martedì 2 marzo 2021

Il Pola fu un incrociatore pesante della Regia Marina, appartenente alla classe Zara


Il Pola fu un incrociatore pesante della Regia Marina, appartenente alla classe Zara, costruito nei cantieri OTO di Livorno ed entrato in servizio nel 1932. Fu affondato durante la seconda guerra mondiale nel corso della battaglia di Capo Matapan il 29 marzo 1941.



Storia

Periodo interbellico e seconda guerra mondiale

Impostata nei cantieri OTO di Livorno il 17 marzo 1930, la nave venne varata il 5 febbraio 1931 con il nome di Pola in onore dell'omonima città italiana, per poi entrare in servizio il 21 dicembre 1932. Nel corso del periodo interbellico l'incrociatore svolse un'intesa attività di addestramento nelle acque del mar Mediterraneo, oltre a riviste navali nelle acque italiane e visite nei porti nazionali; tra il 1936 e il 1937 il Pola fu impegnato operativamente nelle acque della Spagna durante il periodo della guerra civile spagnola, come parte della missione internazionale volta a contrastare il contrabbando di armi nella regione. Il 23 novembre 1938, nel corso di un'esercitazione nelle acque di casa, il Pola investì per errore il cacciatorpediniere Lampo provocandogli gravissimi danni tra cui il distacco della sezione di prua.


Nel giugno 1940, all'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale, il Pola (al comando del capitano di vascello Manlio De Pisa dal 3 agosto 1939) ricopriva l'incarico di nave di bandiera dell'ammiraglio Riccardo Paladini, comandante della 2ª Squadra navale ed era dotato degli idrovolanti IMAM Ro.43. In questa veste l'incrociatore prese parte alla battaglia di Punta Stilo il 9 luglio 1940, primo importante scontro tra le flotte italiana e britannica: l'incrociatore scambiò colpi con le unità nemiche e, al pari del resto della squadra italiana, fu preso di mira per errore dai bombardieri della Regia Aeronautica, senza tuttavia riportare alcun danno. 


Dal 25 luglio 1940 il Pola fu nave di bandiera dell'ammiraglio Angelo Iachino, succeduto a Paladini alla guida della 2ª Squadra; il 31 agosto l'incrociatore prese il mare con il resto della flotta per contrastare un trasferimento di navi britanniche da Gibilterra ad Alessandria d'Egitto (operazione Hats), ma rientrò in porto senza essere entrato in contatto con il nemico. Il Pola si trovava ancorato a Taranto nella notte tra l'11 e il 12 novembre 1940 quando la base fu attaccata da aerosiluranti britannici, ma non riportò alcun danno; il 27 novembre seguente l'incrociatore partecipò invece alla battaglia di capo Teulada, finendo sotto il tiro delle unità nemiche ma senza riportare conseguenze.
Il 14 dicembre 1940 il Pola si trovava ancorato a Napoli quando il porto fu preso di mira da un'incursione di bombardieri nemici: colpito da due bombe, l'incrociatore riportò 55 perdite tra morti e feriti tra l'equipaggio (compreso il comandante in seconda, capitano di fregata Oliviero Diana, ferito gravemente) e vari danni tra cui uno squarcio nello scafo, rimanendo in riparazione fino al 6 febbraio 1941. Il comandante rimase il capitano De Pisa ed il comandante in seconda fu sostituito con il capitano di fregata Silvano Brengola.
Promosso Iachino alla guida della squadra da battaglia (dicembre 1940), il Pola fu ritrasferito alla 1ª Divisione incrociatori dell'ammiraglio Carlo Cattaneo in coppia con altre due unità della stessa classe, gli incrociatori Zara (nave ammiraglia) e Fiume; il 27 marzo 1941 la divisione salpò da Taranto quindi per partecipare a una massiccia incursione italiana contro il traffico nemico nel Mediterraneo orientale, azione che portò alla battaglia di Capo Matapan.


A Capo Matapan

Dopo un'infruttuosa ricerca di convogli nemici e uno scontro senza esito con una formazione di incrociatori britannici a sud dell'isolotto di Gaudo, nel pomeriggio del 28 marzo la flotta italiana fu attaccata da aerosiluranti che danneggiarono la nave da battaglia Vittorio Veneto. Le altre unità si radunarono intorno all'unità colpita per difenderla da altri attacchi aerei, e fu nel corso di uno di essi che, alle 19:50 circa, un aerosilurante Fairey Swordfish britannico decollato da Creta colpì il Pola con un siluro, mettendo fuori uso tanto apparato motore quanto l'impianto elettrico e lasciandolo immobilizzato in mezzo al mare; la nave, praticamente alla deriva, imbarcava acqua e, priva di energia elettrica, non poteva muovere le torri dei cannoni. Con una controversa decisione, l'ammiraglio Iachino ordinò a Cattaneo di invertire la rotta e di inviare a soccorso del Pola l'intera 1ª Divisione unitamente ai cacciatorpediniere della IX Squadriglia (Vittorio Alfieri, Giosuè Carducci, Alfredo Oriani e Vincenzo Gioberti); la manovra di soccorso portò le unità italiane a breve distanza dalle flotta britannica dell'ammiraglio Andrew Cunningham che, cogliendole di sorpresa grazie all'oscurità, aprirono il fuoco affondando i due incrociatori Zara e Fiume e i cacciatorpediniere Alfieri e Carducci.


