domenica 9 dicembre 2018

UN BALUARDO DELL'OCCIDENTE DURANTE LA GUERRA FREDDA: Base "Tuono" e il "Nike Hercules"



Il MIM-14 Nike Hercules è un missile di fabbricazione statunitense per la difesa antiaerea. Prodotto a partire dagli anni cinquanta fu in dotazione a molte forze armate che aderivano alla NATO e fu successivamente sostituito dal Patriot.

Il missile Nike Hercules fece il suo ingresso nel 1958. Pesava circa 5 tonnellate, con 4 motori ausiliari (booster) che dopo aver raggiunto 1,5 Mach si sganciavano (dopo circa 4 secondi dall'accensione).


Venne utilizzato anche tra le schiere dell'Aeronautica Militare Italiana, che equipaggiò 3 stormi (complessivamente 96 lanciatori) con il suddetto sistema terra-aria.

In procinto di essere sostituito dal più piccolo e moderno Patriot, il Nike venne progressivamente messo in disuso, anche in Italia, nel 2007.

Nel 1951, 2 anni prima che l'Ajax entrasse in servizio, ci si era resi conto che tale arma richiedeva attrezzature troppo costose e pesanti per quello che offriva, con siti in cemento armato e sistemati parzialmente sotto terra. L'arma non solo era totalmente fissa, ma non aveva testate nucleari per l'impiego contro formazioni di bombardieri, né le prestazioni per ingaggiare aerei e missili supersonici in maniera pratica.

Così nel 1953 si avviò ufficialmente il programma per un rimpiazzo dell'arma. La Western Electric riuscì a progettare il nuovo missile richiesto per rimpiazzare l'Ajax in modo tale che esso sfruttasse sia le infrastrutture che i calcolatori di questo, troppo costosi per andare rottamati a 5 anni dall'entrata in servizio. I primi lanci ebbero luogo già nel 1955, ma i componenti usati erano in buona parte quelli dell'Ajax. Tra questi i 4 booster a propellente liquido, che già da soli erano fonte di complicazioni e problemi, ma arrangiati in un gruppo di 4 erano veramente pessimi e pericolosi. Così vennero cambiati con booster a propellente solido: questo accadde nel 1957, ma l'anno prima era già avvenuta la prima intercettazione riuscita di un bersaglio aereo.

Originariamente il missile venne chiamato SAM-A-25 Nike Hercules, ma poi nelle varie vicissitudini che ebbero le designazioni americane di quel decennio, venne ribattezzato M6, e infine MIM-14. Nel 1958 esso entrò in servizio, rimpiazzando l'Ajax per le basi a difesa di New York, Chicago e Washington D.C..

Tecnica

Il nuovo sistema missilistico era quindi stato progettato per essere un'arma formidabile. Esso aveva prestazioni per l'epoca eccezionali, soprattutto in termini di gittata e di quota, tanto che i bombardieri pilotati stratosferici, anche se supersonici, vennero messi in dubbio, e dopo l'avvento di questo sistema non avrebbero più avuto la stessa importanza di prima.


Missile

La sua struttura, molto caratteristica, era aguzza e possente al tempo stesso, con un insieme di caratteristiche che lo rendevano unico tra i pur numerosi missili antiaerei dell'epoca. Esso era bistadio: il primo aveva ben 4 motori a razzo con propellenti solidi, riuniti in un complesso chiamato M42, studiato per ridurre la lunghezza del missile a valori accettabili, e realizzato con i motori di accelerazione (booster) M5E1. Esso era dotato anche di 4 ali cruciformi per la stabilizzazione. Questo complesso pesava da solo 2345 kg e dava quasi 80.000 kg di spinta per 3,4 secondi.

Una volta finita la spinta, veniva sganciato per non appesantire inutilmente il corpo missile vero e proprio, di diametro minore, e che era dotato di una struttura a 'pallottola allungata', con 4 alette anteriori fisse, 4 grandi alette triangolari posteriori per la stabilità del volo ma anche con elevoni per il controllo della direzione e quota, sistemati nella parte finale.

Questo stadio pesava da solo 2500 kg, che non solo era il doppio dell'Ajax ma anche oltre il peso del principale equivalente sovietico, il SA-2 Guideline, calcolato con tanto di booster di accelerazione. Questo illustra come mai l'Hercules avesse prestazioni tanto elevate (basti pensare che l'equivalenza sarebbe stato un SA-2 tristadio). Anche questo stadio aveva un motore a razzo solido, un sostainer Thiokol M30 da 5000kgs, sufficienti per un rapporto potenza peso di 2:1, e una velocità che arrivava a oltre mach 3. Questo motore funzionava per 29 secondi, dopo di che il missile continuava a volare solo per inerzia.

Dal momento che la velocità massima era di circa 1 km al secondo, gran parte del volo, oltre 110 km, veniva percorsa senza alcun sistema di propulsione attivo. L'SA-2 aveva un motore di sostentazione funzionante per circa 22 secondi, ma nonostante questa similarità e la velocità massima analoga, la massima gittata arrivava 'solo' a circa 50 km, sempre calcolata ad alta quota, dove l'attrito ridotto rendeva possibile andare molto più lontano che alle quote minori. 
Verosimilmente questo dipendeva da una maggiore efficienza aerodinamica dell'Hercules.

La testata era di 2 tipi:

una T45 a frammentazione, con un peso di circa 280 kg, costituita da una carica esplosiva che scagliava tutto intorno 20.000 frammenti di acciaio da 140 grani;
oppure, una testata nucleare W-31 con potenza variabile di 2, 20 o 40 Kiloton (vi erano 3 versioni). Essa era di tipo speciale, in quanto si trattava di un'arma a fissione potenziata con idrogeno pesante in una cavità centrale del nucleo di plutonio, che aumentava il rendimento dal 20 al 40% e rendeva l'arma meno suscettibile di esplodere prematuramente in caso di irraggiamento da radiazioni nucleari di vicine esplosioni.
In tutti i casi la spoletta esplodeva con comando radio da terra.

