martedì 23 aprile 2019

La Marina nazionale algerina, القوات البحرية الجزائرية - Al-Bahriyya al-wataniyya al-Jaza'iriyya



La Marina nazionale algerina (in arabo القوات البحرية الجزائرية ; Al-Bahriyya al-wataniyya al-Jaza'iriyya, è la sezione navale delle Forze armate algerine. La marina opera in tre porti: Algeri, Annaba e Mers-el-Kébir, tutti sulle coste del Mar Mediterraneo. 
È composta da 6.600 uomini, per lo più equipaggiati con armamenti di origine russa. È nata nel 1962, stesso anno in cui l'Algeria ottenne l'indipendenza dalla Francia. Nel giugno 2006 la marina ha ordinato alla Russia due sottomarini Classe Kilo entrati in servizio nel 2007. Nel 2008 ha acquistato tre corvette di fabbricazione inglese dalla Reale marina del Brunei.


I cantieri navali italiani Intermarine hanno varato il 5 aprile il cacciamine algerino El-Kasseh 1, primo di una classe di unità derivate dai cacciamine realizzati dal cantiere italiano per la Marina Finlandese classe Katampaa.
L’Algeria aveva ordinato nel 2014 una sola unità cacciamine di questo tipo, più un’opzione per una seconda.
La consegna del cacciamine El-Kasseh 1, lungo 50 metri per 700 tonnellate circa di dislocamento, 30 uomini d’equipaggio e un armamento limitato a un cannone da 40 millimetri, è prevista per l’anno prossimo.
Prosegue quindi il potenziamento della Marina algerina che recentemente ha immesso in servizio la seconda di tre corvette cinesi tipo C28A e la prima delle due fregate Meko ordinate in Germania ai cantieri TKMS.
La seconda è attesa in Algeria l’anno prossimo insieme a due corvette russe tipo Tigr mentre nel 2018 verranno consegnati i due sottomarini russi Project-636E/Kilo.


La Al-Bahriyya al-wataniyya al-Jaza'iriyya ha messo in servizio due nuovi sottomarini della tipo Kilo consegnati dalla Russia, dall’Ouarsenis e dall’Hoggar. Le unità sono state consegnate il 9 gennaio alla base navale di Mers El Kébir a Orano dal vice ministro della difesa nazionale, capo di stato maggiore dell’esercito popolare nazionale, tenente generale Ahmed Gaïd Salah.
I sottomarini  tipo Kilo Ouarsenis e Hoggar fanno parte di un ordine risalente 2013/2014 per due nuove navi del progetto 636 Varshavyanka. Si ritiene che la prima nave sia arrivata in Algeria verso la metà del 2018 e la seconda a dicembre dopo aver completato il transito dal cantiere navale dell’Ammiragliato vicino a San Pietroburgo, da cui è partito il 26 novembre.
L’Algeria nel 2006 ordinò due sottomarini Project-636E con un contratto da 400 milioni di dollari. Questi sono stati consegnati nel 2010 e hanno raggiunto due sommergibili Kilo 877EKM che l’Algeria aveva acquisito nel 1987-1988 e successivamente aggiornati dai cantieri navali russi.
Nel 2014 la Al-Bahriyya al-wataniyya al-Jaza'iriyya ha ordinato altri due sottomarini Project-636E portando a 6 i battelli di questo tipo che saliranno a 8 con l’ordine di altri 2 battelli nella versione 877EKM, da consegnare nel 2020-2022. Lunghi 72,6 metri e larghi 9,9, i Kilo possono raggiungere i 300 metri di profondità e 25 nodi di velocità in immersione con un dislocamento di 3.076 tonnellate, 52 uomini d’equipaggio e un’autonomia operativa di 45 giorni. Le unità tipo Kilo sono dotate di sei tubi lanciasiluri da 533 mm e possono imbarcare fino a 18 siluri oppure 24 mine AM-1 e 4 missili da crociera Kalibr.
La Marina algerina sta ricevendo il quinto sottomarino della classe Kilo; avrà la flotta sottomarina “tra le più potenti del Mediterraneo“. 
Durante la visita del Capo di Stato Maggiore algerino, Tenente-Generale Ahmad Gayd Salah, a Mosca nel 2013, fu deciso di acquistare i due sottomarini, specifica Menadefense. “Altri due sottomarini sarebbero stati oggetto di un nuovo contratto da completare nel 2020-2022, probabilmente per sostituire i sottomarini Kilo 877EKM di prima generazione“, affermava la fonte. Il versatile sottomarino diesel-elettrico 636 Varshavjanka (Improved Kilo, secondo il codice NATO) appartiene alla terza generazione di sottomarini. Ha un dislocamento di 2350 tonnellate in superficie e 3950 tonnellate in immersione e una velocità di 17-20 nodi. Il sottomarino ha 45 giorni di autonomia. Può essere equipaggiato con quattro missili Kalibr, 18 siluri da 533 mm (sei tubi) e 24 mine, e immergersi fino a 300 metri di profondità. Il suo equipaggio comprende 52 sommergibilisti. Molti Paesi stranieri sono disposti a comprare sottomarini Proekt 636. Attualmente i sottomarini della classe Kilo sono in servizio nelle flotte algerina, vietnamita, indiana, iraniana e cineseNegli ultimi anni l’Algeria ha acquistato tre fregate leggere cinesi da 2.800 tonnellate, 2 fregate tedesche Meko A-200N, 2 corvette russe tipo Tiger.



