martedì 9 agosto 2022

Era ora! L’Aeronautica Militare Italiana arma i droni REAPER MQ-9A PREDATOR B


SI VIS PACEM, PARA BELLUM - “SVPPBELLUM.BLOGSPOT.COM"

….La guerra all’Ucraina ci deve insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….

….Basta con la retorica sulle guerre umanitarie e sulle operazioni di pace. 
La guerra è guerra. Cerchiamo sempre di non farla, ma prepariamoci a vincerla…

…Ho ancora nel naso l’odore che faceva il grasso del fucile mitragliatore arroventato. Ho ancora nelle orecchie e sin dentro il cervello, il rumore della neve che crocchiava sotto le scarpe, gli starnuti e i colpi di tosse delle vedette di guardia, il suono delle erbe secche e delle pietre battute dal vento sulle rive del Tagliamento…

L’autorevole sito di R.I.D. conferma uno schema di decreto ministeriale di approvazione del programma pluriennale relativo al sistema MQ-9A PREDATOR B; il provvedimento è stato trasmesso alle Commissioni Difesa di Camera e Senato, le quali dovranno esprimere il proprio parere a breve.




La scheda tecnica del programma non risulta disponibile, non si conosce pertanto il tipo di armamento con cui verrebbero equipaggiati i REAPER - Predator B. Il costo complessivo del programma è stimato in 168 milioni di €, di cui 152 milioni già stanziati dal bilancio ordinario del Ministero della Difesa.
Il velivolo MQ-9A "Predator B", costruito dalla General Atomics, è un Aeromobile a Pilotaggio Remoto (APR) impiegato dall’Aeronautica Militare per svolgere missioni di ricognizione, sorveglianza e acquisizione obiettivi. Il velivolo, con un’apertura alare di oltre 20 metri, una velocità superiore ai 400 Km/h e una capacità di volo a media ed alta quota, garantisce una grande autonomia di volo, permettendo di ottenere elevate prestazioni sia nella condotta di missioni ISTAR (Intelligence, Surveillance, Target Acquisition and Reconnaissance) e sia, in ambito marittimo e terreste, nell’ambito di operazioni di Pattugliamento, Ricerca e Soccorso. I Predator B dell’Aeronautica Militare sono in grado di assolvere un’ampia gamma di compiti dimostrando elevate doti di flessibilità, versatilità ed efficacia. È possibile, ad esempio, rilevare la presenza di minacce quali ordigni esplosivi improvvisati che rappresentano il pericolo più insidioso e diffuso nei teatri operativi odierni. Possono inoltre essere effettuate missioni in ambienti operativi ostili, in presenza di contaminazione nucleare, biologica, chimica o radiologica, oppure acquisire dati ed informazioni relativi ad obiettivi di piccole e grandi dimensioni in zone potenzialmente oggetto di operazioni. Inoltre, i velivoli Predator B permettono di contribuire in modo unico alla creazione e mantenimento della cosiddetta “Situational Awareness”, ovvero al controllo dell’evoluzione della situazione da parte delle autorità responsabili del comando delle attività. Le caratteristiche di autonomia, velocità, persistenza e raggio d’azione, unite ai bassi costi di esercizio, rendono il Sistema uno degli strumenti migliori per il controllo dei confini, il monitoraggio ambientale, il supporto alle forze di polizia e l’intervento in caso di calamità naturali.
Il Sistema d’Arma si compone almeno di tre elementi: 
  • il velivolo, equipaggiato con un motore “Turboprop” ad alte prestazioni;
  • la Ground Control Station (G.C.S.), stazione di controllo a terra che grazie ad un collegamento satellitare può controllare il velivolo durante le operazioni anche a centinaia di chilometri di distanza;
  • la Exploitation Data Station (E.D.S.), dove vengono analizzate in tempo reale le immagini ricevute dal velivolo e, attraverso un nodo di telecomunicazioni, trasmesse agli utenti operativi.

La stazione di controllo è una vera e propria cabina di pilotaggio posta a terra, collegata tramite antenne e ricevitori in grado di comunicare con il velivolo anche via satellite. I sensori elettro-ottici, infrarossi e radar posti sotto la fusoliera, permettono capacità di osservazione e di rilevamento uniche, in grado di operare anche di notte; il sensore radar ad apertura sintetica, in particolare, consente, con ogni condizione di tempo, la capacità di ottenere immagini ad alta definizione. I filmati e le immagini acquisiti grazie al Sistema Predator B vengono immediatamente analizzate all’interno della E.D.S. dal personale “Intelligence” che ha superato un lungo percorso formativo per divenire “Analista Dati Immagine” e che ora ha il compito di fornire tempestive informazioni e documenti ai Comandanti ed alle Unità operative. Le telecamere poste sul muso dell’aeroplano rappresentano, invece, “gli occhi” del pilota, e sono i preziosi strumenti utilizzati durante le fasi di decollo ed atterraggio.








General Atomics MQ-9 Reaper

Il General Atomics MQ-9 Reaper (originariamente conosciuto come Predator B) è un aeromobile a pilotaggio remoto (APR o UAV dall'acronimo in inglese) sviluppato dalla General Atomics Aeronautical Systems (GA-ASI) per l'uso alla United States Air Force, l'United States Navy, all'italiana Aeronautica Militare e la britannica Royal Air Force. L'MQ-9 è il primo UAV hunter-killer progettato per la sorveglianza a lunga autonomia, e a elevate altitudini.

Storia del progetto

Grazie al successo ottenuto in ambito operativo dal MQ-1 Predator, variante multiruolo del General Atomics RQ-1 Predator, la General Atomics decise di avviare, alla fine degli anni novanta e su iniziativa privata, un programma di sviluppo del modello con una variante dalla maggiore efficacia da proporre nell'ambito del mercato del settore difesa, principalmente per le United States Armed Forces.
L'ufficio tecnico, basandosi sulle esperienze acquisite sul precedente modello, disegnò un APR che riproponeva con dimensioni aumentate l'impostazione dell'RQ-1 Predator abbandonando la motorizzazione a combustione interna per una più potente turbina a gas, più specificatamente un motore turboelica, al fine di aumentarne le prestazioni generali pur mantenendo la configurazione ad elica spingente. Tra le differenze visivamente più evidenti vi è un diverso impennaggio a V integrato da una pinna ventrale.
Il prototipo del nuovo modello, al quale venne assegnata la designazione ufficiale MQ-9, venne portato in volo per la prima volta il 2 febbraio 2001.

Tecnica

MQ-9 Reaper nel 2010

L'MQ-9 è un velivolo più grande e ha più capacità di carico dell'RQ-1 Predator. Può usare gli stessi sistemi di terra del MQ-1. L'MQ-9 ha una potenza di 950 cavalli vapore, molto più potente del motore a pistoni del Predator. L'incremento di potenza permette al Reaper di portare 15 volte il peso e volare a tre volte la velocità del MQ-1.

