domenica 9 dicembre 2018

LEONARDO T 346 ed M 346 FIGHTER ATTACK




L’Aermacchi M-346 è il velivolo da addestramento più avanzato oggi disponibile sul mercato, l’unico appositamente studiato per formare i piloti destinati ai velivoli militari ad alte prestazioni di nuova generazione.


È in servizio dal 2013 con l’Aeronautica Militare, la Republic of Singapore Air Force e con la Forza Aerea di Israele dal 2014. La Polonia (che ha firmato un contratto per 8 esemplari nel febbraio 2014) riceverà i suoi primi aerei nel corso di quest'anno.

Nel 1993, l'Aermacchi firmò un accordo per collaborare con la Yakovlev sul nuovo aereo d'addestramento, che quel costruttore stava sviluppando per l'aeronautica militare della Federazione Russa. L'aereo, frutto di quella collaborazione, effettuò il primo volo nel 1996 e fu portato l'anno successivo in Italia per esplorare la possibilità di proporlo come sostituto dell'Aermacchi MB-339, in servizio presso le scuole di volo dell'Aeronautica Militare dal 1979.

All'epoca l'aereo veniva commercializzato come Yak/AEM-130, ma nel 1999 differenze nelle priorità stabilite dai piani industriali dei due costruttori portarono alla fine della partnership e ogni industria proseguì lo sviluppo in modo indipendente: l'Aermacchi con il suo M-346 e la Yakovlev con lo Yak-130. L'azienda italiana rimase titolare dei diritti di commercializzazione del velivolo per tutto il mondo, tranne la Russia e le altre nazioni della Comunità degli Stati Indipendenti. La Yakovlev ha portato avanti lo sviluppo della sua versione in collaborazione con la Sokol Aircraft-Building Plant.

L'M-346 è un velivolo largamente modificato rispetto all'aereo che la joint venture stava producendo e adotta sistemi ed equipaggiamenti esclusivamente di produzione occidentale. Il primo prototipo fu presentato il 7 giugno 2003 ed effettuò il primo volo il 15 luglio 2004.

Nel gennaio 2005, il ministro della difesa greco ha firmato un memorandum d'intesa (Memorandum of Understanding - MOU) per diventare un partner del programma e nel 2006 l'Aermacchi ha firmato un accordo di cooperazione industriale con la Hellenic Aerospace Industry.

Nel luglio 2007, l'M-346 si è portato in volo negli Emirati Arabi Uniti per una campagna di prove in condizioni di alta temperatura e per una valutazione operativa da parte della United Arab Emirates Air Force.

Nel marzo 2008 è stata la volta della cilena ENAER, in occasione del salone aeronautico FIDAE di Santiago del Cile, di firmare un memorandum d'intesa con la azienda, divenuta nel frattempo Alenia Aermacchi.

Il 10 aprile 2008 è stato presentato un ulteriore prototipo nella configurazione finale per la produzione, definita "Industrial Baseline Configuration", caratterizzata da un nuovo carrello d'atterraggio, un nuovo aerofreno e un numero maggiore di parti realizzate in materiale composito.[3]

Nel maggio successivo la Boeing ha firmato a sua volta un memorandum per una cooperazione nel marketing, vendite, addestramento e supporto dei due addestratori Aermacchi: l'M-346 e l'M-311.

L'8 luglio il primo esemplare di pre-serie effettua il primo volo e il 18 dicembre il velivolo, pilotato dal capo collaudatore Quirino Bucci, raggiunge la velocità massima di Mach 1,15 (1 255 km/h), superando per la prima volta la barriera del suono e con ciò risultando il secondo aereo interamente progettato e costruito in Italia a ottenere questo risultato, dopo il primo, che fu l'Aerfer Sagittario II nel 1956.

Il 20 ottobre 2008 Alenia Aermacchi aveva indetto una concorso online per assegnare un nome all'M-346. Una commissione composta dal management di Finmeccanica, Alenia Aeronautica e Alenia Aermacchi, scelse fra le più di 4000 proposte ricevute il nome "Master", premiando con un volo sull'aereo il vincitore del concorso, Mauro Petrolati. La commissione selezionò il nome "Master", avendolo ritenuto un termine internazionale che sintetizza l'M-346 come strumento ideale per insegnare a volare ai futuri piloti dei caccia di ultima generazione e contemporaneamente come il livello massimo di istruzione raggiungibile da un allievo.

È da notare che il nome "Master", il quale secondo il regolamento doveva essere inedito nel mondo dell'aeronautica, è stato in realtà precedentemente utilizzato dall'addestratore britannico con motore ad elica Miles Masterdell'epoca della seconda guerra mondiale, e quindi, a rigore, non avrebbe dovuto essere scelto.

Sin dal giugno 2007, nel corso del secondo governo Prodi, l'allora Sottosegretario alla Difesa Giovanni Lorenzo Forcieri, diede conto dell'intenzione di acquistare 14 esemplari di M-346 per l'Aeronautica Militare, completi del relativo supporto logistico. L'impegno di spesa venne preventivato in circa 400 milioni di euro, che furono stanziati l'anno seguente dal governo successivo, con la legge finanziaria del 2008, in conto al Ministero dello Sviluppo Economico.

Al salone parigino di Le Bourget di metà giugno 2009 è stata annunciato l'acquisto da parte dell'Aeronautica Militare di 6 aerei, con un'opzione per ulteriori 9, e che il contratto relativo al supporto logistico è in via di definizione. La Direzione Generale degli Armamenti Aeronautici (ARMAEREO) ha reso noto che l'aereo è stato classificato come T-346. Successivamente, l'Aeronautica Militare di Singapore ha firmato un contratto per la fornitura di 12 velivoli. In seguito, l'Aeronautica Militare ha confermato l'intenzione di acquisire un primo lotto di 15 Master, secondo un piano di consegne che non prevede una produzione intensiva, da impiegare come addestratori avanzati.  Il 18 giugno 2009 la Alenia Aermacchi ha annunciato di aver ricevuto l'ordine per i primi sei velivoli, con una opzione per altri nove.

Il 21 dicembre 2010, a Venegono, sono stati presentati i primi due esemplari dei sei ordinati, designati dall'Aeronautica Militare come T-346A.

Il 7 agosto 2014 i primi due piloti del 61º Stormo hanno concluso con successo il corso di formazione per volare sul T-346.

Il 22 marzo 2016 viene annunciato il contratto di 9 esemplari oltre ai 9 già ordinati in precedenza. Le consegne dei nuovi velivoli inizieranno a partire dal 2016 per essere completate entro il 2018.

Il 16 febbraio 2012 il Ministero della Difesa israeliano ha annunciato di aver selezionato gli M-346 Master per sostituire i 30 TA-4 Skyhawk ancora in dotazione come aerei addestratori nell'Heyl Ha'Avir. Anche in questo caso l'M-346 ha avuto la meglio nei confronti del "rivale" sudcoreano KAI T-50 Golden Eagle, che era stato valutato da Israele nella gara per l'acquisizione del nuovo addestratore avanzato.

