giovedì 18 settembre 2025

JMSDF - Forza marittima di autodifesa (in Shinjitai: 海上自衛隊 - romaji Kaijō Jieitai): l'Agenzia giapponese di acquisizione e logistica (ATLA) ha rilasciato nuove immagini dei test di un prototipo di cannone elettromagnetico (RAILGUN) imbarcato sul DDG JS ASUKA all'inizio del 2025.













https://svppbellum.blogspot.com/

Si vis pacem, para bellum 
(in latino: «se vuoi la pace, prepara la guerra») è una locuzione latina.

Uno dei mezzi più efficaci per assicurare la pace consiste nell'essere armati e in grado di difendersi, possiede anche un significato più profondo che è quello che vede proprio coloro che imparano a combattere come coloro che possono comprendere meglio e apprezzare maggiormente la pace.









La Forza marittima di autodifesa (in Shinjitai: 海上自衛隊 - romaji Kaijō Jieitai), anche nota internazionalmente con la sigla inglese JMSDF (Japan Maritime Self-Defense Force)


E’ la componente navale delle Forze di autodifesa nipponiche, e ha il compito della difesa delle acque territoriali e delle comunicazioni navali del Giappone. Essa è stata formata dopo la fine della seconda guerra mondiale in seguito alla dissoluzione della Marina imperiale giapponese, ed è una marina d'altura con significative capacità operative che la rendono una delle prime forze navali al mondo come tonnellaggio e tecnologia. Ha partecipato a operazioni di peacekeeping delle Nazioni Unite e a operazioni di interdizione marittima, Maritime Interdiction Operations (MIO).
Ultimamente la JMSDF sta modificando una classe di navi, ufficialmente classificate come cacciatorpediniere portaelicotteri, ma in realtà portaerei leggere da 27 000 tonnellate, conosciute originariamente come 22DDH e infine come classe Izumo, dalle quali far operare i futuri velivoli F-35 JSF.

La JMSDF ha una forza ufficiale di 46.000 uomini, con 119 navi da guerra, tra le quali 25 sottomarini, 47 cacciatorpediniere, 8 fregate, 29 unità cacciamine, 6 pattugliatori e 9 unità anfibie, per un dislocamento complessivo di 432 000 tonnellate. Il prefisso per le navi è JDS (Japanese Defense Ship) per tutte le navi entrate in servizio prima del 2008. Le navi entrate in servizio successivamente usano il prefisso JS (Japanese Ship) per riflettere l'evoluzione della Agenzia di Difesa giapponese in Ministero della Difesa.
La Marina giapponese ha anche un'aviazione di marina, chiamata Forza aerea della flotta, erede della Dai-Nippon Teikoku Kaigun Kōkū Hombu, è dotata di 200 velivoli ad ala fissa, di 150 elicotteri, questi ultimi hanno soprattutto impieghi antisommergibile e di caccia alle mine navali.
La Japan Maritime Self-Defense Force ha di recente effettuato con successo il primo test al mondo di un cannone elettromagnetico montato su di una nave e utilizzato in mare aperto contro un bersaglio in movimento e che conferma il ruolo di Tokyo come attore di primo piano nell’innovazione navale. Per questo esperimento è stata utilizzata il DDG JS Asuka, su cui il cannone elettromagnetico è stato installato in collaborazione con l’Agenzia giapponese per l’acquisizione e la logistica. Tra giugno e luglio 2025 il cannone ha aperto il fuoco verso una nave-bersaglio, dimostrando la capacità di integrare il sistema in un contesto reale e non solo in laboratorio. Il prototipo giapponese utilizza il calibro di circa 40 mm e utilizza proiettili dal peso di circa 320 grammi. Nonostante le dimensioni contenute, la potenza è notevole: le velocità raggiunte superano i 2.200 metri al secondo, con test più recenti che parlano di picchi di 2.500 m/s. Come noto, un railgun non utilizza polvere da sparo ma campi elettromagnetici, e questo richiede quantità enormi di energia. L’agenzia giapponese ha risolto il problema installando generatori e sistemi capacitivi direttamente a bordo della JS Asuka. Questa soluzione ha reso possibile l’intero ciclo di alimentazione e ricarica. Un dubbio attanaglia i tecnici: quanto a lungo un sistema del genere potrà operare in battaglia senza logorare i componenti? Ad ogni buon conto, si tratta ancora di un’arma sperimentale e l’erosione delle guide, la gestione termica e il rateo di fuoco restano sfide non facili da superare. 
Avere proiettili dal costo relativamente basso, senza esplosivi, capaci di raggiungere bersagli a grande distanza con velocità ipersoniche, alimenta grandi aspettative.
Ad oggi il Giappone si pone davanti a potenze globali come Stati Uniti e Cina, che da anni lavorano su progetti simili ma non hanno ancora portato a termine tiri in mare. È un segnale politico e tecnologico: il Paese del Sol Levante vuole proteggere i propri mari e dimostrare di essere pronto a innovare in un settore decisivo per la sicurezza globale.
Il futuro dei cannoni elettromagnetici o RAILGUN non è ancora scritto, ma il Giappone ha appena dato inizio ad una nuova era nella guerra sui mari.







IL CANNONE ELETTROMAGNETICO O RAILGUN

Un cannone a rotaia o elettromagnetico è una bocca da fuoco ad alimentazione elettrica che spara un proiettile conduttivo lungo una coppia di barre di metallo usando gli stessi principi di un motore omopolare. I cannoni a rotaia usano due contatti scorrevoli o rotanti che permettono a una grande corrente elettrica di passare attraverso il proiettile. Questa corrente interagisce con i forti campi magnetici generati dalle rotaie e questo accelera il proiettile. La U.S. Navy ha sperimentato un cannone a rotaia che accelera un proiettile di 3,2 kg a 2,4 km al secondo (7 volte la velocità del suono).

I cannoni a rotaia o elettromagnetici non devono essere confusi con:
  • cannoni di Gauss (Coilgun), che sono senza contatti e usano un campo magnetico (generato da spirali esterne fissate attorno alla barra) per accelerare un proiettile magnetico;
  • Cannoni ferroviari, che sono dei pezzi di artiglieria molto grandi piazzati su binari e prevalentemente usati dalla Guerra civile americana alla Seconda guerra mondiale;
  • Rail gun, un tipo di fucile sportivo generalmente usato nel Bench rest.

Storia

Nel 1918, l'inventore francese Louis Octave Fauchon-Villeplee inventò un cannone elettrico che somigliava molto ad un motore lineare. La sua invenzione consisteva in due barre conduttrici parallele collegate una con l'altra dalle ali di un proiettile, e tutto l'apparato interamente circondato da un campo magnetico. Con il passaggio della corrente dalle barre al proiettile veniva indotta una forza che muoveva il proiettile lungo le barre fino a spararlo in volo.
Durante la Seconda guerra mondiale l'idea fu rivista dal tedesco Joachim Hänsler, e fu proposto un cannone antiaerei elettrico. Il progetto andò avanti fino al 1944, ma il cannone non fu mai costruito. Quando, dopo la guerra, i documenti del progetto furono scoperti suscitarono molto interesse e fu eseguito uno studio molto accurato, culminato nel 1947 con una relazione che aveva concluso che la realizzazione del progetto era teoricamente possibile, ma che ogni cannone avrebbe avuto bisogno di energia sufficiente ad illuminare mezza Chicago.
Nel 1950, Sir Mark Oliphant, un fisico australiano ed il primo direttore del Research School di Scienze Fisiche alla "Università Nazionale Australiana", iniziò la progettazione e la costruzione del generatore omopolare più grande del mondo, una sorgente usata per dare energia al cannone a rotaia o RAILGUN. In tal modo vennero costruiti su vasta scala e collaudati altri modelli, realizzati soprattutto da agenzie statunitensi, britanniche e jugoslave. I primi prototipi sviluppati avevano ancora dei problemi tecnici da risolvere per poter rimpiazzare le armi comuni. Probabilmente il primo sistema che ebbe successo fu costruito dalla Defence Research Agency britannica, sistema sul quale si sta ancora lavorando da più di dieci anni.