Impiego operativo

Nel 2008 la New York Air National Guard 174th Fighter Wing iniziò la transizione dall'aereo pilotato F-16 all'aeromobile a pilotaggio remoto MQ-9 diventando così il primo squadrone d'attacco pienamente automatizzato.
Il 1º agosto 2008, l'Italia ha richiesto 4 di questi velivoli, 4 stazioni di terra e 5 anni di assistenza, per un totale di 330 milioni di dollari. Nel novembre 2009 ne ha richiesti altri 2. Dal giugno 2010 sono cominciate le consegne dell'MQ-9 all'Aeronautica Militare Italiana.
Nell'ottobre 2011 la rivista tecnologica americana Wired ha dichiarato che i computer che controllano i droni Reaper e i Predator sono infettati da un virus informatico.
Il 13 dicembre 2011 un MQ-9 disarmato appartenente agli Stati Uniti d'America è caduto sull'aeroporto Internazionale delle Seychelles senza provocare vittime.
Il 20 novembre 2019 un MQ-9 appartenente all'Aeronautica Italiana, precisamente al 32º Stormo, è stato abbattuto mentre volava vicino alle coste libiche per una missione di supporto all'operazione "Mare Sicuro" da una batteria contraerea presso Tarhouna, secondo il quotidiano Libyan Addres, appartenente all'Esercito Nazionale Libico.
Il 3 gennaio 2020 un drone MQ-9 Predator B è stato usato dall'USAF nell'attacco che ha portato alla morte del generale iraniano Qasem Soleimani.

L'MQ-9 è il primo UAV cacciatore-assassino progettato per la sorveglianza di lunga durata e ad alta quota. Nel 2006, l'allora Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare degli Stati Uniti, il generale T. Michael Moseley, disse: "Siamo passati dall'uso degli UAV principalmente in ruoli di intelligence, sorveglianza e ricognizione prima dell'Operazione Iraqi Freedom, a un vero e proprio ruolo di cacciatore-assassino con il Mietitore." 
L'MQ-9 è un aereo più grande, più pesante e più capace del precedente General Atomics MQ-1 Predator; può essere controllato dagli stessi sistemi di terra utilizzati per controllare gli MQ-1. Il Reaper ha un motore turboelica da 950 cavalli (712 kW) (rispetto al motore a pistoni da 115 CV (86 kW) del Predator). La maggiore potenza consente al Reaper di trasportare 15 volte più carico utile di ordigni e di navigare a circa tre volte la velocità dell'MQ-1. L'aereo è monitorato e controllato dall'equipaggio nella stazione di controllo a terra (GCS), compreso l'impiego delle armi. 
Nel 2008, il 174th Attack Wing della New York Air National Guard ha iniziato la transizione dai caccia pilotati F-16 agli MQ-9A Reapers, diventando la prima unità di caccia a convertirsi interamente all'uso di velivoli da combattimento senza pilota (UCAV). Nel marzo 2011, la US Air Force stava addestrando più piloti per veicoli aerei senza pilota avanzati che per qualsiasi altro sistema di armi singole. Il Reaper è utilizzato anche dalla US Customs and Border Protection e dalle forze armate di molti altri paesi.
L'USAF ha operato oltre 300 MQ-9 Reapers a maggio 2021, con 16 unità aggiuntive in arrivo come autorizzato dal bilancio del Congresso per l'anno fiscale 2021. Diversi nuovi aggiornamenti delle apparecchiature erano stati adattati su alcuni dei velivoli MQ-9 attivi per migliorare le prestazioni in "situazioni di combattimento di fascia alta" a partire da quella data, da includere in tutti gli ulteriori acquisti dell'MQ-9. Il 2035 è la fine della vita utile prevista della flotta MQ-9.

Sviluppo

Origini

Il "Predator B-001" della General Atomics, un velivolo proof-of-concept, ha volato per la prima volta il 2 febbraio 2001. Abraham Karem è il progettista del Predator. Il B-001 era alimentato da un motore turboelica AlliedSignal Garrett TPE331 -10T con 950 cavalli all'albero (710 kW). Aveva una cellula basata sulla cellula Predator standard, tranne che con una fusoliera allargata e ali allungate da 48 piedi (15 m) a 66 piedi (20 m). Il B-001 aveva una velocità di 220 nodi (410 km/h; 250 mph) e poteva trasportare un carico utile di 750 libbre (340 kg) a un'altitudine di 50.000 piedi (15.000 m) con un'autonomia di 30 ore. 
L'azienda ha perfezionato il design, portandolo in due direzioni separate. La prima era una versione a reazione; "Predator B-002" era dotato di un motore turbofan Williams FJ44 -2A con una spinta di 10,2 kilonewton (2.300  lbf ; 1.040  kgf ). Aveva una capacità di carico utile di 475 libbre (215 kg), un tetto di 60.000 piedi (18 km) e un'autonomia di 12 ore. L'USAF ha ordinato due cellule per la valutazione, consegnate nel 2007.  Le prime due cellule consegnate con i prototipi B-001 e B-002 (ora nel museo USAFpresso Wright-Patterson AFB). Il B-002 era originariamente equipaggiato con il motore FJ-44 ma è stato rimosso ed è stato installato un TPE-331-10T in modo che l'USAF potesse prendere in consegna due velivoli nella stessa configurazione.
La seconda direzione presa dal progetto è stata il "Predator B-003", denominato da GA "Altair", che ha una nuova cellula con un'apertura alare di 84 piedi (26 m) e un peso al decollo di circa 7.000 libbre (3.200 kg). Come il Predator B-001, è alimentato da un turboelica TPE-331-10YGD. Questa variante ha una capacità di carico utile di 3.000 libbre (1.400 kg), un tetto massimo di 52.000 piedi (16 km) e un'autonomia di 36 ore. 
Nell'ottobre 2001, l'USAF ha firmato un contratto per una coppia iniziale di Predator B (001 e 002) per la valutazione. Designati YMQ-9 a causa del loro ruolo di prototipo, furono consegnati nel 2002. L'USAF lo chiamò "Predator B" fino a quando non fu ribattezzato "Reaper". L'USAF mirava al Predator B per fornire una migliore capacità di "persistenza mortale", sorvolando un'area di combattimento notte e giorno in attesa che si presentasse un bersaglio, completando gli aerei d' attacco pilotati, tipicamente utilizzati per sganciare grandi quantità di ordigni su un bersaglio, mentre un RPV più economico può operare quasi continuamente utilizzando controller di terra che lavorano a turni, ma trasportando meno ordigni. 