Il 19 luglio 2012 Finmeccanica ha sottoscritto i contratti, per un ammontare di 932 milioni di dollari, per la fornitura da parte di Alenia Aermacchi di 30 addestratori M-346. L'accordo ha un valore complessivo - che include velivoli, motori, manutenzione, logistica, simulatori e addestramento - di 932 milioni di dollari. In pratica si è trattato di un baratto, poiché l'Italia ha acquistato due aerei da allerta radar IAI Gulfstream G550AEW e un satellite militare ottico IAI\MBT OPTSAT-3000. (AERONAUTICA & DIFESA n° 370 agosto 2017 pg. 27). Il 20 marzo 2014 è avvenuto il roll out del primo esemplare. Le consegne sono previste a partire dall'estate 2014.

Le stime prevedono che il modello sarà costruito in oltre 600 esemplari entro il 2020, escludendo la versione da combattimento, alla quale a volte ci si riferisce con la designazione non ufficiale M-346K. Quest'ultima è un candidato alla sostituzione del caccia leggero Northrop F-5E Tiger II, diffuso in numerose aeronautiche militari nel mondo.

Sebbene questo aereo nasca come addestratore, non sarà escluso il suo impiego come cacciabombardiere leggero, come è accaduto per l'MB-339.

Il 26 aprile 2010, Alenia Aermacchi e EADS Defence and Security hanno presentato una risposta comune, basata sull'M-346 Master, alla richiesta di informazioni dell'Agenzia europea per la difesa (EDA) per il programma Advanced European Jet Pilot Training (AEJPT).



Negli Stati Uniti, l'Alenia Aermacchi ha partecipa senza esito positivo al programma T-X, il concorso indetto dall'U.S. Air Force per trovare il sostituto del Northrop T-38 Talon come addestratore avanzato. Per l'occasione l'azienda ha rinominato il velivolo Sistema Formativo Integrato T-100 (Leonardo DRS T-100 Integrated Training System), e ha annunciato che in caso di vittoria sposterà una parte della produzione dall'Italia agli U.S.A. Il programma prevede una fornitura di 350 aerei, ma ulteriori acquisti potrebbero portare alla fornitura totale di oltre 1.000 velivoli. 

La Polonia ha selezionato il velivolo come suo nuovo jet d'addestramento avanzato. La firma del contratto, per 8 velivoli con il relativo supporto tecnico (e un'opzione per altri 4), è avvenuta il 27 febbraio 2014.

La consegna dei primi due esemplari di M-346 Master, ribattezzati Bielik, è avvenuta nel novembre 2016, tuttavia sono stati evidenziati del problemi software per la simulazione dell'utilizzo delle armi in dotazione agli F-16 polacchi che ha costretto le autorità polacche a rifiutare i velivoli, sospendendone la consegna in attesa delle necessarie modifiche software da parte del produttore Leonardo.



L'aereo possiede elevata manovrabilità grazie ai materiali compositi con cui è costruito, al rapporto peso/potenza minimo e alle varie soluzioni aerodinamiche adoperate. Inoltre riesce a mantenere piena maneggevolezza fino ad un angolo d'attacco di 40°; può raggiungere i 1.085 km/h ad una altezza di 1.500 m e in picchiata può raggiungere Mach 1,2. Il velivolo è lungo 11,5 m con ampiezza alare di 9,72 m. L'autonomia di volo è di 1.889 km che possono diventare 2.537 km con due serbatoi esterni. Possiede comandi digitali ed è pilotabile con un joystick. È predisposto per un cannone da 20 mm DEFA. Dispone di 8 punti d'attacco subalari, rispettivamente da 1.050 kg, 550 kg, 300 kg e 150 kg (sul wingtip) e uno centrale da 600 kg. È predisposto per missili aria-aria AIM- 9L Sidewinder a guida IR, bombe Mk.82, Mk.83, Mk.84, missili aria-terra AGM-65 Maverick, contenitori per razzi da 70 mm Rockeye. Può, inoltre, essere armato con un cannone da 30 mm ed è configurabile per attacchi al suolo con bombe e missili aria-terra e antinave.

Infine il computer del Flight Control System (FCS) dell'aeromobile è stato sviluppato da Leonardo; anche il software di volo è sviluppato interamente dall'azienda produttrice dell'aereo.



L’M-346 ha caratteristiche tecniche innovative in ogni aspetto del progetto, a cui si aggiungono l’esperienza senza eguali della Divisione Velivoli di Leonardo nel campo dei sistemi di addestramento, per creare un velivolo avanzatissimo, esuberante nelle prestazioni, con equipaggiamenti allo stato dell’arte.

L’ampio inviluppo di volo, l’elevato rapporto spinta/peso e l’estrema manovrabilità, consentono all’M-346 di offrire condizioni di volo simili a quelle dei velivoli da combattimento di ultima generazione. Questo massimizza l’efficacia dell’addestramento e riduce la necessità di effettuare missioni sulle varianti biposto degli assai più costosi e complessi aerei operativi.

L’Embedded Tactical Training Simulation (Simulazione di addestramento tattico a bordo, ETTS) permette all’M-346 di emulare sensori, contromisure e armamenti, e ai piloti di interagire in tempo reale con uno scenario tattico virtuale, con il vantaggio di maggiore flessibilità e minori costi.

Grazie al sistema di presentazione dati sul visore del casco (Helmet Mounted Display), ai comandi vocali, alla sonda di rifornimento in volo e alla possibilità di portare fino a 3.000 chili di carichi esterni, l’M-346 è grado di svolgere anche un completo addestramento tattico. La possibilità di montare sistemi di guerra elettronica e di scambio dati e di montare kit di riduzione della segnatura radar, lo rende impiegabile con ottimi livelli di sopravvivenza ed efficacia anche in operazioni reali.

Con l’M-346 la Divisione Velivoli di Leonardo offre un sistema addestrativo integrato, già scelto dall’Aeronautica Militare italiana e dalle forze aeree clienti, che comprende un completo Ground Based Training System (GBTS), con parte teorica, simulatori, sistema supporto missioni e sistema informatizzato di gestione addestrativa. Per garantire un'elevata disponibilità dei velivoli e capacità di generare missioni è stato inoltre sviluppato un Integrated Logistic Support (ILS) dedicato.

L’M-346 è alla base del sistema di addestramento integrato T-100 (Integrated Training System – ITS), la soluzione già offerta senza esito da Leonardo DRS per la competizione, denominata T-X, per il futuro velivolo da addestramento della U.S. Air Force.

Leonardo e il Ministero della Difesa Nazionale della Polonia hanno firmato un contratto per la fornitura di quattro ulteriori velivoli M-346 Advanced Jet Trainers (AJT) che, entro il 2020, si uniranno alla flotta di otto aerei già in servizio presso l’Aeronautica Militare polacca. Il contratto ha un valore di oltre 115 milioni di euro e include opzioni per altri quattro aerei e il relativo supporto logistico. “Questo contratto rafforza ulteriormente la stretta collaborazione tra Leonardo e la Polonia, un Paese dove le nostre tecnologie e competenze sono già profondamente radicate, sottolineando ancora una volta le eccellenti capacità del sistema di addestramento per piloti di caccia di ultima generazione basato sul velivolo M-346.