Sviluppi recenti

Attualmente, le forze armate di vari paesi stanno finanziando esperimenti sui cannoni a rotaia. Ad esempio, sono stati sviluppati cannoni lineari presso l'Institute for Advanced Technology della University of Texas at Austin in grado di lanciare proiettili perforanti al tungsteno con una energia cinetica di 9 MJ. Una energia di questa entità è sufficiente a sparare un proiettile da 2 kg alla velocità di 3 km/s e con questi dati balistici un proiettile di tungsteno o altro metallo denso è in grado di penetrare facilmente un carro armato e potenzialmente passarci attraverso.
Nell'ottobre 2006, la Naval Surface Warfare Center Dahlgren Division statunitense ha effettuato una dimostrazione con un cannone a rotaia da 8 MJ, sparando proiettili di 3,2 kg. Il cannone è il prototipo di un'arma da 64 MJ da impiegare a bordo di navi da guerra della marina. Il problema principale per l'impiego pratico di questa tecnologia è legato all'usura e successiva messa fuori uso del cannone a causa dell'estrema quantità di calore prodotto durante gli spari. Si prevede che tali armi siano abbastanza potenti da provocare effetti leggermente maggiori rispetto ad un missile BGM-109 Tomahawk, ma ad un costo più contenuto per singolo colpo. Successivamente, la BAE Systems ha consegnato alla U.S. Navy il modello 32-MJ LRG, un prototipo da 32 Megajoule.
Il 31 gennaio 2008, l'U.S. Navy ha sperimentato un cannone a rotaia che ha sparato un proiettile da 10,64 Megajoule ad una velocità alla volata di 2 520 m/s. L'arma sperimentata si prevede possa far raggiungere ai proiettili velocità maggiori di 5.800 m/s, con una precisione di tiro sufficiente a colpire un bersaglio di 5 metri da più di 200 miglia nautiche (370 km) ed una cadenza di tiro di 10 colpi al minuto. La potenza elettrica viene fornita da un nuovo prototipo di batteria di condensatori da 9 Megajoule, realizzata utilizzando commutatori allo stato solido ed elementi costituiti da condensatori ad alta densità di energia, realizzati per la specifica esigenza nel 2007. Del sistema fa parte un sistema di generazione di potenza a impulso da 32 Megajoule, sviluppato negli anni ottanta dall'US Army's Green Farm Electric Gun Research and Development Facility e aggiornato dalla General Atomics Electromagnetic Systems (EMS) Division. Si stima che il sistema sarà operativo tra il 2020 e il 2025.








IL CANNONE ELETTROMAGNETICO GIAPPONESE DELL’AGENZIA ATLA

Il 17 ottobre 2023 l'Acquisition, Technology & Logistics Agency (ATLA), una divisione del Ministero della Difesa giapponese, ha annunciato di aver effettuato con successo il test di un cannone a rotaia elettromagnetico capace di lanciare un proiettile in acciaio da 40 mm e 320 grammi di peso alla velocità di 6.5 Mach, a fronte di 20 MJ di energia di carica, e teoricamente capace di ingaggiare i missili ipersonici.
L'Agenzia giapponese di acquisizione e logistica (ATLA) ha rilasciato di recente nuove immagini dei test di un prototipo di RAILGUN a bordo della nave da guerra JS Asuka all'inizio di quest'anno. L’Agenzia ATLA afferma anche che è la prima volta che qualcuno ha sparato con successo con un cannone imbarcato su di una nave contro una nave bersaglio reale. Il Giappone continua ad andare avanti con lo sviluppo del railgun, una tecnologia che l’US NAVY ha abbandonato nel 2020 a causa di significativi ostacoli tecnologici.
JS Asuka, è una nave sperimentale dedicata unica nel suo genere con un dislocamento di 6.200 tonnellate appartenente alla Japan Maritime Self-Defense Force (JMSDF); è stata avvistata per la prima volta con l’arma railgun in una torretta installata sul suo ponte di volo di poppa ad aprile 2025. Ulteriori viste della nave in questa configurazione sono emerse in seguito: ”ATLA ha condotto il test di tiro con cannoni da bordo da giugno a inizio luglio di quest'anno con il supporto della Forza di autodifesa marittima giapponese", secondo un post di ieri sulla pagina Instagram ufficiale dell'agenzia. "È la prima volta che un cannone elettromagnetico imbarcato su di una nave ha sparato con successo contro una vera nave".
Una delle immagini che accompagnano il post Instagram di ATLA mostra il railgun che spara. Quello che sembra essere un array radar e un sistema di telecamere elettro-ottiche e/o a infrarossi sono anche visibili nell'immagine su di una torretta separata.
Un’altra foto mostra una nave simile ad un rimorchiatore nel mirino di un sistema di targeting. Ulteriori immagini del rimorchiatore sono ora emerse anche mostrando chiaramente le schede di bersaglio sui lati del porto e della dritta del suo imbuto, nonché una rivolta verso la poppa.
Finora, ATLA non ha rilasciato alcuna immagine di navi bersaglio effettivamente colpite da proiettili sparati dal cannone a rotaia imbarcato sull’Asuka. L'agenzia dice che ulteriori dettagli saranno forniti al suo prossimo Simposio sulla tecnologia della difesa a novembre 2025.
Nel 2023, ATLA aveva dichiarato di aver condotto il primo tiro riuscito in assoluto di un cannone da qualsiasi nave. L'agenzia non ha nominato la nave utilizzata in quei test.
ATLA lavora sui RAILGUN dal 2010 e ha anche condotto test di tiro presso strutture a terra. L'agenzia e la JMSDF hanno una chiara visione verso lo sviluppo di un'arma operativa che potrebbe essere integrata sulle navi da guerra giapponesi e alleate.
ATLA ha precedentemente mostrato rendering di potenziali installazioni di railgun sul futuro cacciatorpediniere 13DDX, nonché sui DDG classe MAYA esistenti (noti anche come classe 27DDG). Il Ministero della Difesa giapponese ha anche mostrato pubblicamente un modello di un railgun in una torretta stealth, diversa da quella testata a bordo del caccia Asuka.
Parlando attraverso un interprete a una tavola rotonda all'esposizione DSEI Giappone 2025 all'inizio di quest'anno, Kazumi Ito, direttore principale della divisione politica delle attrezzature all'ATLA, ha detto che gli sforzi del suo paese stavano "progredendo", ma ha riconosciuto "numerose sfide” tecnologiche.
I cannoni elettromagnetici o RAILGUN utilizzano elettromagneti invece di propellenti chimici per sparare proiettili a velocità molto elevate. Storicamente, hanno avuto significativi requisiti di generazione di energia e raffreddamento, che, a loro volta, li hanno tipicamente resi fisicamente molto ingombranti. Montare la torretta sperimentale railgun sul ponte di volo dell’Asuka aveva senso dato l'ampio spazio aperto che offriva. Un'installazione più tradizionale su di una nave da guerra operativa richiederebbe di trovare spazio sufficiente, soprattutto sotto il ponte, per i vari componenti, che potrebbero richiedere modifiche estese altamente costose e che richiedono tempo.
L'usura che deriva dal lancio prolungato di proiettili a velocità molto elevate presenta ulteriori sfide per i RAILGUN. I binari rapidamente usurati possono portare ad una portata e ad una precisione degradate e ad aumentare il rischio di un guasto catastrofico.
Secondo quanto riferito, ATLA è stato in grado di dimostrare la capacità di sparare colpi a una velocità di circa 4.988 miglia all'ora (2.230 metri al secondo; Mach 6,5) utilizzando cinque megajoule (MJ), o 5 milioni di joule (J), di energia di carica nei test precedenti. L'agenzia aveva almeno in precedenza l'obiettivo di raggiungere una velocità di museruola di almeno 4.473 miglia all'ora (2.000 metri al secondo) e una durata della canna di 120 colpi sono tra gli obiettivi di test precedenti. Rapporti separati confermano che l'ATLA ha cercato di ridurre le richieste di potenza dell'arma.
"Quando si tratta di navi da guerra, in particolare, dove lo spazio è una scommessa e dove le opzioni per ricaricare i missili in mare possono essere nella migliore delle ipotesi estremamente limitate, avere un sistema d'arma che spara munizioni a basso costo da un grande caricatore e che può impegnare un'ampia fascia di set di obiettivi sarebbe un chiaro vanto".
Con le sue potenziali capacità, il Giappone non è stato il solo a perseguire i cannoni elettromagnetici, soprattutto per le applicazioni navali. 
La Marina statunitense è stata notevolmente attiva in questo settore tecnologico tra il 2005 e il 2022, ma, nonostante i progressi promettenti per un po', alla fine ha accantonato quel lavoro di fronte a problemi tecnici persistenti e quasi irrisolvibili. A quel punto, i piani per un test in mare erano stati ripetutamente rimandati. l’US ARMY a sua volta ha sperimentato i RAILGUN in strutture terrestri. L’esercito statunitense sta ora sfruttando la tecnologia delle munizioni dello sforzo interrotto dalla US NAVY come parte di un nuovo programma per sviluppare un obice mobile da 155 mm da utilizzare come arma antiaerea.
Secondo quanto riferito, la giapponese ATLA si è incontrata con ufficiali della US NAVY ed ha discusso di sfruttare il lavoro sui railgun con la possibilità concreta di una maggiore collaborazione in futuro.
Nel 2018, un cannone da tiro con torretta è emerso anche su una nave appartenente alla Marina dell'Esercito Popolare di Liberazione cinese (PLAN). Lo stato attuale di quel progetto o di altri sviluppi di railgun cinesi non è chiaro. La Cina sperimenta tale tecnologia sin dagli anni '80.
Il lavoro sui cannoni elettromagnetici, anche per un potenziale uso navale, in Turchia ha ricevuto attenzione pubblica anche negli ultimi anni. Altri paesi a livello globale stanno esplorando le future capacità di un railgun. L'anno scorso, le autorità giapponesi hanno firmato un accordo con le loro controparti in Francia per collaborare agli sviluppi ti tali armi.
ATLA è ora pronta a condividere maggiori dettagli sui progressi del suo programma di cannoni RAILGUN, tra cui il tiro di prova contro vere navi bersaglio; ulteriori dettagli potrebbero iniziare ad emergere nel frattempo.









