venerdì 19 luglio 2019

Benelli Armi SpA: l'M4 Super 90, noto anche come M1014 Combat Shotgun



La Benelli Armi Spa è un'azienda italiana produttrice di armi da fuoco con sede in Urbino (Provincia di Pesaro e Urbino).
Fondata nel 1967, è specializzata nella produzione di fucili semiautomatici per uso venatorio, sportivo e per la difesa ed esporta in 78 Stati del mondo.



Storia

Gli inizi

L'azienda nasce nel 1967 per iniziativa di Giovanni Benelli, secondogenito della omonima famiglia. Insieme con il fratello Giuseppe, nel 1911 Giovanni Benelli aveva dato vita alla Benelli moto. Qualche anno dopo, agli inizi degli anni Venti, ancora giovane si cimenta anche nel campo della produzione armiera costruendo artigianalmente, pezzo per pezzo, una doppietta a cani esterni.
Nel 1941 nella fabbrica pesarese di motociclette viene realizzato il primo semiautomatico calibro 12 con castello in speciale lega leggera a base di alluminio; il fucile è coperto da quattro brevetti. Giovanni Benelli pensa anche ad una versione calibro 16 del prototipo; doppietta e semiautomatico resteranno però dei prototipi senza mai giungere alla fase della produzione anche se questa fu avviata nel 1960.



Gli anni Sessanta e il 121: una nuova era

Al 1960 infatti risale la messa a punto del sistema inerziale Benelli, ideato dal meccanico progettista bolognese Bruno Civolani. L'intuizione su cui Benelli scommette è quella appunto di sfruttare l'inerzia delle masse anziché il tradizionale meccanismo a presa di gas, assicurando un cinematismo molto più rapido. La nuova arma sviluppata da questo progetto, come recitava il claim di uno spot degli anni '70, era in grado di sparare cinque colpi in meno di un secondo, dimostrandosi l'automatico più veloce al mondo. Il primo modello prodotto è il 121, considerato il precursore di molte innovazioni tecnologiche e da molti addetti ai lavori ritenuto il miglior semiautomatico mai costruito. L'idea convince i Benelli, che di lì a poco aprono il nuovo stabilimento della Benelli Armi a Urbino, un capannone incassato in un vallone dove arriva la linea ferroviaria da Fano, perfettamente mimetizzato rispetto allo splendore rinascimentale del nucleo storico urbinate.



Gli anni Settanta

Con l'introduzione del sistema a svincolo inerziale, sottoposto nel corso degli anni a continue migliorie tecniche, Benelli acquisisce un ruolo fondamentale nell'evoluzione del semiautomatico. Dal capostipite, il 121, discende nel 1978 una nuova serie di semiautomatici: la SL80, che comprende il 121, il 123, lo Special 80 e l'Extra Lusso. Nel 1975 l'azienda approda in Spagna, dove apre uno stabilimento oggi conosciuto sotto il nome BBI (Beretta Benelli Iberica).

Gli anni Ottanta

Nel 1983 il Benelli Montefeltro (dal nome della regione storica a cavallo tra le Marche, l'Emilia Romagna e la Toscana e del Duca di Urbino, Federico da Montefeltro); il Benelli Raffaello, omaggio al pittore urbinate Raffaello Sanzio, fucile che vede la luce nel 1987.
Gli anni Ottanta, segnano però anche un periodo di svolta. È infatti il 1983 quando la proprietà dell'azienda, dopo una fase di difficoltà, passa dalla famiglia Benelli alla Beretta, dal 1995 Beretta Holding.

Gli anni Novanta

Nel 1992 viene realizzato il prodotto Super Black Eagle, seguito, nel 1997, dal Centro, un'evoluzione del Super 90. Sempre nel 1997 nella casa urbinate viene introdotto il Banco di prova nazionale, uno strumento che serve a validare i fucili certificandone direttamente in loco la qualità, la sicurezza e la funzionalità. Nello stesso anno apre i battenti la gemella americana dell'azienda, la Benelli Usa.