Operazioni

Gli equipaggi di MQ-9 Reaper (piloti e operatori di sensori), di stanza in basi come la Creech Air Force Base, vicino a Las Vegas, Nevada, possono cacciare bersagli e osservare il terreno utilizzando più sensori, inclusa una telecamera termografica. Un'affermazione era che la telecamera di bordo è in grado di leggere una targa da due miglia (3,2 km) di distanza. Il comando di un operatore impiega 1,2 secondi per raggiungere il drone tramite un collegamento satellitare.
L'MQ-9 è dotato di sei piloni di negozi. I tralicci interni dei magazzini possono trasportare un massimo di 1.500 libbre (680 kg) ciascuno e consentono il trasporto di serbatoi di carburante esterni. I tralicci dei magazzini dell'ala centrale possono trasportare un massimo di 600 libbre (270 kg) ciascuno, mentre i tralicci dei magazzini esterni possono trasportare un massimo di 200 libbre (91 kg) ciascuno. Un MQ-9 con due serbatoi di carburante esterni da 1.000 libbre (450 kg) e 1.000 libbre (450 kg) di munizioni ha una durata di 42 ore. Il Reaper ha un'autonomia di 14 ore a pieno carico di munizioni. 
L'MQ-9 trasporta una varietà di armi tra cui la bomba a guida laser GBU-12 Paveway II, i missili aria-terra AGM-114 Hellfire II, l' AIM-9 Sidewinder, e il GBU-38 Joint Direct Munizioni d'attacco (JDAM). Sono in corso i test per consentire l'aggiunta del missile aria-aria AIM-92 Stinger. 
Nell'ottobre 2007, l'USAF possedeva nove Razziatori, e nel dicembre 2010 ne aveva 57 con l'intenzione di acquistarne altri 272, per un totale di 329 Razziatori. I critici hanno affermato che l'insistenza dell'USAF su piloti qualificati che pilotano RPV è un collo di bottiglia all'espansione del dispiegamento. Il 5 agosto 2008 il maggiore generale dell'USAF William Rew ha dichiarato: "Per il modo in cui li voliamo in questo momento", completamente integrato nelle operazioni aeree e spesso nelle missioni di volo insieme agli aerei con equipaggio, "vogliamo che i piloti li volino". Secondo quanto riferito, ciò ha esacerbato le perdite di aerei USAF rispetto alle operazioni dell'esercito americano. Nel marzo 2011, il segretario del Dipartimento della Difesa statunitense Robert Gates ha dichiarato che, sebbene siano necessari aerei con equipaggio, l'USAF deve riconoscere "le enormi implicazioni strategiche e culturali della vasta espansione dei veicoli a pilotaggio remoto ..." e ha affermato che man mano che il servizio acquista caccia con equipaggio e bombardieri, deve dare uguale peso ai droni senza pilota e "l'importante ruolo del servizio nei domini cyber e spaziale". 
Nel 2013, l'Air Force Special Operations Command (AFSOC) ha cercato la possibilità di imballare un MQ-9 in meno di otto ore, farlo volare in qualsiasi parte del mondo a bordo di un C-17 Globemaster III e quindi averlo pronto per il volo altre otto ore per supportare i team delle operazioni speciali in luoghi privi di infrastrutture. I droni MQ-1 e MQ-9 devono volare a bordo di aerei cargo per percorrere lunghe distanze poiché mancano della tecnologia di rifornimento o della velocità per viaggiare da soli; il C-17 è abbastanza grande da trasportare l'aereo e i sistemi di supporto e può atterrare su piste corte. I piloti che viaggiano con il Reaper utilizzeranno la stazione di controllo a terra per lanciare e far atterrare l'aereo, mentre la maggior parte del volo sarà effettuata da piloti con sede negli Stati Uniti. 

Testbed e upgrade

Nel novembre 2012, Raytheon ha completato i test di verifica a terra per l' ADM-160 MALD e MALD-J per l'integrazione sul Reaper per una soppressione senza pilota della capacità di difesa aerea nemica . Il 12 aprile 2013, un MQ-9 di proprietà dell'azienda dotato di un jamming pod e di un ricevitore/eccitatore digitale ha dimostrato con successo la sua capacità di guerra elettronica presso la Marine Corps Air Station (MCAS) Yuma, svolgendo la sua missione in coordinamento con oltre 20 partecipanti aereo. Un secondo test di guerra elettronica, dotato del sistema Northrop Grumman Pandora EW, è stato condotto il 22 ottobre 2013 con altri velivoli senza pilota eNorthrop Grumman EA-6B Prowlers , che mostra efficacia in un approccio multinodo contro un IADS più capace. 
Nel 2011, la US Missile Defense Agency (MDA) ha segnalato il suo interesse a utilizzare il Reaper e il suo sensore MTS-B per fornire dati sulla qualità del tiro per l'intercettazione precoce dei lanci di missili balistici . L'MDA sta esplorando concetti per utilizzare il sensore EO/IR dell'UAV per ottenere capacità di "lancio su telecomando" con intercettori missilistici prima del rilevamento da parte dei radar Aegis . Sarebbero necessari almeno due velivoli per triangolare un obiettivo per fornire dati ad alta fedeltà. L'MTS-B include bande IR a onde corte e medie, ottimali per tracciare il lancio e bruciare razzi. 
Nel 2013, l'MDA ha interrotto i piani per costruire un seguito ai due satelliti orbitanti Space Tracking and Surveillance System (STSS) a causa dei costi a breve termine, scegliendo di continuare a testare il Reaper per la discriminazione del bersaglio dei missili balistici. L'MDA ha pianificato di testare il sensore MTS-C migliorato, che aggiunge un rilevatore IR a onde lunghe ottimizzato per tracciare corpi freddi come missili e testate dopo il burnout del booster, o pennacchi e gas di scarico. L'obiettivo è utilizzare i dati di più UAV ad alta quota per fornire un segnale fuori bordo per lanciare un missile SM-3 da una nave Aegis. Due Razziatori hanno dimostrato la loro capacità di tracciare missili balistici usando la loro torretta MTS-B EO/IR durante un test a fine giugno 2016. 
Nel giugno 2015, uno studio dello Scientific Advisory Board dell'USAF ha identificato diversi miglioramenti per il funzionamento del Reaper nello spazio aereo conteso; l'aggiunta di sensori, armi, rilevamento delle minacce e contromisure prontamente disponibili potrebbe aumentare la consapevolezza della situazione e consentire implementazioni più rischiose. I suggerimenti includevano un ricevitore di avviso radar (RWR) per sapere quando è stato preso di mira, armi aria-aria e aria-terra in miniatura, team con equipaggio senza pilota, controllo multi-UAV, decolli e atterraggi automatici e navigazione di precisione e sistemi di cronometraggio per volare in aree vietate al GPS . Un'altra idea è stata ridisegnare le stazioni di controllo a terra con controller intuitivi simili a videogiochi e mappe touch-screen per accedere ai dati senza sovraccaricare gli operatori. 
Nell'ottobre 2015, il vice capo di stato maggiore dell'Air Force per l'ISR Robert Otto ha suggerito di riprogettare il GCS dell'MQ-9 in modo che fosse gestito da una persona per la maggior parte delle missioni anziché da due (per far volare e far funzionare i sensori) per semplificare le operazioni e ridurre il fabbisogno di manodopera di centinaia di operatori di sensori. L'introduzione di una capacità di atterraggio automatico ridurrebbe anche il fabbisogno di manodopera del Razziatore per il lancio del personale e le squadre di recupero. Le capacità di decollo e atterraggio automatico sono già presenti nell'RQ-4 Global Hawk e nell'MQ-1C Grey Eagle, e dovrebbero essere forniti all'MQ-9 nel 2017. L'Air Force richiede che il Reaper caricato manualmente operi da una pista lunga almeno 5.000 piedi (1,5 km), ma decolli e atterraggi automatizzati gli consentirebbero di operare da una pista di 3.000 piedi (0,91 km). 
Nell'aprile 2017, un MQ-9 Block 5 ha volato con un Raytheon ALR-69A RWR nella sua capsula di carico utile per dimostrare la capacità dell'aereo di condurre missioni in prossimità di radar di minaccia e difese aeree, la prima volta che questa capacità è stata dimostrata in remoto aereo pilotato. Nel settembre 2020, un Reaper è stato pilotato trasportando due missili Hellfire su ciascuna delle stazioni precedentemente riservate a bombe da 500 libbre o serbatoi di carburante. Un aggiornamento del software ha raddoppiato la capacità dell'aereo a otto missili. 
Il Pentagono vuole potenziare MQ-9 Reaper con armi a energia diretta come laser a bassa potenza e raggi a microonde ad alta potenza. È allo studio anche un modulo ottico ad alto campo per agire sul sistema nervoso umano. 

