E’ IN CORSO UN DIBATTITO NEGLI STATI UNITI: I missili ipersonici lanciati dalla terraferma sostituiranno a breve “gruppi da battaglia di portaerei” nei bilanci della difesa?
Il gruppo da battaglia di una portaerei (carrier battle group o CVBG) è la flotta di navi e sottomarini in supporto ad una portaerei.
Questo tipo di formazione è caratteristica della US Navy, che schiera ben undici gruppi da battaglia nei vari teatri navali del globo. La loro esistenza costituisce un'importante proiezione della potenza militare statunitense. L'alto numero di gruppi da battaglia riflette l'impegno (preso durante la guerra fredda) di avere il controllo degli oceani per salvaguardare le linee di approvvigionamento tra gli Stati Uniti e i suoi alleati europei.
Storia
Il gruppo da battaglia per portaerei fu usato per la prima volta durante la seconda guerra mondiale, in particolare nelle operazioni di guerra tra gli Stati Uniti ed il Giappone nel Pacifico. I gruppi da battaglia di allora erano composti da un più alto numero di navi degli attuali. Quelle battaglie, in particolare la battaglia delle Midway, costituiscono anche tuttora gli unici esempi di combattimenti tra gruppi da battaglia di portaerei.
Durante la guerra fredda il ruolo principale dei CVBG in caso di conflitto con l'Unione Sovietica, sarebbe stato la protezione dell'Atlantico per tenere aperte le vie di comunicazione navali con l'Europa. Poiché l'URSS non disponeva di grosse portaerei, un duello tra forze aeree imbarcate non sarebbe stato molto probabile. Un pericolo maggiore per i CVBG sarebbe potuto venire da massicci attacchi con missili antinave, come quelli lanciati dall'Argentina alle forze navali britanniche durante la guerra delle Falkland.
Lo scenario maggiormente a rischio di conflitto in cui si è trovato a operare un gruppo da battaglia di una portaerei negli ultimi anni è sicuramente lo stretto di Formosa, dove è utilizzato come deterrente all'annessione con la forza dell'omonima isola da parte della Cina.
Il futuro
Esiste un dibattito aperto tra gli esperti di guerra navale sull'utilità dei gruppi da battaglia delle portaerei nel XXI secolo. Da un lato si pone rilievo sulla loro capacità di proiettare una notevole forza militare in luoghi lontani, dall'altro si nota come la loro vulnerabilità sia aumentata nei riguardi del moderno arsenale navale (in particolare con i missili da crociera a volo supersonico e dotati della capacità di repentini cambi di rotta per evitare i sistemi antimissile).
Struttura del gruppo da battaglia di una portaerei
La necessità della costituzione dei gruppi da battaglia nasce dal fatto che le portaerei posseggono una grande potenza nella guerra aerea, ma sono vulnerabili agli attacchi portati loro da altre navi o sottomarini. Il CVBG ha quindi il compito di proteggere la portaerei mentre essa effettua le proprie operazioni aeree per adempiere alla missione assegnata. La portaerei può svolgere diversi ruoli, da semplice deterrente ad attacchi con truppe aerotrasportate, ad attacchi a naviglio o ad obiettivi a terra; la portaerei opera in acque internazionali ed i suoi aerei quindi non hanno bisogno di avere un aeroporto amico a terra. È la nave ammiraglia del gruppo da battaglia.
Il gruppo da battaglia non ha una formazione predefinita ma si forma e varia a seconda delle necessità della missione, così che ognuno è diverso dall'altro.
Un tipico CVBG include comunque:
portaerei
navi di difesa aerea (solitamente cacciatorpediniere o fregate AA)
navi anti-sottomarino (solitamente cacciatorpediniere o fregate ASW)
sottomarini
navi ausiliarie.
Gruppo da battaglia di una portaerei statunitense
- 1 portaerei, classe Nimitz o classe Gerald R. Ford
- 2 incrociatori lanciamissili, classe Ticonderoga, equipaggiati con missili Tomahawk con capacità di attacco a lungo raggio
- 2 cacciatorpediniere lanciamissili, classe Arleigh-Burke, usati principalmente per scongiurare attacchi dall'aria AAW od attacchi sottomarini ASW;
- 2 sottomarini d'attacco classe Los Angeles, utilizzati in supporto alla ricerca e distruzione di naviglio ostile navigante sopra e sotto la superficie;
- 1 nave appoggio per rifornimenti delle classi Sacramento o Supply ed eventualmente una nave porta munizioni e una o più petroliere di squadra.