Si vis pacem, para bellum 
(in latino: «se vuoi la pace, prepara la guerra») è una locuzione latina.

Usata soprattutto per affermare che uno dei mezzi più efficaci per assicurare la pace consiste nell'essere armati e in grado di difendersi, possiede anche un significato più profondo che è quello che vede proprio coloro che imparano a combattere come coloro che possono comprendere meglio e apprezzare maggiormente la pace.
L'uso più antico è contenuto probabilmente in un passo delle Leggi di Platone. La formulazione in uso ancora oggi è invece ricavata dalla frase: Igitur qui desiderat pacem, praeparet bellum, letteralmente "Dunque, chi aspira alla pace, prepari la guerra". È una delle frasi memorabili contenute nel prologo del libro III dell'Epitoma rei militaris di Vegezio, opera composta alla fine del IV secolo.
Il concetto è stato espresso anche da Cornelio Nepote (Epaminonda, 5, 4) con la locuzione Paritur pax bello, vale a dire "la pace si ottiene con la guerra", e soprattutto da Cicerone con la celebre frase Si pace frui volumus, bellum gerendum est (Philippicae, VII, 6,19) tratta dalla Settima filippica, che letteralmente significa "Se vogliamo godere della pace, bisogna fare la guerra", che fu una delle frasi che costarono la vita al grande Arpinate nel conflitto con Marco Antonio.

Blog dedicato agli appassionati di DIFESA, 
storia militare, sicurezza e tecnologia. 


La bandiera è un simbolo che ci unisce, non solo come membri 
di un reparto militare 
ma come cittadini e custodi di ideali.
Valori da tramandare e trasmettere, da difendere
senza mai darli per scontati.
E’ desiderio dell’uomo riposare
là dove il mulino del cuore non macini più
pane intriso di lacrime, là dove ancora si può sognare…
…una vita che meriti di esser vissuta.
Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Violenza e terrorismo sono il risultato
della mancanza di giustizia tra i popoli.
Per cui l'uomo di pace
si impegna a combattere tutto ciò 
che crea disuguaglianze, divisioni e ingiustizie.
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…
Come i giusti dell’Apocalisse scruto i cieli e sfido l’Altissimo: 
fino a quando, Signore? Quando farai giustizia?
Dischiudi i sette sigilli che impediscono di penetrare il Libro della Vita 
e manda un Angelo a rivelare i progetti eterni, 
a introdurci nella tua pazienza, a istruirci col saggio Qoelet:
“””Vanità delle vanità: tutto è vanità”””.
Tutto…tranne l’amare.

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, TWZ, Wikipedia, L’Identità, You Tube)



























 

martedì 16 settembre 2025

FORZA AEREA POLACCA - Siły Powietrzne o Siły Zbrojne Rzeczypospolitej Polskiej: l'ultimo dei venerabili aerei da attacco con ala a geometria variabile Sukhoi Su-22 Fitter in Europa è stato ufficialmente ritirato dal servizio. Un tempo, il Su-22 era una spina dorsale della potenza aerea offensiva del Patto di Varsavia.











https://svppbellum.blogspot.com/

Si vis pacem, para bellum 
(in latino: «se vuoi la pace, prepara la guerra») è una locuzione latina.

Uno dei mezzi più efficaci per assicurare la pace consiste nell'essere armati e in grado di difendersi, possiede anche un significato più profondo che è quello che vede proprio coloro che imparano a combattere come coloro che possono comprendere meglio e apprezzare maggiormente la pace.










Siły Powietrzne (in italiano: Aeronautica Militare) è una delle quattro componenti delle forze armate polacche (Siły Zbrojne Rzeczypospolitej Polskiej)


È spesso abbreviata in PolAF, dall'inglese Polish Air Force. La storia della Polskie Lotnictwo Wojskowe inizia con la fine della prima guerra mondiale. Nel 1918 vennero formati diversi squadroni creati in altri paesi. In Russia vi era uno squadrone a disposizione del corpo d'armata del generale Joseph Dowbor-Muśnicki, sciolto nel maggio 1918. In Francia vi erano cinque squadroni di aerei a disposizione dell'armata del generale Józef Haller. Nel corso del 1919 gli aerei di questi reparti furono trasferiti, assieme alle relative attrezzature logistiche, in Polonia. 


