La Marina nazionale algerina (in arabo القوات البحرية الجزائرية ; Al-Bahriyya al-wataniyya al-Jaza'iriyya, è la sezione navale delle Forze armate algerine. La marina opera in tre porti: Algeri, Annaba e Mers-el-Kébir, tutti sulle coste del Mar Mediterraneo.
È composta da 6.600 uomini, per lo più equipaggiati con armamenti di origine russa. È nata nel 1962, stesso anno in cui l'Algeria ottenne l'indipendenza dalla Francia. Nel giugno 2006 la marina ha ordinato alla Russia due sottomarini Classe Kilo entrati in servizio nel 2007. Nel 2008 ha acquistato tre corvette di fabbricazione inglese dalla Reale marina del Brunei.
I cantieri navali italiani Intermarine hanno varato il 5 aprile il cacciamine algerino El-Kasseh 1, primo di una classe di unità derivate dai cacciamine realizzati dal cantiere italiano per la Marina Finlandese classe Katampaa.
L’Algeria aveva ordinato nel 2014 una sola unità cacciamine di questo tipo, più un’opzione per una seconda.
La consegna del cacciamine El-Kasseh 1, lungo 50 metri per 700 tonnellate circa di dislocamento, 30 uomini d’equipaggio e un armamento limitato a un cannone da 40 millimetri, è prevista per l’anno prossimo.
Prosegue quindi il potenziamento della Marina algerina che recentemente ha immesso in servizio la seconda di tre corvette cinesi tipo C28A e la prima delle due fregate Meko ordinate in Germania ai cantieri TKMS.
La seconda è attesa in Algeria l’anno prossimo insieme a due corvette russe tipo Tigr mentre nel 2018 verranno consegnati i due sottomarini russi Project-636E/Kilo.
La Al-Bahriyya al-wataniyya al-Jaza'iriyya ha messo in servizio due nuovi sottomarini della tipo Kilo consegnati dalla Russia, dall’Ouarsenis e dall’Hoggar. Le unità sono state consegnate il 9 gennaio alla base navale di Mers El Kébir a Orano dal vice ministro della difesa nazionale, capo di stato maggiore dell’esercito popolare nazionale, tenente generale Ahmed Gaïd Salah.
I sottomarini tipo Kilo Ouarsenis e Hoggar fanno parte di un ordine risalente 2013/2014 per due nuove navi del progetto 636 Varshavyanka. Si ritiene che la prima nave sia arrivata in Algeria verso la metà del 2018 e la seconda a dicembre dopo aver completato il transito dal cantiere navale dell’Ammiragliato vicino a San Pietroburgo, da cui è partito il 26 novembre.
L’Algeria nel 2006 ordinò due sottomarini Project-636E con un contratto da 400 milioni di dollari. Questi sono stati consegnati nel 2010 e hanno raggiunto due sommergibili Kilo 877EKM che l’Algeria aveva acquisito nel 1987-1988 e successivamente aggiornati dai cantieri navali russi.
Nel 2014 la Al-Bahriyya al-wataniyya al-Jaza'iriyya ha ordinato altri due sottomarini Project-636E portando a 6 i battelli di questo tipo che saliranno a 8 con l’ordine di altri 2 battelli nella versione 877EKM, da consegnare nel 2020-2022. Lunghi 72,6 metri e larghi 9,9, i Kilo possono raggiungere i 300 metri di profondità e 25 nodi di velocità in immersione con un dislocamento di 3.076 tonnellate, 52 uomini d’equipaggio e un’autonomia operativa di 45 giorni. Le unità tipo Kilo sono dotate di sei tubi lanciasiluri da 533 mm e possono imbarcare fino a 18 siluri oppure 24 mine AM-1 e 4 missili da crociera Kalibr.
La Marina algerina sta ricevendo il quinto sottomarino della classe Kilo; avrà la flotta sottomarina “tra le più potenti del Mediterraneo“.