Progetto

Un tipico sistema MQ-9 è costituito da più velivoli, stazione di controllo a terra, apparecchiature di comunicazione, ricambi per la manutenzione e personale. Un equipaggio di volo militare comprende un pilota, un operatore di sensori e un coordinatore dell'intelligence della missione.  L'aereo è alimentato da un turboelica da 950 cavalli (710 kW) , con una velocità massima di circa 260 nodi (480 km/h; 300 mph) e una velocità di crociera di 150–170 nodi (170–200 mph; 280 –310 km/h). 
Con un'apertura alare di 66 piedi (20 m) e un carico utile massimo di 3.800 libbre (1.700 kg), l'MQ-9 può essere armato con una varietà di armi, inclusi missili Hellfire e unità di bombe a guida laser da 500 libbre (230 kg).  La sua durata è di 30 ore durante le missioni ISR , che diminuisce a 23 ore se trasporta un carico completo di armi.  Il Reaper ha una portata di 1.000 nmi (1.150 mi; 1.850 km) e un'altitudine operativa di 50.000 piedi (15.000 m), che lo rende particolarmente utile per le operazioni di bighellonare a lungo termine, sia per la sorveglianza e supporto delle truppe di terra. 
Il Predator e il Reaper sono stati progettati per operazioni militari e non destinati ad operare in un affollato traffico aereo. Gli aeromobili in genere mancano di sistemi in grado di soddisfare le normative FAA See-And-Avoid. Nel 2005, sono state presentate richieste per l'utilizzo di MQ-9 nelle operazioni di ricerca e soccorso in seguito all'uragano Katrina ma, poiché all'epoca non esisteva un'autorizzazione FAA, non è stato utilizzato. Il 18 maggio 2006, la Federal Aviation Administration (FAA) ha rilasciato un certificato di autorizzazione che consente agli UAV MQ-1 e MQ-9 di volare nello spazio aereo civile statunitense per cercare sopravvissuti ai disastri. 
Un MQ-9 può adottare vari kit di missione e combinazioni di armi e carichi utili di sensori per soddisfare i requisiti di combattimento. La sua suite di sensori di puntamento multispettrale Raytheon AN/AAS-52  include una TV a colori/monocromatica diurna, una TV a infrarossi e una TV ad alta intensità di immagini con telemetro laser / designatore laser per designare bersagli per munizioni a guida laser. L'aereo è inoltre dotato del radar multimodale Lynx che contiene radar ad apertura sintetica (SAR) che può funzionare sia in modalità riflettore che striscia e indicazione del bersaglio mobile al suolo(GMTI) con funzionalità Dismount Moving Target Indicator (DMTI) e Maritime Wide Area Search (MWAS). 
Il Mietitore è stato utilizzato come banco di prova per Gorgon Stare , un sistema di sensori di sorveglianza ad ampia area. L'incremento 1 del sistema è stato messo in campo per la prima volta nel marzo 2011 sul Reaper e potrebbe coprire un'area di 16 km 2 (6,2 miglia quadrate); l'incremento 2, che incorpora ARGUS-IS ed espande l'area di copertura a 100 km 2 (39 sq mi), ha raggiunto la capacità operativa iniziale (IOC) all'inizio del 2014. Il sistema dispone di 368 telecamere in grado di acquisire cinque milioni di pixel ciascuna per creare un'immagine di circa 1,8 miliardi di pixel; il video viene raccolto a 12 fotogrammi al secondo, producendo diversi terabyte di dati al minuto. 
Nel gennaio 2012, la General Atomics ha rilasciato un nuovo design del braccio longitudinale per il carrello di atterraggio principale del Reaper. I vantaggi includono un aumento di oltre il 30% della capacità del peso in atterraggio, un aumento del 12% del peso lordo al decollo (da 10.500 libbre (4.800 kg) a 11.700 libbre (5.300 kg), un ammortizzatore esente da manutenzione (eliminando la necessità di pressurizzazione dell'azoto), un sistema di freno al decollo completamente rifiutato e disposizioni per la capacità di decollo e atterraggio automatici e aggiornamenti sul campo del sistema di frenata anti-bloccaggio (ABS). Nell'aprile 2012, la General Atomics ha annunciato possibili aggiornamenti ai Reapers USAF, inclusi due baccelli di carburante extra da 100 galloni USA (380 l) sotto le ali per aumentare la resistenza a 37 ore. L'apertura alare può anche essere aumentata a 88 piedi (27 m), aumentando la resistenza a 42 ore. 
L'USAF ha acquistato 38 versioni Reaper Extended Range (ER), che trasportano serbatoi di carburante esterni (che non influiscono sulla capacità dell'arma), il carrello di atterraggio pesante, un'elica a quattro pale, un nuovo sistema di gestione del carburante che garantisce carburante e calore equilibrio tra le fonti di carburante esterne del serbatoio, dell'ala e della fusoliera e un sistema di iniezione di alcol e acqua (AWI) per ridurre la lunghezza richiesta del decollo della pista. Queste caratteristiche aumentano la resistenza da 27 a 33–35 ore, mentre l'azienda sta ancora lanciando l'opzione dell'ala allungata. Il Reaper ER ha volato operativamente per la prima volta nell'agosto 2015.
Il velivolo ha anche sostituito la sfera del sensore con una telecamera ad alta definizione, comunicazioni migliori in modo che i controllori di terra possano vedere video di qualità superiore, software per consentire il rilevamento automatico delle minacce e il tracciamento di 12 bersagli mobili contemporaneamente e la capacità di "super ondulazione " sparare missili entro 0,32 secondi l'uno dall'altro. 
Il 25 febbraio 2016, la General Atomics ha annunciato un volo di prova di successo della nuova versione Predator-B/ER. Questa nuova versione ha avuto l'apertura alare estesa a 79 piedi, aumentando la sua resistenza a 40 ore. Altri miglioramenti includono "prestazioni di decollo e atterraggio a corto raggio e spoiler sulle ali che consentono atterraggi automatici di precisione. Le ali hanno anche disposizioni per antighiaccio all'avanguardia e antenne RF integrate a banda bassa e alta". 

