Il prototipo del Leopard 1.
Il Leopard 1 è un carro armato da combattimento tedesco, il primo costruito dopo la seconda guerra mondiale.
Le varianti del Leopard presentano solo modifiche alla torretta e ai sistemi al suo interno.
Leopard 1: la versione iniziale.
Leopard 1A1: Leopard 1 con cannone stabilizzato, manicotto anti-distorsione e nuove componenti meccaniche e corazzature laterali lungo i cingoli.
Leopard 1A1A1: Oltre agli aggiornamenti della versione A1 prevede corazzatura aggiuntiva imbullonata sulla torretta, sullo scudo del cannone e piastre aggiuntive saldate sulla parte frontale dello scafo. La maggior parte di questi mezzi è poi stata aggiornata allo stadio A5, con sistema di tiro computerizzato e visore notturno a immagine termica.
Leopard 1A1A2: si tratta di carri A1A1 con sistema LLLTV (camera TV in grado di operare con bassa luminosità), utilizzabile per l'osservazione e il puntamento. Molti sono stati portati allo stadio A5.
Leopard 1A2: Come per le versioni precedenti, torretta realizzata per fusione ma con leghe metalliche più resistenti. Protezione NBC migliorata, aria condizionata e visore notturno ad intensificazione di luce per il pilota e il comandante.
Leopard 1A3: Nuova torretta completamente ridisegnata realizzata con corazzature spaziate. Protezione migliorata del 50% rispetto alla precedente versione.
Leopard 1A4: Versione finale. Molto simile al Leopard 1A3 ma con un sistema per il controllo del tiro computerizzato e l'armamento principale completamente stabilizzato sui tre assi. Ne sono stati realizzati 250, di cui 150 per la Turchia.
Leopard 1A5: La versione A5 è un aggiornamento studiato per i Leopard 1A, A1A1 e A1A2 che prevede torretta modificata nella parte posteriore sia per poter alloggiare i nuovi sistemi di condotta del tiro computerizzati, sia per alloggiare le munizioni del cannone che, in precedenza, erano stivate a lato del pilota. Il carro può essere equipaggiato con ulteriori corazze addizionali composite MEXAS. La Versione A5 Italiana prevede anche nuovo sistema di condotta del tiro Barr & Stroud SIRIO un novo sistema di stabilizzazione del cannone e sistema di rotazione della torretta GEO Drive 90.
Gli aggiornamenti sarebbero dovuti proseguire, ma i mutati scenari internazionali hanno fatto rinunciare a questi investimenti. Era stata studiata l'opportunità di dotare i Leopard 1 anche con un pezzo da 120/44mm. Dallo scafo del Leopard 1 è stato ricavato quello per il semovente antiaereo Gepard dotato di torretta con due armi da 35 mm e di due apparati radar.
Il Leopard 1 è, o è stato utilizzato da:
Australia, Belgio, Canada, Danimarca, Germania, Grecia, Italia, Norvegia, Paesi Bassi e Turchia.
Alla metà degli anni '50, Francia e Germania volevano realizzare un nuovo Carro da combattimento, che prendesse il posto dei mezzi statunitensi in servizio, rivelatisi non del tutto soddisfacenti, dovendo fronteggiare le enormi masse di mezzi corazzati del Patto di Varsavia. Il programma congiunto fra i due paesi non andò in porto e la Germania proseguì per proprio conto. In particolare due proposte giunsero a confronto. Quella del cosiddetto Gruppo A (Porsche, Jung, Luther & Jordan e MaK) e quella del Gruppo B (Ingenieuburo, Warneke, Rheinstahl Hanomag ed Henschel). I primi prototipi furono pronti nel 1960 e, dopo le prime prove, nel 1962 fu piazzato un ordine per 26 esemplari di preserie del Gruppo A, risultato vincitore. Intanto venivano apposte continue modifiche, tra l'altro comprendenti l'adozione del pezzo britannico Vickers L7 da 105/51 mm. Nel 1963 la Germania si separò dal programma con la Francia. Nel 1963 la Krauss-Maffei fu nominata responsabile principale del programma mentre venivano definiti anche i veicoli ausiliari. I primi esemplari giunsero all'Esercito tedesco nel 1965 e la produzione andò avanti fino al 1979, per essere ripresa nel 1981, per le commesse turche e greche.