L'Aeronautica della Polonia ha il suo comando a Varsavia, dove ha sede il Dowództwo Sił Powietrznych (lo "Stato Maggiore" della forza aerea polacca). Da esso dipendono due Corpi che controllano quattro stormi (caccia, cacciabombardieri, trasporto e addestramento), i quali si articolano a loro volta su un numero variabile di gruppi. Questi ultimi hanno preso il posto dei precedenti reggimenti. Inoltre oggi alle dipendenze della PolAF ci sono: la 1 Śląska Brygada Rakietowa, la 3 Warszawska Brygada, il 61 Skwierzynski Pulk Rakietowy, il 78 Pulk Rakietiowy, il 1 Osrodek Radioelektroniczny e la 3 Brygada Radiotechniczna, ovvero due brigate missilistiche terra-aria, due reggimenti con la stessa funzione e, infine, un centro e una brigata radar. Nel 1997 il governo polacco avviò una competizione tra aziende aeronautiche con lo scopo di individuare un aereo da caccia polivalente, con il quale sostituire i Mikoyan-Gurevich MiG-21 Fishbed e Sukhoi Su-22. Il requisito prevedeva l'acquisizione di 100 velivoli con i quali rimpiazzare gli oltre 350 di produzione sovietica che militavano tra le file della PolAF. Gli aerei presi in esame furono: il Dassault Mirage 2000; il Lockheed Martin F-16 Fighting Falcon e il Saab JAS 39 Gripen. Verso la fine del 2002 la scelta cadde sul caccia statunitense F-16. Il contratto, sottoscritto nell'aprile del 2003, ammontava a 3,5 miliardi di dollari e prevedeva 48 esemplari suddivisi in 36 monoposto F-16C-52CF e 12 biposto F-16D-52CF. L'intera linea di MiG-21 Fishbed venne radiata nel 2003, mentre le consegne dei nuovi aeroplani alla forza aerea polacca ebbero inizio nel novembre 2006 e terminarono nel dicembre 2008.






IL SUKHOI Su-22 Fitter E’ STATO RITIRATO DAL SERVIZIO OPERATIVO POLACCO

L'ultimo dei venerabili aerei da attacco con ala a geometria variabile Sukhoi Su-22 Fitter in servizio operativo in Europa è stato ufficialmente ritirato dal servizio aereo polacco. Un tempo, il Su-22 era una spina dorsale della potenza aerea offensiva del Patto di Varsavia sul continente; gli ultimi esemplari sono stati gestiti dall'aeronautica polacca, che aveva operato con questi caccia-bombardieri da quando il primo esemplare fu consegnato più di 40 anni fa.
C'è stata molta attenzione sulla Polonia dopo che i velivoli della NATO hanno abbattuto molti droni russi che entrati nello spazio aereo del paese in una violazione senza precedenti. Nel frattempo, l'aeronautica polacca ha tenuto un evento mediatico per celebrare il ritiro del Su-22. Una formazione di Fitters ha sorvolato le varie basi dove erano stati di stanza i Su-22 in Polonia. L'aeronautica polacca ha organizzato una cerimonia ufficiale per celebrare la lunga carriera del Su-22.
Alimentato da un singolo turbogetto che lo spingeva fino ad una velocità massima di Mach 1,77, il Su-22 utilizzava un design brutale, molto in linea con la dottrina sovietica dell'epoca della Guerra Fredda. Mentre le sue origini si trovavano nell'aereo da attacco al suolo Su-7 Fitter, il Su-22 era munito di un’ala a geometria variabile, con solo i pannelli alari esterni che ruotavano. Questa era una soluzione più semplice e robusta alle sfide aerodinamiche della geometria variabile. Le armi, comprese le bombe a gravità nucleare, sono state trasportate su 10 punti d’attacco esterni. Durante la Guerra Fredda, i Su-22 sarebbero stati dotati di bombe nucleari tattiche di proprietà sovietica, se le cose si fossero scaldate troppo.
Nel complesso, il Su-22 è stato progetttao per una facile manutenzione e per operazioni di combattimento con un supporto tecnico limitato. Questi fattori hanno contribuito a garantire che rimanesse in servizio per così tanto tempo anche in Polonia.
"È un caccia robusto e affidabile - un'ottima piattaforma per la consegna delle armi", ha detto il capitano Krzysztof Kreciejewski, comandante di volo e istruttore pilota, del Su-22 in una precedente intervista. “Il sistema di navigazione e attacco è ancora lo stesso degli anni '80, ma è praticamente indistruttibile. Anche il motore è molto datato ma molto affidabile con una notevole resistenza alla ingestione di FOD.”
La Polonia ha ricevuto a suo tempo un totale di 90 Su-22M4 monoposto e 20 Su-22UM3K biposto, che sono stati schierati all'interno di quattro reggimenti di bombardieri tattici con sede a Piła, Powidz, Mirosławiec e Swidwin. Il primo esemplare giunse in Polonia nell'agosto 1984. Quando cadde il muro di Berlino nel 1989, i Su-22 erano in servizio anche con Bulgaria, Cecoslovacchia, Germania Est e Ungheria, con esemplari sovietici (noti come Su-17) in servizio anche in alcuni di questi paesi.
Dopo che la Polonia ha scelto di entrare nella NATO nel 1999, i suoi Su-22 hanno subito aggiornamenti limitati e l'aeronautica ha deciso di continuare a far volare il caccia sovietico, così come il caccia MiG-29 Fulcrum. Tra gli altri, i Fitters hanno ricevuto avionica standard NATO e più moderni sistemi di comunicazione VHF/UHF. Inoltre, la durata del servizio venne estesa di 10 anni su 18 degli aerei, con lavori eseguiti nel paese, a Bydgoszcz, dal 2014. Nel processo di modernizzazione, i jet hanno scambiato il loro precedente camuffamento verde e marrone per uno schema grigio bicolore a bassa visibilità.
A un certo punto, ci si aspettava che i Polish Fitters sarebbero stati ritirati nel 2016, ma hanno continuato, anche dopo l'introduzione dei caccia F-16C/D Block 50/52, tra i più avanzati dei Su-22in servizio in Europa. Tuttavia, con la Polonia che è stata l'ultimo operatore di Su-22 in Europa e con la produzione cessata da tempo, mantenere la flotta - che alla fine era concentrata a Mirosławiec, nel nord-ovest della Polonia - diveniva sempre più difficile.
Mentre il ruolo originale del Su-22 era quello di specialista di attacchi dia bassa quota, con una missione di ricognizione secondaria, verso la fine del suo servizio polacco, era anche utilizzato nel ruolo di “aggressor”. Ciò ha coinvolto i caccia che volavano come "aria rossa", oltre a lanciare obiettivi aerei, durante gli scenari di addestramento della difesa aerea e terrestre. Tale lavoro non è stato privo di pericoli, con un Su-22 abbattuto accidentalmente durante un'esercitazione da un missile terra-aria polacco Kub (SA-6 Gainful) nel 2003.
A parte i compiti di seconda linea, i Su-22 polacchi hanno mantenuto un ruolo di combattimento fino alla fine. Ciò includeva attacchi anti-superficie sul Mar Baltico come parte delle operazioni difensive. Nel frattempo, le missioni offensive includevano unità di supporto delle forze terrestri polacche, della marina e delle forze speciali, oltre ad assistere gli alleati durante le esercitazioni. Una limitazione è stata la rimozione dei missili guidati aria-terra di epoca sovietica oramai obsoleti, lasciando i Su-22 armati di cannoni, bombe, razzi e armi a caduta libera. Per l'autodifesa, i missili aria-aria R-60 (AA-8 Aphid) potevano essere montati su speciali piloni sotto l'ala.
Al di fuori dell'Europa, probabilmente anche i giorni del Fitter sono contati: gli ultimi operatori rimasti si trovano in Angola, Libia (dove probabilmente solo una manciata di aerei rimane attiva) e Vietnam. Altri sono in servizio in Iran, Siria e Yemen, dove il loro status attuale dopo gli attacchi aerei israeliani quest'anno, oltre ad altri conflitti recenti, deve essere considerato discutibile.
Il ritiro degli ultimi Su-22 polacchi è stato finalmente reso possibile dall'arrivo dell'aereo da combattimento e attacco leggero Korea Aerospace Industries FA-50, acquisito come parte di un pacchetto di armi sudcoreano. I primi 12 FA-50GF (che rappresentano la configurazione iniziale del Block 10) sono stati consegnati in Polonia tra luglio e dicembre 2023. Altri 36 degli aerei più avanzati FA-50PL (Block 20) sono ancora in ordine.
A Mirosławiec, i Fitters sono sostituiti dall’UCAV Bayraktar TB2, con la base che diventa un hub di droni tattici, poiché queste risorse assumono un ruolo più importante con l'aeronautica polacca. I TB2 saranno infine raggiunti da tre droni MQ-9B SkyGuardian, fornendo capacità molto più ampie.
In termini di aerei da combattimento con equipaggio, l'aeronautica polacca ha già donato 14 dei suoi MiG-29 all'Ucraina, lasciandone altri 14 con sede a Malbork, dove dovrebbero servire fino al 2027. Recentemente è stato firmato un contratto per l'aggiornamento dei 47 F-16 sopravvissuti del paese alla configurazione F-16V.  Nell'espressione più ambiziosa della modernizzazione del servizio, sono in ordine anche 32 F-35A, con un primo squadrone operativo che dovrebbe essere istituito a Łask, intorno al 2025-26.
Complessivamente, questi sono esempi dello sconcertante aumento della spesa per la difesa polacca che è in corso da anni, mentre il paese lavora per modernizzare tutte le sue forze armate, con un occhio particolare per affrontare le minacce della Russia.
C'è una certa ironia, quindi, nel fatto che l'aeronautica polacca oggi saluta i suoi Su-22 di lunga data, forniti da Mosca in un momento in cui il panorama geopolitico dell'Europa sembrava completamente diverso.