Utilizzatori

  • Governativi:
  • Stati Uniti - U.S. Customs and Border Protection - Sierra Vista, Arizona - Grand Forks, North Dakota.

Militari

  • Belgio - Composante air - 4 MQ-9B Sky Guardian ordinati ad agosto 2020, con consegne previste per il 31 marzo 2024.
  • Francia - Armée de l'air - 18 esemplari ordinati. Un esemplare si è schiantato nel novembre 2018). - Escadron de drones 1/33 Belfort Un ulteriore MQ-9 Block 5 ordinato il 28 giugno 2021.
  • India - Indian Naval Air Arm - 2 MQ-9B SeaGuardian presi in leasing annuale a novembre 2020.
  • Italia - Aeronautica Militare - 6 esemplari ordinati, rispettivamente 4 nel 2008 e 2 nel 2009. Veicoli armati dopo la decisione USA di consentire anche all'Italia insieme al Regno Unito di armare i propri droni. Uno dei 6 esemplari consegnati è andato perso il 20 novembre 2019 in Libia. L'8 settembre 2021 GA-ASI si è aggiudicata un contratto da 30,5 milioni di dollari per l'aggiornamento dei 5 MQ-9A Predator B allo standard Block 5, con completamento del programma previsto per il 31 gennaio 2023. 32º Stormo.
  • Paesi Bassi - Koninklijke Luchtmacht - 4 MQ-9 block 5 ordinati a marzo 2019, consegne previste per il 2020. - Base aerea di Leeuwarden - 306 Squadron
  • Regno Unito - Royal Air Force - 11 MQ-9 Reaper Block 1 ordinati tra il 2006 ed il 2011. Un esemplare è stato perso nel 2009, uno radiato nel 2019. Un ulteriore MQ-9 Block 1 è stato ordinato il 4 aprile 2021. I primi 3 di ulteriori 16 nuovi Protector RG1 (il requisito e per 20 esemplari) sono stati ordinati a luglio 2020 ed entreranno in servizio entro il 2024. Ulteriori 13 esemplari sono stati ordinati a luglio 2021, portando a 16 gli esemplari ordinati. - No. 13 Squadron RAF (dal 2012) - No. 39 Squadron RAF
  • Spagna - Ejército del Aire - 4 MQ-9A Block 5 ordinati a febbraio 2016, e consegnati tra la fine di dicembre 2019 e la fine di novembre 2020. Ulteriori 2 esemplari ordinati a marzo 2019. - No. 47 Grupo Mixto.
  • Taiwan - Zhōnghuá Mínguó Hǎijūn - Il 3 novembre 2020, il Dipartimento di Stato americano ha approvato la vendita a Taiwan di 4 UAV armati MQ-9B Sea Guardian e relative apparecchiature per circa 600 milioni di dollari.
  • Turchia - Türk Hava Kuvvetleri
  • Stati Uniti - United States Air Force - 104 Reaper in servizio dal 2007 (38 aggiornati alla configurazione Extended Range dotata di maggiori doti di autonomia e persistenza operativa), più 30 nuovi super-MALE MQ-9 REAPER ordinati nel 2016 che entreranno in servizio entro il 2019. 251 esemplari in servizio al settembre 2019. 337 esemplari in totale ordinati all'aprile 2020. - Air Combat Command - 432d Air Expeditionary Wing (Creech Air Force Base, Nevada) - 19th Attack Squadron - 42d Attack Squadron - 49th Wing (Holloman Air Force Base, Nuovo Messico) - 29th Attack Squadron - 53d Wing (Eglin Air Force Base, Florida) - 556th Test and Evaluation Squadron (Creech Air Force Base, Nevada) - Air Force Special Operations Command - 27th Special Operations Wing - 33d Special Operations Squadron (Cannon Air Force Base, Nuovo Messico) - 58th Special Operations Wing - 551st Special Operations Squadron - Air National Guard - 174th Fighter Wing (Hancock Field, New York) - United States Marine Corps Aviation - 1 MQ-9A block 5 consegnato. Ulteriori 2 MQ-9A ordinato ad aprile 2021.

Specifiche (MQ-9A)

Caratteristiche generali:
  • Equipaggio: 0 a bordo, 2 a terra
  • Lunghezza: 36 piedi 1 pollici (11 m)
  • Apertura alare: 65 piedi 7 pollici (20 m)
  • Altezza: 12 piedi 6 pollici (3,81 m)
  • Peso a vuoto: 4.901 libbre (2.223 kg)
  • Peso massimo al decollo: 10.494 libbre (4.760 kg)
  • Capacità carburante: 4.000 libbre (1.800 kg)
  • Carico utile: 3.800 libbre (1.700 kg)
  • Interno: 800 libbre (360 kg)
  • Esterno: 3.000 libbre (1.400 kg)
  • Motopropulsore: 1 turboelica Honeywell TPE331-10, 900 CV (671 kW) con controllo elettronico del motore digitale (DEEC).

Prestazioni:
  • Velocità massima: 300 mph (482 km/h, 260 kn)
  • Velocità di crociera: 194 mph (313 km/h, 169 kn) 
  • Autonomia: 1.200 miglia (1.900 km, 1.000 nmi)
  • Durata: 14 ore a pieno carico 
  • Tangenza: 50.000 piedi (15.420 m)
  • Altitudine operativa: 25.000 piedi (7,5 km).

Armamento:
  • 7 punti duri
  • Fino a 1.500 libbre (680 kg) sulle due stazioni di armamento interne 
  • Fino a 750 libbre (340 kg) sulle due stazioni intermedie 
  • Fino a 150 libbre (68 kg) sulle stazioni fuoribordo 
  • Stazione centrale non utilizzata
  • Possono essere trasportati fino a 4 missili aria-terra AGM-114 Hellfire o quattro missili Hellfire e due bombe a guida laser GBU-12 Paveway II da 500 libbre (230 kg). Può essere trasportata anche la munizione ad attacco diretto congiunto GBU-38 (JDAM) da 500 libbre (230 kg). Sono in corso i test per supportare il funzionamento dell'Air-to-Air Stinger (ATAS). Nel marzo 2014, MBDA ha testato con successo un missile Brimstone dual mode da un aereo Reaper per conto del Ministero della Difesa e della Royal Air Force del Regno Unito.  A seconda dei requisiti della missione, l'MQ-9 Reaper può trasportare più missili AIM-9X Block 2. 

Avionica:
  • AN/DAS-1 Sistema di targeting multispettrale MTS-B 
  • Radar AN/APY-8 Lynx II 
  • Raytheon SeaVue Marine Search Radar (varianti Guardian).

(Fonti: Web, Google, RID, Aeronautica.difesa, Wikipedia, You Tube)





























 

La battaglia di Tsushima, in Giappone detta comunemente battaglia navale del Mar del Giappone (日本海海戦)


SI VIS PACEM, PARA BELLUM - “SVPPBELLUM.BLOGSPOT.COM"

….La guerra all’Ucraina ci deve insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….

