mercoledì 1 novembre 2023

Regia Marina italiana 1935 - 1943: il siluro a lenta corsa (detto comunemente maiale) e il Siluro San Bartolomeo SSB, utilizzato dalla Decima Flottiglia MAS.






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IL SILURO A LENTA CORSA “S.L.C.”, meglio noto come “maiale” (1935 - 1943)

Il siluro a lenta corsa, più correttamente indicato come siluro a lunga corsa (sigla SLC) e conosciuto anche come "maiale", fu un mezzo d'assalto subacqueo della Regia Marina dalla forma simile a un siluro, adattato a trasportare a cavalcioni, a bassa velocità, due operatori muniti di respiratori subacquei autonomi e una carica esplosiva da applicare occultamente alla carena della nave avversaria all'ormeggio.











Venne usato dalle Flottiglie MAS della Regia Marina italiana durante la seconda guerra mondiale per azioni di sabotaggio contro navi nemiche, spesso ancorate in porti militarmente difesi.

















Il siluro a lenta corsa (detto comunemente maiale) è derivato dalla mignatta di Raffaele Rossetti, usata nella prima guerra mondiale per affondare la corazzata austriaca Viribus Unitis.
Questo progetto di derivazione fu ideato nel 1935 dai capitani del Genio Navale palombaro Teseo Tesei ed Elios Toschi. Teseo Tesei morì successivamente in azione con un suo maiale a Malta. I primi due prototipi di SLC furono testati nell'ottobre 1935, alla Spezia alla presenza di Mario Falangola che dirigeva all'epoca l'Ispettorato Sommergibili. Falangola ne fu talmente entusiasta da commissionare la costruzione di altri due Slc. Nel 1939 il reparto della marina che si addestrava all'uso del SLC fu trasferito in una base segreta situata a Bocca di Serchio; proprio sul Serchio e nel tratto di mare antistante la foce del fiume, nel corso di ripetuti test di addestramento, l'arma fu perfezionata (vedi anche Mario Giorgini e Gino Birindelli).
Il 19 dicembre 1941 i maiali (usati dalla Xª Flottiglia MAS) effettuarono la loro azione più nota, l'affondamento delle navi da battaglia britanniche HMS Valiant e HMS Queen Elizabeth e il danneggiamento di una nave cisterna e di un cacciatorpediniere ad Alessandria. I tre "maiali" erano stati trasportati vicino alla base nemica dal sommergibile Sciré all'interno di tre cilindri collocati in coperta. Ma gli italiani usarono come base di partenza dei maiali e poi anche degli operatori "Gamma" anche la nave italiana Olterra, internata ad Algesiras, I militari italiani, per riuscire a fornire questi facendoli passare inosservati, dovevano smontarli e trasportarne i vari pezzi separatamente fino a destinazione, dove poi venivano rimontati.
Numerose azioni militari furono compiute dai maiali nel corso della seconda guerra mondiale, anche da parte degli inglesi che crearono i Chariots copiandoli dagli esemplari italiani catturati, ma anche come i Kaiten della Marina imperiale giapponese nelle fasi finali della seconda guerra mondiale intraprendendo attacchi suicidi e non con lo stesso successo ottenuto dai mezzi italiani.
I primi siluri a lunga corsa elaborati poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, erano: 
  • lunghi 7,30 m; 
  • avevano un motore elettrico di 1,6 hp di potenza; 
  • l'alimentazione era fornita da una batteria d'accumulatori;
  • la velocità massima era di 3 nodi; 
  • un'autonomia di circa 15 miglia alla velocità di 2,5 nodi.
Il trasportatore era dotato di timoni di profondità e di direzione, di casse assetto e di strumentazione comprendente una bussola magnetica, un profondimetro, un orologio, un voltmetro, due amperometri ed una livella a bolla d'aria per il controllo dell'assetto longitudinale.
Il trasportatore era costituito da tre sezioni: nella prima, di forma arrotondata per favorire la navigazione del mezzo, era collocata la carica (300 kg circa di tritolite) con i relativi congegni di scoppio. Tale parte, chiamata testa di servizio, veniva staccata dal resto del mezzo e applicata sotto la chiglia della nave.
La parte centrale, di forma cilindrica denominata corpo centrale, conteneva le batterie ed esternamente le strutture sulle quali erano ricavati i posti per i due operatori. Nella terza, di forma tronco conica denominata coda, era alloggiato il motore e l'armatura che portava le eliche e i timoni.
I siluri a lenta corsa sono chiusi in appositi cilindri a tenuta stagna, disposti sulla coperta del sommergibile avvicinatore, all'interno del quale si trovano gli assaltatori. Per mettere in mare i siluri a lenta corsa, il sommergibile doveva avvicinarsi il più possibile al porto nemico, tenendo conto delle difficoltà naturali e di quelle costituite dalla difesa nemica.
Usciti dal sommergibile gli uomini estraevano i siluri a lunga corsa dai cilindri e si accertano che non avessero subito danni durante la navigazione. Quindi procedevano con gli stessi verso l'imboccatura del porto seguendo le indicazioni della bussola luminosa.
Durante l'avvicinamento l'equipaggio teneva la testa fuor d'acqua per orientarsi e per respirare l'aria naturale; intanto la velocità veniva ridotta all'avvicinarsi del raggio di sorveglianza delle sentinelle nemiche. In caso di pericolo, il siluro a lenta corsa compiva una rapida immersione sparendo sott'acqua.
All'imboccatura del porto si trovava solitamente una rete di protezione, per oltrepassare la quale il "maiale" cercava un varco sottostante, se esisteva, oppure veniva creato sollevando la rete o tagliandola, con strumenti appositi ("alza-rete" e "taglia-rete"). Una volta all'interno del porto, a bassa velocità e con mezza testa fuor d'acqua ("quota occhiali") l'SLC si dirigeva verso il bersaglio assegnato (una nave) fino ad avvicinarsi ad una trentina di metri, dopo di che si immergeva fin sotto la nave. Qui emergeva lentamente fino a toccare la carena della nave bersaglio.
Mentre il pilota controllava il "maiale", il secondo uomo procedeva a collocare una cima, fissata tramite tenaglie a vite alle due alette di rollio che stanno su ciascun fianco della carena. Una volta fissata la cima, il secondo staccava la testa del "maiale", dove si trovava la carica con 300 kg di esplosivo, e la collegava alla cima, sotto la carena della nave bersaglio, regolando la spoletta ad orologeria per le successive due ore e mezzo.
Dopo di che, l'equipaggio si allontanava con il SLC emergendo lentamente e tornava al sommergibile avvicinatore.