Inoltre, è stata realizzata in Italia la “Kalaat Beni-Abbes”, nave da attacco anfibio Bâtiment de Débarquement et de Soutien Logistique, una versione migliorata della Classe San Giorgio. Con l’entrata in servizio dell’unità d’assalto anfibio italiana la Marina militare della Repubblica d’Algeria potrà estendere il suo raggio d’azione a tutto il bacino mediterraneo e all’Africa occidentale. Qualche tempo fa, presso lo stabilimento Fincantieri di Muggiano (La Spezia), si è svolta la cerimonia di consegna di una grande unità da guerra anfibia, la “Kalaat Beni-Abbes” che farà da nuova ammiraglia della flotta della Marina algerina. L’imbarcazione è nata dall’evoluzione tecnologica delle unità da sbarco e supporto logistico della classe “San Giusto”, in dotazione della Marina militare italiana; ha una lunghezza di 143 metri, una larghezza di 21,5 metri e un dislocamento a pieno carico di 8.800 tonnellate. A una velocità di crociera superiore ai 20 nodi, la nuova nave ammiraglia potrà trasportare oltre 600 persone (152 membri d’equipaggio, 12 addetti al servizio volo e 430 marines), 15 carri armati o 30 tank blindati leggeri e 5 elicotteri da combattimento di medie dimensioni. La “Kalaat Beni-Abbes” dispone di un ponte di volo con due punti di atterraggio per elicotteri, a prua e a poppa, ed è attrezzata con un ospedale da 60 posti letto e diverse sale operatorie, per operare come supporto sanitario alle truppe. All’interno dell’unità è presente un bacino allagabile che può alloggiare un mezzo da sbarco di pronto intervento lungo 20 metri e pesante 30 tonnellate, su cui possono essere imbarcati 140 uomini o un carro armato pesante; altre due imbarcazioni di pari dimensioni possono viaggiare fissate sul ponte garage, ed essere movimentate attraverso un carroponte. Il sistema d’armamento, prodotto anch’esso in Italia da aziende del gruppo Leonardo, include i missili antiaerei a corto raggio Aster 15 (MBDA-Thales-Finmeccanica) e i cannoni OTO Melara da 25 e 76 mm. Le apparecchiature elettroniche includono il radar EMPAR prodotto da Leonardo, il sistema di rilevamento e guerra elettronica SCLAR-H (Leonardo) e il sistema di gestione combattimento “Athena-C” (Leonardo). L’unità da guerra è stata commissionata nel 2011 dal Ministero della difesa algerino a Orizzonte Sistemi Navali (società controllata da Fincantieri e partecipata da Leonardo) ed è stata realizzata per un buon 90% negli stabilimenti Fincantieri di Muggiano e Riva Trigoso (Sestri Levante). Responsabile dell’integrazione dei sistemi di bordo è stata la Seastema SpA, società con sede a Genova operante nella progettazione, sviluppo e realizzazione di sistemi di automazione integrata in ambito navale, creata nell’ambito di una joint venture paritetica tra Fincantieri e la holding svizzera ABB. Oltre alla costruzione della “Kalaat Beni-Abbes”, Fincantieri ha coordinato la produzione nel cantiere navale algerino di Mers El Kebir (città del nord-ovest nei pressi di Orano) delle tre unità da sbarco minori Landing Craft Vehicle Personnel – LCVP, trasportabili dalla nave ammiraglia. Il valore della commessa è stato stimato in 400 milioni di euro circa, più il costo dei cinque elicotteri AW101 che la Marina militare algerina ha ordinato a Leonardo.
 La decisione algerina di commissionare all’Italia la costruzione della grande unità da guerra è il frutto di un sapiente e spregiudicato pressing promozionale orchestrato congiuntamente dai manager di Fincantieri, dal governo italiano guidato al tempo da Romano Prodi e dai massimi vertici della Marina militare. Nel novembre del 2007, il complesso militare-politico-industriale italiano organizzò una trasferta in Algeria della nave da sbarco “San Giusto”, con a bordo assetti anfibi del Reggimento San Marco ed elicotteri da guerra antisommergibile “Sikorsky SH-3D”; in tale occasione fu organizzata, a favore degli osservatori delle forze armate algerine, una dimostrazione delle capacità anfibie dell’unità navale, degli elicotteri e dei veicoli dei marò imbarcati. A guidare la delegazione italiana ad Algeri, c’era il sottosegretario alla Difesa, Lorenzo Forcieri, senatore ligure eletto nelle liste dei Democratici di sinistra-Ulivo, poi presidente Pd dell’Autorità portuale di La Spezia.
