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Blog dedicato agli appassionati di DIFESA,
storia militare, sicurezza e tecnologia.
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di un reparto militare
ma come cittadini e custodi di ideali.
Valori da tramandare e trasmettere, da difendere
senza mai darli per scontati.
E’ desiderio dell’uomo riposare
là dove il mulino del cuore non macini più
pane intriso di lacrime, là dove ancora si può sognare…
…una vita che meriti di esser vissuta.
Durante la Guerra Fredda, gli Stati Uniti ebbero sempre interesse ad apprendere qualcosa in più sui sottomarini nucleari sovietici e sulla loro tecnologia missilistica, specialmente sugli ICBM e su armi nucleari preposte al "First Strike".
Nei primi anni '70 il governo statunitense dell’epoca scoprì l'esistenza di un cavo di comunicazione immerso nel Mare di Ochotsk, che collegava la maggiore base navale sovietica del Pacifico di Petropavlovsk, nella Kamčakta al quartier generale della flotta sovietica del pacifico a Vladivostok.
A quel tempo le acque del Mare di Ochotsk erano considerate, dall'Unione Sovietica, acque territoriali, con il risultato che erano estremamente "off limits" per imbarcazioni straniere. L'Unione Sovietica aveva inoltre installato una rete di dispositivi di rilevazione sonori sul fondo marino per intercettare possibili intrusi. Inoltre, nell'area vi erano spesso esercitazioni militari sia in superficie che sott’acqua.
Nonostante questi ostacoli, il potenziale di una intrusione di intelligence era considerato troppo grande per essere ignorato. Nell'ottobre del 1971, quindi, gli Stati Uniti modificarono a tal proposito il sottomarino nucleare USS Halibut e lo spedirono nella massima segretezza verso le acque del Mare di Ochotsk.
Lo USS Halibut (SSGN-587) è stato un sottomarino a propulsione nucleare lanciamissili da crociera (SSGN).
Unico della sua classe e varato nel 1959, servì come sottomarino lancia missili tra il 1960 e il 1965 quando venne convertito in sottomarino d'attacco e ridesignato SSN-587. A partire dal 1968 venne modificato per svolgere operazioni segrete di spionaggio sottomarino.
Prima del definitivo avvento degli SSBN, la marina degli Stati Uniti realizzò diversi esemplari di sottomarini per il lancio di missili da crociera RGM-6 Regulus, tra cui lo USS Halibut. Finanziato nel 1956 come sottomarino a propulsione diesel-elettrica (SSG), poco dopo l'approvazione del bilancio il progetto fu convertito alla propulsione nucleare (SSGN) con l'adozione di un reattore nucleare ad acqua pressurizzata R3W. La costruzione dell’Halibut cominciò nel 1957 presso i cantieri navali di Mare Island, il varo ebbe luogo il 9 gennaio 1959 e fu preso in carico dalla US NAVY il 4 gennaio 1960 sotto il comando del capitano di corvetta Walter Dedrick. Lo USS Halibut è stato il secondo sottomarino nucleare al mondo dotato di armamento missilistico (il primo fu l'SSBN USS George Washington) ad entrare in servizio e il primo SSGN in assoluto. L'armamento era costituito da 5 missili Regulus I (o in alternativa 2 Regulus II) collocati in un hangar a prua e lanciati in emersione tramite un'apposita rampa. Oltre l'armamento missilistico, l'Halibut era dotato di 6 tubi lanciasiluri da 533 mm (4 a prua e 2 a poppa). Dal punto di vista costruttivo, l'Halibut presentava ancora le tipiche caratteristiche del progetto ereditato dagli U-Boot Tipo XXI tedeschi, che ancora prediligevano la navigazione in emersione, e che caratterizzarono tutti i battelli prodotti dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Tuttavia, queste caratteristiche cominciavano a risultare obsolete in un periodo in cui venivano impostati nuovi battelli secondo le soluzioni innovative introdotte dal sottomarino sperimentale USS Albacore (AGSS-569) ed impersonate dai nuovi sottomarini nucleari d'attacco classe Skipjack.