….Basta con la retorica sulle guerre umanitarie e sulle operazioni di pace. 
La guerra è guerra. Cerchiamo sempre di non farla, ma prepariamoci a vincerla…

…Ho ancora nel naso l’odore che faceva il grasso del fucile mitragliatore arroventato. Ho ancora nelle orecchie e sin dentro il cervello, il rumore della neve che crocchiava sotto le scarpe, gli starnuti e i colpi di tosse delle vedette di guardia, il suono delle erbe secche e delle pietre battute dal vento sulle rive del Tagliamento…


La battaglia di Tsushima, in Giappone detta comunemente battaglia navale del Mar del Giappone (日本海海戦), fu l'ultimo decisivo scontro della guerra russo-giapponese (1904-1905). Fu combattuta il 27 ed il 28 maggio 1905 (14 e 15 maggio secondo il calendario giuliano in vigore all'epoca in Russia) nello stretto di Corea. Nella battaglia la Marina imperiale giapponese, al comando dell'ammiraglio Tōgō Heihachirō, distrusse due terzi della Flotta del Baltico, parte della flotta imperiale russa, comandata dall'ammiraglio Zinovij Petrovič Rožestvenskij.






Antefatti

La Flotta Giapponese Combinata e la Flotta Russa del Baltico, inviata dall'Europa, combatterono nella parte orientale dello stretto di Corea, vicino all'isola di Tsushima. Precedentemente la Flotta del Pacifico era stata bloccata il 10 agosto 1904 nella battaglia dello Shantung che aveva impedito alla flotta russa di dirigere a Vladivostok costringendola a rientrare a Port Arthur, dove era stata decimata dal fuoco dell'artiglieria di terra giapponese. La Flotta del Baltico, allestita in fretta alla notizia della sconfitta, navigò attraverso il Mare del Nord causando un incidente diplomatico sul Dogger Bank[1] quando attaccò nottetempo per errore una piccola flotta di pescherecci britannici[2], e quindi proseguì nell'Atlantico.
Giunto a Tangeri, l'ammiraglio Rožestvenskij divise la flotta in due parti: una, al comando del contrammiraglio barone Fölkersam, diresse attraverso il Mediterraneo per il Canale di Suez; l'altra, al comando dello stesso Rožestvenskij, circumnavigò l'Africa: l'appuntamento per il ricongiungimento era all'isola Saint Marie nel Madagascar. Qui era previsto il rifornimento di carbone e l'effettuazione di riparazioni nella baia di Diégo Suarez (punta nord-orientale dell'isola malgascia), ma i francesi negarono l'autorizzazione ed imposero la sosta nella molto meno ospitale baia di Nosy Be, nella parte nord-occidentale del Madagascar. Qui la flotta, giunta ai primi di gennaio 1905, fu costretta, a causa di contrasti diplomatici che bloccarono i rifornimenti di carbone previsti per contratto con la società tedesca Hamburg-Amerika Linie, ad una sosta ben più lunga del previsto: due mesi; ritardo che risulterà esiziale per la riuscita della missione. Il viaggio complessivo fu lungo (circa un anno), e gli equipaggi divennero sempre meno efficienti e più inquieti, mentre le navi furono sottoposte ad una pesante usura. Alla flotta era stato ordinato di rompere il blocco navale di Port Arthur (Lüshunkou) (una città che oggigiorno fa parte della moderna città portuale di Dalian), ma al suo arrivo nel mar della Cina l'insediamento era già stato conquistato, e quindi la flotta russa, dopo essere stata costretta a rimanere a lungo in attesa dell'arrivo di un'ulteriore squadra di rinforzo composta di vecchie unità costiere (fatto che diede il tempo ai Giapponesi di riportare in piena efficienza le proprie navi, anch'esse usurate da un anno di guerra), tentò di raggiungere il porto russo di Vladivostok.
I russi avrebbero potuto navigare attraverso uno di tre possibili stretti per raggiungere Vladivostok: quello di La Perouse, quello di Tsugaru o quelli di Tsushima. L'ammiraglio Rožestvenskij scelse Tsushima in uno sforzo di semplificare la sua rotta e nella speranza di poter sfruttare le nebbie che coprivano la zona in quella stagione. L'ammiraglio Togo, che si trovava nella base di Pusan (Corea), credeva anch'egli che Tsushima sarebbe stata la rotta scelta dai russi. Questi stretti sono il corpo d'acqua ad oriente del gruppo di Isole di Tsushima, situato all'incirca a metà strada tra l'isola giapponese di Kyūshū e la penisola Coreana, ed erano la rotta più diretta dall'Indocina. Le altre due rotte avrebbero obbligato la flotta russa (già a corto di carbone per le pesanti restrizioni poste dagli Inglesi ai loro rifornimenti) a navigare ad oriente del Giappone.