Anche la guida del missile era su comando radio. Non appare infatti che esso avesse nessun sistema di bordo per l'acquisizione semiautonoma o autonoma del bersaglio di tipo radar o IR, ma le alette anteriori erano utilizzate come antenne per ricevere i comandi radio da terra, mentre esisteva un trasponder per dare la posizione del missile alla stazione radar. Nemmeno i modelli aggiornati hanno introdotto tali sistemi e quindi sono risultati più vulnerabili alle contromisure di disturbo elettronico di quanto accadeva ad altri missili successivi, o aggiornati con tecnologie migliorate (esempio, il missile RIM-2 Terrier).

Sistemi di guida

Gli apparati a terra vennero presto migliorati rispetto a quelli dell'Ajax, per sfruttare appieno le prestazioni offerte dal nuovo missile: la cosa non è sorprendente se si considera che l'incremento di gittata è di oltre 3 volte, mentre la quota subì un incremento del 50%, per un totale di volume aereo controllato aumentato di almeno 12 volte.

Il radar di terra aveva in genere una disposizione a 'T', con una serie di cupole e di antenne allineate contenenti le varie apparecchiature di guida ed un computer di elaborazione dati. Nell'insieme queste attrezzature, come illustrato dai manuali di uso, erano un campionario dell'elettrotecnica 'di punta' degli anni ’50.

Uno degli elementi nuovi rispetto al parco elettronico dell'Ajax era l'HIPAR, radar di acquisizione ad alta potenza, della General Electric. Esso aveva una portata di oltre 320 km contro bersagli ad alta quota, e quantomeno con i miglioramenti in seguito ottenuti, possedeva anche la capacità di inseguimento di missili balistici, fino a velocità di oltre 4000 km/h. Operava da dentro una caratteristica cupola in materiale dielettrico, con una potenza di picco di ben 6 MW. Quando poi l'HIPAR venne ulteriormente migliorato divenne l'EFS/ATBM HIPAR, con una potenza di picco di 7,5 MW e capacità contro i missili balistici a corto raggio. Si trattava del primo radar tattico che possedeva la capacità di fuoco contro missili balistici a corto raggio, mentre anche la resistenza alle contromisure elettroniche nemiche era migliorata.
Un altro radar presente, come back-up di questo, era l'AAR, con portata uguale ma solo 700 kW di potenza di picco. Questo era il tipo precedente del Ajax, e restava nella cupola che conteneva anche l'HIPAR.
Vennero migliorati anche i radar di inseguimento del bersaglio e di misurazione distanza, i TTR (Target Track Radar) e TRR (Target and Ranging Radar), capaci di 200 km di portata, e introdotto un radar LOPAR(Low Power Acquisition Radar), per l'acquisizione del bersaglio a bassa quota, 230 km di portata e 1 MW di picco.
Infine vi era il MTR (Missile Tracking Radar), radar per l'inseguimento del missile (per il controllo della sua traiettoria), che convertiva i comandi del computer di tiro in segnali RF da inviare al missile, con una portata di 200 km (erano 55 per il sistema analogo dell'Ajax) e 140 kW di potenza di picco.

Il sistema di ingaggio prevedeva quindi che tutti questi radar si integrassero e dopo che uno o più delle 3 diverse apparecchiature di scoperta (AAR, HIPAR, LOPAR) avesse avvistato il bersaglio, e identificato come nemico tramite l'IFF (Identification friend or foe), vi guidassero contro un missile Hercules alla volta. I dati venivano fusi anche con quelli dei radar di TTR e TRR, che controllavano la quota e la distanza del bersaglio. Quando il missile veniva portato abbastanza vicino al bersaglio, il computer ordinava l'esplosione della testata, trasmessa dall'MTR. Notare bene come la tecnologia fosse all'epoca tutt'altro che compatta; il missile Hercules aveva una 'intelligenza artificiale' pari allo zero assoluto, potendo solo deviare in base agli ordini ricevuti, e questo pur pesando al lancio quasi 5 tonnellate. L'elettronica di bordo era nella parte anteriore del vettore.

A partire dal modello B era possibile anche una modalità d'ingaggio per le basse quote, con un miglioramento della gittata e maneggevolezza rispetto al normale. Si trattava di lanciare il missile con una modalità speciale per l'accensione del secondo stadio: anziché essere avviato dopo 3/4 secondi dallo sgancio del booster, veniva ritardato a 9 secondi. Questo consentiva di ridurre la velocità e quindi il raggio di virata dell'Hercules. La gittata minima era comunque di 9 km, con una quota minima, in prossimità del sito di lancio, di 6 km. In ogni caso, nonostante l'introduzione del LOPAR le capacità del missile rimasero contro bersagli a bassa quota modeste. Ad alta quota, invece, la distanza stimata a cui era possibile colpire un missile in avvicinamento (di tipo aerolanciato, non balistico) era di 55 km, mentre un bombardiere a 24.000 metri era ingaggiabile a 92 km.

Vanno citati poi i vari sistemi di terra basati su postazioni fisse, ma anche centri di controllo e fuoco mobili, sistemati in container trainati da autocarri. Essi operavano con gli elaboratori analogici e un insieme di consolles, quadranti e schermi catodici che davano le informazioni necessarie all'azione di sorveglianza e di fuoco. Il nome del sistema mobile era CMHA, ed esso assicurava al sistema missilistico la funzionalità in caso di operazioni mobili, almeno per le batterie che ne erano dotate.

