La battaglia dell’Atlantico durante la Grande Guerra fu incentrata principalmente sugli attacchi dei sommergibili al traffico mercantile alleato.
Fu il confronto più importante e protratto nel tempo tra la marina inglese e statunitense da un lato e la Kaiserliche Marine dall’altro. Tali vicende si inseriscono in un contesto più ampio relativo ai vari confronti avvenuti in mare tra la Triplice intesa e gli Imperi centrali, fra i quali vanno certamente citate la battaglia di Coronel, la battaglia di Dogger Bank, la prima battaglia delle Falkland e la battaglia dello Jutland.
Dopo la battaglia dello Jutland l'ammiraglio Scheer arrivò alla conclusione, trasmessa al Kaiser attraverso un rapporto, che l'unica possibilità di vittoria fosse legata alla guerra sottomarina. Pertanto, sia prima che dopo l'entrata in guerra degli Stati Uniti, il confronto nell'Atlantico avvenne dapprima con la caccia ai mercantili isolati e successivamente gli Alleati rimisero in atto il sistema dei convogli, con una forte scorta di unità di superficie; vennero quindi create varie classi di unità specializzate nella lotta antisommergibili come i Submarine chaser statunitensi, prodotti in serie attraverso metodologie che coinvolsero anche specialisti di altri settori come Henry Ford.
L'evoluzione dell'ultimo decennio dei sommergibili aveva portato alla dotazione di questo mezzo da parte di molte delle marine militari, tanto che nel conflitto della prima guerra mondiale questa arma ebbe un ruolo principale. Oltre ad essere stata una delle cause dell'ingresso nella guerra degli Stati Uniti d'America, i sommergibili furono utili alla Germania soprattutto, ma anche in modo limitato all'Austria-Ungheria, per porre rimedio al blocco navale inglese reso possibile dalla supremazia navale della Gran Bretagna, mantenuta intatta dopo la battaglia dello Jutland.
Tra i sommergibili divenuti famosi durante il conflitto, oltre all’UB48 che affondò al largo di Corfù il piroscafo italiano “Città di Bari” con a bordo oltre 400 persone tra militari e civili, c'è sicuramente l'U-35, che sotto il comando dei suoi quattro comandanti (Waldemar Kophamel, Ernst von Voigt, Haino von Hamburg e Lothar von Arnauld de la Perière) affondò complessivamente nel corso del conflitto 224 mercantili.
Complessivamente la classe della quale faceva parte l'U-35, che era nota come Classe U-31, all'epoca era composta da 11 battelli, affondò durante l'intero conflitto oltre 1.917.146 tonn di stazza lorda di mercantili nemici.
La classe della quale faceva parte anche l'U-35 non divenne famosa solamente per l'elevato numero di navi che le unità appartenenti a questa classe riuscirono ad affondare, ma anche per avere introdotto come prima classe di sommergibili al mondo il doppio scafo, una innovazione che di seguito verrà applicata a tutte le unità a partire dalla seconda guerra mondiale.
L'unica nave da guerra di superficie tedesca presente in Atlantico era allo scoppio della guerra fu la SMS Karlsruhe, un incrociatore leggero moderno e veloce. Essa fu oggetto della caccia di uno squadrone di incrociatori britannici più vecchi basati nei Caraibi ed al comando del contrammiraglio Cradock: allo scoppio della guerra affondò diverse navi alleate e sfuggì varie volte ai più lenti incrociatori britannici, e venne rifornito da carboniere tedesche camuffate da mercantili neutrali. Affondò il 4 novembre 1914 per una potente esplosione, probabilmente dovuta ad un incidente in un deposito munizioni.
All'inizio della prima guerra mondiale non esistevano mezzi di scoperta dei sommergibili totalmente immersi, quindi gli stessi potevano essere attaccati solo quando si trovavano in superficie. Per questo motivo le prime misure contro i sommergibili tedeschi, dopo che il 22 settembre 1914 l'U-9 aveva affondato in una singola azione tre incrociatori corazzati alleati, furono di organizzare 500 pescherecci e navi da diporto armate di un cannone di piccolo calibro e in alcuni casi di torpedini a traino, per sorvegliare tutte le acque britanniche. Tali imbarcazioni antisommergibili erano chiaramente di scarsissima efficacia, tanto che nei primi tre mesi della campagna contro il traffico mercantile nel Mare del Nord la Germania perse solo cinque sommergibili sui ventuno che il 18 febbraio 1915 avevano iniziato la campagna di guerra. All'epoca l'unico modo per rilevare la presenza di sommergibili nemici era di utilizzare reti che, incontrando il sommergibile, avrebbero segnalato la sua relativa posizione ai pescherecci che le trainavano. Naturalmente questo metodo non poteva essere utilizzato in mari aperti, ma fu efficace per il blocco dello Stretto di Dover. Più efficace fu la creazione delle "Q ship", cioè navi civetta, all'apparenza mercantili, ma con cannoni occultati a bordo. Dato che, dopo l'affondamento del Lusitania, che aveva sollevato contro la Germania l'opinione pubblica statunitense, i sommergibili tedeschi dovevano attaccare i mercantili stando in superficie, le "Q ship" nel periodo giugno settembre 1915 affondarono tre sommergibili tedeschi (su un totale di 11 persi nello stesso periodo).
Gli statunitensi misero a punto un battello antisommergibili, che fosse economico, utilizzasse materiali non strategici come il legno, e fosse riproducibile da cantieri diversi con criteri standardizzati. Questo cacciasommergibili lungo 34 metri venne messo in linea in decine di esemplari dopo l'entrata in guerra della Us Navy e liberò dai compiti di scorta i cacciatorpediniere di squadra; dotate di bombe di profondità, mitragliere e cannoncini, queste unità sopravvissero al conflitto per essere largamente utilizzate anche durante la seconda guerra mondiale. Un diverso battello di dimensioni maggiori, (53 m), portava la sigla con prefisso PC (Patrol, Coastal). I battelli statunitensi di norma erano equipaggiati dalla Riserva della US Navy ed operavano su reparti di 3, 6 e 18 unità.
Anche la Royal Navy nel 1915 ordinò a cantieri statunitensi una tipologia simile di battelli denominati Lance a motore, inizialmente in un ordine di 50 unità per il cantiere Eico, e poi estendendo l'ordine a 500 esemplari di vari cantieri. Le unità erano lunghe 24 metri e capaci di 27 nodi di velocità massima.
Nel 1916 la Gran Bretagna mise a punto l'idrofono, che, essendo in grado di captare i rumori subacquei, poteva indicare, almeno in modo approssimativo, la posizione del sommergibile alle navi di superficie e la carica di profondità che permetteva di attaccarlo anche quando sommerso. Il 16 luglio 1916 il sommergibile tedesco UC 7, per la prima volta nella storia, fu localizzato con gli idrofoni e fu affondato con cariche di profondità.
Il mese in cui si ebbero le maggiori perdite di sommergibili tedeschi fu il maggio 1918, in cui ne furono persi 55, di cui 23 per le bombe di profondità, 13 per mine e 19 per altre cause. Sempre durante il primo conflitto mondiale fu impiegato come arma antisommergibile il cannone Davis, installato su cacciasommergibili statunitensi come la SC-17 e la SC-20. I britannici, sempre nell'ambito della lotta antisommergibile, lo impiegarono sperimentalmente su diversi aerei, tra cui un bombardiere Handley Page Type O ed un Short S.81.
Con il blocco navale apparvero però anche nuovi tipi di unità che avevano come compito principale quello di aggirare il blocco navale alleato e rifornire Germania e Austria con materie prime provenienti dalle colonie di oltremare. Sommergibili come l'U-151 dotati di due grandi cannoni, furono utilizzati nei primi anni della grande guerra come sommergibili mercantili. Ciò nonostante queste unità dalle dimensioni enormi navigavano perlopiù in superficie e si immergevano solo se necessario in caso di pericolo.
Le dimensioni notevoli di questi battelli e i due grandi cannoni che portavano con sé ne limitavano fortemente le capacità di navigazione in immersione. Con l'ingresso degli Stati Uniti nel conflitto persero però rapidamente di significato tanto che negli ultimi anni del conflitto non furono più utilizzati.
Ciò nonostante il concetto di sottomarino che potesse adempiere al compito di mercantile e allo stesso tempo potesse anche operare come caccia mercantili venne sviluppato ancora dopo la fine della guerra per raggiungere il suo culmine a metà degli anni trenta.
Importante per l'evoluzione dei sommergibili caccia mercantili furono principalmente due fattori. Come primo fattore pesava che i sommergibili in immersione erano decisamente più lenti delle navi.
Risultava quindi particolarmente semplice per una nave una volta scoperta la minaccia di un sottomarino fuggire da essa. Come secondo fatto pesò in modo decisivo sia l'elevato costo dei siluri che la loro scarsa affidabilità.
