venerdì 18 marzo 2022

I "Ragazzi di via Panisperna", il filo sottile che legava Roma e Palermo e la scoperta del "tecnezio"


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Ragazzi di via Panisperna è il nome colloquiale con cui è noto un gruppo di scienziati italiani, quasi tutti molto giovani, con a capo Enrico Fermi, che negli anni trenta del Novecento operò presso il Regio istituto di fisica dell'Università di Roma, allora ubicato in via Panisperna n. 90.




La principale scoperta del gruppo fu, nel 1934, la proprietà dei neutroni lenti, che diede avvio alla realizzazione del primo reattore nucleare e successivamente della bomba atomica.


IL “FILO SOTTILE”

Tra via Panisperna a Roma e via Archirafi a Palermo c'era un filo sottile, un filo che è stato possibile riannodare e ricostruire oggi grazie alla tenacia e alla passione di un pugno di ricercatori universitari dell'Università di Palermo, che porta alla scoperta di un elemento chimico negli stessi anni in cui si lavorava al progetto Manhattan, quello della bomba atomica.






IL TECNEZIO 

Nel chiuso dei laboratori di Fisica della nostra Università, nel 1937 Emilio Segrè e Carlo Perrier scoprirono il Tecnezio, unico elemento della tavola periodica di cui l'Italia può vantare la paternità e oggi utilizzato per la radiodiagnostica. Una scoperta che avvenne dopo che i due studiosi avevano avviato una collaborazione con l'Università di Berkeley in California. Proprio nel ciclotrone o acceleratore di particelle, avvenne il bombardamento di un campione di molibdeno con nuclei di deuterio da cui scaturì il nuovo elemento chimico, un metallo, già teorizzato dal gruppo di studiosi e perfino da Mendeleev, il padre della Tavola Periodica degli elementi. Il collega di Berkeley Ernest Lawrence spedì il campione di materiale ai due ricercatori di Palermo, proprio tre anni dopo che Segrè aveva lavorato a fianco di Enrico Fermi negli studi sul nucleo atomico.
La scoperta dei due ricercatori è stata il perno centrale della terza edizione della Settimana del pianeta Terra, che vede in campo l'associazione Geode, il museo di mineralogia del dipartimento di Scienza della Terra e del Mare dell'Università di Palermo, la Collezione storica degli strumenti di Fisica, il Museo della Chimica e l'ordine regionale dei geologi di Sicilia. Un evento che è stato ricordato negli stessi ambienti in cui 78 anni fa avvenne fa la scoperta del Tecnezio, in via Archirafi 36. E’ stata l'occasione per ripercorrere i passi che portarono all'importante scoperta. La conferenza tematica ricostruisce i passaggi storici della scoperta, l'identità chimica e geochimica del Tecnezio e gli attuali utilizzi, che avvengono principalmente in radiognostica, tomografia e scintigrafia soprattutto, esami che avvengono grazie a isotopi del tecnezio. Il Tecnezio 99 metastabile impiegato in radiologia è stato messo a punto al Brookhaven Lab di New York nel 1958 e introdotto nell'uso clinico cinque anni dopo. Oggi è di uso comune.
«Di questa scoperta – dice Sergio Calabrese, ricercatore del Dipartimento scienza della Terra e del mare, tra gli organizzatori dell'evento insieme a Giovanna Scopelliti – abbiamo sempre sentito parlare nei corridoi, con grande orgoglio. Frequento il dipartimento da dieci anni e la storia l'ho sentita raccontare da tanti. Adesso abbiamo recuperato quella memoria, fatta di corrispondenze, attrezzature scientifiche, carteggi. Emerge la grande personalità di due studiosi all'avanguardia, che lavoravano con la radioattività senza troppe precauzioni, pensando solo ai progressi della scienza. Riemerge il clima di quegli anni di grande fermento, con Ettore Majorana, Enrico Fermi e i ragazzi di via Panisperna. Un periodo ricostruito grazie anche al lavoro di ricerca svolto da Paolo Ferla, ormai ottantenne, figlio di Francesco che intraprese una proficua collaborazione con Segrè. Siamo anche contenti per l'interesse che l'Università di Berkeley ha mostrato per il nostro lavoro di ricerca storica e scientifica».
Ma la scoperta del tecnezio purtroppo non fu foriera di buon auspicio per Segrè, costretto ad abbandonare la nostra università e l'Italia a causa delle leggi razziali. Si rifugiò all'estero. In Italia sarebbe tornato a conflitto concluso e le sue ricerche sulle particelle elementari, svolte con Owen e Chamberlain gli valsero il Nobel per la fisica nel 1959 per la scoperta dell'antiprotone. Nel '74 accettò la cattedra di Fisica nucleare all'università la Sapienza di Roma.
Il Tecnezio, o Tecneto, quando fu scoperto, si ritenne che potesse essere solo frutto del laboratorio. Oggi, questo metallo, grigio argenteo, dal simbolo Tc, si può dire presente anche in natura, anche se rarissimo; studi più approfonditi degli ultimi anni hanno permesso di stabilirne anche la presenza nell'Universo. Secondo gli studiosi di radioastronomia e di fisica cosmica il Tecnezio è presente nello stadio finale delle stelle. Alcune stelle giganti rosse di tipo S, M e N contengono una linea di emissione nel loro spettro elettromagnetico che indica la presenza di Tecnezio. La sua presenza nelle giganti rosse ha riscritto, in parte, la teoria della nucleo-sintesi.