Durante la visita del Capo di Stato Maggiore algerino, Tenente-Generale Ahmad Gayd Salah, a Mosca nel 2013, fu deciso di acquistare i due sottomarini, specifica Menadefense. “Altri due sottomarini sarebbero stati oggetto di un nuovo contratto da completare nel 2020-2022, probabilmente per sostituire i sottomarini Kilo 877EKM di prima generazione“, affermava la fonte. Il versatile sottomarino diesel-elettrico 636 Varshavjanka (Improved Kilo, secondo il codice NATO) appartiene alla terza generazione di sottomarini. Ha un dislocamento di 2350 tonnellate in superficie e 3950 tonnellate in immersione e una velocità di 17-20 nodi. Il sottomarino ha 45 giorni di autonomia. Può essere equipaggiato con quattro missili Kalibr, 18 siluri da 533 mm (sei tubi) e 24 mine, e immergersi fino a 300 metri di profondità. Il suo equipaggio comprende 52 sommergibilisti. Molti Paesi stranieri sono disposti a comprare sottomarini Proekt 636. Attualmente i sottomarini della classe Kilo sono in servizio nelle flotte algerina, vietnamita, indiana, iraniana e cineseNegli ultimi anni l’Algeria ha acquistato tre fregate leggere cinesi da 2.800 tonnellate, 2 fregate tedesche Meko A-200N, 2 corvette russe tipo Tiger.
Inoltre, è stata realizzata in Italia la “Kalaat Beni-Abbes”, nave da attacco anfibio Bâtiment de Débarquement et de Soutien Logistique, una versione migliorata della Classe San Giorgio. Con l’entrata in servizio dell’unità d’assalto anfibio italiana la Marina militare della Repubblica d’Algeria potrà estendere il suo raggio d’azione a tutto il bacino mediterraneo e all’Africa occidentale. Qualche tempo fa, presso lo stabilimento Fincantieri di Muggiano (La Spezia), si è svolta la cerimonia di consegna di una grande unità da guerra anfibia, la “Kalaat Beni-Abbes” che farà da nuova ammiraglia della flotta della Marina algerina. L’imbarcazione è nata dall’evoluzione tecnologica delle unità da sbarco e supporto logistico della classe “San Giusto”, in dotazione della Marina militare italiana; ha una lunghezza di 143 metri, una larghezza di 21,5 metri e un dislocamento a pieno carico di 8.800 tonnellate. A una velocità di crociera superiore ai 20 nodi, la nuova nave ammiraglia potrà trasportare oltre 600 persone (152 membri d’equipaggio, 12 addetti al servizio volo e 430 marines), 15 carri armati o 30 tank blindati leggeri e 5 elicotteri da combattimento di medie dimensioni. La “Kalaat Beni-Abbes” dispone di un ponte di volo con due punti di atterraggio per elicotteri, a prua e a poppa, ed è attrezzata con un ospedale da 60 posti letto e diverse sale operatorie, per operare come supporto sanitario alle truppe. All’interno dell’unità è presente un bacino allagabile che può alloggiare un mezzo da sbarco di pronto intervento lungo 20 metri e pesante 30 tonnellate, su cui possono essere imbarcati 140 uomini o un carro armato pesante; altre due imbarcazioni di pari dimensioni possono viaggiare fissate sul ponte garage, ed essere movimentate attraverso un carroponte. Il sistema d’armamento, prodotto anch’esso in Italia da aziende del gruppo Leonardo, include i missili antiaerei a corto raggio Aster 15 (MBDA-Thales-Finmeccanica) e i cannoni OTO Melara da 25 e 76 mm. Le apparecchiature elettroniche includono il radar EMPAR prodotto da Leonardo, il sistema di rilevamento e guerra elettronica SCLAR-H (Leonardo) e il sistema di gestione combattimento “Athena-C” (Leonardo). L’unità da guerra è stata commissionata nel 2011 dal Ministero della difesa algerino a Orizzonte Sistemi Navali (società controllata da Fincantieri e partecipata da Leonardo) ed è stata realizzata per un buon 90% negli stabilimenti Fincantieri di Muggiano e Riva Trigoso (Sestri Levante). Responsabile dell’integrazione dei sistemi di bordo è stata la Seastema SpA, società con sede a Genova operante nella progettazione, sviluppo e realizzazione di sistemi di automazione integrata in ambito navale, creata nell’ambito di una joint venture paritetica tra Fincantieri e la holding svizzera ABB. Oltre alla costruzione della “Kalaat Beni-Abbes”, Fincantieri ha coordinato la produzione nel cantiere navale algerino di Mers El Kebir (città del nord-ovest nei pressi di Orano) delle tre unità da sbarco minori Landing Craft Vehicle Personnel – LCVP, trasportabili dalla nave ammiraglia. Il valore della commessa è stato stimato in 400 milioni di euro circa, più il costo dei cinque elicotteri AW101 che la Marina militare algerina ha ordinato a Leonardo.