La Marina militare ha offerto il suo importante contribuito all’affaire, fornendo il supporto logistico e l’addestramento dell’equipaggio algerino. “Questo progetto ha visto la luce nell’ambito di un ampio e innovativo  programma di cooperazione italo-algerina che attribuisce, alla Marina Militare Italiana, un pieno e diretto coinvolgimento nell’addestramento del primo equipaggio”, riporta il comunicato stampa emesso dal Ministero della Difesa il 17 gennaio 2014, in occasione del varo dell’unità da sbarco, evento che era stato posticipato di un mese a causa di un incidente mortale accaduto nello stabilimento Fincantieri di Riva Trigoso a un ufficiale della società di rimorchiatori incaricata di assistere la“Kalaat Beni-Abbes”.
Dall’ottobre 2013 ad oggi, la Marina italiana ha gestito intensi cicli addestrativi a favore di 190 militari algerini. Le attività sono state svolte presso il Centro di Addestramento Aeronavale della Marina Militare di Taranto e presso l’Ufficio Allestimento e Collaudo Nuove Navi di La Spezia. A fine novembre, l’unità da guerra algerina sarà trasferita a sud di Taranto per svolgere una prima missione in mare aperto e le esercitazioni a fuoco con i cannoni leonardo da 76 mm. Nel primo semestre 2015 alcuni ufficiali algerini saranno ospiti a Taranto del Centro di simulazione al combattimento della Marina militare, mentre un altro gruppo di militari algerini sarà addestrato presso la base navale di La Spezia. Nella città ligure ci si avvarrà inoltre delle strutture disponibili presso la “Fincantieri Training Academy”, un progetto nato per iniziativa della holding italiana della cantieristica e della Marina militare, destinato alla formazione del personale di bordo delle unità in via di consegna. “Il crescente impegno nell’assistenza tecnica ed addestrativa alla Marina Algerina presso l’industria nazionale si aggiunge alle attività già supportate da MARINALLES La Spezia nell’ambito delle cooperazioni internazionali (Iraq, Kenya, Russia, India, Finlandia, Emirati Arabi Uniti)”. L’impegno della Marina Militare ha per molti aspetti un carattere innovativo nel mondo delle costruzioni navali, rappresentando un esempio prima unico e vincente delle sinergie che Industria e amministrazione della Difesa possono mettere a disposizione del Sistema Paese italiano. Il settore addestramento marine estere costituisce una preziosa risorsa, poiché l’aggiunta di un pacchetto addestrativo rende l’offerta di costruzioni di nuove navi molto più appetibile, accrescendo notevolmente la competitività della cantieristica nazionale”.
Le autorità militari algerine hanno ordinato anche un’unità cacciamine ai cantieri Intermarine di Sarzana (La Spezia), affidando ancora una volta l’addestramento dell’equipaggio alla Marina italiana. Algeri si conferma un ottimo cliente anche per Finmeccanica. Oltre agli AW101 che saranno imbarcati sulla “Kalaat Beni-Abbes”, nell’agosto 2012 la Marina algerina ha ordinato a Leonardo sei elicotteri Super Lynx 300 da destinare alle due fregate lanciamissili della classe “Meko A200” acquistate in Germania. I Super Lynx non saranno però prodotti in Italia, bensì a Yeovil (Gran Bretagna). Altri quattro elicotteri Super Lynx Mk 130 e sei AW101 Mk 610 Merlin sono stati consegnati alle forze armate algerine tra la fine del 2010 e l’inizio 2011. Le autorità algerine sarebbero intenzionate ad affidare a Leonardo la produzione di un’ottantina di elicotteri AW101 e AW109 da destinare ai reparti militari, di polizia e della Gendarmeria nazionale.