Impossibilitato a manovrare e fare fuoco, il Pola era rimasto immobile nel corso dello scontro venendo quasi del tutto ignorato dalle unità britanniche, lanciate alla caccia della danneggiata Vittorio Veneto; solo dopo due ore di infruttuosa ricerca i britannici tornarono a dedicarsi all'immobilizzato incrociatore: il cacciatorpediniere HMS Jervis si avvicinò al Pola con l'intenzione di silurarlo, ma visto che dall'unità non giungevano segni di ostilità il comandante britannico diede ordine di affiancare la nave italiana per trarne in salvo l'equipaggio. I britannici riferirono di aver trovato sull'incrociatore una certa confusione tra l'equipaggio: quando l'incrociatore era stato colpito diversi uomini si erano gettati in mare, convinti che la nave stesse per affondare; in seguito molti di questi uomini erano stati recuperati a bordo, ma il contatto con l'acqua gelata aveva iniziato a produrre casi di assideramento e per scaldarsi molti di essi si tolsero le uniformi bagnate e ingerirono abbondanti quantità di alcolici. Le immagini di gruppi di marinai seminudi e in stato di ubriachezza spinsero quindi i britannici a pensare che sull'unità italiana vi fosse stato un crollo della disciplina. Catturato e trasferito a bordo l'equipaggio italiano (comprendente i comandanti De Pisa e Brengola e 255 uomini), il Jervis si staccò dall'incrociatore che, intorno alle 3:55, fu infine silurato e affondato dal cacciatorpediniere HMS Nubian.


In percentuale, le perdite del Pola furono inferiori a quelle delle altre unità, ma fu registrato comunque un numero di vittime elevato: perirono 328 uomini su 1041 imbarcati. Tutti i superstiti, incluso il comandante De Pisa, furono fatti prigionieri.
Durante il conflitto l'incrociatore effettuò dodici missioni di guerra per un totale di 13.174 miglia nautiche percorse.

(Web, Google, Wikipedia, lavocedelmarinaio, You Tube)






























 

lunedì 1 marzo 2021

Il missile d’attacco “Penguin”, designato AGM-119 negli USA


Il missile d’attacco “Penguin”, designato AGM-119 negli USA, è un missile guidato anti-nave passivo norvegese a corto-medio raggio, mare-mare, aria-mare e terra-mare.


All'inizio degli anni '70, la società norvegese Kongsberg Vapenfrabrikk (ora Kongsberg Defense & Aerospace), con il sostegno finanziario della US NAVY, sviluppò un missile anti-nave a corto raggio (SAR) denominato "Penguin". 
Il missile era dotato di una testa di ricerca a infrarossi (HID), e progettato specificamente per il funzionamento in aeree costiere e progettato per fornire una selezione affidabile del bersaglio sullo sfondo di una costa fortemente frastagliata.
La versione base (in seguito designata Mk1) entrò in servizio con la Royal Norwegian Navy nel 1972 ed era destinata all'uso con imbarcazioni missilistiche e batterie costiere. Già nel 1975 fu sviluppata una versione modernizzata del missile con portata estesa: la Mk2. 


Le successive modifiche introdotte con la Mk2 mod3 e Mk2 mod5 utilizzavano un CNS migliorato e furono rese operative. Le modifiche Penguin Mk1 e Mk2 erano imbarcate su unità moto-missilistiche Norvegesi, Greche, Turche e sulle fregate norvegesi classe Oslo.



