il modello da 30° era comunque in grado di disperdere i colpi a 100 m su una superficie non più grande di 35 x 35 cm.

Alcuni StG erano dotati di puntatori infrarossi Zielgerät 1229, meglio noti con il nome in codice Vampir. Si tratta di un visore infrarosso di tipo attivo, cioè necessitava di un proiettore di luce infrarossa montato sopra l'ottica che illuminava il bersaglio, mentre l'ottica munita di appositi filtri permetteva al tiratore di inquadrarlo. L'utilizzatore doveva trasportare una batteria con sé perché il sistema funzionasse, nonostante la durata della batteria fosse di appena 15 minuti, permettendo però una visione piuttosto nitida fino a 200 m. All'arma doveva essere montato un soppressore di fiamma perché il tiratore non venisse accecato dall'amplificazione della fiammata. Il Vampir apparve alla fine del 1944 e fu usato abbastanza estesamente su tutti i fronti, particolarmente in ambienti urbani.

Alla fine della guerra, Hugo Schmeisser disse che 424.000 armi erano state costruite tra il giugno 1943 e l'aprile 1945 in quattro impianti: 185.000 dalla C.G. Haenel di Suhl; 55.000 dalla J.P. Sauer & Sohn sempre a Suhl; 104.000 a Erfurt e 80.000 dalla Steyr-Daimler-Puch AG a Steyr, in Austria. La quantità è molto inferiore ai 1.500.000 ordinati e ben lontana dalla cifra prevista di 4.000.000.

Prototipi successivi

In un processo di sviluppo non collegato, la Mauser continuò a lavorare una serie di armi sperimentali che potessero essere accettate ampiamente in servizio. Uno di questi prototipi, frutto della collaborazione tra gli ingegneri dell'Abteilung 37 di Oberndorf, fu l'MKb Gerät 06 del 1942. L'arma sfruttava il principio di chiusura a rullini già impiegato con successo nella MG 42. Si era arrivati alla conclusione che, bilanciando attentamente le masse, il sistema di recupero dei gas poteva essere omesso. L'arma che ne derivò, denominata Gerät 06(H), sarebbe dovuta entrare in servizio con la denominazione definitiva StG 45(M). Il principio di funzionamento fu ripreso dopo il conflitto in armi quali il CEAM/AME, il CETME e più estesamente dalla Heckler & Koch.

Alla fine della guerra, vi furono tentativi di introdurre "armi di fortuna" chiamate Volksgewehr camerate per il 7,92 × 33 mm. Una di queste, il Volkssturmgewehr 1-5 sfruttava il rinculo ritardato basato sul sistema Barnitzke, in cui l'accumulo dei gas di combustione nella camera oppone resistenza al movimento delle parti fino a che il proiettile non ha lasciato la canna, permettendo all'arma di riarmare a pressioni di sicurezza. Il principio sarà poi usato con successo 25 anni dopo nella pistola Heckler & Koch P7.

L'eredità e l'influenza storica

L'StG 44 fu il primo vero fucile d'assalto ad essere impiegato su vasta scala e immesso nella produzione di massa e il capostipite di una nuova categoria di armi che da allora è diventata lo standard per tutti gli eserciti del mondo. Il principio di quest'arma - la riduzione del rinculo per poter impiegare il fuoco automatico su distanze di combattimento - fu probabilmente l'avanzamento più importante nel campo delle armi dopo l'invenzione della polvere infume. Gli effetti dell'StG 44 sulle armi post-belliche fu immenso, come testimoniato dall'AK-47 di Mikhail Kalashnikov e dall'M16 di Eugene Stoner. In particolare L'Unione Sovietica fu molto impressionata dal StG 44 e dalla sua cartuccia di nuova concezione, e fu rapidissima nell'introdurre in servizio dei veri fucili d'assalto. L'AK-47 usava un proiettile intermedio, ma differiva nel principio di funzionamento. Nel 1944 gli Stati Uniti aggiunsero la capacità di fuoco automatico alla Carabina M1, che prese il nome di Carabina M2. Furono distribuiti appositi kit che permettevano la conversione da M1 a M2.

Fino a che punto l'StG 44 abbia influenzato l'AK-47 non è chiaro. Non fu chiaramente una copia diretta, data la differenza nelle meccaniche. Tuttavia, le decine di migliaia di StG catturati da Sovietici devono aver fornito a Kalashnikov l'ispirazione. Il 7,62 × 39 mm, tuttavia, fu l'erede diretto del 7,92 mm kurz. Nel luglio 1943, l'NKV si riunì per discutere delle nuove armi straniere di calibro intermedio. L'incontro si concluse stabilendo che il 7,92 mm kurz era uno sviluppo molto importante e che i sovietici avrebbero dovuto lavorare su un loro proiettile. Un mese dopo nacque il prototipo M1943 7,62 mm, ottenuto allo stesso modo della munizione tedesca, diminuendo la lunghezza del bossolo e quindi la capacità di polvere del 7,62 × 54 mm R.

Dopo la seconda guerra mondiale tutti i paesi occidentali continuarono ad usare proiettili di fucile. Nonostante il 7,62 × 51 mm NATO adottato dopo la guerra fosse ancora un proiettile a piena potenza, l'adozione di nuove munizioni intermedie si faceva sempre più frequente e necessaria. Già il fucile M1 Garand era stato inizialmente ideato per il .276 Pedersen (7 mm), meno potente del più vecchio .30-06. L'adozione della Carabina M1 nel 1941 dimostrò l'utilità di un calibro più piccolo e meno potente che quindi richiedeva meno addestramento per un uso adeguato. La Franchi basò il funzionamento della Carabina LF-58 e del fucile da battaglia LF-59 su quello dello Sturmgewehr.

Gli Stati Uniti e in seguito la NATO svilupparono fucili d'assalto seguendo lo stesso procedimento, ovvero aggiungendo un selettore di fuoco ad armi camerate per proiettili da fucile con carica ridotta. L'Unione Sovietica alleggerì l'AK-47 e introdusse l'AKM. L'America fece un passo ulteriore e alleggerì ancora di più le armi introducendo l'M16 in 5,56 mm NATO. Seguirono subito i sovietici con il nuovo AK-74 (5,45 mm).

(Web, Google, Wikipedia)









































US ARMY - US MARINES - Comando Operazioni Speciali degli Stati Uniti (USSOCOM): il Corpo dei marines statunitensi ha raggiunto la piena capacità operativa per il fucile da “sniper” BARRETT ASR MK 22 Mod.0.

https://svppbellum.blogspot.com/ Blog dedicato agli appassionati di DIFESA,  storia militare, sicurezza e tecnologia.  La bandiera è un simb...