venerdì 19 aprile 2019

Si vis pacem, para bellum (lat. «se vuoi la pace, prepara la guerra») - I peacekeeper italiani



Si vis pacem, para bellum (lat. «se vuoi la pace, prepara la guerra»). – Sentenza latina anonima in questa forma, ma presente, in modo poco diverso nella formulazione o nella sostanza, in varî autori; si cita soprattutto per affermare che uno dei mezzi più efficaci per assicurare la pace è quello di essere armati e in grado di difendersi, in modo da scoraggiare eventuali propositi aggressivi degli avversarî.
(fonte TRECCANI)




Pensavate di aver finalmente finito di studiare e invece no: vi siete imbattuti nella frase "si vis pacem para bellum" ma non ne conoscete la traduzione e tanto meno il significato.
Iniziamo con il dire che, come è facile intuire, si tratta di una locuzione latina, una di quelle che sono ancora in vita e che mantengono alto l’onore della lingua dalla quale deriva l’italiano moderno.
Questa notizia, però, suona un po’ come un’amara consolazione: non ci dice molto, non risponde alle nostre domande, non ci fornisce ulteriori indizi per arrivare a ciò che stiamo cercando, ovvero determinare il significato e la traduzione di “si vis pacem para bellum”.
Entriamo allora nel merito della questione e vediamo nel dettaglio di trovare una risposta definitiva a questi diffusi interrogativi.




Traduzione e significato di “si vis pacem para bellum”

Prima di arrivare al nodo della questione, ovvero conoscere la traduzione e il significato della locuzione latina “si vis pacem para bellum”, diciamo che l’autore sembrerebbe essere ignoto e che il suo utilizzo risale alle Leggi di Platone.
In queste ultime, infatti, si trova proprio la locuzione in oggetto mentre oggi, nonostante non sia difficile trovarla in giro, quest’ultima ha conosciuto un’altra variante, ovvero Ergo qui desiderat pacem, praeparet bellum.
Ad ogni modo la traduzione letterale di “si vis pacem para bellum” è «se vuoi la pace, prepara la guerra» mentre il significato della sua variante appena citate è “chi aspira alla pace, prepari la guerra”.
Quest’ultima è divenuta famosa grazie al prologo del libro III dell’Epitoma rei militaris di Vegezio, un’opera composta alla fine del IV secolo.
A riprendere il concetto altri autori conosciuti nel mondo della letturatura come Cornelio Nepote e Cicerone che, seppur come qualche parola diversa, hanno reso bene l’idea calcando la mano sul fatto che uno dei modi più efficaci per assicurare uno stato di pace, anche se sembra strano, è proprio quello di essere armati per difendersi all’occorrenza.
Non manca, inoltre, chi sottolinea come sia possibile individuare un significato più sottile: coloro che imparano a combattere saranno più capaci di comprendere il valore della pace.
Infine “si vi pacem para bellum” allude anche ad un terzo significato: un nemico all’interno o all’esterno potrebbe essere l’espediente per tenere unito e concorde un popolo, così da governarlo meglio.

(fonte SoloLibri.net)




Si vis pacem, para bellum (in latino: «se vuoi la pace, prepara la guerra») è una locuzione latina di autore ignoto ma presente in molti autori con alcune varianti poco differenti.
Usata soprattutto per affermare che uno dei mezzi più efficaci per assicurare la pace è quello di essere armati e in grado di difendersi[1], possiede anche un significato più profondo che è quello che vede proprio coloro che imparano a combattere come coloro che possono comprendere meglio e apprezzare maggiormente la pace.
Può anche significare, in maniera più sottile, che un espediente per tenere unito e concorde un popolo, e quindi poterlo governare meglio, è di avere (o addirittura di creare) un nemico all'esterno, o al suo stesso interno (vedi anche divide et impera), facendo leva su quello che lo storico Sallustio definiva metus hostilis «paura del nemico».