Il Siluro San Bartolomeo (1942 - 1943)

Il Siluro San Bartolomeo era un siluro umano italiano progettato durante la seconda guerra mondiale, utilizzato dalla Decima Flottiglia MAS per operazioni in stile commando. Utilizzando il Siluro a Lenta Corsa Maiale Human Torpedo si erano notate alcune limitazioni, dimostrando la necessità di una versione aggiornata. Il progetto fu gestito e sviluppato dall'ingegnere del Genio Navale, sindaco Mario Masciulli, con l'aiuto del capitano GN Travaglino e dell'ingegner Guido Cattaneo. 




Il miglioramento dei materiali a disposizione per l'assemblaggio e parallelamente nuove tecnologie portarono ad un prodotto di gran lunga superiore al punto da non poterlo identificare e come un'evoluzione del " Siluro a Lenta Corsa " SLC Maiale.













DATI TECNICI DELL’S.S.B.:
  • Cantiere:  Officina Siluri San Bartolomeo di La Spezia - 1942 - Realizzazione: 1943 - Perdita 1945;
  • Dislocamento: 2,2 tonn;
  • Lunghezza: 6,76 m; 
  • Diametro: 790 mm;
  • Apparato di propulsione:  1 Motore Elettrico sospeso elasticamente; 2 cassoni batterie suddivisi in 2 sottobatterie da 60 elementi; 1 elica; Potenza motore: 7,5 cv; Potenza batterie: 190 ampere a 60 Volts;
  • Velocità: 4 nodi;
  • Autonomia: 10 miglia a 3 nodi;
  • Armamento: 1 testa esplosiva normale da 300 kg; 1 testa intermedia esplosiva da 400 kg; 1 testa doppia da 180/200 kg.;
  • Equipaggio: 2 uomini.