Missioni di deterrenza (1960-1965)
Le prove in mare dell’Halibut furono condotte nell'Oceano Pacifico tra l'11 marzo e il 18 giugno 1960; in questa occasione divenne il primo sottomarino nucleare ad effettuare con successo il lancio di un missile da crociera. Dopo il ritorno ai cantieri navali di Mare Island, fu assegnato alla Flotta del Pacifico e stanziato a Pearl Harbor. Tra il 1961 e il 1964, l'Halibut portò a termine sette missioni di deterrenza in occasione delle quali condusse diversi lanci di prova. Tuttavia, il programma Regulus era stato cancellato già nel 1958 in favore del missile balistico Polaris. Questo, comportò, alla metà degli anni '60, la fine degli SSGN come l'Halibut in favore dei più grandi SSBN di cui l'USS George Washington rappresentava il capostipite.
Operazioni di “ingegneria sottomarina (?!)” (1965-1976)
Venuto meno il ruolo di SSGN, l’Halibut venne riconvertito in sottomarino nucleare d'attacco con la nuova denominazione di SSN-587. Dopo un periodo di servizio in pattugliamenti ASW, l’Halibut manifestò la sua inadeguatezza a rivestire un ruolo per cui non era stato concepito e in cui era abbondantemente superato da battelli di nuova concezione. Per evitare di radiare un battello con pochi anni di servizio alle spalle e ancora in piena efficienza, la Marina decise di convertirlo in un sottomarino per operazioni di intelligence sotto la copertura di “operazioni di ingegneria sottomarina”. Per questo, nel 1968 l'Halibut tornò ai cantieri navali di Mare Island per essere dotato di una serie di equipaggiamenti speciali indispensabili per il nuovo ruolo da ricoprire. Questi equipaggiamenti comprendevano:
- eliche laterali per manovre di precisione;
- camera stagna;
- camera di decompressione per immersioni in saturazione;
- sonar per lo studio del fondale;
- apparecchiature di registrazione audio e video;
- computer mainframe;
- pattini per posarsi sul fondale;
- un mini-sottomarino filoguidato per l'esplorazione delle profondità marine e altre apparecchiature oceanografiche di vario genere.
In questa configurazione, l’Halibut ha prestato servizio presso la Flotta del Pacifico tra il 1970 e il 1976 conducendo diverse operazioni classificate di spionaggio ai danni dell'Unione Sovietica.
La recente declassificazione di documenti riservati ha portato alla luce le due missioni più celebri dell'Halibut:
- il ritrovamento del relitto del sottomarino sovietico K-129 scomparso nel maggio 1968 e mai ritrovato dai sovietici;
- intercettazioni telefoniche sulla linea militare sottomarina che collegava le basi sovietiche in Kamčatka alla terraferma, nel Mare di Ochotsk, tra il 1971 e il 1980 (Operazione Ivy Bells).
I FONDI PER IL PROGETTO
I fondi per il progetto vennero reperiti dirottando fondi destinati al programma DSRV (Deep-submergence rescue vehicle), con sottomarini modificati con falsi dispositivi DSRV installati, che erano i primi Diver Lockouts, scialuppe di salvataggio per gli equipaggi dei sottomarini. Sommozzatori e/o incursori dell’USS Halibut trovarono il cavo a 120 metri di profondità e installarono un dispositivo di 6,1 metri di lunghezza che fu avvolto attorno al cavo e la cui funzione era quella di intercettare le comunicazioni che passavano per esso. Questo dispositivo era stato realizzato in modo da staccarsi nel caso in cui i sovietici avessero dovuto portare in superficie il cavo per ripararlo.
La missione di intercettazioni del cavo sommerso sovietico era così segreta che molti marinai coinvolti non ebbero l'"Autorizzazione di Sicurezza" e quindi non potevano sapere di questa missione ben secretata.
La copertura per la missione fu che la missione prevedeva il recupero di detriti di un missile anti-navi supersonico sovietico, il SS-N-12 Sandbox, in modo da poter sviluppare contromisure adatte.