Il Sukhoi Su-17, (in russo Сухого Су-17, nome in codice NATO da Fitter B a Fitter K a seconda delle varianti/versioni)

Era un cacciabombardiere monomotore a getto ad ala a geometria variabile progettato dall'OKB 51 diretto da Pavel Osipovič Suchoj e sviluppato in Unione Sovietica negli anni sessanta.
Impiegato negli anni successivi principalmente dalla Voenno-vozdušnye sily (VVS), l'aeronautica militare dell'Unione Sovietica, e da molte forze aeree delle nazioni del Patto di Varsavia e filo-sovietiche era il modello derivato dal precedente Su-7 con la trasformazione dell'ala da freccia semplice a una dotata di semiali esterne ad angolazione variabile, che hanno considerevolmente migliorato le prestazioni a bassa velocità ed il carico utile trasportabile.

Sviluppo

Il progetto del Su-7 aveva il pregio di un'elevata potenza e di prestazioni altamente transoniche/supersoniche, pagate però con un ridotto carico utile in termini sia di combustibile che di armi, oltre ad un ventaglio di apparecchiature elettroniche inadeguato alle necessità ed alla mole di questo aereo, che divenne nondimeno uno dei pilastri dei reparti d'attacco sovietici della Aviazione Frontale.
Ma questo apparecchio mancava semplicemente di spazio, dentro la sua snella fusoliera, per ospitare altro che il motore Ljul'ka AL-7F ed il pilota. Non esisteva poi la possibilità di incrementare di molto il carico esterno in quanto la velocità di distacco dal suolo era già elevata, e non avrebbe potuto che aumentare se il velivolo avesse dovuto sfruttare appieno la sua grande potenza propulsiva. Ma come riuscire a ridurre la velocità d'atterraggio e di decollo, aumentare il peso del combustibile, dell'avionica e delle armi al tempo stesso? Il problema venne posto molto seriamente dagli ingegneri sovietici. L'ala a freccia ad alto angolo era ideale per il volo a bassa quota, in quanto assicurava un'elevata stabilità alla raffica (di vento) e non era considerato saggio abbandonarla in favore dell'ala a delta di piccola superficie, che pure era un'alternativa del tutto accettabile.
Il 9 luglio 1967, nella grande manifestazione di Domodedovo arrivò la risposta alle domande su quale macchina avrebbe sostituito il Su-7, già obsolescente, nei reparti aerei d'attacco al suolo ed interdizione.
Il cielo quel giorno si popolò di un gran numero di aerei sovietici che mostravano come anche in URSS stessero nascendo apparecchi di una nuova generazione, più sofisticati e temibili di quanto ci si aspettasse da parte degli osservatori occidentali. La cosa era stata pensata in maniera abbastanza azzardata, perché la maggior parte dei nuovi apparecchi erano poco più che prototipi, e la reazione occidentale, assai sovradimensionata, non sarebbe poi tardata ("Teen fighters").
Tra i velivoli mostrati quel giorno vi era un aereo che venne presentato come "il primo aereo a geometria variabile" sovietico. Esso era denominato Su-7IG (izmenyaemaya geometriya, geometria variabile) e la NATO lo ribattezzò di lì a poco Fitter B.
Con quel tale, formidabile, numero di velivoli di nuova concezione presentati, non stupisce che il nuovo Sukhoi da attacco, il quale non era altro che l'adattamento a una rozza forma di ala a freccia variabile del Su-7, passasse quasi inosservato.
La macchina sarebbe entrata poi in produzione, ma molto limitata. I piloti non mancarono di apprezzare la riduzione della velocità di sostentamento di circa 100 chilometri orari, ovvero sotto i 300 km/h. Ben presto la macchina, che era solo un velivolo sperimentale, venne sostituita da un modello successivo, che aveva un nuovo e più efficiente motore, il Lyul'ka Al-21F-3.
Il modello venne chiamato Fitter C in ambito NATO e risultò il primo vero modello in produzione del Fitter di seconda generazione. Questa fu in effetti la prima dimostrazione di come la mancanza d'interesse per tale, nuovo progetto, fosse decisamente ingiustificata.
Il Su-17 non era l'epigono di un progetto passato, ma il prologo di una nuova e capace genìa di aerei d'attacco al suolo.

Descrizione tecnica

Velatura

Il velivolo Sukhoi Su-17 originale era una macchina molto simile al predecessore, con la sola, grande eccezione delle semiali esterne, che disponevano di una sezione mobile lunga 4,2 metri, con un perno di rotazione sistemato quindi a circa metà dell'ala, che per il resto restava fissa, a freccia moderata e a larga corda. Erano aggiunte paratie anti-scorrimento sul dorso dell'ala, 2 per ciascuna, per poter incrementare la stabilità del velivolo nei vari assetti di volo.
L'ala a geometria variabile è senza dubbio il motivo di maggior interesse della macchina, e la chiave del suo successo. Essa non è affatto un modello sofisticato, in quanto dispone di sole 3 posizioni, 30 gradi per il decollo e il moto a volo lento, 63 per il volo supersonico e una posizione intermedia per il regime transonico/subsonico. La ridotta lunghezza della semiala mobile riduce se non altro gli sforzi torsionali della struttura e semplifica il posizionamento del baricentro dell'aereo, oltre a liberare spazio prezioso nella fusoliera. Il prezzo da pagare è un peggioramento dell'aerodinamica del velivolo, prezzo peraltro trascurabile in un aereo d'assalto, nel quale la velocità di punta poco conta rispetto al carico bellico e alla stabilità della piattaforma durante il tiro coi cannoni. 
La variazione della freccia era manuale, non esisteva nessun automatismo computerizzato per ottimizzare l'angolo, ma dato che le posizioni erano solo tre, non c'erano problemi nel gestirle da parte del pilota.
L'importante era avere un'ala capace sia di evitare il sacrificio della velocità di punta come anche ridurre quella d'atterraggio a valori accettabili, per cui si potrebbe dire che l'ala a geometria variabile del Sukhoi era poco più di un ipersostentatore molto sofisticato.
Nondimeno, il funzionamento garantiva il decollo e atterraggio a velocità accettabili, nonostante l'incremento di peso di oltre 3 tonnellate, quasi interamente costituita da un carico utile netto di combustibile ed armi.