I requisiti del sistema Hercules erano anche stabiliti dalle situazioni ambientali difficili in cui doveva essere in grado di funzionare, con la richiesta di mantenere l'operatività 23 ore al giorno, 7 giorni su 7, e con umidità atmosferica del 100%, venti di 60 km/h, temperature da -20 a +50 ecc.

Il missile Hercules venne presto migliorato, con l'avvento del modello 'B', o M-6B, poi MIN-14B. Questo aveva alcune migliorie, pesava un poco di più, aumentava la velocità di 0,3 mach e di poco anche il peso. Per il resto si trattava, come già accennato, di miglioramenti soprattutto nel parco elettronico.

Il ruolo dell'Hercules 'B' era triplice, essendo antiaereo, antimissile e anti-superficie. In quest'ultimo compito, il sistema radar MTR guidava il missile in un percorso pre-programmato, ordinandogli ad un certo punto di picchiare. La testata era in genere nucleare, e il raggio superficie-superficie era di circa 185 km.

L'arma dimostrò di valere il suo impegnativo nome mitologico nel giugno 1960, con alcuni exploit quali l'abbattimento di un missile balistico Corporal (l'Hercules si dimostrò il primo missile antimissile), ma ancora più impressionante fu il test contro un altro Hercules, con intercettazione a 48 km dal punto di lancio, a 30.500 m e con velocità di impatto di mach 7. I primi Hercules 'B' vennero installati nel 1961.

L'Hercules originale entrò in linea nel 1958, quello migliorato 3 anni dopo. Le strutture di lancio erano in genere delle lunghe rampe in acciaio profilato, con depositi sotterranei protetti per i missili di riserva. La maggiore compattezza degli apparati elettronici di nuovo modello consentiva però una certa mobilità. Siccome il missile era dato in carico all'US Army invece che all'USAF la cosa venne presa in considerazione e dal 1961 si sperimentò un lanciamissili trainato per dare una certa mobilità all'arma. La colorazione, invece di uno sgargiante bianco e verde acceso, divenne spesso verde scuro di tipo 'Army'. Le dimensioni erano però davvero eccessive per tale compito, e la versione 'campale' venne lasciata decadere, nonostante esistessero le possibilità tecniche di mobilitare l'intera batteria.

L'Hercules non era solo l'arma antiaerea di maggiore potenza e peso dell'US Army, ma anche l'unica con testata nucleare (opzionale).

Con gli anni, il numero delle batterie di Hercules arrivò, nel solo US Army, a ben 134 ma alcune fonti parlano di 145. Ognuna era dotata di rampe singole, probabilmente 12 per batteria. In teoria, questo schieramento era capace di coprire ad alta quota, circa 8 milioni di km², per cui ipotizzando una densità uniforme gli Hercules sarebbero stati sufficienti per coprire tutti gli USA continentali.

Le comunità delle basi Hercules erano diventate estremamente numerose e la loro storia nei decenni più importanti della Guerra Fredda meriterebbe non poche parole.

Tra le cose citabili e in genere non ricordate, la presenza in ogni base di sentinelle a 4 zampe: i cani da guardia, usati soprattutto per la sorveglianza notturna delle ampie zone di lancio. In genere ve n'erano 4, ma potevano anche essere più numerosi.
Un'altra particolarità era il livello di segretezza elevatissimo, accentuato dalla capacità nucleare del missile. Accadeva che persino in uno stesso sito di lancio, i tecnici addetti ai vari sotto-sistemi, come i radar, i missili e gli elaboratori, fossero praticamente isolati rispetto al lavoro degli altri operatori, e non conoscessero i particolari e le mansioni che i loro compagni svolgevano. Nemmeno la promiscuità tra le varie branche dei siti di lancio era incoraggiata, perché parole importanti potevano essere sempre inavvertitamente pronunciate con le persone sbagliate, e la regola fondamentale della segretezza è sempre stata che 'meno persone sanno, più a lungo il segreto è mantenuto'.
Un ulteriore motivo di interesse era la sicurezza del personale, che era minacciata da molti fattori: esplosioni accidentali, cavi elettrici ad alto voltaggio, pozzi di lancio lasciati aperti. Ma soprattutto, in questi siti si cominciarono a studiare con attenzione gli effetti delle microonde sulla salute, diramando ordini e suggerimenti al personale interessato. Gli effetti a lungo termine dell'esposizione a radar di tale potenza hanno costituito un motivo di interesse e di preoccupazione per il personale coinvolto, anche molto tempo dopo aver prestato servizio nelle batterie Hercules.
Uno dei motti era 'Power is our business', che significava qualcosa di correlato non tanto al potenziale militare, quanto all'energia elettrica. Per mantenere attivi i radar, i calcolatori, le rampe e via dicendo anche in situazioni di crisi reale (dovevano essere previsti attacchi aerei e la privazione di fonti energetiche esterne alla base), vi erano elettrogeneratori e cavi ad alto potenziale ovunque, che impegnavano molto gli uomini delle batterie di lancio nella manutenzione e nelle esercitazioni operative.

Dispiegamento in Italia

Nel 1959 si costituisce a Padova la 1ª Brigata Aerea Intercettori Teleguidati (IT), designata per l'impiego in Italia del sistema missilistico Nike. Articolata inizialmente su tre Gruppi IT, nel periodo di massima espansione (1968-1977) la 1ª Aerobrigata arriva ad un organico di 3 stormi IT, ciascun comprendente quattro Gruppi, per un totale di dodici Gruppi schierati a difesa del settore Nord/Nord-Est del Paese, dove verosimilmente sarebbe stato sferrato un ipotetico attacco da parte delle forze del Patto di Varsavia.