L’addestramento sarà una parte sempre più importante dell’offerta di Leonardo, come illustrato nel Piano Industriale 2018-2022 dell’azienda. Il training e i servizi avanzati, infatti, permettono di maturare una profonda comprensione delle esigenze dei clienti ponendo così le basi per partnership di lungo termine” ha dichiarato Alessandro Profumo, Amministratore Delegato di Leonardo.

Il nuovo successo dell’M-346 consolida la presenza di Leonardo in Polonia, dove l’azienda impiega 3.000 dipendenti altamente qualificati nello stabilimento elicotteristico di Świdnik, vicino a Lublino. Leonardo vanta, inoltre, una collaborazione di lunga data con l’industria polacca PGZ nell’ambito del programma Rosomak relativo alla fornitura della torretta Hitfist da 30 mm all’Esercito polacco.

Leonardo contribuisce, poi, in modo significativo alla sicurezza del Paese attraverso vari programmi tra i quali rientrano la fornitura del segmento di terra dedicato alla gestione e analisi dei dati provenienti dai satelliti di osservazione della terra COSMO-SkyMed, sistemi radar per la difesa aerea e sistemi di sorveglianza costiera. Attività che Leonardo ha condotto grazie a un rapporto di forte collaborazione con il Governo e le industrie locali e che oggi consentono all’azienda di candidarsi al ruolo di partner di riferimento per le esigenze e i principali requisiti della Polonia nell’aerospazio, difesa e cybersecurity.

L’M-346 è il velivolo da addestramento più avanzato oggi disponibile sul mercato, l’unico appositamente studiato per formare i piloti destinati ai velivoli militari ad alte prestazioni di nuova generazione. L’ampio inviluppo di volo, l’elevato rapporto spinta/peso e l’estrema manovrabilità, consentono all’M-346 di offrire condizioni di volo simili a quelle dei velivoli da combattimento di ultima generazione.

Questo massimizza l’efficacia dell’addestramento e riduce la necessità di effettuare missioni su più costosi e complessi aerei operativi. L’Embedded Tactical Training Simulation (Simulazione di addestramento tattico a bordo, ETTS) permette all’M-346 di emulare sensori, contromisure e armamenti, e ai piloti di interagire in tempo reale con uno scenario tattico virtuale, con il vantaggio di maggiore flessibilità e minori costi.

Grazie al sistema di presentazione dati sul visore del casco (Helmet Mounted Display), ai comandi vocali, alla sonda di rifornimento in volo e alla possibilità di portare fino a 3.000 chili di carichi esterni, l’M-346 è grado di svolgere anche un completo addestramento tattico. L’M-346 è alla base del sistema di addestramento integrato T-100, la soluzione offerta da Leonardo DRS per la competizione, denominata T-X, per il futuro velivolo da addestramento della U.S. Air Force.

Più di cento anni, e non si può dire, in quanto a capacità innovativa, che sia venuto meno un po’ di smalto. Stiamo parlando di quella società che, costituita nel 1913 da Giulio Macchi col nome di Società Anonima Nieuport-Macchi, ha costituito per anni un pilastro dell’ industria aeronautica italiana, e ne è ancora oggi, il riferimento principale. Tempo ne è passato da quando i 10 operai della fabbrica licenziavano il primo monoplano, a cui seguirono aerei capaci di conquistare record mondiali e di costituire l’ossatura delle forze aeree nazionali. L’azienda, denominata nel gennaio 2012, Alenia Aermacchi, in seguito alla fusione tra Alenia Aeronautica, Alenia Aermacchi e Alenia SIA, ha visto assorbire parte delle attività dal primo gennaio del 2016 nella Divisione Velivoli di Leonardo, il gruppo Ex Finmeccanica, guidato ora da Alessandro Profumo. Ma il nome, Aermacchi, è rimasto incollato alle ali.

Leonardo,  che è il principale gruppo manifatturiero nazionale, partecipato al 30,20% dal Ministero dell’Economia, è al quinto posto mondiale per investimenti in R&S nel settore dell’Aerospazio e Difesa e il secondo in Europa (fonte: The EU Industrial R&D Investment Scoreboard 2016). Nel 2016 ha conseguito ricavi consolidati per 12,0 miliardi di euro e ordini per 20,0 miliardi di euro, e dopo il tonfo in Borsa del mese scorso, ha visto assestarsi la sua quotazione intorno ai 10 euro.

Per riguadagnare terreno l’azienda punta, oltreché sugli elicotteri Agusta Westland, sull’ innovazione tecnologica applicata a velivoli di sperimentata capacità. A parte il ruolo nel programma di collaborazione europeo per l’Eurofighter Typhoon, di cui parliamo qui, nell’ ambito complessivo delle attività della Divisione Velivoli di Leonardo (che comprendono progettazione, sviluppo, produzione, supporto logistico di aerei da addestramento e relativi sistemi integrati per la formazione di piloti e personale di terra, velivoli militari da difesa e trasporto tattico, aerei multi-ruolo per missioni speciali, aerei da trasporto regionale, sistemi a pilotaggio remoto, nonché la produzione di gondole motore) il velivolo prodotto di punta rimane, nelle sue varie declinazioni di utilizzo, e nelle sue successive evoluzioni, quello che fa riferimento alla storica Aermacchi.

L’M-346 FA (Fighter Attack)

Progettato e prodotto dalla Divisione Velivoli di Leonardo, rappresenta un’evoluzione della variante dual role FT (Fighter Trainer), ed è stata sviluppata per venire incontro alle crescenti e diversificate necessità operative delle forze aeree. In questa   versione Fighter Attack, il velivolo è stata presentato a giugno a Le Bourget, la kermesse parigina dedicata all’aerospazio e difesa e rappresenta, secondo l’azienda, una soluzione tattica estremamente efficace e a basso costo: assicura alle forze aeree la massima efficacia, offrendo tutte le caratteristiche dell’M-346 AJT (Advanced Jet Trainer), comprese le capacità di addestramento avanzato e pre-operativo della versione di base.

Lo scenario operativo

Negli scenari operativi attuali, anche in quelli caratterizzati da un livello di minaccia medio-basso, moderni e costosi velivoli da caccia della classe delle 20/30 tonnellate di peso vengono spesso utilizzati in missioni poco paganti e con alti costi operativi. Si tratta generalmente di missioni di supporto aereo ravvicinato, anche in aree urbane e interdizione sul campo di battaglia, ma anche di difesa del territorio nazionale e Air Policing, ricognizione tattica, supporto alle operazioni di soccorso di personale in aree di combattimento, dove sarebbe sufficiente impiegare velivoli più a basso costo, dotati di radar, pod di designazione di ultimo modello, moderni e sistemi di autoprotezione, data link di ultima generazione e la fondamentale capacità di essere riforniti in volo.