L'utilizzo del cannone del quale erano dotati non solo risultava meno costoso, ma permetteva di attaccare le navi in emersione potendo contare su velocità di punta più elevate. Inoltre ricaricare il cannone era molto più rapido che riarmare il tubo lanciasiluri. Per rendersi conto di quanto fosse diffuso l'utilizzo del cannone all'epoca basti pensare che l'U-35 in solo quattro casi utilizzò dei siluri per affondare un mercantile mentre in tutti i restanti casi fece ricorso all'utilizzo del cannone esplodendo nel corso delle sue 25 missioni più di 900 colpi. Ciò nonostante alcuni affondamenti fatti tramite l'ausilio del siluro divennero storicamente rilevanti come la prima nave ad essere affondata durante il conflitto, l'esploratore britannico Pathfinder, e l'affondamento del transatlantico britannico Lusitania, il quale carico di civili statunitensi, fu ritenuto spesso in letteratura storica il casus belli per l'entrata in guerra degli Stati Uniti, nonostante vi siano stati in precedenza ripetuti attacchi anche a navi statunitensi che spinsero il presidente Wilson a riconsiderare la posizione statunitense.
Importante per l'evoluzione dei sommergibili caccia mercantili furono principalmente due fattori. Come primo fattore pesava che i sommergibili in immersione erano decisamente più lenti delle navi.
Risultava quindi particolarmente semplice per una nave una volta scoperta la minaccia di un sottomarino fuggire da essa. Come secondo fatto pesò in modo decisivo sia l'elevato costo dei siluri che la loro scarsa affidabilità.
L'utilizzo del cannone del quale erano dotati non solo risultava meno costoso, ma permetteva di attaccare le navi in emersione potendo contare su velocità di punta più elevate. Inoltre ricaricare il cannone era molto più rapido che riarmare il tubo lanciasiluri. Per rendersi conto di quanto fosse diffuso l'utilizzo del cannone all'epoca basti pensare che l'U-35 in solo quattro casi utilizzò dei siluri per affondare un mercantile mentre in tutti i restanti casi fece ricorso all'utilizzo del cannone esplodendo nel corso delle sue 25 missioni più di 900 colpi. Ciò nonostante alcuni affondamenti fatti tramite l'ausilio del siluro divennero storicamente rilevanti come la prima nave ad essere affondata durante il conflitto, l'esploratore britannico Pathfinder, e l'affondamento del transatlantico britannico Lusitania, il quale carico di civili statunitensi, fu ritenuto spesso in letteratura storica il casus belli per l'entrata in guerra degli Stati Uniti, nonostante vi siano stati in precedenza ripetuti attacchi anche a navi statunitensi che spinsero il presidente Wilson a riconsiderare la posizione statunitense.
La Royal Navy realizzo’ il primo sommergibile già nel 1902.
Dopo il 1905 anche le Germania iniziò la produzione in questo senso, concretizzando le potenzialità belliche di questo rivoluzionario tipo di vascello.
Nel 1913, i tedeschi realizzarono il primo “U-boot” e all’inizio della Grande Guerra ne possedevano già 30 unita’ pronte al combattimento.
Sebbene il Regno Unito e la Francia ne possedessero, rispettivamente, 55 e 77, fu proprio la Germania a volerli subito ed esclusivamente impiegare per una caccia spietata ai navigli nemici, silurando, per quasi tutta la durata della Grande Guerra, qualsiasi natante. All’epoca infatti, un po’ come avveniva con i codici di antica reminiscenza “cavalleresca” della neonata arma aerea, anche in Marina si era soliti bloccare in mare aperto e avvertire dell’imminente siluramento gli equipaggi di ogni singola nave presa di mira da un U-Boot: solo dopo che l’equipaggio si fosse messo in salvo, utilizzando zattere e scialuppe, si sarebbero potuti lanciare i siluri!
I sommergibili tedeschi, purtroppo “dimenticarono” quasi subito questo genere di “cortesia”, e si misero a cacciare e a colpire anche le navi di Paesi neutrali ed estranei al conflitto, per paura che trasportassero segretamente armi e materiali bellici per le forze dell’Intesa.
Anche se e’ facile intuire il perché di questo uso indiscriminato dei sommergibili, da parte di una Germania stretta nella morsa dell’embargo, bisogna comunque considerare si trattava di un nuovo genere di arma, non particolarmente affidabile, ne’ potente.
I sommergibili della Grande Guerra infatti, erano molto fragili e potevano immergersi fino ad un massimo di 70 metri di profondità per poche ore.
Al contrario di quanto avviene ai giorni nostri, con sottomarini a propulsione nucleare che possono navigare immersi a grandi profondità addirittura per settimane o mesi interi, gli U-boot della Prima Guerra Mondiale si limitavano ad andare sott’acqua in fase di avvicinamento al nemico o per sfuggire ai cacciatorpedinieri.
Ecco dunque apparire, verso la meta’ del 1917, la famosa “tattica dei convogli” che, ideata dalla Gran Bretagna, permise di scoraggiare e rendere spesso infruttuosi e rischiosissimi gli attacchi dei sommergibili tedeschi. La dotazione offensiva degli U-Boot comprendeva tubi lanciasiluri (se ne potevano imbarcare cinque o sei al massimo), un cannone da 160mm e la possibilità di trasportare e sganciare mine galleggianti. L’equipaggio poteva contare tra i 20 e 40 membri, mentre la velocità massima in immersione non superava gli 8,5 nodi.
Alla fine della Grande Guerra la Gran Bretagna aveva perso 54 sommergibili, ma ne possedeva ancora 137 in servizio e 78 erano in costruzione, mentre la Germania registrava al suo attivo 192 affondamenti con oltre 4.000 vittime.
Gli obiettivi delle campagne degli U-Boot in entrambi i conflitti furono i convogli che portavano rifornimenti dagli Stati Uniti in Europa. Il termine U-Boot, seguito da un numero, esempio U-Boot 47 indica uno specifico vascello, mentre U-Boot Tipo II una determinata classe.
Nel maggio del 1915, l'U-boot U-20 tedesco affondò il transatlantico RMS Lusitania. Delle 1.195 vittime, 123 erano civili americani, tra i quali un noto produttore teatrale e un membro della famiglia Vanderbilt.
Questo evento fece rivolgere l'opinione pubblica americana contro la Germania, e fu uno dei fattori principali dell'entrata in guerra degli Stati Uniti a fianco degli alleati durante la Grande Guerra. Il 31 gennaio 1917 la Germania dichiarò che i suoi U-Boot si sarebbero impegnati in una guerra sottomarina indiscriminata.
All’inizio del conflitto, una nave inseguita da un sommergibile provava, solitamente, a zig-zagare, nella speranza di evitare i siluri (che all’epoca non erano in grado di seguire un bersaglio, ne’ possedevano alcun tipo di telecomando).
Si adottarono poi delle reti metalliche, agganciate alla chiglia delle navi, allo scopo di ingabbiare i siluri, a sufficiente distanza di sicurezza. In seguito, succedeva anche che una nave cercasse di urtare direttamente un sommergibile, non appena quest’ultimo fosse affiorato a pelo d’acqua – le conseguenze, com’e logico supporre, furono disastrose, anche se ben 19 sommergibili furono affondati in tal modo. Le cannoniere di bordo servivano a poco, una volta impegnate e registrate sul bersaglio di un sommergibile in fase di rapida immersione, mentre solo gli inglesi impiegarono i propri sommergibili per dar la caccia a quelli tedeschi. Infine, l’unica vera arma utilizzabile contro questa minaccia sommersa, fu identificata nelle cariche o bombe di profondità, sviluppate in versioni sempre piu’ efficaci e letali durante tutta la durata della Grande Guerra.
Per evitare attacchi sottomarini ai porti o per bloccare la stessa via d’uscita dalle basi navali tedesche, anche le mine galleggianti furono impiegate con notevole successo.
L'RMS Lusitania era un transatlantico britannico in servizio agli inizi del XX secolo, di proprietà della Cunard Line; fu affondato nel 1915 da un sottomarino tedesco. Il fatto, accelerò l'intervento degli Stati Uniti nel conflitto.
Nel 1915 la Germania, in guerra con la Gran Bretagna, aveva disposto un blocco navale attorno alle coste del paese nemico. Gli Stati Uniti, all'epoca, erano neutrali e - mentre il Lusitania era ancorato nel porto di New York - l'ambasciata tedesca fece pubblicare, a proprie spese, un avviso sulla stampa statunitense per avvertire gli americani di non imbarcarsi su quella nave, poiché qualora questa avesse forzato il blocco navale sarebbe stata affondata.
Nonostante l'avviso, numerosi cittadini statunitensi si imbarcarono sul Lusitania. Il 7 maggio del 1915 un sottomarino tedesco U-20 lanciò un siluro contro il Lusitania mentre la nave, dopo aver forzato il blocco imposto dai tedeschi, si trovava al largo delle coste dell'Irlanda. A bordo ci fu una seconda esplosione non dettata dal siluro lanciato dall'U-20: si suppone che il Lusitania trasportasse materiale di contrabbando quali esplosivi o altro materiale potenzialmente esplosivo. Il transatlantico colò a picco, colpito alle macchine e non fu possibile fermare i motori e calare le scialuppe. Morirono 1.198 persone; se ne salvarono 751. Ancora oggi alcuni misteri collegati alla realtà sull'affondamento del Lusitania rimangono irrisolti; alcuni - considerando la superficialità delle indagini e la velocità del processo - sostengono l'idea di un complotto britannico volto ad accelerare l'entrata in guerra degli Stati Uniti.
In seguito all'attacco, tuttavia, gli Stati Uniti non intervennero immediatamente in guerra, ma chiesero in maniera decisa la fine degli attacchi U-Boot nell'Atlantico; richiesta alla quale la Germania acconsentì non senza proteste. Dopo alcuni mesi di guerra la Germania - ormai sull'orlo della rovina - riprese gli assalti condotti con sottomarini alle navi in transito nell'Atlantico nel tentativo di ridurre i rifornimenti degli Alleati; ciò pose fine alla neutralità degli Stati Uniti.