La famiglia Penguin attualmente include una serie di modifiche progettate per l'uso su di una varietà di vettori che sono in servizio con la US Navy, Norvegia, Svezia, Grecia, Australia, Turchia, Brasile e molti altri paesi. Le ultime novità della famiglia Penguin sono le versioni MkZ e Mk2 mod7, che hanno migliorato l'efficienza in combattimento, la portata ed i sistemi di controllo su una base di componentistica allo stato dell’arte.
La versione aero-portata Penguin MkZ, progettata per l'armamento di aerei F-16 dell'aeronautica norvegese, è stata adottata nel 1987. Il missile MkZ è stato testato anche negli Stati Uniti, dove ha ricevuto la denominazione AGM-119A, ma non è stato messo in servizio dalla US Air Force. La modifica Mk2 mod7 è progettata per l’utilizzo tramite elicotteri e navi di superficie e presenta un motore a due stadi ed alette pieghevoli. Con la designazione AGM-119B viene utilizzato sugli elicotteri SH-60B Seahawk della US NAVY, nonché sugli elicotteri S-70B della Marina greca. La consegna dei missili AGM-119B alla Us Navy iniziò nel 1994.
I missili Penguin Mk2 mod7 ed MkZ hanno un modello aerodinamico "a papera" e un design modulare. Nel compartimento di prua si trovano: testa di ricerca autonoma a infrarossi immune al rumore, radio-altimetro, pilota automatico e servo-meccanismi del sistema di controllo della navigazione, piattaforma del sistema di navigazione inerziale in sospensione cardanica con un grado di libertà - sul rollio, computer di bordo e alimentatore. 
Lo scomparto centrale ospita l'unità da combattimento e il fusibile a contatto ritardato. Nel vano di coda è presente un motore a combustibile solido mono-camera ed un meccanismo esecutivo di sicurezza. Un'aletta cruciforme con alettoni è montata sulla superficie del compartimento.
Il missile Mk2 di precedenti modifiche è equipaggiato con l'armamento reattivo esplosivo cumulativo Mk19 (113 kg) Mk19, utilizzato nel missile statunitense Bullpup ASM-71. La modifica più avanzata del missile è la Mk2 mod7 equipaggiata con una nuova unità da combattimento WDU-39 / B da 120 kg (secondo alcune fonti questo BC è stato utilizzato anche dai missili Mk3). Il sistema homing e controllo Mk2 mod7 è simile al missile MkZ. Le caratteristiche esterne del Mk2 mod7 ed Mk 3 hanno una lunghezza più corta e l'ala di una scala più grande che può essere ripiegata al lancio. Il raggio d’azione operativo del Penguin Mk3 è pari a 50 km.
L'applicazione in combattimento dei missili Penguin si basa sul principio “lancia e dimentica". A seconda della posizione del bersaglio, il missile può cambiare la sua direzione di volo entro ± 180° secondo un dato programma. Dopo il lancio, il missile si porta ad un'altitudine preselezionata e controllata del volo in marcia, durante la quale il controllo viene effettuato utilizzando il sistema di navigazione inerziale. Quando viene raggiunta la distanza programmata dal bersaglio, il missile raggiunge un'altitudine bassa o estremamente bassa. Quindi, dopo aver acceso la testa di homing per migliorare la ricerca e l’aggancio del bersaglio, l'altitudine di volo aumenta di nuovo.
Il sistema di controllo consente al missile di operare al di fuori della linea di vista del bersaglio e può seguire una complessa traiettoria pre-programmata, piegarsi attorno agli ostacoli sul terreno e attaccare il bersaglio nei settori più vulnerabili. La testa homing ad infrarossi ha una alta risoluzione e selettività e può essere utilizzata per ingaggiare un'ampia gamma di bersagli in condizioni di contromisure intense. Ha un raggio di mira medio di circa 1000 metri in un campo visivo di 45°.
I missili Penguin modificati vengono utilizzati nei sistemi missilistici anti-nave costieri. La batteria mobile del missile può essere installata su di un cingolato o su un semirimorchio. Nel primo caso, tutti i componenti della batteria sono posizionati su di un veicolo blindato anfibio cingolato: una stazione di controllo che include un sistema di comando, controllo, ricognizione e comunicazione, un sistema di controllo del fuoco (CLCS), un radar di rilevamento con un'antenna pieghevole, tre PU di tipo container con missili pronti per il lancio e PKR di riserva. Il complesso è servito da tre operatori. Il veicolo può muoversi in autostrada a 56 km/h e in acqua a 5 km/h e schierarsi pronto al combattimento in 5 minuti. Se la batteria è installata su veicoli con interasse, comprende una sezione di controllo con LRS e radar con antenna pieghevole e PU con sei contenitori di lancio.
I complessi navali del Penguin Mk2 includono: missili guidati, sistemi di controllo del fuoco e di controllo automatico dei missili, contenitori e lanciatori di trasporto e lancio. Sono state sviluppate diverse versioni di PU per navi di classi diverse. Uno di questi è un lanciatore rotante con sei missili Penguin in contenitori di trasporto e lancio, esiste una variante con booster rotanti gemelli con dispositivi di ricarica, alimentazione e stoccaggio, nonché un'unità di coperta leggera e inutilizzabile per navi di piccolo dislocamento. Le prestazioni del sistema missilistico e il lancio del missile sono monitorati da un unico operatore da una console situata nella C.O.C. della nave. I missili vengono controllati automaticamente prima del lancio dalla stessa console.
Il complesso Penguin Mk2 può ricevere la designazione del bersaglio da qualsiasi moderno sistema di rilevamento. Le informazioni sul bersaglio vengono ricevute dalla nave, dove viene valutata la situazione tattica. Viene lanciato il sistema di controllo del fuoco, tenendo conto della rotta e della velocità della nave lanciatrice e il bersaglio determina le coordinate del target, che vengono inserite nel sistema di controllo missilistico.


Panoramica

Il Penguin è stato originariamente sviluppato in una collaborazione tra il Norwegian Defence Research Establishment (NDRE; Norw. FFI) e Kongsberg Våpenfabrikk a partire dai primi anni '60, con il sostegno finanziario degli Stati Uniti e della Germania occidentale. Sono state messe a disposizione strutture di prova e assistenza tecnica della Marina degli Stati Uniti per facilitare lo sviluppo. È stato il primo missile anti-spedizione NATO con un cercatore IR invece del cercatore radar attivo comunemente usato. Sia l'hardware che il software sono stati aggiornati da quando sono entrati in produzione in serie nel 1972.


L'installazione iniziale era in lanciatori-scatole da 500 kg montati sul ponte con porte ad apertura a scatto progettati per una minima intrusione sul ponte, consentendo loro di essere adattati alle piccole navi esistenti. Le prime installazioni di questo tipo erano sulle motovedette di classe Snøgg e Storm della Marina norvegese. 
Le prime installazioni sospese nell'aria erano su F-104G del Norwegian Air Force, i missili montati Bullpup standard di rotaie su due punti d'attacco subalari.
Il controllo del fuoco era fornito da un computer Kongsberg SM-3 che potrebbe indicare i missili sulla base di dati radar attivi o ESM passivi.
Il missile poteva essere lanciato singolarmente o in salve di arrivo coordinato. Una volta lanciato, il velivolo di lancio era libero di cambiare rotta mentre il missile era guidato in modo inerziale fino alla fase di homing del terminale autonomo. Spinte da un motore a razzo solido, le ultime varianti erano in grado di eseguire manovre casuali di avvicinamento al bersaglio e colpirlo vicino alla linea di galleggiamento.
Dell'inventario NATO di tali missili, è l'unica variante che esegue una manovra di smorzamento terminale e tessitura (sebbene il missile Harpoon statunitense mantenga la sua capacità di eseguire un bunt terminale). La testata da 120 kg (originariamente basata su quella dell'AGM-12 Bullpup, costruita su licenza da Kongsberg) esplodeva all'interno della nave bersaglio utilizzando una spoletta ritardante. L'MK3, quando lanciato da altitudini elevate, poteva inizialmente agire come una bomba a scorrimento, azionando il suo motore a razzo solo per estendere la portata o, idealmente, per raggiungere la massima velocità prima di colpire il bersaglio; per una migliore penetrazione.