L’M-346FA è stato sviluppato a partire dalla versione AJT da addestramento avanzato dell’M-346, già in servizio con le forze aeree di Singapore, Italia, Israele e Polonia. 18 di questi bimotori Aermacchi M-346 sono stati già ordinati ed impiegati per la fase avanzata dell’addestramento dei piloti dell’Aeronautica Militare, formando così il sistema di addestramento per i piloti militari più avanzato al mondo. Vediamone le caratteristiche. L’Aermacchi M-346 ha vinto le più importanti gare internazionali e fino ad oggi ne sono stati ordinati 68 esemplari ; è l’aereo da addestramento più avanzato oggi disponibile sul mercato, l’unico al mondo concepito appositamente per addestrare i piloti destinati ai velivoli militari di ultima generazione.

Grazie alle  specifiche tecniche e all’adozione dei più recenti criteri di progettazione “design-to-cost” e “design-to-maintain”, l’M-346 si distingue per l’elevatissima efficacia addestrativa e i bassi costi di acquisizione e operativi. Inoltre, il ridotto numero di ore necessarie alla sua manutenzione rendono la macchina eccellente dal punto di vista del rapporto costo-efficacia.Come si è detto, è in servizio dal 2013 presso l’Aeronautica Militare italiana e della Repubblica di Singapore ed è in dotazione alla Forza Aerea di Israele dal 2014.e quella polacca dal 2016.Rispetto a questa dell’ M-346, le peculiarità della versione FA consistono nell’aggiornamento dell’avionica e nell’aggiunta di due punti di attacco alle estremità alari (che passano quindi da 5 a 7) per poter disporre di due missili aria-aria, mantenendo piene capacità dual role e tutto l’avanzatissimo sistema di addestramento integrato. L’M-346FA prevede inoltre una suite di autoprotezione DASS (Defensive Aid Sub System) comprendente Radar Warning Receiver, dispenser di Chaff & Flare, oltre al Missile Approach Warning, dotato di sei sensori, con copertura di 360°contro le eventuali minacce missilistiche. Il velivolo potrà scambiare in tempo reale e in modo sicuro tutti i dati relativi alla situazione tattica mediante l’impiego di Data Link tattico dedicato con standard NATO (Link 16) e non.

A bordo è anche previsto il radar multimode pulse-doppler GRIFO-346, realizzato dalla Divisione Sistemi Avionici e Spaziali di Leonardo. Si tratta di una versione dedicata per il Fighter Attack e derivata dalla famiglia dei Grifo,  oltre 450 unità vendute in tutto il mondo. Il costo per ora di volo con l’M-346FA si riduce fino all’80% rispetto a un più pesante e costoso caccia impiegato in missioni di supporto aereo ravvicinato.

Per meglio comprendere quali sono le peculiarità dell’M-346 , ecco le dichiarazioni del Comandante Giacomo Iannelli, Project Test Pilot Trainers della Divisione Velivoli di Leonardo: « Innanzitutto la velocità è molto elevata a bassa quota anche con carichi, mentre altri velivoli supersonici hanno migliori prestazioni in configurazione pulita ma peggiorano sensibilmente con l’aggiunta dei carichi. La manovrabilità è adeguata, grazie anche ai comandi di volo fly-by-wire digitali a 4 canali e questo consente una rilevante rapidità di manovra durante il combattimento ravvicinato. La notevole spinta specifica dei motori permette di rientrare alla base anche a pieno carico, con un motore fuori uso, ad una quota adeguata a rimanere fuori dalla portata media delle minacce missilistiche più comuni, garantendo una notevole capacità di sopravvivenza. »

«Il cosiddetto Carefree Handling assicura che i piloti si possano focalizzare sulla missione, senza doversi preoccupare di uscire dall’inviluppo di volo previsto.La configurazione bimotore garantisce una elevata sopravvivenza sul campo di battaglia e, nel contempo, l’efficienza dei motori permette di mantenere bassi i consumi, garantendo un’autonomia decisamente buona, ulteriormente estensibile con il rifornimento in volo, capacità già operativa con l’Aeronautica Militare italiana. L’APU (Auxiliary Power Unit) garantisce operazioni di volo in completa autonomia. L’M-346, nato come addestratore, presenta un’eccellente visibilità ed è un velivolo biposto, fattore molto importante nel volo a bassa quota e grande vantaggio per l’impiego del secondo pilota come gestore dei carichi di bordo, ovvero per altri ruoli specializzati».

È già collaudato e avanzato: comprende sistemi di presentazione dati ai piloti, inclusi i già qualificati caschi visore, e comandi di tipo HOTAS (Hands On Throttle And Stick), cioè con capacità di controllare tutti i sistemi del velivolo senza togliere le mani dalla manetta motore e dalla barra di comando. «L’M-346FA – secondo Iannelli, – conserva intatte tutte le caratteristiche del trainer avanzato, inclusi i sistemi di bordo per la simulazione di tutti i sistemi e i carichi con i quali si troverà ad operare, vantaggio notevolissimo per i piloti che possono passare senza soluzione di continuità dall’addestramento alle missioni reali, senza cambiare velivolo». Le nuove capacità operative dell’FA vanno infine ad aggiungersi a quelle che l’M-346 può già offrire oggi, quale velivolo “Aggressor” e “Companion Trainer” per l’addestramento dei piloti operativi, come dimostrato con notevole successo da parte delle aeronautiche italiana e israeliana.

I carichi esterni trasportabili dall’M-346FA corrispondono a un totale di oltre 2.000 kg oltre ai serbatoi ausiliari da 630 litri ciascuno. Per le missioni di attacco al suolo saranno integrati tutta una serie di munizionamenti di caduta da 500 libbre ciascuno, guidati e non, incluso il munizionamento di precisione di ultima generazione, capace di limitare al massimo i danni collaterali e aumentare il numero di obiettivi da poter colpire contemporaneamente. Per la designazione dei bersagli sono a disposizione Laser Designation Pod di ultima generazione.

Per quanto riguarda le missioni di difesa del territorio nazionale e di Air Policing, inclusa l’intercettazione di potenziali minacce (anche di tipo terroristico) in volo a bassa quota, costituite per esempio da piccoli velivoli o elicotteri ultraleggeri, l’M-346FA può essere equipaggiato con missili aria-aria a corto raggio e a guida infrarossa, un pod ventrale contenente un cannone oppure, su richiesta del cliente, un pod ECM attivo per contromisure elettroniche.

Opportunamente configurato con un mix di carichi aria-suolo e aria-aria, l’M-346FA può svolgere senza problemi missioni di supporto a complesse operazioni di Personnel Recovery/Combat Search And Rescue, cioè di recupero di personale, anche in territorio ostile, ovvero di ricerca e soccorso di equipaggi di volo abbattuti in territorio nemico. Infine, in caso di missioni da ricognizione, è stato integrato sul velivolo un pod dedicato e già efficacemente utilizzato da diverse forze aeree, inclusa l’Aeronautica Militare italiana, per missioni di ricognizione tattica nei complessi teatri operativi in Afghanistan e Iraq ma anche per immediato ed efficace supporto alla protezione civile in caso di calamità naturali, come avvenuto di recente per il terremoto che ha colpito il centro Italia nell’agosto del 2016.


