Il P.2HH sarà il successore del P.180 basato sul P.1HH Hammerhead advanced UAV - promettendo capacità migliorate in tutto il mondo? Ai posteri l’ardua sentenza!
In dettaglio lo sviluppo e la storia operativa del sistema aereo senza pilota Piaggio P.2HH Hammerhead (UAS) / Drone.
Il P.1HH "Hammerhead" Unmanned Aerial Vehicle (UAV) era stato studiato in particolare modo per le esigenze degli Emirati Arabi Uniti.
Piaggio Aero con il “P.2HHH" e con il contributo finanziario degli EAU, ha iniziato a guardare al futuro per un successore più evoluto del P.1HHH originale che si basa su una piattaforma pesantemente modificata del P.180 "Avanti".
Il nuovo drone P.2HH sarà destinato ad incorporare le modifiche introdotte in un altro derivato del P.180, il Multirole Patrol Aircraft (MPA). L'impresa è sostenuta localmente in Italia dall'Aeronautica Militare Italiana che detiene un interesse in tipi di UAV avanzati come l'Hammerhead.
Il P.2HHH - si spera - porterà ad un aumento di capacità attraverso modifiche progettuali chiave, in particolare una struttura della fusoliera più grande per aumentare il volume interno e ali composite completamente nuove e di più ampia apertura alare per una maggiore portanza. Tutto questo permetterà di aumentare il carico di carburante e di equipaggiamento (fino a 1.500 libbre), così come i tempi di missione (30 ore è l'obiettivo dichiarato). La stessa disposizione dei motori a elica spingente, così come la configurazione delle alette canard (anche se con un nuovo design) e del carrello di atterraggio triciclo. Altre qualità di del P.1HHH includono la coda a “T”. La disposizione dei motori a elica spingente ha dimostrato di fornire prestazioni migliori rispetto ai progetti concorrenti, soprattutto nel risparmio di carburante.
Poiché il P.180 Avanti è già una piattaforma europea certificata per lo spazio aereo, ciò dà a Piaggio un vantaggio rispetto ai concorrenti stranieri per qualsiasi futuro tentativo di progetti di UAV. Il P.2HH multiruolo sarà in grado di coprire la gamma di ruoli nello spazio aereo civile, il pattugliamento delle frontiere marittime, il soccorso in caso di calamità, sorveglianza generale dello spazio aero-marittimo etc.…
I servizi aerei italiani e degli Emirati Arabi Uniti prevedevano una flotta iniziale di circa dieci velivoli P.2HH: questo avrebbe potuto essere un punto di partenza perfetto per l'acquisizione in futuro di altre potenziali commesse estere. Le consegne del nuovo sistema erano previste per l'inizio del 2020.
I dati sulle prestazioni presentati di seguito sono stime:
La nostra Aeronautica Militare, allo scopo di dare un input positivo alla propria industria aeronautica, aveva deciso di acquisire in 10 sistemi (20 velivoli) per un valore di 766 milioni di euro.
Il programma, come noto, deve ottenere ancora il via parere parlamentare oltre che finanziario e si inserisce nell’ambito della cooperazione binazionale con gli EAU.
Rispetto all’HAMMERHEAD, il P2HH è un velivolo molto più prestante e radicalmente diverso, caratterizzato da un’ala completamente nuova, che è previsto dovrà essere riprogettata integralmente per essere allungata ed ingrandita, e da una sezione frontale di fusoliera altrettanto diversa.
Un altro degli aspetti molto importanti, se non il più importante, è che da un punto di vista industriale il ruolo di Leonardo nel P2HH è destinato a crescere ulteriormente rispetto al ruolo ricoperto nel programma P1HH HAMMERHEAD.
Oltre a tutta l’avionica, ai sensori, al sistema di missione e di controllo del velivolo ed alla GCS, Leonardo realizzerà anche la nuova ala – presumibilmente presso lo stabilimento di Caselle - e le superfici mobili.
In pratica, Leonardo sarà responsabile delle parti più importanti del velivolo, subentrando a Piaggio Aerospace in buona parte del lavoro strutturale; inoltre, dovrebbe veder crescere la sua quota di workshare ad oltre il 50%.
Una volta approvato il finanziamento, il primo prototipo di P2HH dovrebbe essere pronto in 3 anni, e svolgere il primo volo 8 mesi dopo, mentre il primo velivolo di serie in configurazione ISTAR dovrebbe essere consegnato 19 mesi dopo il completamento del primo prototipo.