Storia e significato

L'uso più antico è contenuto probabilmente in un passo delle Leggi di Platone.[3] La formulazione in uso ancora oggi è invece ricavata dalla frase: Ergo qui desiderat pacem, praeparet bellum, letteralmente "Dunque, chi aspira alla pace, prepari la guerra". È una delle frasi memorabili contenute nel prologo del libro III dell'Epitoma rei militaris di Vegezio, opera composta alla fine del IV secolo.
Il concetto è stato espresso anche da Cornelio Nepote (Epaminonda, 5) con la locuzione Paritur pax bello, vale a dire "la pace si ottiene con la guerra", e soprattutto da Cicerone con la celebre frase Si pace frui volumus, bellum gerendum est tratta dalla Settima filippica, che letteralmente significa "Se vogliamo godere della pace, bisogna fare la guerra", che fu una delle frasi che costarono la vita al grande Arpinate nel conflitto con Marco Antonio.




Utilizzo

Alleanza tra Francia e Russia 1892

Si vis pacem para bellum è il celeberrimo motto latino a corredo della stampa che celebra l'incontro avvenuto a Pietroburgo nel 1898 tra lo zar Nicola II e il presidente francese Faure. L'alleanza tra le due potenze, cercata dai russi per attirare capitali da Parigi e dai francesi in funzione antitedesca, non evitò - ammesso che questo fosse lo scopo - il conflitto mondiale ma contribuì a ritardarlo di 16 anni.




Nella cultura di massa

Questa frase che compariva sul portone di ingresso della fabbrica Deutsche Waffen und Munitionsfabrik (DWM) passò a identificare le cartucce prodotte da questa con il nome di "Parabellum".
Una frase nel testo della canzone dei Metallica del 1991 "Don't Tread on Me" è "to secure peace is to prepare for war" (per assicurarsi la pace bisogne prepararsi alla guerra).
La locuzione è diventata anche il motto di Punisher, un personaggio dei fumetti della casa editrice statunitense Marvel comics; viene citata nella mini Year One, e viene ripresa nel film The Punisher, oltre che nell'adattamento fumettistico del medesimo.
Nel videogioco Tom Clancy's EndWar questa locuzione rappresenta il motto degli Enforcer Corps d'Europa, soldati d'elite appartenenti all'esercito di una futura e ipotetica Federazione Europea.
Codesta locuzione è presente anche nel videogioco Tom Clancy's Rainbow Six Siege in occasione del operazione che aggiunge due operatori italiani, derivanti dal famoso G.I.S., schierati come difensori ovvero: Alibi e Maestro.




Variante Si vis bellum para pacem

L'inversione dei termini della locuzione è dovuta al segretario particolare di Napoleone Bonaparte, suo ex compagno di Accademia militare, Bourrienne che nelle sue Memorie scrisse: 
«Tutti conoscono l'adagio [...]. Se Napoleone fosse stato un'autorità nella lingua latina, avrebbe probabilmente invertito il detto in Si vis bellum para pacem (Se vuoi la guerra prepara la pace)».

(fonte Wikipedia)




I peacekeeper italiani, pur riconoscendo l’egida internazionale delle varie missioni umanitarie e pur trovandosi a proprio agio in questo nuovo variegato contesto, conservano ed affermano sempre la propria identità nazionale.

I soldati italiani si trovano a proprio agio nel contesto operativo multinazionale che caratterizza la gran parte di queste missioni. 

Essi lavorano disinvoltamente insieme a commilitoni di altri contingenti. 



Alcune volte scorgere la diversità nazionale fra i vari soggetti che compongono la scena è più difficile. 
Si vedono dei soldati che lavorano insieme, e solo ad un’osservazione più attenta, che si soffermi su alcuni particolari come i dettagli della divisa o i cognomi che i soldati hanno appuntati sul petto, queste diversità diventano più lampanti. 

Esiste dunque un’identità militare che fa riferimento ad un patrimonio culturale che si basa su codici comunicativi afferenti alla «comunità» dei militari che travalica i confini nazionali e che consente lo svolgersi regolare di missioni multinazionali. 

Il soldato italiano è cordiale, comunicativo, collaborativo e non ha problemi ad interagire con persone di razza o sesso diverso dal proprio. 

Nonostante questa apertura però, l’identità nazionale è ben presente nel contingente italiano ed è continuamente ribadita dal simbolo che più di ogni altro connota l’appartenenza ad una nazione: la bandiera, inossidabile indicatore di uno «stile» italiano di militarità. 

Sia che sventoli accanto ad altre insegne, sia che si erga solitaria a testimoniare una presenza italiana, anche nell’ambito del peacekeeping, il binomio Esercito-bandiera appare irrinunciabile.

Nico Vernì











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