Nel primo decennio del ‘900 la Kaiserliche Marine, guidata dall’ammiraglio Alfred von Tirpitz e influenzata dalle teorie navali, si era impegnata a fondo nel portare la propria flotta d’alto mare a una forza paragonabile a quella della Royal Navy. Tuttavia agli esordi della Grande Guerra la marina tedesca era ancora pesantemente inferiore a quella britannica: alle 29 Dreadnoughts della Royal Navy, per un totale di 2.205.000 tonnellate, la Kaiserliche Marine poteva opporne solo 17, per complessive 1.019.000 tonnellate.
Nonostante la superiorità numerica, i vertici britannici vedevano nella flotta tedesca una grave minaccia alla propria supremazia sui mari. Fu così adottata una strategia che abbandonava la tradizione dell’amm. Nelson dello scontro decisivo, approdando all’approccio più indiretto della “flotta sempre all’erta”, schierata come una grande diga nella base navale scozzese di Scapa Flow.
I vertici della Marina Imperiale tedesca Kaiserliche Marine, consci dell’inferiorità della propria flotta e dell’impossibilità di cogliere di sorpresa un nemico costantemente in guardia, decisero di mantenersi su posizioni difensive, fedeli ai principi della fleet in being. La strategia tedesca mirava perciò a salvaguardare il più possibile la flotta d’alto mare nella speranza che i posamine e i sommergibili indebolissero quella inglese. Tutto questo nella convinzione che una rapida sconfitta della Francia e il blocco navale avrebbero rapidamente concluso il conflitto.
All’origine della passività tedesca nella guerra navale vi erano inoltre ragioni di natura geografica: il tratto costiero del Mare del Nord era profondamente frastagliato e protetto da isole fortificate che difendevano le basi navali principali, senza contare che i tedeschi potevano contare sul canale di Kiel, una straordinaria “porta di servizio” che metteva in comunicazione il Mare del Nord con il Baltico e il grosso della flotta.
La difficile individuabilità e la capacità di svolgere rapidi attacchi per poi riparare nelle basi navali rendevano i sommergibili l’arma ideale da opporre allo strapotere britannico.
Nei primi mesi di guerra si segnalarono solamente alcuni scontri minori e non vere battaglie navali, così come gli attacchi dei sommergibili alle ben difese e veloci corazzate inglesi si rivelarono infruttuosi.
Nel febbraio del 1915 tuttavia vi fu la svolta che mutò la guerra sui mari. Il conflitto, dopo la mancata vittoria in Francia, si apprestava ad essere lungo ed impegnativo e il rischio di uno strangolamento delle risorse economico-industriali della Germania era elevato. Fu così che la Kaiserliche Marine tedesca privò di ogni restrizione la guerra sottomarina che fino a quel momento aveva risparmiato il naviglio mercantile e neutrale, in particolare quello statunitense. Le acque intorno alle isole britanniche furono dichiarate “zona di guerra”: ciò significava che qualsiasi nave trovata in quell’area sarebbe stata affondata.
La prima fase della guerra sottomarina, pur dando risultati modesti che lasciavano presagire ulteriori e più proficui sviluppi, rischiò di provocare un intervento degli Stati Uniti in guerra. Con l’affondamento del piroscafo Lusitania (7 maggio 1915), si innescò una crisi diplomatica tra Stati Uniti e Germania che portò alla sospensione della guerra sottomarina indiscriminata (1 settembre 1915).
Tale tregua era destinata a non durare. Dopo la battaglia dello Jutland (31 maggio 1916), la Kaiserliche Marine ritornò con maggior determinazione e mezzi più ampi al sottomarino. Inizialmente i sommergibili tedeschi colpirono soprattutto nel Mediterraneo al fine di non urtare gli interessi americani, tuttavia nel febbraio del 1917 la Germania proclamò nuovamente la guerra sottomarina senza restrizioni. Il rischio di un intervento statunitense in Europa fu infatti ritenuto trascurabile perché i vertici dell’esercito ritenevano di essere in grado di liquidare le forze alleate prima che i contingenti americani giungessero al fronte.
La pressione esercitata dai sommergibili sui rifornimenti inglesi fu tale che nell’aprile 1917 colarono a picco 852.000 tonnellate di naviglio mercantile: il 25% delle navi non faceva ritorno. Il protrarsi di una simile situazione avrebbe portato il Regno Unito al collasso, tuttavia le promesse degli ammiragli tedeschi di una rapida risoluzione della guerra “per strangolamento” erano ben lungi dall’avverarsi.
Accanto al razionamento alimentare e all’aumento della produzione interna, il Regno Unito reagì posando campi di mine sempre più vicini alle coste tedesche, mettendo a punto aerei e navi antisommergibili, ma soprattutto adottò l’efficace sistema dei convogli navali facendo precipitare inesorabilmente il numero dei siluramenti. Nel giugno del 1917 gli affondamenti si erano ridotti a meno di duecentomila tonnellate ed entro la fine dell’anno la minaccia di un blocco dei rifornimenti era scongiurata. Nei primi mesi del 1918 le perdite di sommergibili erano ormai proporzionali ai danni arrecati al nemico: nel mese di maggio andarono perduti 14 sommergibili su 125 disponibili.
Le ragioni della sconfitta vanno ricercate all’interno della stessa Kaiserliche Marine: l’uso intensivo del sottomarino non fu sostenuto da un numero sufficiente di equipaggi addestrati, pregiudicando il rendimento e il crollo nervoso degli uomini.
Sommergibili e marinai furono presenti in numero troppo limitato rispetto all’entità del compito loro assegnato.
Indicativo della mole di lavoro cui furono sottoposti è il caso del sommergibile U-35, comandato da Lothar von Arnauld de la Perière, che tra il marzo 1915 e il marzo 1918 affondò 546.707 tonnellate di naviglio alleato nel Mare del Nord e nel Mediterraneo, stabilendo un drammatico record rimasto insuperato.
RITROVAMENTO DI UN SOMMERGIBILE TEDESCO AL LARGO DI OSTENDA
E' rimasto per 100 anni sui fondali a largo di Ostenda, in Belgio e il mare l'ha conservato in un ottimo stato. Gli esperti di archeologia marina guidati dal sub Thomas Termote hanno ritrovato nel Mar del Nord il relitto di un U-boot tedesco, i sottomarini usati dall'Impero teutonico durante la Prima guerra Mondiale. Lungo 27 metri e largo 6, il il sommergibile è a una profondità di quasi 30 metri e al suo interno sarebbero presenti i corpi dei 23 membri dell'equipaggio.
La scoperta è avvenuta di recente. Il punto esatto del ritrovamento non è stato indicato per scoraggiare i "cacciatori di trofei marini". Durante la Prima guerra mondiale, la marina tedesca utilizzava il porto belga di Zeebrugge come base per i suoi sottomarini per attaccare i sommergibili britannici nel Mare del Nord: “L'U-boot ritrovato è praticamente intatto, tutto è rimasto fermo per un secolo" ha spiegato il direttore del "Flanders Marine Institute". Il governatore della provincia delle Fiandre Occidentali, ha spiegato che i tutti i portelloni del natante sono risultati chiusi: "Ciò suggerisce che il relitto non sia stato scoperto prima e che i 23 membri dell'equipaggio sono ancora all'interno del sottomarino".
Non è chiara la causa che ha provocato l'affondamento dell'U-boot, anche se dai primi rilevamenti l'ipotesi più plausibile è che il sottomarino abbia colpito una mina e sia affondato. Le autorità belghe hanno informato l'ambasciatore tedesco e i processi per identificare i membri dell'equipaggio sono già iniziati. Durante la Prima guerra mondiale, la flotta tedesca contava nelle Fiandre 19 sommergibili. Quindici di questi furono affondati, 11 nel Mare del Nord. Secondo gli esperti potrebbe essere uno dei tre U-Boot 27, 29 o 32 che furono affondati dalla marina britannica tra il 1916 e il 1917.
La Flotta sommergibile della kuk Kriegsmarine 1914 -1918
Non ci fu mai nella storia navale un’arma così rivoluzionaria come il sommergibile, che nel primo conflitto mondiale trovò il suo vero impiego operativo e che fu capace di stravolgere le dottrine navali sulla base delle quali erano state allestite le flotte di tutti gli schieramenti, basate essenzialmente su costosissime e mastodontiche navi da battaglia monocalibro. L’eccezionale rapporto costo-benefici, la sua capacità operativa, la sua versatilità d’impiego, il suo variegato armamento che andava dai siluri, alla mine ed al pezzo di coperta, diede la possibilità al sommergibile di dare scacco alle marine belligeranti costringendole ad adottare la tattica della “Flotta in potenza” e nel contempo poter attuare una “guerra di corsa” nei confronti del naviglio mercantile tagliando le linee di rifornimento di viveri e materie prime.
E’ interessante rilevare a riguardo una profetica osservazione di Leonardo da Vinci che pur avendo progettato nel ‘500 un mezzo subacqueo adatto a scopi militari, intuendone la sua micidiale pericolosità, preferì non divulgare la sua invenzione giustificandosi con la seguente frase: “E questo non pubblico o divolgo per le male nature delle omini, i quali userebbero le assasinamenti nel fondo dei mari col rompere i navili in fondo e sommergerli insieme colli omini che vi son dentro”.(Codice Hammer 1506-1508).