Gli anni Duemila: la fornitura ai Marines americani

Ad inizio anni duemila si verifica la vittoria dell'appalto per la fornitura al Corpo dei Marines americani. È il Benelli M4 Super 90 a convincere i Marines Usa grazie alla sua resistenza, al funzionamento a presa di gas (Argo) e alle capacità di adattamento in situazioni estreme. Ad adottarlo sono in realtà tutte le branche dell'esercito, tanto che il semiautomatico va ad integrare tutto il combat shotgun in servizio. Per i 40 anni di attività dell'azienda viene realizzato un fucile chiamato Bimillionaire.

Lo stabilimento

La Benelli ha sede ancor oggi nella città rinascimentale di Urbino, nelle Marche. Lo stabilimento, ampliato più volte, è in grado di impiegare 280 dipendenti, con un indotto che coinvolge circa 3.000 addetti.

Tecnologie e brevetti

Inerziale

Il sistema inerziale, a firma dell'ingegner Bruno Civolani: risale al 1966, un anno prima che la fabbrica Benelli aprisse. L'intuizione fu quella di sfruttare l'energia del rinculo, grazie all'otturatore che rimane fermo subito dopo lo sparo e che si apre solo quando le pressioni in canna hanno raggiunto valori di sicurezza, per completare i cinematismi necessari al riarmo. Nell'otturatore è presente una robusta molla, appositamente tarata per il lavoro che deve svolgere, che assolve a tutte le funzioni del fucile. L'energia del rinculo viene prima immagazzinata dalla molla e poi riutilizzata per l'estrazione ed espulsione dei bossoli spenti, l'armamento del cane, l'introduzione di una nuova cartuccia, la chiusura dell'otturatore.
La modernità di questo sistema era data in primo luogo dal fatto di conferire all'arma una rapidità fino ad allora sconosciuta, tanto che il record che fu fatto (un cacciatore dipendente dell'azienda fu in grado di sparare nel 1969 cinque colpi in meno di un secondo, il tutto cronometrato da 5 giornalisti) ne conferma la velocità. Inoltre riduceva l'usura del fucile, consentendo al tempo stesso operazioni di pulizia meno frequenti. Infine dotava l'arma di una duttilità estrema nello sparo di una vasta gamma di cartucce.

Vinci Inertia System

Il brevetto che porta questo nome “firma” un modulo otturatore che raggruppa in un unico insieme tutte le funzioni necessarie per il completo ciclo di riarmo. Rispetto ai tradizionali semiautomatici inerziali Benelli il Vinci Inertia System ha tutta la massa per il funzionamento inerziale concentrata nell'otturatore, che trova posto all'interno del modulo canna. Tutti i particolari che costituiscono il gruppo otturatore e che sono in movimento rispetto all'arma, si muovono assialmente al modulo canna. Ciò consente di avere un miglior bilanciamento ed una maggiore stabilità dell'arma all'atto dello sparo, assicurando maggiore affidabilità di funzionamento grazie alla semplicità del sistema.

Comfortech System

Il Comfortech System è il primo sistema al mondo capace di assorbire parte dell'energia sprigionata al momento dello sparo. La geometria della calciatura e i materiali utilizzati permettono infatti di contenere l'urto prima che arrivi alla spalla del cacciatore. Consente inoltre di ammorbidire la spinta del rinculo e facilita il raggiungimento di migliori performance di tiro.

Progressive Comfort

È un sistema utilizzato per la calciatura, l'evoluzione tecnologica del Comfortech System: agisce come un ammortizzatore. Il dispositivo sfrutta la stessa logica del sistema Comfortech, ma permette di avere un fucile molto più confortevole. Progressive Comfort consente infatti di assorbire il rinculo del fucile contro la spalla a seconda della grammatura della cartuccia che si spara. Un sistema ma altamente sensibile che grazie ad un meccanismo ad alette collegato direttamente al calciolo che si deforma progressivamente, assorbe gran parte dell'energia cinetica sprigionata dopo lo sparo.

A.R.G.O.