Gruppo da battaglia di una portaerei britannica
In futuro, la Carrier Strike Force britannica consisterà in:
- portaerei classe Queen Elizabeth
- 36 Joint Strike Fighters
- 4 aerei Airborne Early Warning (Future Organic Airborne Early Warning (FOAEW) programme)
- cacciatorpediniere classe Type 45
- fregate classe Type 23 ASW
- sottomarini classe Astute
- essa, prima dell'approvazione del Strategic Defence and Security Review (2010) consisteva in
- portaerei classe Invincible
- 18 BAE Harrier II
- 4 elicotteri AEW Westland Sea King ASaC7
- cacciatorpediniere classe Type 42
- sottomarini classe Trafalgar.
Gruppo da battaglia di una portaerei italiana
In Italia, il gruppo da battaglia si centra sulle seguenti navi:
- portaerei Cavour, dotata di aerei AV-8B+ Harrier II, di prevista sostituzione con gli F-35B Lightning II
- due cacciatorpediniere lanciamissili della classe Andrea Doria, con il compito di assicurare la protezione antiaerea
- tre o quattro fregate lanciamissili della classe Bergamini, per la lotta antisottomarino
- una nuova unità di supporto logistico
- uno dei nuovi sottomarini U-212.
- Precedentemente la composizione del gruppo da battaglia si basava su differenti classi di navi:
- portaerei leggera Garibaldi, dotata di aerei AV-8B+ Harrier II
- due cacciatorpediniere lanciamissili classe Durand de la Penne come scorta antiaerea
- tre o quattro fregate classe Maestrale in funzione antisottomarino
- un rifornitore di squadra quale nave Etna
- un sottomarino.
Gruppo da battaglia di una portaerei francese
Composizione del groupe aéronaval:
- la portaerei Charles de Gaulle (R 91) e il suo gruppo aereo imbarcato (GAE) composto da circa 40 aeromobili
- Rafale M della Flottille 12F destinati ad intercezione e superiorità aerea e della Flottille 17F (dal settembre 2011) destinati all'attacco terrestre e navale, alla ricognizione e alla dissuasione nucleare (con l'ASMP)
- Super Étendard Modernisé della Flottille 11F (e della Flottille 17F fino al settembre 2011) destinati all'attacco terrestre e navale, alla ricognizione e alla dissuasione nucleare (con l'ASMP)
- E-2C Hawkeye della Flottille 4F destinati al controllo aereo
- Dauphin Pedro della Flottille 35F destinati a SAR e trasporto
- da 1 a 2 fregate anti-aeree (Cassard o Horizon)
- 2 fregate anti-sottomarino F70
- 1 fregata della classe La Fayette
- 1 sottomarino nucleare d'attacco - SNA (Classe Rubis)
- 1 nave petroliera-rifornimento (Classe Durance), solitamente la Meuse (A 607).
Un acceso dibattito sul futuro delle portaerei sta entrando prepotentemente nelle stanze del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, e si sta diffondendo sempre più tra i comuni mortali.
Mentre il dibattito sull'efficacia dei vettori intercontinentali è di dominio pubblico, il dato di fatto all’ordine del giorno è che il DoD statunitense non avrà più la disponibilità di fondi illimitati con cui scoraggiare una Cina sempre più potente e una Russia sempre più asseriva in ambito internazionale.
La scelta di continuare a investire nelle portaerei nucleari e nei gruppi di volo imbarcati sarà il pilastro della proiezione globale di potenza degli Stati Uniti. Le discussioni in essere sono per la riduzione o meno, gradualmente, degli investimenti nei futuri “CARRIER WING” e di aumentarli nella ricerca dei nuovi missili ipersonici convenzionali a lungo raggio.
Il sottosegretario alla Difesa per la ricerca e l'ingegneria Mike Griffin ha posto tale quesito, senza mezzi termini, in una Conferenza stampa. Ha detto Griffin: “””Pensate che la leadership cinese temerebbe di più il lancio di 2.000 missili convenzionali da attacco posseduti dagli Stati Uniti e dai suoi alleati nel Pacifico occidentale, o un nuovo vettore nucleare? Perché queste due cose costano circa la stessa somma di denaro. Questo è la domanda che dobbiamo porci””".