Nonostante tutte le marine impegnate nel conflitto fossero dotate di flottiglie sommergibili e quelle dell’Intesa anche di seconda generazione, fu quella tedesca che riuscì ad impiegare tale mezzo con rara maestria, realizzando successi a dir poco inimmaginabili sino a pochi mesi prima dello scoppio delle ostilità, affondando o danneggiando in tutti i mari 143 navi militari per complessive 551.671 tonnellate di dislocamento ed oltre 7.250 navi mercantili per 14.687.231 tonnellate di stazza lorda, acquisendo un’esperienza che metterà poi a frutto anche nel secondo conflitto mondiale.
All’inizio delle ostilità la k.u.k. Kriegsmarine, per sopperire all’esiguo numero della sua componente sommergibile, che disponeva di solo quattro battelli pienamente operativi, ottenne il supporto della Marina Imperiale Tedesca, che inviò nello scacchiere del Mediterraneo e del Mar Nero 60 sommergibili di vario tipo dal 1915 al 1918. Questi operarono militarmente sotto il Comando in Capo della Flotta Austro-Ungarica, battendo bandiera austriaca e divisi in tre flottiglie: la I Flottiglia del Mediterraneo con base a Pola, la II Flottiglia del Mediterraneo con base a Cattaro e la Flottiglia di Costantinopoli, attaccando il naviglio alleato, compreso quello italiano, anche se la Germania dichiarò guerra all’Italia appena il 28 agosto 1916. Agli Untersee Boote tedeschi vennero assegnati nuovi numeri identificativi austriaci, che rimasero in vigore sino al 1 ottobre 1916. Dopo tale data, la maggior parte di essi riprese quelli originali, tranne alcuni tra i più grandi che continuarono ad usare la numerazione austro-ungarica.
I sommergibili degli Imperi Centrali operarono quindi come una sola flotta, sotto il Comando in Capo austriaco, dividendo i compiti a seconda delle caratteristiche tecniche dei battelli, condividendo una strategia comune e le basi logistiche e come tale viene analizzata nel suo complesso.
La maggior parte, se non tutti, degli storici italiani che descrissero gli eventi bellici della I Guerra Mondiale, fanno apparire lo scontro navale nel Mediterraneo contro la Marina Austro-Ungarica, come un duello avvenuto solamente tra due avversari, con l’intento di pareggiare le perdite subite, dimenticando che la guerra venne combattuta tra le flotte mediterranee dell’Intesa (essenzialmente Italia, Gran Bretagna, Francia, con Russia e Giappone,) da una parte e quelle degli Imperi centrali (Austria-Ungheria, Germania e Turchia) dall’altra. Ed è solamente in quest’ottica che si ottiene un quadro preciso della condotta della guerra navale e dei risultati raggiunti che videro alla fine, un indubbio successo tattico degli austro-tedeschi, soprattutto per l’attività dei sommergibili, che misero sotto scacco le flotte avversarie sino agli ultimi giorni di guerra, terminata come si sa, con la vittoria dell’Intesa, ma per motivi diversi e non per merito determinante delle loro marine da guerra.
Senza nulla togliere al grande valore dimostrato dagli uomini della Regia Marina Italiana nello svolgere i loro compiti, la propaganda ne enfatizzò i risultati, facendoli sembrare ancor oggi, come degli eventi determinanti ad occhi non esperti. La k.u.k. Kriegsmarine perse nel conflitto tre grosse unità, le famose: Wien, Santo Stefano e Viribus Unitis. Ebbene la prima non era una corazzata come si voleva far credere, bensì una obsoleta nave da difesa costiera, classificabile come incrociatore, varata nel 1895 di appena 5.600 tonnellate, silurata con un’abile azione dal MAS 9 di Luigi Rizzo nel dicembre 1917 nella Baia di Muggia, nulla da dire sull’affondamento del Santo Stefano, questa si una corazzata di 20.000 tonnellate, anche questa silurata da Rizzo con il MAS 15 nel giugno del 1918, ma cosa pensare dell’affondamento del Viribus Unitis, avvenuto nella notte del 1 novembre 1918 a guerra praticamente finita, quando era già stato ceduto, come il resto della flotta, al neo costituito Stato dei Serbi, Sloveni e Croati e ribattezzato Yugoslavia? Non è dato sapere se il Comando Navale italiano fosse informato della mossa dell’Imperatore Carlo, ma senza dubbio voleva ottenere un importante risultato per contribuire alla vittoria che in quei giorni era di esclusivo appannaggio dell’esercito e probabilmente nel contempo stoppare le mire slave sull’Istria e Dalmazia, che erano state l’obbiettivo principale della guerra e che sarebbe stato vanificato se questi avessero posseduto la precedente marina austro-ungarica pressoché ancora intatta.
Infine non è mai stata posta nella giusta evidenza la geniale operazione di intelligence dell’Evidenzbüro della Marina Austro-Ungarica, che procurò notevolissimi danni ad infrastrutture terrestri italiane e che riuscì ad affondare sicuramente le corazzate Benedetto Brin e Leonardo da Vinci e forse anche il Regina Margherita.
I dati sono incontestabili: 22 navi da battaglia perse nel Mediterraneo dall’Intesa, contro 5 (3 austro-ungariche e 2 turche) degli Imperi Centrali, 35 cacciatorpediniere contro 7, 27 sommergibili contro 27, più il naviglio minore con affondamenti subiti per un totale di quasi 395.000 tonnellate, contro 94.902.
La Regia Marina Italiana perse le navi da battaglia Leonardo da Vinci di 22.380 tonn, Regina Margherita di 13.427 tonn, Benedetto Brin di 13.215 tonn, Amalfi di 10.000 tonn. e Garibaldi di 7.234 tonn, gli incrociatori ausiliari Città di Palermo, Città di Messina e Città di Sassari di 3.500 tonn, 8 cacciatorpedinieri ed 8 sommergibili.
La Royal Navy perse nel Mediterraneo le navi da battaglia Britannia di 16.350 tonn, Irresistible di 15.805 tonn, Majestic di 14.900 tonn, Cornwallis di 14.000 tonn, Russell di 14.000 tonn, Ocean di 12.950 tonn, Goliath di 12.950 tonn. e Triumph di 11.985 tonn, oltre a 6 cacciatorpedinieri.
La Marina Francese perse le navi da battaglia Danton di 18.300 tonn, Leon Gambetta di 12.416 tonn, Bouvet di 12.000 tonn, Gaulois di 11.100 tonn, Chateaurenault di 8.018 tonn. e Amiral Charner di 4.750 tonn. e 9 cacciatorpedinieri.
La Marina Imperiale Russa perse nel Mar Nero le navi da battaglia Imperatrista Mariya e Svobodnaya Rossiya entrambe di 24.000 tonn, e nel Mediterraneo il Peresviet di 12.674 tonn, oltre a 12 cacciatorpedinieri.
Il piano di costruzioni navali della k.u.k. Kriegsmarine prevedeva la costruzione di 12 sommergibili, ma all’inizio delle ostilità solamente sei erano effettivamente in servizio di cui due, l’ SMU-1 e l’ SMU-2 costruiti su licenza e progetto Lake, si erano rivelati non adatti a compiti operativi di gran portata e relegati quindi alla guardia dei porti di Trieste e Pola. I rimanenti quattro, gli SMU-3 e 4 costruiti dalla Germaniawerf di Colonia e gli SMU-5 e 6 costruiti dalla ditta Whitehead di Fiume su progetto americano Holland, nonostante le carenze tecniche, vennero impiegati immediatamente nelle operazioni e per compiti di carattere addestrativo.
Altri cinque grandi sommergibili oceanici classe U-7 ordinati alla Germaniawerf di Colonia e varati tra l’aprile ed il luglio 1915 in corso di allestimento, vennero ceduti alla Marina Imperiale Tedesca in considerazione del fatto che le loro notevoli dimensioni non permettevano il trasporto via ferroviaria e trasferirli in Adriatico, attraverso lo stretto di Gibilterra, sarebbe stato troppo pericoloso. Tale scrupolo dovette poi rivelarsi alla prova dei fatti infondato.
Come contropartita i tedeschi vendettero in seguito alla Kriegsmarine due battelli costieri d’attacco del tipo UB I costruiti nel medesimo cantiere, ma di dimensioni e prestazioni ridotte, ritenuti più idonei per i bassi fondali adriatici, ma tali da permettere il loro trasporto via terra ed il successivo riassemblaggio nei cantieri di Pola, completi di equipaggio tedesco che doveva fungere anche da istruttore per i sommergibilisti austriaci. L’ SMU-10 (ex UB 1) e l’ SMU 11 (ex UB 15) entrarono quindi in servizio tra gennaio e febbraio del 1915 per passare poi definitivamente nei ranghi della flotta austro-ungarica nell’estate dello stesso anno.
Per sopperire alla carenza di organico la k.u.k. Kriegsmarine si vide costretta ad acquistare dalla ditta Whitehead & Co, un altro battello l’ SMU-12 (ex Spekulationbau SS 13) un prototipo di prova realizzato su disegni Holland che il cantiere aveva cercato di vendere senza successo ad altre marine e che non aveva mai superato i test di affidabilità come i suoi gemelli SMU-5 e 6. Tale battello venne affondato da una mina già nell’agosto del 1915 a Punta Sabbioni nella laguna veneta.