Dovrebbe! Urge però sottolineare che il P2HH si pone nella stessa categoria dell’EURO MALE (a cui partecipa anche l’Italia) e potrebbe rappresentarne in qualche misura un concorrente, se non altro in termini di finanziamenti. Il programma EURO MALE terminerà la sua fase di definizione questo autunno dopodichè partirà la fase di sviluppo vera e propria.
A quel punto il workshare dipenderà dall’investimento dei Paesi partner: Italia, Francia, Germania e Spagna;
Questa situazione - a dir poco anomala - potrebbe marginalizzare la posizione italiana e di Leonardo all’interno dell’EURO MALE. Una conseguenza da valutare con grande attenzione, alla luce della nuova rilevanza che il processo d’integrazione della Difesa europea sta assumendo a seguito delle Brexit e del consolidamento dell’European Defence Fund (EDF). A tal proposito fonti della Difesa hanno confermato che l’orientamento di acquisire il P2HH si basa sull’esperienza del P1HH che a sua volta rappresenta un velivolo ampiamente testato oltre che realizzato.
Tale situazione conferma ed avvalora che Italia è divisa sui droni militari e mostra una strategia confusa.
E Piaggio Aerospace resta appesa alla politica!
Tutti contro tutti, o quasi, nella guerra dei droni militari. Perché mentre il mercato decolla in tutto il mondo, l’Italia non mostra una linea strategica univoca. Al massimo, i più ottimisti potrebbero definirla “versatile”. Compriamo dall’America il “drone sicuro”, spingiamo il drone europeo con Leonardo e teniamo in vita Piaggio Aerospace grazie con gli arabi.
Da un lato, infatti, i droni «stiamo cercando di costruirli» con l’ex Piaggio Aero Industries oggi Piaggio Aerospace.
Un’azienda definita “decotta” già da tempo da alcuni esperti del settore.
Piaggio Aerospace ha sviluppato un primo prototipo di drone, chiamato P1HH Hammer Head, il quale ha avuto però qualche incidente di percorso (è affondato in mare nel volo di prova, ndr). «Il sospetto è che gli Emirati Arabi, che difficilmente avrebbero ricevuto certe tecnologie dagli USA, abbiano acquistato questo comparto di Piaggio proprio per sviluppare droni. E che quindi la versione successiva del primo prototipo, il P2HH avrebbe dovuto essere sviluppata come drone armato.
Alla data odierna lo schema di decreto ministeriale per il salvataggio di Piaggio Aero è ancora in attesa di discussione nelle commissioni competenti prima di un’eventuale approvazione dal Ministero della Difesa. Prevede commesse per 766 milioni di euro (38,3 milioni per 20 velivoli a controllo remoto P2HH in 16 anni) dalla nostra aeronautica.
Un miraggio per i 1300 dipendenti di Piaggio Aerospace, che potrebbe persino assumere nuovi lavoratori se lo sviluppo del P2HH fosse davvero finanziato.
Ma la valutazione di tutti sindacati sul futuro è segnata dalla preoccupazione: «La situazione è di caos» …«L’azienda tende a tranquillizzare però è in attesa di un via libera da parte del Parlamento sul suo piano industriale. E senza quello, temo, è finita. Oggi fa pochissimo nel settore civile, mentre ha basato tutto il futuro su quello militare. E in più è indebitata con le banche».
L’iter dello schema di DM, dalle elezioni del 4 marzo in poi, è di fatto ripartito da zero. A favore di Piaggio – che resta comunque azienda militare strategica per l’Italia – giocherebbero accordi politici precedenti e un’intreccio d’investimenti intercorsi tra Italia e Abu Dhabi (Alitalia, Intesa Sanpaolo). O almeno così si augurano i sindacati.
Intanto la patata bollente passa al governo Lega-5Stelle. Il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta sta valutando che fare e il parere della nuova commissione Difesa dovrebbe arrivare a breve. Quello del governo entro Natale. Le ipotesi sono tutte sul tavolo. Anche perché – come già per altri dossier – all’interno della maggioranza di sono interessi e sensibilità diverse.
