giovedì 4 giugno 2020

Il “Thompson Submachine Gun” M1921 .45 ACP.


Con “Thompson Submachine Gun” (spesso anche Thompson) si indica una gamma di un mitra, i cui primi modelli furono ideati da John Taliaferro Thompson nel 1919.
Progettate e prodotte negli USA nella prima metà del XX secolo, le armi divennero molto famose ed utilizzate durante il proibizionismo si guadagnò numerosi soprannomi: Tommy Gun, Trench Broom, Trench Sweeper, Chicago Typewriter, Chicago Piano, Chicago Style, Chicago Organ Grinder e The Chopper.
Fu un'arma molto utilizzata da militari, criminali, forze di polizia e anche civili per la sua ergonomia, la compattezza, l'elevata frequenza di fuoco e il proiettile calibro .45 ACP impiegato, sebbene l'arma risultasse piuttosto pesante da imbracciare.



Storia

Il progetto

Venne progettato dal generale John Taliaferro Thompson, alla ricerca di un fucile semiautomatico per rimpiazzare i fucili bolt-action allora in servizio. Cercando un sistema di operazione che prescindesse dai complessi sistemi a gas, Thompson venne a sapere della teoria di John Blish sull'adesione di superfici metalliche inclinate sotto pressione, un principio, noto come principio Blish, che si rivelerà in realtà del tutto infondato. Il sistema avrebbe dovuto garantire sicurezza agendo da meccanismo di ritardo in apertura: quando il colpo veniva sparato, l'otturatore non arretrava immediatamente, in quanto bloccato dal piccolo gancio che scorreva in verticale al momento di bloccaggio. Il sistema, inoltre, grazie a due scanalature poste a circa mezzo centimetro di distanza l'una dall'altra (nella parte inferiore dell'otturatore) garantiva lo sparo di due colpi in successione anche nel caso il primo colpo avesse poca carica e quindi non riuscisse a spingere l'otturatore a fine corsa. Thompson conobbe Thomas F. Ryan che lo finanziò per l'apertura della Auto-Ordnance Company nel 1916. Thompson fu affiancato nel suo lavoro da Theodor H. Eickhoff, Oscar V. Payne e George E. Goll. Alla fine del 1917, i limiti del sistema Blish erano ormai evidenti: piuttosto che funzionare come sistema di chiusura, il meccanismo agiva come dispositivo ad apertura ritardata. Si giunse alla conclusione che l'unica munizione adattabile a questo sistema fosse la .45 ACP.
A questo punto, Thompson modificò lo scopo del suo progetto, cercando di introdurre un'arma automatica che potesse essere imbracciata agevolmente dai soldati ed utilizzata per muoversi in spazi ristretti, come le trincee. Payne diede forma fisica all'arma e ai caricatori. Il progetto prese il nome di Annihilator I, e nel 1918 la maggior parte dei difetti del progetto erano stati corretti o aggirati. Tuttavia, la guerra finì prima che l'arma fosse pronta ad essere prodotta in massa.
L'arma fu la prima della storia ad essere definita submachine gun (ovvero pistola mitragliatrice), nonostante altre armi fossero state sviluppate con finalità analoghe. L'arma si poneva come spazza-trincee, ruolo in cui il B.A.R. non si era rivelato molto efficace a causa dell'elevata lunghezza. La stessa tattica era stata già messa in atto dai tedeschi con la consegna alle Sturmtruppen dei nuovi MP 18 Bergmann.



I modelli M1921 e l'entrata in produzione

Il Thompson entrò in produzione come M1921. Era disponibile per i civili, sebbene il suo prezzo molto alto portò a poche vendite (un Thompson con caricatore Type XX era prezzato 200 $ al tempo in cui una vettura Ford era venduta a 400 $). La nuova arma venne venduta in piccole quantità al Servizio di Ispezione Postale e alla marina.
In seguito, fu venduto alla polizia americana e ad alcuni reparti di eserciti del Centro e Sud America. I Marines usarono il Thompson nelle "Guerre delle banane" e in Cina. Divenne popolare tra le truppe come ottima arma per difesa contro le imboscate della guerriglia nicaraguense. Le uniche critiche mosse all'arma furono dovute al suo peso elevato, alla scarsa precisione sopra i 50 m e alla mancanza di penetrazione dei proiettili .45 ACP.
Alcuni Thompson vennero acquistati dagli agenti della Repubblica Irlandese, tra cui il famoso Harry Boland. Ne vennero acquistati 653, ma ben 495 mitragliatori furono sequestrati dalle autorità statunitensi a New York nel Giugno 1921. L'arma non si rivelò tuttavia molto efficace in Irlanda: solo nel 32% delle azioni l'arma causò perdite ingenti ai nemici. Il Thompson raggiunse la sua massima notorietà nelle mani dei gangster durante il Proibizionismo e durante la Grande depressione, con il cinema fautore di buona parte della sua fama.
Nel 1926 il compensatore Cutts venne messo in commercio come optional per il modello M1921. L'arma prese la denominazione N°21 AC (venduta al prezzo standard di 200 $), mentre la versione senza compensatore venne deprezzata a 175 $. Anche la Cina acquistò diverse armi per difendersi dall'offensiva giapponese, e ne produsse diverse copie senza licenza. L'FBI adottò il Thompson nel 1933 a seguito del massacro di Kansas City.



Il modello M1928 A1

Alla Savage Arms si cercò un modo per semplificare il modello M1928 A1. Il progetto portò alla nascita, nel Febbraio 1942, di un nuovo prototipo, che venne accettato e rinominato M1 nell'Aprile 1942. L'arma era prodotta dalla Savage Arms e dalla Auto-Ordnance e non permetteva più l'uso dei caricatori a tamburo, che si erano comunque rivelati inadatti alle operazioni belliche.



L'impiego nella seconda guerra mondiale

Venne impiegato durante la Seconda guerra mondiale come arma per gli esploratori, i comandanti di pattuglia e per gli ufficiali. Nel teatro europeo, l'arma venne impiegata intensivamente da canadesi e inglesi, nonché dai paracadutisti e Ranger americani, reparti a cui l'arma veniva fornita più frequentemente rispetto alle normali truppe di terra, dal momento che tali combattenti si trovavano a dover fronteggiare nemici sulla breve distanza, dove il potere d'arresto del Thompson non aveva rivali. Anche la Svezia, tra il 1940 e il 1951, si servì di una variante del Thompson denominata Kulsprutepistol m/40. Anche l'Unione Sovietica ricevette numerosi esemplari di Thompson, ma il suo uso fu molto limitato a causa della scarsità in Russia di munizioni calibro .45 ACP.
Nel Pacifico, l'arma vide uso molto esteso anche da parte degli australiani nel ruolo di arma per le pattuglie, ma il suo peso molto elevato portò alla sua rapida sostituzione con i più maneggevoli Owen ed Austen. L'arma si rivelò poco adatta ai combattimenti nella giungla, dal momento che il proiettile .45, molto lento, non riusciva a perforare gran parte degli alberi o delle protezioni (nel 1923, l'esercito aveva rifiutato il proiettile .45 Remington-Thompson, che possedeva un'energia cinetica doppia rispetto al .45 ACP). Anche le pattuglie furono inizialmente dotate di Thompson, ma l'arma venne presto rimpiazzata dal BAR per la difesa di postazioni fisse e come arma di chiusura per le code di pattuglia.