Il numero identificativo SMU-13 non fu assegnato, probabilmente per motivi scaramantici, mentre un vero colpo di fortuna fu la cattura del sommergibile francese Curie (classe Brumaire tipo Laubeuf) che rimase impigliato nelle reti di protezione del porto di Pola il 20 dicembre 1914 riportando alcuni danni. Messo in cantiere per le relative riparazioni, entrò in servizio il 15 giugno 1915 con l’identificativo SMU-14. Finalmente anche la marina austro-ungarica potè così disporre di un battello di grandi dimensioni dotato di sei tubi lanciasiluri, un cannone da 37 mm. (sostituito poi con uno da 88 mm.) che riportò poi successi per complessive 47.653 tonnellate di naviglio nemico affondato.
La classe U-10 venne poi completata con l’entrata in servizio degli SMU-15, 16 e 17 sempre del tipo Weser UB I, ma le scarse qualità di questo modello che montava un apparato motore da soli 60 HP che permetteva una velocità di superficie di 6,5 nodi, un dislocamento di 127 tonnellate e scarsa autonomia non ottennero mai risultati apprezzabili.
La necessità poi di realizzare dei sommergibili d’alto mare nei propri cantieri senza dover dipendere da forniture estere, costrinse la Marina Austro-Ungarica a costruire le quattro unità della classe U-20 basandosi sul progetto danese Havmanden. Vennero realizzati a Fiume e Pola
tra il 1915 ed il 1917. La decisione d’aver politicamente diviso le costruzioni tra un’azienda austriaca a Pola ed una magiara a Fiume, fu causa di notevoli disagi a livello tecnico, che provocarono numerose modifiche e ritardi nella consegna. In realtà la scarsa affidabilità dell’apparato motore e le modeste ed antiquate caratteriste generali del progetto Havmanden, non resero competitivi questi battelli, forse non è un caso che nessuna di queste quattro unità riportò alcun successo e che due vennero perse.
La realizzazione di sei, dei dieci battelli classe U-27 venne affidata dopo difficili trattative e per ovvie ragioni politiche, ai cantieri privati Donau Dampfschiffahrts Gesellschaft D.D.S.G. di Budapest e trasportati via ferrovia a Pola per il riassemblaggio. Dopo aver sopperito alle urgenti necessità con la costruzione delle classi precedenti ed il recupero del ex Curie, nel 1915 venne selezionato il progetto tedesco UB II concesso in licenza dalla AG Weser di Brema per la realizzazione di sei esemplari. Nella loro breve vita operativa tra il 1917 e 1918 riportarono significativi successi e solo un battello l’ SMU-30 venne perso, il cui destino ancora ad oggi risulta sconosciuto. Dotati di un raggio operativo superiore a tutti i battelli precedenti (6.250 miglia a 7,5 nodi) li resero adatti a compiti nel Mediterraneo. Nelle prove, raggiunsero il 24 febbraio 1917 prima la profondità di 42 metri, successivamente il 7 marzo la profondità massima di 72 metri, che provocò la rottura di alcune tubazioni con varie perdite d’olio.
Infine la carenza dei materiali di costruzione e gli eventi bellici non portarono mai in servizio altri sommergibili d’alto mare commissionati ed in corso di costruzione come gli SMU-48 e 49 in cantiere a Budapest, l’SMU-50 in cantiere a Fiume e gli SMU-51, 52, 53, 56 e 57 ordinati allo Stabilimento Tecnico Triestino.
Una curiosità costituisce il mini sommergibile Loligo, costruito a Fiume dal cantiere Ganz Danubius & Co. nel 1914 per conto della Zoologische Station des Berliner Aquariums di Rovigno per studiare la fauna marina nel suo ambiente, che all’inizio delle ostilità venne requisito dalla Marina che provvide a riattarlo a fini bellici con l’intenzione d’impiegarlo nel Lago di Garda, non si hanno però notizie sul suo eventuale uso bellico e sul suo destino finale.
Sommergibili Austro-Ungarici 1914-1918
Comandante Direzione Sommergibili
Linienschiffskapitän Franz cav. von Thierry 1914-1918
Vice Comandante Direzione
Korvettenkapitän Urban Passerar
Comandante Stazione Sommergibili di Pola
Korvettenkapitän Otto Zeidler
Comandante Stazione Sommergibili del Golfo di Cattaro
Korvettenkapitän Georg cav. von Trapp
Direttore Scuola Sommergibili
Linienschiffsleutnant Ludwig Eberhardt
Comandante Nave Scuola Sommergibili Panther
Linienschiffsleutnant Rudolf von Singule
Naviglio affondato Nav. dann. Nav.catt.
Periodo di servizio bellico Mercantile Militare
SMU-1 27.07.1914 – 31.10.1918 - - - -
SMU-2 27.07.1914 – 31.10.1918 - - - -
SMU-3 27.07.1914 – 13.08.1915 - - - -
SMU-4 27.07.1914 – 31.10.1918 11.030 t. 7.234 t. 8.898 t. 13 t.
SMU-5 27.07.1914 – 31.10.1918 7.929 t. 12.641 t. - 1034 t.
SMU-6 27.07.1914 – 13.05.1916 - 756 t. - -
SMU-10 12.07.1915 – 31.10.1918 - - - -
SMU-11 17.06.1915 – 31.10.1918 - - - -
SMU-12 21.08.1914 – 08.08.1915 1.065 t. - 22.189 t. 20 t.
SMU-14 31.01.1915 – 31.10.1918 47.653 t. - - -
SMU-15 04.06.1915 – 31.10.1918 8.044 t. 745 t. - -
SMU-16 06.10.1915 – 17.10.1916 25 t. 330 t. 62 t. -
SMU-17 06.10.1915 – 31.10.1918 - 680 t. - -
SMU-20 20.10.1917 – 04.07.1918 - - - -
SMU-21 15.08.1917 – 31.10.1918 - - - -
SMU-22 23.11.1917 – 31.10.1918 - - - -
SMU-23 23.11.1917 – 21.02.1918 - - - -
SMU-27 24.02.1917 – 31.10.1918 14.542 t. 765 t. 665 t. 3 t.
SMU-28 26.05.1917 – 31.10.1918 44.743 t. - 5.592 t. -
SMU-29 17.02.1917 – 31.10.1918 14.798 t. - 7.350 t. -
SMU-30 17.02.1917 – 01.04.1917 - - - -
SMU-31 20.04.1917 – 31.10.1918 4.088 t. - 5.250 t. -
SMU-32 29.06.1917 – 31.10.1918 3.728 t. - 3.060 t. -
SMU-40 04.08.1917 – 31.10.1918 9.838 t. - 7.423 t. -
SMU-41 19.02.1918 – 31.10.1918 4.604 t. - - -
SMU-43 30.07.1917 – 31.10.1918 - - 4.016 t. -
SMU-47 30.07.1917 – 31.10.1918 6.467 t. 351 t. - -
Totale naviglio mercantile affondato n. 87/ 179.000 tonn.
Totale naviglio militare affondato n. 9/ 23.502 tonn.
Totale generale naviglio affondato n. 96/ 202.502 tonn.
Totale naviglio mercantile danneggiato n. 7/ 24.254 tonn.
Totale naviglio militare danneggiato n. 4/ 40.189 tonn.
Totale generale naviglio danneggiato n. 11/ 64.443 tonn.
Totale naviglio catturato n. 9/ 1.132 tonn.
Totale generale naviglio affondato, danneggiato o catturato: n. 116/ 268.077 tonn.
Media per battello di tonnellaggio affondato, danneggiato o catturato: 9.928,77 tonn.
Media per battello di navi affondate, danneggiate o catturate: 4,2
Missioni effettuate: non disponibile
Sommergibili entrati in servizio dal 1914 al 1918 : n.27
Sommergibili in servizio per anno di guerra:
1914 n.7
1915 n.8
1916 n.11
1917 n. 22
1918 n. 19
Sommergibili persi nel corso del conflitto n. 7:
Anno Attacco nemico Mine e sbarramenti Sconosciute
1914 - - -
1915 1 1 -
1916 1 1 -
1917 - - 1
1918 2 - -
Totale 4 2 1
(Web, Google, Wikipedia)
Per evitare attacchi sottomarini ai porti o per bloccare la stessa via d’uscita dalle basi navali tedesche, anche le mine galleggianti furono impiegate con notevole successo.
L'RMS Lusitania era un transatlantico britannico in servizio agli inizi del XX secolo, di proprietà della Cunard Line; fu affondato nel 1915 da un sottomarino tedesco. Il fatto, accelerò l'intervento degli Stati Uniti nel conflitto.
Nel 1915 la Germania, in guerra con la Gran Bretagna, aveva disposto un blocco navale attorno alle coste del paese nemico. Gli Stati Uniti, all'epoca, erano neutrali e - mentre il Lusitania era ancorato nel porto di New York - l'ambasciata tedesca fece pubblicare, a proprie spese, un avviso sulla stampa statunitense per avvertire gli americani di non imbarcarsi su quella nave, poiché qualora questa avesse forzato il blocco navale sarebbe stata affondata.