La capacità del missile Hercules di portare anche una testata nucleare e l’adozione da parte dell’A.M. di tale armamento speciale nel ruolo superficie-aria, fece sì che sette Gruppi IT (57°, 58°, 67º Gruppo intercettori teleguidati, 72º Gruppo I.T., 79º Gruppo I.T., 80° e 81°) dal marzo 1965 acquisirono la capacità nucleare ospitando, fino agli anni ottanta, nelle proprie strutture i paritetici Detachment/Custodial Team dell’United States Army (USAAD) che facevano capo al 559th Artillery Group del Comando Southern European Task Force (SETAF) di Vicenza.

Piani militari segreti del Patto di Varsavia, risalenti agli anni sessanta e resi pubblici nel 2005, prevedevano un attacco all'Italia attraverso la neutrale Austria con un bombardamento nucleare preventivo sulle città di Vienna, Monaco di Baviera, Innsbruck, Venezia, Padova, Vicenza, Verona, Ghedi e Piacenza. Le truppe russe-ungheresi consistenti in 7 divisioni motorizzate, 3 divisioni corazzate, 38 lanciamissili, 214 aerei da combattimento, 121 caccia, 24 aerei da ricognizione e 25 bombardieri con armi atomiche prevedevano di occupare il Nord Italia, attraverso le linee di penetrazione di Tarvisio e della Val Camonica, raggiungendo Brescia e Bologna in 13 giorni di combattimenti attestandosi poi saldamente sull'Appennino tosco-emiliano.

Lo schieramento era così articolato:

16º Reparto (poi 16º stormo) con sede sull'Aeroporto di Treviso con alle sue dipendenze:

56º Gr. IT - base logistica a Ca' Tron (TV), area lancio e area controllo a Marteggia (VE)
57º Gr. IT - base logistica, area lancio e area controllo a Ceggia (VE)
58º Gr. IT - base logistica, area lancio e area controllo a Cordovado (PN)
59º Gr. IT - base logistica a Vittorio Veneto (TV), area lancio a Pian Cansiglio (BL), area controllo a Monte Pizzoc (TV)
7º Reparto I.T. con sede sull'Aeroporto di Vicenza con alle sue dipendenze:

64º Gr. IT - base logistica a Bassano del Grappa (VI), area lancio a Forcelletto (BL), area controllo a Cima Monte Grappa (TV/BL)
65º Gr. IT - base logistica, area lancio e area controllo all'Aeroporto di Brescia-Montichiari
66º Gruppo Intercettori Teleguidati - base logistica a Tonezza del Cimone (VI), area lancio al Passo Coe (Base Tuono TN), area controllo sul Monte Toraro (VI)
67º Gruppo intercettori teleguidati - base logistica a Roncà (VR), area lancio e area controllo a Monte Calvarina (VI/VR)
17º Reparto (poi 17º stormo) con sede sull'Aeroporto di Padova con alle sue dipendenze:

72º Gruppo I.T. - base logistica, area lancio e area controllo a Bovolone (VR)
79º Gruppo I.T. - base logistica, area lancio e area controllo a Zelo (Giacciano con Baruchella) (RO)
80º Gr. IT - base logistica, area lancio e area controllo a Bagnoli di Sopra (PD)
81º Gr. IT - base logistica, area lancio e area controllo a Chioggia (VE).

La presenza dei potenti Hercules, tra le prime armi missilistiche "mature" e pienamente sviluppate, ebbe un ruolo di primo piano nell'"età dell'oro" della missilistica americana (e non solo) tra gli anni '50 e i primi anni '70, ma anche l'immaginario dell'opinione pubblica venne impressionato dalle fantastiche prestazioni delle nuove armi (e vettori spaziali), come si vede dalle opere fantascientifiche dell'epoca, in film, cartoni animati e fumetti. Nelle avventure mirabolanti ideate da Stan Lee, specialmente nei Fantastici quattro, quest'atmosfera era molto presente. Anche in prima persona i missili MIN-14, con la loro sagoma avveniristica, possente e aggressiva, avrebbero potuto far bella figura in una storia di fantascienza. In un episodio del Mitico Thor, per esempio, l'eroe distrugge una batteria di missili praticamente uguali al Nike.

Da notare, tornando all'arma di per sé, e ricordando i test contro i missili, specialmente quello contro un altro Hercules, che il MIN-14 era talmente potente, ad alta quota, che poteva ingaggiare i bombardieri anche se ampiamente supersonici. L'ingaggio contro il missile Hercules avvenne infatti ad una quota maggiore e a una velocità comparabile con quella del ricognitore Lockheed SR-71 Blackbird, che diversi anni prima di entrare in servizio era già teoricamente ingaggiabile dai missili di questo tipo, a patto che fosse attaccato frontalmente (altrimenti la differenza di velocità sarebbe stata assai ridotta). Nominalmente, anche il bombardiere Convair B-58 Hustler del 1960 era ampiamente vulnerabile, pur toccando oltre mach 2 a 18000 metri.

Ad un certo punto, la versione nucleare del missile venne fatta uscire di produzione, non reputando saggio far esplodere armi atomiche sul proprio territorio sia pure per difendersi da un attacco similare. Questo accadde nel 1964.

Nel 1972 infine entrò in servizio l'MIM-14 C, con migliori sistemi elettronici e manovrabilità, verosimilmente anche più efficace a bassa quota.

Ma oramai gli Hercules erano in fase di ritiro. L'ultima batteria americana metropolitana venne disattivate nel 1974, in Alaska le batterie rimasero fino alla fine del decennio. In Europa, invece, gli Hercules vennero radiati nel 1984. Nel frattempo entravano in servizio i primi MIM-104 Patriot, ben più moderni e mobili, e con un unico radar multimodale, capace di controllare più ingaggi, anche a bassa quota, simultaneamente.

Ma essi non rimpiazzarono le batterie da difesa aerea metropolitana, che smisero di esistere come tali, e da allora il territorio USA è stato difeso solo da aerei intercettori (in contrasto con le oltre 5.000 rampe di lancio per missili SAM a difesa dell'URSS).