Il modello sperimentale T2 e la carabina Inland/Hyde M2

Dati i costi estremamente elevati necessari alla produzione dell'arma, nel biennio 1941/1942 si cominciò a pensare alla sostituzione del Thompson con una nuova arma dal costo inferiore. Thompson inviò un suo nuovo prototipo di arma, denominato genericamente Auto-Ordnance T2. L'arma consisteva semplicemente di un castello tubulare fissato tramite viti ad una calciatura in legno integrale simile a quella di un Garand M1. Il funzionamento dell'arma fu convertito a rinculo semplice, senza le complicazioni del sistema Blish, l'arma continuava ad utilizzare i caricatori a stecca del Thompson (con un sistema di sgancio semplificato) mentre venne introdotto un grilletto "progressivo" (simile a quanto si vede nel moderno AUG) che permetteva di passare da fuoco singolo (pressione leggera e rilascio del grilletto) a fuoco automatico (pressione a fine corsa del meccanismo) senza bisogno di un selettore esterno. L'arma fu presa in carico per le prove ma si dimostrò altamente inaffidabile (registrò ben 60 malfunzionamenti, di cui una trentina attribuiti alla rottura del complesso gruppo grilletto installato) e difficile da maneggiare nel fuoco a raffica a causa della curvatura del calcio che causava lo scivolamento dell'arma dalla spalla del tiratore.
L'altro progetto venne inviato da George Hyde con la denominazione Inland/Hyde M2, prodotto dalla stessa azienda responsabile per l'ideazione della Carabina M1. Si trattava di una pistola mitragliatrice calibro .45 semplificata che si dimostrò molto efficace durante i test e venne scelta come sostituto del Thompson. Tuttavia, la produzione si fermò dopo solo 500 esemplari e nessuno di essi venne mai impiegato in azioni belliche. Era infatti stato messo a punto il nuovo M3 Grease Gun, molto più semplice ed economico che entrò in produzione del 1943. Tuttavia, i ritardi nell'avvio della produzione e i dubbi sull'effettiva efficacia dell'arma non portarono mai alla sostituzione definitiva del Thompson, che rimase dunque in prima linea fino alla fine della guerra e anche oltre. Alla fine del conflitto, con una produzione totale di 1.500.000 esemplari, il Thompson si poneva in superiorità all'M3 in rapporto di tre armi a uno.



Nel secondo dopoguerra

Il Thompson venne impiegato anche durante la guerra arabo-israeliana del 1948 da entrambi gli schieramenti. Dopo il 1953, il Thompson venne fornito in dotazione all’Unità 101.
Durante la guerra civile greca, il Thompson vide di nuovo il campo di battaglia. Le armi venivano fornite alla polizia e all'esercito greco sia dal Regno Unito che dagli Stati Uniti. Durante la guerra di Corea, il Thompson venne usato sia dagli americani che dalle forze sudcoreane, sebbene l'arma fosse stata sostituita dall'M3. A causa del gran numero di mitra disponibili negli arsenali rimase comunque un'arma impiegata in azioni belliche nonostante la sua effettiva sostituzione.
Durante la guerra civile cinese, diverse armi vennero cedute alle forze cinesi di Mao dopo la caduta del governo di Chiang Kai-shek nel 1949. Durante la rivoluzione cubana, il Thompson era in dotazione ad alcuni reparti delle forze di guerriglia di Castro. Durante la guerra del Vietnam, l'arma vide ancora una volta l'azione, fino a quando venne sostituita nel suo ruolo dal nuovo M16. Non solo gli americani usarono l'arma, ma si trovarono ad affrontare le forze nemiche armate con lo stesso Thompson: i vietcong, infatti, apprezzarono particolarmente l'arma e ne produssero diversi esemplari nei loro laboratori di fortuna in mezzo alla giungla. Nel conflitto in Irlanda del Nord (1969-1998), il Thompson venne impiegato contro i paramilitari repubblicani. Secondo quanto affermato dallo storico Peter Hart, “il Thompson fu una delle migliori armi in dotazione all'IRA fino a quando venne sostituito negli anni '70 dalla serie ArmaLite e dall'AK-47”. L'arma venne usata anche dalle forze dell'FBI fino al 1976 quando dichiarata obsoleta, venne dismesso dal servizio.



L'interesse per i collezionisti

A causa della loro qualità, ma soprattutto della loro relazione con il secondo conflitto mondiale e il periodo delle stragi mafiose, i Thompson sono armi molto ricercate dai collezionisti. La Colt di Hartford venne incaricata di produrre i primi 15.000 esemplari nel 1920.
I modelli M1921 (A o AC), M1927 (A o AC), M1928 Navy (A o AC), se ben conservati e funzionanti con le loro parti originali, possono facilmente raggiungere prezzi che variano dai 25.000 ai 50.000 $. Nel periodo della seconda guerra mondiale vennero prodotti circa 1.700.000 Thompson, di cui 1.387.134 vennero convertiti e/o semplificati nei nuovi M1 e M1 A1 (senza chiusura Blish). Dopo il secondo conflitto mondiale, la Numrich Arms acquisì quanto rimaneva della Auto-Ordnance ma non riprese la produzione di repliche Thompson fino al 1974.
Un modello M1921 A, ritenuto appartenente alla coppia di banditi Bonnie e Clyde (ma senza la documentazione storica che ne attesti la reale provenienza), è stato venduto il 21 giugno 2012 a Kansas City per 130.000 $.
Ad oggi, repliche semiautomatiche dell'arma vengono prodotte dalla divisione Auto-Ordnance Company della Kahr Arms (che non ha alcuna relazione con la AOC fondata daThompson) al prezzo di circa 1.250 $.

Caratteristiche tecniche

Meccanica

I primi modelli dell'arma avevano un rateo di fuoco molto alto (con un massimo teorico di 1.500 colpi a minuto), che variava generalmente dagli 850 colpi al minuto (per le forze dell'ordine) ai 720 colpi al minuto (per i militari). In seguito, il rateo venne ridotto a 600 colpi al minuto nei modelli M1 e M1 A1. Questo elevato rateo di fuoco, considerando anche la forte inclinazione verso il basso del calcio e la lunga corsa del grilletto, aveva il difetto di aumentare in maniera eccessiva il rilevamento dell'arma in modalità automatica. Se paragonate alle pistole mitragliatrici coeve da 9 mm, il Thompson risultava molto più pesante della media, arrivando a pesare quasi quanto un fucile M1: fu questo l'unico vero difetto che le truppe riscontrarono nell’arma.
Nonostante l'enorme volume di fuoco che avrebbe potuto fornire, il caricatore a tamburo dell'arma si rivelò inadatto alle operazioni militari, in quanto ingombrante, pesante e soprattutto fonte di fastidiosi rumori quando non completamente pieno. Per queste ragioni, i caricatori a stecca da 20 o 30 colpi riscossero molto più successo in ambito militare, al punto che i modelli M1 e M1 A1 non supportavano nemmeno i caricatori a tamburo. Il Thompson fu una delle prime armi ad utilizzare un caricatore bifilare.
Inoltre, l'arma si rivelò molto più affidabile di altre in condizioni di tempo e terreno non ottimali. L'arma spara dalla posizione di otturatore aperto. Quando viene premuto il grilletto, l'otturatore viene rilasciato e nella corsa avanti incamera e spara il colpo in un unico movimento. Questa soluzione preveniva il rischio di spari accidentali nei momenti in cui la canna diveniva talmente calda da provocare la detonazione dei colpi incamerati.

Caricatori

Gli utilizzatori dei modelli M1928 A1 si lamentarono fortemente dei caricatori L da 50 colpi; l'esercito inglese criticò pesantemente il loro elevato peso e l'elevato rumore che producevano, e rispedì indietro migliaia di caricatori da sostituire con le più pratiche stecche da 20/30 colpi. Per poter inserire il caricatore a tamburo, si doveva prima di tutto azionare la leva di armamento e poi il sistema di caricamento a scorrimento laterale rendeva l'operazione lenta e complessa, rendendo anche difficile la pulizia e lo sblocco dell'arma in caso di inceppamento.
Inoltre, ricaricare il caricatore richiedeva molto più tempo di quanto fosse disponibile. Al contrario, il caricatore XX da 20 colpi era compatto e leggero, non produceva strani rumori e poteva essere inserito con l'arma non armata. L'inserimento avveniva dal basso verso l'alto e la cosa velocizzava il procedimento di sblocco in caso di inceppamento. Questi caricatori permettevano l'impiego del sistema hold-open, con cui l'otturatore rimaneva arretrato allo sparo dell'ultimo colpo. Il caricatore poteva essere facilmente e rapidamente riempito, ma fu criticato per la sua scarsa capacità. Per ovviare a questo, molti soldati accoppiavano due caricatori per velocizzare la ricarica. Come alternativa al caricatore XX vennero proposti due ulteriori prototipi: un caricatore a stecca da 30 colpi e un caricatore da 40 ottenuto saldando l'uno all'altro due caricatori da 20. I test provarono la superiore efficacia di entrambi rispetto ai vecchi XX e L, ma solo il modello da 30 venne approvato per il Thompson. L'altro modello fu in seguito applicato al mitra United Defense M42.