Nonostante l'avviso, numerosi cittadini statunitensi si imbarcarono sul Lusitania. Il 7 maggio del 1915 un sottomarino tedesco U-20 lanciò un siluro contro il Lusitania mentre la nave, dopo aver forzato il blocco imposto dai tedeschi, si trovava al largo delle coste dell'Irlanda. A bordo ci fu una seconda esplosione non dettata dal siluro lanciato dall'U-20: si suppone che il Lusitania trasportasse materiale di contrabbando quali esplosivi o altro materiale potenzialmente esplosivo. Il transatlantico colò a picco, colpito alle macchine e non fu possibile fermare i motori e calare le scialuppe. Morirono 1.198 persone; se ne salvarono 751. Ancora oggi alcuni misteri collegati alla realtà sull'affondamento del Lusitania rimangono irrisolti; alcuni - considerando la superficialità delle indagini e la velocità del processo - sostengono l'idea di un complotto britannico volto ad accelerare l'entrata in guerra degli Stati Uniti.
In seguito all'attacco, tuttavia, gli Stati Uniti non intervennero immediatamente in guerra, ma chiesero in maniera decisa la fine degli attacchi U-Boot nell'Atlantico; richiesta alla quale la Germania acconsentì non senza proteste. Dopo alcuni mesi di guerra la Germania - ormai sull'orlo della rovina - riprese gli assalti condotti con sottomarini alle navi in transito nell'Atlantico nel tentativo di ridurre i rifornimenti degli Alleati; ciò pose fine alla neutralità degli Stati Uniti.
Nel primo decennio del ‘900 la Kaiserliche Marine, guidata dall’ammiraglio Alfred von Tirpitz e influenzata dalle teorie navali, si era impegnata a fondo nel portare la propria flotta d’alto mare a una forza paragonabile a quella della Royal Navy. Tuttavia agli esordi della Grande Guerra la marina tedesca era ancora pesantemente inferiore a quella britannica: alle 29 Dreadnoughts della Royal Navy, per un totale di 2.205.000 tonnellate, la Kaiserliche Marine poteva opporne solo 17, per complessive 1.019.000 tonnellate.
Nonostante la superiorità numerica, i vertici britannici vedevano nella flotta tedesca una grave minaccia alla propria supremazia sui mari. Fu così adottata una strategia che abbandonava la tradizione dell’amm. Nelson dello scontro decisivo, approdando all’approccio più indiretto della “flotta sempre all’erta”, schierata come una grande diga nella base navale scozzese di Scapa Flow.
I vertici della Marina Imperiale tedesca Kaiserliche Marine, consci dell’inferiorità della propria flotta e dell’impossibilità di cogliere di sorpresa un nemico costantemente in guardia, decisero di mantenersi su posizioni difensive, fedeli ai principi della fleet in being. La strategia tedesca mirava perciò a salvaguardare il più possibile la flotta d’alto mare nella speranza che i posamine e i sommergibili indebolissero quella inglese. Tutto questo nella convinzione che una rapida sconfitta della Francia e il blocco navale avrebbero rapidamente concluso il conflitto.
All’origine della passività tedesca nella guerra navale vi erano inoltre ragioni di natura geografica: il tratto costiero del Mare del Nord era profondamente frastagliato e protetto da isole fortificate che difendevano le basi navali principali, senza contare che i tedeschi potevano contare sul canale di Kiel, una straordinaria “porta di servizio” che metteva in comunicazione il Mare del Nord con il Baltico e il grosso della flotta.
La difficile individuabilità e la capacità di svolgere rapidi attacchi per poi riparare nelle basi navali rendevano i sommergibili l’arma ideale da opporre allo strapotere britannico.
Nei primi mesi di guerra si segnalarono solamente alcuni scontri minori e non vere battaglie navali, così come gli attacchi dei sommergibili alle ben difese e veloci corazzate inglesi si rivelarono infruttuosi.
Nel febbraio del 1915 tuttavia vi fu la svolta che mutò la guerra sui mari. Il conflitto, dopo la mancata vittoria in Francia, si apprestava ad essere lungo ed impegnativo e il rischio di uno strangolamento delle risorse economico-industriali della Germania era elevato. Fu così che la Kaiserliche Marine tedesca privò di ogni restrizione la guerra sottomarina che fino a quel momento aveva risparmiato il naviglio mercantile e neutrale, in particolare quello statunitense. Le acque intorno alle isole britanniche furono dichiarate “zona di guerra”: ciò significava che qualsiasi nave trovata in quell’area sarebbe stata affondata.
La prima fase della guerra sottomarina, pur dando risultati modesti che lasciavano presagire ulteriori e più proficui sviluppi, rischiò di provocare un intervento degli Stati Uniti in guerra. Con l’affondamento del piroscafo Lusitania (7 maggio 1915), si innescò una crisi diplomatica tra Stati Uniti e Germania che portò alla sospensione della guerra sottomarina indiscriminata (1 settembre 1915).
Tale tregua era destinata a non durare. Dopo la battaglia dello Jutland (31 maggio 1916), la Kaiserliche Marine ritornò con maggior determinazione e mezzi più ampi al sottomarino. Inizialmente i sommergibili tedeschi colpirono soprattutto nel Mediterraneo al fine di non urtare gli interessi americani, tuttavia nel febbraio del 1917 la Germania proclamò nuovamente la guerra sottomarina senza restrizioni. Il rischio di un intervento statunitense in Europa fu infatti ritenuto trascurabile perché i vertici dell’esercito ritenevano di essere in grado di liquidare le forze alleate prima che i contingenti americani giungessero al fronte.
La pressione esercitata dai sommergibili sui rifornimenti inglesi fu tale che nell’aprile 1917 colarono a picco 852.000 tonnellate di naviglio mercantile: il 25% delle navi non faceva ritorno. Il protrarsi di una simile situazione avrebbe portato il Regno Unito al collasso, tuttavia le promesse degli ammiragli tedeschi di una rapida risoluzione della guerra “per strangolamento” erano ben lungi dall’avverarsi.
Accanto al razionamento alimentare e all’aumento della produzione interna, il Regno Unito reagì posando campi di mine sempre più vicini alle coste tedesche, mettendo a punto aerei e navi antisommergibili, ma soprattutto adottò l’efficace sistema dei convogli navali facendo precipitare inesorabilmente il numero dei siluramenti. Nel giugno del 1917 gli affondamenti si erano ridotti a meno di duecentomila tonnellate ed entro la fine dell’anno la minaccia di un blocco dei rifornimenti era scongiurata. Nei primi mesi del 1918 le perdite di sommergibili erano ormai proporzionali ai danni arrecati al nemico: nel mese di maggio andarono perduti 14 sommergibili su 125 disponibili.
Le ragioni della sconfitta vanno ricercate all’interno della stessa Kaiserliche Marine: l’uso intensivo del sottomarino non fu sostenuto da un numero sufficiente di equipaggi addestrati, pregiudicando il rendimento e il crollo nervoso degli uomini.
Sommergibili e marinai furono presenti in numero troppo limitato rispetto all’entità del compito loro assegnato.
Indicativo della mole di lavoro cui furono sottoposti è il caso del sommergibile U-35, comandato da Lothar von Arnauld de la Perière, che tra il marzo 1915 e il marzo 1918 affondò 546.707 tonnellate di naviglio alleato nel Mare del Nord e nel Mediterraneo, stabilendo un drammatico record rimasto insuperato.
RITROVAMENTO DI UN SOMMERGIBILE TEDESCO AL LARGO DI OSTENDA
E' rimasto per 100 anni sui fondali a largo di Ostenda, in Belgio e il mare l'ha conservato in un ottimo stato. Gli esperti di archeologia marina guidati dal sub Thomas Termote hanno ritrovato nel Mar del Nord il relitto di un U-boot tedesco, i sottomarini usati dall'Impero teutonico durante la Prima guerra Mondiale. Lungo 27 metri e largo 6, il il sommergibile è a una profondità di quasi 30 metri e al suo interno sarebbero presenti i corpi dei 23 membri dell'equipaggio.
La scoperta è avvenuta di recente. Il punto esatto del ritrovamento non è stato indicato per scoraggiare i "cacciatori di trofei marini". Durante la Prima guerra mondiale, la marina tedesca utilizzava il porto belga di Zeebrugge come base per i suoi sottomarini per attaccare i sommergibili britannici nel Mare del Nord: “L'U-boot ritrovato è praticamente intatto, tutto è rimasto fermo per un secolo" ha spiegato il direttore del "Flanders Marine Institute". Il governatore della provincia delle Fiandre Occidentali, ha spiegato che i tutti i portelloni del natante sono risultati chiusi: "Ciò suggerisce che il relitto non sia stato scoperto prima e che i 23 membri dell'equipaggio sono ancora all'interno del sottomarino".
Non è chiara la causa che ha provocato l'affondamento dell'U-boot, anche se dai primi rilevamenti l'ipotesi più plausibile è che il sottomarino abbia colpito una mina e sia affondato. Le autorità belghe hanno informato l'ambasciatore tedesco e i processi per identificare i membri dell'equipaggio sono già iniziati. Durante la Prima guerra mondiale, la flotta tedesca contava nelle Fiandre 19 sommergibili. Quindici di questi furono affondati, 11 nel Mare del Nord. Secondo gli esperti potrebbe essere uno dei tre U-Boot 27, 29 o 32 che furono affondati dalla marina britannica tra il 1916 e il 1917.