Nelle sue varie versioni, il missile poteva essere lanciato da una serie di diverse piattaforme di armi:
  • Navi di superficie: navi missilistiche (la sua applicazione iniziale) e navi più grandi;
  • Aerei da combattimento: certificati per F-16;
Elicotteri (certificati per i seguenti aeromobili):
  • Bell 412 SP
  • Kaman SH-2 Seasprite
  • Sikorsky SH-60 Seahawk / MH-60 Seahawk
  • Westland Super Lynx.
Il successore del Penguin è attualmente il Naval Strike Missile (NSM), offerto dal 2007 in poi. Il NSM è dotato di un cercatore IR di imaging, navigazione GPS, un motore di sostegno a turbogetto (per distanze molto più lunghe: 150+ km) e prestazioni del computer significativamente maggiori e potenza di elaborazione del segnale digitale.


ENGLISH

The Penguin anti-ship missile, designated AGM-119 by the U.S. military, is a Norwegian passive IR seeker-based short-to-medium range anti-ship guided missile, designed for naval use.

Overview

Penguin was originally developed in a collaboration between the Norwegian Defence Research Establishment (NDRE; Norw. FFI) and Kongsberg Våpenfabrikk starting in the early 1960s, with financial support from the U.S. and West Germany. US Navy test facilities and technical assistance were made available to facilitate development. It was the first NATO anti-shipping missile with an IR seeker instead of the commonly used active radar seeker. Both hardware and software has been updated since entering series production in 1972.
Initial installation was in 500 kg deck-mounted box launchers with snap-open doors. These were designed for minimal deck intrusion, allowing them to be retrofitted to existing small ships. The first such installations were on Snøgg-class and Storm-class patrol boats of the Norwegian Navy. The first airborne installations were on F-104Gs of the Norwegian Air Force, the missiles being fitted to standard Bullpup rails on the two underwing hardpoints.
Fire-control was provided by a Kongsberg SM-3 computer which could cue the missiles based on either active radar or passive ESM data.
The Penguin can be fired singly or in coordinated-arrival salvoes. Once launched the launching craft is free to turn-away as the missile is inertially guided until the autonomous terminal homing phase. Propelled by a solid rocket engine, latest variants of Penguin can perform random weaving maneuvres at target approach and strike the target close to the waterline.
Of NATO's inventory of such missiles, it is the only variant that performs a terminal bunt and weave manoeuvre (although the US Harpoon missile retains its ability to execute a terminal bunt). The 120 kg warhead (originally based on that of the AGM-12 Bullpup, built under license by Kongsberg) detonates inside the target ship by using a delay fuze. The MK3 when launched from high altitudes can initially act as a glidebomb, only firing its rocket engine to extend range, or ideally to achieve maximum speed before hitting the target; for better penetration.
In its various versions, the Penguin can be launched from a number of different weapons platforms:
  • Surface vessels: Missile boats (its initial application) as well as larger ships
  • Fighter aircraft: certified for F-16
Helicopters (certified for the following aircraft):
  • Bell 412 SP
  • Kaman SH-2 Seasprite
  • Sikorsky SH-60 Seahawk/MH-60 Seahawk
  • Westland Super Lynx.
KDA's successor to the Penguin is the Naval Strike Missile (NSM), offered from 2007 onwards. NSM features an imaging IR-seeker, GPS navigation, a turbojet sustainer engine (for much longer ranges: 150+ km), and significantly more computer performance and digital signal processing power.

Operators:
  • Brazil: Acquired for use in Brazilian Navy's S-70B helicopters at a cost of €33 million
  • Greece: In service with the Hellenic Navy (since 1980)
  • New Zealand: In service with the Royal New Zealand Navy's purchased Royal Australian Navy's cancelled Super Seasprite helicopters, including Penguin Mk 2 Mod 7 missiles and simulator.
  • Norway: In service with both the Royal Norwegian Navy (since 1972) and Royal Norwegian Air Force (since 1989)
  • Spain: In service with the Spanish Navy (since 2003)
  • Sweden: In service with the Swedish Navy (since 1980) as Robotsystem 12. Taken out of service in 2005.
  • Turkey: In service with the Turkish Navy (since 1972)
  • United States: In service with the United States Navy as the AGM-119 (since 1994).
(Web, Google, Wikipedia, You Tube)

































 

domenica 28 febbraio 2021

Il nuovo I.F.V. 8x8 Iveco “SUPERAV Land” offre prestazioni uniche


Il nuovo Iveco “SUPERAV LAND” è strettamente derivato dal mezzo anfibio “SuperAV”, un veicolo trasporto truppe italiano, progettato dal Consorzio Iveco - Oto Melara, sulla base del progetto VBM Freccia. Il SuperAV (Surface Performance Amphibious Vehicle) è un veicolo corazzato anfibio 8×8 ruotato con elevate capacità di carico.



Nel 2006 la Iveco Defence Vehicles decise di sviluppare un nuovo mezzo anfibio che completasse la gamma di veicoli 8x8 che già comprendeva il Centauro e il VBM Freccia. Ancora non vi erano dei requisiti operativi specifici, ma era evidente che presto sarebbe stato necessario sostituire gli M113 e i VCC-1 Camillino. La casa di Bolzano intendeva creare un mezzo con elevati doti marine, in grado di operare in mare con forza 3, ma pur sempre con ottima mobilità sulla terra e con anche la possibilità di essere aviotrasportato da velivoli come il C-130. Il veicolo doveva avere, quindi, pesi e volumi attentamente studiati e distribuiti per soddisfare questi requisiti, arrivando a un peso a vuoto di 15 t, con la possibilità di avere diversi allestimenti e protezioni aggiuntive, per un peso massimo di 24 t. Nel 2009 è stato presentato il prototipo, denominato SuperAV (Surface Performance Amphibious Vehicle), che sfrutta la meccanica di Centauro e Freccia, ma con un nuovo motore CURSOR 13 da 6 cilindri in linea e da 540 CV, associato ad un cambio automatico ZF a 7 marce in avanti e una retromarcia.
Nonostante la necessità di sostituire mezzi ormai vecchi (per i quali non era sufficiente l'Iveco LMV), da parte delle Forze Armate non ci furono contributi a questo progetto. Nel 2012 la Iveco DV, insieme alla Oto Melara presentò un prototipo di VBA, sviluppato con fondi privati e ottenuto accoppiando al SuperAV una nuova torretta a comando remoto Hitfist OWS, prodotta a La Spezia da Oto Melara. Tuttavia, a causa di ristrettezze economiche, non si giunse all'approvazione del progetto, né a porre requisiti specifici.