Varianti

Prototipi:
  • Persuader: variante alimentata a nastri sviluppata nel 1918. I primi Persuaders da spedire oltreoceano raggiunsero i porti proprio l'11 novembre 1918, il giorno dell'armistizio.
  • Annihilator: variazione del Persuader, alimentata però con caricatori da 20 o 30 colpi. Solo in seguito si adattò l'arma ai caricatori da 50 e 100 colpi.
  • M1919: prodotto in soli 40 esemplari, l'arma si rivelò subito molto difficile da azionare e controllare. Il rateo di fuoco si attestava sui 1.500 colpi al minuto. L'arma usciva dalla fabbrica senza calcio e senza mira anteriore, così che i modelli più tardi risultano simili in tutto e per tutto al modello M1921. Solo il NYPD acquistò qualche esemplare di M1919. L'arma era vista più come una pistola automatica che come mitra in senso stretto. Furono tentate anche versioni con calibri diversi, tra cui .22 LR, .32 ACP, .38 ACP e 9 mm Parabellum.
  • Thompson .30 Carbine: prima dell'adozione della Carabina M1, si pensò, viste le sue caratteristiche di compattezza, di realizzare una versione carbine dell'arma di Thompson. La nuova variante era progettata sulla base dei modelli M1921/27 e si rivelò una buona arma, ma i costi di produzione erano troppo elevati per permettere una produzione di massa.


Modelli prodotti:
  • M1921: il primo modello ad essere prodotto su larga scala. 15.000 esemplari vennero prodotti dalla Colt per la Auto-Ordnance. L'arma, nel suo progetto originale, era concepita prevalentemente per il tiro sportivo, in quanto dotata di mire regolabili e impugnatura anteriore. L'arma era molto costosa da produrre, a causa dei legni di alta qualità impiegati nella realizzazione e delle parti in metallo lavorate da macchinari di precisione. L'arma divenne famosa in mano a poliziotti e criminali.
  • M1923: un tentativo da parte della Auto-Ordnance di introdurre un fucile automatico basato sull'M1921. L'arma impiegava la munizione .45 Remington-Thompson da 250 grani, che permetteva una gittata di molto superiore al .45 ACP. L'arma presentava un calcio in asse con le parti mobili dell'arma, una canna da 14 pollici, un bipiede e un attacco per la baionetta. L'idea era quella di presentare un potenziale rivale per il B.A.R. M1918 ma il prototipo della Auto-Ordnance ne uscì sconfitto, e venne quindi messo da parte.
  • M1921 AC (1926): non una variante nel senso proprio, in quanto non presenta modifiche rilevanti in quanto a meccaniche. Nel 1926 venne messo a disposizione un compensatore Cutts come accessorio per gli M1921. L'arma, munita di compensatore, costava 200 $ e veniva venduta con la denominazione No. 21AC, mentre il prezzo della versione M1921 standard venne ridotto a 175 $.
  • M1928: fu il primo modello ad essere impiegato in grandi quantità dall'esercito e dalla marina. L'arma era ottenuta modificando il progetto base del modello M1921. In particolare, era stato ridotto il rateo di fuoco dell'arma. Fu l'ultima arma adottata dall'esercito ad avere l'anno di adozione nella denominazione ufficiale. All'inizio della Seconda guerra mondiale la grande richiesta di quest'arma salvò diverse imprese dalla bancarotta.
  • M1928 A1: variante entrata in produzione poco prima dell'attacco giapponese a Pearl Harbor. I cambiamenti includevano la rimozione dell'impugnatura verticale (sostituita con un semplice paracanna in legno) e nell'aggiunta dei supporti per la cinghia. L'arma poteva accogliere sia caricatori a tamburo da 50 colpi che stecche da 20/30 colpi, ma i primi si dimostrarono poco adatti a situazioni di forte stress e/o scarsa pulizia e soprattutto pesanti e vennero rapidamente abbandonati. Con l'avanzare della guerra, altre semplificazioni vennero attuate, tra cui la sostituzione delle mire metalliche e la rimozione della zigrinatura della canna.
  • Esiste anche una variante M1928 fornita di calcio in asse con i meccanismi mobili dell'arma e un mirino totalmente regolabile per una migliore precisione.


Varianti militari:
  • M1: in risposta alle richieste di semplificazione avanzate dall'esercito, il modello M1 divenne lo standard per lo U.S. Army nel 1942 con la designazione ufficiale U.S. Submachine Gun, Caliber .45, M1. Il rateo di fuoco venne ridotto a circa 650 colpi al minuto. Dispiegato al fronte nel 1943, l'arma presentava un sistema a rinculo semplice (non più ritardato come nei modelli precedenti), leva di armamento sul lato destro del castello (invece che sul lato superiore), mire metalliche fisse (al posto delle Lyman regolabili) e l'impossibilità di alimentazione tramite caricatori a tamburo. Venivano impiegati i nuovi caricatori a stecca da 30 colpi, che affiancarono quelli già noti da 20. Il compensatore Cutts e le feritoie di raffreddamento sulla canna vennero rimosse, e il calcio perse la possibilità di essere smontato dall'arma. I modelli più tardi presentano dei rinforzi in corrispondenza della giunzione calcio-castello per evitare la rottura del legno a causa delle vibrazioni e degli urti causati dal movimento della meccanica. La modifica divenne standard con gli M1A1 e venne parzialmente introdotta in alcuni M1928.
  • M1 A1: standardizzato nell'Ottobre 1942, lo U.S.Submachine Gun, Caliber .45, M1 A1 poteva essere prodotto nella metà del tempo richiesto per un M1928. Il percussore, nel nuovo modello, era saldato alla testa dell'otturatore, risparmiando così la produzione di parti in più che avrebbero aumentato il tempo di produzione e i costi. Il prezzo dell'arma passò dai 209 $ (1939, M1928) ai 70 $ (1942, M1) e infine ai 45 $ (1944, M1 A1). Solo verso le fasi finali della guerra il Thompson M1 A1 cominciò ad essere rimpiazzato dall'ancora più economico M3.