Propulsione

L'aereo aveva anche un motore più potente ed efficiente, che certamente aiutava a migliorare le prestazioni complessive. Sebbene il Lyul'ka Al-21F sia, per gli standard odierni, un motore assai pesante, la sua potenza è a tutt'oggi di tutto rispetto, tanto che sebbene esso pesi poco più di un J79, turbogetto classico di riferimento, la sua potenza senza postbruciatore è totalmente comparabile con quella del turbogetto statunitense alla massima potenza (con immenso incremento dei consumi, tra l'altro).
La dotazione di carburante è risultata incrementata in maniera sostanziale solo con i modelli successivi, grazie alla loro "gobba" che, sfruttando la lunghezza della fusoliera, aumenta il volume della stessa in misura apprezzabile; la sua presenza è inoltre dettata dalla "regola delle aree" che si era rivelata di capitale importanza nella riduzione della resistenza nei regimi transonici/supersonici. Il totale del carburante imbarcato è di 4550 litri sui modelli più recenti, un incremento di oltre il 50% rispetto al vecchio "Fitter", mentre esternamente esistono 2-4 serbatoi da 800 litri, contro i due da 600 originari.

Sistemi d’arma

Anche la dotazione di sistemi avionici è risultata incrementata, ma anche questo è successo essenzialmente con i modelli successivi, a partire dal "Fitter D" in special modo.
Il sistema avionico comprende un telemetro radar, radar doppler di navigazione, IFF, RWR ed altro ancora, poi integrata con sistemi come i telemetri laser-designatori. Le "scatole nere" sono disposte sia (soprattutto) dietro che davanti l'abitacolo.
Il pilota ha un campo visivo accettabile, grazie all'elevata posizione dell'"ufficio". Benché esso sia situato sopra il condotto della presa d'aria frontale, nel cui cono esistono le antenne del telemetro radar e l'eventuale illuminatore laser, esso appare assai ampio, e anche nei modelli "con la gobba" esso ha un ampio settore di visuale, anche nel critico ore 6.
Il problema è semmai che il tettuccio ha una larga costola metallica lungo la linea di mezzeria, con uno specchio retrovisore sistemato nel mezzo. Il pilota ha un considerevole spazio disponibile, e benché i comandi siano pesanti e la strumentazione di tipo analogico, la macchina appare ben concepita, grazie anche ad un efficiente pilota automatico, per consentire un volo veloce e sicuro a bassa quota.
I cannoni restano gli NR-30 in tutte le versioni, con 80 colpi l'uno. Con la granata pesante 0,390 kg esso è risultato molto più indicato per gli attacchi al suolo delle armi da 23mm. La dotazione comprende un massimo di 4 tonnellate ripartite in 8- 9 punti d'aggancio, 4 sotto le ali, 2 coppie in tandem sotto la fusoliera. Esiste la possibilità di portare bombe, razzi fino al 240 – 330 mm, missili AA-8 o AS-7, 9, 10, 11, 12 o 14, a seconda delle versioni.

Versioni

Lo sviluppo del Su-17 è cominciato come versione parzialmente GV del precedente Fitter A, ma le sue dimensioni abbondanti e una costruzione assai razionale ne hanno consentito un considerevole aggiornamento, sia elettronico che, soprattutto, strutturale. Oltre al Su-17 vennero previste delle versioni da esportazione denominate Su-20 e Su-22 che differivano dal modello da cui derivavano essenzialmente per avionica e dotazioni d'arma meno sofisticate:
  • Su-17 'Fitter-B': aereo iniziale, con un motore AL-7F e la fusoliera originale.
  • Su-17 'Fitter-C': primo vero "Fitter" di seconda generazione, con un nuovo motore e altri aggiornamenti.
  • Su-20 'Fitter-C': versione da esportazione.
  • Su-17M 'Fitter-D': questo aereo aveva un nuovo muso, allungato di circa 40 cm, con un radar doppler di navigazione a bassa quota (una sorta di TFR assai primordiale) sistemato sotto il labbro della presa d'aria, e nel cono della presa d'aria un telemetro laser. Il nuovo cacciabombardiere entrò in servizio nel 1976.
  • Su-20 'Fitter-D': versione da esportazione del Su-17M dal quale si differenziava per la possibilità di adottare il missile aria-aria R-3S ed i razzi S-24 telemetro radio SRD-5MK abbinato al missile R-3S sostituzione del pod cannone esterno SPPU-22 (mobile) con l'UPK23 (fisso) inizialmente sostituzione dell'apparecchiatura per le comunicazioni radio R-832M con la precedente R-802V sostituzione del transponder identificazione amico/nemico SRO-2 con il responder SOD-57M previsione per due serbatoi ausiliari agganciati sotto la fusoliera previsione per l'installazione di equipaggiamento radio per la guida caccia in un pod esterno
  • Su-17U 'Fitter-E': biposto da addestramento-operativo.
  • Su-22 'Fitter-G': versione da esportazione del Su-17U, nessuna differenza degna di nota.
  • Su-17M1-2 'Fitter-F-J': monoposto migliorati rispetto al precedente, con una nuova, elegante linea del dorso, dovuta all'aumento del volume interno destinato per il combustibile. Avevano molti aggiornamenti anche nell’avionica.
  • Su-22 'Fitter-J': versione da esportazione del Su-17M2 dal quale si differenziava per nuovo timone: forma diversa e altezza aumentata di 105 mm stabilizzatori più larghi di 139 mm (ciascuno) varie ed imprecisate modifiche ai motori ed ai sistemi correlati
  • Su-17M3 'Fitter-H': questo velivolo aveva ulteriori aggiornamenti, come punti d'aggancio supplementari per missili AA-2/AA-8. Entrato in linea dal 1980.
  • Su-22M3 versione da esportazione del Su-17M3 dal quale si differenziava per nuovo telemetro laser Klyon-PS mirino ASP-17B al posto del ASP-17 radio-altimetro A-031 al posto del RV-5 allarme radar SPO-15 invece del SPO-10 Sirena-3M
  • Su-17M4 'Fitter K': ulteriore aggiornamento, riconoscibile dalla presa d'aria alla base della deriva per raffreddare l'elettronica, assai potenziata. Esso aveva una serie di nuove armi, tra cui missili laser-guidati, grazie al telemetro laser ora utilizzabile anche per la designazione delle armi guidate.
  • Su-22M4 versione da esportazione del Su-17M4, nessuna differenza degna di nota.

I Sukhoi Su-17 in servizio 

Esordio operativo

Il cacciabombardiere Fitter, con la sua ala a geometria variabile, è stato sempre un velivolo enigmatico, mai pienamente apprezzato nella sua efficacia operativa. Entrò in servizio attorno al 1970-71 con 2 squadroni equipaggiati con il modello basico Fitter B.
Dopo venne il momento del Su-20 Fitter C, con ben 3 reggimenti rapidamente riequipaggiati nella Germania Est, che misero in crisi l'intelligence NATO in quanto era molto difficile capire quanto fosse efficiente il nuovo Sukhoi. Poco dopo arrivarono in linea anche gli altri modelli, mentre le esportazioni riguardarono una dozzina di paesi.