L'M-346FA (Fighter Attack)


L'azienda italiana aerospaziale e della difesa Leonardo ha introdotto in listino l'M-346FA (Fighter Attack), una nuova variante dell'M-346, un velivolo bimotore d'addestramento avanzato. 
La nuova variante è stata progettata per fornire migliori prestazioni alle forze aeree sul campo di battaglia.
Il velivolo da combattimento M-346FA può essere impiegato in ruoli di supporto a terra, tra cui attacco aria-suolo, tattico, supporto aereo ravvicinato (CAS), contro-insurrezione (COIN) e interdizione con munizioni guidate di precisione. È adatto anche per l'addestramento dei piloti, il combattimento aria-aria, la polizia aerea, la ricognizione tattica in volo e le missioni di controllo dello spazio aereo.
Le due varianti esistenti della famiglia M-346 comprendono l'Advanced Jet Trainer (AJT) e il multiruolo M-346FT (Fighter Trainer).
L'aereo da combattimento M-346FA è dotato di una cabina di pilotaggio digitale che ospita due membri dell'equipaggio in configurazione tandem.
La cabina di pilotaggio incorpora display LCD multifunzione, display head-up, dispositivo NVG (Night Vision Goggle), sistema di comando vocale, sistema di autoprotezione, sistemi HMD (helmet-mounted display), sistemi di navigazione e comunicazione, e sistema anticollisione del traffico.
Il sistema di controllo del volo a quattro canali fly-by-wire a bordo offre una maggiore affidabilità della missione e sicurezza di volo.
Con un peso massimo al decollo di 10.400 kg, l'aereo da combattimento può trasportare diversi carichi esterni, come armi GPS-guidate / laser / non guidate aria-aria e aria-superficie, bombe per attaccare bersagli aerei e di superficie.
Sono previste sette piloni sub-alari in grado di montare armi, tra cui missili aria-aria Iris-T e AIM-9L, lanciarazzi, bombe di piccolo diametro (SDB), 500lb GBU-38 munizioni per attacchi diretti congiunti (JDAM), 1.000lb GBU-32 JDAM, 500lb Lizard 2 bomba a guida laser (LGB), 500lb Lizard 4 GPS/LGB, GBU-12/16 (500lb/1.000lb) Paveway II LGB, 500lb GBU-49 Enhanced Paveway II GPS/LGB, 500lb MK.82HD Snakeye e 1.000 lb MK.83 bombe per uso generale.
Un cannone può essere alloggiato esternamente all'aereo. Inoltre, l'aereo porta un pod designatore e da ricognizione tattica per rilevare e localizzare i bersagli sia di giorno che di notte.
L'aereo d'attacco leggero M-346FA è equipaggiato con il radar di Leonardo Grifo multiruolo / multimodale, in banda X per la ricerca e l'inseguimento di bersagli singoli o multipli in modalità di combattimento aria-aria, aria-aria, aria-suolo e aereo.
La suite di sensori comprende un sistema di comunicazione sicuro net-centrico, un sistema di collegamento dati tattici, un sistema di identificazione di amici o avversari (IFF) e un kit di riduzione della sezione trasversale del radar.
Un sottosistema di aiuti difensivi (DASS) è installato per proteggere l'aereo dai missili aria-aria e terra-aria. È composto da un ricevitore di avvertimento radar (RWR), un sistema di avvertimento di avvicinamento missilistico (MAWS) e un kit di riduzione della sezione trasversale del radar.
I pod di guerra elettronica sono montati sulle estremità delle ali dell'aereo per contrastare i radar nemici e i sistemi di rilevamento.
Il caccia M-346FA è azionato da due motori turbofan Honeywell F124-GA-200, che sviluppano una spinta massima di 2.850 kg ciascuno.
Il propulsore fornisce una velocità limite di 572kt e una velocità massima di 590kt. Il velivolo ha un limite di servizio di 45.000 piedi e può salire ad una velocità di 21.000 piedi/min. Il fattore di carico limite di manovra dell'aeromobile è di 8g/-3g.
L'elevata capacità di carburante dell'aeromobile consente un’autonomia in volo di due ore e 40 minuti. L'aggiunta di un massimo di tre serbatoi esterni da 630 l di carburante aumenta il tempo di volo a circa quattro ore.
L'aereo può effettuare rifornimenti aria-aria sia per missioni di rifornimento time-on-station che per missioni di resistenza a lungo raggio.

Erede della lunga esperienza nello sviluppo di velivoli da combattimento, la versione FA è stata progettata e prodotta dalla Divisione Velivoli di Leonardo per venire incontro alle crescenti e diversificate necessità operative delle forze aeree, offrendo una soluzione tattica per il moderno campo di battaglia dal rapporto costo-efficacia estremamente basso. Ma scopriamo perché.

Negli scenari operativi attuali, anche in quelli caratterizzati da un livello di minaccia medio-basso, moderni e costosi velivoli da caccia della classe delle 20/30 tonnellate di peso vengono spesso utilizzati in missioni poco paganti e con alti costi operativi.

Si tratta generalmente di missioni di supporto aereo ravvicinato, anche in aree urbane e interdizione sul campo di battaglia, ma anche di difesa del territorio nazionale e Air Policing, ricognizione tattica, supporto alle operazioni di soccorso di personale in aree di combattimento, dove sarebbe sufficiente impiegare velivoli a più a basso costo, dotati di radar, pod di designazione allo stato dell’arte, moderni e sofisticati sistemi di autoprotezione, data link di ultima generazione e la fondamentale capacità di essere riforniti in volo.

L’M-346FA, maestro nel multiruolo, è stato sviluppato a partire dalla versione AJT da addestramento avanzato dell’M-346, già in servizio con le forze aeree di Singapore, Italia, Israele e Polonia. Rispetto a quest’ultima, le peculiarità della versione FA consistono nell’aggiornamento dell’avionica e nell’aggiunta di due punti di attacco alle estremità alari (che passano quindi da 5 a 7) per poter disporre di due missili aria-aria, mantenendo piene capacità dual role e tutto l’avanzatissimo sistema di addestramento integrato.

L’M-346FA prevede inoltre una suite di autoprotezione DASS (Defensive Aid Sub System) comprendente Radar Warning Receiver, dispenser di Chaff & Flare, oltre al Missile Approach Warning, dotato di sei sensori, con copertura di 360° contro le eventuali minacce missilistiche. Il velivolo potrà scambiare in tempo reale e in modo sicuro tutti i dati relativi alla situazione tattica mediante l’impiego di Data Link tattico dedicato con standard NATO (Link 16) e non.

A bordo è anche installato il GRIFO-346, radar per il controllo del tiro di 4° generazione, in banda X, pulse-doppler coerente, multi modo e multi ruolo,  realizzato dalla Divisione Sistemi Avionici e Spaziali di Leonardo. Si tratta di una nuova versione della famiglia dei Radar Grifo che fornirà al 346 Fighter Attack performance avanzate e nuove capabilities. Il Radar Grifo che nelle differenti configurazioni è stato venduto in oltre 450 esemplari in tutto il mondo, è attualmente in servizio con 6 diverse forze aeree su sette diverse piattaforme e ha accumulato oltre 150.000 ore di operatività in volo.