Il programma "Amphibious Combat Vehicle"

Gli Stati Uniti necessitavano di un veicolo che potesse sostituire i vecchi AAV7, garantendo migliore mobilità sia in acqua, sia a terra, maggiore potenza di fuoco e maggiori protezioni. Il progetto era affidato alla General Dynamics e si chiamava AAAV (Advanced Amphibious Assault Vehicle), poi cambiato in EFV (Expeditionary Fighting Vehicle). Doveva essere mosso a cingoli, armato di un cannoncino da 30 mm e avere una velocità di 72 km/h e in acqua di 20 nodi. Iniziò, però, a mostrare diversi difetti e finì per essere cancellato nel 2012. In sostituzione del progetto nacquero due differenti programmi: MPC (Maritime Patrol Carrier) e ACV (Amphibious Combat Vehicle), per i quali si iniziò a manifestare interesse per il SuperAV. Così la Iveco decise di presentarsi al progetto in collaborazione con la BAE Systems (disponente di diversi stabilimenti in America) e lo USMC rilasciò un contratto da 3,5 milioni di dollari a quattro aziende candidate, quali la ditta di Bolzano, la Lockheed Martin con il Patria AMV, la SAIC con il Terrex e la General Dynamics. Nel 2013 si dovette far fronte a problemi finanziari, per ridurre i quali fu abolito l'MPC, lasciando l'ACV, mentre la Iveco passò a evolvere il veicolo per il requisito americano di più passeggeri. Il 24 novembre 2015 furono nominati come i due progetti finalisti il SuperAV e il SAIC Terrex 2. BAE ha ricevuto un contratto da 103,8 milioni $ per costruire 16 veicoli entro la fine del 2016 per i test, da iniziare nel 2017 e della durata di un anno. La compagnia progetta di costruire i suoi prototipi ACV nello stabilimento di York, in Pennsylvania. Nel 2018 verrà scelto un vincitore finale per costruire 204 veicoli, con l'entrata in servizio nel 2020 e tutti consegnati entro il 2023. Nel giugno 2018 la scelta è stata a favore di BAE Systems, con un contratto di 198 milioni di dollari, per costruire i primi 30 esemplari entro l'autunno 2019 e di svolgere nel 2020 i test operativi e valutativi. Alla prima fase per i 204 ACV 1.1 ne seguirà una seconda con gli ACV 1.2 in versione potenziata per sostituire gli attuali 870 veicoli anfibi. A fine gennaio 2020, presso la base USMC di Camp Pendleton, sono stati testati 5 esemplari per simulare un'operazione di sbarco da una nave di classe San Antonio. I test sono durati 3 giorni, con un mare anche allo stato 4 (mare piuttosto mosso), riuscendo a concludersi con ottimi risultati. Il 15 ottobre 2020 Iveco ha annunciato che la prima serie di 18 ACV è stata consegnata a un plotone dei Marines dopo cinque anni di test di sviluppo. Il 10 dicembre 2020 BAE Systems e il Corpo dei Marines hanno annunciato l'avvio alla produzione a tasso pieno, con una prima serie di 36 esemplari, che dovrebbe aumentare a 72 all'inizio del 2021 e successivamente a 80 veicoli all'anno per cinque anni.
Come presentato nel 2009, il SuperAV presentava la stessa trasmissione ad H, i riduttori, le ruote e i gruppi montati già su Centauro e Freccia, ma con un nuovo motore CURSOR 13 da 6 cilindri in linea e da 540 CV, associato ad un cambio automatico ZF a 8 marce, di cui una retromarcia. Rispetto al VBM lo scafo era pesantemente modificato, con una conformazione compatta e più stretta, come necessario per le doti anfibie e avio-trasportabile. Si aggiungevano un frangiflutti, uno snorkel e due eliche posteriori, che conferivano una velocità in mare di 5,5 nodi. La configurazione del veicolo era classica, con il gruppo propulsore posto anteriormente ed il vano di trasporto nella parte centro-posteriore dello scafo. Le dimensioni consentivano di ospitare 12 passeggeri e il pilota, con questi posto anteriormente a sinistra con il capo-carro e il mitragliere. Nella versione presentata nel 2012 è stata aggiunta una torretta Hitfist OWS, armata con una mitragliatrice da 25 o 30 mm e con la possibilità di lanciare missili anticarro, oltre che con telecontrollo per far rimanere il tiratore all'interno del veicolo.