Auto Regulating Gas Operated è il sistema, che presiede al meccanismo di funzionamento a presa di gas, impiegato nei modelli Argo e M4. Costituito da un gruppo a presa di gas contenente un pistone a corsa breve, A.R.G.O. è posto sotto la canna, in prossimità della camera di scoppio, così da sfruttare i gas più caldi e a pressione maggiore. I gas sprigionati dalla canna in questo modo si espandono accelerando la corsa del pistone che va contemporaneamente ad urtare contro il perno di spinta otturatore trasmettendo allo stesso un impulso sufficiente a farlo arrestare. Questo sistema serve a garantire precisione di tiro, affidabilità e durata nel tempo del fucile.

Crio System

L'impiego della criogenia, trattamento diffuso soprattutto nel settore aerospazioale e in quello della strumentazione chirurgica, riguarda la canna e lo strozzatore dei fucili Benelli, questi componenti vengono trattati termicamente venendo messi all'interno di apposite celle frigorifere. Il Crio system consente di contenere e uniformare le vibrazioni e le dilatazioni al momento dello sparo. L'applicazione di questa tecnica sullo strozzatore serve invece ad evitare la deformazione dei pallini di piombo dovuta alla presenza di addensamenti.

Prodotti:

Fucili a canna liscia
  • Benelli M1 Super 90 - semiautomatico, 12 e 20 gauge
  • Benelli M2 Super 90 - semiautomatico, 12 e 20 gauge
  • Benelli M3 Super 90 - semiautomatico o a pompa, 12 gauge
  • Benelli M4 Super 90 - semiautomatico, 12 gauge
  • Benelli Raffaello - semiautomatico, 12 gauge
  • Benelli Raffaello CrioComfort - semiautomatico, 12 e 20 gauge
  • Benelli Raffaello Crio 28 - semiautomatico, 28 gauge
  • Benelli Vinci - semiautomatico, 12 gauge
  • Benelli Montefeltro - semiautomatico, 12 e 20 gauge
  • Benelli Super Black Eagle I - semiautomatico, 12 gauge
  • Benelli Super Black Eagle II - semiautomatico, 12 gauge
  • Benelli Nova Tactical - a pompa, 12 e 20 gauge
  • Benelli Nova Field - a pompa, 12 e 20 gauge
  • Supernova - a pompa, 12 gauge

Fucili

  • Benelli Argo - semiautomatico
  • Benelli Argo Comfortech
  • Benelli Argo EL
  • Benelli Argo Special
  • Benelli Argo Deluxe
  • Benelli MR1 - semiautomatico, 5,56 × 45 mm NATO
  • Benelli R1
  • Pistole semiautomatiche da competizione[modifica | modifica wikitesto]
  • Benelli MP 90 s - semiautomatico, .22 Long Rifle/.32 S&W Long Wadcutter
  • Benelli MP 95 E - semiautomatico, .22 LR/.32 S&W
Pistole da tiro
  • Pistole semiautomatiche - Benelli B76
  • Armi ad aria compressa - Benelli Kite - pistola



Serie Limitate

Il 1981 segna l'anno di esordio delle prime serie limitate, con le quali Benelli commemora anniversari e importanti avvenimenti. Il primo fucile di questo tipo, realizzato nel quinto centenario dalla morte di Federico da Montefeltro, è il “Federico Duca di Urbino”. Degli 11 esemplari uno viene donato al re di Spagna Juan Carlos. Il 1992 è invece la volta del “Colombo”, prodotto in mille esemplari, dedicato alla scoperta dell'America. Tre anni dopo, siamo nel 1995, la Benelli commemora il Rinascimento, con un semiautomatico che ricorda proprio quella felice fase storica urbinate e che riporta inciso nella carcassa lo stemma del Ducato. Nel trentennale dell'azienda è invece “Giubileo” a celebrare la ricorrenza. Nel 1998 è ancora Federico il protagonista: l'omonimo semiautomatico riproduce infatti un'incisione con l'inconfondibile profilo del Duca. Il 1999 è l'anno del “Millionaire”, voluto per celebrare il milionesimo semiautomatico della casa urbinate, una serie ripresa almeno concettualmente dal “Bimillionaire”, che nel 2007 celebra i 40 anni di attività e i due milioni di fucili prodotti. Nel 2004 Benelli decide di dedicare un pezzo unico a Roberto Baggio. Pensato per celebrare il palmarès del giocatore, il fucile viene denominato “Baggio”. Altro esemplare realizzato in serie limitata, con una tiratura di 350 copie, in calibro 12 e 20, è il “Dynamic”. Gli ultimi pezzi in serie limitata sono la carabina “ArgoE Limited edition”, il “Super Black Eagle II” e il “Raffaello Arabesque” in calibro 12 e 20.