Il Leopard 1 è un carro da combattimento dalle linee classiche ma molto ben studiato. Scafo e torretta sono realizzate in acciaio saldato. La torretta è triposto, con il pilota posto nello scafo in posizione a destra. Il capocarro dispone di 8 periscopi panoramici oltre a un periscopio TRP-2A a ingrandimento variabile, che può essere reso coassiale al pezzo da 105 mm. Il suo portello può vedere il montaggio di una mitragliatrice da 7,62 mm. Il puntatore dispone di un telemetro ottico a coincidenza TEM-2A, con ingrandimento variabile oltre a un periscopio TZF-1A coassiale al cannone. Sopra di questo si trova il grande proiettore a luce bianca e infrarossa, dalle tipiche linee scatolari, che può essere anche smontato. Sul lato sinistro della torretta si trova un piccolo portello per far entrare i proiettili in torretta, fino a 13, mentre altri 44 trovano posto nella parte anteriore dello scafo. Il vano motore è separato da una paratia a prova d'incendio dalla camera di combattimento. Al suo interno trovano posto il 10 cilindri a V policarburante MTU MB 838 Ca M500 da 37400 cm3 con doppia turbina, che eroga una potenza di 830 HP (consumo medio 1 l ogni 300 m), accoppiata a una trasmissione ZF HP 250 e il sistema di raffreddamento. Sono sufficienti 20 minuti per rimuovere il gruppo motopropulsore, grazie a un sistema di disconnessione rapida. Sono disponibili 4 marce avanti e due indietro. Il treno di rotolamento è composto da 7 ruote portanti e quattro ruotini di rinvio, con sistema di sospensione principale a barre di torsione. La protezione era adeguata alle esigenze dell'epoca ma è stata continuamente migliorata. Esiste un sistema di estintori a funzionamento manuale o automatico e il carro è dotato di un sistema di protezione NBC completo. Per i guadi profondi è disponibile un sistema di tubi a incastro che va posizionato in corrispondenza del portello del comandante, che si posiziona al suo apice e guida, via interfono, il pilota durante il guado, che può raggiungere i 4 m di profondità.
Il Leopard 1 è un carro da combattimento dalle linee classiche ma molto ben studiato. Scafo e torretta sono realizzate in acciaio saldato. La torretta è triposto, con il pilota posto nello scafo in posizione a destra. Il capocarro dispone di 8 periscopi panoramici oltre a un periscopio TRP-2A a ingrandimento variabile, che può essere reso coassiale al pezzo da 105 mm. Il suo portello può vedere il montaggio di una mitragliatrice da 7,62 mm. Il puntatore dispone di un telemetro ottico a coincidenza TEM-2A, con ingrandimento variabile oltre a un periscopio TZF-1A coassiale al cannone. Sopra di questo si trova il grande proiettore a luce bianca e infrarossa, dalle tipiche linee scatolari, che può essere anche smontato. Sul lato sinistro della torretta si trova un piccolo portello per far entrare i proiettili in torretta, fino a 13, mentre altri 44 trovano posto nella parte anteriore dello scafo. Il vano motore è separato da una paratia a prova d'incendio dalla camera di combattimento. Al suo interno trovano posto il 10 cilindri a V policarburante MTU MB 838 Ca M500 da 37400 cm3 con doppia turbina, che eroga una potenza di 830 HP (consumo medio 1 l ogni 300 m), accoppiata a una trasmissione ZF HP 250 e il sistema di raffreddamento. Sono sufficienti 20 minuti per rimuovere il gruppo motopropulsore, grazie a un sistema di disconnessione rapida. Sono disponibili 4 marce avanti e due indietro. Il treno di rotolamento è composto da 7 ruote portanti e quattro ruotini di rinvio, con sistema di sospensione principale a barre di torsione. La protezione era adeguata alle esigenze dell'epoca ma è stata continuamente migliorata. Esiste un sistema di estintori a funzionamento manuale o automatico e il carro è dotato di un sistema di protezione NBC completo. Per i guadi profondi è disponibile un sistema di tubi a incastro che va posizionato in corrispondenza del portello del comandante, che si posiziona al suo apice e guida, via interfono, il pilota durante il guado, che può raggiungere i 4 m di profondità.
L'armamento è imperniato sul classico L7 da 105/51 mm, su una mitragliatrice coassiale da 7,62 mm mentre un'altra mitragliatrice è di norma montata in corrispondenza del portello del comandante. Dotato di evacuatore dei fumi e di manicotto antidistorsione, il 105/51 mm è un ottimo pezzo che, con munizionamento adeguato, è in grado di avere ragione della protezione frontale di un T-72. Sono disponibili vari tipi di proiettili, fra cui gli APFSDS oltre ai classici HEAT e alle granate HESH e fumogene. I modelli più recenti hanno visto l'adozione del telemetro laser e di moderni sistemi per la condotta del tiro. La canna può essere cambiata in 20 minuti. Ai lati della torretta si trovano 8 mortai lanciafumogeni Wegman.
Le varianti del Leopard presentano solo modifiche alla torretta e ai sistemi al suo interno.
Attualmente in Italia, tra le risaie del Vercellese, a pochi chilometri da Arborio, c’è una vecchia caserma con la bandiera tricolore che garrisce nel vento di primavera.
Lì a Lenta una coltre d’alberi nasconde la più grande concentrazione di tank d’Europa e forse dell’intero pianeta: sono una moltitudine, più di quanti ne avesse a disposizione Hitler per l’attacco alla Russia.