Come su Freccia e Centauro, il mezzo mantiene lo schema di trasmissione ad H, costituita da due alberi di trasmissione posti ai lati, garantendo una maggiore abitabilità interna e riducendo i rischi di perforazione dello scafo in seguito ad un'esplosione. Tramite un rinvio, a ogni singola ruota è ingranato un semiasse, mentre le otto sospensioni regolabili sono collegate al braccio oscillante in una corazza cilindrica. La base ha una struttura a intercapedine per favorire la navigazione e anti-mina. Il motore è un 6 cilindri CURSOR 16 con potenza di 700 CV e la possibilità di disporre per usi civili dell'alimentazione Natural Gas. È un motore posto anteriormente a 24 valvole comandate in coppia con un turbocompressore a geometria variabile. Per l'impiego su terra dispone di una grossa griglia come presa d'aria laterale, mentre in navigazione utilizza uno snorkel sopra la linea di galleggiamento con la possibilità di essere esteso. Le prestazioni includono una velocità in acqua di 8 nodi, mentre sulla terra può superare i 100 km/h ed un'autonomia di 800 km. Nelle sue dimensioni dispone di 4 uscite, delle quali 3 botole e una pedana di servizio posteriore. Rispetto al SuperAV è incrementato anche il numero di passeggeri, passando da 12 più il pilota a 13 più 3 dell’equipaggio.
Il Superav 8 × 8 è un veicolo corazzato anfibio (APC) sviluppato dalla società italiana Iveco Defence Vehicles.
Inizialmente progettato per soddisfare le esigenze dell'Esercito Italiano, il veicolo viene ora offerto principalmente per i mercati di esportazione.
Superav offre un'elevata mobilità e una protezione superiore per le forze armate che operano in scenari di battaglia impegnativi.
Il veicolo è adatto per operazioni anfibie in particolare, con il sistema di propulsione a getto d'acqua che consente al veicolo di raggiungere una velocità di 5 km / h in acqua.






Ordini e consegne di 

"Superav offre elevata mobilità e protezione superiore per le forze armate che operano in scenari di battaglia impegnativi”.
L'esercito brasiliano ha già firmato un contratto da 2,5 miliardi di euro con Iveco America Latina nel dicembre 2009, per 2.044 veicoli corazzati da trasporto 6 × 6 VBTP-MR (Urutu III), basati sul veicolo Superav.
Superav 8 × 8 è stato offerto alle Forze Armate Italiane nel 2010. La Forza di atterraggio italiana ha un requisito per 600 veicoli per sostituire la sua serie M113 di veicoli anfibi.
Nell'agosto 2011, Iveco Defence Vehicles e BAE Systems hanno stipulato un accordo di collaborazione per offrire una piattaforma anfibia per il programma di trasporto personale (MPC) del Corpo dei Marines americani.
In base all'accordo, Iveco e BAE Systems svilupperanno un nuovo veicolo basato sull'Iveco Superav 8 × 8 APC per il programma MPC.
Il design flessibile del veicolo consente ai produttori di costruire molte varianti basate sulla piattaforma comune. Il veicolo è disponibile come veicolo da combattimento corazzato per trasporto personale, veicolo anticarro, porta mortaio, veicolo ingegnere, veicolo di soccorso, ambulanza e veicolo posto di comando.
Il Superav incorpora uno scafo in acciaio monoscocca ad alta durezza. Il veicolo viene consegnato in due diverse larghezze di carrozzeria, 2,7 me 3 m.
Può ospitare 13 occupanti compreso un autista e 12 soldati. Il veicolo è dotato di botole da tetto e porte posteriori per l'entrata e l'uscita delle truppe. Ha: 
  • una lunghezza di 7,92 m, 
  • una larghezza massima di 3 m;
  • un'altezza di 2,3 m;
  • un peso di combattimento lordo di 24 t.
È dotato di attrezzature standard tra cui sistema di aria condizionata, sistema NBC, sistema di rilevamento e soppressione di incendi o esplosioni e sistema di gonfiaggio centrale dei pneumatici.
Il Superav può essere armato con una gamma di sistemi d'arma fino a un calibro di 40 mm. Il veicolo può adottare vari sistemi d'arma tra cui stazioni e torrette controllate a distanza.
Il design del telaio e dello scafo del Superav fornisce alti livelli di protezione contro il fuoco di armi leggere, schegge di proiettili di artiglieria, attacchi di mine e IED senza limitare la sua capacità anfibia.
Il veicolo può essere fissato con kit di armature aggiuntivi per una protezione aggiuntiva. Il Superav offre un'elevata protezione, sebbene abbia un peso lordo inferiore nella sua classe. La sopravvivenza è ulteriormente migliorata con i sistemi antincendio e anti-esplosione a bordo.
Il Superav è installato con sistemi di protezione attivi e passivi applicati senza variare l'aspetto del veicolo. Il veicolo è dotato di otto lanciagranate fumogene.

Motori e mobilità

Il Superav è alimentato da un motore diesel multifuel turbocompresso Iveco Cursor 13 6L accoppiato con un cambio ZF 7HP902 (sette avanti e uno indietro). "Il Superav 8 × 8 è un veicolo corazzato anfibio per trasporto personale (APC) sviluppato dalla società italiana Iveco Defence Vehicles".
Il motore sviluppa una potenza di 500-560 CV. Il rapporto peso / potenza del veicolo è di 21,5 CV / t. Il motore e la trasmissione derivano dalla famiglia di veicoli Centauro collaudata in combattimento per offrire i vantaggi di un sistema di produzione COTS.
Il Superav ha una velocità massima su strada di 105 km/h. L'elevata capacità di carburante e acqua a bordo consente al veicolo di viaggiare su distanze significative. Il veicolo può percorrere 500 miglia su terreno e 40 miglia in modalità anfibia.
Le eliche indipendenti ad azionamento idraulico consentono le operazioni anfibie fino a uno stato di mare di due. Il sistema di gonfiaggio centrale dei pneumatici e le forature montate sul veicolo garantiscono mobilità tattica e accessibilità al terreno.
La sospensione idropneumatica e indipendente consente al guidatore di regolare l'altezza da terra, inclinare il veicolo durante il carico e lo scarico, mettere in scena il veicolo mentre spara su un terreno in pendenza e ridurre l'altezza per adattarsi a un aereo da trasporto C-130 Hercules.