Curiosità

Il logo

Nei primi anni a comparire sui fucili e nelle campagne pubblicitarie il logo era un leone, inserito all'interno di una ghirlanda. Negli anni successivi la rappresentazione del logo ha subito modifiche. Dal 1989 il caratteristico fucile semiautomatico stilizzato è diventato il modo di comunicare l'azienda e il suo prodotto. Nelle ultime rivisitazioni il campo di sfondo ha assunto il colore rosso.

Cinema

I fucili e le pistole Benelli sono protagonisti anche in molte opere cinematografiche. Nel corso degli anni sono numerose le pellicole in cui compaiono le armi della casa urbinate. In “2 Fast 2 Furious” troviamo il Benelli M1 Super 90, semiautomatico dalla canna liscia. La stessa arma compare in “Face/Off”, in “Predator 2”, in “Street Kings”, in “Alien Nation”, in “L.A. Takedown”, in “Marked for Death”, in “The Gataway” e anche in “The Dark Knight”. Nel 1995, per “Batman Forever”, era stato scelta la pistola Benelli MP95E.
Anche la B76, la piccola semiautomatica di casa Benelli, è presente in “Double Team” e “Black Out”. Nel 1990, in “Robocop 2”, compare l'M3. Otto anni più tardi la stessa arma viene scelta per “Blade”. Per il fucile a pompa Benelli i titoli non finiscono qui: lo si ritrova infatti in “Eraser”, in “Mr. & Mrs. Smith” e in “Attack Force”.
L'elenco prosegue con il modello M4: appare nel 2006 in “Miami Vice”, e poi, dopo altri passaggi cinematografici, in “Killers” e in John Wick Capitolo 2 con Keanu Reeves. Il Benelli Nova, fucile usato sia per la caccia sia dalle Forze dell'Ordine, compare nel 2013, in “Fast & Furious 6”.

Videogiochi

Nel 1998 l'M1 viene scelto per “Jurassic Park: Traspasser” sviluppato dalla DreamWorks Interactive. I prodotti dell'azione compaiono poi in “Rainbow Six”, “Global Operation”, “Combat Arms”, “Aliens: Colonial Marines”, “Resident Evil” e “Resident Evil 2”.

Sport

Il russo Alexei Klimov ha conquistato il record olimpico a Londra nel 2012 e per quattro anni consecutivi (dal 2008 al 2011) l'oro nella Coppa del mondo di tiro dai 25 metri impugnando una pistola Benelli MP 90 S WC. Kira Mozgalova vanta nel suo palmares l'oro nella Coppa del mondo di Monaco del 2010; Jasna Sekaric è stata per diversi anni oro nella Coppa del Mondo, argento alle olimpiadi di Sidney del 2000 e, nel 2013, bronzo nella finale dei giochi del Mediterraneo in Turchia.
Fanno parte del team Benelli anche Luigi Silvestroni, dal 1998 campione Italiano shotgun a squadre nella categoria Limited Pump e più volte vincitore dell'oro nel Campionato Europeo (categoria manual); Paolo Zambai, vincitore di venti medaglie tra ori e argenti; Davide Cerrato 3º classificato a squadre nella categoria standard ai campionati mondiali di Debrecen; Bruno La Bruna, campione italiano nella categoria Shootgun Modif cal. 12 nel 2013; Alberto Cardinali, vincitore dell'oro nei Campionati italiani del 2003; Dino Briganti, Giancarlo Iori, portacolori della Benelli nella categoria disabili e doppio oro nei Campionati italiani 2010 per il tiro con pistola da fuoco MP 90s. Altri sportivi che fanno parte del team Benelli sono Francesca Cartoni, Mariana Quintanilla, Massimo Ciccioli.



