Il generale del Genio Navale Filippo Bonfiglietti aveva progettato nel 1928 la prima portaerei italiana, purtroppo mai realizzata per l’ottusità di chi all’epoca aveva l’onore e l’onere di dover decidere.
Il progetto della nave sparì subito dopo dagli archivi di Palazzo Marina: recentemente il nipote dell’ideatore ha ritrovato una copia dei disegni e li ha fatti riscoprire.
Il gen. Filippo Bonfiglietti era nato a Tivoli nel 1868 da una famiglia benestante; il padre costruttore edile sognava di averlo al suo fianco. Egli, invece, dopo il liceo svolse il servizio militare in Cavalleria al posto del fratello, si laureò in Ingegneria civile e, forse per la conoscenza con il ministro della Marina (e degli Esteri) Benedetto Brin, scelse il Genio Navale. Conseguì a Genova la seconda laurea in Ingegneria navale, s’imbarcò, si sposò con la genovese Margherita Mazza (padre di Loano, madre di Rapallo), quindi ottenne l’incarico a sovrintendere la costruzione della corazzata Regina Elena alla Spezia.
Bonfiglietti progettò anche altre quattro versioni della futura portaerei: tutte bocciate!
Dopo l’insegnamento, nel 1924 la promozione a generale e la qualifica di Direttore dell’Ufficio Informazioni e Studi del Comitato Progetti di Navi, presso il Ministero della Marina. In questo periodo progettò un nuovo incrociatore, al limite del Trattato di Washington (firmato nel 1922 dalle cinque principali potenze vincitrici della prima guerra mondiale, limitava il tonnellaggio delle costruzioni navali degli Stati aderenti, Italia inclusa), del quale furono costruite quattro unità: Zara, Pola, Fiume e Gorizia.
Ideò anche l’incrociatore pesante Bolzano, terzo della precedente classe, quella dei Trento e Trieste.
Nel 1928 ideò e mise sulla carta insieme a tutti i calcoli tecnici il suo progetto di portaerei che era già una realtà in altre marine di rango:
- le inglesi Ark Royal, varata nel ‘14, Furius, Hermes;
- la giapponese Hosho del ‘22...),
ma non per l’Italia.
La Marina ci aveva provato nel 1925 con un incrociatore-portaerei ideato dal generale Giuseppe Rota, che rimase su carta, ed era tornata alla carica.
Militari e politici erano divisi, qualcuno diceva che queste navi non servivano perché l’Italia non aveva interessi vitali fuori del Mediterraneo; per lo stesso Mussolini l’Italia era già di per sé “una portaerei naturale protesa nel Mediterraneo”.
La Marina aveva rinunciato ai suoi aerei dopo la guerra e Italo Balbo purtroppo non gradiva dividere con nessuno il comando dell’Aviazione.
Il generale Filippo Bonfiglietti fu congedato nel 1931; lasciando l’ufficio, ottenne copia dei disegni della portaerei, mentre gli originali restarono a Palazzo Marina. E qui sparirono. L’ipotesi è che fossero custoditi in un solaio il quale, a rischio di cedimento, fu in seguito sgomberato.: l’archivio fu così gettato via.
Negli anni successivi la Marina ci provò ancora, cercando anche di trasformare in portaerei alcuni transatlantici, ma non se ne fece nulla.
A guerra iniziata, l’errore strategico si manifestò in tutta la sua gravità...
Un conto era avere aeroplani in Sicilia, la piattaforma naturale, un altro era averne su una nave a Capo Matapan nel ’41!
L’Italia avrà la sua prima vera portaerei (Cavour) solo nel 2004!
Il generale Filippo Bonfiglietti visse la quiescenza tra la casa di Roma e quella della moglie a Loano. Si occupò, tra l’altro, del recupero delle navi romane di Nemi e, quale membro del Cnr, volle ampliare il servizio dei filobus nel Paese, e in particolare a Roma.
A Loano impostò il primo porticciolo.
Morì nel 1939, senza lasciare un diario, memorie, salvo i disegni di alcune navi, tra cui le copie della portaerei mai nata.
Una trentina di tavole, trovate nel suo studio nella casa che aveva in affitto a Roma, in un vano adibito a camera da letto.
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