Storia

Il gruppo nacque grazie all'interessamento di Orso Mario Corbino, fisico, già ministro, senatore e direttore dell'Istituto di fisica di via Panisperna, il quale riconobbe le qualità di Enrico Fermi e si adoperò perché fosse istituita per lui nel 1926 la prima cattedra italiana di fisica teorica. A partire dal 1929 Fermi e Corbino si dedicarono alla trasformazione dell'Istituto in un moderno centro di ricerca. Per il settore sperimentale, Fermi poté contare su un gruppo di giovani fisici: Edoardo Amaldi, Franco Rasetti ed Emilio Segrè. Ad essi, nel 1934, si aggiunsero il fisico Bruno Pontecorvo e il chimico Oscar D'Agostino; in campo teorico, si distingueva la figura di un altro fisico, Ettore Majorana.
Le loro ricerche di laboratorio riguardarono inizialmente la spettroscopia atomica e molecolare, quindi si orientarono verso lo studio sperimentale del nucleo atomico attraverso il bombardamento di varie sostanze mediante neutroni, ottenuti irradiando il berillio con particelle alfa emesse dal radon e rallentati da un passaggio in paraffina secondo un'intuizione di Fermi. In questo modo fu possibile rendere artificialmente radioattivi numerosi elementi stabili. Sul versante teorico, importantissimi per la comprensione della struttura del nucleo atomico e delle forze che vi agiscono furono i lavori di Majorana e di Fermi, il quale tra il 1933 e il 1934 pubblicò la fondamentale teoria del decadimento beta.
Nel 1938, dopo la morte di Corbino, a causa delle leggi razziali fasciste e alla vigilia dello scoppio della seconda guerra mondiale, il gruppo si disperse e la maggior parte dei "ragazzi" emigrò all'estero. Fermi (la cui moglie aveva origini ebraiche) si trasferì negli Stati Uniti subito dopo aver ricevuto il Premio Nobel, Segrè già nel 1935 aveva accettato una cattedra a Palermo, Rasetti andò in Canada, Pontecorvo dapprima in Francia e poi nel 1950 in Unione Sovietica all'inizio della guerra fredda, mentre Majorana scomparve misteriosamente nel 1938. A rimanere in Italia furono solamente Amaldi, che fu l'artefice della ricostruzione della fisica italiana nel secondo dopoguerra e uno dei fondatori del CERN, e D’Agostino.

Nella cultura e nei media

All'esperienza è dedicato il film del 1989 I ragazzi di via Panisperna, diretto da Gianni Amelio.
La palazzina di via Panisperna è oggi inclusa nel comprensorio del Palazzo del Viminale e accoglie dall'ottobre 2019 il Centro di studi e ricerche e il Museo di fisica intitolati a Enrico Fermi.

(Fonti delle notizie: Web, Google, Wikipedia, Larepubblica, You Tube)

















 

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