Varianti semi-automatiche:
  • M1927: variante semiautomatica del modello M1921. Veniva realizzato semplicemente sostituendo agli M1921 le parti meccaniche che consentivano il fuoco automatico. Le scritte incise sul castello venivano realizzate sopra quelle già esistenti: al posto di Thompson Submachine Gun veniva inciso Thompson Semi-automatic Carbine mentre al posto di M1921 veniva inciso M1927. L'arma come già detto, pur essendo solo semiautomatica, era ottenuta per semplice sostituzione delle meccaniche che potevano quindi essere facilmente reinserite, ottenendo a tutti gli effetti un'arma completamente automatica. Gli M1927 in dotazione alla polizia venivano molto frequentemente riconvertiti per ottenere armi automatiche. L'arma viene considerata ad oggi vietata per due motivi principali: la facile convertibilità ad arma automatica e lo sparo da otturatore aperto.
  • M1927 A1: replica semiautomatica del Thompson, prodotta originariamente dalla Auto-Ordnance di West Hurley per il mercato civile dal 1974 al 1999. Dal 1999 la produzione è portata avanti dalla Kahr Arms di Worcester (Massachusetts). Il nome ufficiale è Thompson Semi-automatic Carbine, Model of 1927 A1. Le meccaniche interne sono completamente diverse, tanto che l'arma spara da otturatore chiuso, e la canna è di 16,5 pollici (contro i 10,5 del modello standard). Le modifiche apportate al modello M1927 rendono legale la detenzione dell'arma ai sensi del National Firearms Act.
  • TM1: replica semiautomatica della variante M1 (o M1 A1, a discrezione del compratore) prodotta dalla Auto-Ordnance e ufficialmente denominata Thompson Semi-automatic Carbine, Caliber .45, M1.
  • M1927 A3: variante semiautomatica in calibro .22 LR prodotta dalla Auto-Ordnance di West Hurley.
  • M1927 A5: versione semiautomatica in configurazione pistola. Il corpo dell'arma è realizzato in alluminio per ridurre il peso complessivo. Viene prodotto dal 2008 dalla Kahr Arms di Worcester con la denominazione M1927 A1 TA5.


Utilizzatori:
  • Brasile: utilizzata dall'esercito brasiliano durante la Seconda guerra mondiale fino agli anni '80.
  • Canada
  • Cina
  • Croazia
  • Francia
  • Grecia: in uso ai partigiani greci durante la seconda guerra mondiale.
  • Haiti
  • India
  • Israele
  • Italia: esemplari catturati vennero usati dalle forze italiane fino all'armistizio dell'8 settembre 1943. Durante la resistenza contro l'occupazione nazista i partigiani ebbero a disposizione un certo numero di esemplari paracadutati dagli alleati. Dopo la guerra vennero forniti alle truppe aviotrasportate e ai reparti carabinieri.
  • Lussemburgo: gli M1A1 rimasero in servizio dal 1953 al 1967, quando vennero rimpiazzati dagli Uzi israeliani.
  • Nuova Zelanda
  • Vietnam del Nord: copia realizzata senza licenza utilizzata dall'NVA nella guerra dell'Indocina.
  • Portogallo: utilizzato in piccole quantità dalla polizia con la designazione m/1928.
  • Vietnam del Sud
  • Unione Sovietica
  • Svezia
  • Regno Unito
  • Jugoslavia.




ENGLISH

The Thompson submachine gun is an American submachine gun invented by John T. Thompson in 1918 which became infamous during the Prohibition era, being a signature weapon of various organized crime syndicates in the United States. It was a common sight in the media of the time, being used by both law enforcement officers and criminals. The Thompson submachine gun was also known informally as the "Tommy Gun", "Street Sweeper" ,"Annihilator", "Chicago Typewriter", “Trench Broom”, "Chicago Submachine", "Chicago Piano", "Chicago Style", "Chicago Organ Grinder", "Drum Gun","the Chopper", and simply "the Thompson".
The Thompson was favored by soldiers, criminals, police, FBI, and civilians alike for its large .45 ACP cartridge and high volume of fully automatic fire. It has since gained popularity among civilian collectors for its historical significance. It has considerable significance in popular culture, especially in works about the Prohibition era and World War II, and is among the best-known firearms in history. The original fully automatic Thompsons are no longer produced, but numerous semi-automatic civilian versions are still being manufactured by Auto-Ordnance. These retain a similar appearance to the original models, but they have various modifications in order to comply with US firearm laws.

History and service

Development

General John T. Thompson developed the Thompson Submachine Gun. He originally envisioned an "auto rifle" (semi-automatic rifle) to replace the bolt action service rifles then in use, but he came across a patent issued to John Bell Blish in 1915 while searching for a way to allow his weapon to operate safely without the complexity of a recoil or gas-operated reloading mechanism. Blish's design was based on the adhesion of inclined metal surfaces under pressure. Thompson gained financial backing from Thomas F. Ryan and started the Auto-Ordnance Company in 1916 for the purpose of developing his "auto rifle". It was primarily developed in Cleveland, Ohio, and the principal designers were Theodore H. Eickhoff, Oscar V. Payne, and George E. Goll. By late 1917, the limits of the Blish Principle were discovered; rather than working as a locked breech, it functioned as a friction-delayed blowback action. It was found that the only cartridge currently in service that was suitable for use with the lock was the .45 ACP round. Thompson then envisioned a "one-man, hand-held machine gun" in .45 ACP as a "trench broom" for use in the ongoing trench warfare of World War I. Payne designed the gun and its stick and drum magazines. The project was then titled "Annihilator I", and most of the design issues had been resolved by 1918; however, the war ended two days before prototypes could be shipped to Europe.
At an Auto-Ordnance board meeting in 1919 to discuss the marketing of the "Annihilator", with the war now over, the weapon was officially renamed the "Thompson Submachine Gun". While other weapons had been developed shortly prior with similar objectives in mind, the Thompson was the first weapon to be labeled and marketed as a "submachine gun". Thompson intended the weapon as an automatic "trench-broom" to sweep enemy troops from the trenches, filling a role for which the Browning Automatic Rifle (BAR) had been proven ill-suited. This concept had already been developed by German troops using their own Bergmann MP 18, the world's first submachine gun, in concert with Sturmtruppen tactics.

Early use

The Thompson first entered production as the M1921. It was available to civilians, although poor sales resulted from the expense of the weapon; the Thompson gun with one Type XX 20 shot "stick" magazine was priced at $200 in 1921 (equivalent to $2,867 in 2019). M1921 Thompsons were sold in small quantities to the United States Postal Inspection Service to protect the mail from a spate of robberies and to the United States Marine Corps. Federal sales were followed by sales to several police departments in the US and minor international sales to various armies and constabulary forces, chiefly in Central and South America. The Marines used their Thompsons in the Banana Wars and in China. It was popular as a point-defense weapon for countering ambush by Nicaraguan guerrillas, and led to the organization of four-man fire teams with as much firepower as a nine-man rifle squad. The major complaints against the Thompson were its weight, inaccuracy at ranges over 50 yards (46 m), and the lack of penetrating power of the .45 ACP pistol cartridge.
Some of the first batches of Thompsons were bought in America by agents of the Irish Republic, notably Harry Boland. The first test of a Thompson in Ireland was performed by West Cork Brigade commander Tom Barry in presence of IRA leader Michael Collins. They purchased a total of 653, but US customs authorities in New York seized 495 of them in June 1921. The remainder made their way to the Irish Republican Army by way of Liverpool and were used in the last month of the Irish War of Independence (1919–21). After a truce with the British in July 1921, the IRA imported more Thompsons and used them in the subsequent Irish Civil War (1922–23). They were not found to be very effective in Ireland; the Thompson caused serious casualties in only 32-percent of the actions in which it was used.
The Thompson achieved most of its early notoriety in the hands of Prohibition and Great Depression-era gangsters, the lawmen who pursued them, and in Hollywood films about their exploits, most notably in the St Valentine's Day Massacre. The two Thompson guns used in the massacre are still held by the Berrien County Sheriff's Department. The Thompson has been referred to by one researcher as the "gun that made the twenties roar".
In 1926, the Cutts Compensator (a muzzle brake) was offered as an option for the M1921; Thompsons with the compensator were cataloged as No. 21AC at the original price of $200, with the plain M1921 designated No. 21A at a reduced price of $175. In 1928, Federal Laboratories took over the distribution of the weapon from Thompson's Auto Ordnance Corporation. The cost at this time was $225 per weapon (equivalent to $3,350 in 2019), with $5 per 50-round drum and $3 per 20-round magazine.
Nationalist China acquired a quantity for use against Japanese land forces, and eventually began producing copies of the Thompson in small quantities for use by its armies and militias. In the 1930s, Taiyuan Arsenal produced copies of the Thompson for Yan Xishan, the warlord of Shanxi province.
The FBI first acquired Thompsons in 1933 following the Kansas City Massacre.