Il costo per ora di volo con l’M-346FA si riduce fino all’80% rispetto a un più pesante e costoso caccia impiegato in missioni di supporto aereo ravvicinato.

Per meglio comprendere quali sono le intrinseche peculiarità dell’M-346 che lo rendono adatto a diventare un ottimo velivolo multiruolo efficiente ed efficace, abbiamo parlato con il Comandante Giacomo Iannelli, Project Test Pilot Trainers della Divisione Velivoli di Leonardo: “Innanzitutto la velocità è molto elevata a bassa quota anche con carichi, mentre altri velivoli supersonici hanno migliori prestazioni in configurazione pulita ma peggiorano sensibilmente con l’aggiunta dei carichi.

La manovrabilità è adeguata, grazie anche ai comandi di volo fly-by-wire digitali a 4 canali e questo consente una rilevante rapidità di manovra durante il combattimento ravvicinato. La notevole spinta specifica dei motori permette di rientrare alla base anche a pieno carico, con un motore fuori uso, ad una quota adeguata a rimanere fuori dalla portata media delle minacce missilistiche più comuni, garantendo una notevole capacità di sopravvivenza. Il cosiddetto Carefree Handling assicura che i piloti si possano focalizzare sulla missione, senza doversi preoccupare di uscire dall’inviluppo di volo previsto.
La configurazione bimotore garantisce una elevata sopravvivenza sul campo di battaglia e, nel contempo, l’efficienza dei motori permette di mantenere bassi i consumi, garantendo un’autonomia decisamente buona, ulteriormente estensibile con il rifornimento in volo, capacità già operativa con l’Aeronautica Militare italiana. L’APU (Auxiliary Power Unit) garantisce operazioni di volo in completa autonomia.
L’M-346, nato come addestratore, presenta un’eccellente visibilità ed è un velivolo biposto, fattore molto importante nel volo a bassa quota e grande vantaggio per l’impiego del secondo pilota come gestore dei carichi di bordo, ovvero per altri ruoli specializzati”.
L’interfaccia uomo-macchina è già allo stato dell’arte e comprende avanzati sistemi di presentazione dati ai piloti, inclusi i già qualificati caschi visore, e comandi di tipo HOTAS (Hands On Throttle And Stick), cioè con capacità di controllare tutti i sistemi del velivolo senza togliere le mani dalla manetta motore e dalla barra di comando.
“L’M-346FA”, prosegue Iannelli, “conserva intatte tutte le caratteristiche del trainer avanzato, inclusi i sistemi di bordo per la simulazione di tutti i sistemi e i carichi con i quali si troverà ad operare, vantaggio notevolissimo per i piloti che possono passare senza soluzione di continuità dall’addestramento alle missioni reali, senza cambiare velivolo”.
Le nuove capacità operative dell’FA vanno infine ad aggiungersi a quelle che l’M-346 può già offrire oggi, quale velivolo “Aggressor” e “Companion Trainer” per l’addestramento dei piloti operativi, come dimostrato con notevole successo da parte delle aeronautiche italiana e israeliana, molto soddisfatta per lo standard qualitativo estremamente elevato dell’addestramento e dotata della più ampia flotta, 30 esemplari, di “Lavi” o giovani leoni come gli M-346 vengono chiamati in Israele.
I carichi esterni trasportabili dall’M-346FA corrispondono a un totale di oltre 2.000 kg oltre ai serbatoi ausiliari da 630 litri ciascuno. Per le missioni di attacco al suolo saranno integrati tutta una serie di munizionamenti di caduta da 500 libbre ciascuno, guidati e non, incluso il munizionamento di precisione di ultima generazione, capace di limitare al massimo i danni collaterali e aumentare il numero di obiettivi da poter colpire contemporaneamente. Per la designazione dei bersagli sono a disposizione Laser Designation Pod di ultima generazione.
Per quanto riguarda le missioni di difesa del territorio nazionale e di Air Policing, inclusa l’intercettazione di potenziali minacce (anche di tipo terroristico) in volo a bassa quota, costituite per esempio da piccoli velivoli o elicotteri ultraleggeri, l’M-346FA può essere equipaggiato con missili aria-aria a corto raggio e a guida infrarossa e a medio raggio a guida attiva, un pod ventrale contenente un cannone oppure, su richiesta del cliente, un pod ECM attivo per contromisure elettroniche.
Opportunamente configurato con un mix di carichi aria-suolo e aria-aria, l’M-346FA può svolgere senza problemi missioni di supporto a complesse operazioni di Personnel Recovery/Combat Search And Rescue, cioè di recupero di personale, anche in territorio ostile, ovvero di ricerca e soccorso di equipaggi di volo abbattuti in territorio nemico.
Infine, in caso di missioni da ricognizione, è stato integrato sul velivolo un pod dedicato e già efficacemente utilizzato da diverse forze aeree, inclusa l’Aeronautica Militare italiana, per missioni di ricognizione tattica nei complessi teatri operativi in Afghanistan e Iraq ma anche per immediato ed efficace supporto alla protezione civile in caso di calamità naturali, come avvenuto per il terremoto che ha colpito il centro Italia nell’agosto del 2016.


(WEB, GOOGLE, WIKIPEDIA)



























Pistola automatica Mauser





La Storia a volte è beffarda verso certe nazioni, rivolge verso di loro gli stessi mezzi che esse hanno utilizzato per sopravvivere. In questo caso ad essere seriamente beffata fu la Germania che inconsapevolmente salvò la vita ad uno dei suoi più grandi avversari. Una pistola tedesca infatti, la Mauser C96, si trovò casualmente in mano ad un futuro nemico del Terzo Reich e lo tolse ad una sicura morte. Ma di questo scriveremo dopo.
La storia di questa pistola inizia nella seconda metà del 1800. Il disegnatore della pistola era Hugo Borchardt (colui che collaborò alla costruzione della fortunatissima Luger P08), il quale presentò ai fratelli Mauser il modello di una pistola innovativa, dotata di una grande potenza (tanto da potere essere utilizzata come una carabina) e di una grande riserva di proiettili, oltre che costruttivamente semplice ed economica. I fratelli Peter e Wilhelm Mauser credettero in questo progetto, tanto da volere migliorare il progetto principale, implementando personalmente alcune modifiche e lasciandone lo studio ai fratelli Feederle.



