La Storia a volte è beffarda verso certe nazioni, rivolge verso di loro gli stessi mezzi che esse hanno utilizzato per sopravvivere. In questo caso ad essere seriamente beffata fu la Germania che inconsapevolmente salvò la vita ad uno dei suoi più grandi avversari. Una pistola tedesca infatti, la Mauser C96, si trovò casualmente in mano ad un futuro nemico del Terzo Reich e lo tolse ad una sicura morte. Ma di questo scriveremo dopo.
La storia di questa pistola inizia nella seconda metà del 1800. Il disegnatore della pistola era Hugo Borchardt (colui che collaborò alla costruzione della fortunatissima Luger P08), il quale presentò ai fratelli Mauser il modello di una pistola innovativa, dotata di una grande potenza (tanto da potere essere utilizzata come una carabina) e di una grande riserva di proiettili, oltre che costruttivamente semplice ed economica. I fratelli Peter e Wilhelm Mauser credettero in questo progetto, tanto da volere migliorare il progetto principale, implementando personalmente alcune modifiche e lasciandone lo studio ai fratelli Feederle.
Scriviamo qualche notizia circa i fratelli Mauser. Paul era più vecchio di Wilhelm di circa quattro anni. Nacquero a Oberndorf am Neckar nel Württemberg,Paul nel 1838 e Wilhelm nel 1842. Erano figli di un armaiolo, Franz Mauser, che lavorava presso la Königlich Württembergische Gewehrfabrik (Fabbrica Militare di Wurttemberg) e fu uno tra i primi europei a sperimentare personalmente ed a ideare nuovi sistemi per armi a fuoco. Un terzo fratello Mauser, Franz, andrà a lavorare in America, presso il colosso bellico Remington. Insomma i Mauser avevano le armi nel sangue. Nel 1859 Paul viene arruolato come artigliere nell’esercito ed in seguito viene inviato a lavorare come tecnico presso lo stabilimento di Ludwigsburg. Proprio lì comincia a lavorare su un nuovo sistema per otturatori, progetto che verrà conclamato nell’otturatore Mauser brevettato da lui ed in seguito installato nei karabiner 98k. In seguito i fratelli Mauser, liberi dal servizio militare, cercheranno di piazzare la vendita del fucile con otturatore “prototipo” in Europa , ma non riusciranno. Peter torna così a Oberndorf nel 1869, seguito un anno dopo da Wilhelm. I due convincono lo stato prussiano dell’efficacia dei loro fucili, ricevendo un ordine di 3000 unità che essi però non possono direttamente produrre, appaltandone la produzione delle singole parti a vari arsenali locali, statali e privati; in seguito loro si sarebbero occupati dell’assemblaggio. Grazie ai guadagni ottenuti dalla commessa ed a sovvenzionamenti statali i fratelli Mauser riescono ad ingrandire la loro piccola officina, inglobando varie strutture locali più o meno grandi, sino a rilevare la Königlich Württembergische Gewehrfabrik. Da questo momento inizia un grande periodo di crescita per la Mauser, che la porterà ai vertici dell’industria bellica tedesca. Riguardo ai due fondatori, Wilhelm muore nel 1882 a causa dei continui problemi di salute provocati dalla pesantissima vita che egli conduceva, muovendosi da uno stabilimento all’altro ed in tutto il territorio europeo alla ricerca di tecnici capaci e di nuove idee: arriverà solo ad intravedere la grandezza del suo grande lavoro. Paul invece muore nel 1914, dopo avere apportato tantissime innovazioni nel campo degli armamenti. La Mauser infatti produsse una grande varietà di fucili, pistole, cartucce, organi di mira, armi per uso civile. Dopo la morte dei suoi fondatori verrà gestita dal complesso Ludwig Löwe & Company (Paul aveva venduto le azioni della sua società alla Löwe, rimanendo comunque lui tecnico principale della Mauser), la quale continuerà a produrre armi sotto il marchio Mauser e riuscendo a traghettare l’industria ed i suoi tecnici anche nel periodo compreso tra il primo conflitto mondiale ed il secondo, continuando prima la produzione in maniera “clandestina”, camuffando progetti bellici e continuando a vendere nel frattempo armi per uso civile nel pieno rispetto delle clausole dell’infame pezzo di carta di Versailles, poi facendosi trovare pronta per aderire al piano di riarmo della Wehrmacht, necessario per difendere la Germania dai nemici che lentamente, dall’esterno, la stavano soffocando. Durante la II Guerra Mondiale resta come gioiello unico al mondo la costruzione di quel capolavoro che è stato il Karabiner 98k e la produzione di quel pezzo di storia che è la Mauser C96. Dopo la seconda guerra mondiale comincia un periodo molto cupo per la Mauser ed il gruppo industriale del quale faceva parte. Essa finisce sotto il comando delle forze d’occupazione francesi che non ne risparmiano una all’industria che più volte l’annientò sul campo di battaglia grazie alla superiorità tecnologica e scientifica. In un primo tempo lo stabilimento è obbligato a produrre gratuitamente armi di ogni sorta per l’esercito francese, sino ad un grande numero di cartucce. In seguito la Mauser viene privata di tutte le sue attrezzature, delle scorte e dei materiali, con la giustificazione che essa doveva pagare le spese di guerra per i danni provocati dalle sue armi. In seguito il comandante dell’esercito (se tale si può definire) francese decise di bruciare tutti gli archivi della Mauser (provocando gravi danni al personale, che non poteva dimostrare i proprio anni di lavoro nello stabilimento) ed infine di radere al suolo il complesso industriale. Della Mauser non rimase quasi più nulla. In seguito riprese una piccola produzione di strumenti per misure di precisione e tra questi risultano famosi i micrometri a marchio Mauser. Dopo l’azienda sarà “resuscitata” da tre ex ingegneri della Mauser, tanto affezionati alla storica industria da rilevare il marchio ed investire sulla produzione: Edmund Heckler, Theodor Koch e Alex Seidel. Nel 1994 la Mauser verrà inglobata nel gruppo Rheinmetall. Oggi continua a produrre sotto il proprio marchio fucili sportivi e specialmente ottime armi da caccia.
Torniamo adesso alla nostra pistola. Il primo modello venne presentato nel 1896 al Kaiser Guglielmo II, che rimase stupefatto dall’arma che, per i tempi, risultava assolutamente innovativa. Egli rimase colpito dalla potenza della pistola (che di fatto poteva tranquillamente essere trasformata in un fucile), dalla sua precisione, dall’ampio serbatoio, dalla tecnica costruttiva e dalla grande robustezza. Insomma stiamo scrivendo di un’arma che ha reso servizio del 1896 al 1945 (ed oltre) e prodotta in più di un milione di unità, quindi per i tempi sembrava quasi provenire dal futuro.
La tecnica costruttiva era particolare e permetteva l’assenza di organi di collegamento quali viti ed incastri, basando l’assemblaggio su pezzi interi,ricavati direttamente da un unico blocco d’acciaio, i quali venivano collegati per interferenza mediante spine. Partiamo dal gruppo costituito da canna e culatta: questo è ricavato da un unico blocco d’acciaio, sottoposto alla lavorazione di forgiatura [la forgiatura è una lavorazione che implica la deformazione a caldo, quindi il pezzo viene scaldato sino a raggiungere circa il 90% della temperatura di fusione, dell’acciaio che viene posto tra due stampi e mediante l’azione di una pressa obbligato ad assumere la forma di quest’ultimi]. Un blocco d’acciaio veniva poi lavorato alla fresa (quindi per asportazione di truciolo) così da ricavare il castello, la cui parte posteriore veniva poi completamente svuotata così da creare il serbatoio proiettili: questo blocco veniva poi montato sul gruppo canna-culatta. Sempre per fresatura poi si ottenevano il mirino, la sede del meccanismo di scatto e gli incastri per il montaggio del calcio. Infine si montava un telaio per l’impugnatura. Su questo poi mediante l’unica vite della pistola venivano fissate le due guance di legno.