La decisione algerina di commissionare all’Italia la costruzione della grande unità da guerra è il frutto di un sapiente e spregiudicato pressing promozionale orchestrato congiuntamente dai manager di Fincantieri, dal governo italiano guidato al tempo da Romano Prodi e dai massimi vertici della Marina militare. Nel novembre del 2007, il complesso militare-politico-industriale italiano organizzò una trasferta in Algeria della nave da sbarco “San Giusto”, con a bordo assetti anfibi del Reggimento San Marco ed elicotteri da guerra antisommergibile “Sikorsky SH-3D”; in tale occasione fu organizzata, a favore degli osservatori delle forze armate algerine, una dimostrazione delle capacità anfibie dell’unità navale, degli elicotteri e dei veicoli dei marò imbarcati. A guidare la delegazione italiana ad Algeri, c’era il sottosegretario alla Difesa, Lorenzo Forcieri, senatore ligure eletto nelle liste dei Democratici di sinistra-Ulivo, poi presidente Pd dell’Autorità portuale di La Spezia.
La Marina militare ha offerto il suo importante contribuito all’affaire, fornendo il supporto logistico e l’addestramento dell’equipaggio algerino. “Questo progetto ha visto la luce nell’ambito di un ampio e innovativo programma di cooperazione italo-algerina che attribuisce, alla Marina Militare Italiana, un pieno e diretto coinvolgimento nell’addestramento del primo equipaggio”, riporta il comunicato stampa emesso dal Ministero della Difesa il 17 gennaio 2014, in occasione del varo dell’unità da sbarco, evento che era stato posticipato di un mese a causa di un incidente mortale accaduto nello stabilimento Fincantieri di Riva Trigoso a un ufficiale della società di rimorchiatori incaricata di assistere la“Kalaat Beni-Abbes”.
Dall’ottobre 2013 ad oggi, la Marina italiana ha gestito intensi cicli addestrativi a favore di 190 militari algerini. Le attività sono state svolte presso il Centro di Addestramento Aeronavale della Marina Militare di Taranto e presso l’Ufficio Allestimento e Collaudo Nuove Navi di La Spezia. A fine novembre, l’unità da guerra algerina sarà trasferita a sud di Taranto per svolgere una prima missione in mare aperto e le esercitazioni a fuoco con i cannoni leonardo da 76 mm. Nel primo semestre 2015 alcuni ufficiali algerini saranno ospiti a Taranto del Centro di simulazione al combattimento della Marina militare, mentre un altro gruppo di militari algerini sarà addestrato presso la base navale di La Spezia. Nella città ligure ci si avvarrà inoltre delle strutture disponibili presso la “Fincantieri Training Academy”, un progetto nato per iniziativa della holding italiana della cantieristica e della Marina militare, destinato alla formazione del personale di bordo delle unità in via di consegna. “Il crescente impegno nell’assistenza tecnica ed addestrativa alla Marina Algerina presso l’industria nazionale si aggiunge alle attività già supportate da MARINALLES La Spezia nell’ambito delle cooperazioni internazionali (Iraq, Kenya, Russia, India, Finlandia, Emirati Arabi Uniti)”. L’impegno della Marina Militare ha per molti aspetti un carattere innovativo nel mondo delle costruzioni navali, rappresentando un esempio prima unico e vincente delle sinergie che Industria e amministrazione della Difesa possono mettere a disposizione del Sistema Paese italiano. Il settore addestramento marine estere costituisce una preziosa risorsa, poiché l’aggiunta di un pacchetto addestrativo rende l’offerta di costruzioni di nuove navi molto più appetibile, accrescendo notevolmente la competitività della cantieristica nazionale”.