L'esperimento di pensiero di Mike Griffin ha molti risvolti per gli esperti e di grandi elementi per la Us Navy e per il Congresso che di fatto sollevano fortissimi dubbi sul futuro delle grandi portaerei nucleari.
Questo scenario fa sorgere per gli Stati Uniti un dubbio: in un eventuale contrasto militare convenzionale con la Cina, si è disposti ad accettare le enormi conseguenze che scaturiscono dal colpire il suolo cinese?
Mike Griffin, ha ribadito altresì: “”"La nostra flotta di vettori, la flotta dell’Us Navy e le nostre risorse spaziali sono determinanti. Se dovessimo abbandonare queste risorse militari o non riuscissimo più a sostenerle, cederemmo ai nostri avversari una enorme possibilità. I nostri avversari conoscono e comprendono le immense potenzialità militari di queste risorse ed hanno sviluppato le necessarie contromisure.... Quindi, mentre non possiamo rinunciare a queste cose, dobbiamo guardare anche al futuro””".
Ha altresì ribadito che “””la potenza cinese possiede migliaia di vettori convenzionali capaci di viaggiare per migliaia di chilometri e di colpire chirurgicamente”””.
Tale minaccia richiede urgentemente nuove contromisure per scoraggiare la Cina.
Alcuni esperti e analisti esitano ad abbracciare le cosiddette armi da attacco rapido come valido mezzo di deterrenza, mettendo in discussione se la Cina troverà una minaccia al suo territorio credibile in un periodo di accresciuta tensione.
Bryan Clark, un ufficiale di sottomarini in pensione e analista del Center for Strategic and Budgetary Assessments, ha detto: “””La discussione se abbiamo bisogno o meno di armi ipersoniche per dissuadere altri paesi dall'usare l’arma ipersonica è una sorta di pensiero simmetrico che implica che useremmo effettivamente un'arma ipersonica per attaccare la Cina continentale, ad esempio, in risposta o in previsione di un attacco ad un gruppo di portaerei. In sostanza, quello che si sta affermando è che si attaccherebbe il territorio di una grande potenza nucleare per ritorsione per aver attaccato una nave in mare. Questo potrebbe essere il genere di cose che si potrebbe attuare contro Iran o Corea del Nord, ma lo fareste contro la Cina? C'è qualche dubbio nelle menti dei leader cinesi sul fatto che lo faremmo davvero perché la domanda diventerebbe: "Stiamo davvero per entrare in uno scambio di ritorsioni su obiettivi negli Stati Uniti continentali? Non credo che trovino che questa sia una minaccia credibile. Quindi, come deterrenza, è di scarso valore””".
La questione della gestione di qualsiasi potenziale conflitto con la Cina è una questione seria. Durante tutta la guerra fredda, le dinamiche di gestione dell'escalation di un conflitto sono state cruciali per evitare il tipo di conflitto che avrebbe potuto innescare l'annientamento nucleare.
Ad esempio, gli Stati Uniti hanno addestrato e fornito armi ai combattenti afghani quando i sovietici hanno invaso quel paese, ma non avevano truppe statunitensi che combattevano le truppe sovietiche a causa del rischio di escalation nucleare.
Questa dinamica è ancora valida oggi e, in caso di conflitto con la Cina, l'obiettivo dovrebbe essere quello di mantenere lo scontro localizzato, piuttosto che impegnarsi in qualche combattimento missilistico apocalittico nel Pacifico, che è quello che la strategia di Griffin avrebbe considerato possibile.
Michael O'Hanlon, un collega della Brookings Institution ha confermato: “””Il pensiero di Mike Griffin è valido, ma è molto specifico per lo scenario. Si presuppone che una lotta di alto livello sia già in corso. A quel punto, sarebbero guai seri. Più importante sarebbe scoraggiare una lotta ad alto livello o mantenere una qualsiasi scaramuccia a un basso livello per porvi fine. Per questi casi, il vettore iperveloce può essere rilevante. È così che dobbiamo pensare. Non possiamo sempre passare allo scenario completo per prendere decisioni. Tuttavia, se gli Stati Uniti stanno cercando un modo convenzionale per rispondere a un attacco missilistico convenzionale cinese, l'introduzione di armi ipersoniche nel Pacifico dovrebbe essere una priorità. Ma non sarà così impattante come potrebbe credere Griffin. Si desidera che lo l'impatto di questi sarà minimo. Anche se avete armi ipersoniche, non garantiscono l’annientamento dell’avversario, e non saremo mai in grado di mettere in campo una quantità rilevantissima di questi sistemi a lungo raggio. La Cina potrebbe dire: 'Va bene. Sono un grande paese, ho sistemi di difesa aerea e posso assorbire qualsiasi cosa tu stia progettando con armi ipersoniche convenzionali. Quindi o non credono che li useremo, o che l'effetto se li usiamo sarà minimo””".