Nel resto del mondo il missile ha avuto esportazioni notevoli: Paesi che ebbero dapprima l'Ajax e anche nuovi clienti schierarono gli Hercules, in genere con assegnazione all'Aeronautica. Tra questi il Belgio, Corea del Sud, Danimarca, Germania Occidentale, Giappone, Italia, Norvegia, Paesi Bassi e Turchia. Anche Taiwan ebbe un battaglione da 48 rampe di lancio assegnato all'esercito, mentre il Giappone produceva la versione non nucleare del missile ancora alla fine degli anni '70, malgrado l'arma fosse obsoleta.

Nel corso degli anni il missile venne ulteriormente aggiornato per rimanere ragionevolmente efficace, con l'introduzione anche di calcolatori digitali, ma la sua utilità contro bersagli in volo a bassa quota, capaci di tenere 30–150 m anche con cattivo tempo, è pressoché nulla (la minima quota di ingaggio è di circa 300–500 m).

L'Italia dall'inizio degli anni '60 ha avuto gli Hercules in linea con 3 Stormi IT (Intercettori teleguidati), che negli anni '90 erano ridotti a 2: il 16º di Treviso, il 17º di Padova appartenenti alla 1ma Brigata Aerea. Essi avevano il compito della difesa del Nord-Est e nel tempo ricevettero un totale di 96 rampe di lancio e, si stima, 500-700 missili. Nel 1998 Il 16º Stormo di Treviso venne sciolto; nel 2005 l'ultimo missile NIKE Hercules italiano venne lanciato dal Poligono Sperimentale Interforze del Salto di Quirra in Sardegna. La 1ª Brigata Aerea è stata convertita ad altri compiti. In tutto essi impegnavano migliaia di uomini per difendere un'aerea di circa 640x280 km.

Questi missili avrebbero dovuto essere rimpiazzati già nei primi anni '90 da 20 batterie di Patriot, con 1280 ordigni, ma i costi elevati, 5500 miliardi di Lire, hanno fatto annullare il programma. Già allora si trattava di missili ed elettronica da museo, e adesso se sono ancora attivi non hanno alcuna funzione pratica se non quella di far restare viva la specialità della difesa missilistica antiaerea.

Gli ultimi dei 25.000 missili in servizio sono ancora in servizio in Corea e Taiwan. La Germania, i Paesi Bassi, Taiwan e il Giappone li hanno effettivamente sostituiti con i Patriot, ma i costi dei nuovi missili sono risultati proibitivi per la maggior parte degli utenti, e poi il concetto della difesa aerea su missili ha perso peso rispetto all'importanza dei caccia intercettori.


In Corea e Taiwan le armi rimaste non svolgono più ruoli antiaerei, ma a quanto risulta dalle poche notizie disponibili essi sono stati modificati per il ruolo di missile superficie-superficie, come tra l'altro era possibile già con il MIM-14B, sebbene solo come possibilità secondaria. Può essere che la gittata sia in questo ruolo di 200–300 km.




L'Hercules si dimostrò assai di successo rispetto ad armi più ambiziose come il Bomarc, con prestazioni inferiori ma sufficienti per qualunque compito pratico e un'economia tale (pur essendo ancora un sistema molto costoso in termini assoluti) da rendere possibile un largo dispiegamento di batterie, coprendo meglio i settori a bassa quota con numerosi punti di lancio.

Comparato ai sistemi sovietici l'Hercules si trovava, come pesi, in una condizione unica: pesava il doppio dell'SA-2 Guideline e la metà dell'SA-5 Gammon, l'arma che in prestazioni e filosofia d'uso gli somigliava e lo superava (200–300 km di gittata), tanto che questa si potrebbe considerare in realtà l'alternativa al Bomarc (entrambi hanno un radar di scoperta a bordo, come un caccia intercettore). Ma considerando la diffusione delle armi, il più diretto parallelo è in genere riferito al Guideline.

MIN-14 vs. SA-2

L'SA-2 è un'arma potente, ma molto più semplice dell'Hercules. Ha una gittata molto inferiore, mentre la tangenza è sufficientemente comparabile e comunque adeguata per le minacce tipiche. L'SA-2 ha una portata pari a circa un terzo, ma la massa è pure molto minore, pari a quella del solo booster del Nike Hercules, per cui non è strano che esso sia limitato in comparazione all'equivalente americano.

La velocità di punta, oltre mach 3, è simile per entrambi i sistemi, come anche il fatto che hanno due stadi con booster sganciabile. Per il resto, aerodinamicamente sono molto diversi, con l'arma sovietica dal disegno più convenzionale e meno efficiente in termini aerodinamici. Probabilmente però, l'ampia superficie di controllo dà al Guideline più maneggevolezza negli ingaggi aerei.

Inoltre è molto più economico, ha una mobilità tattica ridotta ma molto superiore rispetto al sistema americano (esistono anche versioni su scafo cingolato, e in ogni caso un'intera batteria standard, con 6 lanciatori e i radar, è spostabile con autocarri a trazione integrale in poche ore), e le sue qualità complessive, nonostante la ridotta tecnologia che ha, lo hanno reso pressoché ubiquo nel mondo per decenni.

L'SA-2 è stato più facile ad essere schierato in grandi numeri e anche in zone campali, per cui poteva far fronte alla minore portata con la mobilità e il numero. Inoltre, l'SA-2, specie negli ultimi modelli, è molto più versato nell'ingaggio di bersagli a bassa quota, fino a meno di 100 m di quota, se necessario.

