lunedì 4 luglio 2022

8º Reggimento bersaglieri: ovvero, il “Grande ottavo!”



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….La guerra all’Ucraina ci deve insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….

Basta con la retorica sulle guerre umanitarie e sulle operazioni di pace. 
La guerra è guerra. Cerchiamo sempre di non farla, ma prepariamoci a vincerla.

L'8º Reggimento Bersaglieri è un'unità dell'esercito italiano di stanza a Caserta e fa parte della Brigata bersaglieri "Garibaldi". Il suo motto è «Velox ad Impetum» (in italiano: "pronto all'assalto!").




Storia

L'8º Reggimento Bersaglieri venne costituito il 1º gennaio 1871, in quattro battaglioni provenienti dal 3º Reggimento bersaglieri, dei quali ereditava le tradizioni e le relative ricompense alla bandiera di guerra che già contava tre Medaglie di bronzo al valor militare per la loro partecipazione alle campagne risorgimentali. Il III e il V Battaglione bersaglieri erano stati costituiti nel 1848 e nel corso della prima guerra di indipendenza vennero decorati con medaglia di bronzo al valor militare, per essersi distinti nella battaglia di Novara la 9ª compagnia del III battaglione e il V battaglione. Successivamente nel corso della seconda guerra di indipendenza la 9ª compagnia del III battaglione venne decorata di un'altra medaglia di bronzo al valor militare.
Il XII Battaglione bersaglieri prese parte alla campagna contro il Regno delle Due Sicilie partecipando all'assedio di Gaeta e successivamente alla presa di Roma.
Dopo la proclamazione del Regno d'Italia avvenuta il 17 marzo 1861 vennero costituiti il 31 dicembre 1861 sei reggimenti bersaglieri articolati ciascuno su sei battaglioni, per un totale appunto di trentasei battaglioni. L'anno successivo i battaglioni aumentarono a 40, inquadrati però solo su cinque reggimenti, con otto battaglioni per reggimento.
Dopo il 1870 il Regio Esercito venne riordinato su dieci corpi d'armata e il corpo dei bersaglieri riordinato su dieci reggimenti di quattro battaglioni), uno per corpo d’armata e venne soppressa la numerazione dei battaglioni, sostituita dalla progressione numerica da I a IV per ogni battaglione.
Nel 1886, nel cinquantesimo anniversario della fondazione del corpo Umberto I restituì ai battaglioni la vecchia numerazione che era stata modificata negli anni settanta.
Tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo il reggimento ha fornito personale per la campagna d'Eritrea e per la guerra d'Abissinia del 1895 - 96 per il Contingente Internazionale a Candia nel 1897-98 dove venne inviato il XII Battaglione e per il Corpo di spedizione italiano in Cina nel 1900 - 1901 di cui fece parte un battaglione di bersaglieri su quattro compagnie provenienti dal 2°, 4°, 5° e 8º Reggimento.
Il reggimento ha prestato soccorso alle polazioni di Calabria e Sicilia colpite dal disastroso terremoto del 1908 e per l'opera prestata la sua bandiera venne decorata di Medaglia d'Argento di Benemerenza. Dal 24 settembre 1908 vi fece parte il Sottotenente Aurelio Liotta, futuro pioniere dell'aviazione.
Nel 1910 venne stabilito la costituzione di 12 battaglioni bersaglieri ciclisti, uno per reggimento, riducendo di una compagnia gli altri reparti e all'8 Reggimento bersaglieri, costituito da III, V e XII battaglione, venne aggiunto l'VIII Battaglione bersaglieri ciclisti.
Tra il 1911 e il 1912 prese parte alla guerra italo-turca che portò alla conquista della Libia, guadagnandosi una Medaglia di Bronzo al Valor Militare.