Per quanto concerne l’armamento missilistico delle fregate tedesche Meko A-200N, il gruppo sudafricano Denel ha confermato l'integrazione del sistema missilistico terra-aria (SAM) a corto raggio Denel Dynamics Umkhonto su  dette fregate in fase di completamento.
Denel è stata incaricata di fornire l'Umkhonto nell'ambito di un programma quinquennale che fornisce non solo il SAM, ma anche i sistemi antincendio di bordo. Dopo quattro anni di produzione, integrazione e messa in servizio, si sono raggiunte le fasi finali del programma. La MEKO A200AN appartiene alla Marina algerina, che ha ordinato due navi dalla ThyssenKrupp Marine Systems (TKMS) con un acquisto da 2,7 miliardi di dollari nel 2012 (con un'opzione per altre due navi). L’unità è configurata con un radar di sorveglianza aerea 3D Saab Sea Giraffe Agile Multi-Beam (AMB). Il Sea Giraffe è un radar a fascio di fase in banda C con un raggio d'azione fino a 180 km. Il Denel Dynamics Umkhonto è un SAM a infrarossi (IR) con una portata di 15-20 km. Una volta lanciato, l'Umkhonto utilizza il radar di guida della nave per colpire il bersaglio, ma una volta nel raggio d'azione del terminale, il ricercatore IR dell'Umkhonto funziona in modalità indipendente. È in fase di sviluppo anche una versione a lungo raggio dell'Umkhonto, ossia Umkhonto-EIR.