IL NUOVO "SUPERAV LAND"

Il nuovo mezzo blindato presenta un design sviluppato dall’anfibio SUPERAV 8×8, vincitore del programma ACV (Amphibious Combat Vehicle) dell’US Marine Corps, che vede quale capocommessa BAE Systems in collaborazione con Iveco Defence, ed attualmente in fase di produzione e consegna.
Il SUPERAV Land è stato sviluppato in modo indipendente a partire dal design del SUPERAV 8×8 anfibio; lo scopo era quello di fornire un veicolo modulare per operazioni terrestri con un livello di protezione e sopravvivenza più elevato, sfruttando la dimostrata affidabilità della famiglia di mezzi 8×8 dell’azienda, valutata e dimostrata sul campo con migliaia di ore di test prestazionali e capacitivi. Sfruttando le soluzioni tecniche applicate alla famiglia di veicoli blindati 8×8 in servizio ed in fase di consegna come il Centauro 2, la società Iveco Defence ha sviluppato un mezzo basato sullo stesso scafo e soluzioni tecniche del modello anfibio e della famiglia 8×8 a partire dalla driveline con trasmissione ad H, ma ottimizzato per l’impiego terrestre con prestazioni più spinte in termini di piattaforma e protezione.


Avrà una lunghezza e larghezza rispettivamente di 8,3 e 3,1 metri, un’altezza complessiva dello scafo di 2,6 metri ed un’altezza da terra di 0,43 metri; il SUPERAV Land avrà un peso a vuoto di 26 toni. ed è in grado di trasportare fino a 4.000 kg per un peso in configurazione di combattimento pari a 30 ton. Il veicolo è caratterizzato da un elevata flessibilità di configurazione, che comprende le varianti per trasporto personale, veicolo da combattimento di fanteria, posto comando e veicolo da recupero. Utilizza un motore Cursor 16 Turbocharged Intercooler e poli-carburante di nuova generazione da 700 hp e coppia di 3.000 Nm, accoppiato ad un cambio automatico Allison 4800 SP a 7 marce e rallentatore integrato, nonché una trasmissione proprietaria in configurazione ad H. 


Il “SUPERAV Land” offre prestazioni uniche in termini di velocità ed accelerazione, fornendo la migliore mobilità della categoria su tutti i terreni, secondo quanto dichiarato da DV.
Dato l’elevato rapporto potenza/peso, il nuovo veicolo trasporto truppe terrestre ha una velocità massima di oltre 105 km/h ed un’autonomia di oltre 700 km a 70 km/h. Il mezzo è in grado di superare una pendenza di oltre il 60% e laterale di oltre il 30%. Il mezzo può superare una trincea larga oltre due metri ed ostacoli di oltre 65 cm oltre a poter guadare percorsi d’acqua fino a 1,5 m. senza preparazione. Al pari degli altri mezzi della famiglia si caratterizza per un sistema di ruote sterzanti sul primo e secondo asse (opzionale sul quarto) che gli assicurano un diametro di sterzata di 10,1 metri. Il veicolo 8x8 è dotato di sospensioni idropneumatiche indipendenti tipo Mc Pherson e di pneumatici tipo 16.00R20 XML/XZL tubeless con sistema runflat VFI. Tale soluzione permette di scaricare il peso a terra in maniera ottimale, migliorando il comportamento sui terreni soffici. Il veicolo utilizza anche un sistema centralizzato di regolazione della pressione degli pneumatici, anche in movimento.
Il SUPERAV Land ha una elevata capacità di sopravvivenza contro minacce ad energia cinetica (KE), mine, IED ed in generale di protezione del personale imbarcato superiore rispetto ai sistemi attualmente in campo. Presenta uno scafo mono-scocca in acciaio e dispone di un elevato livello di blindatura balistica e anti-mina, in virtù delle sofisticate soluzioni adottate in sede progettuale, sia a livello di geometrie, come ad esempio lo chassis realizzato con un profilo a V molto pronunciato, che a livello di materiali, grazie all’impiego di nuove soluzioni in tema di blindatura. L’efficacia di questi ritrovati tecnologici è stata testata sul campo nel corso di numerosi test condotti in poligoni dedicati. Anche la scelta di adottare lo schema di trasmissione ad H consente di ridurre gli effetti delle deflagrazioni di mine ed IED. L’intero impianto di trasmissione è posto ai lati dello scafo, e in caso di esplosione sotto-ruota o sottopancia, assali e differenziali vengono proiettati verso l’esterno, lontani dai componenti dell’equipaggio.
La struttura sospesa interna dei sedili fornisce una migliore protezione contro mine ed ordigni improvvisati; il mezzo IFV può ospitare fino a 8 truppe mentre le postazioni per l’equipaggio sono 3.
La struttura superiore del mezzo è rinforzata e modulare, progettata per massimizzare la compatibilità con diverse torrette senza pilota, consentendo una protezione senza compromessi per la squadra e garantendo volumi interni ed ergonomia più elevati.
Il SUPERAV Land è dotato di un’architettura del sistema elettronico di gestione della piattaforma e della sistemistica di bordo basato sullo standard CAN bus J1939 che consente tra le altre cose di gestire, oltre al sistema di autodiagnosi, un set di telecamere in opzione, dedicate ad ottimizzare la consapevolezza della situazione circostante. Il SUPERAV Land è in grado di integrare una grande varietà di sistemi di missione selezionati dal cliente, fra cui:
  • torrette con diverso armamento, 
  • radio, 
  • sistemi di gestione del campo di battaglia, 
  • interfono 
  • e contromisure elettroniche.
Il veicolo può essere impiegato in: 
  • versione trasporto truppe blindato (APC), 
  • Posto comando, 
  • veicolo da combattimento per la fanteria (IFV) 
  • e ARV (veicolo recupero).

(Web, Google, analisidifesa, Army-technology, Wikipedia, You Tube)





















 

Il Caproni Ca.204 era un bombardiere strategico quadrimotore presentato nel 1938


Il  Caproni Ca.204 era un bombardiere strategico quadrimotore presentato nel 1938 per il concorso pubblico BGR (Bombardiere a Grande Raggio = bombardiere a lungo raggio). Il concorso è stato indetto dalla Regia Aeronautica, il vincitore è stato il Cant.Z 1014, al secondo posto il Caproni Ca.204 e al terzo il Piaggio P.108B.