In termini di letalità e precisione, l'SA-2 (che in alcune versioni era forse armato di testata nucleare), ha una testata similmente potente, ma è forse meno resistente alle ECM, anche se in ogni caso entrambi sono nati come missili radiocomandati. Peraltro, se esso ha dato solo un PK (Probability of Kill) del 2% in Vietnam, bisogna anche dire che la PK del ben più costoso Hercules venne trovata, in esercitazioni più 'realistiche', del 5%, nonostante che il costo del missile americano fosse di diverse volte quello dell'arma russa, con un rapporto costo-efficacia probabilmente peggiore. Gli ultimi tipi di SA-2 hanno introdotto sistemi di guida migliorati, come anche le spolette di prossimità. Oltre a questo, i missili sovietici di questo tipo hanno un apparato ausiliario ottico, per la guida in condizioni di disturbo o silenzio radar, in teoria utilizzabile anche per attacchi diretti contro obiettivi di superficie (inclusa la difesa costiera).

Nell'insieme, l'SA-2 è un missile che ha retto abbastanza bene il confronto costo-efficacia con il potente MIM-14 Hercules, specie se abbinato ai missili strategici SA-5 Gammon a lungo raggio, per le azioni più impegnative. Inoltre, pur essendo un'arma nata per affrontare i bombardieri in quota, ha saputo evolversi in maniera apprezzabile per affrontare aerei tattici a quote medie e basse, e a tutt'oggi la sua struttura dal volume abbondante ma non eccessivo è usata per sviluppare varie nuove versioni, con tecnologie relativamente avanzate (per esempio, l'FT-2000).

L'Hercules, comunque, non è mai stato impiegato in azioni belliche per cui la questione sulla sua superiorità (certamente tecnica, ma non necessariamente operativa) resta accademica. Se un missile statico a lunga gittata sia migliore di uno più mobile a medio raggio è difficile dire, ma le postazioni fisse, specie se prive di difesa ravvicinata, hanno dimostrato di essere molto vulnerabili agli attacchi aerei ben coordinati, specie sfruttando le quote basse o i missili antiradar (esempio: attacco alle basi SA-5 in Libia, 1986).


Riassunto delle differenze SA-2/Nike Hercules


Dati
Nike Hercules
SA-2


Tipo
SAM a lungo raggio
AAM a medio-lungo raggio


Peso totale
4500–4850 kg.
2200–2400 kg.


Motori
4+1
1+1


Testata
280 HE/nucleare
190 HE/Nucleare(?)


Velocità
3.35-3.65 mach.
3-3.5 mach.


Gittata
140 km.
30–50 km.


Tangenza
30 km.
20–30 km.


Quota minima
300–500 m.
100–300 m.


Guida
radiocomandata
radiocomandata (generalmente)


Spoletta
radiocomandata
radiocomandata o prossimità


Guida ottica alternativa
No


Capacità ingaggio 
bers. a bassa quota
quasi nulla
limitata


Ingaggio bersagli di 
superficie
Solo con testata nucleare


Guida ottica alternativa
No


Mobilità
generalmente nulla
limitata, ma sempre presente



Quello che appare certo è la sostanziale identità di questi 2 sistemi missilistici con le possibilità economiche e le tecnologie disponibili nei 2 blocchi contrapposti durante la Guerra Fredda, con produzione sufficiente (25.000+ missili Hercules, e forse oltre 100.000 SA-2) per schierare un gran numero di batterie sia per le esigenze nazionali che per la difesa di alleati esteri. Nonostante la complessità e il costo, essi hanno avuto così una grande importanza nella difesa aerea di ogni zona importante dei blocchi e di Paesi terzi. Nonostante che i missili più moderni siano assai compatti e di semplice gestione, il costo nondimeno è stato tale che essi (segnatamente il SA-10/12 e il Patriot) non hanno raggiunto minimamente il successo di export della generazione che erano intesi di dover sostituire, e che è stata ammodernata o radiata senza successori.

Base Tuono è stata un'ex-base missilistica dell'Aeronautica Militare italiana e della NATO attiva tra il 1966 e il 1977 e si trova nel comune di Folgaria in Trentino-Alto Adige a 1543 metri sul livello del mare nei pressi di passo Coe, a poche centinaia di metri dal confine con la regione Veneto. Tale base rappresenta solamente una delle tre sezioni di lancio della vecchia struttura, e ne rappresenta la più alta in quota delle 12 che l'Aeronautica realizzò negli anni '60 nel nord-est.

Negli anni 2010 fu acquisita dal comune di Folgaria e riaperta come installazione museale della provincia autonoma di Trento. Nel febbraio 2013 viene riconosciuta formalmente dall'Aeronautica Militare quale fedele testimone del sistema d'arma "Nike-Hercules".

Periodo operativo

La base era inserita nel sistema di comando-controllo NATO, con altre 12 basi nel nord-est d'Italia ed era area operativa del 66º Gruppo Intercettori Teleguidati (I.T.) monte Toraro dipendente dal 7º Gruppo I.T. che aveva la sede sull'aeroporto di Vicenza che a sua volta era inquadrato nella 1ª Aerobrigata Intercettori Teleguidati di Padova. Posta a 1897 m di quota (quota dell'"area controllo"), la base era di fatto la "più alta d'Europa". La sua funzione era quella di contrastare eventuali formazioni di bombardieri o missili nemici provenienti da "paesi nemici", ovvero quelli appartenenti al Patto di Varsavia.

La base di passo Coe rimase attiva tra il 1966 e il 1977, ovvero in piena guerra fredda. Era composta da tre sezioni:

"area lancio" situata a malga Zonta - passo Coe (1543 m) costituita da tre sezioni di lancio missili Nike-Hercules a testata convenzionale;
"area controllo" (radar e carri comando) situata sulla sommità del vicino monte Toraro (1897 m), a circa 4 chilometri in linea d'aria (denominata appunto "Tuono" nelle comunicazioni radio in codice);
"area logistica" situata a Tonezza del Cimone, a circa 17 chilometri di distanza.
Il 31 ottobre 1978 il 66º Gruppo I.T. è stato sciolto ed il suo personale fu ridistribuito ad altre mansioni.