Anche l'aviazione navale si oppone alla crescente ondata di critiche alla sua ragion d'essere. Uno dei migliori aviatori della Marina degli Stati Uniti ha ribadito che i vettori continuano a surclassare qualsiasi altro sistema d'arma o combinazione di sistemi nel fornire opzioni di attacco e nella capacità di sopravvivenza.
“”"Nessun altro sistema d'arma o combinazione di sistemi minori esistenti o sul tavolo da disegno è così letale, agile e resistente come una portaerei a propulsione nucleare e il suo gruppo di volo””", ha detto il contrammiraglio Roy Kelley.
Il capo della Naval Air Force Atlantic ha confermato: “””I vettori si schierano con la reattività, la resistenza, la forza multidimensionale, la consapevolezza intrinseca dello spazio di battaglia e le capacità di comando e controllo di cui gli Stati Uniti hanno bisogno per prevalere nella competizione con una grande potenza. Un gruppo di portaerei, con la sua semplice presenza, può dare forma agli eventi a favore della nazione. Gli avversari hanno a lungo cercato di sfidare le portaerei, ma le tattiche e gli aerei imbarcati si sono evoluti per fronteggiare la nuova minaccia. I vettori rimangono rilevanti e potenti anno dopo anno e decennio dopo decennio, perché sono piattaforme adattabili con cui si dispiegano carichi utili flessibili. I gruppi imbarcati si evolvono continuamente, incorporando aerei migliorati e rivoluzionari come l'MQ-25 Stingray senza equipaggio che ha volato per la prima volta di recente. Le armi trasportate da questi aerei si evolvono ancora più velocemente, mantenendo i gruppi di attacco dominanti sulle minacce già operative o potenziali. Una cosa è dire: "Spariamo solo un mucchio di missili dalle Hawaii", ma non si tratta solo di sparare missili - bisogna avere l'intera catena operativa per colpire con precisione. Devi sapere dove andranno di preciso i missili, e devi sperare che il tuo obiettivo non si sia mosso da quando hai premuto il grilletto. Quindi è prudente avere un mix di missili e gruppi di volo imbarcati. Poiché uno degli obiettivi della Cina è, per la maggior parte, quello di proiettare la sua influenza a livello regionale, l'investimento del paese nei missili ha senso, mentre l'investimento statunitense nella forza aeronavale e nelle relative reti di guerra elettronica, sorveglianza e reti aeree ha ancora più senso, anche se più costoso”””.
LA CORSA AL MISSILE IPERSONICO TRA U.S.A., RUSSIA E CINA E NEL MONDO
Da tempo è iniziata una nuova corsa agli armamenti, mirante alla militarizzazione di missili ipersonici (HM), veicoli plananti a velocità ipersonica manovrabili, dotati essenzialmente di armi cinetiche. Tale evento rischia di destabilizzare il precario equilibrio strategico globale, aumentando le incertezze e i rischi di escalation del confronto militare in caso di conflitto. Il volo ipersonico differisce profondamente sia da quello subsonico (Mach 1), che da quello supersonico (fra 1 e 3 Mach): i veicoli ipersonici viaggiano con velocità fra 5.000 e 25.000 chilometri all’ora (fra 5 e 25 Mach) a quote variabili tra le decine di chilometri ai 100.
Esistono due tipi di missili ipersonici:
- I veicoli plananti ipersonici (HGV) che vengono lanciati da razzi e rilasciati in una traiettoria sub-orbitale alla giusta altitudine, velocità e angolo rispetto all’orizzonte per consentire loro di volare verso i loro bersagli planando lungo l’atmosfera superiore per molte migliaia di chilometri; gli HGV non hanno propulsione autonoma;
- i missili da crociera ipersonici (HCM) lanciati da aerei o missili sono alimentati fino ai loro obiettivi da razzi o motori a reazione avanzati scramjet (statoreattori “ramjet” a combustione supersonica). Sono versioni più veloci degli attuali missili da crociera subsonici o appena supersonici. La padronanza della tecnologia ipersonica richiede il superamento di formidabili barriere tecniche.