Le autorità militari algerine hanno ordinato anche un’unità cacciamine ai cantieri Intermarine di Sarzana (La Spezia), affidando ancora una volta l’addestramento dell’equipaggio alla Marina italiana. Algeri si conferma un ottimo cliente anche per Finmeccanica. Oltre agli AW101 che saranno imbarcati sulla “Kalaat Beni-Abbes”, nell’agosto 2012 la Marina algerina ha ordinato a Leonardo sei elicotteri Super Lynx 300 da destinare alle due fregate lanciamissili della classe “Meko A200” acquistate in Germania. I Super Lynx non saranno però prodotti in Italia, bensì a Yeovil (Gran Bretagna). Altri quattro elicotteri Super Lynx Mk 130 e sei AW101 Mk 610 Merlin sono stati consegnati alle forze armate algerine tra la fine del 2010 e l’inizio 2011. Le autorità algerine sarebbero intenzionate ad affidare a Leonardo la produzione di un’ottantina di elicotteri AW101 e AW109 da destinare ai reparti militari, di polizia e della Gendarmeria nazionale.
Per quanto concerne l’armamento missilistico delle fregate tedesche Meko A-200N, il gruppo sudafricano Denel ha confermato l'integrazione del sistema missilistico terra-aria (SAM) a corto raggio Denel Dynamics Umkhonto su dette fregate in fase di completamento.
Denel è stata incaricata di fornire l'Umkhonto nell'ambito di un programma quinquennale che fornisce non solo il SAM, ma anche i sistemi antincendio di bordo. Dopo quattro anni di produzione, integrazione e messa in servizio, si sono raggiunte le fasi finali del programma. La MEKO A200AN appartiene alla Marina algerina, che ha ordinato due navi dalla ThyssenKrupp Marine Systems (TKMS) con un acquisto da 2,7 miliardi di dollari nel 2012 (con un'opzione per altre due navi). L’unità è configurata con un radar di sorveglianza aerea 3D Saab Sea Giraffe Agile Multi-Beam (AMB). Il Sea Giraffe è un radar a fascio di fase in banda C con un raggio d'azione fino a 180 km. Il Denel Dynamics Umkhonto è un SAM a infrarossi (IR) con una portata di 15-20 km. Una volta lanciato, l'Umkhonto utilizza il radar di guida della nave per colpire il bersaglio, ma una volta nel raggio d'azione del terminale, il ricercatore IR dell'Umkhonto funziona in modalità indipendente. È in fase di sviluppo anche una versione a lungo raggio dell'Umkhonto, ossia Umkhonto-EIR.