La Flotta sommergibile della kuk Kriegsmarine 1914 -1918
Non ci fu mai nella storia navale un’arma così rivoluzionaria come il sommergibile, che nel primo conflitto mondiale trovò il suo vero impiego operativo e che fu capace di stravolgere le dottrine navali sulla base delle quali erano state allestite le flotte di tutti gli schieramenti, basate essenzialmente su costosissime e mastodontiche navi da battaglia monocalibro. L’eccezionale rapporto costo-benefici, la sua capacità operativa, la sua versatilità d’impiego, il suo variegato armamento che andava dai siluri, alla mine ed al pezzo di coperta, diede la possibilità al sommergibile di dare scacco alle marine belligeranti costringendole ad adottare la tattica della “Flotta in potenza” e nel contempo poter attuare una “guerra di corsa” nei confronti del naviglio mercantile tagliando le linee di rifornimento di viveri e materie prime.
E’ interessante rilevare a riguardo una profetica osservazione di Leonardo da Vinci che pur avendo progettato nel ‘500 un mezzo subacqueo adatto a scopi militari, intuendone la sua micidiale pericolosità, preferì non divulgare la sua invenzione giustificandosi con la seguente frase: “E questo non pubblico o divolgo per le male nature delle omini, i quali userebbero le assasinamenti nel fondo dei mari col rompere i navili in fondo e sommergerli insieme colli omini che vi son dentro”.(Codice Hammer 1506-1508).
Nonostante tutte le marine impegnate nel conflitto fossero dotate di flottiglie sommergibili e quelle dell’Intesa anche di seconda generazione, fu quella tedesca che riuscì ad impiegare tale mezzo con rara maestria, realizzando successi a dir poco inimmaginabili sino a pochi mesi prima dello scoppio delle ostilità, affondando o danneggiando in tutti i mari 143 navi militari per complessive 551.671 tonnellate di dislocamento ed oltre 7.250 navi mercantili per 14.687.231 tonnellate di stazza lorda, acquisendo un’esperienza che metterà poi a frutto anche nel secondo conflitto mondiale.
All’inizio delle ostilità la k.u.k. Kriegsmarine, per sopperire all’esiguo numero della sua componente sommergibile, che disponeva di solo quattro battelli pienamente operativi, ottenne il supporto della Marina Imperiale Tedesca, che inviò nello scacchiere del Mediterraneo e del Mar Nero 60 sommergibili di vario tipo dal 1915 al 1918. Questi operarono militarmente sotto il Comando in Capo della Flotta Austro-Ungarica, battendo bandiera austriaca e divisi in tre flottiglie: la I Flottiglia del Mediterraneo con base a Pola, la II Flottiglia del Mediterraneo con base a Cattaro e la Flottiglia di Costantinopoli, attaccando il naviglio alleato, compreso quello italiano, anche se la Germania dichiarò guerra all’Italia appena il 28 agosto 1916. Agli Untersee Boote tedeschi vennero assegnati nuovi numeri identificativi austriaci, che rimasero in vigore sino al 1 ottobre 1916. Dopo tale data, la maggior parte di essi riprese quelli originali, tranne alcuni tra i più grandi che continuarono ad usare la numerazione austro-ungarica.
I sommergibili degli Imperi Centrali operarono quindi come una sola flotta, sotto il Comando in Capo austriaco, dividendo i compiti a seconda delle caratteristiche tecniche dei battelli, condividendo una strategia comune e le basi logistiche e come tale viene analizzata nel suo complesso.
La maggior parte, se non tutti, degli storici italiani che descrissero gli eventi bellici della I Guerra Mondiale, fanno apparire lo scontro navale nel Mediterraneo contro la Marina Austro-Ungarica, come un duello avvenuto solamente tra due avversari, con l’intento di pareggiare le perdite subite, dimenticando che la guerra venne combattuta tra le flotte mediterranee dell’Intesa (essenzialmente Italia, Gran Bretagna, Francia, con Russia e Giappone,) da una parte e quelle degli Imperi centrali (Austria-Ungheria, Germania e Turchia) dall’altra. Ed è solamente in quest’ottica che si ottiene un quadro preciso della condotta della guerra navale e dei risultati raggiunti che videro alla fine, un indubbio successo tattico degli austro-tedeschi, soprattutto per l’attività dei sommergibili, che misero sotto scacco le flotte avversarie sino agli ultimi giorni di guerra, terminata come si sa, con la vittoria dell’Intesa, ma per motivi diversi e non per merito determinante delle loro marine da guerra.
Senza nulla togliere al grande valore dimostrato dagli uomini della Regia Marina Italiana nello svolgere i loro compiti, la propaganda ne enfatizzò i risultati, facendoli sembrare ancor oggi, come degli eventi determinanti ad occhi non esperti. La k.u.k. Kriegsmarine perse nel conflitto tre grosse unità, le famose: Wien, Santo Stefano e Viribus Unitis. Ebbene la prima non era una corazzata come si voleva far credere, bensì una obsoleta nave da difesa costiera, classificabile come incrociatore, varata nel 1895 di appena 5.600 tonnellate, silurata con un’abile azione dal MAS 9 di Luigi Rizzo nel dicembre 1917 nella Baia di Muggia, nulla da dire sull’affondamento del Santo Stefano, questa si una corazzata di 20.000 tonnellate, anche questa silurata da Rizzo con il MAS 15 nel giugno del 1918, ma cosa pensare dell’affondamento del Viribus Unitis, avvenuto nella notte del 1 novembre 1918 a guerra praticamente finita, quando era già stato ceduto, come il resto della flotta, al neo costituito Stato dei Serbi, Sloveni e Croati e ribattezzato Yugoslavia? Non è dato sapere se il Comando Navale italiano fosse informato della mossa dell’Imperatore Carlo, ma senza dubbio voleva ottenere un importante risultato per contribuire alla vittoria che in quei giorni era di esclusivo appannaggio dell’esercito e probabilmente nel contempo stoppare le mire slave sull’Istria e Dalmazia, che erano state l’obbiettivo principale della guerra e che sarebbe stato vanificato se questi avessero posseduto la precedente marina austro-ungarica pressoché ancora intatta.
Infine non è mai stata posta nella giusta evidenza la geniale operazione di intelligence dell’Evidenzbüro della Marina Austro-Ungarica, che procurò notevolissimi danni ad infrastrutture terrestri italiane e che riuscì ad affondare sicuramente le corazzate Benedetto Brin e Leonardo da Vinci e forse anche il Regina Margherita.
I dati sono incontestabili: 22 navi da battaglia perse nel Mediterraneo dall’Intesa, contro 5 (3 austro-ungariche e 2 turche) degli Imperi Centrali, 35 cacciatorpediniere contro 7, 27 sommergibili contro 27, più il naviglio minore con affondamenti subiti per un totale di quasi 395.000 tonnellate, contro 94.902.
La Regia Marina Italiana perse le navi da battaglia Leonardo da Vinci di 22.380 tonn, Regina Margherita di 13.427 tonn, Benedetto Brin di 13.215 tonn, Amalfi di 10.000 tonn. e Garibaldi di 7.234 tonn, gli incrociatori ausiliari Città di Palermo, Città di Messina e Città di Sassari di 3.500 tonn, 8 cacciatorpedinieri ed 8 sommergibili.
La Royal Navy perse nel Mediterraneo le navi da battaglia Britannia di 16.350 tonn, Irresistible di 15.805 tonn, Majestic di 14.900 tonn, Cornwallis di 14.000 tonn, Russell di 14.000 tonn, Ocean di 12.950 tonn, Goliath di 12.950 tonn. e Triumph di 11.985 tonn, oltre a 6 cacciatorpedinieri.
La Marina Francese perse le navi da battaglia Danton di 18.300 tonn, Leon Gambetta di 12.416 tonn, Bouvet di 12.000 tonn, Gaulois di 11.100 tonn, Chateaurenault di 8.018 tonn. e Amiral Charner di 4.750 tonn. e 9 cacciatorpedinieri.
La Marina Imperiale Russa perse nel Mar Nero le navi da battaglia Imperatrista Mariya e Svobodnaya Rossiya entrambe di 24.000 tonn, e nel Mediterraneo il Peresviet di 12.674 tonn, oltre a 12 cacciatorpedinieri.
Il piano di costruzioni navali della k.u.k. Kriegsmarine prevedeva la costruzione di 12 sommergibili, ma all’inizio delle ostilità solamente sei erano effettivamente in servizio di cui due, l’ SMU-1 e l’ SMU-2 costruiti su licenza e progetto Lake, si erano rivelati non adatti a compiti operativi di gran portata e relegati quindi alla guardia dei porti di Trieste e Pola. I rimanenti quattro, gli SMU-3 e 4 costruiti dalla Germaniawerf di Colonia e gli SMU-5 e 6 costruiti dalla ditta Whitehead di Fiume su progetto americano Holland, nonostante le carenze tecniche, vennero impiegati immediatamente nelle operazioni e per compiti di carattere addestrativo.
Altri cinque grandi sommergibili oceanici classe U-7 ordinati alla Germaniawerf di Colonia e varati tra l’aprile ed il luglio 1915 in corso di allestimento, vennero ceduti alla Marina Imperiale Tedesca in considerazione del fatto che le loro notevoli dimensioni non permettevano il trasporto via ferroviaria e trasferirli in Adriatico, attraverso lo stretto di Gibilterra, sarebbe stato troppo pericoloso. Tale scrupolo dovette poi rivelarsi alla prova dei fatti infondato.