L'ennesima eccelenza italiana: l'M1014 Combat Shotgun

Il Benelli M4 Super 90, è un fucile a canna liscia semiautomatico a presa di gas italiano prodotto dalla Benelli Armi, noto anche come M1014 Combat Shotgun (FF. AA. americane) o L128A1 (FF. AA. inglesi). I primi prototipi erano denominati XM1014.



Caratteristiche tecniche

Spara cartucce calibro 12 di tutti i tipi, dalle classiche a pallini e pallettoni a quelle slug, a quelle non letali o lacrimogene, sia a carica normale che magnum in modalità semi automatica a recupero di gas (presa di gas autoregolata brevetto Benelli per sparare in tutte le condizioni).
Essendo un fucile a canna liscia, la sua portata è abbastanza ridotta; infatti è difficile colpire efficacemente un bersaglio a più di 30-40 metri di distanza, poiché, allargandosi la rosata, può succedere che nessuno o pochi pallettoni colpiscano il bersaglio. Con cartucce a palla singola il tiro utile può raggiungere i 100 m e oltre. La sua lunghezza è di 88–101 cm e il peso è di 3,82 kg; come l'M16 e l'M4 ha parti in materiale polimerico per renderlo leggero ma resistente. Caratteristica unica di questo fucile è la possibilità di effettuarne lo smontaggio quasi completo utilizzando il chiavistello d'armamento come utensile.
Il serbatoio può contenere 6 cartucce (sia normali che magnum) che aggiunte a quella in canna danno un'autonomia di fuoco di 7 colpi.



Design

L'M4 Super 90 è stato il primo fucile a canna liscia a sottrazione di gas prodotto dalla Benelli ed è anche uno dei pochi progettati espressamente per l'uso militare.
Il funzionamento si basa su un metodo interamente nuovo chiamato 'Argo' (Auto regulating gas operated).
Il sistema usa due pistoni a pulizia automatica, di acciaio inossidabile, posizionati appena davanti all'alloggiamento. Ciò permette di far funzionare l'otturatore rotante ed eliminare l'esigenza di meccanismi complessi presenti in sistemi precedenti.
Il fucile regola automaticamente per la variazione di potenza e lunghezza, in base alle cartucce. Può camerare cartucce da 70 a 76 mm di livelli di potenza differenti senza alcuna modifica dell'operatore ed in combinazione.



Utilizzo

I principali utilizzatori sono: l'esercito italiano, l'esercito americano e vari altri eserciti del mondo. Spesso è usato per sfondare le porte o per sedare le risse con l'uso di proiettili in gomma.

(Web, Google, Wikipedia, You Tube)







































giovedì 18 luglio 2019

La bomba H "RDS-220" (nome in codice Ivan o Vanja), conosciuta come “Tsar Bomb” (russo: Царь-бомба)



La bomba all'idrogeno RDS-220 (nome in codice Ivan o Vanja), conosciuta dalle nazioni occidentali come “Tsar Bomb” (russo: Царь-бомба, TR. Tsar'-bomba, IPA:  [zar bombə], Zar bomba / Imperatore Bomb), è stata la più potente arma nucleare mai ideata. 







Testata il 30 ottobre 1961, rimane ancor oggi la più potente arma mai fatta esplodere. 
E’ stata indicata anche come la madre di Kuzma (russo: Кузькина мать, tr. Kúz'kina mat ' IPA:  [kusʲkʲɪnə MAT] ), forse riferendosi al primo segretario Nikita Khrushchev ' promessa s a 'mostrare gli Stati Uniti la madre di un Kuzma' (un linguaggio più o meno si traducono in "vi mostreremo") ad una sessione del 1960 dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
La bomba aveva una potenza esplosiva di 50 megatoni di TNT (210 PJ ). 
In teoria, avrebbe avuto una resa massima di 100 megatoni di TNT se avesse incluso una manomissione con uranio-238; poiché solo una bomba è stata costruita, questa teoria non è mai stata dimostrata. 
La bomba è stata fatta esplodere al Sukhoy Nos Capo di Severny Isola, parte della Novaja Zemlja.
Gli involucri di bombe rimanenti si trovano presso il Museo russo delle armi atomiche in Sarov e il Museo delle armi nucleari, All-Russian Research Institute di Fisica Tecnica, a Snezhinsk.