Prima guerra mondiale

Il 24 maggio 1915, giorno dell'entrata in guerra dell'Italia nel primo conflitto mondiale, il reggimento, che aveva la sua sede in tempo di pace a Verona, dopo aver costituito un nuovo battaglione, il XXXVIII, in sostituzione del III Battaglione, dislocato il Libia, era schierato sui Monti Lessini, con i suoi battaglioni V, XII e XXXVIII, dove si trovava fin dai primi giorni del mese di aprile.
L'VIII Battaglione ciclisti, che aveva lasciato Verona sin dai primi giorni dell'anno per concentrarsi con altri della sua specialità nei pressi di Udine, il 24 maggio, all’aprirsi delle ostilità, compì il primo sbalzo offensivo nella pianura friulana oltre il confine, procedendo all'occupazione di Visco, dopo aver fatto tappa a Tapogliano, la sera del 28 maggio raggiunse Romans, unitamente al Reggimento "Lancieri di Novara" ed all'XI Battaglione ciclisti. Le sue pattuglie, spintesi sulle rive dell'Isonzo ne tentarono il passaggio ma, accolte da violentissime scariche di fucileria, furono costrette a ritirarsi.
Il battaglione ciclisti si distinse particolarmente nell'attacco al Monte San Michele tra il 18 e il 21 luglio 1915.
La sera del 18 luglio, avendo ripreso la 3ª Armata le operazioni per l'occupazione dell'altopiano Carsico, ad azione iniziata, l'VIII e l'XI battaglione ciclisti lasciarono Romans, passando sulla sinistra dell'Isonzo, accompagnando dapprima i numerosi prigionieri nelle retrovie, poi, devoluto tale incarico ad altri riparti, il giorno seguente, messi entrambi a disposizione del settore di sinistra per rinvigorirne l'azione tendente a proseguire la iniziata conquista del Monte San Michele, mentre le truppe dei settori di centro e di destra svolgevano la loro azione, i due battaglioni bersaglieri seguivano, pronti ad intervenire. Il movimento era però talmente ostacolato dal fuoco di artiglieria, mitragliatrici e fucileria proveniente dal Monte San Michele, che, verso sera le truppe furono costrette a ripiegare sulle posizioni di partenza. L’VIII battaglione era sul poggio di q. 170 e sulle sue pendici sino all'Isonzo, fronteggiando le provenienze da Peteano. Durante la notte, i reparti dei settori, dove era stato possibile realizzare progressi, si rafforzarono sulle posizioni conquistate e due violenti contrattacchi vengono respinti. Il 20 luglio in pieno giorno le fanterie ripresero l'avanzata abbattendo ogni ostacolo e l'VIII battaglione ciclisti, seguendo l'XI ciclisti, conquistò a sua volta, alla baionetta, formidabili trinceramenti.
Dopo quattro ore di combattimento asprissimo e di violenti corpo a corpo, le truppe più avanzate giunsero sulla dorsale del Monte San Michele. Fra esse l'VIII Battaglione bersaglieri ciclisti, che ha seguito a poca distanza l'eroico XI Battaglione ciclisti nel porre piede sulla contrastata altura. All'alba del giorno seguente però, il nemico, con rinforzi giunti da Gorizia, sferrò un attacco violentissimo, mentre batterie di ogni calibro eseguivano fuoco tambureggiante sulle linee italiane. Vinta la resistenza delle compagnie del 10º Reggimento fanteria lo sforzo venne rivolto impetuoso contro i due battaglioni bersaglieri, i cui rincalzi portati alla riconquista del "Mamelon" perduto lo ripresero con sbalzo fulmineo. Il loro contegno permisee alle altre truppe di ripiegare ordinatamente, ma nuove colonne nemiche accorsero e, dopo una durissima lotta, i pochi superstiti circondati ed isolati furono costretti a retrocedere. La bandiera dell'VIII Battaglione ciclisti nell'occasione venne decorata con la medaglia di bronzo che premiava premia l'olocausto di numerose vite: 11 ufficiali e 270 uomini di truppa. Fra i dispersi l'irredentista dalmata Francesco Rismondo. Prima dell'imbrunire del 21 luglio i resti dell'VIII e dell'XI ciclisti ripassarono l'Isonzo per trasferirsi a Romans. Nel corso del 1916 fino ai primi di agosto il battaglione, passando da una grande unità all'altra, trascorse frequenti turni di trincea sul Monte Sei Busi, alle Cave di Selz, alla Trincea delle Frasche alternati con turni di riposo, per poi prendere parte a metà di agosto alla presa di Gorizia.
Nel corso del conflitto il resto dell'8º Reggimento si distinse battendosi nel Cadore in sanguinosi combattimenti e nella mirabile difesa del Piave, sbarrando con gravi sacrifici di sangue, il passo al nemico, meritando la medaglia d'argento al valor militare alla bandiera. A partire da giugno 1918 e fino alla fine del conflitto l'8º Reggimento bersaglieri venne inquadrato nella VI Brigata bersaglieri, comandata dal colonnello brigadiere Giovanni Dho.
Il III Battaglione bersaglieri, dislocato in Cirenaica, non ha avuto occasione di partecipare a fatti d'arme di grande rilievo. Il 28 maggio 1918, unitosi a Tobruch ad altre truppe metropolitane, venne imbarcato per il rimpatrio sul piroscafo Taormina. Giunto in Italia, dopo breve periodo di permanenza presso il deposito in Verona è stato assegnato, il 29 giugno, al IV gruppo della 2ª Divisione d'assalto.

Nel corso del conflitto alla guida del reggimento di sono avvicendati i seguenti comandanti:
  • Colonnello Vero Vilmant, dal 25 agosto al 14 novembre 1915;
  • Colonnello Augusto Rigault de la Longrais, dal 15 novembre 1915 al 1º marzo 1917 (già comandante con il grado di Maggiore del XXXVIII Battaglione bersaglieri dal 24 maggio 1915 al 15 novembre 1915);
  • Colonnello Roberto Bertolotti, dal 2 marzo al 24 dicembre 1917;
  • Colonnello Alessandro Pirzio Biroli, dal 25 dicembre 1917 al 15 luglio 1918;
  • Colonnello Ugo Conti, dal 16 luglio 1918 al termine della guerra (decorato con l'Ordine militare di Savoia.

Nel corso del conflitto alla guida dell'VIII Battaglione bersaglieri ciclisti di sono avvicendati i seguenti comandanti:
  • Maggiore Andrea Battinelli dal 24 maggio 1915 al 21 luglio 1915 (ferito);
  • Maggiore Filippo Zamboni dal 22 luglio 1915 al 25 agosto 1917;
  • Capitano Gastone Garroni dal 26 agosto 1917 al 23 ottobre 1917;
  • Maggiore Attilio Bondurri dal 24 ottobre 1917 al 12 maggio 1918;
  • Maggiore Bruno Giaccone dal 15 maggio 1918 al termine della guerra.

Nel corso del conflitto alla guida del III Battaglione bersaglieri di sono avvicendati i seguenti comandanti:
  • Tenente colonnello Eutichiano Ferraccioli dal 24 maggio 1915 al 18 marzo 1916;
  • Maggiore Ferruccio Oggioni dal 19 marzo 1916 al 24 settembre 1916;
  • Maggiore Marco Morozzo della Rocca dal 25 settembre 1916 al 19 giugno 1917;
  • Maggiore Ettore Spernazzati dal 20 giugno 1917 al 30 marzo 1918;
  • Maggiore Filippo Brogliato dal 31 marzo 1918 al termine della guerra.

Terminata la guerra, con le rivendicazioni italiane che non erano state soddisfatte, all'impresa di Fiume presero parte alcuni reparti di bersaglieri, tra cui l'VIII Battaglione bersaglieri ciclisti.