Secondo gli esperti, lo sviluppo di armi ipersoniche effettivamente operative può richiedere ancora una decina d’anni di ricerca e messa a punto.
I veicoli ipersonici militari potranno portare a bordo un carico utile di mezza tonnellata per munizioni convenzionali o nucleari e costituiscono un’arma cinetica in grado di distruggere strutture leggermente corazzate o sotterranee con le onde d’urto che generano all’impatto e che possono anche propagarsi per centinaia di metri sottosuolo. Piuttosto che esplosivi chimici, si sono proposti proiettili a energia cinetica (KEP): qualche migliaio di cilindretti di tungsteno da 750 g (freccette d’urto), che in prossimità dell’obiettivo vengono dispersi uniformemente da una limitata esplosione chimica a creare una rosa delle dimensioni di qualche decina di metri; ogni freccetta d’urto potrebbe tipicamente avere l’energia di di 5 kg di TNT, in grado di penetrare missili, aerei, carri armati, radar, navi e strutture di aeroporti e altri obiettivi militari.
Gli attuali progetti USA per lo sviluppo di armi ipersoniche risalgono al 2003, nel periodo dell’amministrazione di George W. Bush, per lo sviluppo di sistemi in grado di colpire qualunque punto della terra entro “minuti o poche ore”, con lanci dal territorio statunitense. Lo scopo chiaro è quello di rafforzare la capacità degli Stati Uniti di dissuadere e sconfiggere gli avversari mediante la possibilità di attaccare obiettivi di alto valore o visibili solo per un breve periodo di tempo, all’inizio o durante un conflitto. Ciò allo scopo di ridurre le basi USA all’estero.
Fra altri vari possibili sistemi CPGS, gli Stati Uniti hanno sviluppato e testato due sistemi ipersonici:
- l’Hypersonic Technology Vehicle-2 (HTV-2) dell’aeronautica;
- e l’Advanced Hypersonic Weapon (AHW) dell’esercito.
L’HTV-2, dalla forma a cuneo, pianificato per una gittata di 17.000 km, è stato testato ad aprile 2010 e agosto 2011; entrambi i test sono falliti e il programma è stato cancellato. L’AHW, di forma conica, dotato di un sistema di guida di alta precisione, con una gittata massima di circa 8.000 km ha avuto un test positivo nel 2011 con un volo planato di 2.400 km, mentre un test nel 2014 è fallito per problemi del missile vettore; alla fine di ottobre 2017 è stato effettuato un test positivo con un lancio da un S.S.G.N..
Nel 2018 il dipartimento della difesa ha imposto a Us Army, Us Navy e Usaf di collaborare per sviluppare un comune AHW operativo per i primi anni ‘20.
La Russia ha ripreso e sviluppato precedenti ricerche nel campo dei sistemi ipersonici in seguito al ritiro americano dal trattato ABM (2002) e la ripresa di attività nel campo dei sistemi anti-missile. L’obiettivo russo è appunto la creazione di forze strategiche non intercettabili dagli USA e quindi in grado di garantire comunque la capacità di reazione a una provocazione nucleare. Il sistema russo in avanzato stadio di sviluppo è un HGV manovrabile con possibile armamento nucleare, denominato Avangard o Project 4202 o Yu-74; il missile viene sganciato a circa 100 km di altezza da un missile balistico tipo l’SS-19 o dall’R-28 “Sarmat”; quindi plana per 6.000 km a 20 Mach. Sono state effettuate una dozzina di test di volo e il presidente Putin ha dichiarato nel 2018 che il primo reggimento di Avangard sarà operativo nel 2019.
Anche la potenza cinese è impegnata nello sviluppo di missili ipersonici (HM), in particolare del veicolo HGV Dong Feng, noto come DF-DZ o WU-14, in grado di planare a velocità di 10 Mach.