Di recente il missile antinave cinese supersonico CX-1 è stato scelto dalle forze navali algerine come sistema di difesa costiera di nuova generazione. Lo suggerirebbe una foto pubblicata sul sito del Ministero della Difesa algerino. Infatti, apprendiamo nella rubrica “Cooperazione” che il Segretario Generale della ALIT (China Aerospace Long-March International Trade Co., LTD), società d’esportazione del gruppo aerospaziale cinese CASC, il 26 aprile si recava presso il Comando delle forze navali algerine, nel “quadro delle relazioni bilaterali”, venendo ricevuto dal General-Maggiore Mahfud Ben Madah. E le immagini pubblicate sul sito mostrano che Wang Zhao Hui consegnava il modello di un TEL binato al Capo di Stato Maggiore della Marina algerina, che risulta componente del sistema GATSS di cui il missile CX-1 fa parte. Il missile CX-1 fu inizialmente presentato come missile tattico supersonico superficie-superficie, prima di essere incluso, due anni dopo, in una proposta integrata col sistema General Army Tactical Strike System, composto da diversi sistemi missilistici, dal missile balistico a corto raggio M20 e da un sistema C4ISR completo di droni da ricognizione progettati dal CALT Institute, uno dei principali progettisti di lanciamissili e missili della Cina. Secondo le specifiche del produttore, il CX-1 ha lo stesso booster a propellente solido del missile balistico M20, che fa volare il missile nel dominio supersonico, prima che lo statoreattore a propellente liquido si attivi portando a una velocità di crociera a Mach 3 ad alta quota, o di Mach 2,4 a bassa quota. Il CX-1 può quindi adottare il profilo di volo Hi-Lo in cui il missile vola tra 15000 e 18000 metri sul livello del mare, oppure Lo-Lo seguendo il terreno/mare a una quota di 5-20 metri, scegliendo di attaccare il bersaglio verticalmente o orizzontalmente a seconda del caso. La gittata del missile CX-1 ha una portata minima di 40 km per la modalità di propulsione e può raggiungere l’obiettivo “solo” entro 280 km, come il Regime MTCR richiede essendo la Cina uno dei 35 Stati firmatari, mentre il missile missilistico superficie-superficie YJ-12A, utilizzato anche dalla Marina cinese e progettato da un altro missile cinese della CASIC, ha una gittata di 400 km in condizioni identiche. In modalità antinave, i dati CALT mostrano una probabilità del 75% per un CX-1 di colpire il bersaglio con un solo colpo usando una testata semi-perforante da 260 kg. Contro obiettivi terrestri, il missile ha una precisione (CEP) di 20 metri e può scegliere tra due diverse munizioni, termobarica o a penetrazione, con un raggio letale di 100 metri e una capacità di penetrazione di 5 metri nel calcestruzzo. Il sistema di guida mista del missile combina un’unità inerziale e un radar di ricerca attiva.
Si noti che alcune “fonti” si basando sulla somiglianza dei missili CX-1 coi russi P-800 Oniks e BrahMos per dire che il sistema cinese è solo una pallida copia di quest’ultimo, perché questi missili supersonici con statoreattore hanno tutti una presa d’aria frontale, pinne stabilizzatrici e forma cilindrica. Tuttavia, il cuore di questi sistemi d’arma è lo statoreattore a propellente liquido, tecnologia missilistica che la Cina sviluppa e commercializza da decenni. Sarà stato possibile ricorrere alla retroingegneria sullo statoreattore del 3M80MBE, acquisito dalla Marina cinese assieme ai cacciatorpediniere Proekt 956E/EM negli anni ’90, perché il missile sovietico fu progettato dalla MKB Raduga e non dalla NPO Mashinostroenija, responsabile dello sviluppo di P-800 e BrahMos. L’adozione dello stesso tipo di presa d’aria frontale è una necessità tecnica per migliorare le prestazioni in omogeneità e stabilità del flusso in entrata del motore; e la struttura cilindrica è la soluzione più semplice ed adatta a conciliare i problemi di volume, dimensioni e massa coll’insieme dei sistemi di guida, testata bellica, serbatoi e motori. Si noti inoltre che il cono a doppio diametro del CX-1 differisce da quello di P-800 e BrahMos, segno di un inviluppo di volo diverso tra questi missili. L’ugello esterno alla cellula del CX-1 suggerisce anche un diverso progetto interno. A livello organizzativo, un’unità da combattimento di CX-1 è composta da un veicolo comando, uno di supporto logistico, tre di lancio, tre di trasporto e carico e 12 tubi di lancio per attuare due ondate d’attacco.
Esiste una lunga collaborazione tra il gruppo CASC e l’Algeria, come il contratto chiavi in mano per il satellite Alcomsat-1, progettato e lanciato da CASC, o il collaudo dei droni armati CH-4 progettati dalla filiale CAAA. 