Periodo tra le due guerre

Al termine della prima guerra mondiale, per effetto della circolare ministeriale n° 3.760 del 7 luglio 1924 l'intero reggimento venne trasformato in ciclisti e con il battaglione quadro soppresso e dal 1924 al 1936 ha operato come Reggimento Ciclisti. L'11 marzo 1926, con la legge n° 396 sul riordinamento del Regio Esercito, il Reggimento viene costituito su Comando, Deposito e due Battaglioni, il III e V battaglione. Il 15 aprile 1935 venne ricostituito il XII battaglione e un mese dopo venne formato l'autoreparto reggimentale. Il 31 maggio 1935, con dispaccio ministeriale n° 6623 del 27 maggio 1935, fu ricostituita la 13ª compagnia del III battaglione, e la compagnia moto-mitraglieri assunse la denominazione di "Compagnia Motociclisti". Il 1º giugno 1937, per effetto della Circolare Ministeriale n° 30710 del 14 maggio 1937 il XII battaglione venne posto in posizione quadro. Il 1º luglio, la 18ª compagnia del III battaglione fu trasformata in compagnia moto-mitraglieri. Il 5 luglio, venne costituita, sulla base della precedente circolare e delle circolari n° 14.440 del 2 luglio 1937, la compagnia Cannoni da 47/32 per Divisione celere. Inquadrato nel 1937 nella Brigata Celere "Principe Amedeo Duca d'Aosta" il reggimento è passato nel 1938 alle dipendenze della II Brigata Corazzata che dal 1º febbraio 1939 venne trasformata nella 132ª Divisione corazzata "Ariete", in seno alla quale nel 1939 prese parte all'occupazione dell'Albania.

Seconda guerra mondiale

Il 10 giugno 1940, giorno dell'entrata in guerra dell'Italia nel secondo conflitto mondiale, il Reggimento, inquadrato nella Divisione corazzata "Ariete", era articolato su un Comando, un plotone comando Reggimentale, III, V e XII Battaglione bersaglieri e compagnia cannoni da 47/32. Con questa configurazione organica il Reggimento venne dislocato sul fronte occidentale.
Dopo l'armistizio con la Francia il 24 gennaio 1941, il Reggimento venne trasportato in Africa settentrionale sbarcando a Tripoli. L'8 aprile, il Reggimento partecipò ai fatti d'arma di El Mechili e Acroma, in Libia, catturando 2.000 prigionieri e 500 dispersi. Il 15 aprile, il Reggimento occupò Bardia, raggiungendo poi il Passo di Halfaya. 15 maggio, a Tobruch si scatenò una violenta controffensiva inglese, concepita dal comandante in capo Archibald Wavell, che aveva come scopo quello di scacciare le forze dall'asse dell'area di Sollum, Forte Capuzzo e Bardia; nella battaglia della Marmarica l'8º Reggimento bersaglieri combatté a Sidi Omar, El Gaza, Sidi Rezegh, Trigh Capuzzo, Bir el Gobi, El Adem, Agedabia, El Agheila. Il 18 novembre le forze dell'Asse furono costrette a fronteggiare la seconda controffensiva inglese alla quale il 21 gennaio 1942, il generale Rommel, comandante del Panzergruppe Afrika rispose lanciando una controffensiva dell'Asse, nel corso della quale il 29 gennaio l'8º Reggimento bersaglieri fu il primo reparto a entrare a Bengasi. Il 28 maggio l'8º Reggimento bersaglieri nel corso della Battaglia di Ain el-Gazala si distinse negli assalti a El Cherma e dal 5 al 20 giugno, nella conquista di Dahar El Aslagh e dei fortini intorno a Tobruk. Nel mese di luglio l'8º Reggimento bersaglieri inseguì la forza avversaria fino a El Alamein. Il 30 agosto, le stesse forze furono impegnate nel contrattacco a El Mirair. Dal 23 ottobre l'8º Reggimento bersaglieri, nella seconda battaglia di El Alamein, venne schierato nella depressione di El Qattara, dove condusse diversi contrattacchi prima del sofferto ripiegamento. Il 1º dicembre, il Reggimento venne ricostituito con il X, XII e LVII battaglione, con i quali ripiego in Libia e assegnato alla 136ª Divisione corazzata "Giovani Fascisti".
Dopo la ritirata dalla Libia e l'inizio della campagna di Tunisia, il reggimento respinse i furiosi attacchi inglesi alla linea del Mareth durante sette giorni di estenuanti lotte e partecipò alla resistenza durante l'ultima battaglia di Enfidaville. Il 13 maggio 1943, a quota 141, presso Enfidaville, solo per ordine superiore, il colonnello Gian Claudio Gherardini, ultimo suo comandante nella campagna in Africa settentrionale, passò al reparto, nuovamente decimato, l'ordine di cessare ogni resistenza. Era l'ultimo giorno di guerra in Africa per le forze italiane. Durante la campagna in Africa settentrionale la bandiera dell'8º Reggimento bersaglieri venne decorata di due Medaglie d'oro al valor militare.
Il 15 luglio 1943 il reggimento venne ricostituito a Verona dove cessò di esistere il 9 settembre 1943 a seguito delle vicende successive all'armistizio. Il Comando, la compagnia motociclisti e il V battaglione di stanza a Rovereto, rifiutarono la richiesta di resa dei tedeschi e furono sopraffatti dalle preponderanti forze avversarie, lasciando sul terreno un ufficiale e 15 uomini.
Nel corso del secondo conflitto mondiale alla guida del reggimento si sono avvicendati i seguenti comandanti:
  • Colonnello Giorgio Bonansea
  • Colonnello Ugo Montemurro
  • Tenente colonnello Umberto Gentile (ad interim)
  • Colonnello Gian Claudio Gherardini
  • Colonnello Umberto Bordoni.

Dai resti dell'8º Reggimento, sotto la Repubblica Sociale Italiana, venne costituito l'8º Reggimento bersaglieri "La Marmora",, composto di tre battaglioni "Mussolini", "Manara" e "Mameli", che venne inviato nella Operationszone Adriatisches Küstenland, annessa al Terzo Reich, a combattere il IX Corpus dell'Esercito popolare di liberazione della Jugoslavia, dove centinaia di bersaglieri vennero trucidati o infoibati.