World War II

In 1938, the Thompson submachine gun was adopted by the U.S. military, serving during World War II and beyond.
There were two military types of Thompson SMG.
The M1928A1 had provisions for box and drum magazines. It had a Cutts compensator, cooling fins on the barrel, employed a delayed blowback action and its charging handle was on the top of the receiver.
The M1 and M1A1 had a barrel without cooling fins, a simplified rear sight, provisions only for box magazines, employed a straight blowback action and the charging handle was on the side of the receiver.
Over 1.5 million military Thompson submachine guns were produced during World War II.

Magazine developments

Military users of the M1928A1 had complaints about the "L" fifty-round drum magazine; the British Army officially criticised "their excessive weight, the rattling sound they made" and shipped thousands back to the U.S. in exchange for box magazines. The Thompson had to be cocked, bolt retracted ready to fire, to attach the drum. It attached and detached by sliding sideways, which made magazine changes slow and also created difficulty in clearing a cartridge malfunction ("jam"). Reloading an empty drum with cartridges was an involved process.
In contrast, the "XX" twenty-round box magazine was light and compact, it tended not to rattle, and could be inserted with the bolt safely closed. It was quickly attached and detached and was removed downward, making clearing jams easier. The box tripped the bolt open lock when empty, facilitating magazine changes. An empty box was easily reloaded with loose rounds. However, users complained it was limited in capacity. In the field, some soldiers taped two "XX" magazines together in what would be known as "jungle style" to speed magazine changes.
Two alternatives to the "L" drum and "XX" box magazines were tested December 6, 1941, at Fort Knox: an extended thirty-round box magazine and a forty-round magazine made by welding two 20-round magazines face to face, jungle style. Testers considered both superior to either the "XX" box or "L" drum. The 30-round box was approved as standard in December 1941 to replace the "XX" and "L" magazines. (The concept of welding two box magazines face-to-face was carried over with the UD 42 submachine gun.)

M1 development

The staff of Savage Arms looked for ways to simplify the M1928A1, producing a prototype in February 1942 which was tested at Aberdeen Proving Ground in March 1942; Army Ordnance approved adoption as the M1 in April 1942. M1s were made by Savage Arms and by Auto-Ordnance. M1s were issued with the 30-round box magazine and would accept the earlier 20-round box, but would not accept the drum magazine.
Combat use
The Thompson was used in World War II in the hands of Allied troops as a weapon for scouts, non-commissioned officers (corporal, sergeant, and higher), and patrol leaders, as well as commissioned officers, tank crewmen, and soldiers performing raids on German positions. In the European theater, the gun was widely utilized in British and Canadian commando units, as well as in the U.S. Army paratrooper and Ranger battalions, where it was issued more frequently than in line infantry units because of its high rate of fire and its stopping power, which made it very effective in the kinds of close combat these special operations troops were expected to undertake. Military Police were fond of it, as were paratroopers, who "borrowed" Thompsons from members of mortar squads for use on patrols behind enemy lines. The gun was prized by those lucky enough to get one and proved itself in the close street fighting that was encountered frequently during the invasion of France. A Swedish variant of the M1928A1, the Kulsprutepistol m/40 (submachine gun, model 40), served in the Swedish Army between 1940 and 1951. Through Lend-Lease, the Soviet Union also received the Thompson, but due to a shortage of appropriate ammunition, its use was not widespread.
In the Malayan Campaign, the Burma Campaign and the Pacific Theater, Lend-Lease issue Thompsons were used by the British Army, Indian Army, Australian Army infantry and other Commonwealth forces. They used the Thompson extensively in jungle patrols and ambushes, where it was prized for its firepower, though it was criticized for its hefty weight and poor reliability. Difficulties in supply eventually led to its replacement in Australian Army units in 1943 by other submachine guns such as the Owen and Austen. The Thompsons were then given to the Royal Australian Air Force and Royal Australian Navy. New Zealand commando forces initially used Thompsons but switched them for the more reliable, lighter, and more accurate Owen during the Solomon Islands and Guadalcanal campaigns. The U.S. Marines also used the Thompson as a limited-issue weapon, especially during their later island assaults. The Thompson was soon found to have limited effect in heavy jungle cover, where the low-velocity .45 bullet would not penetrate most small-diameter trees or protective armor vests. (In 1923, the Army had rejected the .45 Remington–Thompson, which had twice the energy of the .45 ACP). In the U.S. Army, many Pacific War jungle patrols were originally equipped with Thompsons in the early phases of the New Guinea and Guadalcanal campaigns, but soon began employing the Browning Automatic Rifle in its place as a point defense weapon.
The Army introduced the U.S. M3 and M3A1 submachine guns in 1943 with plans to produce the latter in numbers sufficient to cancel future orders for the Thompson, while gradually withdrawing it from the first-line service. However, due to unforeseen production delays and requests for modifications, the M3/M3A1 never replaced the Thompson, and purchases continued until February 1944. At the end of World War II, the Thompson, with a total wartime production of over 1.5 million, outnumbered the M3/M3A1 submachine guns in service by nearly three to one.

After World War II

Thompson submachine guns were used by both sides during the 1948 Arab-Israeli war. Following the war, Thompsons were issued to members of Israel's elite Unit 101, upon the formation of that unit in 1953.
During the Greek Civil War, the Thompson submachine gun was used by both sides. The Hellenic Armed Forces, gendarmerie and police units were equipped with Thompson submachine guns supplied by the British and later in the war by the United States. The opposing Communist fighters of the Democratic Army of Greece were also using Thompson submachine guns, either captured from government forces or inherited from ELAS. ELAS was the strongest of the resistance forces during the period of Greek Resistance against the Germans and Italians and were supplied with arms from both the British and the United States. After the demobilization of ELAS, an unspecified number of arms were not surrendered to the government but kept hidden, and were later used by the Democratic Army of Greece.
The Thompson also found service with the KNIL and the Netherlands Marine Corps during their attempt to retake their former colony of Indonesia. Captured examples were later used by Indonesian forces against Dutch forces and during by Indonesian infiltrators during the 1965 Indonesia–Malaysia confrontation.
By the time of the Korean War in 1950, the Thompson had seen much use by the U.S. and South Korean military, even though Thompson had been replaced as standard-issue by the M3/M3A1. With huge numbers of guns available in army ordnance arsenals, the Thompson remained classed as Limited Standard or Substitute Standard long after the standardization of the M3/M3A1. Many Thompsons were distributed to the US-backed Nationalist Chinese armed forces as military aid before the fall of Chiang Kai-shek's government to Mao Zedong's communist forces at the end of the Chinese Civil War in 1949 (Thompsons had already been widely used throughout China since the 1920s, at a time when several Chinese warlords and their military factions running various parts of the fragmented country made purchases of the weapon and then subsequently produced many local copies). During the Korean War, US troops were surprised to encounter communist Chinese troops armed with Thompsons (amongst other captured US-made Nationalist Chinese and American firearms), especially during unexpected night-time assaults which became a prominent Chinese combat tactic in the conflict. The gun's ability to deliver large quantities of short-range automatic assault fire proved very useful in both defense and assault during the early part of the war when it was constantly mobile and shifting back and forth. Many Chinese Thompsons were captured and placed into service with American soldiers and marines for the remaining period of the war.
The Yugoslav Army received 34,000 M1A1 Thompsons during the 1950s as part of a US Military Aid to Yugoslavia Agreement. These guns were used during the Yugoslav Wars in the 1990s.
During the Cuban Revolution, the Thompson submachine gun was used by both Batista's army and Fidel Castro's guerrillas. Both the latter and the Brigade 2506 also used some during the bay of Pigs Invasion.
During the Vietnam War, some South Vietnamese army units and defense militia were armed with Thompson submachine guns, and a few of these weapons were used by reconnaissance units, advisors, and other American troops. It was later replaced by the M16. Not only did some U.S. soldiers have use of them in Vietnam, but they encountered them as well. The Viet Cong liked the weapon and used both captured models as well as manufacturing their own copies in small jungle workshops.
The Australian government destroyed most of their Thompson machine carbines in the 1960s. They shipped their remaining stocks to arm the forces of Lon Nol's Khmer Republic in 1975. They were then captured and used by the Khmer Rouge.
In the conflict in Northern Ireland, known as the Troubles (1969–1998), the Thompson was again used by the Irish Republican paramilitaries. According to historian Peter Hart, "The Thompson remained a key part of both the Official IRA and Provisional IRA arsenals until well into the 1970s when it was superseded by the Armalite and the AK-47."
The Thompson was also used by U.S. and overseas law enforcement and police forces, most prominently by the FBI. The FBI used Thompsons until they were declared obsolete and ordered destroyed in the early 1970s.