Come contropartita i tedeschi vendettero in seguito alla Kriegsmarine due battelli costieri d’attacco del tipo UB I costruiti nel medesimo cantiere, ma di dimensioni e prestazioni ridotte, ritenuti più idonei per i bassi fondali adriatici, ma tali da permettere il loro trasporto via terra ed il successivo riassemblaggio nei cantieri di Pola, completi di equipaggio tedesco che doveva fungere anche da istruttore per i sommergibilisti austriaci. L’ SMU-10 (ex UB 1) e l’ SMU 11 (ex UB 15) entrarono quindi in servizio tra gennaio e febbraio del 1915 per passare poi definitivamente nei ranghi della flotta austro-ungarica nell’estate dello stesso anno.
Per sopperire alla carenza di organico la k.u.k. Kriegsmarine si vide costretta ad acquistare dalla ditta Whitehead & Co, un altro battello l’ SMU-12 (ex Spekulationbau SS 13) un prototipo di prova realizzato su disegni Holland che il cantiere aveva cercato di vendere senza successo ad altre marine e che non aveva mai superato i test di affidabilità come i suoi gemelli SMU-5 e 6. Tale battello venne affondato da una mina già nell’agosto del 1915 a Punta Sabbioni nella laguna veneta.
Il numero identificativo SMU-13 non fu assegnato, probabilmente per motivi scaramantici, mentre un vero colpo di fortuna fu la cattura del sommergibile francese Curie (classe Brumaire tipo Laubeuf) che rimase impigliato nelle reti di protezione del porto di Pola il 20 dicembre 1914 riportando alcuni danni. Messo in cantiere per le relative riparazioni, entrò in servizio il 15 giugno 1915 con l’identificativo SMU-14. Finalmente anche la marina austro-ungarica potè così disporre di un battello di grandi dimensioni dotato di sei tubi lanciasiluri, un cannone da 37 mm. (sostituito poi con uno da 88 mm.) che riportò poi successi per complessive 47.653 tonnellate di naviglio nemico affondato.
La classe U-10 venne poi completata con l’entrata in servizio degli SMU-15, 16 e 17 sempre del tipo Weser UB I, ma le scarse qualità di questo modello che montava un apparato motore da soli 60 HP che permetteva una velocità di superficie di 6,5 nodi, un dislocamento di 127 tonnellate e scarsa autonomia non ottennero mai risultati apprezzabili.
La necessità poi di realizzare dei sommergibili d’alto mare nei propri cantieri senza dover dipendere da forniture estere, costrinse la Marina Austro-Ungarica a costruire le quattro unità della classe U-20 basandosi sul progetto danese Havmanden. Vennero realizzati a Fiume e Pola
tra il 1915 ed il 1917. La decisione d’aver politicamente diviso le costruzioni tra un’azienda austriaca a Pola ed una magiara a Fiume, fu causa di notevoli disagi a livello tecnico, che provocarono numerose modifiche e ritardi nella consegna. In realtà la scarsa affidabilità dell’apparato motore e le modeste ed antiquate caratteriste generali del progetto Havmanden, non resero competitivi questi battelli, forse non è un caso che nessuna di queste quattro unità riportò alcun successo e che due vennero perse.
La realizzazione di sei, dei dieci battelli classe U-27 venne affidata dopo difficili trattative e per ovvie ragioni politiche, ai cantieri privati Donau Dampfschiffahrts Gesellschaft D.D.S.G. di Budapest e trasportati via ferrovia a Pola per il riassemblaggio. Dopo aver sopperito alle urgenti necessità con la costruzione delle classi precedenti ed il recupero del ex Curie, nel 1915 venne selezionato il progetto tedesco UB II concesso in licenza dalla AG Weser di Brema per la realizzazione di sei esemplari. Nella loro breve vita operativa tra il 1917 e 1918 riportarono significativi successi e solo un battello l’ SMU-30 venne perso, il cui destino ancora ad oggi risulta sconosciuto. Dotati di un raggio operativo superiore a tutti i battelli precedenti (6.250 miglia a 7,5 nodi) li resero adatti a compiti nel Mediterraneo. Nelle prove, raggiunsero il 24 febbraio 1917 prima la profondità di 42 metri, successivamente il 7 marzo la profondità massima di 72 metri, che provocò la rottura di alcune tubazioni con varie perdite d’olio.
Infine la carenza dei materiali di costruzione e gli eventi bellici non portarono mai in servizio altri sommergibili d’alto mare commissionati ed in corso di costruzione come gli SMU-48 e 49 in cantiere a Budapest, l’SMU-50 in cantiere a Fiume e gli SMU-51, 52, 53, 56 e 57 ordinati allo Stabilimento Tecnico Triestino.
Una curiosità costituisce il mini sommergibile Loligo, costruito a Fiume dal cantiere Ganz Danubius & Co. nel 1914 per conto della Zoologische Station des Berliner Aquariums di Rovigno per studiare la fauna marina nel suo ambiente, che all’inizio delle ostilità venne requisito dalla Marina che provvide a riattarlo a fini bellici con l’intenzione d’impiegarlo nel Lago di Garda, non si hanno però notizie sul suo eventuale uso bellico e sul suo destino finale.
Sommergibili Austro-Ungarici 1914-1918
Comandante Direzione Sommergibili
Linienschiffskapitän Franz cav. von Thierry 1914-1918
Vice Comandante Direzione
Korvettenkapitän Urban Passerar
Comandante Stazione Sommergibili di Pola
Korvettenkapitän Otto Zeidler
Comandante Stazione Sommergibili del Golfo di Cattaro
Korvettenkapitän Georg cav. von Trapp
Direttore Scuola Sommergibili
Linienschiffsleutnant Ludwig Eberhardt
Comandante Nave Scuola Sommergibili Panther
Linienschiffsleutnant Rudolf von Singule
Naviglio affondato Nav. dann. Nav.catt.
Periodo di servizio bellico Mercantile Militare
SMU-1 27.07.1914 – 31.10.1918 - - - -
SMU-2 27.07.1914 – 31.10.1918 - - - -
SMU-3 27.07.1914 – 13.08.1915 - - - -
SMU-4 27.07.1914 – 31.10.1918 11.030 t. 7.234 t. 8.898 t. 13 t.
SMU-5 27.07.1914 – 31.10.1918 7.929 t. 12.641 t. - 1034 t.
SMU-6 27.07.1914 – 13.05.1916 - 756 t. - -
SMU-10 12.07.1915 – 31.10.1918 - - - -
SMU-11 17.06.1915 – 31.10.1918 - - - -
SMU-12 21.08.1914 – 08.08.1915 1.065 t. - 22.189 t. 20 t.
SMU-14 31.01.1915 – 31.10.1918 47.653 t. - - -
SMU-15 04.06.1915 – 31.10.1918 8.044 t. 745 t. - -
SMU-16 06.10.1915 – 17.10.1916 25 t. 330 t. 62 t. -
SMU-17 06.10.1915 – 31.10.1918 - 680 t. - -
SMU-20 20.10.1917 – 04.07.1918 - - - -
SMU-21 15.08.1917 – 31.10.1918 - - - -
SMU-22 23.11.1917 – 31.10.1918 - - - -
SMU-23 23.11.1917 – 21.02.1918 - - - -
SMU-27 24.02.1917 – 31.10.1918 14.542 t. 765 t. 665 t. 3 t.
SMU-28 26.05.1917 – 31.10.1918 44.743 t. - 5.592 t. -
SMU-29 17.02.1917 – 31.10.1918 14.798 t. - 7.350 t. -
SMU-30 17.02.1917 – 01.04.1917 - - - -
SMU-31 20.04.1917 – 31.10.1918 4.088 t. - 5.250 t. -
SMU-32 29.06.1917 – 31.10.1918 3.728 t. - 3.060 t. -
SMU-40 04.08.1917 – 31.10.1918 9.838 t. - 7.423 t. -
SMU-41 19.02.1918 – 31.10.1918 4.604 t. - - -
SMU-43 30.07.1917 – 31.10.1918 - - 4.016 t. -
SMU-47 30.07.1917 – 31.10.1918 6.467 t. 351 t. - -
Totale naviglio mercantile affondato n. 87/ 179.000 tonn.
Totale naviglio militare affondato n. 9/ 23.502 tonn.
Totale generale naviglio affondato n. 96/ 202.502 tonn.
Totale naviglio mercantile danneggiato n. 7/ 24.254 tonn.
Totale naviglio militare danneggiato n. 4/ 40.189 tonn.
Totale generale naviglio danneggiato n. 11/ 64.443 tonn.
Totale naviglio catturato n. 9/ 1.132 tonn.
Totale generale naviglio affondato, danneggiato o catturato: n. 116/ 268.077 tonn.
Media per battello di tonnellaggio affondato, danneggiato o catturato: 9.928,77 tonn.
Media per battello di navi affondate, danneggiate o catturate: 4,2
Missioni effettuate: non disponibile
Sommergibili entrati in servizio dal 1914 al 1918 : n.27
Sommergibili in servizio per anno di guerra:
1914 n.7
1915 n.8
1916 n.11
1917 n. 22
1918 n. 19
Sommergibili persi nel corso del conflitto n. 7:
Anno Attacco nemico Mine e sbarramenti Sconosciute
1914 - - -
1915 1 1 -
1916 1 1 -
1917 - - 1
1918 2 - -
Totale 4 2 1
(Web, Google, Wikipedia)
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