Il meccanismo di sparo era molto particolare, quasi del tutto esente da inceppamenti, ma richiedente una lavorazione dei singoli pezzi molto precisa da parte di tecnici adeguati. Questo era brevettato come “meccanismo a corto rinculo Mauser” . Il funzionamento è il seguente: al momento dello sparo la pressione dell’esplosione spinge indietro canna ed otturatore, i quali vengono mantenuti solidali da un chiavistello scorrevole. Quando hanno percorso la lunghezza di 5 mm il chiavistello viene ad impegnarsi su di un piano inclinato che lo abbassa facendolo contemporaneamente imputare: in questo modo la canna rimane fissa al carrello e ferma la sua corsa mentre l’otturatore viene svincolato e può continuare ad arretrare. Questo quindi espelle il bossolo e riarma il cane e giunto a fine corsa viene spinto in avanti dalla molla recupero. In questo modo carica una cartuccia nuova, alza il piano inclinato agganciandosi di nuovo al chiavistello e riporta in avanti la canna, riportando tutti i cinematismi alla configurazione iniziale.
Analizziamo quindi la geometria della pistola e le sue caratteristiche di tiro. Queste risultano ampiamente variabili a seconda del modello e della lunghezza della canna. Infatti i modelli costruiti durante l’incapace repubblica di Weimar hanno una canna sensibilmente più corta ed un caricatore più piccolo: questo è dovuto ad un’imposizione della cartaccia francese che vietava in Germania la costruzione di armi con canna più lunga di 4 pollici e con ampi caricatori. Le pistole Mauser vennero quindi prodotte in calibro minore (7,65 mm), canna breve (10 cm) e serbatoio da soli 5 colpi: questo modello non è utile neanche per le forze di polizia locali, essendo un’arma adatta a malapena al tiro sportivo. Il modello del 1896 presentava una canna lunga 14 cm, lunghezza totale 28 cm. La canna era a rigatura destrorsa con 4 righe a passo costante. Pesava carica 1,1 kg. Gli organi di mira erano metallici graduabili con tacche da 50 m sino a 1000 m. Era munizionata con una 7,65 mm Mauser potenziata, cartuccia che provocava una velocità del proiettile alla bocca pari a 435 m/s, con una gittata massima di ben 1800 m ed un tiro utile di 200 m senza calcio e di 800 m con calcio applicato. In seguito venne costruito un modello ricamerato per una cartuccia più potente e “militare”, la 9 mm Parabellum,dotato di canna a 6 righe, il quale fece sentire la sua voce sui campi della prima e della seconda guerra mondiale. Per non generare confusione con i modelli precedenti, questi portavano un 9 laccato di rosso ai lati delle guanciotte del calcio. Comune a tutti i vari modelli è invece il sistema di caricamento, costituito da un caricatore a serbatoio fisso da 10 colpi, che vengono inseriti mediante piastrine del tipo “stripper clip” con molla d’alimentazione per il caricamento rapido. Tutti i tipi mantengono poi l’otturatore di forma quadrata ed il cane esterno liscio, mentre i primi prototipi (i più ricercati dai collezionisti) presentano un cane con cresta zigrinata. La sicura risulta inoltre sempre posta lateralmente al cane.