La ricostituzione nel dopoguerra

Nel dopoguerra l'8º Reggimento bersaglieri fu ricostituito il 15 settembre del 1949, ordinato su due battaglioni bersaglieri, il III e il V battaglione, equipaggiati con semicingolati M2 Half-track, più compagnia comando reggimentale e compagnia cannoni controcarro, ed inquadrato nella Brigata corazzata "Ariete" a Pordenone. Nel 1952 ai due battaglioni si aggiune il XII Battaglione, anche questo equipaggiato con semicingolati M2 Half-track ed una compagnia controcarri e l'Ariete venne elevata al rango di Divisione.
Il 26 ottobre 1954, il V battaglione dell'8º Reggimento bersaglieri con in testa la Fanfara reggimentale e dal Gruppo Bandiera di guerra, è entrato per primo a Trieste finalmente restituita alla Patria.
Nel 1963 la Divisione corazzata "Ariete" assume l'organico delle Grandi Unità corazzate dell'Alleanza Atlantica, articolandosi su una Brigata meccanizzata, due Brigate corazzate ed una Brigata di artiglieria e l'8º Reggimento bersaglieri, inquadrato nella I Brigata meccanizzata di Pordenone, venne articolato su due battaglione bersaglieri, il III e il XII Battaglione bersaglieri, entrambi equipaggiati con veicoli trasporto truppe M113 e un battaglione carri, il VII Battaglione, equipaggiato con carri medi M47, più compagnia comando reggimentale e compagnia cannoni controcarro.
Nell'ottobre 1963 i bersaglieri dell'8º Reggimento si sono distinti nelle operazione di soccorso alla popolazione di Longarone, colpita dal disastro del Vajont, facendo guadagnare alla bandiera reggimentale la medaglia d'argento al valor civile.
L'articolazione del reggimento rimase invariata anche dopo che l'organizzazione della Divisione "Ariete" nel 1968 venne abbandonata per riprendere l'organico basato su Reparto Comando, 32º e 132º Reggimento carri, 8º Reggimento bersaglieri e 132º Reggimento artiglieria corazzata, oltre ai supporti divisionali, tra cui il XIX Gruppo squadroni esplorante "Cavalleggeri Guide".

3º Battaglione bersaglieri “Cernaia"

In seguito al riordinamento dell'Esercito Italiano del 1975, che aboliva il livello reggimentale, il 31 ottobre 1975 l'8º Reggimento bersaglieri venne sciolto dando vita al Comando 8ª Brigata meccanizzata "Garibaldi" e ai suoi battaglioni: 3º Battaglione bersaglieri "Cernaia", 26º Battaglione bersaglieri "Castelfidardo", 7º Battaglione carri "M.O. Di Dio", 19º Battaglione artiglieria da campagna semovente "Rialto", Compagnia bersaglieri controcarri "Garibaldi", Compagnia genio pionieri "Garibaldi" e Battaglione logistico "Garibaldi". La bandiera di guerra e le tradizioni dell'8º Reggimento bersaglieri vennero ereditate dal 3º Battaglione bersaglieri "Cernaia". Dal disciolto 8º Reggimento bersaglieri vennero costituiti il 26º Battaglione bersaglieri "Castelfidardo", costituito a Pordenone, sulla base del XII Battaglione bersaglieri e il 7º Battaglione carri "M.O. Di Dio", per ridenominazione del VII Battaglione carri. A questi reparti si aggiunse dal 1º luglio 1976 l'11º Battaglione bersaglieri "Caprera", ereditato dal disciolto 182º Reggimento fanteria corazzato "Garibaldi".
Il reparto si è prodigato nelle operazioni di soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto del Friuli del 1976 e in Campania nel 1980. Per l'intervento in Friuli la brigata è stata insignita della medaglia d'argento al Valor civile, mentre il Comune di Osoppo le ha conferito la cittadinanza onoraria.
Nel 1983, al comando del Tenente colonnello Sergio Carnevale, il 3º Battaglione bersaglieri "Cernaia" prese parte in Libano, nell'ambito del contingente italiano della forza multinazionale di pace alla missione "Libano 2", con il compito di presiedere e proteggere alcuni campi palestinesi, dai primi di ottobre alla fine di dicembre, sostituendo il 67º Battaglione meccanizzato "Montelungo". Il rientro del 3º Battaglione bersaglieri "Cernaia" in Patria segnò l’inizio del graduale disimpegno di ITALCON dal Libano, che si sarebbe concluso il 26 febbraio 1984. Alla missione il 3º Battaglione bersaglieri "Cernaia" prese parte rinforzato da tre compagnie provenienti dall'11º Battaglione bersaglieri "Caprera", dal 26º Battaglione bersaglieri "Castelfidardo" e dal 23º Battaglione bersaglieri "Castel di Borgo".
Nel giugno del 1991, con il trasferimento dell'8ª Brigata meccanizzata "Garibaldi" in Campania, il 3º Battaglione bersaglieri "Cernaia" venne trasferito a Caserta, partecipando dal dicembre 1992 al gennaio 1993, all'Operazione Vespri siciliani per il mantenimento dell'ordine pubblico nella zona di Palermo.