Collector interest

Because of their quality and craftsmanship, as well as their gangster-era and WWII connections, Thompsons are sought as collector's items. There were fewer than 40 pre-production prototypes. The Colt Patent Fire Arms Manufacturing Company in Hartford, Connecticut was contracted by the Auto-Ordnance Corporation to manufacture the initial mass production of 15,000 Thompson Submachine Guns in 1920. An original Colt Model 1921 A or AC, Model 1927 A or AC, Model 1928 Navy A or AC, properly registered in working condition with original components can easily fetch from US$25,000 to $45,000+ depending on condition and accessories. For WWII, approximately 1,700,000 Thompson Submachine Guns were produced by Auto-Ordnance and Savage Arms, with 1,387,134 being the simplified World War II M1 and M1A1 variants (without the Blish lock and oiling system).
A Model 1921A believed to have been owned by Bonnie and Clyde, but without historical documentation to substantiate this provenance, sold at auction on January 21, 2012, in Kansas City for $130,000.

(Web, Google, Wikipedia, You Tube)























M.M.: la futura LXD classe SAN MARCO



Per rimpiazzare le tre navi da sbarco classe SAN MARCO, la Marina Militare sta mettendo a punto un nuovo progetto della nuova nave d’assalto anfibio denominata LXD.

Le nuovi unità avranno un dislocamento tra le 16.000 e le 20.000 tonnellate ed un ponte di volo con 4 landing spots per elicotteri da trasporto o convertiplani classe MV-22.


Il "problema anfibio" italiano. 

La struttura attuale e futura della nostra Squadra Navale pone alcuni problemi in merito alla ottimizzazione delle capacità anfibie. 



Appare chiaro che un gruppo di unità anfibie “tutto-ponte” appare superfluo in quanto non si avranno mai realisticamente abbastanza elicotteri per equipaggiarle tutte; ad ogni buon conto l'esistenza di una unità da 40.000 ton. come la LHD Trieste inserisce un elemento nuovo quando per motivi logistici e di manutenzione ordinaria l’unità non sarà disponibile o sarà costretta a sostituire il Cavour. 



La composizione "ideale" della squadra (pur nei limiti delle ragionevoli possibilità e necessità dell'Italia) dovrebbe essere basata su due "portaerei leggere" (con significative capacità anfibie “secondarie") e almeno quattro unità anfibie di tonnellaggio più ridotto. 
Un teatro come quello mediterraneo - e un orientamento politico-strategico più assertivo e protagonista - richiederebbero ben più di una “forza di proiezione anfibia" di duemila uomini.
Inoltre, dal punto di vista finanziario, un progetto di “LXD” come quello allo studio della Marina è indubbiamente bello ma anche alquanto costoso. 



E' lapalissiano che gli inquietanti scenari odierni e futuri richiedono e richiederanno alte capacità di autodifesa e una auspicabile "letalità". 
Attualmente si presentano costantemente una serie di opzioni alternative o "integrative" che sarebbero meritevoli di approfondimento. 
Partendo dalle tre LDX previste, si potrebbe ipotizzare una "soluzione intermedia" fra tre LPD con ponte volo posteriore o tre tutto-ponte. 
Si potrebbero ipotizzare tre unità con medesimo disegno dello scafo, strutture, impiantistica ed equipaggiamenti elettronici e di combattimento simili ma con diverse sovrastrutture, una terza modificata con ponte di volo continuo, isola laterale e un bacino accorciato per due sole motozattere a favore di un garage più lungo ma servito da un ascensore centrale e utilizzabile in modo flessibile anche come hangar per elicotteri. 
Una unità simile alla sud coreana DOKDO, se si vuole, o meglio una NUMA semplificata come quella proposta da Fincantieri negli anni 90, sicuramente meno impegnativa e costosa.
Si potrebbe progettare una "classe unica" dal punto di vista progettuale, di esercizio e di manutenzione, con due varianti “sovrastrutturali”; la singola tutto-ponte dovrà essere in grado di "supplire" il Trieste in sua assenza per lavori.
Le prime navi a ponte di volo continuo utilizzate per l'assalto anfibio con gli elicotteri furono le LPH classe Iwo Jima che, tra l'altro, furono le prime a sperimentare gli atterraggi degli Harrier nella US Navy. Le denominazioni LHA e LHD sono comunque abbastanza confuse. Le prime LHA furono quelle della classe Tarawa che, prime nel loro genere, riassumevano in sé tutte le caratteristiche delle innumerevoli navi anfibie delle generazioni precedenti (LPH incluse). Le Tarawa all’epoca della progettazione non erano state neppure pensate per gli aerei STOV/L: fu una opportunità sfruttata in seguito.
Quando si passò alla classe Wasp l'acronimo fu mutato in LHD: fronte delle Tarawa, queste seconde avevano un bacino di maggiori dimensioni, in grado di ospitare ben due mezzi da sbarco hovercraft LCAC: lo sbarco "classico" per mare era oramai la priorità. 
All'epoca le Tarawa avevano già una componente ad ala fissa consistente e svolgevano già le funzioni di mini-portaerei per conto dei Marines statunitensi.
Subito dopo anche le unità anfibie classe Wasp imbarcarono gli Harrier e le differenze piano piano sfumarono.
Le uniche navi che richiamavano la struttura delle vecchie Iwo Jima erano le due prime unità classe America, prive di bacino allagabile.

Quindi, ricapitolando, le tre probabili e future LXD della Marina Militare Italiana dovrebbero portare in combattimento un numero vicino ai 2.000 uomini della “Brigata Anfibia” senza il supporto del Trieste o comunque solo con 3 navi su 4: ciò si potrà fare (escludendo il Trieste) o con 2 LHD light (700-800 uomini) e 1 BDSL (400 uomini) o con 3 LXD da 20.000t (650-700 uomini), considerando che comunque una sarà anche adibita a nave scuola.

Poiché il costo della piattaforma di Fincantieri (853 milioni di euro), anche rimuovendo i costi di R&S già assorbiti, considerando che si dovranno lasciare standard costruttivi e predisposizioni invariate, si potranno ragionevolmente ottenere risparmi minimi. Per ottenere significativi risparmi si dovrà necessariamente rinunciare a parte della suite di guerra elettronica, alleggerire le capacità di comando e controllo, rinunciare al radar Power Shield e sostituire le turbine con dei grossi diesel. Si dovrebbe rilassare gli standard costruttivi, rinunciare alle predisposizioni e magari anche alla possibilità poi di sostituire i grossi diesel con le turbine (scegliendo un riduttore più semplice). A quel punto si otterrà una unità anfibia sicuramente con grandi capacità di carico, anche esageratamente grandi, ma priva delle capacità del Trieste originario. A questo punto forse è necessario e utile dirigersi su qualcosa più semplice e che costi molto meno... 
Scarterei insomma l'ipotesi di realizzare anche solo una gemella del LHD.
L’ipotesi traghetto è improponibile per un motivo abbastanza semplice: i traghetti di oggi sono molto diversi dalla classe Poeti. Ricavare ad esempio un bacino per 2-4 LC-23 non è lo stesso di ricavare un bacino per UN LCM da 30t in uno scafo che fra l'altro era particolarmente adatto ritrovandosi già il garage molto basso nello scafo... In un traghetto moderno è difficile vedere come ricavarci un bacino senza dover stravolgere totalmente il progetto.