Valorizzazione delle strutture

Dopo molti anni di abbandono e nell'ambito di un progetto di rinaturalizzazione dell'area, nel 2003 l'amministrazione comunale di Folgaria ha optato per la tutela di una delle tre sezioni di lancio dell'ex Base, e il 3 ottobre 2010 ha presentato il primo passo di allestimento museale reso possibile dalla consulenza storica e scientifica di alti ufficiali e personale della stessa Aeronautica Militare italiana e della museo storico del Trentino, con il sostegno finanziario della provincia autonoma di Trento.  Si tratta di un'opera di restauro unica in Europa che testimonia il sistema di difesa missilistica basata su missili Nike-Hercules a testata convenzionale (e potenzialmente, ma non in questo caso, anche nucleare) e quindi la guerra fredda, cioè il periodo di tensione armata che dalla fine degli anni quaranta al dissolvimento dell'Unione Sovietica (1992) ha tenuto il mondo nel pericolo di un conflitto nucleare.

Base Tuono, che di fatto corrisponde a una delle tre sezioni (la sezione Alpha) che componevano l'area lancio del 66º Gruppo IT, espone oggi in memoria della base:

tre missili MIM-14 Nike Hercules posti su di una rampa in posizione fissa e pronti per un loro lancio;
un carro controllo batteria (Battery Control Van - BC Van). Esso rientrava nell'area controllo (IFC) situata in cima al monte ed svolgeva il compito di comando e controllo di una batteria di Nike-Herkules dove era in capo l'ufficiale al controllo tattico (TCO); da qui passavano tutte le informazioni. Il BC Van al suo interno alloggiava un computer per la registrazione dati relativa alla missione, i vari apparati relativi alle comunicazioni, il data link, i grafici necessari per la tracciaciatura del bersaglio e del suo ipotetico missile distruttore, le varie componenti del radar di acquisizione bersagli (ACQ) e di identificazione amico-nemico (Identification friend or foe - IFF). La composizione della sua squadra operativa era di 1 ufficiale per il controllo tattico (Tactical Control Officier - TCO), 1 ufficiale addetto all'identificazione (Identification Officier - IDO), 1 operatore al radar d'acquisizione (Acquisition Radar Operator - ACQ), 1 operatore al computer (Computer Operator - COMP), 1 operatore alle comunicazioni (Switchboard Operator - SWTB) e 1 tecnico alla manutenzione dell'IFC (IFC Maintenance - MAINT).
un carro controllo radar (Radar Control Van - RC Van). Anch'esso era localizzato sulla cima e aveva il compito di controllare i tre (TTR, TRR e MTR). La composizione della sua squadra operativa era di 1 operatore per l'azimuth (Azimuth OPR), 1 operatore per l'elevazione (Elevation OPR), 1 operatore per la distanza (Range OPR), 1 operatore per l'inseguimento del bersaglio (Tracking OPR) e 1 operatore al radar MTR (MTR OPR).
un carro comunicazioni (Launcher Control Trailer - LCT). Era in grado di assicurare le comunicazioni a voce e lo scambio dei dati con l'area controllo integrata (IFC) situata sul monte Toraro. Inoltre era in grado di preparare un missile per il lancio e in condizioni d'emergenza anche dare l'ordine di lancio. Su questo carro è presente un'asta esterna per operazioni flight simulator/test responder utilizzate per calibrare il radar di inseguimento del missile (MTR). La composizione della sua squadra operativa era di 1 ufficiale al controllo del lancio (Launcher Control Officer - LCO), 1 operatore alla consolle del controllo lancio (Launcher Control Consolle Operator - LCCO), 1 operatore alle comunicazioni (Switchboard Operator) e 1 addetto alla manutenzione (Launching Maintenance).
un apparato per il controllo del lanciatore (Launcher Control Indicator - LCI). Esso era in grado di passare al diretto controllo del sistema di lancio, ovvero alla parte idraulica e meccanica per i movimenti del missile a terra.
un'intera sezione radar composta da:
un radar di acquisizione a bassa potenza (Low Power Acquisition Radar - LOPAR). Il suo compito è quello rilevare, acquisire e quindi designare i target al TTR. La sua antenna è in grado di comunicare l'eventuale rilevamento e quindi acquisizione di bersagli mantenendo costantemente la propria antenna in rotazione a 360° in azimuth e coprendo una fascia che comprende dai 2 ai 22 gradi in elevazione ad una velocità di rotazione fissabile a 5, 10, 15 giri al minuto. In cima a questa antenna ve ne è una ausiliaria per eventuali rilevamenti di disturbi elettronici. Al suo interno celava il TX/RX oltre al modulatore, mentre l'antenna per il sistema di identificazione amico-nemico IFF era posta in basso. Esso era caratterizzato da una banda spettrale S, potenza RF di picco in uscita 1 MW e una distanza operativa di 228 chilometri.
un radar per l'inseguimento del missile (Missile Tracking Radar - MTR). Era stazionato presso l'area controllo in cima al monte Toraro, e composto da un riflettore parabolico e e da un sistema RX/TX, spesso dotati di motori che consentivano i movimenti in azimuth e elevazione. Questo radar aveva lo scopo di acquisire i dati dal missile pronto e poi sparato dal suo lanciatore (LCHR) e di trasmettergli i parametri della traiettoria al BC Van. Allo stesso tempo doveva comunicare al missile i dati elaborati dal computer fino al punto di intercetto (IP) quando veniva trasmesso l'ordine finale di scoppio. Esso era caratterizzato da una frequenza di trasmissione del magnetron nel range 8,5 - 9,6 GHz, una potenza RF picco pari a 140 kW e una distanza operativa 180 km max.
un radar per l'inseguimento del bersaglio (Target Track Radar - TTR). Anch'esso collocato presso la cima del monte, del tutto simile al MTR. Esso aveva principalmente il compito di comunicare con il BC Van i dati relativi alla rotta del bersaglio. Quando questo arrivava al radar di acquisizione (LOPAR), la propria antenna si metteva automaticamente sui dati relativi alla distanza e azimuth e a sua l'operatore del RC Van ricercava la sua elevazione. Quando le tre coordinate erano completate, il TTR era in grado di inseguirlo fino ad una sua distruzione. Esso era caratterizzato da una frequenza di trasmissione del magnetron nel range 8,5 - 9,6 GHz, una potenza RF picco (Short Pulse) pari a 201 kW, una potenza RF picco (Long Pulse) pari a 142,3 kW e una distanza operativa 180 km max.
un radar per l'ineguimento del bersaglio (Target and Ranging Radar - TRR). Anch'esso collocato presso la cima del mante, del tutto simile al MTR. Come scopo principale, doveva comunicare al BC Van i dati relativi alla distanza del bersaglio e combinarli assieme a quelli provenienti dal TTR. L'utilizzo contemporaneo dei due radar era in grado di evitare potenziali contromisure elettroniche. Era inoltre dotato di due canali RX/TX selezionabili manualmente. Esso era caratterizzato da una frequenza di trasmissione del magnetron nel range 15,7 - 17,5 GHz, una potenza RF picco (Short Pulse) pari a 1,6 W, una potenza RF picco (Long Pulse) pari a 78 W e una distanza operativa 180 km max.
La torre di guardia, esposta ora a base Tuono, rappresenta una delle "zone F", ovvero una area che a sua volta custodiva sezioni Alpha o Bravo, cioè dove venivano custoditi o missili nucleari. Queste zone, oltre che essere doppiamente recintate, erano pattugliate dalla Vigilanza Aeronautica Militare (VAM). Al suo interno la sorveglianza era ben suddivisa tra forze armate italiane e americane; ciò comportava la presenza di un edificio protetto, un sistema di difesa mediante l'utilizzo di torri di guardia, sistema automatici di illuminazione, il tutto sorvegliato da forze per un pronto intervento.