La ricostituzione del 1993

Nel 1993 il 3º battaglione bersaglieri Cernaia perse la propria autonomia e venne inquadrato nel ricostituito 8º Reggimento bersaglieri.
L'8º Reggimento bersaglieri ha partecipato a tutte le missioni fuori area che hanno visto impegnata la Brigata bersaglieri "Garibaldi". Nel corso degli anni novanta, in seguito alle guerre scatenatesi nei Balcani in seguito alla dissoluzione della ex Jugoslavia il reggimento fa operato in Bosnia, Albania, Macedonia e Kosovo.
Tra dicembre 1995 e maggio 1996, il Reggimento, inquadrato nel contingente ITALFOR nell'ambito dell'operazione multinazionale Joint Endeavour in Bosnia Erzegovina, ha operato, fin dall'inizio della missione, per oltre cinque mesi, meritano la medaglia d'argento al valore dell'esercito.
Tra dicembre 1998 e marzo 1999 alcuni paesi NATO, tra cui l'Italia hanno rischierato in Macedonia un contingente di forze terrestri (operazione Joint Guarantor) con lo scopo di fare da deterrente contro eventuali infiltrazioni in Macedonia, di fare pressioni sul governo serbo e di operare come forza di esfiltrazione (extraction force), in favore degli osservatori internazionali, qualora si fossero presentati pericoli. In tale circostanza il 3º Battaglione bersaglieri "Cernaia", al comando del Tenente colonnello Giuseppe Nicola Tota ha costituito l'ossatura dell'Italian Battle Group nell'ambito dell'Operazione Joint Guarantor come componente italiana della Extraction Force della NATO.
Nel nuovo millennio l'8º Reggimento Bersaglieri è stato impegnato in Iraq nell'ambito dell'Operazione Antica Babilonia e in Afghanistan nell'ambito del programma NATO ISAF OMLT (Operational Mentor and Liaison Team).

Sedi del reggimento

  • Palermo 1871/73
  • Milano 1873/79
  • Treviso 1879/82
  • Reggio Emilia 1882/85
  • Napoli 1885/87
  • Asti 1887/92
  • Torino 1892/97
  • Ancona 1897/99
  • Napoli 1899/05
  • Palermo 1905/13
  • Verona 1913/20
  • Firenze 1920/26
  • Verona 1926/43
  • Pordenone 1949/75
  • Pordenone 1975/91 (3º Battaglione bersaglieri "Cernaia")
  • Caserta 1991/93 (3º Battaglione bersaglieri "Cernaia")
  • Caserta 1993.

Onorificenze

Nella sua storia l'8º Reggimento bersaglieri ha meritato innumerevoli onorificenze alla bandiera.

Stemma

Scudo: d'azzurro alla banda nebulosa d'argento, accostata a sinistra da un silfio reciso d'oro, alla campagna di rosso alla croce d'argento (Novara); il tutto abbassato al capo d'oro.
Corona turrita.

Ornamenti esteriori: lista bifida: d'oro, svolazzante, collocata sotto la punta dello scudo, incurvata con la concavità rivolta verso l'alto, riportante il motto: Velox ad impetum

Onorificenza: accollata alla punta dello scudo con l'insegna pendente al centro del nastro con i colori della stessa

Nastri rappresentativi delle ricompense al Valore: annodati nella parte centrale non visibile della corona turrita, scendenti svolazzanti in sbarra ed in banda dal punto predetto, passando dietro la parte superiore dello scudo.

Sintesi della blasonatura:

Scudo di forma Sannitica.
Lo scudo pieno con lo smalto d'azzurro (simbolo di amor di Patria e di lealtà) è espressione della gloria militare conseguita dal reggimento su tutti i campi di battaglia ove lo stesso è stato chiamato a combattere.
La banda nebulosa ricorda l'appartenenza dell'8° alla Divisione corazzata "Ariete" in quanto la banda, in passato, è stata inserita negli stemmi di reparti della stessa Grande Unità.
La presenza del reggimento in Africa Settentrionale nel corso della seconda Guerra Mondiale è sottolineata dal silfio di Cirenaica.
L'arme di Novara nella punta dello scudo (argento e rosso sono colori che coincidono con quelli del vecchio Piemonte) ricorda la battaglia combattuta nel 1848 alla quale parteciparono con valore i battaglioni confluiti poi nell'8° alla sua costituzione.
Il capo d'oro simboleggia le due massime ricompense al V.M. concesse al reggimento.

Insegne

Il Reggimento indossa il fregio dei Bersaglieri in metallo di colore oro: bomba da granatiere con fiamma a sette lingue, cornetta da cacciatore e due carabine intrecciate. A differenza dei trofei delle altre armi, dove la fiamma sale dritta, quella del Bersagliere è inclinata, fuggente, quasi a rappresentare la corsa, l'assalto… la vita e la generosità.
Le mostrine del Reggimento sono le fiamme a due punte di colore cremisi; alla base della mostrina si trova la stella argentata a 5 punte bordata di nero, simbolo delle forze armate italiane

Festa del reggimento

La festa del reggimento come per tutti i reggimenti bersaglieri, cade il 18 giugno, anniversario della costituzione della specialità (1836).

Armi e mezzi in dotazione

Armamento:
  • Pistola automatica "BERETTA 92 FS" cal.9
  • Fucile d'assalto "AR 70/90" cal. 5,56
  • Arma di reparto "MINIMI" cal. 5,56
  • Arma di reparto "MG 42/59" cal. 7,62 NATO
  • Arma di reparto Browning cal. 12,7
  • OD 82/SE
  • Mortaio rigato da 120 mm.

Mezzi:
  • Land Rover AR 90
  • VCC Dardo
  • M106
  • M113
  • FRECCIA.

(Fonti: Web, Google, Carlo Bersagliere, Wikipedia, You Tube)















































10 luglio 77: l'autore del blog in partenza per Albenga!




































L'auto del blog a vent'anni!






















 

domenica 3 luglio 2022

L'USAF aveva progettato di trasformare il drone spia supersonico D-21 Tagboard della Lockheed in una piattaforma d'attacco da Mach 3+. Il concetto avrebbe dato al servizio una penetrante risorsa d’attacco.


SI VIS PACEM, PARA BELLUM - “SVPPBELLUM.BLOGSPOT.COM"

….La guerra all’Ucraina ci deve insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….

Basta con la retorica sulle guerre umanitarie e sulle operazioni di pace. 
La guerra è guerra. Cerchiamo sempre di non farla, ma prepariamoci a vincerla.