Servizio in 4 continenti

Le fonti circa l'impiego dei nuovi Su-17 durante la guerra del Kippur sono contrastanti: c'è chi afferma che essi vi presero parte, ma se le cose andarono così il loro impiego fu quantomeno limitato.
Tale ultima affermazione è sostenibile in base a diverse osservazioni: anzitutto, la presenza dei Su-7, già disponibili in grandi quantità, non avrebbe lasciato molto spazio nell'organico delle aeronautiche arabe per tale nuovo apparecchio. In secondo luogo, non risultano osservazioni di tale velivolo in azione, nonostante la caratteristica ala a geometria variabile, incernierata così lontano dalla fusoliera, sia davvero unica nel panorama aeronautico mondiale. Infine, se tali macchine fossero state impiegate in quantità, i loro rottami, ritrovati sul territorio controllato da Israele avrebbero fatto certamente notizia.
Ma soprattutto, considerando l'enorme incremento delle capacità belliche ottenute già dai primi Fitter C, in riferimento al maggiore carico trasportabile, avrebbero lasciato il segno in maniera molto consistente sugli obiettivi israeliani. Il carico utile era infatti praticamente raddoppiato, come anche il raggio d'azione.
Comunque sia, non passò molto prima che il nuovo cacciabombardiere arrivasse sia in Egitto che in Siria, seguiti dall'Iraq.
A tale periodo si fa infatti menzione, per ricordare le doti di stabilità della macchina, con un aneddoto, non è chiaro se corrispondente a verità o meno, ma comunque riportato da varie fonti giornalistiche.
Un velivolo, per cause non ben chiare, venne abbandonato dal pilota durante una missione, ma la macchina si sostenne in volo stabile da sola, atterrando poi, "spanciando" su una duna, con pochi danni! Così gli occidentali ebbero modo di vedere da vicino un esemplare del "Fitter-C" pressoché intatto.
Ben presto il Su-17/20/22 sostituì i precedenti Su-7 in quasi tutte le forze aeree utenti grazie a una velocità d'atterraggio più bassa e alla maggiore capacità di carico, integrata successivamente da una vasta gamma di armi aria-superficie guidate.
Tra gli utenti del patto di Varsavia, il velivolo entrò in linea inizialmente con l'aviazione polacca, che fino al 1990 manteneva alcuni Su-20 (versione da esportazione del Su-17 iniziale) in un reggimento da ricognizione. In seguito i velivoli, per lo più di modelli successivi, rapidissimamente apparsi nel corso degli anni settanta-inizio anni ottanta, entrarono in linea anche in Germania Orientale e Cecoslovacchia, come pure Ungheria e Bulgaria. La Romania invece, avendo a disposizione i suoi Soko J-22 Orao (aquila) probabilmente non ebbe la necessità dei Fitter.

Il caso tedesco

Il confronto tra il MiG-23 e il Su-17 nella Luftstreitkräfte, come anche nell'aviazione di marina della Germania orientale, non fu favorevole per il caccia Mikoyan.
Malgrado la concezione decisamente più moderna, essendo un tipo dotato di ala totalmente a geometria variabile e di concezione (motore incluso) totalmente nuova rispetto al precedente MiG-21, mentre il Su-22 derivava dal vecchio Su-7, il Fitter vinse e convinse sia i piloti che gli specialisti. Il MiG-23 venne trovato troppo sofisticato e costoso, oltre che di caratteristiche insoddisfacenti quanto a sistemi d'arma.
Il programma di riequipaggiare la Luftstreitkräfte con tale macchina venne quindi interrotto dopo soli due reggimenti coi MiG-23 da caccia ed uno con i MiG-23BN da attacco. Per i primi, si pensò che valesse la pena di tenere i vecchi ma più semplici MiG-21 fino all'arrivo del MiG-29, i secondi, concorrenti diretti del Fitter, vennero mal considerati per problemi al motore, eccessiva complessità, mancanza di armi guidate (eccetto i missili noti come AS-7 Kerry, assai poco apprezzati).
Il Fitter, dotato di maggiore semplicità e di una vasta gamma di munizioni aria-terra, inclusi missili antiradar e laser guidati, equipaggiò due reggimenti, uno dell'aeronautica, l'altro della marina.
Dopo circa 10 anni da questi eventi, grazie alla riunificazione delle due Germanie, il WTD-61, ovvero il reparto sperimentale tedesco, ne collaudò alcuni per capire le caratteristiche che i Fitter possedevano. Il modello valutato era il Su-22M, paragonabile al Su-17M4, l'ultimo e più sofisticato membro della famiglia.
Venne trovato addirittura più sorprendente del Fulcrum, forse perché non ci si aspettava molto da tale vecchio e grosso apparecchio (sottovalutato, come tutti i cacciabombardieri Sukhoi, a vantaggio dei MiG).
Tra le conclusioni stilate e riportate dalla stampa di allora, è interessante leggere che il velivolo si pilotava bene e in maniera assai facile, con una buona risposta ai comandi, ma questi continuavano ad essere assai pesanti per le abitudini occidentali (il Su-7 era comunque decisamente peggiore), mentre la visibilità verso il settore posteriore era limitata (certamente lo era in confronto con il Su-7, ma il MiG-23, con il suo abitacolo incassato tra le prese d'aria e il muso, offre certamente meno).
La dotazione avionica consentiva missioni d'attacco nucleare, attacco con armi a guida laser, difesa contro i radar nemici grazie ad un buon radar warning receiver e contromisure elettroniche interne, giudicate "molto interessanti".
Nell'insieme, il Su-22M/Su-17M4 ha fornito prestazioni talmente interessanti che, a due anni dalla fornitura di queste macchine al reparto (6 in tutto, dalla metà 1991), i tecnici ci stavano ancora lavorando.
Il WTD-61 non ha valutato anche il MiG-23, che certamente avrebbe meritato qualche attenzione in più, visto che si trattava almeno in parte dei potenti MiG-23ML, ma la carenza di personale di supporto e di manuali in tedesco non lo ha apparentemente consentito.
Questo spiega bene perché la Polonia non solo si sia tenuta i suoi velivoli (oltre un centinaio), ma addirittura ne abbia programmato la modernizzazione, da eseguirsi per renderli pienamente compatibili con i sistemi IFF NATO. I primi Fitter vennero acquistati nel 1974, e si trattava di Su-20 destinati alla ricognizione armata. Tenuti in carico fino al termine del patto di Varsavia, essi non sono stati sostituiti dai Su-22, assegnati invece ad altri reparti equipaggiati con MiG-17 e Su-7, fino a raggiungere i 4 reggimenti operativi, che hanno costituito la punta di lancia dell'aviazione polacca fino al giorno d'oggi.
Il Perù è l'unico cliente dell'America meridionale per il Su-17/22. Ebbe 52 Fitter F e alcuni Fitter E biposto, con il contratto per i primi 36 costato 250 milioni di dollari, e firmato nel 1977. Il problema degli aerei Sukhoi peruviani si dimostrò il supporto e la manutenzione, per non parlare di ricorrenti crisi economiche che, ad un certo punto, avevano costretto a mettere fuori uso tutti gli aerei tranne 7, ma il velivolo è ancora in servizio, con vari aggiornamenti. Due macchine vennero abbattute nei combattimenti contro l'Ecuador qualche anno fa, sembra dai Mirage F.1 della piccola ma efficiente aviazione ecuadoriana (ovviamente, il Perù sostiene che sia stata la contraerea, cosa in verità tutt'altro che inammissibile) nell'ambito di circa 40 missioni belliche volate.
Vi sono stati almeno due programmi d'aggiornamento per tali velivoli, ancora in anni recenti, che hanno comportato l'aggiunta di nuove armi e la sostituzione di parte dell'avionica originale, altro punto assai debole del modello venduto al Perù. Tra le altre cose cambiate, il RWR, e i sistemi di navigazione, mentre missili AA-11 e bombe anti-pista hanno fatto la loro comparsa, ma forse la cosa più interessante è l'introduzione di un sistema totalmente automatico per la variazione della freccia alare. Uno dei Fitter, nel 1992, aprì il fuoco contro un C-130 spia dell'USAF, uccidendo un membro dell'equipaggio.
L'Iraq è stato certamente il maggior cliente, con decine di macchine comprate dagli anni settanta in poi, ed usate intensamente nel conflitto Iraq-Iran. Il velivolo venne spiegato in praticamente tutte le versioni prodotte, inclusi esemplari portati in azione da piloti sovietici. Esso ebbe un vasto impiego, con rilevanti successi, come quelli ottenuti in alcune missioni dai Su-22 biposto equipaggiati per azioni antiradar con ECM e missili ARM, (come gli F-105F/G, i velivoli USA più simili ai Fitter), ma subirono anche molte perdite a causa della reazione iraniana. Essi vennero spesso abbattuti dalle batterie HAWK che cercavano di attaccare. Altre missioni vennero volate in azioni di supporto aero-tattico contro la fanteria iraniana, con effetti tremendi, specie quando armati di razzi calibro 57 mm e poi anche bombe chimiche (che colpirono un gran numero di sventurati giovani fanti iraniani).
Tali armi erano necessarie per bilanciare la superiorità nemica in uomini, ma era pur sempre un crimine secondo le convenzioni internazionali. Incidentalmente, Ṣaddām Ḥusayn finì giustiziato per le stragi contro i Curdi ma non per l'uso dei gas contro l'Iran, cosa che non contribuisce comprensibilmente a rendere gli iraniani soddisfatti dell'attuale situazione della regione.
Due Su-22 vennero infine abbattuti, poco dopo la fine della guerra del 1991, il 22 e il 2 marzo, dagli F-15 statunitensi a seguito del sorvolo di aree interdette agli aerei iracheni (erano in corso le ribellioni sciite e curde, che tuttavia sanguinosamente fallirono, grazie all'intervento dell'aviazione irachene, soprattutto gli elicotteri che non rientravano nella moratoria USA)
Tra gli altri protagonisti di fatti storici, i Su-22 hanno combattuto in Afghanistan (due di essi sono stati distrutti dagli F-16 dell'Aviazione pachistana durante le azioni di attacco in territorio pachistano dei "santuari" dei mujahidin), in Angola durante le innumerevoli operazioni belliche degli ultimi 30 anni, e nello Yemen.
Ma l'evento che ha fatto più discutere accadde nel luglio 1981, che tutti gli appassionati di aviazione hanno sentito almeno una volta nominare, perché si trattò del primo scontro tra aerei a geometria variabile, due Su-22 Fitter J libici contro altrettanti F-14 dell'USN. La situazione di quei giorni era tesa e l'Aviazione libica, a dispetto di chi ha continuato, anche molto dopo, a considerarla come capace di generare «una cinquantina di missioni al giorno» al massimo, eseguì centinaia di voli attorno alle portaerei statunitensi, durante la tensione relativa al golfo della Sirte che i libici rivendicavano come acque territoriali libiche e non internazionali.
In una di queste missioni, due Fitter si avvicinarono agli F-14 e, a soli 300 metri di distanza, uno di essi lanciò un missile aria-aria AA-2 Atoll. Gli americani si sentirono legittimati a reagire e si portarono rapidamente in coda alla coppia di Fitter abbattendoli con altrettanti missili AIM-9L. Non fu un evento particolarmente rimarchevole di per sé, dal momento che poi i Fitter cercarono di scappare senza tentare alcuna manovra d'attacco e se l'intenzione fosse stata quella di abbattere i Tomcat l'uso a distanza ravvicinata di un missile senza capacità pratiche di attacco verso l'avanti non avrebbe potuto sortire nulla (meglio i cannoni). Evidentemente la tensione giocò un brutto tiro al pilota libico, che sparò inavvertitamente il missile, ma non ci fu tempo per le scuse e i Tomcat, comunque troppo superiori agli avversari, li distrussero senza verificare se c'era la necessità di rispondere al fuoco. Comunque la lezione di non tirare troppo la corda con l'US Navy venne ben recepita. Pare che entrambi i piloti si siano eiettati, ma non è certo che si siano salvati.
Da notare la tendenza che gli utenti dei Fitter, specie quelli con grandi estensioni territoriali, hanno: quella di caricare gli aerei di due missili e due serbatoi e mandarli in missioni di caccia a lungo raggio, dove in effetti il Fitter, per quanto non particolarmente equipaggiato per il ruolo di caccia, può vantare un miglior raggio d'azione del MiG-21 e forse una migliore manovrabilità del MiG-23.
Infine, una nota sulle possibilità di sopravvivenza della macchina. Essa si è dimostrata straordinariamente robusta e capace di tornare alla base anche con gravi danni subiti in combattimento, grazie a una struttura molto resistente, a pannelli d'acciaio corazzati e al sistema di pressurizzazione con gas inerte dei serbatoi. Uno di tali aerei, provato in volo telecomandato contro postazioni di mitragliatrici contraeree, pare sia riuscito ad atterrare automaticamente dopo una serie di passaggi in cui i serbatoi, auto-stagnanti ed anti-esplosione, furono letteralmente riempiti di buchi e di proiettili rimasti intrappolati nel cherosene.