Nonostante fosse una copertura, questi detriti vennero effettivamente recuperati con successo, con più di 2 milioni di pezzi recuperati. Tutto ciò fu poi portato in laboratori americani per essere analizzato.
Utilizzo delle microspie
Ogni mese, i sommozzatori della US NAVY recuperavano e sostituivano le spie del dispositivo attaccato al cavo. Le registrazioni venivano mandate all'NSA e poi distribuite alle varie agenzie di sicurezza statunitensi. Le prime registrazioni rivelarono che i sovietici erano così sicuri della sicurezza del cavo sottomarino che le conversazioni effettuate non venivano crittografate. L'intercettazione di conversazioni tra ufficiali della Marina Sovietica fornirono informazioni dal valore unico sulle operazioni navali a Petropavlovsk, la base di sottomarini nucleari primaria della flotta sovietica del Pacifico, dove si trovavano missili balistici nucleari in dotazione agli SSBN classe Yankee e Delta.
Ulteriori microspie vennero poi installate su altre linee di comunicazione sovietiche nel resto del mondo, con strumenti sempre più avanzati sviluppati dai laboratori dell'AT&T, tra cui dispositivi alimentati da generatori termoelettrici a radioisotopi che potevano contenere dati per un anno intero. Altri sottomarini usati per la missione furono lo USS Parche (SSN-683), lo USS Richard B.Russell (SSN-687), lo USS Seawolf (SSN-575). Il Seawolf andò quasi perduto durante una delle sue missioni, quando arrivò vicino ad usare cariche di auto-distruzione a causa di una tempesta che lo aveva costretto ad incagliarsi sul fondo.
Compromissione della missione
La missione venne compromessa da un dipendente della NSA, il 44enne Ronald Pelton, che parlava fluentemente il russo. Pelton, al tempo, aveva un debito da saldare di 65.000 dollari (204.000 dollari odierni) e aveva dichiarato bancarotta personale circa tre mesi prima di dimettersi dal suo posto alla NSA. Con solamente alcune centinaia di dollari sul conto, nel gennaio del 1980 Pelton si recò all'Ambasciata Sovietica di Washington D.C per offrire ai sovietici ciò che sapeva, in cambio di denaro.
Pelton non passò alcun documento ai sovietici, vista la sua grande memoria visiva. Tra il 1980 e il 1983 ricevette 35.000 dollari l'anno dal KGB per le informazioni che possedeva, e per l'Operazione Ivy Bells ricevette 5.000 dollari. I sovietici, scoperta la missione, non agirono subito. Nel 1981, però, immagini satellitari mostrarono navi da guerra sovietiche sopra la zona di intercettazione nel Mare di Ochotsk. L’USS Parche venne inviato a recuperare il dispositivo ma i sommozzatori statunitensi non riuscirono a trovarlo, e si stabilì che i sovietici dovevano averlo recuperato. Nel luglio del 1985 Vitalij Yurčenko, un colonnello del KGB che era stato il contatto principale di Pelton a Washington disertò negli Stati Uniti e fornì informazioni che aiutarono gli americani ad arrestare Pelton.
Nel 1999 il dispositivo americano recuperato dai sovietici venne messo in esposizione al Museo della Grande Guerra Patriottica di Mosca.
Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero,
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà:
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai!
Nulla di più errato.
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti
sono i primi assertori della "PACE".
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori:
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace,
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non,
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Violenza e terrorismo sono il risultato
della mancanza di giustizia tra i popoli.
Per cui l'uomo di pace
si impegna a combattere tutto ciò
che crea disuguaglianze, divisioni e ingiustizie.
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…
Come i giusti dell’Apocalisse scruto i cieli e sfido l’Altissimo:
fino a quando, Signore? Quando farai giustizia?
Dischiudi i sette sigilli che impediscono di penetrare il Libro della Vita
e manda un Angelo a rivelare i progetti eterni,
a introdurci nella tua pazienza, a istruirci col saggio Qoelet:
“””Vanità delle vanità: tutto è vanità”””.
Tutto…tranne l’amare.
(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, Wikipedia, You Tube)
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