Un documento recentemente declassificato mostra che, durante la Guerra Fredda, l'USAF aveva preso in considerazione la possibilità di trasformare il drone spia supersonico D-21 Tagboard della Lockheed in una piattaforma d'attacco senza pilota. Il piano avrebbe fornito alla US Air Force un'arma d'attacco lanciata dall'aria ad alta velocità, a penetrazione profonda munito di una capacità che il servizio è ancora interessato ad acquisire oggi.






Nel gennaio 1971, John McLucas, allora sottosegretario all'aeronautica e direttore del National Reconnaissance Office (NRO), inviò un promemoria al vice segretario alla difesa David Packard sulla proposta del D-21 armato. La NRO, la cui stessa esistenza è rimasta riservata fino al 1992, ha pubblicato questo “file” e quasi 100 altri documenti relativi al programma Tagboard come parte dei suoi continui sforzi di trasparenza, il 21 marzo 2019.
"Riguardo alla tua domanda sul fatto che il TAGBOARD debba essere considerato un drone/bombardiere, abbiamo svolto alcune indagini e ne abbiamo discusso con l'Air Staff e il SAC - Strategic Air Command -“, ha scritto McLucas. "Sarò felice di fare qualsiasi analisi aggiuntiva o altro lavoro che potresti suggerire."
Ma le origini del Tagboard, e quasi due decenni di sviluppo e attività operative fino a quel momento, erano radicate quasi esclusivamente in una raccolta di informazioni. Per tornare un po’ indietro, dopo che l'Unione Sovietica aveva abbattuto il pilota Gary Powers con il suo aereo spia U-2 Dragon Lady sul loro territorio nel 1960, vi fu un notevole impulso a sviluppare risorse per la raccolta di informazioni meno vulnerabili che potevano penetrare lontano in aree negate e con rischi limitati.
