L'impiego degli S.L.C. sia nelle prove che nelle missioni operative, avevano evidenziato alcune limitazioni da considerare necessario procedere ad una completa rielaborazione del mezzo. Gli studi tecnici relativi vennero affidati al Maggiore del Genio Navale Mario Maciulli, con la collaborazione del Capitano G.N. Travaglino (responsabile dell'officina segreta S.L.C. sulla"Olterra" e con la consulenza dell'ingegnere Guido Cattaneo della C.A.B.I. di Milano, su specifiche fornite dal Comando della X° Flottiglia MAS, avvalendosi anche della collaborazione fornita dalla Direzione Armi Subacquee dell'Arsenale di La Spezia. Da qui la denominazione ufficiale Siluro San Bartolomeo. Gli unici S.S.B. effettivamente impiegati furono solo quelli di costruzione San Bartolomeo di cui due risultano rimasti a Spezia e uno inviato a Venezia, dove venne ritrovato alla fine della guerra. I due S.S.B. di La Spezia vennero assegnati al "Gruppo Operativo della Castagna" una vecchia batteria posta sul lato occidentale della rada, agli ordini del Tenente di Vascello Augusto Jacobacci già designato per l'operazione contro Gibilterra pianificata per l'ottobre 1943.
Soltanto tre Siluri San Bartolomeo furono prodotti prima della data dell'Armistizio tra l'Italia e le forze armate alleate; due rimasero alla Spezia ed uno, inviato a Venezia, fu ritrovato alla fine della guerra. Entrambi gli spezzini furono consegnati alla Task Force La Castagna, vecchia batteria della Decima Flottiglia MAS al comando del tenente Augusto Jacobacci (pilota del Siluro San Bartolomeo). Questi erano stati designati ad attaccare Gibilterra, ma l'azione fu sospesa con l'armistizio.

SILURO SAN BARTOLOMEO CONSERVATO PRESSO L'IMPERIAL WAR MUSEUM DI LONDRA (foto del responsabile del blog)














Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, Marina.difesa, Wikipedia, You Tube)









 

Voenno-morskoj flot 1960: l'RBU-6000 Smerch-2 (Реактивно-Бомбовая Установка, Reaktivno-Bombovaja Ustanovka è un lanciarazzi antisommergibile sovietico calibro 213 mm.








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L'RBU-6000 Smerch-2 (Реактивно-Бомбовая Установка, Reaktivno-Bombovaja Ustanovka; motore a reazione -installazione di bombe & Смерч; tromba marina) è un lanciarazzi antisommergibile sovietico calibro 213 mm. In linea di principio è simile al sistema Hedgehog della Royal Navy utilizzato durante la seconda guerra mondiale. Il sistema entrò in servizio nel 1960-1961 ed è installato su un’ampia gamma di navi di superficie russe. Consiste in una disposizione a ferro di cavallo di dodici tubi di lancio, che sono diretti a distanza dal sistema di controllo del fuoco Burya (che può anche controllare l' RBU-1000 a corto raggio). Spara cariche di profondità non guidate RGB-60. I razzi vengono normalmente lanciati in salve di 1, 2, 4, 8 o 12 colpi. La ricarica è automatica, con i singoli colpi alimentati nel lanciatore dal sistema di caricamento 60UP da un caricatore sottocoperta. La capacità tipica del caricatore è di 72 o 96 colpi per lanciatore. Può essere utilizzato anche per il bombardamento costiero.
Il sistema RPK-8 è un aggiornamento del sistema RBU-6000, che lancia il razzo 90R, che viene guidato attivamente nell'acqua. Ciò gli consente di puntare su bersagli a profondità fino a 1.000 metri (3.300 piedi). La testata è una carica “preformata” che le consente di perforare gli scafi dei sottomarini. Può essere utilizzata anche contro subacquei e siluri. Il tempo di risposta del sistema risulta essere di 15 secondi e un singolo salvataggio ha una probabilità di colpire di 0,8. L'RPK-8 entrò in servizio nel 1991 e venne montato sulle fregate Progetto 1154 e 11356. La produzione in serie del razzo 90R1 aggiornato è stata lanciata nel 2017.










Gli RBU-6000 erano i lanciarazzi antisommergibile più diffusi nella Marina sovietica, utilizzati su molte classi di navi.

L'RBU-6000 Smerch-2 è un sistema di carica di profondità a razzo navale da guerra antisommergibile di origine sovietica. È stato sviluppato negli anni '50 ed è ancora oggi ampiamente utilizzato. L'RBU-6000 si è rivelato un importante aggiornamento rispetto ai progetti rudimentali della Seconda Guerra Mondiale e dei primi progetti del dopoguerra.

Progetto

L'elemento visibile dell'RBU-6000 è il caratteristico lanciatore a 12 tubi montato su piedistallo. Questo lanciatore telecomandato è alimentato da un caricatore sottocoperta utilizzando un sistema di sollevamento. Il lanciatore è controllato da un sistema di controllo del fuoco che utilizza l'input del sonar. I vecchi lanciatori a montaggio fisso richiedevano che l'intera nave fosse governata per poter mirare. L'RBU-6000 può ruotare ed elevarsi ed è stabilizzato sia in beccheggio che in rollio.