Le unità classe “Santi” non è possibile che siano replicabili: hanno avuto fortuna in Algeria e Qatar (e si spera altrove) perché per quelle Marine possono essere qualcosa ben di più che una semplice anfibia; sono di fatto le loro ammiraglie e anche per la sola capacità anfibia sono comunque per loro decisamente straripanti. E questi successi li hanno ottenuti dopo decenni e con il progetto rivisto e corretto profondamente. Per noi son troppo piccole, e anche solo per operare con LC 23 richiederebbero troppe modifiche senza ridurre la capacità di carico.

In USA, un amphibious ready group è composto da una LHD/LHA, da una Landing Platform Dock LPD e da una o due dock landing ship LSD. In UK, la formazione equivalente era costituita sino all'altro ieri dalla Ocean (LPH) e da Albion e Bulwark (LPD). Ora la Ocean sarà sostituita dalla PoW quando si riterrà necessario. Poi c'è la Francia con le tre Mistral che hanno un ponte di volo più lungo, ma sono fondamentalmente dei grossi traghetti grigi.


Allo stato, è indispensabile stabilire quali sono le missioni anfibie tipo previste dalla nostra Marina Militare e delle risorse disponibili. Sulla base di tutto ciò, fatte le dovute tare e i necessari compromessi, potremmo chiederci come dovrà essere la futura nostra nave anfibia.
Una singola “L X D” potrebbe essere impiegata per colpi di mano ad esempio contro organizzazioni terroristiche, oppure in missioni di recupero di cittadini italiani in aree di crisi, sbarcare un contingente a protezione di infrastrutture nevralgiche o piattaforme offshore o anche in operazioni "umanitarie".
Immaginare un battaglione da sbarco con i dovuti supporti (tra S.Marco, Lagunari e le altre unità preposte da EI come unità base), potrebbe darci i presupposti su come la nuova “LXD” potrebbe essere; l’unità dovrà imbarcare un certo numero di elicotteri oltre il giusto numero di uomini e mezzi. 
Per operazioni più impegnative che richiedessero un vasto numero di elicotteri inclusi magari Mangusta o gli AH249, sarà indispensabile la presenza del Trieste (o del Cavour): le nuove navi dovrebbero concentrarsi nel trasporto di materiale e mezzi terrestri, pur contribuendo con elicotteri da trasporto e assalto aeromobile.
Pertanto, il compromesso migliore dovrà essere quello di una LPD con buone capacità elicotteristiche, equipaggiata per il trasporto di truppe e di mezzi terrestri; per il requisito di 700 uomini è necessaria una stazza di circa 18.000 tonn.: una Lpd classica in stile “S. Antonio” della US NAVY!

La Marina Militare sembra orientata a "pensare in grande”!

Dall’esame visivo di alcune "proposte" di LPD sembrerebbe che si continui a volerle super armate: un lanciarazzi specifico tipo mlrs, per appoggio di fuoco non ci starebbe male oltre ad un paio di 76 come ciws e le solite 12,7 per la difesa ravvicinata. 

Lo scopo principale delle navi da sbarco é, e deve essere, quello di "sbarcare" uomini, mezzi e rifornimenti con elicotteri dai ponti di volo e con i mezzi da sbarco dai bacini allagabili.
In merito al tema delle operazioni anfibie nel contesto moderno mi pare circolino una serie di pericolosi equivoci e schematizzazioni:
  • Esiste una vasta gamma intermedia di situazioni (più o meno impegnative) in cui può essere necessario sbarcare truppe, realizzare colpi di mano o puntate offensive verso terra, in conflitti convenzionali come in situazioni "ibride" di crisi, oggi le più diffuse;
  • Dato per scontato che le operazioni anfibie si fanno dove l'avversario è più debole, anche a costo di allungare il percorso e la fatica alle truppe sbarcate; 
  • Oggi è sempre più difficile stabilire una distinzione netta tra "coste munite" e "coste sprotette”; 
  • Non esistono quasi più gli sbarramenti fortificati irti di torrette e cannoni o le "masse" motocorazzate che attendono a piè fermo nelle pianure costiere di ributtarti a mare, schierate in poche zone “munite"; 
  • I moderni sistemi missilistici (e UAV) costituiscono la vera minaccia, insieme a truppe mobili (o formazioni guerrigliere) armate di sistemi leggeri ma potenti come missili anticarro e antiaerei, mitragliere pesanti, lanciarazzi multipli, ecc;
  • In un contesto mediterraneo, bisogna entrare nell'ordine di idee che qualunque costa potrà essere più o meno ostile senza preavviso: con missili antinave mobili su ruote e con portate che arrivano anche a 300 km. Una batteria antinave che oggi si trova a Tripoli, in serata può essere spostata a Misurata e all'alba a Sirte; 
  • Una moderna batteria da 300 km di portata può restare a Tripoli e colpire navi che si avvicinano alla costa verso Sirte. E la vicenda della Hanit o certi episodi del conflitto nello Yemen dimostrano che tali minacce sono portate ormai anche da milizie (relativamente) "povere", non statali in scenari di crisi "out of war”;
  • In un contesto mediterraneo (anche "allargato") nella stessa, "normale" routine di esercizio del potere navale (pattugliamenti, scorte, sorveglianza e interdizione, ecc.) le navi non possono evitare di passare a distanza pericolosa da coste più o meno ostili. Se passa il concetto che in caso di conflitto (o di crisi) non possiamo tenere navi a "meno di 50 o 100 miglia dalla costa" (ovvero da qualunque costa che non siano le nostre o dei nostri alleati) un terzo buono del Mediterraneo diventerebbe off limits indipendentemente dal fatto che vogliamo realizzare o meno uno sbarco da qualche parte. E questo è semplicemente inaccettabile.

L'idea di realizzare solo "colpi di mano" aeromobili da distanze elevate si scontra con gli alti costi e l'elevata vulnerabilità degli elicotteri. Oggi esiste una minaccia missilistica antiaerea altrettanto pericolosa, diffusa, crescente e di ampio raggio quanto quella antinave. Se si vuol sbarcare contingenti significativi (in uomini e mezzi), seppur non grandi e per compiti limitati, non si può evitare di avvicinarsi alle coste. Mezzi da sbarco che viaggiano carichi a 13 nodi da grandi distanze impongono ritmi troppo lenti alle operazioni e fatiche troppo elevate alle truppe imbarcate. Il ché non significa che bisogna arrivare a "pochi chilometri" dalle coste per sbarcare gli AAV7;
Ha poco senso dire che "il bombardamento costiero lo facciamo fare alle fregate mentre teniamo lontane le anfibie". Le unità anfibie sono proprio quelle unità che saranno sempre relativamente vicine alle truppe sbarcate. Un 127 è l'arma di elezione...
Il nocciolo della nostra realtà strategica è che la minaccia aero-missilistica e subacquea è da considerare oramai crescente e permanente. Dunque il problema se realizzare o meno operazioni anfibie con sicurezza "accettabile" diventa secondario. Di fatto la nascita delle cosiddette "bolle A2AD" rende tutto il Mediterraneo (o il mar Nero, o il Mar Rosso, ecc) uno scenario “littoral".
Pertanto, si dovranno realizzare una Marina e delle navi in grado di muoversi con relativa sicurezza e libertà d'azione in uno scenario che sarà quasi sempre minaccioso, seppur in gradi diversi, in pace e in guerra, sotto costa o in "alto mare". Se faremo questo, saremo anche in grado di rischiare operazioni anfibie. Se non lo faremo non saremo in grado di esercitare alcun potere marittimo significativo.
Da qui nasce l'idea di nuovi progetti di navi che, anche nei ruoli una volta considerati di "seconda linea" devono possedere un grado elevato di capacità di autodifesa ma anche di offesa mare / terra (artiglierie, missili "duali" (antinave / contro costa) da crociera e "balistici", ecc... Nonché elevate capacità di "assorbimento" dei danni. 
In estrema sintesi bisogna decisamente entrare nell'ordine di idee che il "vero" scenario strategico nel Mediterraneo allargato è quello della costante "interazione mare/terra" che è ben altra cosa dall'idea di occasionale "operazione anfibia”.