La Lockheed, che aveva progettato e costruito l'U-2, era già in procinto di sviluppare un successore, noto all'epoca come A-12 Oxcart. Questo velivolo si è successivamente evoluto nel famoso SR-71 Blackbird dell’US Air Force.
L'A-12 poteva volare a una velocità tre volte superiore a quella del suono a circa 90.000 piedi, ma c'erano ancora riserve all'interno del governo degli Stati Uniti sull'invio di qualsiasi aereo con equipaggio in missioni ad alto rischio su paesi ostili, come l'Unione Sovietica. Allo stesso tempo, l’NRO stava portando avanti le prime generazioni di satelliti spia, che, all'epoca, offrivano un modo per spiare queste aree nell'impunità virtuale.
Il problema con i primi satelliti spia era che potevano trasportare solo quantità limitate di pellicola bagnata, riducendo la loro capacità di coprire vaste aree e farlo per un periodo di tempo prolungato. Inoltre, avevano una flessibilità di riposizionamento limitata una volta entrati nelle loro orbite. Inoltre, è stato un processo complesso preparare ulteriori satelliti per il lancio, rendendo difficile garantire che un satellite fosse pronto per partire con breve preavviso in risposta ai nuovi sviluppi strategici.
Quindi, il governo degli Stati Uniti si orientò verso ulteriori piattaforme alternative di raccolta di informazioni che fossero meno vulnerabili degli aerei con equipaggio, ma più flessibili di un satellite. La Central Intelligence Agency, che controllava la flotta di velivoli A-12, contattò la Lockheed e la sua divisione progetti avanzati Skunk Works nel 1962 per chiedere nuove opzioni.
Un concetto proposto dagli Skunk Works prevedeva l'utilizzo di un A-12 modificato come nave madre per trasportare e lanciare un razzo con un piccolo satellite in cima in orbita bassa. 
Un'altra idea riguardava un A-12 modificato come piattaforma di lancio per un drone spia senza pilota supersonico ad alta quota con propulsione mediante ramjet. La CIA approvò questa proposta e l’NRO l'accolse, dando infine al progetto il nome in codice Tagboard. A quel tempo, non c'erano piani per trasformare l'aereo senza pilota in una piattaforma d'attacco.
Il velivolo senza pilota D-21 con ali a delta, costruito principalmente in titanio, era lungo più di 40 piedi e aveva un'apertura alare di 20 piedi. Un motore ramjet Marquardt RJ43 modificato, che si trovava anche sul missile terra-aria CIM-10 Bomarc e sul drone bersaglio AQM-60 Kingfisher, poteva spingere il D-21 a velocità superiori a Mach 3 ad altitudini di circa 100.000 piedi, superiori alla tangenza operativa dell’A-12.
Il D-21 Tagboard aveva bisogno delle sue navi madre A-12 a biposto modificate, che divennero note come M-21, per portarlo ad una velocità sufficientemente alta da consentire al ramjet di funzionare in modo efficiente. Dopo il rilascio dall'M-21, il drone avrebbe volato un percorso pre-programmato per un totale di oltre 3.000 miglia utilizzando un sistema di navigazione stellare automatizzato. Il drone trasportava una singola telecamera Hycon HR 335 in grado di catturare immagini di aree larghe tra 14 e 16 miglia, a seconda dell'altitudine, mentre viaggiava attraverso il territorio nemico e ostile.
Dopo aver ultimato la missione, il suo percorso lo avrebbe ricondotto in territorio neutrale, dove poteva procedere ad espellere il contenitore della pellicola mediante un paracadute. Il D-21 non era riutilizzabile ed era configurato per autodistruggersi dopo aver rilasciato il suo carico utile.
Un aereo cargo JC-130 Hercules appositamente modificato agganciava il film in aria usando un trapezio complesso prima di avvolgerlo all'interno e trasportarlo di nuovo alla base per l'elaborazione. L’US Air Force, con l'aiuto della CIA e dell'NRO, aveva ideato questo concetto per la prima volta negli anni '50 per catturare le capsule di film che cadevano rilasciati dai satelliti spia. Questa ha continuato a essere la pratica standard per il recupero di film ed altri dati dai satelliti fino a quando la tecnologia non è avanzata al punto in cui era pratico trasmettere immagini e altre informazioni in modalità wireless direttamente a una stazione di terra.
Date le caratteristiche generali, le prestazioni del Tagboard e altre caratteristiche, non è difficile vedere come lo Strategic Air Command avrebbe considerato il drone come una piattaforma di armi molto praticabile nell'era dei missili balistici intercontinentali (ICBM). Se il Tagboard avesse potuto trasportare una telecamera e filmare lungo un percorso specifico prima di rilasciare un contenitore di pellicola in un preciso momento, avrebbe sicuramente potuto trasportare una bomba nucleare e sganciarla su di un'area designata.
Alla fine degli anni '50, era già evidente che i bombardieri strategici americani, in particolare il B-52, sarebbero stati estremamente vulnerabili alle difese aeree sovietiche e agli aerei da combattimento durante un conflitto generalizzato. Di conseguenza, l'USAF aveva già avviato i lavori su un missile balistico nucleare lanciato dall’aria, il GAM-87 Skybolt, e su di un missile da crociera armato nucleare a lungo raggio, il GAM-77 Hound Dog per armare i B-52.
L'Hound Dog, che doveva essere un'arma provvisoria fino a quando lo Skybolt non fosse stato pronto, aveva una portata massima di 785 miglia e una velocità massima di poco superiore a Mach 2+. Lo Skybolt poteva colpire bersagli fino a 1.150 miglia di distanza e, poiché volava con una traiettoria balistica, avrebbe colpito i suoi suoi bersagli a velocità ipersoniche superiori a Mach 12.
Lo Skybolt subì notevoli ritardi nei test e, nel 1962, il presidente John F. Kennedy annullò il programma a favore di una combinazione di missili balistici Polaris lanciati da sottomarini e missili balistici intercontinentali Minuteman da terra. L’Hound Dog, entrato in servizio nel 1960, restò operativo fino al 1978.
Una versione armata del Tagboard avrebbe offerto più di tre volte la portata di un missile Skybolt e sarebbe stata in grado di coprire quella distanza a una velocità massima ancora maggiore. Senza la necessità che il drone tornasse in un'area sicura per depositare il contenitore della pellicola, avrebbe potuto colpire obiettivi entro il suo raggio d’azione di oltre 3.000 miglia, abbastanza da colpire Mosca da un punto di lancio nel mezzo del Nord Atlantico.
A seconda dell'esatta configurazione del drone armato, avrebbe potuto sganciare più bombe in vari punti entro un determinato percorso. L’US Air Force avrebbe potuto semplicemente utilizzarlo come più di un missile, trasportando una singola testata direttamente su di un bersaglio. Un mix di entrambe le opzioni avrebbe potuto consentirgli di colpire più obiettivi lungo la traiettoria verso una destinazione finale, dove avrebbe fatto esplodere un'ultima testata.
Inoltre,poiché il Tagboard era più flessibile nel lancio di satelliti spia, una versione "bombardiere" del drone, come l'aveva descritta il direttore dell'NRO McLucas al vice segretario alla Difesa David Packard, avrebbe offerto molti più vantaggi rispetto agli IBCM. L'elevata velocità del velivolo senza pilota avrebbe potuto renderlo utile anche per colpire bersagli sensibili al tempo su distanze più brevi.
Anche l'aereo di lancio avrebbe mantenuto tutti i vantaggi che un bombardiere comporta. Questi includono la capacità di volare in allerta più vicino all'area bersaglio durante una crisi, offrendo un deterrente visibile indipendentemente dal fatto che lanci o meno il suo carico utile. I bombardieri sono anche più facili da richiamare rispetto a un missile balistico, in grado di volare fino al limite dello spazio aereo nemico prima di dover rilasciare un'arma vera e propria, dando ai comandanti più tempo per rispondere a nuovi eventuali sviluppi e potenzialmente interrompere la missione. Questi sono tra gli argomenti principali che consigliano di mantenere il B-52H in servizio fino al 2050.