Intanto però il relatore alla commissione Difesa, Mario Turco (M5S) esprime dubbi tutt’altro che di circostanza. I principali riguardano la formulazione ipotizzata dalla Pinotti, che prevedeva, in caso d’inadempienza, penali per lo Stato ma non per l’azienda, e nessuna fideiussione a garanzia del rispetto dei tempi e della fornitura. Ma non solo.
«Sono emerse criticità legate sia alla finalità del progetto in sé che, soprattutto, all’affidabilità o meno del primo fornitore, che è Piaggio Aerospace. Chiaramente, poi, il programma non può essere destinato al solo uso militare. Stiamo cercando di renderlo multi dimensionale, in modo tale da utilizzarlo sia per usi di ricognizione territoriale che per uso interno, legato alla lotta al traffico di rifiuti illeciti, alla tutela delle coste e dell’interesse pubblico».
E la strada che passa per Villanova d’Albenga vede anche le critiche autorevoli dell’ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, generale Pasquale Preziosa: «Tra Difesa italiana ed Emirati, Piaggio Aerospace piazzerà una quarantina di velivoli in venti anni» spiegava in primavera Preziosa, intervistato da Business Insider. «Una quantità che mi sembra contenuta per poter generare le necessarie economie di scala. E in assenza di economie di scala il progetto non è sostenibile nel tempo. Le aziende di Usa e Israele hanno prodotto centinaia, forse migliaia di droni. Solo quantità così elevate offrono una garanzia di sostenibilità della supply chain, la catena dei fornitori».
Analisi alla quale si oppone il sostegno del successore di Preziosa, e attuale capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, il generale Enzo Vecciarelli.
Aspettando quindi le proposte di modifica al decreto, le speranze di Piaggio Aerospace resistono. Ma hanno un ulteriore ostacolo da superare. Il rapporto controverso, a tratti concorrenziale, con un colosso dell’industria militare, nazionale e non, come Leonardo (ex Finmeccanica).
L’Italia infatti è impegnata anche nello sviluppo del Male RPAS, cioè il drone europeo per media altitudine e lungo raggio: e l’acronimo che lo identifica (anche se scomposto significa Medium Altitude Long Endurance Remotely Piloted Aircraft) pare già un programma.
Il progetto vede coinvolte anche Francia, Spagna e Germania e grandi compagnie (Leonardo, appunto, con Airbus e Dassault). E dovrebbe concretizzarsi nel 2025 con le consegne dei primi apparecchi (il programma del P2HH punta invece al 2022).
Un modello a grandezza naturale del MALE è stato presentato in pompa magna all’Air Show di Berlino di aprile 2018 ma era - di fatto - ancora «vuoto». Tanto che, a patto di avere un piano industriale e prospettive commerciali solidi, rimarrebbero i tempi tecnici perché politica e militari permettessero a Piaggio Aerospace di salire anche su quest’ultima scialuppa di salvataggio.
La prospettiva è tuttavia resa tortuosa dal fatto che Piaggio ha un proprietario che non è tra i firmatari dell’MTCR, l’accordo internazionale che limita fortemente l’opportunità di condividere tecnologie d’interesse militare con nazioni e soggetti esterni. Emirati Arabi inclusi. Per non dire delle delle ombre di spionaggio che già hanno sfiorato l’azienda ligure.
Insomma, l’Italia vuole stare in questo business ma non sa ancora esattamente dove scommettere. E se nel frattempo ha già cominciato a spendere, rientra tra quei 78 i Paesi che i droni militari li impiegano già.
Sebbene il nostro Paese non sia uno dei nove che avrebbero ripetutamente utilizzato droni armati in combattimento (Azerbaijan, Iran, Iraq, Israele, Nigeria, Pakistan, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti), la nostra Aeronautica possiede una flotta di MQ-9 Reaper di produzione americana.
Per questi Reaper abbiamo già ottenuto l’autorizzazione a dotarli di armamento, ma non si sa se e quando questa dotazione da guerra verrà attivata. Nell’attesa sono comunque in grado di svolgere missioni di sorveglianza e ricognizione. Senza contare che dalla base di Sigonella, nell’ambito degli accordi Nato e della collaborazione con gli USA, centinaia di missioni svolte da droni militari americani sono partite e partono da anni.
Per concludere il discorso, come al solito, speriamo nella buona stella ed in “Leonardo”: riuscirà nell’impresa di salvataggio?
I lavoratori di Piaggio Aero se lo meritano di certo!
Nico Vernì
Il drone europeo prossimo futuro.
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