STORIA

Una delle conseguenze dirette della guerra d'Etopia del 1935-36, furono le sanzioni economiche imposte dalla Società delle Nazioni e quelle principalmente di ordine finanziario e petrolifere sull'economia italiana.
Il comportamento principalmente della Gran Bretagna, in pratica ruppe l'alleanza implicita in essere all’epoca tra l’Italia e la Gran Bretagna dai tempi della Prima Guerra Mondiale.
L'Imprevisto capovolgimento strategico fece entrare in crisi le vecchie alleanze e innesco inesorabilmente un riordinamento dei ruoli internazionale di numerosi paesi europei.
Le sanzioni - in pratica - furono più che altro retoriche in quanto molti paesi si opposero a che le loro economie soffrissero indirettamente; di fatto si produsse un gran danno d'ordine politico, soprattutto ne pensiero politico italiano; si cominciò quindi a vedere la Gran Bretagna come possibile futuro avversario, più che la Francia o la Germania. 
Questo nuovo stato di cose fu cristallizzato nella Guerra Civile Spagnola del 1936-39.
All’epoca la Gran Bretagna, controllava strategicamente il Mediterraneo con le sue basi di Suez e Gibilterra e aveva libero accesso ai grandi giacimenti petroliferi del Golfo Persico. Le metropoli inglesi erano geograficamente erano molto più lontane di quelle Francesi e Tedesche: ciò comportava di doversi dotare in qualche modo di nuovi strumenti strategici per la nuova dottrina militare italiana.
La geografia imponeva altri ostacoli per realizzare la strategia proposta dal generale Douhet. Parigi era a solo a circa 320 Km dalla Renania tedesca, separata da pianure e colline ed era a 600 Km dalla più vicina base aerea italiana nel Piemonte; Londra era di fatto a più di 970 Km di distanza. Per raggiungere sarebbe stato necessario un gran dispendio di carburante per il volo sulle Alpi o una lunga e impossibile deviazione intorno ad stesse.
Di fatto, era impossibile assestare colpi devastanti alle capitali avversarie come proponevano le teorie di Giulio Douhet, dato il limitato numero di bombardieri medi a disposizione della Regia Aeronautica nel 1939-40. Infine, gli aeroporti francesi in Corsica erano separati da Roma da soli 260 Km: all’epoca il Generale Valle escluse qualsiasi attacco eventuale contro Parigi per paura di devastanti ritorsioni contro la capitale italiana.
Ciononostante, all’epoca la nostra Regia Aeronautica si vantava di dominare il "Mare Nostrum" ed i Balcani; queste idee frenavano quindi l’utilizzo strategico delle idee molto avanti con i tempi del Douhet. 
Comunque, le installazioni militari francesi e la britannica Malta, erano sotto la minaccia dei bombardieri medi, da basi Italiane o dalla Libia. Un’altra questione erano le posizioni strategiche britanniche di Alessandria in Egitto, che era a 560 Km dagli aeroporti militari italiani in Cirenaica ed a Rodi, limitando notevolmente il carico di bombe con le quali in caso di guerra la Regia Aeronautica avrebbe potuto attaccare gli ancoraggi della Royal Navy.
Il Canale di Suez era separato dalle nostre basi da distanze ancora maggiori: 890-900 Km. Gibilterra rimaneva a 1290 Km ad ovest delle più vicine basi aeree italiane in Sardegna; i giacimenti petroliferi di Mosul-Kirkuk distavano ben 1370 Km ad est di Rodi, e quelli in Kuwait e Bahrein erano a oltre 1.600 - 1.900 Km dagli aeroporti dell'Eritrea.
Quindi, in un attimo di lucidità strategica, la Regia Aeronautica, pensò bene di iniziare a progettare uno strumento strategico in grado di svolgere compiutamente ruoli completamente autonomi e all'altezza della sfida che suggeriva la teoria di Giulio Douhet: emise pertanto una competizione tra le migliori aziende nazionali aeronautiche per dotarsi urgentemente di un bombardiere strategico a grande autonomia (BGR): la famosa competizione della Regia Aeronautica BGR per un Bombardiere a Grande Raggio.

Considerando i nuovi obiettivi, la Regia Aeronautica richiese un bombardiere con: 
  • un autonomia di oltre 4.000 Km, 
  • una velocità massima di 500 Km/h; 
  • un equipaggio di 8 uomini, 
  • doveva essere in grado trasportare un carico bellico di 2.000 Kg,
  • doveva essere armato con un cannone e 6 mitragliatrici. 

Caratteristiche generali del Caproni Ca.204:
  • Equipaggio: 7
  • lunghezza: 23,20 m
  • Apertura alare: 31,50 m
  • Altezza:  4,8m
  • Superficie alare:  124.0 mq
  • Peso a vuoto:  11.900 kg
  • Peso lordo:  22.500 kg
  • Motopropulsore: 4  motori radiali Alfa AR.135 RC.132 da  890-1.190 kW (1.200-1.600 CV)
  • Eliche: elica a  3 pale a passo variabile.

Prestazioni:
  • Velocità massima:  515 km / ha 3.200 m
  • Velocità di crociera:  456 km / ha 4.500 m
  • Autonomia:  4.360 km
  • spazio di atterraggio: 300 m
  • Autonomia: 4000 km. a 400 km / h a 4.000 m. 
Armamento:
  • Mitragliatrici: 5 x 12,7 mm Breda-SAFAT
  • Bombe: bomba da  2.000 kg (20 bombe da 100 kg).

(Web, Google, Warthunder, Wikipedia, You Tube)