Molti nomi in codice sono attribuiti alla Tsar Bomba: 
  • Progetto 7000; 
  • codice prodotto 202 (Izdeliye 202); 
  • designazioni articolo RDS-220 (РДС-220), 
  • RDS-202 (РДС-202), 
  • RN202 (PH202), 
  • AN602 (AH602); 
  • codename Vanya; 
  • soprannomi Big Ivan, 
  • Kuzkina mat. 

Il nome "Tsar Bomb" è stato coniato in analogia con altri massicci oggetti russi: il Tsar Bell e Tsar Cannon. La CIA ha designato il test come "JOE 111".



La Bomba Zar era una bomba a tre stadi con Trutnev-Babaev seconda e terza fase di progettazione, con una resa di 50 megatoni. Ciò equivale a circa 1.570 volte l'energia combinata delle bombe che distrusse Hiroshima e Nagasaki, 10 volte l'energia combinata di tutti gli esplosivi convenzionali usati nella seconda guerra mondiale, un quarto del gettito dev’eruzione del vulcano Krakatoa del 1883, ed il 10 % della resa combinata di tutti i test nucleari effettuati sino ad oggi. 
La bomba all’idrogeno a tre stadi utilizza una bomba a fissione primaria per comprimere una testata termonucleare secondaria; come nella maggior parte bombe all'idrogeno, utilizza energia dall'esplosione risultante per comprimere una molto più grande stadio termonucleare supplementare. 
Ci sono prove che la “Tsar Bomb” ha avuto diverse fasi di messa a punto e non una singola molto grande.
Il progetto iniziale a tre stadi è stato in grado di produrre circa 100 Mt, 3.000 volte la potenza prodotta delle bombe di Hiroshima e Nagasaki; inizialmente si pensava che avrebbe causato troppo fallout nucleare, e l'aereo lanciatore non avrebbe avuto abbastanza tempo per fuggire dall'esplosione. 
Per limitare la quantità di ricaduta, il terzo stadio ed eventualmente il secondo stadio aveva una manomissione che limitava una fissione veloce dei neutroni di fusione dello stadio in modo che circa il 97% della resa totale derivava solo dalla fusione termonucleare (infatti, è stata una degli ordigni nucleari più "puliti", generando una quantità molto bassa di ricaduta rispetto alla la sua resa). 
C'era un forte incentivo per questa modifica poiché la maggior parte del fallout di un test della bomba sarebbe probabilmente discesa sul territorio abitato sovietico.
Componenti ed esplosivi lenti furono progettati da un piccolo gruppo di fisici russi guidati da Yulii Khariton che comprendeva Andrej Sacharov, Victor Adamsky, Yuri Babayev, Yuri Smirnov, e Yuri Trutnev. Subito dopo il test della Tsar Bomb, Sakharov ha cominciato a parlare contro le armi nucleari, che lo convinsero a diventare un dissidente del regime sovietico.