OPERAZIONI ANFIBIE

Esistono due scuole di pensiero sulle operazioni anfibie:
  • Quella statunitense: gli Americani, memori delle operazioni nelle isole del Pacifico della 2^ GM, dove non c'era alterantiva, pianificano per poter sbarcare, anche su spiagge organizzate e difese, nell'immediata vicinanza dell'obbiettivo da conquistare.  Il simbolo di questa teoria è il mezzo anfibio AAV-7: un mezzo corazzato pensato per portare la fanteria sulla spiaggia sotto un intenso fuoco nemico, diretto e indiretto.
  • La scuola britannica, invece, prevede di sbarcare su spiagge fuori mano e non organizzate per la difesa, anche distanti dall'obbiettivo, da raggiungere in seguito per via di terra. Non e' un caso che gli Inglesi non usino il mezzo AAV; i loro mezzi di elezione sono l’elicottero e il barchino veloce.



Dopo la 2^ GM, la scuola statunitense è stata provata in due circostanze: 
  • lo sbarco a Inchon, durante la Guerra di Corea 
  • e il tentato sbarco a Kuwait City, durante la prima Guerra del Golfo. 

In entrambi casi l'operazione sostanzialmente fallì o abortì a causa delle acque minate davanti alle spiagge pianificate per lo sbarco.
La scuola britannica è stata verificata in occasione dello sbarco alle Falkland e si rivelò un completo successo. Ad oggi quella modalità operativa è da considerare il riferimento per operazioni del genere.
Lo scenario della prima, seconda e terza fase di una operazione anfibia.

AW 249

EH 101

Iniziamo dall'accoppiata AAV-7/LCM. 

Per tutta una serie di fattori (stress dei soldati imbarcati, tempo del ciclo andata-ritorno) è consigliabile una navigazione massima di 1 ora; considerando la velocità in acqua di circa 13 km/ora, questi mezzi vanno messi in acqua, secondo la dottrina dei Marines, a circa 8 miglia dal punto di sbarco, che a volte significa anche parecchio meno da certi punti della costa. Questo significa che l'unità che li mette in acqua davanti a una spiaggia organizzata a difesa, oltre a navigare per una decina di miglia in acque probabilmente minate, deve passare molto più di un brutto quarto d'ora a tiro di artiglieria e missili pesanti. Qualcuno se la sentirebbe di infilare il Trieste in una situazione del genere? Le vecchie unità classe Santi sono già troppo grandi per vivere una simile esperienza.

 IVECO SUPER AV

 LC 23



Seconda metrica, orizzonte visivo e radar, a venti/quaranta miglia dalla costa, dipende da dove è ubicata l’antenna radar. Aerei e missili antinave, piazzati in due o tre basi hanno una portata teorica in grado di tenere sotto tiro l'intera linea costiera di un teatro di medie dimensioni. Una modesta vedetta con un binocolo è in grado di localizzare una nave a venti miglia dalla costa e un mediocre radar fa lo stesso a 40 miglia. Ciò significa che qualsiasi nave che si fa avvistare a quella distanza, se non sparisce entro pochi minuti si sta prenotando un massiccio attacco aereo e/o missilistico.
Dopo un'accurata lettura dell’esperienza britannica alle Falkland, si possono dedurre alcune certezze: si sbarca su spiagge indifese dove eventuali reparti nemici possono essere neutralizzati da piccoli reparti sbarcati in modo occulto. La successiva fase di assalto consiste in tre ondate di elicotteri (LHD a 100 miglia) e di barchini veloci (fregate a 30 miglia). Quando questo contingente ha messo in sicurezza il tratto di costa e ha piazzato a terra una minima capacità antiaerea, una seconda fase porta a terra i mezzi pesanti con l'uso di LCM rilasciati a 10 miglia da unità anfibie che si ritirano il più velocemente possibile per evitare un attacco aereo o missilistico garantito (vedi Falkland). La terza fase, logistica, si immagina realizzata con difesa missilistica a terra ben solida e una situazione generale più tranquilla.
Per quanto riguarda le unita' maggiori, pur dovendo rimanere in zona per supportare da un punto di vista logistico i reparti sbarcati, si immaginano a pendolare a 100 miglia dalla costa, impegnate nel tentativo di non farsi localizzare e in una situazione ottimale per rilevare con sufficiente anticipo e contrastare con successo gli attacchi aerei e missilistici. Anche queste distanze, peraltro, non impediranno di subire ripetuti attacchi e pesanti perdite (vedi Falkland) al punto che le distanze si dovrebbero allungare a 200 miglia, con avvicinamento alle 100 miglia solo per il tempo strettamente indispensabile.

IL Landing Craft Air Cushion "LCAC 100" dell'US NAVY: una opportunità per la Marina Militare Italiana

Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (DoD) ha annunciato il 1 ° giugno 2020 un contratto per la Rolls-Royce Corp., Indianapolis, Indiana. Alla società viene assegnata una modifica a prezzo fisso di $ 34.427.808 al contratto precedentemente aggiudicato N00019-17-C-0081 per esercitare un'opzione per la produzione di 16 motori a turbina a gas MT7 a supporto dell'atterraggio del connettore Ship-to-Shore (SSC) Imbarcazione, cuscino d'aria (LCAC) Classe 100. La Rolls Royce produrrà 16 motori a turbina a gas MT7 Cuscino d'aria per imbarcazioni da sbarco LCAC100 Classe artigianale 925 001Il connettore SSC Ship-to-Shore è la prossima generazione del Landing Craft, Air Cushion LCAC. 


I lavori saranno eseguiti a Indianapolis, nell'Indiana. I motori a turbina a gas MT7 Marine sono le principali turbine a gas di propulsione per le imbarcazioni SSC. Il Naval Air Systems Command (NAVAIR) aveva precedentemente assegnato il contratto N00019-17-C-0081 alla Rolls-Royce Corp. per procurarsi una quantità stimata di 126 motori AE1107C a supporto dei programmi della Marina e del Corpo dei Marines. L'MT7 condivide un elevato grado di comunanza delle parti con l'AE1107C.
Nel tentativo di ridurre i costi del programma e trarre vantaggio dalle disposizioni di variazione quantitativa di NAVAIR con prezzi scaletta, NAVSEA acquisterà i motori MT7 direttamente dalla Rolls-Royce Corp. e li fornirà alla Textron come equipaggiamento fornito dal governo per l'incorporazione nel LCC SSC 100. I lavori saranno completati entro giugno 2022.
Il Landing Craft Air Cushion (LCAC) è una classe di veicoli a cuscino d'aria (hovercraft) utilizzati come mezzi da sbarco dalle unità da assalto anfibio dell'USMC e dalla forza di autodifesa marittima del Giappone (JMSDF). Trasportano sistemi d'arma, attrezzature, merci e personale d'assalto della Task Force Marine Air / Ground sia dalla nave alla costa che sulla spiaggia.
Nell'aprile 2020, Textron si è aggiudicata un contratto per la costruzione di mezzi da sbarco, cuscini d'aria (LCAC), classe 100 da 109 a 123. L'SSC è la prossima generazione di mezzo da sbarco a cuscino d'aria (LCAC) e fornirà un mezzo moderno per la US Navy e l'Us Marine Corps valido per i prossimi 30 anni. 
Per la nostra Brigata Anfibia, chissà!

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