Fra il 2014 e il 2016 sono stati effettuati 7 test del veicoli, e nel novembre 2017 la Cina ha compiuto due test del DFDZ utilizzando come vettore il missile a raggio intermedio DF-17, sviluppato specificatamente per l’HGV. Nel 2018 la Cina ha annunciato il test di un velivolo planante ipersonico con fusoliera a cuneo e sistemi avanzati di protezione termica denominato XINGKONG-2 o Starry Sky-2, che ha raggiunto la velocità di 5,5 Mach a una quota di 29 km, per poi raggiungere l’obiettivo designato dopo ampie manovre.
Gli HGV cinesi sono considerati come forza anti-nave, per garantire il controllo del mar Cinese e per contrastare la flotta statunitense nell’area Asia-Pacifico: capacità di prevenire operazioni dell’avversario in una zona esclusiva adiacente al proprio territorio mediante una combinazione di sensori e di vettori a lunga gittata in funzione antiaerea, antinave e antimissile terrestre.
Possibili HGV con armi nucleari su vettori intercontinentali possono contribuire alla deterrenza rispetto al potenziale militare degli Stati Uniti.
Una corsa agli armamenti per le armi ipersoniche presenta molti aspetti destabilizzanti per il presente equilibrio strategico globale, aumentando le incertezze e i rischi di escalation del confronto militare in caso di conflitto. Gli attaccati possono interpretare erroneamente il lancio di un veicolo con armi convenzionali e concludere che il missile trasporta invece armi nucleari, suggerendo la necessità di una risposta nucleare. Le armi ipersoniche, per la loro alta manovrabilità, possono indurre un paese che ne osserva il lancio a concludere erroneamente di essere il vero obiettivo dell’attacco, mentre il veicolo ipersonico è destinato a un altro paese. Nel caso del mancato avvistamento del lancio di un HM, un paese attaccato può anche non rendersi conto di quale sia lo stato attaccante. Uno stato può erroneamente ritenere che siano minacciate le proprie forze nucleari, mentre l’obiettivo sono sistemi convenzionali; il rischio è tanto maggiore data la crescente integrazione di sistemi di comando e controllo nucleari e convenzionali.
Il timore che le proprie forze nucleari siano vulnerabili ad attacchi preventive di sistemi ipersonici convenzionali può creare pressioni su uno stato a usare, o minacciare di usare, tali forze per primo. Un attacco ipersonico potrebbe verificarsi con pochissimo tempo di preavviso (qualche minuto); questo fattore e l’imprevedibilità degli obiettivi di un attacco ipersonico comprimono i tempi di risposta del paese attaccato. I missili ipersonici aumentano così i timori di un attacco disarmante, incoraggiando a devolvere il comando e il controllo strategico a comandi inferiori per disperdere le forze, abbassando la soglia per consequenziali reazioni militari.
Al momento non esistono trattati o convenzioni che limitino lo sviluppo di HGV o HCM, con armamento convenzionale. Durante i negoziati per il New START la Russia aveva sollevato il problema delle armi convenzionali di alta precisione, che considera tuttora una minaccia alla stabilità strategica; il trattato comprende così i missili con testate convenzionali nel computo dei vettori consentiti solo se la loro traiettoria è essenzialmente balistica, per cui i sistemi HM convenzionali rimangono esclusi. Data l’intrinseca natura destabilizzante di tali armi e che vi è ancora una decina di anni prima della loro effettiva operatività, sarebbe interesse comune di Cina, Russia e Stati Uniti raggiungere un accordo per la moratoria dello sviluppo dei vettori HM. Le enormi capacità militari degli HM potrebbero rendere l’acquisizione della tecnologia ipersonica un obiettivo desiderabile per altri paesi oltre alle tre grandi potenze, anche nella prospettiva del raggiungimento di una forza di deterrenza contro le stesse potenze maggiori.
Di fatto, oltre alle tre grandi potenze, stanno sviluppando tecnologie ipersoniche militari:
- Francia e India, attingendo in una certa misura alla cooperazione con la Russia. Entrambi i paesi mirano alla realizzazione di cruise ipersonici: la Francia ha recentemente lanciato il progetto V-MaX e l’India è impegnata nello sviluppo del BrahMos II, per impiego antinave.
- In termini di livello di impegno, i principali programmi, non necessariamente militari, sono quelli di Australia, Giappone e di paesi europei, con intense collaborazioni, che portano a ulteriore diffusione delle tecnologie ipersoniche. La tecnologia ipersonica infatti ha un duplice carattere e può essere impiegata anche per scopi civili, inclusi i lanci spaziali, il rientro di veicoli spaziali e il trasporto civile di passeggeri e merci.
