martedì 22 gennaio 2019

La classe Kilo, sottomarini diesel-elettrici sovietici Progetto 877 Paltus




La classe Kilo, nome in codice NATO della classe di sottomarini diesel-elettrici sovietici Progetto 877 Paltus, è l'ultima generazione di battelli con questo tipo di propulsione, dispiegati a partire dai primi anni ottanta. Ne è stata creata una versione aggiornata classificata come Progetto 636 Varšavjanka / Granay adesso alla versione 636.3.
Il suo doppio scafo resistente in acciaio assicura una resistenza ai colpi elevata, in quanto un eventuale danno allo scafo esterno viene assorbito dal contenuto dell'intercapedine tra i due scafi, che normalmente consiste in bombole di aria compressa e batterie, prima di sfogarsi sullo scafo interno ed aprire di conseguenza delle vie d'acqua (falle). In questo caso, il battello risentirebbe senz'altro della menomazione, ma avrebbe comunque maggiori probabilità di sopravvivenza. Lo scafo interno è diviso in sei compartimenti stagni e la galleggiabilità è assicurata anche con uno di essi allagato. I piani di manovra sono posti sullo scafo in alto, poco avanti rispetto alla falsa torre.



La silenziosità su questi battelli è stata molto curata, e la superficie esterna è rivestita di piastrelle anecoiche, per ridurre l'effetto di riflessione delle onde emesse dai sonar; inoltre abbatte anche la quantità di rumore che esce dal sottomarino. La sua silenziosità alle basse velocità è tale che la US Navy lo ha soprannominato il buco nero.


Le sue dimensioni compatte lo rendono adatto ad operare in acque relativamente basse, nelle quali diventa ancora più difficile localizzarlo, a causa della riflessione delle onde dei sonar attivi (specialmente quelli a bassa frequenza) sul fondale.
Il termine della vita operativa per la prima serie è previsto tra il 2015 ed il 2020, ma comunque, una decina tra i 30 circa esemplari costruiti per la marina russa sono stati messi in riserva. Il Kilo verrà sostituito dalla nuova classe Lada.



I Kilo sono sottomarini con elevate caratteristiche di velocità e silenziosità. Impostati nel 1979, sono stati realizzati in parecchi esemplari, ed hanno avuto un enorme successo nel campo dell'esportazione, i paesi del Medio Oriente e la Cina ne hanno ordinati numerosi e tutto ciò costituisce una grande risorsa economica per la Russia, considerando che ogni Kilo ha un valore di circa 300.000.000 $. Circa 10 esemplari in India, 8 in Cina, 3 in Iran, almeno 2 in Algeria.



Kilo II

Nuovi modelli più perfezionati, classe Kilo di seconda generazione, sono stati realizzati, anche con propulsione del tipo Air Independent Propulsion (AIP). Un motore AIP incrementa l'autonomia del sommergibile, in quanto diminuisce drasticamente la necessità di emersione dell'unità, rispetto al precedente utilizzo dello snorkel (molto rumoroso) per ricaricare le batterie.
I sottomarini della classe Kilo sono descritti in alcuni romanzi di Patrick Robinson tra cui Classe Nimitz e Classe Kilo, scritti con la consulenza di sir John "Sandy" Woodward, ex comandante britannico di sottomarini.

(Web, Google, Wikipedia, You Tube)









































L'M.B.T. "Chieftain" era un carro "medio"?



Il carro pesante Chieftain è un carro armato da combattimento britannico.
Concepito con l'attenzione primariamente rivolta alla protezione e alla potenza di fuoco, non aveva invece una buona mobilità, ed anche il sistema di controllo del tiro era migliorabile. Così, i due aspetti principali attorno a cui ci si concentrò per migliorare il potente Chieftain erano il potenziamento dei motori (anche in termini di affidabilità) e l'introduzione di apparati di fuoco migliorati. Quando furono giunti anche alla modernizzazione della protezione si aprì la porta al programma Challenger.



Dopo il fallimento del programma Conqueror, l'esercito britannico era ancora equipaggiato con i Centurion, e nonostante gli aggiornamenti, essi non avevano i requisiti di mobilità e modernità che ci si aspettava per il futuro. Il programma per il nuovo carro FV 4201, iniziato nel 1958, prevedeva un cannone e una corazzatura pesanti, ma maggiore attenzione per la mobilità. In pratica, più che un genuino carro armato da combattimento, i britannici preferivano ancora un carro pesante, ma più mobile e leggero del Conqueror.
I prototipi vennero approntati in linea con quelli della generazione di macchine dei primi anni sessanta, quali gli M60 Patton o i Leopard 1, e nel 1961 i prototipi erano già disponibili.
La produzione iniziò 2 anni dopo, con i 40 carri Mk 1, ma nel 1966 venne avviata la produzione di 532 carri Mk 2, ed entro gli anni settanta sarebbero seguite commesse per un totale di oltre 900 mezzi.