Scriviamo qualche notizia circa i fratelli Mauser. Paul era più vecchio di Wilhelm di circa quattro anni. Nacquero a  Oberndorf am Neckar nel Württemberg,Paul nel 1838 e Wilhelm nel 1842. Erano figli di un armaiolo, Franz Mauser, che lavorava presso la  Königlich Württembergische Gewehrfabrik (Fabbrica Militare di Wurttemberg) e fu uno tra i primi europei a sperimentare personalmente ed a ideare nuovi sistemi per armi a fuoco. Un terzo fratello Mauser, Franz, andrà a lavorare in America, presso il colosso bellico Remington. Insomma i Mauser avevano le armi nel sangue. Nel 1859 Paul viene arruolato come artigliere nell’esercito ed in seguito viene inviato a lavorare come tecnico presso lo stabilimento di Ludwigsburg.  Proprio lì comincia a lavorare su un nuovo sistema per otturatori, progetto che verrà conclamato nell’otturatore Mauser brevettato da lui ed in seguito installato nei karabiner 98k. In seguito i fratelli Mauser, liberi dal servizio militare, cercheranno di piazzare la vendita del fucile con otturatore “prototipo” in Europa , ma non riusciranno. Peter torna così a Oberndorf nel 1869, seguito un anno dopo da Wilhelm. I due convincono lo stato prussiano dell’efficacia dei loro fucili, ricevendo un ordine di 3000 unità che essi però non possono direttamente produrre, appaltandone la produzione delle singole parti a vari arsenali locali, statali e privati; in seguito loro si sarebbero occupati dell’assemblaggio. Grazie ai guadagni ottenuti dalla commessa ed a sovvenzionamenti statali i fratelli Mauser riescono ad ingrandire la loro piccola officina, inglobando varie strutture locali più o meno grandi, sino a rilevare la  Königlich Württembergische Gewehrfabrik. Da questo momento inizia un grande periodo di crescita per la Mauser, che la porterà ai vertici dell’industria bellica tedesca. Riguardo ai due fondatori, Wilhelm muore nel 1882 a causa dei continui problemi di salute provocati dalla pesantissima vita che egli conduceva, muovendosi da uno stabilimento all’altro ed in tutto il territorio europeo alla ricerca di tecnici capaci e di nuove idee: arriverà solo ad intravedere la grandezza del suo grande lavoro. Paul invece muore  nel 1914, dopo avere apportato tantissime innovazioni nel campo degli armamenti. La Mauser infatti produsse una grande varietà di fucili, pistole, cartucce, organi di mira, armi per uso civile. Dopo la morte dei suoi fondatori verrà gestita dal complesso Ludwig Löwe & Company (Paul aveva venduto le azioni della sua società alla Löwe, rimanendo comunque lui tecnico principale della Mauser), la quale continuerà a produrre armi sotto il marchio Mauser e riuscendo a traghettare l’industria ed i suoi tecnici anche nel periodo compreso tra il primo conflitto mondiale ed il secondo, continuando prima la produzione in maniera “clandestina”, camuffando progetti bellici  e continuando a vendere nel frattempo armi per uso civile nel pieno rispetto delle clausole dell’infame pezzo di carta di Versailles, poi facendosi trovare pronta per aderire al piano di riarmo della Wehrmacht, necessario per difendere la Germania dai nemici che lentamente, dall’esterno, la stavano soffocando. Durante la II Guerra Mondiale resta come gioiello unico al mondo la costruzione di quel capolavoro che è stato il Karabiner 98k e la produzione di quel pezzo di storia che è la Mauser C96.  Dopo la seconda guerra mondiale comincia un periodo molto cupo per la Mauser ed il gruppo industriale del quale faceva parte. Essa finisce sotto il comando delle forze d’occupazione francesi che non ne risparmiano una all’industria che più volte l’annientò sul campo di battaglia grazie alla superiorità tecnologica e scientifica. In un primo tempo lo stabilimento è obbligato a produrre gratuitamente armi di ogni sorta per l’esercito francese, sino ad un grande numero di cartucce. In seguito la Mauser viene privata di tutte le sue attrezzature, delle scorte e dei materiali, con la giustificazione che essa doveva pagare le spese di guerra per i danni provocati dalle sue armi. In seguito il comandante dell’esercito (se tale si può definire) francese decise di bruciare tutti gli archivi della Mauser (provocando gravi danni al personale, che non poteva dimostrare i proprio anni di lavoro nello stabilimento) ed infine di radere al suolo il complesso industriale. Della Mauser non rimase quasi più nulla. In seguito riprese una piccola produzione di strumenti per misure di precisione e tra questi risultano famosi i micrometri a marchio Mauser. Dopo l’azienda sarà “resuscitata” da tre ex ingegneri della Mauser, tanto affezionati alla storica industria da rilevare il marchio ed investire sulla produzione: Edmund Heckler, Theodor Koch e Alex Seidel. Nel 1994 la Mauser verrà inglobata nel gruppo Rheinmetall. Oggi continua a produrre sotto il proprio marchio fucili sportivi e specialmente ottime armi da caccia.

Torniamo adesso alla nostra pistola. Il primo modello venne presentato nel 1896 al Kaiser Guglielmo II, che rimase stupefatto dall’arma che, per i tempi, risultava assolutamente innovativa. Egli rimase colpito dalla potenza della pistola (che di fatto poteva tranquillamente essere trasformata in un fucile), dalla sua precisione, dall’ampio serbatoio, dalla tecnica costruttiva e dalla grande robustezza. Insomma stiamo scrivendo di un’arma che ha reso servizio del 1896 al 1945 (ed oltre) e prodotta in più di un milione di unità, quindi per i tempi sembrava quasi provenire dal futuro.
La tecnica costruttiva era particolare e permetteva l’assenza di organi di collegamento quali viti ed incastri, basando l’assemblaggio su pezzi interi,ricavati direttamente da un unico blocco d’acciaio, i quali venivano collegati per interferenza mediante spine. Partiamo dal gruppo costituito da canna e culatta: questo è ricavato da un unico blocco d’acciaio, sottoposto alla lavorazione di forgiatura [la forgiatura è una lavorazione che implica la deformazione a caldo, quindi il pezzo viene scaldato sino a raggiungere circa il 90% della temperatura di fusione, dell’acciaio che viene posto tra due stampi e mediante l’azione di una pressa obbligato ad assumere la forma di quest’ultimi]. Un blocco d’acciaio veniva poi lavorato alla fresa (quindi per asportazione di truciolo) così da ricavare il castello, la cui parte posteriore veniva poi completamente svuotata così da creare il serbatoio proiettili: questo blocco veniva poi montato sul gruppo canna-culatta. Sempre per fresatura poi si ottenevano il mirino, la sede del meccanismo di scatto e gli incastri per il montaggio del calcio. Infine si montava un telaio per l’impugnatura. Su questo poi mediante l’unica vite della pistola venivano fissate le due guance di legno.

Il meccanismo di sparo era molto particolare, quasi del tutto esente da inceppamenti, ma richiedente una lavorazione dei singoli pezzi molto precisa da parte di tecnici adeguati. Questo era brevettato come “meccanismo a corto rinculo Mauser” . Il funzionamento è il seguente: al momento dello sparo la pressione dell’esplosione spinge indietro canna ed otturatore, i quali vengono mantenuti solidali da un chiavistello scorrevole. Quando hanno percorso la lunghezza di 5 mm il chiavistello viene ad impegnarsi su di un piano inclinato che lo abbassa facendolo contemporaneamente imputare: in questo modo la canna rimane fissa al carrello e ferma la sua corsa mentre l’otturatore viene svincolato e può continuare ad arretrare. Questo quindi espelle il bossolo e riarma il cane e giunto a fine corsa viene spinto in avanti dalla molla recupero. In questo modo carica una cartuccia nuova, alza il piano inclinato agganciandosi di nuovo al chiavistello e riporta in avanti la canna, riportando tutti i cinematismi alla configurazione iniziale.