- In Australia l’università del Queensland sviluppa motori sramjet in collaborazione con laboratori militari americani;
- In Giappone si stanno sviluppando progetti per aerei commerciali in grado di volare a velocità di Mach 5; in questi progetti è coinvolta anche la Commissione Europea.
- L’Unione europea ha in corso tre programmi miranti allo sviluppo delle tecnologie necessarie per un aereo di trasporto civile operante a Mach 5, mentre l’ESA lavora per un veicolo sub-orbitale sperimentale per testare le condizioni di rientro in atmosfera con velocità e traiettorie orbitali; in tali ricerche sono impegnati vari paesi 6 europei in strette collaborazioni.
- Ricerche ipersoniche non governative sono presenti presso istituti di ricerca, università e industrie anche in Brasile, Canada, Corea del Sud, Iran, Israele, Pakistan, Singapore e Taiwan.
La proliferazione di missili ipersonici potrebbe venir impedita da un regime di controlli sulle esportazioni. L’MTCR mira a inibire solo la proliferazione di missili per missioni nucleari, chimiche o biologiche, mentre i missili ipersonici anche con armamento convenzionale sono estremamente efficaci e destabilizzanti. Cina, Russia e Stati Uniti non possono pretendere di imporre vincoli alla proliferazione di HM se non si impegnano in prima persona a bloccare la loro pericolosissima corsa a questi nuovi armamenti.
ENGLISH
A debate on the future of aircraft carriers is roiling the U.S. Department of Defense, and it is increasingly spilling out into the open. While the debate over the efficacy of carriers in high-end conflict is nothing new, a general understanding that the DoD will not have unlimited funds with which to deter an increasingly potent China and Russia have made the questions particularly urgent.
At issue is a choice about continuing to invest in aircraft carriers and the associated air wing — the mainstay of U.S. global power projection since World War II — or to gradually reduce investment in those systems and increase investment in new capabilities such as long-range conventional hypersonic missiles.
It’s a question that Under Secretary of Defense for Research and Engineering Mike Griffin put bluntly in his remarks last month at the Defense News Conference.
“Let’s just propose a thought experiment,” Griffin said. “Which do you think the Chinese leadership would fear more: 2,000 conventional strike missiles possessed by the United States and its allies in the western Pacific capable of ranging Chinese targets, or one new carrier? Because those two things cost about the same amount of money. Those are the kinds of questions we need to be asking ourselves.”
But Griffin’s thought experiment has many assumptions that experts — not to mention large elements of the Navy and Congress — are hesitant to embrace, in part because of the questions they raise about the future of aircraft carriers. His scenario also assumes that the U.S. would, in a conventional fight with China, be willing to accept the enormous consequences of striking at the Chinese homeland and the frightening possibilities bound up in such an attempt, something many are either not sold on or think is too risky to seriously contemplate.
In Griffin’s mind, the carrier is a known quantity that potential adversaries such as Russia and China have measured and understand.
"Our carrier fleet, our Navy fleet, our space assets are determinative,” he told the crowd. “And were we to cede these things or to fail to continue to support them, we would be ceding ground to our adversaries that we cannot afford to do.
“But our adversaries know and understand these assets and they are developing, have developed, countermeasures. ... So while we can’t give up on those things, we have to look to the future.”
China, he said, has “literally thousands of conventional strike assets capable of traveling thousands of kilometers and impacting precisely,” and that threat might call for new measures to deter China.
Some experts and analysts are hesitant to embrace so-called prompt strike weapons as a valid means of deterrent, calling into question whether China would find a threat to its mainland credible in a period of heightened tension.
“The discussion about us needing hypersonic weapons to deter other countries from using hypersonics is kind of symmetrical thinking that implies we would actually use a hypersonic weapon to attack the Chinese mainland, say, either in response or in anticipation of an attack on a carrier," said Bryan Clark, a retired submarine officer and analyst with the Center for Strategic and Budgetary Assessments.. “Certainly that’s an option, but China has made clear that they would perceive that as highly escalatory.