(fonte: Web, Google, Wikipedia, Analisi Difesa, Il primo raggio, You Tube)









































lunedì 22 aprile 2019

Il motoscafo esplosivo MTM (Motoscafo da Turismo Modificato) noto anche come barchino



Con la designazione generica barchino esplosivo si intende una serie di mezzi d'assalto sviluppati dalla Regia Marina a partire dal 1935 e impiegati durante la seconda guerra mondiale. Complessivamente ne vennero realizzate circa 100 unità tra le diverse tipologie, la più numerosa designata M.T.M., Motoscafo Turismo Modificato.



Il motoscafo esplosivo MT (Motoscafo da Turismo) noto anche come barchino (italiano per "piccola barca"), era una serie di piccole imbarcazioni a motore munite di esplosivo sviluppate dalla Regia Marina italiana, basata sull’esperienza dei suoi predecessori: il prototipo della barca MA (Motoscafo d'Assalto) e il MAT (Motoscafo Avio Trasportato), un prototipo aerotrasportato. 
I motoscafi esplosivi furono progettati per attaccare in modo silenzioso una nave da guerra ormeggiata, impostare una rotta di collisione e lanciarsi fino agli ultimi 200 o 100 metri dal bersaglio; il pilota si lanciava fuori e, dopo aver bloccato il timone, raggiungeva a nuoto una piccola zattera ubicata alle sue spalle. All'impatto, lo scafo sarebbe rotto a metà nave da una piccola carica esplosiva, affondando la barca e la testata dotata di un fusibile a pressione d'acqua impostato per attivarsi a una profondità di un metro. 
Alla fine di settembre del 1938 il Dipartimento della Marina ordinò sei barche esplosive. Le navi ad un solo pilota furono costruite dalle compagnie Baglietto di Varazze e CABI di Milano, che fornivano anche i motori.  Le piccole navi furono usate dalla Regia Marina Italiana in almeno due importanti operazioni nel teatro mediterraneo durante la seconda guerra mondiale.



Storia

Fu usato in diverse azioni belliche della seconda guerra mondiale, non tutte coronate da successo. La più clamorosa fu quella dell'affondamento dell'incrociatore britannico HMS York, nella rada di Souda sull'isola di Creta, la notte tra il 25 e 26 marzo 1941, ad opera di sei barchini al comando del tenente di vascello Luigi Faggioni che affondarono inoltre una petroliera da 8000 tsl, la Pericles. Meno fortunato nell'aprile 1941 l'attacco a Malta dove persero la vita 18 tra marinai italiani e incursori della X Mas.
Un'azione contro il cacciatorpediniere francese Trombe venne realizzata a pochi giorni dal termine della guerra dal sottocapo della Regia Marina, passato poi nella Decima Flottiglia Mas di Junio Valerio Borghese, Sergio Denti.
Anche i tedeschi e i giapponesi nella stessa guerra usarono dei mezzi simili, rispettivamente linsen e shinyo; il tipo giapponese prevedeva il suicidio del pilota nell’attacco all'obiettivo.
Mezzi diversi, da usarsi negli attacchi contro unità ferme furono i maiali, o Siluri a Lenta Corsa, protagonisti del famosissimo attacco alle corazzate HMS Queen Elizabeth e HMS Valiant nella baia di Alessandria d'Egitto. Sempre i giapponesi utilizzarono i kaiten, che però erano in grado con la loro velocità di colpire bersagli in movimento.



Funzionamento

Il pilota era seduto all'estrema poppa su un piccolo sedile a sbalzo, per facilitare l'abbandono del mezzo inseguito all'attacco. Infatti la carica esplosiva, un cilindro contenente 300 kg di Tritolital, era sistemata in un compartimento a prua.
Individuato il bersaglio, ad una distanza di circa 500 metri, il pilota lanciava il barchino alla massima velocità verso il centro della nave nemica. Prima di lanciarsi in acqua, bloccava il timone del mezzo. Il barchino, urtando lo scafo dell'obiettivo, affondava, armando così il detonatore della carica esplosiva. Lo scoppio dell'ordigno avveniva a una certa profondità, per ottenere il maggior numero di danni nei confronti dell'unità navale nemica colpita.