La battaglia

La flotta russa, dopo aver navigato in oscuramento per l'intera notte e nelle nebbie dell'alba successiva, era quasi riuscita a forzare il blocco dei pattugliatori nipponici, quando al levarsi della nebbia verso metà mattina le due navi ospedale al seguito furono scoperte dalla squadra di incrociatori giapponesi, rapidamente messi in fuga dalle corazzate russe; ma ormai la flotta era stata individuata. Una delle navi ospedale non aveva rispettato le norme di oscuramento ordinate da Rožestevenskij, e, scambiata inizialmente per un mercantile neutrale, aveva incuriosito gli esploratori nipponici, che si erano avvicinati per indagare. Il segnale di scoperta fu trasmesso a Togo col telegrafo senza fili, invenzione recente di cui erano dotate sia le unità russe che quelle giapponesi. Ufficiali dello stato maggiore consigliarono a Rožestvenskij di avvalersi della stazione radio dell'incrociatore Ural per tentare di disturbare le trasmissioni nemiche. L'ammiraglio russo non ritenne di tentare l'azione di disturbo: l'apparato radio dell'Ural non aveva dato buona prova nel corso della navigazione. L'impianto radiotelegrafico installato sull'Ural, definito "ultrapotente", un impianto sperimentale della ditta fornitrice tedesca, in realtà si rivelò in grado di captare al massimo trasmissioni distanti pochissime miglia. Le comunicazioni radiotelegrafiche della flotta russa furono quindi eseguite essenzialmente dai piccoli ricetrasmettitori "Marconi", in grado di funzionare fino a 90 miglia. La pronta comunicazione via radio della scoperta della formazione nemica, ed il mancato disturbo delle comunicazioni radio giapponesi, elementi importanti per l'esito della battaglia, furono nodi storici rilevanti nella storia della guerra elettronica. I russi navigavano da sud-sud-ovest verso nord-nord/est; i giapponesi da est-nord/est. Togo ordinò alla sua squadra di virare in sequenza, permettendo alle navi di prendere la stessa rotta dei russi, rischiando perciò solo una corazzata alla volta. Questa inversione ad U ebbe successo. Le due linee di corazzate stabilizzarono la loro distanza a 6.200 metri e cominciarono a scambiarsi cannonate. La flotta giapponese si era esercitata in continuazione dall'inizio della guerra utilizzando adattatori per munizioni di calibro inferiore per i loro cannoni; i loro cannonieri erano più abili, e colpirono i loro bersagli più spesso. Inoltre i giapponesi usarono una miscela particolare per l'esplosivo dei loro proiettili, detta shimose ("melinite"), progettata per esplodere a contatto e devastare le infrastrutture delle navi. I russi usarono invece proiettili perforanti. Il risultato fu che i colpi giapponesi causarono danni più gravi rispetto a quelli russi.
A causa del lungo viaggio della flotta russa in acque tropicali e l'impossibilità di effettuare lavori di manutenzione, le carene delle sue navi erano pesantemente intralciate dalle incrostazioni marine, che riducevano la loro velocità rispetto a quelle giapponesi. In battaglia la velocità, combinata con l'artiglieria a lunga gittata, può offrire un vantaggio significativo. La flotta giapponese poteva raggiungere i 16 nodi (30 km/h), ma la flotta russa poteva al massimo raggiungere gli 8 nodi (15 km/h). Togo fu capace di sfruttare questo vantaggio per "tagliare la T" due volte.
L'ammiraglio Rožestvenskij fu messo fuori combattimento da un frammento di proiettile nel cranio e, nonostante la sua volontà contraria, dovette essere trasbordato dall'ammiraglia Knyaz Suvorov ormai irrimediabilmente danneggiata - ad una torpediniera. La flotta russa perse le sue corazzate più moderne, la Knjaz Surov, la Oslyabya, la Imperator Aleksandr III e la Borodino il 27 maggio. Le navi giapponesi soffrirono soli danni lievi, principalmente all'ammiraglia Mikasa. Nella sera l'ammiraglio di divisione Nebogatov assunse il comando della flotta russa.
Nella notte seguente le torpediniere ed i cacciatorpediniere giapponesi attaccarono la flotta russa, che si era dispersa in piccoli gruppi tentando di fuggire verso nord. La vecchia corazzata russa Navarin fu affondata, mentre la corazzata Sisoy Veliki e due vecchi incrociatori corazzati Admiral Nachimov e Vladimir Monomach furono danneggiati e dovettero essere autoaffondati al mattino.
Quattro altre corazzate sotto l'ammiraglio di divisione Nebagatov furono costrette ad arrendersi il giorno successivo. Il suo gruppo consisteva di una sola corazzata moderna, la Orël, insieme con la vecchia corazzata Imperator Nikolay I e due piccole corazzate costiere, e non ebbe alcuna possibilità di affrontare la flotta giapponese. Fino alla sera del 28 maggio singole navi russe furono inseguite dai giapponesi. La piccola corazzata costiera Admiral Ushakov rifiutò di arrendersi e fu affondata dagli incrociatori corazzati giapponesi. Il vecchio incrociatore Dimitri Donskoy combatté contro 6 incrociatori e sopravvisse fino al giorno successivo quando si autoaffondò a causa dei danni. Tre incrociatori, inclusi l'Aurora, fuggirono fino alla base navale statunitense di Manila dove furono internati. Lo yacht rapido armato Almaz (classificato come incrociatore di 2° rango) e due cacciatorpediniere furono le uniche navi che riuscirono a raggiungere Vladivostok. Praticamente l'intera Flotta Russa del Baltico fu persa, mentre i giapponesi persero solo tre torpediniere (le numero 34, 35 e 69).

Tattiche navali

Quando l'ammiraglio Togo decise di eseguire una virata verso sinistra "per contromarcia" lo fece con lo scopo di preservare la sua linea di battaglia, cioè mantenere l'ammiraglia Mikasa in testa alla linea di battaglia (ovviamente Togo voleva che le sue unità più potenti entrassero in azione prima). Virare per contromarcia significava che ogni nave avrebbe dovuto virare nello stesso tratto di mare (questo è il pericolo della manovra, perché dà alla flotta nemica la possibilità di prendere di mira quel tratto). Togo avrebbe potuto ordinare alle sue navi di virare "ad un tempo", cioè ogni nave avrebbe dovuto virare contemporaneamente ed invertire la rotta: questa manovra sarebbe stata più rapida, ma avrebbe scombinato la linea di battaglia e posto gli incrociatori davanti, cosa che Togo voleva evitare. La virata iniziale, contestata dai puristi della guerra navale, avrebbe potuto esporre le navi giapponesi al fuoco prima di essersi riallineate, tuttavia questo non accadde, e la manovra "ad alpha" (dalla rotta eseguita da Togo per allinearsi alle corazzate russe) si rivelò tanto audace quanto efficace.
La battaglia di Tsushima segnò la definitiva sconfitta dell'Impero Russo che, con la mediazione del Presidente USA Theodore Roosevelt, sottoscrisse di lì a poco la pace di Portsmouth. La Russia abbandonò la Corea alla sfera d'influenza giapponese, e rivolse i propri interessi sui Balcani.
Sotto il profilo della storia navale, Tsushima fu l'ultimo scontro fra corazzate non monocalibro; infatti la battaglia mostrò la fattibilità e l'utilità di un combattimento ingaggiato a grande distanza coi grossi calibri. Di lì a breve l'ammiragliato britannico mise in linea un nuovo genere di corazzata monocalibro, che dalla prima unità prese il nome di Dreadnought. Questo tipo d'unità era peraltro già stato propugnato dal progettista italiano Vittorio Cuniberti. Per contro, a Tsushima le torpediniere, sulle quali gli ammiragliati avevano riposto tante aspettative, ebbero un ruolo marginale e non decisivo.

Ritrovata la nave russa Dmitri Donkoi, scomparsa al termine della battaglia

La battaglia di Tsushima fu uno scontro navale che segnò la storia dell’Umanità. Tsushima, uno stretto a metà strada tra l’isola giapponese di Kyūshū e la penisola Coreana. Tutto iniziò quando lo zar Nicola II decise di inviare l’intera Flotta del Baltico, cinquanta navi da guerra di base a Kronstadt, nei pressi di San Pietroburgo, per unirsi al resto della flotta del Pacifico ed ingaggiare in battaglia i Giapponesi.