Il lettore tenga a mente che queste caratteristiche riguardano i modelli più prodotti di automatiche Mauser, in quanto di questa pistola se ne contano un’infinità di varianti e di copie (spesso non autorizzate) estere, con caratteristiche a volte molto dissimili. Questa è una tra le pistole più diffuse al mondo, avendo reso servizio in Germania, Italia, Spagna, Austria, Ungheria, Brasile, Finlandia, Turchia, Indonesia, Taiwan, Regno Unito ed URSS. In particolare la Marina Italiana acquistò 5000 unità di C 96 in calibro 9 mm, classificandole, a piena ragione, come “pistole-fucili”. Il modello del 1908 venne poi esportato in Cile ed in America del Sud. Va ricordato poi il modello copiato dai cinesi, che ricalibrarono con l’improponibile (per questa pistola) 0.445 di pollice (circa 12 mm). I modelli costruiti sotto Weimar vennero invece venduti all’U.R.S.S., che da questa pistola adotterà il calibro ufficiale 7,65 mm Tokarev. Inoltre durante il primo conflitto mondiale la pistola fece parte del già citato progetto“Reihenfeuerpistolen” (il lettore legga la scheda sulla Luger P08), durante il quale venne condotta una campagna di sperimentazione sulla conversione da pistola a “mitragliatrice”. Questo portò nel 1931 alla creazione della Mauser Mod. 1931, detta “Schnellfeuer-pistole”: questa era un’arma dotata di selettore di tiro che permetteva di passare dalla modalità a colpo singolo a quella a raffica e per permettere una sufficiente autonomia di fuoco presentava un caricatore esterno amovibile prismatico da 20 colpi.
Oggi la pistola è molto ricercata dai collezionisti ed alcuni modelli (specie quelli che non risultano essere monomatricola) sono acquistabili ad un prezzo non eccessivo. A seconda del paese di residenza però la pistola potrebbe avere bisogno di una modifica meccanica: è il caso del modello 1931. In Italia ad esempio è vietata la detenzione da parte dei civili di armi automatiche, così questa va modificata in modo da impedire il tiro a raffica.
Possiamo quindi tornare all’ironia della storia. Pochi sanno che Winston Spencer Churchill, il famoso statista inglese, possedeva due Mauser C 96. Una fu battuta al prezzo di diecimila dollari il 22 Marzo 1971 ad un’asta di Sotheby, a Londra. L’altra invece la conservò gelosamente per tutta la vita, vietandone la vendita. Questo perché a quella C96 Churchill doveva la vita. Churchill infatti aveva preso parte al conflitto nel 1898 tra boeri ed inglesi in Sud Africa. Questa guerra civile vide la ribellione dei coloni olandesi di fronte all’invasione degli inglesi. Il giovane Churchill non adottò la pistola d’ordinanza delle forze inglesi, la Webley & Scott Mark I, ma comprò di tasca propria una Mauser. Egli prese parte alla carica del 21° Lancieri nella Battaglia di Omdurmann il 2 Settembre del 1898. Caso volle che l’inglese rimase isolato dai propri commilitoni e circondato da quattro dervisci: con 9 colpi riuscì ad abbattere 3 dei suoi nemici, mentre con l’ultimo colpo in canna riuscì a fermare il quarto. Quando i suoi commilitoni giunsero sul posto Churchill aveva abbattuto tutti i nemici e si era messo in salvo, sparando in tutto 10 colpi. La Webley, la pistola d’ordinanza inglese, ne conteneva solo 6: non gli sarebbero bastati per salvarsi. La Mauser lo salvò. Lo scrivente si chiede cosa sarebbe successo quel giorno se il futuro statista non avesse avuto la Mauser al suo fianco e fosse morto. L’Inghilterra, specie nella persona di Chamberlain, fu vicina alla Germania Nazionalsocialista ed all’Italia Fascista. Di più la Germania produsse addirittura un libro, “Parla la Germania” (tradotto in italiano e commercializzato dall’editrice Thule Italia) nel quale il popolo tedesco tendeva una mano a quello inglese, mostrando e spiegando i motivi ed i traguardi del governo nazionalsocialista. Tutto questo sino all’arrivo di Churchill, che ruppe i ponti con l’Italia e la Germania, accecato da un odio (apparentemente) immotivato e guidato dai poteri forti contrari alla rivoluzione europea, fulcro di una leva che avrebbe abbattuto le forze dell’Asse. In quel lontanissimo 1898 un’arma tedesca salvò il suo peggior nemico sparando 10 colpi al cuore dei popoli europei.
Come chiusura, concludo scrivendo che la pistola è presentissima in tutta la cultura popolare. Lo scrivente ricorda la sua comparsa nel videogioco dell’orrore Resident Evil 4.
(Web, Google, Wikipedia, thule-italia.com)
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