Potenza di fuoco

L'RBU-6000 utilizza la carica di profondità alimentata dal razzo RGB-60. Si tratta di una carica di profondità leggera non guidata con spoletta ad impatto e testata ad alto esplosivo da 25 kg. A metà degli anni '60 fu introdotta l'opzione fusibile di prossimità. All'esplosione vengono attivate cariche di profondità vicine, che si aggiungono all'effetto concussivo. Il più recente aggiornamento RPK-8 utilizza una carica di profondità autoguidata 90R intelligente con testata a carica sagomata in grado di penetrare sottomarini a doppio scafo. A differenza dell'RBU-6000, l'RPK-8 può essere utilizzato anche nel ruolo di difesa dai siluri.

Controllo del tiro

L'RBU-6000 viene azionato utilizzando il sistema di controllo antincendio Burya, utilizzato anche insieme all'RBU-1000 Smerch-3. L'input del sonar viene utilizzato per tracciare una soluzione di accensione. L'operatore seleziona da 1 a 12 razzi da lanciare. I lanciatori a 12 tubi senza pilota sono senza pilota e stabilizzati per beccheggio e rollio. È possibile utilizzare vari tipi di sistemi sonar. Si va dai semplici sistemi da utilizzare sulle corvette alle suite sonar avanzate utilizzate su cacciatorpediniere dedicati alla guerra ASW.

Piattaforme

L'RBU-6000 è il tipo più comune di sistema di carica di profondità per razzi per l'uso in acque blu. L'RBU-6000 venne installato su molte corvette, fregate, cacciatorpediniere e incrociatori sovietici introdotti a partire dai primi anni '60 e rimane ancora oggi in servizio russo. Molti di questi sistemi furono esportati, sia su navi costruite in Unione Sovietica che integrati su progetti locali.

LANCIATORE:
  • Peso: 3.100 kg (vuoto)
  • Lunghezza: 2 metri
  • Altezza: 2,25 mt
  • Larghezza: 1,75 mt
  • Altitudine: da -15° a +65°
  • Traslazione: 180°.
  • Proiettile RGB-60
  • Peso: 113,5kg
  • Testata: 23 kg
  • Diametro: 0,212 m
  • Lunghezza: 1,83 mt
  • Allineare: Balistico 1: da 350 m a 1700 m - Balistico 2: da 1500 ma 5500 m
  • Profondità: da 10 a 500 m
  • Velocità di caduta: 11,6 m/s.
  • Proiettile 90R
  • Peso: 112,5 kg
  • Testata: 19,5 kg
  • Diametro: 0,212 m
  • Lunghezza: 1,83 mt
  • Portata: da 600 m a 4.300 m
  • Raggio effettivo: 130 m
  • Intervallo di profondità: Sottomarini: da 0 a 1.000 m - Siluri e subacquei: 4–10 m.



Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
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United States Army Air Forces 1941 - 1945: il General Electric J31 è stato il primo turbogetto prodotto in serie negli Stati Uniti negli anni quaranta. Il J31 fu sviluppato a partire dal prototipo I-A della General Electric a sua volta copia del motore a getto di Frank Whittle, il Whittle W.1.