“In essence what you are saying is that you would attack the homeland of a nuclear-equipped great power in retaliation for attacking a ship at sea. That might be the kind of thing you might do against an Iran or a North Korea even, but would you do that against China? There is a lot [of] doubt in the Chinese leaders’ minds as to whether we would actually do that because the question would become: ‘Are we really going to get into a tit-for-tat retaliation exchange on targets in your homeland in the continental United States?’
“I don’t think they find that to be a credible threat. So as a deterrence, it is of less value.”
The issue of managing any potential conflict with China is a serious one. Throughout the Cold War, the dynamics of managing conflict escalation were crucial to avoiding the kind of head-to-head conflict that could trigger nuclear annihilation.
For example, the U.S. trained and provided weapons to Afghan fighters when the Soviets invaded that country, but it did not have U.S. troops fighting Soviet troops because of the risk of escalation with another nuclear power.
That dynamic is still at play today, and in the event of any conflict with China, the goal should be keeping the clash localized; and deescalating rather than engaging in some apocalyptic missile fight in the Pacific, which is what Griffin’s strategy would set up.
“Griffin’s point is valid, but it is very scenario-specific,” said Michael O’Hanlon, a fellow at the Brookings Institution. “It assumes a high-end fight to be already underway. At that point, we are all in serious trouble.
“More important is deterring the high-end fight or keeping any low-level skirmish at such a level and terminating it. For those cases, the carrier may be more relevant. That’s how we have to think. We can’t always go to the all-out scenario for decision-making purposes.”
Still, if the U.S. is seeking a conventional way to respond to a Chinese conventional missile strike, placing hypersonic weapons in the Pacific should be a priority. But it won’t be as impactful as Griffin might believe.
“You want that tool in the tool kit … but the impact of those will be minimal,” Clark said. “Even if you have hypersonic weapons, they’re not a guaranteed kill, and we aren’t going to be able to field an extremely high number of these long-range boost-glide systems anyway. “China could say: ‘That’s fine. I’m a big country, I’ve got air defense systems and I can absorb whatever you are planning with conventional hypersonic weapons.’ So either they don’t believe we’re going to use them, or that the effect if we do use them will be minimal.” Naval aviation is also pushing back against the rising tide of criticism of its raison d'être. One of the U.S. Navy’s top aviators mounted a defense in a recent op-ed in Defense News, saying carriers continue to outclass any other weapon system or combination of systems in providing options and in survivability.
“No other weapons system or combination of lesser systems in existence or on the drawing board is as lethal, agile and resilient as a full-sized nuclear-powered aircraft carrier and its air wing,” Rear Adm. Roy Kelley said.
“Carriers deploy with the responsiveness, endurance, multidimensional might, inherent battlespace awareness, and command-and-control capabilities that America needs to prevail in great power competition," the head of Naval Air Force Atlantic said. "A carrier strike group, by its mere presence, can shape events in the nation’s favor.”
Kelly added that adversaries have long sought to challenge the aircraft carrier, but the tactics and air wings have evolved to meet the threat.
“Carriers remain relevant and potent year after year and decade after decade because they are adaptable platforms in which flexible payloads deploy,” he argued “Carrier air wings evolve, incorporating improved and revolutionary aircraft like the unmanned MQ-25 Stingray that first flew last week. The weapons carried by those aircraft evolve even faster, keeping carrier strike groups dominant over realized and potential threats.”
Ultimately, however, it’s unlikely the solution will be an either/or, said Tom Karako, an analyst with the Center for Strategic and International Studies who specializes in missiles.
“This debate has been around a long time, and what the military has found time and again is that first of all you have to get stuff there, and that’s why the U.S. tends to be platform-heavy,” Karako said. “It’s one thing to say, ‘Let’s just shoot a bunch of missiles from Hawaii,’ but it’s not just about shooting missiles — you have to have the complete kill chain. “You have to know where they are going to go, and you have to hope your target hasn’t moved since you pulled the trigger. So it’s probably prudent to have a mix of things.”
Because one of China’s goals is, for the most part, to project its influence regionally, the country’s investment in missiles makes sense, whereas America’s investment in air power and associated electronic warfare, surveillance and aerial networks also makes sense, even though it is more expensive. “China’s goals are more local … and I think that helps explain why they are so missile-heavy in their investments,” Karako said. “Because they only have to get them to Taiwan, or they only have to get them to Japan. We have to first get our stuff over there and then get it to where it’s going.”
(Web, Google, Wikipedia, defensenews, You Tube)