La Tsar Bomb fu trasportata al suo sito di prova da un Tu-95V appositamente modificato, pilotato dal Maggiore Andrei Durnovtsev. 
I bombardieri Tu-95V sono stati progettati per portare armi molto più leggere e più piccole.
Il decollo avvenne dalla base di Olenya nella penisola Kola; durante il volo del test era accompagnato da un Tu-16 osservatore che prelevò campioni di aria e filmò il test. 
Entrambi i velivoli furono dipinti con una speciale vernice bianca riflettente per ridurre al minimo i danni da calore. Nonostante questo sforzo, Durnovtsev e il suo equipaggio avevano solo una probabilità del 50% di sopravvivere alla prova.
La bomba, del peso di 27 tonnellate, era così grande (8 metri di lunghezza e 2,1 metri di diametro) che il Tu-95V doveva avere le porte del vano bombe ed i serbatoi di fusoliera rimossi. La bomba fu collegata a un paracadute del peso di 800 chilogrammi che dette il tempo agli aerei osservatori di volare a circa 45 chilometri di distanza dal punto zero, dando loro una probabilità del 50 per cento di sopravvivenza. Quando si verificò la detonazione, il Tu-95V  scese di un chilometro in aria a causa della onda d'urto, ma fu in grado di recuperare e atterrare in sicurezza.
La Tsar Bomba fu fatta esplodere a 11:32 ora di Mosca il 30 ottobre 1961 nel corso della Mityushikha Bay gamma di esperimenti nucleari (Sukhoy nn zona C), a nord del Circolo Polare Articosull'arcipelago Novaja Zemlja nel Mar Glaciale Artico. La bomba fu sganciata da una quota di 10,5 km; era stata progettata per esplodere ad un'altezza di 4 km sulla superficie terrestre.
Nel novembre 1961, la Commissione per l'energia atomica degli Stati Uniti stimò un rendimento di 55-60 megatoni; a partire dal 1992, tutte le fonti russe hanno dichiarato la sua resa in 58,6 megatoni.
Il Primo segretario Krusciov avvertì in un discorso al Soviet supremo dell'esistenza di una bomba da 100 megatoni.
Anche se calcoli semplicistici predissero che la palla di fuoco avrebbe colpito il suolo, proprio l’onda d'urto della bomba riflessa indietro impedì questo evento. 
La palla di fuoco larga 8 Km fu visibile a quasi 1000 km di distanza. Il fungo atomico era alto circa 64 km, oltre sette volte l'altezza del monte Everest , il che significava che la nube era sopra la stratosfera e ben dentro la mesosfera. Il tappo del fungo aveva una larghezza di picco di 95 km e la sua base era di 40 km di larghezza.
Tutti gli edifici nel villaggio di Severny (sia in legno e mattoni), che si trovava a 55 km dal ground zero all'interno della Sukhoy nn gamma di prova, furono distrutti. 
Nei distretti a centinaia di chilometri da Ground Zero, le case di legno presero fuoco, quelle di pietra persero i loro tetti, finestre, porte e le comunicazioni radio furono interrotte per quasi un'ora. Un partecipante al test vide un flash luminoso attraverso gli occhiali scuri e sentì gli effetti di un impulso termico anche a distanza di 270 km. Il calore dalla esplosione avrebbe potuto causare ustioni di terzo grado a 100 km dal punto zero. 
L'onda d'urto fu osservata in aria a Dikson insediamento 700 km di distanza; i vetri delle finestre furono parzialmente rotti per distanze fino a 900 chilometri. I danni da esplosione causarono rotture di finestre in Norvegia e Finlandia. Nonostante sia stato fatto esplodere 4,2 km dal suolo, l’onda sismica fu stimata in 5-5.25 Richter.
I sensori continuarono ad identificare le onde d'urto dopo il loro terzo viaggio intorno al mondo.
Subito dopo il test, diversi senatori degli Stati Uniti condannarono l'Unione Sovietica. Il Primo ministro svedese, Tage Erlander, aveva osservato l’esplosione e fece un appello personale per fermare i test nucleari. 
L' Ufficio degli Esteri britannico, il primo ministro della Norvegia Einar Gerhardsen, il primo ministro della Danimarca Viggo Kampmann, e altri rilasciarono dichiarazioni di condanna dell'esplosione. 
I Russi e le stazioni radio cinesi diedero la colpa ad un test nucleare sotterraneo di una bomba molto più piccolo (forse il visone test) effettuata il giorno prima dagli USA, senza menzionare il test della “Tsar Bomb”.