Sfortunatamente, il Tagboard e le sue navi madre M-21 si sono rapidamente rivelate complesse, costose e difficili da manutenere. Le interazioni fisiche tra l'M-21 e il D-21, che l'aereo con equipaggio trasportava sopra la sua fusoliera, erano considerate decisamente pericolose.
Nel primo volo di prova della combinazione M-21/D-21 il 5 marzo 1966, il drone rimase preoccupantemente vicino all'aereo della nave madre dopo il rilascio prima di volare via in sicurezza. I successivi due test comportarono separazioni senza incidenti, anche se il drone aveva subito un malfunzionamento in entrambi i voli.
Il quarto test del 30 luglio 1966 si concluse tragicamente quando il D-21 subì un problema al motore durante il rilascio, colpì l'estremità di coda dell'M-21 mentre cadeva e nel frattempo distrusse entrambi gli aeromobili. Il pilota Bill Park e l'ufficiale di controllo del lancio Ray Torrick riuscirono a lanciarsi quando il loro aereo si schiantò nell'Oceano Pacifico al largo della costa della California. Park era sopravvissuto, ma purtroppo Torrick annegò.
Il leggendario capo della Lockheed Skunk Works, Kelly Johnson, era così sconvolto dall'incidente che inizialmente si rifiutò di lavorare ulteriormente al programma e si offrì di rimborsare i soldi che il governo degli Stati Uniti aveva già stanziato. Tuttavia, l’NRO e altri insistettero per continuare il programma, quindi Johnson si offrì di accoppiare il D-21 a una piattaforma di lancio alternativa, un bombardiere B-52H.
La configurazione risultante consisteva in un B-52H dotato di due pesanti piloni sotto ciascuna ala, simili a quelli usati dai bombardieri per trasportare i missili Hound Dog, ma ciascuno trasportava invece un singolo D-21. Dal momento che i pesanti bombardieri non potevano raggiungere velocità supersoniche, la Lockheed modificò i droni per incorporare un razzo per spingerli prima che il ramjet potesse entrare in funzione. Questi nuovi D-21B avevano anche una funzione di autodistruzione in caso di grave malfunzionamento.
L’US Air Force ha sostenuto il 4200th Support Squadron nell'Area 51 per supportare il programma di test iniziale, che aveva svolto sei voli di prova tra gennaio e giugno 1968, soprannominati Captain Hook da I a VI, secondo una storia ora declassificata dell'unità che la NRO ha rilasciato. Il 9 novembre 1969, un B-52H in volo dalla base dell'Aeronautica Militare di Andersen a Guam lanciò la prima missione operativa D-21B, che fece volare il drone sopra il sito cinese di test nucleari Lop Nor , come parte del Progetto Senior Bowl.
Quel drone non è mai tornato, secondo quanto riferito è volato nell'Unione Sovietica dove si era schiantato. Nel febbraio 1970, il 4200th condusse un altro volo di prova, soprannominato Long Drive, sulla Pacific Missile Range al largo delle Hawaii per convalidare una serie di correzioni.
In seguito ci furono altre tre missioni Senior Bowl in Cina. Dei due che effettivamente tornarono come previsto, entrambi ebbero problemi con il rilascio dei contenitori del film, che erano stati successivamente persi. Durante l'ultimo volo operativo, il 20 marzo 1971, il drone si schiantò all'interno della Cina. I resti sono ora in mostra in un museo di quel paese.
Nel gennaio 1971, quando il direttore dell'NRO McLucas rispose all'indagine del vice segretario alla Difesa Packard, c'era chiaramente una crescente delusione per il Tagboard, così come per il suo costo. Nella sua nota, McLucas confermò che ogni drone Tagboard, di cui all'epoca erano circa 20, era costato $ 2,5 milioni - più di $ 15 milioni in dollari di oggi; era comunque più economico del costo delle ultime iterazioni dell'MQ-9 Reaper; e non era sicuro di quanto ancora ci sarebbe voluto per convertirli in una piattaforma d'attacco.
Il costo esatto del programma rimane poco chiaro, soprattutto perché includeva finanziamenti da vari budget segreti, ma secondo quanto riferito sarebbe stato valutato in miliardi di dollari odierni. In ogni caso, Packard rimase chiaramente colpito da queste cifre: ”Johnny, hai risposto alla mia domanda", ha scritto a mano sul promemoria in cambio. "Questo costo è troppo alto - probabilmente è troppo alto anche per la sua missione attuale."
Il drone Tagboard armato non è mai nato. L'amministrazione Nixon annullò l'intero programma nel luglio 1971. I 17 D-21 rimanenti andarono in deposito prima presso la Norton Air Force Base in California e poi nel boneyard della Davis-Monthan Air Force Base, dove divennero visibili al pubblico. Il programma è rimasto ufficialmente classificato fino agli anni '80.
Oggi ci sono 12 D-21 in mostra, 11 negli Stati Uniti e uno in Cina. L'unica nave madre M-21 sopravvissuta si trova nel Museum of Flight di Seattle, Washington.
È importante notare che anche mentre il programma D-21 era in corso, l’US Air Force stava già iniziando a indagare molto seriamente sulla tecnologia stealth per eludere i radar. Con il progredire di questi sforzi e il concetto generale diventato più praticabile negli anni '70, la furtività ha costantemente sostituito la velocità come mezzo principale per penetrare nella rete di difesa aerea di un nemico chiaramente ostile. 
Ma il concetto generale alla base del D-21 è sopravvissuto in molti modi. Negli anni 2000, lo Skunk Works ha collaborato con la US NAVY per progettare un missile da crociera supersonico avanzato come parte del programma RATTLRS (Approccio Rivoluzionario per gli attacchi a lungo raggio critico a tempo).
Il missile BGM-178 risultante ricordava molto il D-21. Presentava un motore turbojet Rolls Royce YJ102R, un design a flusso assiale elevato che sarebbe stato in grado di spingere l'arma, armata con una testata esplosiva penetrante o un carico utile di piccole bombe di sub-munizione, a velocità intorno a Mach 4. Ciò significa che avrebbe potuto raggiungere la sua portata massima di oltre 500 miglia in circa 30 minuti.
In maniera simile a come avrebbe potuto operare con un D-21 armato, la Marina statunitense immaginava il RATTLRS come un'arma lanciabile dal mare, in grado di penetrare in profondità nelle aree negate; poteva essere in grado di colpire bersagli sensibili al tempo a corto raggio.
Ma qualunque cosa sia successa al RATTLRS, la richiesta di capacità migliorate per consentire alle forze armate statunitensi di colpire obiettivi critici a distanze estese non si è dissipata rapidamente. È successo esattamente il contrario e negli ultimi tempi c'è stata un'esplosione di interesse per i progetti di velivoli ipersonici e missili. Anche il B-52 è stato nuovamente considerato il mezzo ideale per trasportare e lanciare missili ad alta velocità di grandi dimensioni, proprio come è stato utilizzato per il programma D-21. 
Allo stesso tempo, i potenziali avversari americani, in particolare Russia e Cina, hanno lavorato duramente per sviluppare radar e altri sensori migliorati in modo che potessero rilevare e possibilmente ingaggiare velivoli stealth. Ciò ha solo ulteriormente rafforzato la velocità, non solo per essere in grado di colpire prontamente i bersagli, ma per ridurre la vulnerabilità di aerei e missili alle difese aeree nemiche.
Quindi, mentre il D-21 non ha mai avuto successo nel ruolo di raccolta di informazioni e non si è mai trasformato in una piattaforma d'attacco, ha certamente contribuito a tracciare la strada per nuovi sviluppi che potrebbero essere realizzati nel prossimo futuro.

(Fonti: Web, Google, Thedrive, Wikipedia, You Tube)











Il D-21 nel Museo cinese.