Analizziamo quindi la geometria della pistola e le sue caratteristiche di tiro. Queste risultano ampiamente variabili a seconda del modello e della lunghezza della canna. Infatti i modelli costruiti durante l’incapace repubblica di Weimar hanno una canna sensibilmente più corta ed un caricatore più piccolo: questo è dovuto ad un’imposizione della cartaccia francese che vietava in Germania la costruzione di armi con canna più lunga di 4 pollici e con ampi caricatori. Le pistole Mauser vennero quindi prodotte in calibro minore (7,65 mm), canna breve (10 cm) e serbatoio da soli 5 colpi: questo modello non è utile neanche per le forze di polizia locali, essendo  un’arma adatta a malapena al tiro sportivo. Il modello del 1896 presentava una canna lunga 14 cm, lunghezza totale 28 cm. La canna era a rigatura destrorsa con 4 righe a passo costante. Pesava carica 1,1 kg. Gli organi di mira erano metallici graduabili con tacche da 50 m sino a 1000 m. Era munizionata con una 7,65 mm Mauser potenziata, cartuccia che provocava una velocità del proiettile alla bocca pari a 435 m/s, con una gittata massima di ben 1800 m ed un tiro utile di 200 m senza calcio e di 800 m con calcio applicato. In seguito venne costruito un modello ricamerato per una cartuccia più potente e “militare”, la 9 mm Parabellum,dotato di canna a 6 righe, il quale fece sentire la sua voce sui campi della prima e della seconda guerra mondiale. Per non generare confusione con i modelli precedenti, questi portavano un 9 laccato di rosso ai lati delle guanciotte del calcio. Comune a tutti i vari modelli è invece il sistema di caricamento, costituito da un caricatore a serbatoio fisso da 10 colpi, che vengono inseriti mediante piastrine del tipo “stripper clip” con molla d’alimentazione per il caricamento rapido. Tutti i tipi mantengono poi l’otturatore di forma quadrata ed il cane esterno liscio, mentre i primi prototipi (i più ricercati dai collezionisti) presentano un cane con cresta zigrinata. La sicura risulta inoltre sempre posta lateralmente al cane.
Il lettore tenga a mente che queste caratteristiche riguardano i modelli più prodotti di automatiche Mauser, in quanto di questa pistola se ne contano un’infinità di varianti e di copie (spesso non autorizzate) estere, con caratteristiche a volte molto dissimili. Questa è una tra le pistole più diffuse al mondo, avendo reso servizio in Germania, Italia, Spagna, Austria, Ungheria, Brasile, Finlandia, Turchia, Indonesia, Taiwan, Regno Unito ed URSS. In particolare la Marina Italiana acquistò 5000 unità di C 96 in calibro 9 mm, classificandole, a piena ragione, come “pistole-fucili”. Il modello del 1908 venne poi esportato in Cile ed in America del Sud. Va ricordato poi il modello copiato dai cinesi, che ricalibrarono con l’improponibile (per questa pistola) 0.445 di pollice (circa 12 mm). I modelli costruiti sotto Weimar vennero invece venduti all’U.R.S.S., che da questa pistola adotterà il calibro ufficiale 7,65 mm Tokarev. Inoltre durante il primo conflitto mondiale la pistola fece parte del già citato progetto“Reihenfeuerpistolen” (il lettore legga la scheda sulla Luger P08), durante il quale venne condotta una campagna di sperimentazione sulla conversione da pistola a “mitragliatrice”. Questo portò nel 1931 alla creazione della Mauser Mod. 1931, detta “Schnellfeuer-pistole”: questa era un’arma dotata di selettore di tiro che permetteva di passare dalla modalità a colpo singolo a quella a raffica e per permettere una sufficiente autonomia di fuoco presentava un caricatore esterno amovibile prismatico da 20 colpi.

Oggi la pistola è molto ricercata dai collezionisti ed alcuni modelli (specie quelli che non risultano essere monomatricola) sono acquistabili ad un prezzo non eccessivo. A seconda del paese di residenza però la pistola potrebbe avere bisogno di una modifica meccanica: è il caso del modello 1931. In Italia ad esempio è vietata la detenzione da parte dei civili di armi automatiche, così questa va modificata in modo da impedire il tiro a raffica.

Possiamo quindi tornare all’ironia della storia. Pochi sanno che Winston Spencer Churchill, il famoso statista inglese, possedeva due Mauser C 96. Una fu battuta al prezzo di diecimila dollari il 22 Marzo 1971 ad un’asta di Sotheby, a Londra. L’altra invece la conservò gelosamente per tutta la vita, vietandone la vendita. Questo perché a quella C96 Churchill doveva la vita. Churchill infatti aveva preso parte al conflitto nel 1898 tra boeri ed inglesi in Sud Africa. Questa guerra civile vide la ribellione dei coloni olandesi di fronte all’invasione degli inglesi. Il giovane Churchill non adottò la pistola d’ordinanza delle forze inglesi, la Webley & Scott Mark I, ma comprò di tasca propria una Mauser. Egli prese parte alla carica del 21° Lancieri nella Battaglia di Omdurmann il 2 Settembre del 1898. Caso volle che l’inglese rimase isolato dai propri commilitoni e circondato da quattro dervisci: con 9 colpi riuscì ad abbattere 3 dei suoi nemici, mentre con l’ultimo colpo in canna riuscì a fermare il quarto. Quando i suoi commilitoni giunsero sul posto Churchill aveva abbattuto tutti i nemici e si era messo in salvo, sparando in tutto 10 colpi. La Webley, la pistola d’ordinanza inglese, ne conteneva solo 6: non gli sarebbero bastati per salvarsi. La Mauser lo salvò. Lo scrivente si chiede cosa sarebbe successo quel giorno se il futuro statista non avesse avuto la Mauser al suo fianco e fosse morto. L’Inghilterra, specie nella persona di Chamberlain, fu vicina alla Germania Nazionalsocialista ed all’Italia Fascista. Di più la Germania produsse addirittura un libro, “Parla la Germania” (tradotto in italiano e commercializzato dall’editrice Thule Italia) nel quale il popolo tedesco tendeva una mano a quello inglese, mostrando e spiegando i motivi ed i traguardi del governo nazionalsocialista. Tutto questo sino all’arrivo di Churchill, che ruppe i ponti con l’Italia e la Germania, accecato da un odio (apparentemente) immotivato e guidato dai poteri forti contrari alla rivoluzione europea, fulcro di una leva che avrebbe abbattuto le forze dell’Asse. In quel lontanissimo 1898 un’arma tedesca salvò il suo peggior nemico sparando 10 colpi al cuore dei popoli europei.
Come chiusura, concludo scrivendo che la pistola è presentissima in tutta la cultura popolare. Lo scrivente ricorda la sua comparsa nel videogioco dell’orrore Resident Evil 4.

(Web, Google, Wikipedia, thule-italia.com)



















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