Tipi di barchino esplosivo
  • M.A. - Motoscafo d'Assalto
  • M.A.T. - Motoscafo Avio Trasportato
  • M.T.M. - Motoscafo Turismo Migliorato/Modificato, la serie principale
  • M.T.R. - Motoscafo Turismo Ridotto
  • M.T.R.M. - Motoscafo Turismo Ridotto Modificato.

CONSEGNA E PROVE

Le prime sei barche furono consegnate all'inizio del 1939, subito dopo le prove furono condotte al largo di La Spezia. Il motoscafo esplosivo MT rivelò alcuni punti deboli. Il ponte era fatto di teloni, che esponevano lo scafo a perdite da spruzzi ad alta velocità. Il comando navale richiese l'aggiunta di un solido ponte di legno e un bordo libero più grande di 0,9 m (successivamente ingrandito a 1,1 m) e rimandò i barchini e le parti della macchina al produttore in modo che potessero attuare i requisiti. Nel marzo 1939 il Dipartimento della Marina ordinò altre 12 barche esplosive, aumentando il numero totale a 18. 

IMPLEMENTAZIONE MT

Le 18 barche a motore non furono operative fino al novembre del 1940, quando fu condotto un processo completo con una testata ridotta contro una vecchia nave da guerra. Erano solo sei mesi dopo l'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale come alleata della Germania. Test più estesi prima della formazione ufficiale dimostrarono ancora una volta che le prestazioni operative dell’imbarcazione erano purtroppo limitate.  Di conseguenza, fu progettata una versione migliorata che includeva anche una retromarcia, l'MTM ( Motoscafo da Turismo Modificato ). 

SPECIFICHE

Le MT avevano una lunghezza di 5,62 me una larghezza di 1,62 m. 
Erano spinti da un motore fuoribordo Alfa Romeo AR 6cc da 95 cavalli (gli stessi motori bi-albero che nel dopoguerra equipaggiarono del autovetture Alfa Romeo); tali motori permettevano di raggiungere una velocità massima di 33 nodi a pieno carico.  
Le barche erano equipaggiate appositamente per essere lanciate da una nave madre di superficie per poi farsi strada attraverso ostacoli come le reti di siluri. Il pilota avrebbe guidato il veicolo d'assalto in rotta di collisione sulla sua nave bersaglio, e poi sarebbe saltato dalla sua barca prima dell'impatto e della detonazione della testata.  Il cockpit del pilota era nella parte posteriore, al fine di garantire una distribuzione uniforme del peso con la carica esplosiva di 330 kg a prua. 
Contrariamente ai motoscafi giapponesi Shinyo, le barche MT, sebbene molto pericolose da usare in combattimento, non erano progettate come armi suicide: installate sopra lo specchio di poppa, il pilota aveva un sedile di espulsione e dopo il salvataggio, il sedile fungeva da zattera in miniatura per mantenere il pilota fuori dall'acqua ed immune dallo shock letale dell'esplosione subacquea. Un altro progetto molto innovativo era il sistema di trasmissione Z-drive Isotta-Fraschini, dotato di un motore entrobordo e di due eliche contro-rotanti fuoribordo. 