Il carro Chieftain è un mezzo in acciaio saldato, tranne che per la parte anteriore della torretta, costruita in un unico pezzo di fusione, mentre piastre saldate sono presenti per i fianchi e il retro. Il pilota è in avanti, con un sedile parzialmente reclinato per poter stare dentro la parte anteriore del veicolo, a causa della elevata inclinazione della corazzatura anteriore, spessa 125 mm ed inclinata di circa 70 gradi. La torretta è al centro del veicolo, e come si è detto, ha la particolarità della costruzione mista, saldata-fusa, per ottimizzare la resistenza.
La forte inclinazione della torre rende possibile raggiungere una resistenza virtuale di circa 300 mm di acciaio, come anche nella parte anteriore dello scafo. La protezione dello Chieftain si estende anche alle cariche di lancio, trasportate separate dai proiettili, in apposite cassette riempite di liquido antincendio.
Il motore è un diesel a pistoni contrapposti, derivato dal motore d'aviazione Junkers Jumo 205 della seconda guerra mondiale. Grazie ai cilindri con pistoni contrapposti è una macchina compatta che occupa poco spazio. Ma come altri diesel a due tempi, esso è stato a lungo poco affidabile, e la potenza inizialmente prevista di 750 hp è stata invece limitata a 650, dando al carro un bassissimo rapporto potenza-peso, migliorato solo negli anni settanta, con motori da 720-750 hp. Il treno di rotolamento, con sospensioni a barra di torsione, verte su 6 ruote per cingolo, e 3 rulli di rinvio. Il cambio è semiautomatico.