Si vis pacem, para bellum 
(in latino: «se vuoi la pace, prepara la guerra») è una locuzione latina.

Usata soprattutto per affermare che uno dei mezzi più efficaci per assicurare la pace consiste nell'essere armati e in grado di difendersi, possiede anche un significato più profondo che è quello che vede proprio coloro che imparano a combattere come coloro che possono comprendere meglio e apprezzare maggiormente la pace.
L'uso più antico è contenuto probabilmente in un passo delle Leggi di Platone. La formulazione in uso ancora oggi è invece ricavata dalla frase: Igitur qui desiderat pacem, praeparet bellum, letteralmente "Dunque, chi aspira alla pace, prepari la guerra". È una delle frasi memorabili contenute nel prologo del libro III dell'Epitoma rei militaris di Vegezio, opera composta alla fine del IV secolo.
Il concetto è stato espresso anche da Cornelio Nepote (Epaminonda, 5, 4) con la locuzione Paritur pax bello, vale a dire "la pace si ottiene con la guerra", e soprattutto da Cicerone con la celebre frase Si pace frui volumus, bellum gerendum est (Philippicae, VII, 6,19) tratta dalla Settima filippica, che letteralmente significa "Se vogliamo godere della pace, bisogna fare la guerra", che fu una delle frasi che costarono la vita al grande Arpinate nel conflitto con Marco Antonio.

Blog dedicato agli appassionati di DIFESA, 
storia militare, sicurezza e tecnologia. 


La bandiera è un simbolo che ci unisce, non solo come membri 
di un reparto militare 
ma come cittadini e custodi di ideali.
Valori da tramandare e trasmettere, da difendere
senza mai darli per scontati.
E’ desiderio dell’uomo riposare
là dove il mulino del cuore non macini più
pane intriso di lacrime, là dove ancora si può sognare…
…una vita che meriti di esser vissuta.
Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Violenza e terrorismo sono il risultato
della mancanza di giustizia tra i popoli.
Per cui l'uomo di pace
si impegna a combattere tutto ciò 
che crea disuguaglianze, divisioni e ingiustizie.
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…
Come i giusti dell’Apocalisse scruto i cieli e sfido l’Altissimo: 
fino a quando, Signore? Quando farai giustizia?
Dischiudi i sette sigilli che impediscono di penetrare il Libro della Vita 
e manda un Angelo a rivelare i progetti eterni, 
a introdurci nella tua pazienza, a istruirci col saggio Qoelet:
“””Vanità delle vanità: tutto è vanità”””.
Tutto…tranne l’amare.

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, TWZ, Wikipedia, You Tube)




















































 

Aeronautica militare russa o VVS RF: il Sukhoi Su-37 (nome in codice NATO "Flanker-F") (Chiamato anche: "Terminator") è un aereo da caccia multiruolo russo, ultima evoluzione del caccia russo Su-27.

https://svppbellum.blogspot.com/ Si vis pacem, para bellum  (in latino: «se vuoi la pace, prepara la guerra») è una locuzione latina. Uno de...