Dopo un estenuante viaggio, l’ammiraglio Rožestvenskij, scelse la via minore ovvero attraverso lo stretto di Tsushima, sia per accorciare i tempi sia per poter sfruttare le fitte nebbie che in quella stagione coprivano quella zona di mare. 
L’ammiraglio giapponese Togo, che si trovava nella base di Pusan (Corea), comprese che i Russi sarebbero transitati attraverso l’arcipelago di Tsushima e predispose il suo piano di attacco. La flotta russa, dopo aver navigato in oscuramento per l’intera notte e nelle nebbie dell’alba successiva, era quasi riuscita a superare il blocco dei pattugliatori nipponici quando, al levarsi della nebbia, due navi ospedale russe furono scoperte dalla squadra di incrociatori giapponesi. Nulla valse l’intervento delle corazzate russe. Le due linee di corazzate si portarono a circa 6000 metri e cominciarono a sparare con i potenti cannoni. La flotta giapponese era più addestrata al combattimento e fu in grado di colpire le unità navali russe con grande precisione e maggiore frequenza. La superiorità nipponica era anche legata al tipo di munizionamento progettato per esplodere a contatto contro le infrastrutture delle navi.
Inoltre, i Russi procedevano ad una velocità massima di otto nodi, a causa delle carene sporche, mentre la flotta nipponica poteva invece raggiungere i sedici nodi. Inutile dire che in poco tempo la linea russa si spezzò. Tra di esse vi era anche un vecchio incrociatore, il Dimitri Donskoy, comandato dal capitano Ivan Lebedev, che combatté fino allo stremo contro sei incrociatori nipponici. Sopravvisse al fuoco nemico fino al giorno successivo quando, a causa degli ingenti danni, decise di auto-affondarsi.
Durante la battaglia di Tsushima, l’intera Flotta Russa del Baltico fu persa, mentre i giapponesi persero solo tre torpediniere. Perché oggi raccontiamo la storia dell’incrociatore Dimitri Donskoy? Tutto nasce da una leggenda che favoleggia che la nave, al momento dell’affondamento, trasportasse il tesoro della flotta russa, miliardi di dollari in oro che dovevano raggiungere Vladivostok ma scomparvero in mare. Vale la pena di raccontare la sua storia. 
La nave, costruita a San Pietroburgo e consegnata nell’agosto del 1883, era stata inizialmente progettata per un uso mercantile. Come molte navi dell’epoca aveva una duplice  propulsione, a vela ed a vapore. Convertita ad uso militare, trascorse la maggior parte della sua carriera operativa nel Mar Mediterraneo fino a quando fu comandata ad unirsi al Secondo Squadrone del Pacifico della Russia imperiale nel mar Baltico.
Come tante navi russe nello scontro di Tsushima, il Dmitrii Donskoi nonostante le sue condizioni di vetustà, si comportò eroicamente, rispondendo al fuoco giapponese e riuscendo alla fine a sfuggire alla forza navale di Togo. Dopo il disimpegno, aveva tentato di dirigersi verso il porto russo di Vladivostok ma, a causa dei gravissimi danni e dell’impossibilità di proseguire, il capitano della nave aveva deciso di ancorarsi al largo dell’isola di Ulleungdo per sbarcare a terra i sopravvissuti. Il mattino seguente, il 29 maggio 1905, viste le condizioni della nave aveva dato l’ordine estremo di auto-affondarla al largo, per non farla cadere in mano nemica.
I membri dell’equipaggio furono presto fatti prigionieri dalle forze da sbarco giapponesi e lo stesso capitano Lebedev, gravemente ferito, morì. Dopo poco tempo si sparse la voce che il Dmitrii Donskoi stava trasportando l’intera riserva d’oro del secondo squadrone russo del Pacifico, un enorme tesoro del valore di miliardi di dollari. Sarà vero o si tratterà di uno dei tanti miti del mare? Secondo le fonti russe odierne, il tesoro forse non è mai esistito ma … i cercatori di tesori non mollano.
Dopo oltre un secolo, il relitto del Dmitrii Donskoi è stato ritrovato a circa 480 metri di profondità, ad un miglio dall’isola sudcoreana di Ulleungdo. Una compagnia coreana di salvataggio marittimo, la Shinil Group di Seul, da anni impegnata nella sua ricerca, ha affermato che la nave potrebbe contenere ancora 200 tonnellate di oro per un valore vicino ai 134 miliardi di dollari attuali. La nave è stata scoperta ed identificata da uno dei sommergibili della compagnia che, alla fine, ha potuto fotografarne il nome scritto a poppa in caratteri cirillici. 
Nel 2000, il Daily Independent aveva riportato che una compagnia sudcoreana, il Korea Ocean Research and Development Institute, aveva scoperto il naufragio del Dmitrii Donskoi. In realtà nulla fu recuperato e la società fallì. Nel 2003 fu la volta dell’Istituto di Ocean Science and Technology della Corea del Sud che disse di aver scoperto il suo relitto, comprovandolo nel 2007 con delle foto.  Del carico d’oro del valore di 125 miliardi di dollari, che sarebbe stata la più grande scoperta marittima di tutti i tempi, nessuna traccia.
Nel luglio 2018, il Gruppo Shinil, una società di cacciatori di tesori della Corea del Sud, ha annunciato di aver trovato Dmitrii Donskoi ad un miglio dall’isola sudcoreana di Ulleungdo. Secondo il piano del gruppo, una società di recupero cinese avrebbe tentato di recuperare 5.500 scatole di lingotti d’oro e 200 tonnellate di monete d’oro, per un valore complessivo di circa 133 miliardi di dollari USA, dal relitto. In caso di ritrovamento metà dell’oro sarebbe stata restituita alla Russia. In realtà la Shimil sembra non abbia richiesto i permessi necessari e un rappresentante del Museo Navale  Centrale di San Pietroburgo ha dichiarato che non vi erano prove a sostegno della rivendicazione dell’oro. Di fatto, a seguito della notizia del ritrovamento, la reazione russa è stata immediata: “È fuori discussione che la nave da guerra avesse barre d’oro nella sua stiva, perché era pratica della Russia mandare oro in Estremo Oriente su vagoni ferroviari speciali“, ha riferito Sergei Klimovsky, segretario scientifico del museo navale centrale di San Pietroburgo. In realtà questo potrebbe essere vero in quanto, nel 1993, sommozzatori giapponesi scoprirono il relitto dell’ammiraglio Nakhimov nelle stesse acque del Dmitri Donskoi, ma non vi trovarono preziosi ne tanto meno oro.
Di fatto sembra che questa volta il Shinil Group abbia trovato il luogo preciso del relitto con l’aiuto del suo team di esperti della Corea del Sud, Cina, Gran Bretagna e Canada. Nelle profondità degli abissi è stato finalmente ritrovato ed identificato il relitto dell’incrociatore. Le riprese foto-video della compagnia mostrano immagini che confermano, senza ombre di dubbio, la sua identità, gli ingenti danni subiti, la sua ancora, i cannoni e le infrastrutture di coperta ormai colonizzate, nonostante la grande profondità, dalla vita marina. Ma, il 26 luglio 2019, il gruppo ha cambiato il suo nome in Shinil Marine Technology e ha ritirato pubblicamente le sue pretese sul relitto, dopo aver rastrellato  fondi per circa 53 milioni di dollari. Una nuova truffa colossale? 
Forse la scoperta che gli abissi in realtà non conservano nessun tesoro e quindi, una rocambolesca fuga con il malloppo. La domanda resta aperta: il Dmitrii Donskoi contiene veramente un favoloso tesoro? La ricerca continua, ma la scoperta di questa vecchia nave che aveva combattuto come una leonessa sotto un fuoco impari, vale molto di più.

(Fonti: Web, Google, Wikipedia, Arsbellica, Ocean4future, You Tube)