L'armamento, tutto in torretta, comprende un cannone rigato L11A5, con canna lunga circa 50 calibri, e munizioni APDS, APFSDS, al fosforo bianco e HESH. Non vi sono cariche HEAT, perché almeno nell'esercito britannico esse sono sostituite dalle ogive a schiacciamento (HESH). Le cariche di lancio sono sistemate in contenitori ignifughi, riempiti di liquido, esse sono separate dall'ogiva; questo permette una maggior gestione dello spazio ma rallenta il caricamento dell'arma. In tutto, vi sono 64 colpi per il cannone principale.
L'apparato visivo per il pilota è un periscopio grandangolare, mentre in torretta il capocarro ha una serie di 9 episcopi nella sua cupola e un periscopio diurno e notturno, con un proiettore IR associato. Il cannoniere ha un periscopio di puntamento fisso, con ingrandimenti fino a 8x, ma per l'impiego notturno vi è solo un ingrandimento 3x. Alla sinistra della torretta, vi è l'alloggiamento corazzato per il proiettore a luce bianca o IR, con portate di circa 1000-1.500m.
Il sistema di controllo del tiro originale era il FV/GCE Mk 4, con una mitragliatrice coassiale al cannone, chiamata LRMG, da 12,7 mm. Essa sparava raffiche da 3 colpi per proiettili incendiari, con balistica uguale a quella del cannone, ma su distanze massime di 1800 metri, molto inferiori a quelle possibili con l'arma principale. Notare che non vi è il telemetro ottico, cosa che ha permesso di dare alla parte anteriore della torretta una forma particolarmente inclinata e sfuggente.
Con il tempo, però, le modifiche hanno comportato l'introduzione di molte novità, con il Mk 3/3, già all'inizio degli anni settanta venne introdotto il telemetro laser, ma con il Chieftain Mk 5 si è giunti all'IFCS della Marconi, con computer balistico e un sofisticato reticolo di mira. Finalmente il Chieftain aveva una valida apparecchiatura di controllo del fuoco.
Tra gli altri accessori, la mitragliatrice coassiale da 7,62 mm, quella antiaerea sulla cupola del capocarro da 7,62 mm, i filtri NBC, e un kit per attraversare corsi d'acqua profondi (snorkel). Con il tubo abbastanza grande da farvi entrare il capocarro, che guida il pilota da diversi metri di altezza, sopra il livello dell'acqua, per l'attraversamento dei corsi. Si possono guadare profondità notevoli.
I carri Chieftain vennero presto schierati con la British Army of the Rhine (BAOR), che contribuiva a difendere la Germania da attacchi sovietici. Praticamente tutta la forza dell'esercito inglese vi era inclusa. Lo Chieftain suscitò critiche, nonostante la sua potenza, per la mole e la mancanza di mobilità ed affidabilità in generale, almeno nella parte iniziale della carriera. In seguito, l'introduzione di carri dotati di motori potenziati, FCS migliori, e altri dettagli ha smorzato un poco le dicerie sulla inaffidabilità del mezzo, ma va considerato anche un altro aspetto della questione. I sovietici si preoccuparono oltremodo che i carri Chieftain si diffondessero, essendo talmente protetti che i cannoni da 100 mm e persino i 115 mm dei loro T-62 sembravano troppo deboli per affrontarli. Invece di migliorare il munizionamento di questi loro già potenti cannoni, essi adottarono armi ancora più potenti, quali i 125 mm Rapira.
Le ultime parti della carriera dello Chieftain sono state contrassegnate dall'adozione, su alcuni esemplari, del TOGS, sistema a camera termica sviluppato per il Challenger, cosa che ne ha migliorato molto le prestazioni notturne/ognitempo. Molti hanno anche ricevuto la corazza di acciaio/gomma Stillbrew, per resistere, almeno entro certi limiti, anche ai nuovi tipi di armi sovietiche. Non era infatti possibile implementare una corazzatura interamente composita su tale mezzo, nato con una blindatura in acciaio, ma ciò li ha assai appesantiti. Le munizioni sono state aggiornate con meno difficoltà, grazie all'introduzione di nuovi proiettili perforanti con alette, APFSDS, con un miglior rapporto lunghezza-diametro, e una perforazione a 2 km di 400-450mm invece che circa 350.
In termini di export, lo Chieftain è andato all'Iran durante il regno di Reza Pahlevi. 705 carri del modello Mk 3/3 e 187 Mk 5 vennero ordinati per l'esercito iraniano già nel 1971. Altri 100 veicoli circa erano del tipo recupero o gettaponte, praticamente le uniche varianti sullo scafo Chieftain.
Visto che ancora non bastava per le esigenze dello Shah, allora venne messo mano al FV 4030, uno Chieftain con un nuovo motore, un turbodiesel da 1200 hp, che gli dava un rapporto potenza-peso di almeno 20:1. Esso venne denominato Shir (Leone) –1, e 225 mezzi avrebbero dovuto essere consegnati all'Iran. Altri mezzi, chiamati Shir-2, avrebbero dovuto seguire, stavolta con una nuova corazzatura in materiali stratificati/compositi, la cosiddetta corazzatura Chobham, sviluppata dagli omonimi laboratori britannici e modello per gli sviluppi in ambito occidentale. 1225 veicoli erano in ordine, portando così la produzione per gli iraniani a oltre 2300 carri, ma l'ordine venne bloccato dalla rivoluzione del 1979 che cacciò lo Shah dall'Iran e con l'arrivo al potere di Khomeini, fece congelare gli ordini per gli Shir.
Gli Shir-1 vennero riciclati nel modello 'Khalid', che venne consegnato alla Giordania in 278 esemplari, con l'IFCS e il motore da 1200 hp
L'Iran utilizzò ampiamente i Chieftain nella guerra contro l'Iraq. I Chieftain si dimostrarono pericolosissimi per i blindati iracheni, e anche i T-62 avevano molti problemi a distruggerli con colpi frontali, nonostante la potenza dei loro cannoni U5TS ad anima liscia (i T-62 erano carri da 40 tonnellate mentre i Chieftain da 55, e quindi la corazzatura era dimensionata in rapporto al peso). La precisione e la potenza dei colpi dei Chieftain erano devastanti per i loro avversari.
Tuttavia, nel 1981 parteciparono ad un'offensiva dell'esercito iraniano e subirono una grave sconfitta contro i T-62 di una divisione irachena, che li circondarono e spararono loro ai fianchi, decimandoli. Fu solo grazie all'intervento dell'aviazione che gli iraniani riuscirono a limitare i danni. Durante gli anni di guerra, gli iracheni catturarono parecchi Chieftain per riutilizzarli contro il nemico. Infine i T-72, introdotti nel conflitto in quantità crescenti, dimostrarono finalmente di disporre di proiettili abbastanza potenti anche per i Chieftain. Esistono foto di torrette di tali mezzi con buchi di entrata e di uscita fatti dalle munizioni APFSDS da 125 mm.
Nel frattempo, gli inglesi volevano dei carri di nuova generazione e si rivolsero ad un mezzo che era già praticamente pronto: proprio lo Shir-2, che divenne con poche modifiche il Challenger: praticamente una versione con corazza Chobham e motore turbodiesel del Chieftain Mk 5.



Il Kuwait ordinò nel 1971 150 carri Mk 5/5K (Kuwait, con modifiche tropicalizzanti).

I carri Chieftain britannici sono stati tutti messi in riserva.

Utilizzatori:
  • Giordania: numero sconosciuto.
  • Regno Unito: usati dal 1965 al 1995, poi ritirati dal servizio attivo.
  • Iran: 1000 carri Chieftain Mk.5P ottenuti prima della rivoluzione del 1979. Le consegne di altri 4030 carri sono state annullate con la rivoluzione. Nel 2005 l'Iran disponeva di 100 Chieftain, nel 2002 200, nel 2000 di 140, nel 1995 di 250, 1990 di 100 modelli.
  • Iraq: nel 1990 disponeva di 30 carri catturati all'Iran. Con Desert Storm sono stati tutti distrutti o abbandonati.
  • Israele: era prevista l'acquisizione ma nel 1969 il governo britannico si rifiutò di venderli ad Israele.
  • Kuwait: durante la Guerra del Golfo il Kuwait disponeva di Chieftain, oggi sono tutti ritirati dal servizio.
  • Oman: numero sconosciuto.


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