Analisi

La Tsar Bomb è il dispositivo più potente mai realizzato. Per confronto, la più grande arma mai prodotta dagli Stati Uniti, l'ormai dismesso B41, aveva una resa massima prevista di 25 megatoni di TNT (100 PJ). 
Il dispositivo nucleare grande mai testato dagli USA (Castle Bravo) da 15 megatoni di TNT (63 PJ) aveva un elevato coinvolgimento di litio-7 nella reazione di fusione; la previsione preliminare per la resa era da 4 a 6 megatoni di TNT (da 17 a 25 PJ). Le più grandi armi dispiegate dall'Unione Sovietica erano di circa 25 megatoni di TNT (100 PJ) (ad esempio, l' SS-18 Mod. 3 testata).
Il peso e le dimensioni della Tsar Bomb limitavano l’autonomia e la velocità del bombardiere appositamente modificato per trasportarla ed impedivano l’utilizzo da un missile balistico intercontinentale. 
Gran parte della sua distruttività ad alto rendimento veniva irradiata verso l'alto nello spazio. 
Fu stimato che il far esplodere 100 Mt avrebbe rilasciato una ricaduta pari a circa il 26% di tutte le ricadute emesse dopo l'invenzione delle armi nucleari. Pertanto, si calcolò che 100 Mt di detonazione avrebbe creato un rischio troppo elevato di ricaduta nucleare e la certezza che l'aereo lanciatore sarebbe stato distrutto prima di sfuggire al raggio letale dell’esplosione.
La Tsar Bomb è stato il culmine di una serie di potentissime armi termonucleari progettate dall'Unione Sovietica e dagli Stati Uniti nel corso degli anni ’50 (ad esempio, il Mark 17 e bombe nucleari B41).



ENGLISH

The Soviet RDS-202 hydrogen bomb (code name Ivan or Vanya), known by Western nations as Tsar Bomba (Russian: Царь-бо́мба, tr. Tsar'-bómba, IPA: [t͡sarʲ ˈbombə], lit. Tsar bomb), was the most powerful nuclear weapon ever created. Tested on 30 October 1961 as an experimental verification of calculation principles and multi-stage thermonuclear weapon designs, it also remains the most powerful explosive ever detonated.

The bomb was detonated at the Sukhoy Nos ("Dry Nose") cape of Severny Island, Novaya Zemlya, 15 km (9.3 mi) from Mityushikha Bay, north of Matochkin Strait. The detonation was secret but was detected by US Intelligence agencies. The US apparently had an instrumented KC-135R (Operation SpeedLight) in the area of the test, close enough to have been scorched by the blast.

The bhangmeter results and other data suggested the bomb yielded about 58 megatons of TNT [Mt] (240 PJ), and that was the accepted yield in the literature until the Soviet scientists revealed that their instruments indicated a yield of 50 Mt (210 PJ) in 1991. As they had the instrumental data and access to the test site, their yield figure has been accepted as more correct. In theory, the bomb would have had a yield in excess of 100 Mt (420 PJ) if it had included a uranium-238 tamper, but because only one bomb was built, that capability has never been demonstrated.

The remaining bomb casings are located at the Russian Atomic Weapon Museum in Sarov and the Museum of Nuclear Weapons, All-Russian Research Institute of Technical Physics, at Snezhinsk.

Many codenames are attributed to the Tsar Bomba: Project 7000; product code 202 (Izdeliye 202), "Product V" (izdeliye V); article designations RDS-220 (РДС-220), RDS-202 (РДС-202), RN202 (PH202, incorrect codename as the AN602 is a modification of the RN202), AN602 (AH602); codename Vanya; nicknames Big Ivan, Kuzkina mat. The name "Tsar Bomba" was coined in an analogy with other massive Russian objects: the Tsar Bell and Tsar Cannon. The CIA designated the test as "JOE 111".

The bomb was also referred to as Kuzma's mother (Russian: Ку́зькина ма́ть, tr. Kúz'kina mát', IPA: [ˈkusʲkʲɪnə ˈmatʲ]), possibly referring to First secretary Nikita Khrushchev's promise to "show the United States a Kuzma's mother" (an idiom roughly translating to "We'll show you") at a 1960 session of the United Nations General Assembly.

(Web, Google, Wikipedia, You Tube)