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Progettazione e sviluppo

Il J31 fu sviluppato a partire dal prototipo I-A della General Electric a sua volta copia del motore a getto di Frank Whittle, il Whittle W.1. La grande esperienza accumulata dalla GE nel campo dei turbocompressori rese naturale la scelta della compagnia come responsabile dello sviluppo del nuovo motore inizialmente denominato I-16. La United States Army Air Forces in seguito, per standardizzare la nomenclatura dei vari progetti, decise di rinominarlo J31.
Fino al 1945 (anno in cui venne chiusa la linea di produzione), vennero costruiti 241 esemplari. Il progetto di questo motore fornì anche la base di partenza per la versione maggiorata I-40, da 4000 libbre di spinta, ma questa evoluzione venne poi assegnata in produzione alla Allison come J33.
Era costituito da un compressore centrifugo a singolo stadio (ma che utilizzava due distinte giranti unite in modo da raddoppiare la portata), 10 camere di combustione a flusso inverso e una turbina assiale a singolo stadio. L'I-16 forniva una spinta massima di 1650 libbre (da cui la sigla I-16) pari a 7,3 kN con un peso di 850 lb. Il progetto venne avviato nel gennaio del 1943, e nel luglio dello stesso anno un Bell P-59 Airacomet equipaggiato con due J31 ed un armamento completo raggiunse un'altitudine di 46700 piedi.
Dopo una visita in Inghilterra a metà del 1941, il generale Henry H. Arnold rimase così colpito dalle dimostrazioni di volo dell'aereo a reazione Gloster E.28/39 a cui aveva assistito che organizzò la spedizione del motore turbogetto Power Jets W.1 X da parte di aria negli Stati Uniti, insieme ai disegni per il più potente motore W.2B/23, in modo che gli Stati Uniti potessero sviluppare il proprio motore a reazione.
La vasta esperienza di General Electric nella produzione di turbocompressori ne fece quindi la scelta naturale per la produzione di un motore del genere. Il prototipo iniziale, il General Electric IA, era essenzialmente basato sul W.2B/23. Funzionò per la prima volta il 18 aprile 1942 sviluppando una spinta statica di 1250 lbf.
La presa d'aria IA era costituita da due fessure periferiche che portavano a un compressore centrifugo a doppia faccia. Una serie di pale guidava l'aria negli occhi della girante. Dopo la compressione radiale, l'aria veniva diffusa e ruotata di 90 gradi all'indietro, prima di entrare in una serie di dieci camere di combustione a flusso inverso (cioè lattine). Un albero relativamente corto collegava il sistema di compressione alla turbina assiale monostadio. Dopo l'espansione attraverso la turbina, i prodotti della combustione scaricavano il motore attraverso il semplice ugello propulsore conico, tramite il tubo a getto. Per la sezione della turbina, GE aveva utilizzato un metallo proprietario sviluppato per i propri turbocompressori, l' Hastelloy B. 
Utilizzando la propria esperienza nel campo dei turbocompressori, la General Electric fu in grado, in un breve lasso di tempo, di sviluppare una versione con spinta da 1.400  lbf (6,2  kN), nota come I-14. Successivamente aumentarono la spinta a 1.600  lbf (7,1  kN). Questa versione venne chiamata internamente I-16. Tuttavia, le forze aeree dell'esercito degli Stati Uniti in seguito decisero di standardizzare la denominazione di tutti i motori a reazione, a quel punto l'I-16 divenne il J31.
La produzione del J31 iniziò per il P-59 Airacomet nel 1943 e quando le linee furono chiuse nel 1945, ne erano stati costruiti 241 in totale. GE utilizzò il progetto di base anche per produrre il molto più grande I-40 con 4.000 lbf, ma questo progetto fu passato ad Allison come J33. Un altro derivato del J31, il General Electric I-20, data la designazione militare J39, fu ordinato ma successivamente annullato.
Nel frattempo, la versione britannica del turbogetto W.2B/23 entrò in produzione come Rolls-Royce Welland 1 da 1.600 lbf di spinta nell'ottobre 1943. Il caccia Gloster Meteor I, entrato in servizio nella RAF nel luglio 1944, era alimentato dal Welland IO.








Velivoli utilizzatori:
Stati Uniti
  • Bell P-59 Airacomet
  • Ryan FR Fireball
  • Ryan XF2R Dark Shark.

Motori sopravvissuti in museo:
  • Esiste un J31 in mostra al New England Air Museum, Bradley International Airport, Windsor Locks, Connecticut;
  • Un J31 è in mostra all'Hickory Aviation Museum, aeroporto regionale di Hickory, Hickory, Carolina del Nord.

Specifiche (J31) - Caratteristiche generali:
  • Tipo: turbocompressore centrifugo
  • Lunghezza: 72 pollici (183 cm)
  • Diametro: 41,5 pollici (105 cm)
  • Peso a secco: 850 libbre (386 kg).
Componenti:
  • Compressore: centrifugo bilaterale monostadio
  • Combustori : 10 contenitori a flusso inverso
  • Turbina : assiale monostadio
  • Tipo di carburante: cherosene (AN-F32) o benzina 100/130
  • Sistema di olio: spruzzo a pressione, carter umido con raffreddamento e filtrazione di recupero.
Prestazioni:
  • Spinta massima: 1.650 lbf (7,33 kN)
  • Rapporto di pressione complessivo: 3,8:1
  • Flusso di massa d'aria: 33 libbre (15,0 kg)/secondo a 16.000 giri/min
  • Temperatura di ingresso della turbina: 660°C (1.220°F)
  • Consumo specifico di carburante: 1,2 lb/(lbf⋅h) (34 g/(kN⋅s))
  • Rapporto spinta-peso: 1,94:1.





Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, Wikipedia, You Tube)