Di recente il missile antinave cinese supersonico CX-1 è stato scelto dalle forze navali algerine come sistema di difesa costiera di nuova generazione. Lo suggerirebbe una foto pubblicata sul sito del Ministero della Difesa algerino. Infatti, apprendiamo nella rubrica “Cooperazione” che il Segretario Generale della ALIT (China Aerospace Long-March International Trade Co., LTD), società d’esportazione del gruppo aerospaziale cinese CASC, il 26 aprile si recava presso il Comando delle forze navali algerine, nel “quadro delle relazioni bilaterali”, venendo ricevuto dal General-Maggiore Mahfud Ben Madah. E le immagini pubblicate sul sito mostrano che Wang Zhao Hui consegnava il modello di un TEL binato al Capo di Stato Maggiore della Marina algerina, che risulta componente del sistema GATSS di cui il missile CX-1 fa parte. Il missile CX-1 fu inizialmente presentato come missile tattico supersonico superficie-superficie, prima di essere incluso, due anni dopo, in una proposta integrata col sistema General Army Tactical Strike System, composto da diversi sistemi missilistici, dal missile balistico a corto raggio M20 e da un sistema C4ISR completo di droni da ricognizione progettati dal CALT Institute, uno dei principali progettisti di lanciamissili e missili della Cina. Secondo le specifiche del produttore, il CX-1 ha lo stesso booster a propellente solido del missile balistico M20, che fa volare il missile nel dominio supersonico, prima che lo statoreattore a propellente liquido si attivi portando a una velocità di crociera a Mach 3 ad alta quota, o di Mach 2,4 a bassa quota. Il CX-1 può quindi adottare il profilo di volo Hi-Lo in cui il missile vola tra 15000 e 18000 metri sul livello del mare, oppure Lo-Lo seguendo il terreno/mare a una quota di 5-20 metri, scegliendo di attaccare il bersaglio verticalmente o orizzontalmente a seconda del caso. La gittata del missile CX-1 ha una portata minima di 40 km per la modalità di propulsione e può raggiungere l’obiettivo “solo” entro 280 km, come il Regime MTCR richiede essendo la Cina uno dei 35 Stati firmatari, mentre il missile missilistico superficie-superficie YJ-12A, utilizzato anche dalla Marina cinese e progettato da un altro missile cinese della CASIC, ha una gittata di 400 km in condizioni identiche. In modalità antinave, i dati CALT mostrano una probabilità del 75% per un CX-1 di colpire il bersaglio con un solo colpo usando una testata semi-perforante da 260 kg. Contro obiettivi terrestri, il missile ha una precisione (CEP) di 20 metri e può scegliere tra due diverse munizioni, termobarica o a penetrazione, con un raggio letale di 100 metri e una capacità di penetrazione di 5 metri nel calcestruzzo. Il sistema di guida mista del missile combina un’unità inerziale e un radar di ricerca attiva.
Si noti che alcune “fonti” si basando sulla somiglianza dei missili CX-1 coi russi P-800 Oniks e BrahMos per dire che il sistema cinese è solo una pallida copia di quest’ultimo, perché questi missili supersonici con statoreattore hanno tutti una presa d’aria frontale, pinne stabilizzatrici e forma cilindrica. Tuttavia, il cuore di questi sistemi d’arma è lo statoreattore a propellente liquido, tecnologia missilistica che la Cina sviluppa e commercializza da decenni. Sarà stato possibile ricorrere alla retroingegneria sullo statoreattore del 3M80MBE, acquisito dalla Marina cinese assieme ai cacciatorpediniere Proekt 956E/EM negli anni ’90, perché il missile sovietico fu progettato dalla MKB Raduga e non dalla NPO Mashinostroenija, responsabile dello sviluppo di P-800 e BrahMos. L’adozione dello stesso tipo di presa d’aria frontale è una necessità tecnica per migliorare le prestazioni in omogeneità e stabilità del flusso in entrata del motore; e la struttura cilindrica è la soluzione più semplice ed adatta a conciliare i problemi di volume, dimensioni e massa coll’insieme dei sistemi di guida, testata bellica, serbatoi e motori. Si noti inoltre che il cono a doppio diametro del CX-1 differisce da quello di P-800 e BrahMos, segno di un inviluppo di volo diverso tra questi missili. L’ugello esterno alla cellula del CX-1 suggerisce anche un diverso progetto interno. A livello organizzativo, un’unità da combattimento di CX-1 è composta da un veicolo comando, uno di supporto logistico, tre di lancio, tre di trasporto e carico e 12 tubi di lancio per attuare due ondate d’attacco.
Esiste una lunga collaborazione tra il gruppo CASC e l’Algeria, come il contratto chiavi in mano per il satellite Alcomsat-1, progettato e lanciato da CASC, o il collaudo dei droni armati CH-4 progettati dalla filiale CAAA.
(fonte: Web, Google, Wikipedia, Analisi Difesa, Il primo raggio, You Tube)
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