Un bunker (Launching Section Bunker) contenente la strumentazione utile per un eventuale lancio; qui si trovavano il pannello di sezione, l'apparecchiatura per il controllo e per il lancio dei missili. Esso era formato da un corridoio d'ingresso, uno d'uscita e un vano centrale il tutto chiuso da porte blindate. Nei corridoi erano presenti un totale di quattro brande per poter resistere ad attacco prolungato. Nel vano centrale era collocato il pannello di sezione (SP), il quale doveva tenere in supervisione LCT, e in caso di impossibiltà di comunicazione, era comunque eseguire la procedura di collegamento con l'area di controllo. La composizione della sua squadra operativa era di 1 capo sezione (SP), 1 operatore al pannello di sezione (SPO), 4 operatori addetti ai 4 missili (CW).

L'hangar ospita un missile didattico Nike-Hercules, il suo precursore il missile Nike Ajax, un generatore, un convertitore, tre postazioni video, alcuni pannelli illustrativi del sistema d'arma, della dislocazione geografica di tutte le basi Nike-Hercules che furono realizzate in Italia e del loro contesto storico. Alcune uniformi dell'epoca completano l'esposizione.

A maggio 2017 è stato portato presso la base un F-104 S smontato e poi ricostruito in loco da parte della cooperativa "Il Gabbiano" di Trento e ad alcuni soci del Gruppo Amici Velivoli Storici (GAVS). In futuro è previsto l'arrivo di un secondo aereo, un G91 R. Questi si aggiungono alla svariata collezione di oggetti relativi alla guerra fredda.

I turisti, per una visita alla base Tuono, si sono dimostrati sempre più interessati; nella sola stagione del 2015 si sono superate le 20.000 presenze.

Nel corso del mese di gennaio 2018 la Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento ha dichiarato il sito di interesse particolarmente importante sotto il profilo storico – relazionale e culturale con la seguente motivazione: “il luogo denominato Base Tuono, insistente sulla p.f. 16427/3 e sulle sue immediate adiacenze della p.f. 16427/2 C.C. Folgaria, di proprietà del Comune di Folgaria, caratterizzato dalla presenza di strutture e manufatti autentici afferenti la Sezione di Lancio Alpha dell’Area Lancio della Base missilistica Nato di Passo Coe-Monte Toraro, presenta interesse storico particolarmente importante quale unica testimonianza in Italia del sistema di difesa missilistico Nike-Hercules adottato dalla Nato durante gli anni della Guerra Fredda, che si ritiene debba essere preservato nel suo valore identitario di luogo di memoria attraverso la conservazione degli elementi originali superstiti ed in una prospettiva dinamica di valorizzazione che consenta eventuali integrazioni espositive e ampliamenti progettuali contestualizzati”.


Per raggiungere base Tuono è necessario distinguere la provenienza:

se si proviene dalla valle dell'Adige, ovvero dalle uscite dell'autostrada A22 di "Rovereto Nord" oppure "Trento Sud", si procede in entrambi i casi lungo la SS 12 verso Calliano e poi mediante la SS 350 verso Folgaria;
se invece si proviene dalla Valdastico (A31) è consigliata l'uscita di "Piovene-Rocchette" e da qui seguire la SS 350 in direzione di Folgaria superando le località di Carbonare, San Sebastiano, Costa; da Folgaria il passo Coe dista 10 chilometri circa seguendo la SP 143 dei Francolini.

(Web, Google, Wikipedia)




















































































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