Esaminando un documento britannico, con il censimento della commissione internazionale che vigila sui trattati di disarmo, nel 2012 l’Italia ha denunciato numeri da record: 1.173 carri armati e 3.071 cingolati da combattimento. Una cifra paurosa: gli inglesi hanno solo 270 tank, i francesi il doppio.
Per quasi vent’anni gli armamenti tolti dalla prima linea sono stati accantonati, senza curarsi del loro destino. Le altre nazioni occidentali li hanno venduti o smantellati, ma da noi la confusione legislativa rende difficile metterli sul mercato e la cronica carenza di fondi ha bloccato le demolizioni, che vanno realizzate seguendo i rigorosi protocolli internazionali. Così mano a mano che i ranghi si assottigliavano, tutto finiva accatastato nel bosco piemontese e in altri due depositi minori. Poco alla volta, la ferrea mole di semoventi e tank ha saturato ogni piazzale. Finché tre anni fa è scattato l’allarme rosso.
L’ondata di metallo stava tracimando e non si riusciva più a contenerla: novecento Leopard, trecento M-60, duecento M-109, tremila cingolati M-113 di ogni variante ma anche mezzi recenti, messi da parte a causa della spending review, come centinaia di blindo Centauro e Puma. Questa invasione si è concentrata proprio sulla base di Lenta, nel Vercellese: oltre tre milioni di metri quadrati, circondati da nove chilometri di reticolati, dove c’erano veicoli corazzati buttati ovunque, con alberi e cespugli che avvolgevano i cannoni. Alcuni parcheggi erano stati invasi dall’acqua delle risaie in cui i bestioni da 40 tonnellate erano sprofondati. La sicurezza precaria; i rischi ambientali altissimi, in una zona che è parco naturale.
Nel 2013 il generale Claudio Graziano, all’epoca al comando dell’Esercito decise di affrontare quell’armata imboscata. Dando battaglia su due fronti: eliminare i pericoli ambientali e trasformare la giacenza in una risorsa. I veicoli obsoleti sono stati avviati alla rottamazione, quelli migliori verranno ceduti. I bilanci divorati dalla crisi non permettono più sprechi e tutto serve per fare cassa. Così l’installazione piemontese è stata ristrutturata, per rispettare l’ecologia e raggranellare quattrini.
Oggi la scorta è stata ridotta notevolmente. Dei mille che non ci sono più, una parte è stata regalata a paesi “amici”: Pakistan, Gibuti e, prima del caos, la Libia; un’altra parte è stata demolita.
Anche a prezzo di rottame, dai più vecchi si riesce comunque a ricavare tra quattro e seimila euro, a seconda dei metalli con cui erano costruiti.
Adesso in una struttura di cemento stanno venendo smantellati cinquecento M-113 da undici tonnellate. Si trasformeranno in nuovi pezzi di ricambio per un valore di 2,6 milioni di euro: le batterie e gli pneumatici a prova di proiettile delle camionette Lince in servizio dal Libano all’Afghanistan.
Nella base di Lenta, la zona più impressionante è il piazzale con i mezzi che hanno ancora un mercato: somiglia all’esposizione di un’autosalone, dove i clienti possono valutare le vetture in vendita. Solo che in mostra ci sono più di duemila Leopard, Vcc, Centauro.
Non bisogna lasciarsi ingannare dalla vernice scrostata, i tank sono praticamente immortali; basta revisionarli e possono tornare in azione. Quelli offerti qui sono più moderni e potenti dei carri che si scontrano tutti i giorni in Siria, Kurdistan e Libia.
Si tratta di un “usato sicuro”, a prezzi di saldo, che fa gola a molte nazioni. Ci sono semoventi con obici da 155 millimetri che hanno sparato solamente trenta colpi: il Pakistan ne vuole cento, a circa 60 mila euro l’uno. Il re di Giordania invece ha una passione per le Centauro, autoblindo con un cannone micidiale: il costo oscilla intorno ai 100 mila euro. Ma un cingolato Vcc si può portare via con 20 mila euro, il valore di una berlina. Poco? Per l’Esercito ogni accordo concluso significa un problema in meno e soldi in più. Creando un indotto per le aziende di casa nostra, se riescono ad aggiudicarsi gli appalti per mettere a posto i veicoli secondo i desideri degli acquirenti.
Lungo le file del deposito, si ripercorre la storia delle spedizioni all’estero: sulle fiancate resistono i simboli delle missioni in Bosnia, Kosovo, Iraq. Tra i veicoli che stanno per essere rottamati ne spiccano alcuni bianchi, usati nella celebre operazione in Libano del 1982.
Quella massa d’acciaio è il prodotto dell’ultima stagione della Guerra Fredda.
(Web, Google, Wikipedia)
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