CRONOLOGIA OPERATIVA

Il 25 marzo 1941, i cacciatorpediniere Crispi e Sella partirono dall'isola di Lero nell'Egeo di notte per la base navale alleata a Souda Bay, Creta, ognuno con tre MT. Una volta all'interno della baia, le sei barche individuarono i loro obiettivi: l' incrociatore pesante britannico HMS York, la nave cisterna norvegese Pericles di 8.300 tonnellate, un'altra nave cisterna e una nave mercantile. Due MT colpirono lo York a metà nave, inondando le sue caldaie e le riviste a poppa. Il Pericles fu gravemente danneggiato e si posò sul fondo. Gli altri barchini sembrarono mancare gli obiettivi prefissati, e uno di loro fu spiaggiato. Tutti e sei i piloti italiani furono catturati. L’incrociatore HMS York fu gravemente ed irreparabilmente danneggiato; in seguito la nave fu affondata dal suo equipaggio prima della conquista tedesca di Creta, mentre la nave cisterna Pericles affondò nell'aprile 1941 mentre veniva rimorchiata ad Alessandria. 
Il 26 luglio 1941, due SLC Maiali e dieci imbarcazioni MAS (tra cui sei MT) lanciarono un attacco senza successo alla base navale britannica di La Valletta, a Malta. La forza fu rilevata presto da un impianto radar britannico, ma le batterie costiere britanniche aprirono il fuoco solo a distanza ravvicinata. Persero la vita quindici membri dell'equipaggio dei Mas e 18 furono catturati. Tutte e sei le MT, sia i siluri umani che le due imbarcazioni MAS (MAS 451 e MAS 452) andarono perse per il fuoco dell'artiglieria costiera o per attacchi aerei. Uno dei MT colpì una pila del ponte che collega Fort Saint Elmo con il frangiflutti, che crollò con l'esplosione, bloccando l'ingresso al porto. Il ponte non è mai stato restaurato e uno nuovo non è costruito soltanto nel 2012. 
I motoscafi MT furono rimpiazzati dagli MTM entro la fine del 1941.  Gli MTM furono schierati sul Mar Nero su richiesta della Germania, a sostegno dell'Operazione Barbarossa dal marzo 1942 al maggio 1943 e lungo la costa libico - egiziana da agosto a Settembre 1942, in entrambi i casi con scarso successo. Il 29 giugno 1942, durante la campagna del Mar Nero, un certo numero di MTM sostenne un atterraggio tedesco diversivo nei pressi di Balaklava. Una delle barche esplosive si arenò intenzionalmente e si è avviò su di una spiaggia occupata dalle truppe sovietiche per creare confusione. 
Più tardi, nel corso della guerra, la Regia Marina Italiana sviluppò un terzo tipo di motoscafo esplosivo, il MTR (Motoscafo da Turismo Ridotto), una versione leggera dell'MTM poteva essere trasportata sul bersaglio previsto da un sottomarino, nei contenitori utilizzati per trasportare SLC. Un tentativo contro le forze navali alleate nello stretto di Messina fu interrotto quando il sottomarino che trasportava le MTR, l' Ambra, fu attaccato il 25 luglio 1943 da aerei Alleati. I contenitori furono danneggiati dalle esplosioni e gli MTR furono bloccati all'interno. 
La Repubblica Sociale Italiana, dopo l’8 settembre 1943, continuò a costruire e ad usare gli MTM. Durante gli ultimi giorni di guerra in Europa, il 16 aprile 1945, un attacco di MTM danneggiò pesantemente il cacciatorpediniere francese Trombe al largo della Liguria.

MARINA ISRAELIANA

Almeno quattro MTM sopravvissero alla seconda guerra mondiale per essere usati da Shayetet 13, i comandanti navali della Marina israeliana, durante la Guerra d'Indipendenza. Tre di loro, trasportati dall'ex pattugliatore statunitense INS Ma'oz, attaccarono lo sloop egiziano Emir Farouk e un dragamine di classe BYMS nel Mediterraneo il 22 ottobre 1948, al largo della penisola del Sinai. Lo sloop affondò in cinque minuti, mentre il dragamine fu gravemente danneggiato e dovette essere radiato. A differenza della procedura italiana, gli israeliani assegnarono una quarta barca per salvare i piloti.  Un altro MTM fu schierato nel Mar Rosso, con l'incarico di infiltrare agenti segreti in Giordania. 



Filmografia
  • Siluri umani - film (1954), ricostruisce l'attacco alla Baia di Suda.


(Web, Google, Wikipedia, You Tube)